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Arthur Nock, La conversione. Societ e religione nel mondo antico. Una recensione

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Arthur Nock, La conversione. Societ e religione nel mondo antico. Una recensione
23 marzo 2012 | Autore: Geniomaligno

Michelangelo, Conversione di san Paolo (1543 circa) Il primo, a nostra conoscenza, che abbia orientato la filosofia lungo le strade dellazione pratica ed abbia raggruppato attorno a s dei discepoli per trascinarli ad una vita austera, Pitagora di Samo (Gustave Bardy) Il titolo che Nock d al suo libro rivela non tanto un argomento psicologico quanto storico. Infatti il fenomeno psicosociale della conversione, sia ad una filosofia greca che ad una religione (Nock accomuna e cerca di distinguere le due cose nel capitolo XI del libro), diventa per lui un fatto storico, a motivo del quale si avuta una vera e propria trasformazione della vita spirituale allinterno del mondo antico ed ellenistico. Afferma: Se risolvere il mistero di una conversione individuale spetta in ultima analisi allo psicologo, comprendere invece il fenomeno singolare della conversione di unepoca, della trasformazione di una cultura, il compito pi arduo ed insieme pi affascinante che possa toccare allo storico quando egli veramente degno di questo
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Arthur Nock, La conversione. Societ e religione nel mondo antico. Una recensione

appellativo. Lautore conduce questo studio avvalendosi di pi discipline, come la sociologia, la storiografia e la filologia, tutte quelle che concorrono a dare della societ e della religione nel mondo antico informazioni pi precise e dettagliate . Nel libro sincontrano anche discipline quali la storia delle religioni classiche e storia del cristianesimo delle origini, la storia della cultura e della societ ellenistico-romana e la storia della religiosit e dei culti orientali: vasti ed autonomi campi di ricerca, che tuttavia si fondono in una visione unitaria e coerente dello svolgimento spirituale del mondo antico. Nock eredita la grande tradizione di ricerca risalente a Droysen, ma ha anche presenti i filoni di studi inaugurati da Franz Cumont e di Adolph von Harnack per questa sua peculiarit interdisciplinare. Trattando il periodo storico che va da Alessandro Magno fino ad Agostino, affronta unepoca cruciale in cui ci fu un vero e proprio incontro tra paganesimo e cristianesimo, nonch la penetrazione in Occidente di una mentalit pi mistica e perennemente alla ricerca della salvezza; si propone perci di guardare il processo dallaltro punto di vista, da quello dei convertiti; per usare le sue stesse parole: Quando il cristianesimo apparve nellimpero romano, attrasse molte persone che conservavano latteggiamento tradizionale nei confronti dei fattori ignoti ed invisibili dellesistenza. Questo processo di attrazione stato per lo pi studiato dal punto di vista cristiano. In questo libro ho invece cercato di considerarlo dallesterno. Il punto di vista tradizionale ha infatti relegato lintera societ pagana con le sue forme e i suoi miti a semplice elemento secondario. Nock si propone di fare il contrario: la promessa di perdono dei peccati, colpe ed errori, e di rinascita spirituale, la ricerca della verit e salvezza un punto centrale di tutte le religioni diffusesi nel periodo ellenistico (pagane e non), ma che avvicina la conversione religiosa alla conversione filosofica, un problema significativo affrontato allinterno del libro che ci riporta alla filosofia come stile di vita e come disciplina, un abbraccio totale che non coinvolge solo lintelletto, ma la volont e i sentimenti. Profondo conoscitore della filologia classica e della religiosit ellenistico-romana e tardo-antica, lautore riprende un topos tanto caro nella sua precedente produzione letteraria: linteresse storico per la cultura e per la religiosit antica (1). A partire da questa linea di ricerca si svolger tutta la sua postuma produzione letteraria, risalente agli anni in cui lautore form la sua preparazione intellettuale a Cambridge, un centro fervido di ricerca e di rinnovamento per gli studi religiosi. In questo libro presenta, partendo dal tema della conversione che ne il leit motiv , due forme di religione che si vengono a creare nel periodo storico analizzato. La prima religione che per lui viene ad essere la religione greca -, denominata da lui statica, descritta come un sistema di pratiche religiose di una piccola unit sociale dotata di esigenze e di interessi elementari e priva di contatti importanti con altre culture materialmente o intellettualmente superiori, mentre la seconda, definita da lui dinamica, riponendosi nella coscienza individuale si mostra profetica e propagandistica, tesa a conquistare le coscienze. proprio allinterno di questa religione dinamica, i cui massimi esponenti sono il giudaismo e il cristianesimo, che, secondo Nock, si radica il tema della conversione. Quindi per conversione, riprendendo le parole di Nock, occorre intendere il nuovo orientamento dellanima di un individuo, il suo decisivo rivolgersi dallindifferenza o da una precedente forma di religiosit ad unaltra; rivolgimento che implica la consapevolezza di un grande mutamento. Nel primo capitolo lautore cerca di delineare la differenza tra conversione e adesione e parte dal concetto che la religione sia un fatto vitale. Distingue le religioni primitive da quelle profetiche: mentre le prime si contraddistinguono per il fatto che il loro elemento essenziale la pratica, per le seconde vi un profeta che spinto dallintimo impulso di proclamare la verit che gli stata ispirata da qualcuno che percepito al di fuori di lui. Tra questi due poli opposti della storia luno statico e laltro dinamico esiste un luogo intermedio dove la fede e il culto subiscono un cambiamento dovuto allevoluzione politica e allo scambio culturale. Pertanto vengono a formarsi nuovi gruppi e nuovi adepti, dove lelemento che li contraddistingue non la conversione ma ladesione , perch non vi era la necessit di intraprendere un nuovo stile di vita in luogo dellantico in quanto queste circostanze esterne non spingevano a varcare risolutamente le frontiere religiose, lasciando una volta per tutte lantica patria spirituale per una nuova, bens a rimanere a cavallo di una barriera determinata dalla cultura pi che dal credo religioso. Diversamente dal concetto di adesione la conversione viene ad essere per lautore il decisivo volgersi dellanima di un individuo verso unaltra forma di religiosit, nella consapevolezza che lantica forma di religione era errata, mentre la nuova era giusta. Dopo aver dato in termini generali lidea di conversione, nel secondo capitolo lautore presenta lidea nella religione greca prima di Alessandro Magno. In questo periodo i culti delle citt greche non avevano carattere missionario, perch il culto serviva esclusivamente per soddisfare le esigenze di ogni singolo cittadino. Espandendosi gli interessi della citt, venivano ampliati anche i suoi culti: per fare un esempio Atene che aveva rapporti con la Tracia ospit il culto di Bendis, dea che gli ateniesi avevano incontrato e venerato in Tracia. Col tempo Bendis venne per cos dire naturalizzata. Nei confronti dei culti stranieri i Greci non avevano alcun pregiudizio. Quindi se un greco si trovava in terra straniera rendeva omaggio agli dei locali. In terra straniera non esisteva alcuna ombra di superiorit degli dei greci su quelli locali n viceversa. A seguito dello sviluppo commerciale di Atene subentrarono in Grecia residenti stranieri, ai quali non veniva preclusa ladesione ai loro propri culti. Al contatto di questi culti stranieri gli ateniesi vennero a conoscenza di certi riti di iniziazione e di purificazione che, a quanto pare, venivano satireggiati nella commedia e celebrati anche in privato. Da quanto detto, in Grecia si palesa, secondo lautore, una religiosit senza conflitti e priva di zelo missionario, caratterizzata dallampia diffusione del culto di Apollo, di Dionisio e di Orfeo.

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Orfeo incanta gli animali con la musica, Domus del chirurgo, Rimini Nei successivi otto capitoli lautore, affrontando i costumi e le credenze dei Greci e degli orientali dopo Alessandro, sottolinea che questi, venendosi ad incontrare nel periodo ellenistico, subirono una compenetrazione pi a livello culturale che religioso. A seguito di tale fusione si istituirono nuove forme miste di culti e di iniziazioni greco-orientali, come ad esempio il culto di Serapide e quello di Mitra. Lautore prosegue affermando che, a seguito della introduzione di nuovi culti a Roma ad opera dei mercanti, dei soldati e degli schiavi, si assistette a un vero e proprio processo di romanizzazione. Un esempio classico il taurobolium che sebbene caratteristico di Cibele, non era esclusivamente suo; non aveva alcun fondamento nel suo mito, e non sempre si celebrava durante la sua festivit. La gente era attratta dal fatto di averlo visto eseguire (attirava le folle), dalla speranza di ricevere grazie particolari, dal desiderio di dimostrare la propria lealt verso limpero, dal piacere di mettersi momentaneamente in vista; forse a volte dal desiderio di dimostrare di poterselo permettere. Vediamo qui il graduale sviluppo di un culto che lo Stato aveva accettato e la sua piena espansione durante e dopo let degli Antonini. Esso apparteneva ai sacra publica, controllati dalla commissione di quindici membri. La stessa cosa avviene per i Baccanali. Il culto in onore di Bacco poteva essere tributato a seguito della decisione del praetor urbanus; decisione che doveva essere approvata da unassemblea valida del Senato. In seguito lautore, chiedendosi in che modo questi culti riuscirono ad attrarre gli stranieri, ne elenca le modalit di trasmissione. Questi tipi di diffusione per lautore sono i seguenti: la propaganda individuale , linsegnamento, il culto esteriore, le processioni, i sacerdoti mendicanti, i pubblici penitenti e i miracoli, includendo la loro descrizione nella propaganda letteraria e nellarte figurativa. Anche il giudaismo, prosegue lautore, per attirare seguaci si avvaleva del mezzo della propaganda individuale condotta nelle case dagli schiavi e dai liberti ovvero da conoscenti occasionali. I culti di Iside e di Cibele venivano trasmessi tramite larte figurativa, quella descrittiva e cerimoniale. Anche i sacerdoti mendicanti, per lautore, svolgevano un ruolo significativo per la proliferazione di questi culti, fra i quali emergono quelli collegati al culto di Cibele e della dea Suria, oltre a quello di Iside. I sacerdoti mendicanti andavano in giro portando le immagini delle dee danzando come dervisci, ferendosi le braccia con coltelli, accusandosi nel delirio di peccati contro di lei, flagellandosi e quindi elemosinando per conto della dea, capaci talora di far profezie e di invocare dal cielo castighi e punizioni su chi li derideva. Non esclusa per fare proseliti era anche la modalit della propaganda letteraria che diffondeva ed esaltava il valore dei miracoli compiuti da questi dei. In particolar modo Aristide, nel suo inno in prosa a Serapide, afferma che molte grazie sono state concesse a lui durante le sue malattie e che le guarigioni erano in gran parte dovute ai miracoli. Oltre alle storie dei miracoli lautore cita linno come mezzo attraverso il quale veniva descritto al mondo intero la grandezza di un dio. Ci fu sotto limpero unabbondante fioritura di inni in versi e in prosa.

Beato Angelico, La conversione di Sant'Agostino


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Dopo aver passato in rassegna alcuni metodi con i quali i culti e le credenze venivano segnalati allattenzione degli individui e delle comunit, lautore affronta il periodo postumo delle conquiste di Alessandro Magno, sottolineando che tali conquiste comportarono lesigenza di nuovi culti e di nuovi raggruppamenti, per cui ci fu un forte desiderio di nuovi protettori divini e una grande diffusione dellastrologia che poneva luomo di fronte agli universali cosmici, nonch un forte interesse allimmortalit, seguita dalla curiosit per il soprannaturale e dallanelito della rivelazione in luogo della ragione , per scoprire i segreti delluniverso. Tali culti, prosegue lautore, incominciarono ad affermarsi fino alla morte di Nerone, acquistando una importanza maggiore nellet dei Flavi e degli Antonini. Con let degli Antonini ci fu un movimento di trasformazione sociale, per cui la classe dominante era reclutata in tutto limpero sia in Oriente che in Occidente: troviamo uomini nati nella provincia dAsia che ricoprono venerande cariche sacerdotali nella stessa Roma. Con la dinastia dei Severi si assiste a un processo di orientalizzazione . Le testimonianze di Dione Cassio sono significative: Dione Cassio, che aveva trascorso linfanzia sotto il regno assai diverso di MarcAurelio, pur non essendo un razionalista n uno spregiatore dei sogni e dei prodigi, parla con amara ostilit di Iside e di Serapide, e senza simpatia del tempio dellafricano Libero e di Ercole Diversamente dai Severi che avevano ben tollerato il fenomeno del cristianesimo, Decio Traiano intraprese la persecuzione contro i cristiani, accompagnata da una rinascita positiva del sentimento religioso romano, che continua sotto Diocleziano e i suoi colleghi, malgrado la loro devozione a Mitra come protettore del loro regno (307 d.C.). Nel periodo intermedio (120-260) ci fu una relativa importanza delle religioni orientali, nonch dei culti pi antichi e unassenza di teologia e di organizzazione gerarchica. Ne fa fede la testimonianza di Apuleio che, narrando la conversione di Lucio, mostra come venga diffusamente invocata la dea Iside. La fase finale di questo periodo si conclude con le riconversioni al paganesimo da parte dei cristiani. Basti pensare a Porfirio che secondo una tradizione che non pu essere messa in dubbio, era stato cristiano per un certo periodo, e che fece ritorno alla fede dei padri, attaccando il cristianesimo con lardore di un convertito. Della stessa tempra ne Giuliano: la sua conversione al paganesimo da cristiano fervente fu dovuta a un ideale culturale vivificato dal sentimento di una missione personale e nello stesso tempo ereditaria; questo sentimento era il risultato di unesperienza religiosa. Era una ricerca di natura sentimentale e non intellettuale. Con lascesa di Roma venne infatti accentuata la tendenza alla conservazione, in quanto veniva glorificata la saggezza degli antichi e i costumi degli antenati, tanto che Tacito narra di Agricola, che da giovane aveva mostrato interesse per la filosofia: sua madre, impensierita, si preoccup che non seguisse quegli studi troppo a fondo. Naturalmente, tutto quanto sapesse di conversione sarebbe stato uninfrazione delletichetta: si sarebbe trattato di superstitio, dellirragionevole entusiasmo caratteristico degli strati inferiori. Nel capitolo undicesimo lautore illustra lorigine e il ruolo della filosofia nella Grecia antica il tema della conversione alla filosofia. Parte dal fatto che la filosofia greca nel mondo antico svolse un proprio ruolo, dovuto alla particolare natura della religione greca. Riferendosi ai seguaci di Pitagora, mostra come la religione e la filosofia erano assai vicine nelle colonie greche dellItalia meridionale alla fine del VI secolo. Infatti i seguaci di Pitagora aprirono determinate associazioni allo scopo di reclutare nuovi adepti, dove lelemento vincolante per questi era ladesione alle pratiche ascetiche e alle dottrine proprie di Pitagora. Ci spiega che nel mondo antico lelemento religioso era unito a quello dottrinale, per cui non era possibile far parte di un movimento filosofico senza convertirsi alla pratica e alla dottrina di questo. La caratteristica che contraddistingue il movimento filosofico in genere durante il V secolo che esso rimase un movimento didattico, pronto a comunicare le proprie conclusioni ai discepoli, mai tuttavia infiammato dal desiderio di liberare lumanit dallerrore o di guidarla verso la verit.

Le Muse fanno visita a Boezio in prigione; e sopraggiunge la Filosofia. Miniatura dal "De consolatione philosophi" nella traduzione francese di Jean de Meung Una vera e propria rivoluzione copernicana si ebbe, invece, con la figura di Socrate che, per amore della sapienza, segu il suo
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daimon per raggiungere la Verit nel senso pieno della parola, accettando per questa il martirio: la sua consapevolezza di una missione che lo port al finale martirio, il suo costante interesse per la personalit umana e per la ricerca di un fondamento della giusta condotta, la sua capacit di attirare e di influenzare discepoli, tutte queste cose, grazie allimpressione prodotta sui suoi allievi, costituirono il modello degli amanti della saggezza e dellamore della saggezza, dei filosofi e della filosofia. Da semplice disciplina didattica, la filosofia acquis con Socrate prima e con Platone dopo un volto pedagogico di tipo religioso, perch volta a guidare luomo verso la Verit. Con questo intento vennero scritti i dialoghi da parte di Platone: i dialoghi vennero scritti per lo pi per dare a cerchie pi ampie qualche idea della direzione in cui andava ricercata la verit, per stimolare lintelletto e mettere in grado gli sparsi individui che si sentivano attratti dalla filosofia di realizzare la loro vocazione. La stessa accademia fondata da Platone, sebbene presenti una qualche affinit con il pitagorismo per il fatto che palesa un senso di solidariet e di profondit religiosa, dallaltra si discosta da quello, perch il fine di questa era la ricerca della verit. Nel mondo antico ci fu una proliferazione di scuole filosofiche e tutte queste occuparono un posto importante ai posteri perch esse da un lato proponevano interpretazioni comprensibili dei fenomeni, mentre dallaltro offrivano una vita ordinata entro uno schema. La vita pitagorica, come quella orfica, aveva fatto come sua teoria e ideale di vita lascetismo religioso. Vediamo quindi, da una parte, come la filosofia interconnessa con lideale religioso e, dallaltra, come il suo ideale religioso si fondi sulla conversione, ossia sul cambiamento della precedente esistenza. Anche lo stoicismo, prosegue lautore, aveva motivato la necessit della vita austera e del dominio sulle passioni con la sua dottrina della legge di natura, cui luomo deve adeguarsi, e ponendo laccento sul fatto che questa legge scritta nella ragione umana, sui valori dei suoi paradossi circa il saggio e (nella sua forma pi tarda) sulle buone azioni e, sempre, sulla docile accettazione dellordine delluniverso. Aristotele nel suo Protrettico esorta alla filosofia, perch per lui il fine delluomo la contemplazione di Dio, per cui una simile vita sarebbe superiore a quella umana: perch chi vive cos, vivr non in virt della sua umanit, bens in virt dellelemento divino che in lui. Se la mente paragonata alluomo divina, cos divina una vita simile paragonata a quella delluomo; nella Metafisica la contemplazione lunica attivit di Dio. Questo entusiasmo percorre dopo di lui tutta lantichit. Questo un classico esempio di simbiosi dellelemento razionale con quello religioso, perch essa nelluomo sta al fondamento sia del suo ideale di vita filosofico che di quello religioso. Tale motivo ricorre in tutti gli altri filosofi posteriori ad Aristotele, costituendone cos il filo di Arianna. Basti pensare a Virgilio, Properzio, Ovidio e Agostino che ne fu particolarmente influenzato dalla imitazione ciceroniana di Aristotele nellOrtensio. Alla luce di quanto abbiamo detto, la parola conversione quindi da intendersi, secondo lautore, anche come liberazione da tutto ci che impedisce alluomo una vita di contemplazione. Inoltre, giovandosi dellinfluenza dellinsegnamento diretto del maestro, il filosofo era ispirato al pentimento e alla conversione.

Jacques-Louis David, La morte di Socrate (1787) Nel capitolo dodicesimo lautore affronta il tema della diffusione del cristianesimo come fenomeno sociale . Dopo aver accennato alle origini della chiesa lautore si sofferma in particolar modo sulla figura dei martiri che, per analogie filosofiche basti pensare a Socrate, Epitteto e ad Apollonio che vengono annoverati tra i martiri perch fedeli ai propri principi e alle proprie azioni potevano destare interesse nellimmaginazione popolare. Dopo lautore si appresta a descrivere la visione del cristianesimo proposta da Celso: il cristianesimo viene considerato da Celso non solo come un movimento di massa che non ha legami con la tradizione perch nuovo, ma anche come una societ che garantiva la soddisfazione di tutte le esigenze a coloro che ne erano simpatizzanti. Causa del suo successo fu la capacit di soddisfare tali esigenze e non la persona umana di Ges come viene presentata dai vangeli sinottici. Nel capitolo tredicesimo lautore tratteggia le dottrine cristiane viste da un pagano. A proposito delle prescrizioni morali cristiane, queste non erano pi severe di quelle formulate dalla filosofia popolare , ma erano basate su altre motivazioni ed erano rafforzate dalla promessa di infondere la forza necessaria per ottemperare alle sue prescrizioni. Per quanto riguarda il ripudio dellidolatria, questo era accettabile in minor misura ma in sintonia con il pensiero speculativo. Anche la dottrina riguardante il monoteismo non era estranea agli occhi dei pagani, dal momento che il loro sistema speculativo tendeva a esso. Era accessibile allellenismo non solo la storia neotestamentaria della nascita e della morte di Cristo, ma anche la concezione di una potenza divina mediatrice tra Dio e il mondo. Invece una certa opposizione da parte loro incontrava sia lidea dellincarnazione di Dio nelluomo Ges che quella della risurrezione dei
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corpi, mentre largomento scritturistico delle profezie era largamente accettato per dimostrare le affermazioni di Ges alla luce dellunit di tutta la Sacra Scrittura. Nellultimo capitolo lautore tratta tre tipi di conversioni diverse. Partendo dagli Atti degli Apostoli, dove la conversione addebitata al concetto del compimento delle profezie e ai miracoli, lautore passa prima a Giustino, noto apologista del II secolo d.C., per il quale la conversione al cristianesimo rappresenta il culmine di un iter di ricerca intellettuale che si svel deludente, poi a Arnobio, per cui il riconoscimento della divinit di Ges lo svincola dagli errori del paganesimo. Mentre in Giustino il tono della narrazione di tipo difensivo, in Arnobio di tipo polemico, nel senso che denuncia e al contempo combatte gli errori del paganesimo. Infine per Agostino la conversione al cristianesimo arriv dopo un lungo processo di introspezione, per cui egli giunse alla conclusione che il cristianesimo poteva essere intellettualmente rispettabile. Cinzia Randazzo Note: (1) Cfr. A.D. NOCK, Early Gentile Christianity and its Hellenistic Background, Oxford 1928; si veda anche A.D. NOCK, Essays on the Trinity and the Incarnation, Oxford 1928.

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Pubblicato in Recensione libri |

Tag: conversione, conversione filosofica, critica, hadot, nock, religioni misteriche, riassunto, sintesi

2 Commenti a Arthur Nock, La conversione. Societ e religione nel mondo antico. Una recensione

Occhio: 12 settembre 2012 alle 18:22 Articolo coinvolgente.. E soprattutto devo dire che mi piace il look di questa pagina! Rispondi Alfio Squillaci: 9 giugno 2013 alle 16:43 Ottima recensione! Sto leggendo proprio questo libro nelledizione italiana (Laterza, 1973) con prefazione dotta, proliferante e un po confusa (specie nel finale) di Mario Mazza. Un pregio di questi scholar inglesi quali Nock, di affrontate tematiche complesse e intricate come le religioni antiche con grande capacit discorsiva e tenendo in evidenza il lettore medio (quando invece i nostri storici perlopi hanno in mente i loro pari). Nasce da questa impostazione la scelta di non appesantire con note a pi pagina il testo che si beve tutto di un fiato se non corredandolo di alcuni rimandi di note e riferimenti bibliografici alla fine del libro. Eppure il trentenne Nock era ferratissimo in letture latine e greche. Buon lavoro alla redazione.
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