Sei sulla pagina 1di 3

Rinascimento inglese

Contesto storico
Con Rinascimento inglese si indica il periodo di ripresa dell’arte, filosofia e letteratura che
coinvolse l’Inghilterra intorno al XV secolo. Con esso la conoscenza si espanse in un’ampia varietà
campi: religioso, filosofico, etico, scientifico e sociale.
L’Inghilterra è sotto il governo della dinastia Tudor, una delle dinastie regnanti inglesi più
importanti di tutti i tempi. Sotto i Tudor l’Inghilterra subisce una totale trasformazione: da Paese
medievale diventa una delle maggiori potenze mondiali nei secoli a venire.

Contesto culturale
La ripresa dell’arte che in Italia cominciò già nel quattordicesimo secolo, in Inghilterra soggiunse
solo alla fine del XV secolo. Questo ritardo fu dovuto ad un lungo periodo di guerre: tra le più
famose e sanguinarie ricordiamo la Guerra delle due Rose e la Guerra dei Cent’anni che
bloccarono quasi totalmente la produzione artistica e letteraria. Solo con il ristabilimento della
pace si sentì l’influenza degli umanisti italiani; gli studiosi inglesi si recavano nelle biblioteche di
Padova, Firenze e Bologna e diffusero in Inghilterra le conoscenze acquisite. Vennero fondate le
scuole classiche e venne introdotto lo studio del greco.
La fioritura dello studio dei testi classici favorì l’affermarsi di nuovi ideali e concezioni della realtà,
grazie ai testi di autori come Thomas More, John Colet, Roger Ascham, Thomas Hoby, la lingua
inglese diventò uno strumento letterario in grado di competere con molte altre lingue europee.
Il rinascimento ebbe un enorme impatto anche in ambito musicale, vennero introdotte numerose
ballate e musiche sofisticate di corte.
Per quanto riguarda la produzione poetica, i due maggiori esponenti del rinascimento inglese
furono Edmund Spenser e Philip Sidney, entrambi scrittori per la corte di Elisabetta I.
La maggiore opera di Sidney è una raccolta di sonetti, Astrofel e Stella, scritta nel 1582 ma
pubblicata postuma nel 1591; costituisce il primo esempio di canzoniere amoroso sul modello
di Petrarca.
Spenser pubblicò tra il 1590 e il 1609 il suo maggiore componimento: “La regina delle fate”. Si
tratta di un poema epico con forte significato allegorico, all’interno del quale viene descritta la vita
cortigiana e le virtù che la caratterizzano. Spenser utilizza un lessico ricco ed elaborato che verrà
imitato da gran parte degli autori del Seicento.
Parallelamente alla poesia di Spenser e Sidney, durante il Rinascimento inglese nacque anche la
poesia “metafisica” grazie soprattutto agli scritti di John Donne. Caratteristica fondante di questa
nuova poesia era l’utilizzo frequente di un linguaggio figurato basato sul nuovo sapere scientifico.
L’ultimo grande poeta del Rinascimento inglese fu il puritano John Milton che cercò di coniugare le
regole dettate dalla riforma protestante con i testi del mondo classico. Milton considerava il poeta
come un precettore dell umanità, nel suo poema, Paradiso perduto, pubblicato nel 1667, narrò
con linguaggio sofisticato la cacciata dal paradiso terrestre di Adamo ed Eva, fornendo ai lettori le
nozioni cristiane fondamentali, legate al concetto di peccato, redenzione e libertà.
Nel periodo compreso tra il 1580 ed il 1660 il teatro ebbe un impatto straordinario nella società
inglese grazie soprattutto alle opere del drammaturgo William Shakespeare.
Shakespeare all’interno delle sue opere fu il primo a porre al centro dell’attenzione l’uomo
(caratteristica comune del Rinascimento) descrivendone le sue caratteristiche, i suoi sentimenti e i
suoi difetti. I temi principali che venivano analizzati erano: la morte, la vita, l’amore, l’invidia e i
conflitti della coscienza. Shakespeare utilizzava un linguaggio molto elaborato, tipico del periodo
barocco, servendosi di numerosi artifici letterari come le metafore. Oltre al gusto barocco, le opere
di Shakespeare presentavano elementi classico-rinascimentali, in quanto sono presenti elementi
mitologici di carattere pagano.

La guerra delle due rose (nota in inglese come Wars of the Roses) fu una sanguinosa
lotta dinastica combattuta in Inghilterra tra il 1455 e il 1485 (1487 per una parte della storiografia
inglese) tra due diversi rami della casa regnante dei Plantageneti: i Lancaster e gli York. La guerra
fu così denominata, nel XIX secolo, dopo che Walter Scott, nel 1829, aveva pubblicato il
romanzo Anna di Geierstein,[1] facendo riferimento agli stemmi dei due casati che recavano
rispettivamente una rosa di colore rosso e una bianca. Tuttavia l'unico simbolo contemporaneo è
la Rosa Bianca degli York. La prima attestazione della Rosa Rossa è proprio nella Rosa Tudor,
derivata forse da uno stemma Beaufort.[2]

La guerra dei cent'anni[N 1] fu un conflitto tra il Regno d'Inghilterra e il Regno di Francia che durò,
con varie interruzioni, centosedici anni, dal 1337 al 1453; le cause che lo scatenarono furono
diverse, ma il pretesto ufficiale fu la questione dinastica sulla corona francese rivendicata nel 1336
da Edoardo III d'Inghilterra e duca d'Aquitania in quanto nipote, per linea materna, di Filippo IV di
Francia.
La guerra iniziò favorevolmente per gli inglesi che, sotto la guida del Edoardo il Principe Nero,
inflissero pesanti sconfitte ai francesi a Crécy (1346) e a Poitiers (1356), dove arrivarono perfino a
catturare il re Giovanni II di Francia. Con il trattato di Brétigny del 1360 Edoardo III rinunciò alla sua
pretesa ereditaria sulla Francia garantendosi, tuttavia, il dominio di tutta l'Aquitania e di Calais.
Otto anni più tardi la tregua fu rotta da Carlo V di Francia, che riuscì a riconquistare gran parte del
territorio ceduto agli inglesi.
Tra il 1407 e il 1435 la Francia fu dilaniata da una guerra civile tra Armagnacchi e Borgognoni che,
in seguito all'alleanza di Giovanni di Borgogna con Enrico V d'Inghilterra, fece riprendere il
conflitto. La battaglia di Azincourt (1415) segnò una delle più gravi sconfitte francesi: gli inglesi
occuparono tutto il nord-ovest e nel 1420 entrarono persino a Parigi; due anni dopo Enrico VI
d'Inghilterra si nominò re di Francia.
Mentre gli inglesi assediavano Orléans, nel 1429 iniziò la riscossa francese guidata da Giovanna
d'Arco, che aveva ricevuto dal delfino Carlo VII, nel frattempo rifugiatosi a sud della Loira, il
comando di un esercito. Giovanna riuscì a rompere l'assedio di Orléans, invertendo
definitivamente le sorti della guerra, e a entrare a Reims, dove Carlo fu incoronato re di Francia.
Successivamente i francesi furono in grado di espellere gli inglesi da tutti i territori continentali,
fatta eccezione per la cittadina di Calais che rimase inglese fino al 1559. Alla conclusione delle
ostilità la Francia aveva sostanzialmente raggiunto l'assetto geopolitico moderno.
Nel corso del secolo furono introdotte nuove armi e nuove tattiche che segnarono la fine degli
eserciti organizzati su base feudale e incentrati sulla forza d'urto della cavalleria pesante. Sui
campi di battaglia dell'Europa occidentale rividero la luce gli eserciti professionali, scomparsi dai
tempi dell'Impero romano. Si trattò inoltre del primo conflitto sul continente nel quale si
impiegarono armi da fuoco in campo aperto.[N 2] Nonostante la notevole durata del conflitto esso
fu caratterizzato da un numero relativamente contenuto di battaglie; ciononostante il territorio
francese subì ingenti devastazioni da numerose incursioni di armati (dette chevauchées,
celebre quella del Principe Nero del 1355), spesso accadute in periodi di apparente tregua, che
contribuirono all'impoverimento della popolazione e alla diffusione della peste nera.
La straordinaria importanza della guerra dei cent'anni, nella storia dell'Europa nel suo complesso,
è evidenziata dal fatto che la sua fine nel 1453 è una delle date convenzionalmente poste dalla
storiografia moderna a conclusione del Medioevo europeo, vista anche la concomitante caduta di
Costantinopoli.[N 3]

Potrebbero piacerti anche