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EPISTOLA A BOSCAN

Prima epistola satirica della letteratura spagnola. Composta ad Avignone nel 1534,
dedicata all’amico Juan Boscàn, nel corso del viaggio di rientro a Napoli dopo un
breve soggiorno a Barcellona a casa dell’amico. Lo stile è molto semplice, ed
accompagna il libero fluire dei pensieri del poeta lungo il cammino, fra la città
catalana e quella provenzale. All’interno della lettera vi sono i temi di solidarietà nei
confronti dell’amico, i temi del viaggio e del rientro, includono i riferimenti alla vita
concreta e al destino. Prova un forte amore, in senso di amicizia per Boscàn, per
questo lo loda e loda il suo lavoro. Boscàn era un cortigiano per eccellenza perché fu
sia poeta che soldato e Garcilaso all’interno della sua opera lo consacra.

Canzone V
È una lira in 14 stanze Polimetre, modellata su Tasso in cui si parla dell’amico
Galeota. La canzone V è di lunghezza variabile, formata da stanze, endecasillabi e ha
lo schema metrico tratto dal rerum volgarum fragmenta. È importante per due
ragioni: è la prima ode in volgare nella letteratura spagnola, prende spunto da tasso
ma ne riuscirà meglio. Poi è un tentativo di adottare l’ode oraziana al volgare.
Inventa un’alternanza tra settenario-endecasillabo- settenario-settenario-
endecasillabo.
ODE AD FLOREM GNIDI
Gnido è un’isola greca dove nacque Venere. E dove viveva Galeota.
Allude ad un quartiere di Napoli (via Nilo attuale) chiamato NIDO
Dedicato a Violante Sanseverino, donna amata da Galeota. È un aiuto che Garcilaso
offre al suo amico che vuole ricevere attenzioni dalla sua amata. L’ode allude al fatto
che Violante sia bella come Venere.
Linguaggio amoroso, lirico e di guerra.
Ci sono costanti allusioni mitologiche, letterarie e geografiche.
Questa canzone è divisa in tre parti: la prima divisione si riferisce al mito di Orfeo e
del dio Marte. Orfeo è un personaggio mitologico che ha suonato la lira così bene
che gli alberi e le rocce hanno cambiato posto, i fiumi hanno sospeso il loro corso e
le bestie sono state domate, per ascoltare la loro canzone.
Morì sua moglie Euridice, il giorno del matrimonio, così scese all’inferno e con la sua
musica commosse Cerbero e le divinità infernali, che vogliono restituire la sua amata
a condizione che durante il viaggio sulla terra non tornasse a guardarla. Tuttavia alla
fine del viaggio, non poteva più resistere, e guardo se lo seguiva. Da quel momento
Euridice mori definitivamente. Così Garcilaso riprende il mito di Orazio per cantare
la bellezza dell’amato.
La seconda parte consiste nel disagio di Galeota. Si sente infelice sfortunato, poiché
il suo amore per Violante non gli appartiene e questo gli fa pensare di essere più
vicino alla donna deceduta. Il verso 28 con “trasformato in viola’ ha molteplici
significati.

Infine, la terza parte tratta l’episodio di ANASSARETE, Giovane donna di Cipro di cui
IFI era innamorato. Mentre lui ignorava, si impiccò alla porta della giovane donna,
che voleva insensibilmente vedere la sepoltura. A causa della sua durezza, Afrodite
lo trasformo in roccia così come di pietra era il suo cuore. Tema minaccioso di
Garcilaso, perché il suo amico Galeota si suicida annegando a causa dell’amore non
corrisposto di Violante. Garcilaso si basa più sul classicismo di Orazio che sull’eterna
sofferenza di Petrarca.

SONETTI
SONETTO 1
Il primo sonetto viene scritto da Garcilaso quando si trova a Napoli tra il 26 e il 32. È
incentrato sul cammino del personaggio e il cammino è visto in chiave cristiana
perché è il cammino verso la morte, in quanto secondo il nuovo testamento la vera
vita e quella dell’aldilà. In questo sonetto si fa riferimento alla cultura neoplatonica.
La contemplazione dell’amore gli fa vedere la donna come “malvagia perché lo
rifiuta”. Poi capisce che si tratta di volontà della donna che non lo ama. Sembra una
sorta di prologo e si avvicina alle opere italiane.
Spiegazione: Afferma di aver camminato smarrito ma chi sarebbe potuto giungere a
mali maggiori. Dice di non sapere come si è arrivato a tali mali, sa che sta per morire
e vede fluire con sé il suo dolore. Dice che morirà perché si è lasciato andare a chi
saprà ucciderlo. Il fatto che lui non riesca ad allontanarsi da questo amore rende
debole la sua volontà. Vi sono vicinanze ad alcune opere Petrarchesche: come il
sonetto 298 in cui si parla della condizione del poeta non più serena ed equilibrata.
Riprende un topos della sua epoca “l’amante nemica, la persona amata e la cosa che
più di tutti al mondo può arrecare danno.

SONETTO 5
Probabilmente scritto prima del viaggio di Garcilaso a Napoli. Sonetto Proemiale.
Tratta in modo esemplare il tema dell’amore, tema della sofferenza amorosa e parla
di una donna che definisce “creatrice”. Il volto della donna amata è impresso nella
mente dell’amato. Si parla della bellezza sia esteriore che interiore. È stato
considerato un prologo da parte di un critico contemporaneo in quanto presenta
alcuni canoni tipici del prologo di Petrarca. L’immagine dell’amata è troppo grande
per entrare nell’anima del poeta ma anche se lui non può capirla crede ugualmente
in essa, come fa chi ha fede (crede senza vedere). L’abito dell’anima e ciò che lega,
secondo la filosofia aristotelica, al corpo.

SONETTO 8
Garcilaso definisce il corpo umano equilibrio perfetto, scombinato
dall’innamoramento. Utilizza per questo sonetto due capitoli del cortigiano. Bembo
afferma che il compito del cortigiano è di contemplare la bellezza astratta e afferma
che il corpo è lontano dalla bellezza. Garcilaso utilizza quel testo, sopprimendo tutti
quei nessi di Bembo sull’ideale perfetto e mette scena l’amante imperfetto.
Quando la donna è presente vede spiriti che entrano fin dove si sente il male,
avviene lo scambio di PNEUMA. Si ispira al libro del cortigiano di Baldassarre
Castiglione, afferma che la vista dell’amata riscalda il cuore e faccia muovere gli
spiriti, i quali ricevendo l’immagine della bellezza, permette all’anima di godere di
tale vista. Bembo riprende la visione aristotelica, la visione della persona amata
provoca gioia, mentre la lontananza provoca dolore agli stessi spiriti. All’interno del
nostro corpo c’è qualcosa di inafferrabile cioè l’anima ovvero lo spirito. Si
manifestano con l’agitazione ovvero con l’innamoramento.

SONETTO 10
Sonetto che conferma l’esistenza di Isabel Freyre. Scritto probabilmente quando era
in esilio a Ratisbona o poco dopo la morte della sua amata Isabel. Racconta di aver
trovato un pegno d’amore dopo che la donna è morta. L’amata Isabel Freyre è già
sposata ma lui è perdutamente innamorato ma è un amore non corrisposto, lei
muore giovanissima di parto. Nel testo dell’egloga terza lui la chiama Elisa. Il ritratto
della donna amata che portavano al collo, oppure una ciocca di capelli. Garcilaso
ricorre al corpus amelius. Ovvero il ritrovamento di un oggetto che fa finisce il cuore,
ciò che simboleggia la persona amata fino ad arrivare alla concezione che non c’è
più e resta solo l’oggetto. Lei è morta e lui guarda la ciocca di capelli dell’amata. I
regali dell’amata in spagnolo venivano chiamati “PORTAPELOS” perché l’offerta era
una ciocca di capelli. Chiede all’amata di riprendersi non solo il bene ma anche tutto
il dolore altrimenti crederà che questo amore gli sia stato dato solo per farlo morire
d’amore.

SONETTO 11
Scritto nel periodo napoletano, con l’influenza di Petrarca. La fonte è l’ottava prosa
dell’Arcadia di San Nazzaro. Probabilmente imitazione della quarta georgica di
Virgilio. È un PROSIMETRO Contenente parti in prosa e parti in versi. Il poeta prima
chiede l’attenzione delle ninfe e poi chiede l’allontanamento in quanto l’uomo e le
figure mitologiche non possono stare in contatto. Opera sicuramente scritta a Napoli
in quanto cambia il linguaggio. Non c’è frattura in questo testo perché è un unico
discorso. Qui inizia la descrizione dell’amata che riprende il canone breve un canone
che si sviluppa da Petrarca. Donna bionda, pelle chiara, labbra rosse.

SONETTO 13
Questo sonetto riprende il mito di Apollo e Dafne. Si incentra sul momento in cui
Dafne si trasforma in un albero. Sonetto scritto nel periodo napoletano. Poesia a
tema mitologico ricrea un episodio della metamorfosi di Ovidio, la ninfa Dafne,
perseguitato dal dio Apollo si trasforma in un albero. Il tema della poesia è l’amore
impossibile che provoca il dolore molto intenso dell’amante.

SONETTO 22
La prima cosa che salta all’occhio all’interno di questo sonetto è l’ultimo verso in
italiano. Sonetto appartenente dunque al periodo napoletano. La donna si copre con
la mano il seno in questo modo l’attenzione cade sulla mano. La mano e il seno in
questo modo fanno riferimento al Rerum Vulgarum fragmenta di Petrarca. Dice che
oltre la bellezza del suo seno anche il suo cuore è tanto bello. Ma continua
affermando che i suoi occhi non riescono a penetrare per vedere ciò che l’anima
contiene dentro di sé. Gli studiosi pensano che l’autore in questo sonetto stessi
alludendo al pensiero della donna che si spogliava.

SONETTO 23
Sonetto più importante che si incentra sul carpe diem, ovvero cogliere Il dolce frutto
della primavera. Si spira a Bernardo tasso ed espira Gongora. Descrive attraverso le
metafore la bellezza dell’amata. Il tema centrale è il carpe Diem di Orazio. Dice alla
sua amata di cogliere la sua primavera, ovvero la sua giovinezza perché l’inverno
arriva e sui capelli diventano bianchi.
SONETTO 24
Panegirico dedicato a donna Maria di Cardona, marchesa di Padula. Definita come la
10ª musa. Era la più bella delle donne di quel tempo, un’importante poetessa.
Questo è il sonetto dell’amicizia perché Garcia l’asso nomina i suoi amici poeti
napoletani, Maria di Cardona, Tanzillo e Bernardo tasso augurandosi che per suo
merito essi siano conosciuti anche in Spagna. È un richiamo alle sue due patrie
culturali che egli porta nel cuore.
SONETTO 33
Sonetto di 14 versi endecasillabi. La prima quartina presenta il tema, la seconda
quartina lo approfondisce, la prima terzina è una riflessione sul tema e l’ultima
terzina è la conclusione emotiva. Tutti i versi presentano un’analogia tra l’impero
spagnolo (presente)e l’impero romano (passato). Lettera all’amico Boscàn. La prima
quartina presenta quindi l’analogia tra gli imperi e Garcilaso parla della campagna
spagnola di Tunisi E per questo si serve dell’iperbato per far concludere il verso due
il verso quattro con l’aggettivo romano /africano. La seconda terzina dà senso a
tutto il sonetto, le referenze tra le rovine di Cartagine e le rovine della propria anima
dovuti alla sofferenza amorosa e alla gelosia. Inoltre la devastazione di Cartagine e
avvenuta per un incendio E quindi abbiamo il parallelismo con la sua anima
infiammata. L’anima si accende e si consuma fino ad essere cenere come Cartagine.
Quindi Garcilaso si lascia a tale riflessione confessandola in tono confidenziale al suo
amico. Scipione l’africano è un politico e militare romano conosciuto come l’africano
a seguito della vittoriosa campagna in Africa, durante la quale sconfisse il generale
cartaginese Annibale. Racconta a Boscàn le vicende e le esito vittorioso dell’impresa
africana paragonando Carlo V all’antico valore romano.

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