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• La prima sequenza, dai versi 1-18, propone l’opposizione tra i destini dei due
pastori: lo spazio idillico di Titiro si contrappone a quello devastato dell’esule
Melibeo e il punto di vista dei due pastori si alternano.
M: Titiro, tu che riposi sotto l’ombra di un alto faggio, studi sull’esile zampogna
una melodia silvestre: noi lasciamo i territori della patria e i dolci campi, noi
abbandoniamo la patria; tu o Titiro, rilassato all’ombra insegni alle selve a
risuonare della bella Amarillide.
T: O Melibeo, un dio mi (ci) ha permesso questi momenti di pace: e infatti quello
sarà sempre per me un dio; e spesso un tenero agnello (tratto) dai nostri ovili
bagnerà l’altare di quello. Quello ha permesso ai miei buoi ,come vedi, di
camminare liberi (errare) e mi ha permesso di suonare con la zampogna agreste
ciò che volessi.
Qui Virgilio descrive l’arrivo venturo di un puer (le cui identificazioni sono state
molteplici: dal figlio del protettore Asinio Pollione fino addirittura a Gesù Cristo)
che sarà il portatore di una radicale rivoluzione futura della vita degli uomini,
che potranno godere di un’età straordinaria di pace e benessere dopo il
periodo tragico delle guerre civili. Nella conclusione dell’egloga, oltre a
preannunciare la vita felice del puer, Virgilio afferma che la sua poesia ne
celebrerà le lodi nel modo più degno possibile.