Roberto Calasso (nella foto) ha vinto il Prix Chateaubriand 2012 con La folie Baudelaire (Gallimard). Il premio giunto alla ventiseiesima edizione e la cerimonia di premiazione si terr il 12 dicembre alle 18 presso lInstitut de France a Parigi dove Calasso terr una lectio. La giuria del premio presieduta da Marc Fumaroli (questanno eccezionalmente sostituito da Gabriel de Broglie) ed composta da storici e letterati. la prima volta che il premio Chateaubriand viene assegnato a uno scrittore non di lingua francese. Il libro di Calasso (che in Italia uscito da Adelphi nel 2008) esplora gli effetti dellonda Baudelaire sullarte e la letteratura, mettendo a fuoco un milieu culturale straordinario, popolato da personaggi come Ingres, Chateaubriand, Delacroix, Manet, Courbet, Saint-Beuve, Flaubert, Rimbaud, Mallarm, Degas. Le loro storie si intrecciano in questo saggio dallandamento romanzesco che elabora materiali diversi, tutti strettamente connessi tra loro, in un continuo gioco di rapporti, risonanze e divergenze. Le motivazioni del premio elogiano lerudizione e il talento narrativo dello scrittore che si basa su una rete intricata di citazioni per tessere quello che viene definito un inno alla letteratura e allarte francesi. Roberto Calasso vince il premio Chateaubriand Lo scrittore britannico Clive Staples Lewis (1898-1963) conquister un posto donore nella Abbazia di Westminster. Un memoriale di marmo sar inaugurato nella storica abbazia di Londra il 22 novembre del 2013, cinquantesimo anniversario della morte dellautore del ciclo di romanzi Le cronache di Narnia (100 milioni di copie vendute nel mondo). Il nome di Lewis sar cos scolpito in un monumento nel mitico angolo dei poeti che ospita le iscrizioni di Shakespeare, Chaucher, Keats, Dickens. N on ho mai let- to la Teoria ge- nerale delloc- c upaz i o ne , dellinteresse e della moneta, che John May- nard Keynes pubblic nel 1936. E me ne vergo- gno. Ma mi permetto di consigliare a qualsia- si lettore Le conseguenze economiche della pa- ce (Adelphi), che ebbe un grande successo su- bito dopo la Conferenza di pace di Parigi nel 1919. Ora Adelphi pubblica un piccolo libro, Le mie prime convinzioni (a cura di David Gar- nett, Pierangelo Dacrema e Brunella Bruno, con un saggio di Giorgio La Malfa, pp. 148 e 12), che sviluppa la materia delle Conseguenze economiche della pace. Il 2 febbraio 1921 Key- nes ne lesse una parte ai suoi amici di Bloom- sbury. Caro Maynard, gli scrisse Virginia Woolf, ci faresti avere il tuo manoscritto in modo che possiamo leggere quello che ci sia- mo persi ieri sera? Lo terremo segreto, e te lo restituiremo subito. Ci parso magnifico, e non so dirti quanto ti invidio per il modo co- me descrivi i personaggi. Keynes aveva passato i primi mesi del 1919 a Parigi come rappresentante del ministero del Tesoro inglese alla Conferenza di pace. Tutti gli alberghi di Parigi erano occupati da rappre- sentanti dei vari paesi, dalla Gran Bretagna al- la Germania agli Stati Uniti allAustralia al Giappone. Come un vero figlio di Ermes, Key- nes si muoveva tra la protervia, la stolidit e linutile sottigliezza dei politici di tutto il mon- do, e li guardava con un occhio spaventosa- mente ironico. Un senso di incombente cata- strofe scriveva sovrastava la frivola sce- na; la futilit e piccolezza delluomo davanti ai grandi eventi che lo fronteggiavano; il misto di impotenza e irrealt delle decisioni; legge- rezza, cecit, arroganza, grida confuse da fuo- ri: tutti gli elementi della tragedia antica erano presenti. Ma, stando seduto tra i teatrali orna- menti nei saloni di gala francesi, Keynes si chiedeva se i volti di Wilson e Clemenceau fos- sero delle vere facce umane, e non le masche- re tragicomiche di qualche strano dramma o spettacolo di burattini. A Parigi, gli Alleati stavano preparando per la Germania una pace cartaginese: la prosecu- zione dellembargo, loccupazione del territo- rio tedesco, la proibizione di commercializza- re, al di fuori dei propri confini, oro, titoli este- ri o altre disponibilit liquide, la requisizione della flotta mercantile. Dapprima alla confe- renza e poi nelle Conseguenze economiche del- la pace, Keynes con la sua calma voce ironica dimostrava cosa sarebbe successo: dapprima la disperazione e la fame in Germania, poi la diffusione dodio verso i vincitori, infine la fu- tura vendetta dei vinti, che dopo due decenni avrebbe portato allautodistruzione dellEuro- pa. Ci che affascina e meraviglia nelle Conse- guenze economiche della pace il dono narrati- vo e il talento psicologico, che ne fanno un ca- polavoro letterario, da mettere accanto ai libri di Virginia Woolf e di Lytton Strachey. Ecco le mirabili pagine su Clemenceau. Nel Consiglio dei Quattro Clemenceau por- tava una giubba a tagliere di buon panno nero, e alle mani, che non erano mai scoperte, guan- ti grigi di pelle scamosciata; le scarpe erano di grosso cuoio nero, ottime, ma di foggia cam- pagnola, e a volte fermate sul davanti, curiosa- mente, da una fibbia invece dei lacci. Nella sa- la della casa del presidente Wilson in cui si te- nevano le riunioni regolari del Consiglio dei Quattro, Clemenceau sedeva su una seggiola quadrata, rivestita di broccato, nel mezzo del semicerchio davanti al caminetto, con alla sua sinistra il primo ministro italiano Orlando e, accanto al caminetto, il presidente Wilson, e alla sua destra, dirimpetto a Wilson, il pre- mier britannico Lloyd George. Non aveva con s carte n portafogli e non era assistito da un segretario personale, ma vari ministri e funzionari francesi confacenti allargomento in esame erano presenti intorno a lui. Il suo passo, la mano e la voce non mancavano di vi- gore; nondimeno, specialmente dopo lattenta- to di cui era stato oggetto, aveva laspetto di un uomo molto vecchio, che riservava le sue forze per le occasioni importanti. Parlava di ra- do, lasciando lesposizione iniziale del punto di vista francese ai suoi ministri o funzionari; spesso chiudeva gli occhi e se ne stava rilascia- to sulla sedia con un viso impassibile di carta- pecora, le mani guantate di grigio intrecciate in grembo. Una breve frase, recisa o cinica, era in genere sufficiente, una domanda, una scon- fessione netta dei suoi ministri senza salvarne la faccia, o unimpuntatura caparbia rafforzata da qualche parola in un inglese dalla pronun- cia asprigna. Ma eloquenza e fervore non man- cavano quando ce nera bisogno, e limprovvi- sa eruzione verbale, spesso seguita da un ac- cesso di tosse cavernosa, produceva il suo ef- fetto piuttosto col vigore e la sorpresa che con la persuasione. * * * La figura di Keynes mi incanta, e rinuncerei volentieri al posto importantissimo che egli ha segnato nella scienza economica, per racco- gliere le tracce lasciate in quella meravigliosa raccolta di chiacchiere, pettegolezzi e opinio- ni che sono le Lettere di Virginia Woolf. Key- nes vi appare dappertutto, sempre sottile, in- telligente e frivolo. Frequentava Virginia: per qualche tempo abit un pied--terre al piano sotto il suo: andava a trovarla nella sua casa di campagna; e quando pre- se in affitto una casa a Gordon Square ne fece il centro di una nuova Bloomsbury, dando feste e balli in maschera. Nelle lettere di Virginia Woolf appare continuamente Lydia Lopo- kova, che aveva danzato come pri- ma ballerina della compagnia Dia- ghilev nel 1916, 1919 e 1925, nelle rappresentazioni della Boutique Fantasque, di Les Sylphides e del- la Bella addormentata. Ritorn a ballare nel 1926 in un adattamento da Milton, e immaginava di mimare anche delle scene di Orlando. Alme- no nei primi anni di conoscenza, sem- brava deliziosa a Virginia Woolf: veni- va a trovarla di tanto in tanto, come un uccelli- no che saltava allegramente da un ramo allal- tro; graziosa, esuberante, spiritosa, simpaticis- sima. Aveva laria di uno scoiattolo: stava sedu- ta per ore e ore a lustrarsi il naso con le zampe anteriori. Malgrado una relazione con Duncan Grant, Keynes spalancava i suoi occhi limpidi sul mondo femminile, e quando vide Lydia Lopo- kova danzare nella compagnia Diaghilev, si in- namor di lei. Voleva sposarla, dovette affron- tare ostacoli: ci riusc soltanto il 4 agosto 1925, e venti giorni dopo diede un grande ricevimen- to. Malgrado la simpatia per Lydia, Virginia era stata contraria al matrimonio. Penso vera- mente aveva scritto alla sorella che do- vresti fermare Maynard prima che sia troppo tardi. Non riesco a credere che si renda conto delle possibili conseguenze. Mi vedo fin trop- po bene Lydia diventare grassa, affascinante, esigente; Maynard entrare nel governo; e casa sua diventare luogo di duchi e di primi mini- stri. Maynard, che un uomo semplice, spro- fonderebbe irrimediabilmente prima di ren- dersi conto della sua condizione. Poi si sveglie- rebbe, per ritrovarsi con tre bambini, e con- trollato a vita. Lydia era molto meglio come bohmienne senza legami, affamata e piena di speranze, che come matrona, con tutti i suoi diritti assicurati. A Londra e nella sua casa di campagna, Vir- ginia Woolf continu a controllare, con ironia non sempre benevola, il matrimonio delluc- cello-scoiattolo con il grande economista scrit- tore. Lydia aveva un carattere gradevole e un cervello limitato. Il suo contributo era uno strillo, un ballo: poi il silenzio, come una bam- bina remissiva, con le mani intrecciate. Dico- no scriveva Virginia che ora si pu con- versare con Keynes solo usando parole di una sillaba. Se no, Lydia non capisce. Tutto quel- lo che aveva preveduto intorno a Keynes e a Lydia aggiunse si stava avverando. Han- no pranzato con noi due sere fa; e mio Dio! Il passerotto si sta gi trasformando in una galli- na, riservata, silenziosa, seria, matura, comple- ta di uovo, penne e coccod. Uno spettacolo davvero triste, e vedo avvicinarsi il giorno in cui non sopporter nessuna allusione alla dan- za. Credo che Virginia esagerasse. La balleri- na-passerotto continu a saltare con grazia da un ramo allaltro; e lo scoiattolo non smise di lustrarsi il naso con le piccole zampe anterio- ri. RIPRODUZIONE RISERVATA PARIGI C. S. Lewis al fianco di Shakespeare e Dickens Keynes: cos la Conferenza di Parigi nel 1919 prepar la tragedia Cultura di PIETRO CITATI ] lc m|c pr|mc conv|n/|on| d| !ohn Haynard Kcyncs (foto) (Adc|ph|. a cura d| 0av|d Carnc||. |rad. d| P|cranc|o 0acrcma c 8runc||a 8runo. con un sa|o d| C|or|o la Ha||a. pp. l/8 e l2). comprcndc una par|c s|or|ca su| rc|rosccna dc||a Con|crcn/a d| pacc d| Par|| c una |c||crar|a su| ruppo 8|oomsbury. ] Su| ||bro |a londa/|onc Corr|crc dc||a Scra oran|//a |ll d|ccmbrc. a||c l8 nc||a sa|a 8u//a|| d| v|a 8a|/an 3 a H||ano. un d|ba||||o con C|or|o la Ha||a. Scr|o Romano V|nccn/o Tr|onc. Coord|na 0|no Hcss|na. lnrcsso ||bcro so|o con prcno|a/|onc. Tc|. O2.873877O7 o ma|| rsvp@|onda/|onccorr| crc.|| Dapprima la fame in Germania, poi la diffusione dodio verso i vincitori, infine la futura vendetta dei vinti Il peso insostenibile della pace La testimonianza Adc|ph| pubb||ca lc m|c pr|mc conv|n/|on| dc| randc cconom|s|a. una pro|c/|a su||c causc dc||a Scconda ucrra mond|a|c Nella foto da sinistra a destra David Lloyd George, Vittorio Orlando, Georges Clemenceau e Woodrow Wilson dopo lincontro a Parigi (27 maggio 1919, Archivio Alinari) La Conferenza di pace di Parigi del 1919 fu una riunione internazionale che vide i Paesi vincitori della Grande guerra impegnati nel delineare una nuova situazione geopolitica in Europa e stilare i trattati di pace con le Potenze Centrali uscite sconfitte Levento