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Agostino

Biografia
Agostino è il più importante dei Padri della Chiesa.
Nacque a Tagaste, cittadina della Numidia, in Africa, nel 354 d.C. Apparteneva ad un ceto sociale relativamente
modesto: il padre Patrizio era un piccolo proprietario terriero, ancora legato al paganesimo (si convertì solo alla fine
della sua vita); la madre Monica, invece, era una fervente cristiana. Nella prima giovinezza egli ignorò gli
insegnamenti religiosi della madre e partecipò alle scorribande e baldorie dei suoi amici. La sua formazione culturale
si realizzò per intero nella lingua latina e sulla base degli autori latini (al greco si accostò solo superficialmente e
poco volentieri). Studiò retorica, grammatica e gli scrittori classici. A 19 anni lesse l’Ortensio, uno scritto di
Cicerone andato perduto, che lo condusse alla filosofia [N.B.: nell’Ortensio, Cicerone sosteneva un concetto di
filosofia intesa in maniera tipicamente ellenistica, come saggezza e arte del vivere che dona felicità]. Sempre a 19
anni, Agostino abbracciò il Manicheismo, una religione eretica fondata dal persiano Mani nel III secolo, da cui si
distaccò dopo una decina d’anni.
Nel frattempo si dedicò all’insegnamento [N.B.: il retore, all’epoca di Agostino, aveva ormai perduto il suo ruolo
antico (politico e civile), ed era ormai diventato essenzialmente un insegnante]. Insegnò prima a Tagaste, poi a
Cartagine; ma la turbolenza degli studenti cartaginesi lo spinse a trasferirsi a Roma e, subito dopo, a Milano, dove
ottenne una cattedra di retorica. Qui, tra il 384 e il 386, attraverso profondi travagli spirituali, influenzato anche dalla
madre (che lo aveva raggiunto) e dal vescovo milanese Ambrogio, maturò in lui la conversione al Cristianesimo. Per
conseguenza, si dimise dall’incarico di professore ufficiale e si ritirò a Cassiciaco (in Brianza), dove cominciò a
scrivere le sue prime opere. Durante la veglia pasquale del 387 ricevette il battesimo da Ambrogio. In seguito, decise
di ritornare in Africa, insieme alla madre Monica, la quale, durante il viaggio di ritorno, morì a Ostia. Tornato a
Tagaste, Agostino vendette tutti i suoi beni e fondò una comunità religiosa, acquistando una grande notorietà per la
santità della sua vita. Per cui, fu prima ordinato sacerdote, e in seguito, nel 395 fu consacrato vescovo di Ippona.
Nella piccola città di Ippona egli svolse un’intensa attività pastorale, condusse grandi battaglie contro scismatici ed
eretici e scrisse i suoi libri più importanti. E da quella piccola località africana, con il suo pensiero e la sua tenace
opera, egli determinò una svolta decisiva nella storia della Chiesa e del pensiero dell’Occidente. Morì nel 430,
mentre i Vandali assediavano la città.

Contesto storico-culturale e finalità dell’opera di Agostino


Agostino vive in un periodo di passaggio tra due epoche (durante l’età tardo-antica): non più l’età classica
dell’impero romano, ma non ancora quella medievale; una fase nella quale il mondo antico decade e si pongono le
basi di un mondo nuovo.
Egli avverte questa decadenza e considera quello antico come un mondo di falsi valori dal quale ci si deve liberare.
Con la sua opera mira alla costruzione di una cultura permeata di spirito cristiano e nella quale la vita intellettuale si
ponga al servizio di quella religiosa. In un tempo di crisi e di transizione, pertanto, il compito principale del cristiano
è quello di impegnarsi nella costruzione del nuovo orizzonte di civiltà. E proprio Agostino, conducendo una lotta
incessante contro idee e costumi del passato o contro posizioni e atteggiamenti che affiorano nella comunità cristiana
e che ritiene pericolosissimi per la Chiesa, contribuisce potentemente a definire i caratteri religiosi e culturali della
civiltà che sta sorgendo.

Evoluzione spirituale
Il suo itinerario spirituale filosofico fu molto articolato.
La prima personalità che incise profondamente sull’animo di Agostino fu quella della madre Monica, donna di
modesta cultura ma dotata di una salda e tenace fede cristiana.
Altra figura importante nella vita di Agostino fu quella del vescovo di Milano, Ambrogio, il quale gli insegnò il
metodo della esegesi allegorico-filosofica della Bibbia (interpretazione critica finalizzata alla comprensione del
significato autentico della Bibbia); ed ebbe, a sua volta, un ruolo fondamentale nella sua conversione.
I modelli culturali influenti su di lui furono:
- Cicerone, che lo convertì alla filosofia;
- il Manicheismo, che influenzò buona parte della sua vita;
- il pensiero neoplatonico, che gli additò la dimensione del soprasensibile;
- la Bibbia e, in particolare, le Lettere di Paolo
L’ultima parte della sua vita fu dedicata alla lotta contro gli eretici (Manichei, Donatisti, Pelagiani):
- Manichei: negavano la libertà dell’uomo, poiché sostenevano l’esistenza di due principi separati, il Bene e il
Male, contrapposti l’uno all’altro, che dominano l’universo e anche l’animo dell’uomo. In base a questa
concezione dualistica, la responsabilità delle azioni umane non ricade più sull’uomo, ma sul “male” per le
azioni cattive e sul “bene” per le azioni buone.
Agostino: sostenne che se il Male, può, nella sua lotta contro il Bene, recargli danno, il Bene si rivela
corruttibile e, quindi, privo di un carattere fondamentale della divinità. Se Dio è il Bene ed è incorruttibile, è
impensabile l’esistenza di un suo antagonista metafisicamente altrettanto reale.
- Donatisti: negavano la validità dei sacramenti impartiti dai ministri indegni, ovvero coloro che, nel periodo
delle persecuzioni, avevano abiurato il Cristianesimo.
Agostino: comprese che l’errore di Donato e dei suoi seguaci consisteva nel far dipendere la validità del
sacramento non dalla grazia di Dio, ma dalla purezza del suo ministro. Inoltre sostenne che, pur non
essendovi salvezza fuori della Chiesa, quest’ultima non può essere solo la Chiesa dei santi, dei puri e dei
perfetti (come chiedevano i Donatisti), ma una comunità in cui, fino alla fine dei tempi, convivranno santi e
peccatori.
- Pelagiani: sostenevano essere sufficienti per la salvezza dell’uomo la buona volontà e le opere, trascurando
la necessità della grazia. [N.B.: questa tesi, del libero arbitrio, era in sostanziale sintonia con la convinzione
che i Greci avevano circa l’autarchia della vita morale dell’uomo]
Agostino: mostrò in una serie di opere come la rivelazione cristiana, contrariamente a quanto sostenevano
Pelagio e i suoi seguaci, ruoti essenzialmente intorno alla necessità della grazia. [N.B.: la tesi di Agostino
era che il Cristianesimo capovolgeva la convinzione espressa dall’etica pagana e da tutta la filosofia ellenica,
circa l’autarchia della vita morale dell’uomo].

Opere
La vasta produzione letteraria di Agostino può dividersi nel seguente modo:
- Opere a carattere filosofico (in particolare tutti i dialoghi), fra cui Contro gli Accademici, La vita felice, I
soliloqui, L’immortalità dell’anima;
- Opere teologiche, fra cui spiccano La Trinità (capolavoro dogmatico-filosofico-teologico) e La città di Dio
(capolavoro apologetico);
- Scritti esegetici, fra cui La dottrina cristiana, Commenti a Giovanni, Commenti ai Salmi;
- Scritti polemici (contro i manichei, i donatisti e i pelagiani);
- Le Confessioni costituiscono, anche nel genere (dunque, anche dal punto di vista letterario), una novità
assoluta.
- Le Ritrattazioni, in cui Agostino riesamina e rettifica alcune tesi contenute nella sua precedente produzione
che non erano o non gli sembravano perfettamente in linea con la fede cristiana.

Punti-chiave del pensiero di Agostino:


- L’orizzonte della riflessione filosofica
- Concezione della filosofia
- Scoperta della persona e metafisica dell’interiorità
- Rapporto fra ragione e fede
- Atteggiamento nei confronti della cultura antica
- Il nuovo progetto di cultura cristiana
- La critica dello Scetticismo
- La verità e la teoria dell’illuminazione
- La concezione di Dio
- La Trinità
- La dottrina della creazione
- Il tempo
- L’anima
- L’etica
- Il problema del male
- Il peccato originale e la Grazia
- La polemica anti pelagiana
- La Città terrena e la Città divina
- Pace terrena e Pace celeste
- L’essenza dell’uomo è l’amore
- Le interpretazioni delle Sacre Scritture
- La concezione dell’arte

Sviluppo sintetico dei punti-chiave


- L’orizzonte della riflessione filosofica:
la ricerca di Agostino si svolge attorno a due poli: Dio e l’anima.
Dio (e dunque la sua conoscenza) è il fine della ricerca.
L’anima è il mezzo per giungere alla conoscenza di Dio.
Il dialogo è lo spazio all’interno del quale avviene la ricerca della sapienza (N.B.: si collega alla tradizione
socratico-platonica).
- Concezione della filosofia:
la filosofia è dialogo interiore (un colloquio di Agostino con la sua ragione, nel quale egli si interroga e
risponde a se stesso).
Per cui, socraticamente, l’uomo è colui che cerca e si interroga.
Dio, nel dialogo, è presente e assente nello stesso tempo, silenzioso e parlante.
La ricerca non si può mai concludere, perché ogni “trovare” non pone fine alla ricerca.
Il dialogo di Agostino perde quella connotazione “orizzontale” ed etico-politica che aveva nella tradizione
socratico-platonica (come dialogo e comunicazione inter-umana), per assumerne una “verticale” tra l’anima
e Dio.
- Scoperta della persona e metafisica dell’interiorità
Con Agostino, per la prima volta, si ha il concetto dell’uomo come individuo irripetibile, dunque come
“persona”. Per il filosofo cristiano, il vero grande problema non è quello del cosmo, ma quello dell’uomo. Il
vero mistero, infatti, non è il mondo, ma siamo noi a noi stessi. Il problema dell’uomo non è posto in astratto
(come problema dell’essenza dell’uomo in generale), ma in concreto (come problema dell’io). In tal senso,
in Agostino il problema del suo “io” e della sua persona diventano emblematici. Egli scrive: “Io stesso ero
diventato per me un grosso problema (magna quaestio) […] io non comprendo tutto quello che sono”.
Pertanto, Agostino come persona diventa protagonista della sua filosofia.: osservante e osservato.
Agostino parla continuamente di sé (anche dei genitori, della patria, delle persone a lui care) e mette a nudo
il suo animo in tutte le sue pieghe e in tutte le intime tensioni della sua “volontà”(N.B.: Confessioni).
Ed è proprio nelle intime tensioni e lacerazioni della sua “volontà”, messa a confronto con la volontà di Dio,
che Agostino scopre l’io, ovvero la personalità umana.
Rispetto al pensiero classico ci troviamo di fronte a qualcosa di assolutamente nuovo: la filosofia greca non
conosce questa contraddittorietà del volere determinato dal sentimento religioso; per essa la volontà non è
una forza che determina autonomamente la vita, ma una funzione legata all’intelletto, il quale indica la meta
da raggiungere. E l’io stesso, come unitario supporto della vita, è un dato così immediato da non diventare
oggetto di riflessione.
È dunque la problematica religiosa, è il confrontarsi della volontà umana con la volontà divina, che portano
alla scoperta dell’io come persona.
L’uomo interiore è l’immagine di Dio e della Trinità: l’uomo, infatti, riflette le tre persone della Trinità e,
dunque, anche la loro unità, diventando egli stesso persona. Agostino trova nell’uomo tutta una serie di
triadi, che rispecchiano la Trinità in vari modi, con al vertice la triade essere, conoscere, amare. Dunque,
nell’anima si rispecchia Dio. E “anima” e “Dio” sono i pilastri dell’agostiniana filosofia cristiana.
Non indagando il mondo, ma scavando nell’anima si trova Dio.
- Rapporto fra ragione e fede
Agostino è il primo pensatore cristiano ad attuare una sintesi fra fede, filosofia e vita, ritenendo che la fede
tragga chiarezza dalla ragione, ma anche che la ragione tragga stimolo e impulso dalla fede.
La sua intenzione, inoltre, è quella di codificare la sua esperienza personale, il cammino di ricerca che lo ha
portato fino al Dio cristiano, la sua esperienza di convertito, che prosegue un itinerario di ricerca nella fede.
Secondo Agostino, per questa ricerca si può e si deve contare sia sulla ragione sia sulla fede. Infatti, la sua
filosofia cristiana si sviluppa all’interno della fede come tentativo per ritrovare, mediante la ragione, la verità
accettata per fede. Del resto, se Dio è logos (cioè discorso, ragione), come può la ragione contraddire la fede
in questo Dio?
Pertanto, il rapporto tra fede e ragione non è di esclusione, ma comporta una stretta connessione, che
Agostino indica con l’espressione: “crede ut intelligas, intellige ut credas”, ossia “credi per capire, capisci
per credere”. Per comprendere occorre partire dalla fede; ma occorre anche cercare di comprendere
razionalmente la fede, per rilevare la razionalità di ciò in cui si ha fede. Una volta raggiunta la verità con la
fede, la ragione serve per capire quella verità. La fede illumina, orienta e guida, ma è l’intelligenza che
giunge ai risultati finali: fides quaerit, intellectus invenit (la fede cerca, ma è l’intelletto che trova). La fede è
destinata ad essere superata dalla comprensione, dalla visione diretta della Verità. In una situazione che
verrà dopo questa vita, la fede passerà, ma l’intelligenza sussisterà in eterno.

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