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La filosofia nel medioevo

di Carlo Cilia
Appunti sui pi celebri filosofi medioevali, formatisi sulla dottrina cristiana e
autori delle pagine pi illuminanti nella storia della Chiesa. Gli scritti di
Sant'Agostino, le prove dell'esistenza di Dio di Anselmo d'Aosta, le quattro
leggi di Tommaso d'Aquino e il celebre "rasoio" di Ockham

Universit: Universit degli Studi di Catania


Facolt: Lettere e Filosofia
Esame: Filosofia del medioevo

Carlo Cilia

Sezione Appunti

1. Quattro fasi del pensiero medioevale


Il pensiero proto cristiano che si svilupp in parallelo col pensiero tardo antico pagano si pu considerare
chiuso per quanto riguardo loccidente latino nel V sec. con S. Agostino, mentre per loriente greco nel VII
sec. con Massimo il Confessore. Possiamo benissimo dividere il pensiero medievale in 4 fasi che percorrono
tutto il suo millennio tra alto e basso medioevo:
1. V-IX sec. che vede il consolidamento del sacro romano impero e va sotto il nome di oscurantismo
medievale a causa dello stato di bassissima e deprimente ricerca culturale. I maggiori esponenti del periodo
sono Boezio e Scoto Eriugena.
2. X-XI sec. che vede le lotte per le investiture e le crociate. unepoca caratterizzata dalla riforma
monastica e troviamo Anselmo dAosta (esponente della scuola di Chartres) e Abelardo (esponente della
scuola di san Vittore).
3. XII-XIII sec., caratterizzato dal boom della Scolastica e con sommi esponenti di teologia e filosofia come
San Tommaso, San Bonaventura e Duns Scoto.
4. Troviamo lepoca pi buia del medioevo per via delle due crisi che la caratterizzano: Chiesa-Stato e federagione. Il grande esponente di questepoca Ockham.

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2. Filoni di scuole medioevali


Ho menzionato la parola Scolastica, essa linsieme di teologia e filosofia che sinsegnava nelle scuole
medievali. Le scuole medievali erano per lo pi edifici scolastici nati nellambito ecclesiale, a causa della
chiusura delle ultime scuole filo-pagane da parte di Giustiniano nel 529. Infatti, la Chiesa dovette assorbire
il compito di creare o unire le scuole esistenti. Nacquero scuole che fino al XIII secolo furono divise in tre
filoni:
1. Monacali o abbaziali, erano ammesse ad unabbazia e condotte da monaci. Nel periodo delle invasioni
barbariche furono il rifugio privilegiato della cultura sia per lopera di trascrizione sia per quella di
conservazione dei classici.
2. Episcopali poich erano annessi ad una cattedrale. Erano le scuole che davano listruzione elementare per
diventare sacerdoti o assolvere ruoli di pubblica utilit e amministrazione.
3. Palatine, poich erano annesse alla corte e quindi ai Palatium. quella che senza dubbio influ di pi sulla
cultura medievale e contribu al suo risveglio. Fu voluta da Carlo Magno e fu affidata nel 781 a Alcuino di
York fino al 804.

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3. Alcuino e il metodo d'istruzione


Alcuino si form nella scuola episcopale di Jarrow e fu direttore della scuola voluta da Carlo Magno,
nonch suo consigliere riguardante tutte le questioni dellistruzione e del culto. Organizz il suo modo
distruzione dividendolo in tre gradi:
1. Leggere, scrivere, principi di latino volgare e comprensione della Bibbia e testi liturgici.
2. Studio delle 7 arti liberali ( trivio: grammatica, retorica e dialettica; quadrivio: aritmetica, geometria,
musica e astronomia).
3. Studio approfondito della Sacra Scrittura.
Lui aveva in mente di far sorgere sulla terra dei Franchi una nuova Atene molto pi bella e nobile di
quellantica, poich qui sinsegnava Ges Cristo.

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4. XIII secolo, avvento delle Universit


Dopo il XIII secolo, queste tre tipi di scuole vanno man mano a decadere si fa sempre pi avanti
lUniversit. Le prime nascono a Bologna e Parigi come unassociazione di maestri e scolari. Queste
universit ebbero conseguenze notevoli poich contribuirono a formare o meglio a creare una nuova classe
dintellettuali che si affiancava ai regnum e sacerdotium e aiutarono a superare le differenze di ceto grazie
alla nuova nobilt che si acquisiva l: la gentilezza. A Bologna prevalse lUniversitas scholarium, cio la
corporazione studentesca, mentre a Parigi prevalse lUniversitas magistrorum et scholarium cio una sorte di
associazione di maestri e scolari e si ampli la scuola della cattedrale di Notre Dame, che aveva acquistato
sempre pi successo nel corso del tempo e fu vista in modo benevolo anche dalla Curia Romana che
lagevol. Se si definisce col nome di Scolastica il pensiero elaborato nelle scuole e nelle universit,
possiamo trovare lasse portante di questa cultura nel rapporto fede-ragione, e pi precisamente nelluso
della filosofia per studiare ed interpretare la Bibbia, e di chiarificazione e difesa della fede in vista di una
dottrina sistematica. I programmi di studio che si avevano dalla scuola palatina in pio, dove si distinguevano
le arti liberali dalla teologia, li troviamo in due facolt: quella delle Arti, che raccoglieva le arti del trivio e
quadrivio e che svilupp in maniera pi libera e autonoma la ragione e la ricerca, laltra la Facolt
teologica che cerc di dar corpo al contenuto della fede tramite lo studio, e linterpretazione della Bibbia.
Tutto questo fa notare come vi era una tensione tra fede e ragione.

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5. Problema degli universali. Il realismo esagerato


E' il realismo estremo di Scoto Eriugena, Guglielmo di Champeaux e in parte di Anselmo dAosta che
ritiene che gli universali esistano per s, alla maniera dellIdee platoniche, ossia ante rem (prima delle cose).
Siccome le Idee archetipe sono il modello della realt, la conoscenza di esse indirettamente la conoscenza
della realt e quindi esse sono la vera realt, le cose esistono nella misura di partecipazione con loro.

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6. Problema degli universali. Il nominalismo


E' la posizione assunta soprattutto da Roscellino, secondo cui luniversale sarebbe un puro nome che designa
una molteplicit di individui. In tal senso la conoscenza non pu che avere esiti scettici, perch non esiste
alcun legame sostanziale fra le parole/concetti e le cose.

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7. Problema degli universali. Il concettualismo


E' la tesi di Abelardo. Egli osserva, che gli universali non esistono in natura ma nella nostra mente (post
rem) come concetti; questi si formano allorch la mente nel processo conoscitivo-astrattivo distingue e
separa i diversi elementi che sono compattati nella realt degli esseri concreti. Nei concetti universali
lintelletto separa da pi enti simili un modo dessere comune, e questo il concetto universale per quel
gruppo di individui. In tal modo, per, non viene colta lessenza delle cose, ma il loro status communis; di
conseguenza noi non potremmo conoscere la verit in s, questa conosciuta solo da Dio, ma propriamente i
nostri concetti, che esprimono solo una parte della realt: appunto quella certa condizione di natura di cui
pi oggetti partecipano.

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8. Problema degli universali. Il realismo moderato


E' tipico soprattutto di san Tommaso, secondo cui gli universali sussistono:
Ante rem come idee-archetipo nella mente di Dio;
In Re: come forme delle cose alla maniera di Aristotele,
Post rem: nella mente delluomo come concetti.
Si noti che in questo caso la collocazione post rem dipende dalla collocazione in re, che a sua volta dipende
da quella ante rem.

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9. Vita e scritti di Sant'Agostino


Aurelio Agostino nacque il 13 novembre del 354 a Tagaste in Algeri (Africa). Il padre Patrizio era un
piccolo proprietario terriero di religione pagana che si convert al cristianesimo solo alla fine della sua vita.
La madre Monica era fervente cristiana. Agostino frequent le scuole di Tagaste e della vicina Madaura.
Dopo si reco a Cartagine dove inizi gli studi di retorica. La sua formazione culturale si bas per intero nella
lingua latina. Studi tutti gli autori latini e prese come modello e punto di riferimento Cicerone. Agostino
insegn prima a Tagaste, poi a Cartagine e infine and a Roma. La produzione letteraria di Agostino
immensa; troviamo scritti di carattere filosofico: Contro gli Accademici, lOrdine, i Soliloqui, Limmortalit
dellanima, La quantit dellanima, Il maestro, La musica. Il capolavoro dogmatico-filosofico-teologico
scritto tra il 399 e il 419 riguarda la Trinit: De Trinitatae. Mentre il capolavoro apologetico scritto tra il
413-427 La citt di Dio. Altri scritti sono quelli esegetici come la Dottrina cristiana, I commenti letterali al
Genesi, i Commenti a Giovanni e quelli ai Salmi. Scrisse molte opere contro i Manichei sono: Sui costumi
della chiesa cattolica e Sui costumi dei manichei, Sul libero arbitrio, La vera religione, Sul Genesi. Non
solo, abbiamo anche opere contro i Donatisti: Contro la lettera di Parmeniano, Sul battesimo, Contro
Gaudenzio vescovo dei donatisti. Anche contro i pelagiani scrisse alcune opere: Lo spirito e la lettera, Sulle
gesta di Pelagio, La grazia di Cristo e il peccato originale. Scrisse pure le Ritrattazioni, in cui esamina e
rettifica alcune tesi scritte prima e che non erano in perfetta linea con la Chiesa. Senza dubbio lopera pi
importante e che costituisce un genere nuovo sono Le confessioni.

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10. 386, anno della conversione di Sant'Agostino


Il 386 fu un anno abbastanza decisivo per Agostino. Era giunto a Milano impregnato dalle idee del
Manicheismo anche se ormai intellettualmente deluso da esso, in lui si faceva sempre pi avanti lo
scetticismo. La conversione avvenuta in Agostino non un passaggio radicale dallateismo-pagano al
Cristianesimo, bens un passaggio sconvolgente e che avviene allinterno di un orizzonte monoteistico
sostanzialmente cristiano, poich era cresciuto nelleducazione cristiana da parte della madre, aveva
accettato linserimento in un orizzonte religioso e per lui il monoteismo era molto evidente e il problema
religioso non era marginale. Egli narra la sua conversione nellopera: Le Confessioni, la ricostruisce e la
narra attraverso unattenta e ricca analisi di unevoluzione religiosa ed intellettuale insieme. Ma allora in che
cosa consiste la sua conversione? Certamente non solo un fatto morale in altre parole in un adeguamento
del comportamento alle verit intellettuali e religiose. Per lui, infatti, la morale strettamente secondaria e
quindi conseguente alla risposta teoretica.

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11. Conversione di Agostino nelle "Confessioni"


Il testo delle Confessioni narra la sua conversione vista per con lesperienza vissuta anni dopo. Notiamo
che prima di essere battezzato nel 386, volle fare una rilettura o meglio una riflessione sul percorso che lo
aveva portato a ci. Fa iniziare tutto dalla lettura dellOrtenzio di Cicerone, e afferma che la sua lettura mut
totalmente il suo pensiero, il suo modo di sentire, di pregare e suscit nuove aspirazioni e nuovi desideri.
Possiamo affermare che la lettura dellOrtenzio apr il suo cuore alla ricerca della sapienza, come oggetto e
fine della filosofia. Questa scossa psicologica fu solamente il punto di partenza che lo port ad
unevoluzione lenta, per liberarsi dalla cultura retorica e fondarsi via via nella ricerca della sapienza. Ci
troviamo davanti ad una seria ricerca laica della verit nel desiderio di trovare risposta agli interrogativi
fondamentali delluomo, per dare cos senso e ragioni alla vita. Fuorviante per quanto si voglia, la
conversione al manicheismo da parte dAgostino fu dovuta dalla conversione alla filosofia. Egli cadde in
essa per una sete di razionalit: il manicheismo gli si proponeva come scienza in grado di sistemattizare
lUniverso, Dio compreso, a differenza della fede cattolica in cui egli viveva in quel periodo e che gli
imponeva solo di credere e non di chiedere.

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12. Filosofare della fede in Sant'Agostino


Agostino fu il pi grande pensatore cristiano ad attuare una matura sintesi tra fede, filosofia e vita,
ritenendo che la fede avrebbe tratto luce e ricchezza dalla ragione e che la ragione a sua volta sarebbe stata
stimolata maggiormente dalla fede. In questa ricerca accanita della fede, lintelligenza dischiude gli
orizzonti del pensiero e si accoglie questa luce che viene da Dio. Non appena si arriva a conoscere la verit
di Dio si rester allibiti: il sapere che parte dalla fede. Insomma nacque cos il filosofare nella fede o la
filosofia cristiana. Non una forma di fideismo cieco, per Agostino la fede non sostituisce lintelligenza e
non la elimina, ma la stimola e la promuove e da canto suo lintelligenza non elimina la fede ma la rafforza e
la chiarifica Credo ut intelligam, intelligo ut credam, (credo per pensare, penso per credere).

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13. Metafisica dell'interiorit in Sant'Agostino


La scoperta della persona e la metafisica dellinteriorit (dalluomo in genere alla persona): Se i greci
quando si riferivano alluomo lo facevano pensando alluomo astratto e generale, lui va oltre poich si
riferisce alla singola persona elabora, infatti, il concetto di persona sulla base del ruolo della volont.
Agostino vede nei modi di essere della persona il riflesso di Dio Trinit: conoscere ed amare. Siamo quindi
lontano dallintellettualismo greco, che alla volont aveva lasciato se non scarsissimo spazio. Per Agostino
, il confrontarsi della verit umana con la verit divina che porta alla scoperta dellio come persona,
nellanima si rispecchia Dio. Anima e Dio sono i pilastri della filosofia agostiniana. Non indagando nel
mondo ma scavando nellanima si trova Dio.

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14. Verit e illuminazione in Sant'Agostino


Il conoscere quindi tende alla verit e la verit sidentifica con Dio, ci fa capire che la maggior parte delle
dimostrazioni dAgostino sullesistenza di Dio sono dimostrazioni dellesistenza di una verit somma e
suprema. Egli non accetta del tutto la gnoseologia platonica, ne rifiuta la reminiscenza e la sostituisce con
lilluminazione: Dio come nella creazione ci fa partecipi dellessere, cos ci fa partecipi della verit; essendo
Lui stesso la fonte della verit. Agostino diceva che nel momento stesso in cui si pretende di negare la verit
la si afferma si fallor, sum (se dubito, proprio per poter dubitare, esisto, e se esisto sono certo di pensare).
Per lui la sensazione non unaffezione che lanima subisce, poich gli oggetti sensoriali agiscono sui sensi
e ci non sfugge allanima, che agisce traendo non dallesterno ma dallinterno la rappresentazione di quel
oggetto che la sensazione. Quindi nella sensazione il corpo passivo mentre lanima attiva. Tutto ci
solo il primo grado della conoscenza. Lanima grazie alla ragione le giudica sulla base di criteri che
contengono un plus rispetto agli oggetti corporei: mutevoli e imperfetti per il corpo, immutabili e perfetti
per lanima. Tutti questi criteri di conoscenza derivano da qualcosa che al di sopra della nostra mente: la
Verit. Lintelletto quindi giudica grazie alla verit da cui giudicato.

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15. Agostino e Platone


La verit la misura di tutte le cose e lo stesso intelletto misurato in base ad essa. La verit pu essere
colta col puro intelletto ed costituita dalla fede che sono le supreme realt intelligibili. Agostino riforma
Platone in due punti:
1. Le Idee, sono i pensieri di Dio;
2. Respinge la dottrina della reminiscenza sostituendola o meglio ripensandola e trasformandola in quella
dellilluminazione: la verit di Dio la luce che illumina la mente umana nellatto della conoscenza
permettendole di cogliere le Idee intere come verit eterne e intelligibili presenti nella stessa mente divina.

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16. Esistenza di Dio in Sant'Agostino


Dio (caratteri filosofici di Dio): A. sosteneva che la dimostrazione dellesistenza della certezza e della verit
coincide con la dimostrazione dellesistenza di Dio.
1. I caratteri di perfezione del mondo, ci fanno risalire al suo artefice
2. Consensus gentium: tutti i pensatori antichi anche pagani riconoscono che la specie umana e il mondo
sono creati da un essere supremo
3. I diversi gradi di bene fanno risalire al primo e supremo Bene che Dio. La novit dAgostino che lui
dimostra lesistenza di Dio non per spiegare il come ma per fruirne: amarlo, riempire il vuoto dellanima,
porre fine allinquietitudine del cuore e per essere felici. Lui diceva che sulla terra assaporiamo
unimmagine della vera felicit che avremo in cielo e in maniera piena. Essere, Verit e Bene o Amore,
sono gli attributi essenziali di Dio. LEssere non come per i greci la sostanza prima o suprema, ma va oltre,
infatti la sostanza suprema anche Colui che . Dio nel creare le cose li rende partecipi dellessere sommo
quali egli , ma in differenti gradi Agostino afferma che pi facile affermare ci che Dio non che ci che
effettivamente , poich supera ogni nostro grado di pensiero.

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17. La Trinit in Sant'Agostino


Agostino afferma con forza che questo Dio che E colui che , essenzialmente Trinit. Dio in senso
assoluto sia il Padre, sia il Figlio sia lo Spirito Santo, essi sono inseparabili nellEssere e operano
inseparabilmente, non essendoci differenza n funzionale n gerarchica, essi sono perfettamente uguali.
Tuttavia queste tre persone sono distinte da Agostino, non dal punto di vista della sostanza ma da quello
relazionale: per cui il Padre ha il Figlio ma non il Figlio, che ha sua volta ha il Padre ma non il Padre,
entrambi hanno lo Spirito Santo ma non sono lo Spirito Santo e viceversa. Ci significa che ciascuna delle
tre persone distinta dalle altre ma non ontologicamente diversa.

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18. Dottrina della creazione in Sant'Agostino


Per Agostino la creazione delle cose dal nulla (ex nihilo), ossia non dalla sostanza di Dio e nemmeno da
qualcosa che preesisteva. Per lui una realt pu derivare da unaltra in tre modi:
1. Una generazione; in questo caso il generato deriva dalla stessa sostanza del generante.
2. Una fabbricazione; allora il generato deriva da una materia esterna al generante.
3. Per creazione dal nulla assoluto; il generato non viene n dalla sostanza del generante n dalla materia
esterna. Tale azione un gratuito dono divino dovuto alla libera volont e alla bont di Dio, oltre che alla
sua infinita potenza.

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19. Struttura della temporalit ed eternit in Sant'Agostino


Dio creando dal nulla il mondo, ha creato insieme ad esso il tempo stesso. Dunque prima del mondo non
cera un prima temporale, perch non cera il tempo, ma leterno. Il tempo quindi diverso dalleterno. La
natura del tempo si spiega in relazione allanima, che conserva il passato e anticipa il futuro. Per Agostino i
tempi sono tre: passato (memoria), presente del presente (intuizione), presente del futuro (attesa). Quindi il
tempo non sta nel movimento e nelle cose ma bens nellanima, quindi legato alla memoria, allintuizione
e allattesa, diventando unestensione dellanima

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20. Dottrina delle Idee e delle ragioni seminali in Sant'Agostino


Dio ha creato il mondo secondo ragione e quindi ha creato ciascuna cosa secondo un modello che egli
stesso ha prodotto come suo pensiero. Le Idee sono quindi questi pensieri-modello di Dio, e sono la vera
realt, ossia eterni e immutabili. Agostino ripropone (lo avevano gi fatto gli stoici) una teoria delle ragioni
seminali: Dio non crea la totalit delle cose possibili come gi attuate, ma immette nel creato i semi o germi
di tutte le cose possibili, che nel corso del tempo si sviluppano. Dio ha creato insieme alla materia,
virtualmente tutte le possibilit di attuazione della medesima, infondendo in essa appunto le ragioni seminali
di ogni cosa. Levoluzione del mondo nel corso del tempo altro non che lattualizzarsi e il realizzarsi di tali
ragioni seminali, e dunque, un prolungamento dellazione creatrice di Dio.

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21. Stato ontologico del male in Sant'Agostino


Il male non una sostanza o un essere, bens deficienza e privazione dellessere. Il problema del male
Agostino lo prospetta in tre livelli:
1. Metafisico-ontologico: da questo punto di vista nel cosmo non esiste male ma gradi inferiori di essere
rispetto a Dio.
2. Morale: il peccato. Esso dipende dalla cattiva volont, non ha una causa efficiente ma piuttosto
deficiente, cio la scelta di un essere inferiore invece dellessere supremo.
3. Fisico: come la malattia, la sofferenza, i tormenti delluomo e la morte, sono la conseguenza del peccato
originale.

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22. Volont, libert e grazia in Sant'Agostino


La tematica del male morale porta in primo piano il concetto di volont delluomo, che Agostino considera
come autonoma dalla ragione. La ragione conosce, la volont sceglie e pu scegliere anche contro la
ragione. Tuttavia la volont raggiunge la perfezione e la piena libert quando non fa il male, ma per far ci
ha bisogno dellaiuto di Dio che opera tramite la grazia divina.

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23. Citt terrena e Citt divina in Sant'Agostino


Il male amore di s (superbia), il bene lamore di Dio. linsieme degli uomini che amano se stessi o il
mondo formano la citt terrena, mentre linsieme degli uomini che amano Dio e gli altri formano la citt
divina. Entrambi i cittadini delle due citt, occupano la terra, ma quello celeste lo fa come un pellegrino,
quello terreno come un dominatore. La storia ha un andamento lineare: ha un traguardo finale (giudizio
universale), in cui il cittadino terreno destinato alla dannazione mentre, il cittadino celeste alla salvezza.

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24. "Ordo amoris" in Sant'Agostino. Amore essenza dell'uomo


Nelle vicende delluomo e del mondo, la categoria dominante e assoluta non pi quella del sapere, come
pensavano e volevano i greci, ma quella dellamore: lordo amoris, ossia lamare se stessi, gli altri e le
cose secondo la dignit ontologica che propria di ciascuno. Lordo amoris il principale criterio di
riferimento. La consistenza ontologica e morale delluomo dipende dal grado e dal peso del suo amore.

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25. Vita e scritti di Severio Boezio


Un esponente del Periodo della Scolastica fu Severio Boezio, nato nel 480 e morto nel 524. Egli fu il primo
scolastico e lultimo dei romani, possiamo definirlo una figura chiave nel sorgere del medioevo. Si prefiss
di far conoscere ai latini la cultura greca attraverso traduzioni e commenti di molte opere greche tra cui i
commenti alle opere di logica di Aristotele. Si spos giovanissimo con Rusticana e nel 510 divenne console
mentre i suoi due figli lo divennero nel 522 e in questoccasione pronunci il panegirico di Teodorico.
Sempre in questi anni esercit la carica di magister officiorum (direzione generale dei servizi di corte e dello
stato, politica estera, commando delle guardie del re). A causa delle accuse di aver impedito lopera dei
delatori nei riguardi del senato e di tramare per restaurare lautorit dellimperatore ai danni di Teodorico, da
parte del refferetor Ciprino, fu arrestato e giudicato senza essere mai stato ascoltato e nellinverno del 524
vicino Pavia. Tra le sue opere troviamo il commento allIsagoge di Porfirio, dove Boezio simbatte in una
delle questione fondamentali del medioevo: la questione degli universali o problema della natura ontologica
degli universali. Lui risolse questo problema nel senso di un realismo moderato: luniversale in quanto tale
esiste solo nellintelletto umano e quindi incorporeo, nasce per astrazione dalla conoscenza degli individui.
Lopera sua di maggior rilievo senza dubbio il De Consolatione philosophiae, scritta in prigione e si
alterna tra versi e prosa e dove si possono sottolineare due punti fondamentali: la filosofia in grado di
additare alluomo quella che la vera felicita (Dio stesso o il Sommo bene) e di distrarlo dai beni materiali,
la filosofia insegna a credere nella Provvidenza divina, anche se presente il male, essa fa vedere e insegne
luniversale orientamento al bene della realt. Una volta che si ammessa lesistenza della Provvidenza,
come si pu salvare la libert delluomo? Secondo Boezio, Dio conosce e dispone anche le cose future sulla
base della natura che ciascuna di essa avr: eventi necessari o eventi liberi che siano. Insomma possiamo
definire Boezio un filosofo cristiano.

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26. Vita di Scoto Eriugena


Un autore famoso del IX secolo senza dubbio Scoto Eriugena. Egli un filosofo che si rif molto alle idee
neoplatoniche assorbite nella lettura dello Pseudo-Dionigi Areopagita. Di origine irlandese, nacque intorno
allanno 810 e nel 847, Carlo il Calvo lo chiama a dirigere la scuola palatina. Apprezzato professore in
Francia, disputo sotto invito dei vescovi di Reims e Laon la tesi della doppia predestinazione di Gotescalco
(alcuni infallibilmente destinati allinferno altri al paradiso). Il suo pensiero sosteneva che la conoscenza di
Dio partiva dalla via positiva o attribuzione a Dio di tutte le perfezioni delle creature, e termina con la via
negativa cio la negazione della sufficienza di quella perfezione attribuita a Dio, Dio molto di pi di ci
che noi diciamo di lui, quindi la via negativa si trasforma in una via super affermativa poich Dio al di
sopra dogni attribuzione fattagli.

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27. "De divisione naturae" di Boezio


La sua opera di maggior rilievo fu il De divisione naturae. un trattato scritto in 5 libri sotto forma di
dialogo e riassumibile in 4 tappe collegabili con Dio.
1. La natura che crea non creata (Dio).
2. La natura che creata e che crea, vale a dire il Logos il quale contiene i modelli ideali di tutte le cose, ma
non come voleva Platone in pratica cause esemplare, ma bens cause efficienti per effetto dello Spirito Santo
che fa derivare dagli eterni esemplari le realt individuali.
3. La natura che creata ma non crea, in altre parole il cosmo. Esso creato da Dio, una manifestazione di
Dio e luomo ha il compito specifico di ricondurlo a Dio.
4. Natura che non creata e non crea, cio Dio inteso come fine della Storia. Il mondo e luomo vengono
ricapitolati in Dio, luomo non perde la sua individualit cos come non la perde laria poich attraversata
dalla luce.
Per Eriugena vi era una visione realistica degli universali, lui considerava la dialettica non solo come regola
del pensiero, ma anche come la struttura stessa della realt, come larte fondata dal Creatore nellatto della
creazione. Non esiste quindi differenza tra religione e filosofia, ambedue fanno riferimento a Dio. Eriugena
affermava quindi che nessuno entra in cielo se non attraverso la filosofia.

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28. Vita e scritti di Anselmo d'Aosta


Nato ad Aosta nel 1033 da famiglia nobile, dopo la morte della madre, pellegrin in vari monasteri della
Francia, finch entr nel monastero benedettino di Bec in Normandia. Anselmo fece sorgere la teologia
incentrata sullo strumento della ragione. Tra il 1076 e il 77 scrisse le sue opere pi importanti: il
Monologion e il Proslogion. Nel 1078 fu eletto abate e contemporaneamente scrisse: il De grammatica e il
De Veritate, il De libertate arbitrei, il De casu diaboli, il Liber de fide trinitatis, e il De incarnatione verbi.
Nominato arcivescovo di Canterburry, simpegn a lungo con gli imperatori di quel periodo sulla lotta per le
investiture, scrisse il Cursus homo, che ultim in Italia nel 1097. Mor il 21 Aprile 1109 mentre stava
meditando sullanima.

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29. Centralit del problema di Dio in Anselmo d'Aosta


Tutto il pensiero dAnselmo dominato dallidea di Dio. E questo il problema che sostiene e unifica le sue
indagini. Infatti, per lui, altro parlare dellesistenza di Dio, altro parlare della sua natura. Altro chiedersi
se una cosa esiste, altro chiedersi cosa essa sia. Nel Monologion si nota pienamente questa distinzione,
dove formula le prove a posteriori o dagli effetti alla causa dellesistenza di Dio. Nel Proslogion, invece
formula largomento ontologico vale a dire lanalisi dellidea di Dio, o meglio ci che non dipende dalla
natura delle cose.

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30. Prove a posteriori dellesistenza di Dio in Anselmo d'Aosta


Queste prove sono quattro ed Anselmo vuole dimostrare come dal mondo si previene a Dio:
1. La prima prova, si muove dallesistenza delle cose buone per risalire alla Bont assoluta, cio esistono le
cose buone perch esiste ununica bont assoluta.
2. La seconda parte dalla variet delle grandezze per arrivare ad una somma grandezza, di cui le altre sono
partecipi. Questa grandezza riguarda la qualit delle cose e non la quantit.
3. La terza si basa sul concetto di causa: tutto ci che , esiste in virt di qualcosa, bisogna quindi ammettere
che esiste un Essere supremo in virt del quale esistono tutte le cose.
4. La quarta prova si basa sui gradi di perfezione che rimandano ad una perfezione somma, una specie di
gerarchia degli esseri a cui capo sta lEssere supremo.

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31. Prova a priori dellesistenza di Dio in Anselmo d'Aosta


Nel Proslogion, Anselmo introduce unultima prova dellesistenza di Dio, la cosi chiamata prova a priori o
argomento ontologico (cio che non dipende dalla natura delle cose). Dio quella realt di cui nulla pu
pensarsi pi grande, e cosi quando si vorrebbe negare la sua esistenza, si cadrebbe in una
autocontraddizione, poich si verrebbe ad ammettere lesistenza mentale di Dio, ma nello stesso tempo non
la sua esistenza reale. Cosi si priva Dio della perfezione dellesistenza e ci contraddice la stessa nozione di
Dio a cui si pensa e cio lente di cui nulla pu pensarsi pi grande. Questa prova detto argomento
ontologico perch dallanalisi dellidea di Dio che nella mente, si deduce la sua esistenza fuori dalla
mente, e anche detto a simultaneo perch nellidea di Dio trova inclusa ad un tempo la sua esistenza.

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32. Libert umana e onniscienza divina in Anselmo d'Aosta


La conoscenza umana si basa sul concetto e il concetto pu essere pi o meno vero a seconda della sua
maggiore o minore adeguatezza rispetto alle cose. Il pensiero retto quello che esprime la realt cosi com.
Per Anselmo esiste anche una rettitudine della volont e della libert. La libert la capacit di agire
secondo il bene, e non la possibilit di peccare perch altrimenti Dio non sarebbe libero. Ma come si
concilia la libert umana con lonniscienza/onnipotenza divina? Si concilia ammettendo che Dio prevede le
cose nel modo in cui avverranno, ci reso possibile dal fatto che le previsioni divine hanno luogo
nelleternit, mentre la realizzazione nel tempo.

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33. Ragione nel tracciato della fede in Anselmo d'Aosta


La fede che cerca di comprendere: Anselmo realizza la sua speculazione nel rapporto di ragione/fede e si
prefigge di chiarire con la ragione ci che si possiede con la fede. La ragione si muove lungo il tracciato
della fede per esplicitarne la verit. Si comprende quindi il senso di credo ut intelligam, in essa implicito
un uso confermativo della fede nei confronti della ragione, dove la fede vista come la garanzia della verit
della ragione.

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34. Caratteristiche del realismo in Anselmo


Il primo carattere nonch condizionatore di tutti gli altri lunit e perfetta corrispondenza tra linguaggio,
pensiero e realt o mutuo rimando tra logica e mondo (tra res e voces). Per Anselmo ai concetti corrisponde
la realt e il rimando dei primi alla seconda il frutto di un movimento oggettivo. Egli il difensore di una
concezione realistica degli universali: secondo cui ai concetti corrisponde una realt ontologica- teologica,
da cui dipende tutta lattivit conoscitiva dellintelletto. Il termine universali deriva dallespressione unum in
diversis ed indica ci che unifica una diversit, in altre parole le propriet comuni di una molteplicit di
individui. Per Platone erano le Idee, cio le essenze trascendenti di cui partecipano le realt concrete. Per
Aristotele il concetto, ottenuto dalla mente per astrazione. Per i medievali il problema consiste nello
stabilire quale sia lo statuto ontologico degli universali: sono le idee e pensieri trascendentali di Dio o parole
insignificanti?

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35. Vita e scritti di Pietro Abelardo


Nato a Le Pallet nel 1079, fu discepolo di Roscellino, Guglielmo di Champeaux e Anselmo di Laon. Pietro
pi che un umile discepolo. Lo si pu definire un discepolo insoddisfatto e critico nei riguardi di tutte le
dottrine dei suoi ministri. Riusc ad aprire una scuola tutta sua a Parigi sulla collina Sainte Genere. Tra il
1114 e il 1118 si ebbero gli anni pi brillanti del suo magistero, perch in questi anni insegn a Notre
Damme. Sempre in questi anni ebbe la storia damore con la bella Eloisa, al cui termine entrarono entrambi
in convento. Nei concili di Sassons (1121) e Sens (1140) furono respinte le sue tesi sul mistero della santa
Trinit e sul ruolo affidato alla ragione nellindagine della verit cristiana. Mor ne1142 mentre era in
viaggio verso il papa e fu accolto a Cluny da Pietro il Venerabile. I suoi scritti sono catalogati in quattro
settori: logico, teologico, etico - morale, autobiografico.
1. Gli scritti riguardante il settore logico sono: le Glosse letterali (al De Intrerpretatione, al De divisione di
Boezio, a Porfirio e alle Categorie) pubblicate col titolo di Introdutiones parvalorum o dialecticae, Logica
nostrorum, la Logica ingredientibus e la Dialectica.
2. Gli scritti di teologia sono. Teologia cristiana o summa bone, teologia o introductio ad theologiam,
commentaria in epistulam Pauli ad Romanis ed expositio in hexaemeron. Usa il metodo del Sic et Non, cio
il confronto tra le sentenze dei padri e la Scrittura.
3. Per letica abbiamo: Ethica seu scito te ipsum (conosci te stesso), Dialoqus inter judaeum, Philosophum et
cristianum.
4. Quelli autobiografici sono: lhistoria Calamitatum, lEpostolorium e le Poesie..

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36. Dubbio e regole della ricerca in Abelardo


Abelardo riconosce la funzione positiva del dubbio in rapporto alla ricerca in quanto ne fornisce il punto di
partenza. Si tratta perci di un dubbio metodico, perch da il via alla ricerca. Per superare la fase del dubbio
e in ogni caso necessario imporsi delle regole:
1. Analisi linguistico-terminologica del testo;
2. Verifica autenticit del testo;
3. I rapporti testo- contesto;
4. La ricerca della maggiore obbiettivit possibile nellesegesi.

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37. Ratio, "intelligere e comprehendere" in Abelardo


Abelardo esalta molto la dialettica, incentrata nella questione dei rapporti fra voces e res (voces: parole, res:
ci che la parola vuol dire), poich costituisce la stessa ratio. Per lui coltivando la dialettica si coltiva la
ratio. Ecco che per Abelardo la ratio critica aveva un ruolo preponderante anche nella teologia. Tuttavia egli
aveva ben chiaro il concetto di inattingibilit della natura divina e si proponeva quindi come obbiettivo non
tanto la verit, ma quanto la verosimiglianza; cio una cognizione accessibile allumana ragione e non
contraria alla Sacra Scrittura. Si introduce cosi una distanza fra intelligere e comprehendere: la ratio e la
fides permettono lintelligere, ma il comprehendere dono esclusivo di Dio.

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38. Etica in Abelardo. Consensus animi


In morale Abelardo mette in luce il ruolo della conoscenza come sorgente dellintentio o consensus animi.
Lanima umana sarebbe teatro di impulsi che sono involontari e istintivi, e quindi premorali, la moralit
sorge nel momento in cui la conoscenza d il suo consenso. Gli atti morali si qualificano dallinterno, per
lintenzione di che opera. Comprendiamo dunque che Abelardo distingui il piano dellistintivit da quello
coscienziale e razionale. Il primo premorale, il secondo morale. Laccettazione dellelemento
intenzionale come fattore determinante della vita morale, ha in Abelardo un triplice obbiettivo: Il primo
rappresentato dal bisogno di interiorizzare la vita morale. Il secondo obbiettivo che Abelardo persegue
costituito dalle persuasioni che in nostro corpo non inquinato dalla concupiscenza, quindi di per s non
abbiamo in noi niente di peccaminoso, se non in conseguenza delladesione volontaria alla loro
sollecitazione. Il terzo di contrastare lo stile diffuso del giudizio sempre pronto e facile nei riguardi del
prossimo.

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39. Intelligo ut credam e universali in Abelardo


La ratio (logica dialettica) gode di una propria autonomia e ha delle specifiche regolo. Tuttavia, essa se
debitamente coltivata porta alla fede; da qui lespressione: intelligo ut credam. La ragione in nessun caso
giunge a verit definitive, cosicch il sapere umano si conclude in ogni modo in forma di verosimiglianza.
La grande controversia sugli universali: Abelardo comunque passato alla storia anche per la posizione che
ha assunto nella secolare questione degli universali. Egli era per il concettualismo.

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40. Vita e scritti di Ugo di San Vittore


Non conosciamo i primi anni della vita di Ugo; egli probabilmente di origine fiamminga, nato a Sassonia
nel 1086. Ha insegnato a S Vittore dal 1125 fino alla sua morte avvenuta nel 1141. egli lesponente pi di
rilievo della suddetta scuola. Le principali opere di Ugo sono: De Sacramentis christianae fidei: una vasta
Somma di teologia, di cui sono notevoli le proporzioni e lordine interno: vi descritta tutta la storia del
mondo. ordinata intorno a due fatti che ne segnano i momenti critici: la creazione e a restaurazione del
mondo mediante la quale ci che era perito stato rifatto per opera del Verbo incarnato e dei sacramenti. Le
Scritture hanno come argomento lopera della restaurazione, esse espongono come stato creato il mondo
per raccontare della caduta delluomo e poi della redenzione. Le scienze profane hanno come oggetto
lopera della creazione. Poi c il Commento alla gerarchia celeste: dallo pseudo Dionigi. Inoltre va
ricordato il Didascalicon: diviso in 6 libri. Ugo in questo opera descrive il suo ideale didattico e
pedagogico. Lo scritto si presenta come una guida alla lettura nel senso che indica allo studente ci che
bisogna leggere e in quale modo.

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41. "Didascalicon" di Ugo di San Vittore


La lezione era fondata sullapproccio diretto alle fonti. I primi libri presentano le scienze pi vicine alla vita
materiale (arti meccaniche) come anche le discipline del trivio (grammatica, dialettica e retorica), e del
quadrivio (aritmetica, geometria, musica e astronomia). Il pensiero di Ugo si organizza intorno allidea
dellunit essenziale dei saperi e dellessere umano che il peccato originale delle origini ha spezzato e che
bisogna ricostruire. La sua pedagogia si applica a questessere umano decaduto, cercando di restituirgli
limmagine e la somiglianza con Dio. Luomo potr ricostruire la sua integrit originaria mediante la ricerca
della verit e lesercizio delle Virt. Le arti del trivio e del quadrivio hanno come fine di condurre e
orientare la persona a un sapere pi elevato, quello della lettura meditata della Sacra Scrittura. Gli ultimi
libri del Didascalicon intendono guidare lo studente in questa impresa. qui il punto di arrivo e il luogo
della restaurazione dellimmagine di Dio. i consigli morali che si trovano nellopera, hanno lo scopo di
assicurare il corretto esercizio delle scienze e di orientare alla contemplazione della verit. Questi consigli
etici per lapproccio allo studio, specialmente allumilt, come condizione preliminare e orizzonte dentro il
quale reso possibile un viaggio spirituale nel campo del sapere umano. Essa descrive un atteggiamento di
apertura della mente e del cuore a saper leggere i semi di verit che ci sono in tutte le cose e in tutte le
persone, aprendo lo spirito alla curiosit vera e al dialogo con tutti. Per Ugo tutte le cose e tutti gli enti,
chiamati allesistenza dalla volont del creatore, sono lespressione storica e concreta di un progetto
dellintelligenza divina.

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42. Le scienze per Ugo di San Vittore


Luomo di studio non deve nel suo lavoro procedere a una tipologia selettiva dei saperi, frammentandosi in
specializzazioni esclusive, smarrendo cos la polifonia della verit. Per Ugo le scienze si riducono a quattro
e queste quattro contengono tutte le altre:
1. La scienza teorica: che comprende la teologia, la matematica e la fisica.
2. La scienza pratica: che comprende la morale individuale, domestica e politica.
3. La scienza meccanica: che divide in sette branchie: tessitura, fabbrica darmi, navigazione, agricoltura,
caccia, medicina e teatro.
4. La scienza logica: che si divide in grammatica e arte del discorrere.
Per il rigore metodico e la struttura questopera fu un modello per le successive che verranno scritte in
seguito.

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43. "De institutione novitiorum" di Ugo di San Vittore


Altra opera importante il De istitutone novitiorum: un libro scritto sulla formazione dei novizi. La vita
del monaco secondo Ugo riempita da una serie di esercizi, disposti in ordine gerarchico: la lettura o
insegnamento, la meditazione, la preghiera, lazione e infine la contemplazione, nella quale raccogliendoli
frutto di ci che precede, si gusta in questa stessa vita quello che sar un giorno la ricompensa delle opere
buone.

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44. Vita e scritti di Pier Lombardo


Pier Lombardo nacque a Novara e comp i suoi studi a Bologna e poi a San Vittore a Parigi. Qui dal 1140
insegn presso la scuola cattedrale e nel 1159 divenne vescovo di Parigi e lanno successivo mor. Egli
divenne famoso per i suoi libri delle sentenze che anche se non particolarmente profondo in campo
filosofico, raccolgono tutti i maggiori contributi delle correnti di pensiero anteriori , con lintento di
presentare un compendio della dottrina cristiana. Le verit di fede, sono contenute nella Sacra Scrittura, non
sempre per, cera stato accordo su alcuni brani importanti della Scrittura. Ecco che quando prese corpo
lesigenza di raccogliere e riportare insieme ai brani della Scrittura esprimenti la verit di fede, anche le
interpretazioni dei padri. Fu cos che nacquero le Summae o Sentenziae. Tra i vari libri di sentenze, le pi
famose sono appunto quelle di Pier Lombardo: i Libri quattur setentiarum. Pier Lombardo scrisse pure un
commentario alle lettere di San Paolo e uno ai Salmi. I suoi Libri quattur setentiarum furono commentati da
tutti i scolastici del tempo. Non certo un opera originale, e piuttosto un opera di compilazione dove
sfociano tutte le correnti anteriori. In questa opera Pier Lombardo riconosce i diritti della ragione ma non gli
sottomette la fede. I Libri quattur setentiarum sono:
I. Dio uno e trino.
II. Dio creatore, grazia, il peccato originale e quello Athumer
III. Lincarnazione.
IV. I sacramenti e ai novissimi (morte, paradiso, purgatorio e inferno).

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45. Vita e pensiero di Giovanni di Salisbury


Nato nel 1100 in Inghilterra a Salisbury, studi in Francia e frequent la scuola di Chartres. Fu allievo di
Albelardo. Dopo aver trascorso alcuni anni alla corte pontificia, torn il Inghilterra e divenne segretario
dellarcivescovo di Canterburry: Tommaso Becket, al quale dedic il Metalogicon e il Policraticus. Alla
morte di Tommaso ritorn in Francia e nel 1176 divenne vescovo di Chartres. Mor nel 1180. egli sostiene
una posizione filosofica non dogmatica. Di derivazione accademico- ciceroniana, che gli fece preferire i
termini di una conoscenza probabile alla presuntuosa sicurezza di chi pretende di cogliere la verit. Lumilt
della ragione ben si addice alla fede cristiana che ritiene Dio solo veramente saggio.

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46. Vita e opere di Avicenna


Nato nel 980 nei pressi di Bukara in Persia , Avicenna ci ha lasciato nella sua autobiografia il racconto degli
studi enciclopedici a cui si dedic. Allet di 16 anni esercitava medicina, dopo aver assimilato lo studio
delle lettere, della geometria, della fisica, della giurisprudenza e della teologia. Tuttavia egli incontr nella
Metafisica di Aristotele un grosso ostacolo che super dopo molto tempo. Condusse una vita agitata e
romanzesca in cui i piaceri occupavano una grande parte. Scrisse pi di cento opere che trattano i pi diversi
argomenti, mori nel 1037 allet di 58 anni.
Un primo gruppo di opere tratte dalla sua maggior opera: il libro della guarigione, in 18 volumi,
comprendenti la Logica, la Retorica, la filosofia della natura, la psicologia e la Metafisica.

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47. Pensiero logico di Avicenna


La logica di Avicenna poggia, come quella di Aristotele, sulla distinzione del primo oggetto dellintelletto e
il suo secondo oggetto. Luniversale una seconda intenzione, ma Avicenna la concepisce in modo diverso
da Aristotele. Per lui ogni nozione universale definisce una realt mentale che si chiama essenza; ciascuna
essenza si distingue per delle propriet proprie ben definite. Le essenze esprimono esattamente il reale da cui
il pensiero le astrae. La conoscenza logica ha una portata fisica e metafisica, perch la generalit degli
universali e la loro predicabilit esprime le propriet fondamentali che ha lessenza di essere una e
medesima. In questa prospettiva va rilevata una distinzione tra ente ed essenza: luno il concretato, laltra
lastratto. In Avicenna la nozione di essere non semplice, essa infatti si sdoppia in essere necessario e
possibile. Lente possibile ci che esiste di fatto ma che di per se potrebbe anche non esistere poich non
ha in se stesso la ragione del proprio essere ma la trova in una causa che lo ha posto in essere. Lessere
necessario quel essere che esiste di fatto e di diritto.

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48. Idea di Dio in Avicenna


Se allora i possibili esistono, perch esiste un necessario, causa della loro esistenza: Dio. Il Dio di
Avicenna dunque necesse esse per definizione. Egli , ma se chiede che cosa , non c risposta; in lui non
c un quid a cu chiedere: quid sit? Il caso di Dio unico, poich in Lui ente ed essenza coincidono. Il
rapporto Dio-mondo in Avicenna un rapporto di necessit. Avicenna ha concepito la produzione del
mondo da parte di Dio come lattualizzazione successiva di una serie di esseri, ciascuno dei quali, possibile
in se, diventa necessario in virt del solo necesse esse, che Dio. Ci si pu chiedere se lintelletto di cui
parla Aristotele, non sia Dio oppure un essere soprasensibile, inferiore a Dio. Avicenna unisce la teoria
dellintelletto alla costruzione del mondo astronomico e sovrappone allastrazione un altro modo di
conoscere, di carattere sacro. Lavicennismo si presenta come una cosmogonia in cui dallEssere necessario
emanano tutti gli altri che ricevono lesistenza come un accidente, che il Primo essere comunica loro per
liberalit naturale. Per Avicenna la produzione del mondo da parte di Dio eterna. La sola priorit del primo
sul resto quello del necessario sul possibile. Il necessario semplice e uno, perch la sua essenza
autosufficiente; ora dalluno non pu uscire che luno.

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49. Gradi di conoscenza e intellectus sanctus in Avicenna


Essendo Dio intelligibile, latto di una sostanza intelligibile di conoscere; latto creatore deve essere latto
stesso per il quale Dio conosce. Il Primo conosce se stesso e la conoscenza che egli ha di se costituisce il
primo causato. Esso una sostanza intelligibile per se possibile ma necessario, in virt della sua causa.
Questa intelligenza pensa in primo piano a Dio generando cosi una seconda intelligenza separata. Questa
ultima pensa se stessa come necessario per sua causa, e questo atto genera lanima della sfera celeste che
contiene il mondo. essa si pensa come possibile in se stessa generando cos il corpo di questa sfera. La
seconda intelligenza procede allo stesso modo generando una terza intelligenza che a sua volta conoscendo
se stessa come necessaria genera lanima della seconda sfera e poi il corpo della seconda sfera. Questo
processo continua fino allultima intelligenza separata, quella che presiede alla sfera della luna e che noi
conosciamo poich essa il nostro intelletto agente. Questa intelligenza chiude la serie delle emanazioni e
irradia le forme intelligibili sulla materie terrestri disposte ad accoglierle generando i sensi. Ogni uomo
uno di questi esseri; lanima che anima il suo corpo una sostanza intelligibile che paragona, classifica, le
immagine dei corpi che percepisce con i sensi. Ci che si chiama astrazione qui dunque la ricezione di una
delle forme intelligibili, irradiate in un intelletto umano disposto ad accoglierlo, se pur con gradi differenti.
C chi n capace subito, chi con difficolt e chi si eleva grazie alla purezza della loro vita fino a
comunicare facilmente con lintelligenza divine. Questo ultimo stato lintellectus sanctus, il cui vertice lo
spirito di profezia. Ogni forma di contatto con lintelletto agente individuale e singolare delluomo.

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50. Vita e pensiero di Averro


Nato nel 1126 a Cordova , fu giurista, medico e grande commentatore di Aristotele e egregio metafisico.
Come commentatore di Aristotele, redasse tre tipi di commenti: il Commento medio o liberi parafrasi del
testo, le Epitomi o semplici compendi, e il Grande Commento alla fisica, alla metafisica, al De Anima, al De
Coelo e agli analitici primi, testi commentati paragrafo per paragrafo. Averro aveva scritto altre opere tra
cui: il trattato decisivo sullaccordo tra filosofia e religione, la coniugazione tra lintelletto materiale e
lintelletto separato, e leternit del mondo. mor esiliato nel 1198. egli sostenne che la dottrina di Aristotele
coincide con la suprema verit, se pure teologia e filosofia convengono verso ununica verit, tuttavia, in
caso di disaccordo, la posizione dei filosofi sarebbe pi autorevole: la rivelazione produce simboli imperfetti
che tocca alla ragione decifrare.

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51. Primato della filosofia ed eternit del mondo in Averro


Averro sottolinea che non esiste una doppia verit ma esiste solo la verit della ragione e le verit delle
religioni sono simboli imperfetti e da interpretare, proposti alla mentalit di semplici e ignoranti, dellunica
verit che la filosofia chiarisce e rigorizza. Sostiene inoltre che leternit del mondo deriva dalleternit del
Motore Immobile, in quanto causa finale del mondo stesso e non causa efficiente.

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52. Unicit dei tipi di intelletti in Averro


Tipica di Averro la tesi dellunicit dellintelletto possibile, il solo a cui spetta limmortalit: lintelletto
possibile conosce gli universali e quindi non pu essere individuale, ma sar universale (uno per tutta
lumanit). Da ci si deduce che lintelletto individuale non immortale. Lintelletto agente (divino) porta in
atto gli universali, che sono in potenza nella fantasia e immaginazione del singolo uomo, la quale essendo
sensibile, contiene gli universali solo in potenza; in questa sede gli universali vengono colti dallintelletto
potenziale. In un tale processo implicata non solo lesistenza del sapere individuale (la fantasia
individuale), ma anche lesistenza del sapere universale di tutta lumanit, racchiuso nellintelletto possibile,
come una sorta di bagaglio di conoscenze che riguarda tutti gli uomini e che cresce in ragione delle sue
successive attuazioni. Quando lintelletto possibile sar completamente attualizzato dallintelletto divino, ci
sar la fusione intima dei due, corrispondente allunione mistica di cui parlano le religioni.
Le resistenze allaristotelismo averroista: In conseguenza dellammissione di un unico intelletto possibile
Averro nega limmortalit personale e la responsabilit morale individuale nel giudizio post mortem.
Queste posizioni, che sono difficili da conciliare con la religione cristiana, suscitarono non poche resistenze
allAristotelismo, ma anche indussero ad un suo pi approfondito ripensamento.

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53. Vita e pensiero di Alberto Magno


Nacque tra gli anni 1193 e il 1206 da famiglia nobile. Dopo un periodo di insegnamento in alcune comunit
tedesche, dal 1240 al 1248 insegn a Parigi. Dal 1248 diresse lo studi generale dei domenicani, nel 1257
fino al 1260 insegn a Colonia, dal 60 al 62 fu nominato vescovo di Ratisbona. Mor nel 1280. tra gli scritti
scientifici ricordiamo: Sui vegetali e sulle piante, Sui minerali e sugli animali. Tra quelli di filosofia
abbiamo: la Metafisica e il commento al Liber de causis, le parafrasi dellEtica, della Fisica e della Politica
di Aristotele. Tra gli scritti teologici si hanno: il Commento alle Sentenze di Pier Lombardo, la Summa de
creaturis, il De Unitate intellectus (contro gli averroismi) e tra gli anni 70-80 la sua incompleta Summa
Teologia. Per Alberto, vi una distinzione tra filosofia e teologia. Lui dice che il filosofo e il teologo si
occupano ambedue di Dio, ma da prospettive diverse: nella prospettiva filosofica conta solo la ragione,
mentre nella fede si va oltre la ragione, in filosofia le premesse devono essere evidenti, nella fede invece
agisce lispirazione divina; la filosofia parte da dati di fatto, la fede dalla rivelazione, la filosofia esercita una
visione teoretica e distaccata delle cose, la fede implica un coinvolgimento affettivo, infine la fede pu
attingere a verit a cui la filosofia non giunge. Questo dipende dal fatto che il teologo si serve della ratio
superior che raggiunge non le cose ma le cause eterne delle cose; la ratio inferior, propria della filosofo si
ferma alle cose. La prima ratio porta alla sapienza (Agostino), la seconda porta alla scienza (Aristotele).

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54. Vita e opere di Tommaso d'Aquino


Nacque nel 1221 a Roccasecca da famiglia numerosa,infatti erano 4 fratelli e 5 sorelle. Nonostante le ostilit
della famiglia entr nei domenicani. Dal 1248 al 1252 fu discepolo di Alberto Magno. Prima dellordine
domenicano dal 1239 al 1243 studi a Napoli dove entro in contato proprio coi domenicani. Solanmente nel
1244 decise di entrare nellordine ma fu catturato dai fratelli e fu imprigionato. Dal 1245 al 1248 studi a
Parigi e dal 1252 al 1254 insegn a Parigi come baccalaures biblicus e dal 1254 al 56 come baccalaures
sententiarius. Mor il 7 marzo 1273 nel monastero di Fossanova mentre si recava a Lione per partecipare al
concilio.
Le suo opere sono: Commenti alle sentenze di Pier Lombardo, De ente et essentia, De principis naturae,
Quaestionis disputatae de veritate, Commento al De Trinitate di Boezio, Summa contro Gentiles, Questione
disputatae de potentia, Commento al De divinis nominibus dello Pseudo Dionigi, Compendium theologiae,
De substantiis separatis.
Abbiamo anche le opere scritte contro gli antiaristotellici e gli avverroisti:
De aeternitate mundi, De unitate intellectus contro avveroistas.
La sua opera maggiore e pi importante anche se incompleta senza dubbio la Summa Theologiae.

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55. Filosofia e teologia in Tommaso d'Aquino


Si discusso e si discute se in Tommaso vi sono una ragione autonoma dalla fede e una filosofia distinta
dalla teologia. In verit in Tommaso vi sono una ragione e una filosofia come preambola fidei. La filosofia
ha una sua configurazione e una sua autonomia, ma non esaurisce tutto ci che si pu dire e conoscere.
Bisogna integrare tutto ci con la Sacra dottrina. La differenza tra filosofia e teologia non sta nel fatto che
luna si occupa di certe cose e laltra di altre cose, poich entrambe parlano di Dio, delluomo e del mondo.
La differenza sta che la prima offre una conoscenza imperfetta delle stesse cose di cui la teologia ne
chiarisce gli aspetti e i connotati specifici.
La fede migliora la ragione, come la teologia perfezione la filosofia, perci La grazia non soppianta ma
perfeziona la natura. Quindi la teologia rettifica la filosofia come la fede orienta la ragione ed a sua volta la
filosofia ha una sua autonomia perch ha strumenti che la teologia non pu assimilare.

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56. Ente logico ed ente reale in Tommaso d'Aquino


La metafisica di Tommaso distingue lente dallessenza e privilegia il primo rispetto alla seconda. Lente
pu essere logico (concettuale) e reale (extramentale). Lente logico funge da unione tra pi concetti ma ci
non sta a significare che ad ogni ente logico corrisponda un ente reale. Da questa posizione di pensiero
prende il via il realismo moderato.
Lente reale e la distinzione fra essenza ed esistenza: lessere per analogia: Tutto ci che esiste ente, quindi
Dio, luomo e il mondo sono enti, tuttavia lo sono in modo diverso. In Dio essere ed essenza coincidono
cio Dio essere ed essenza nello stesso tempo. Egli non ha potenza da realizzare poich gi tutto
realizzato. Il mondo e luomo hanno avuto posta lessenza dallessere. Ci significa che se le cose esistono
potrebbero anche non essere e se sono possono perire e non essere pi. Solo Dio essere ed essenza. Da ci
so evince che il mondo non esiste per sua virt ma per dono e virt di un altro sommo essere la cui essenza
si identifica con lessere. Da ci partiranno le prove di San Tommaso sullesistenza di Dio.

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57. Essere ed essenza in Tommaso d'Aquino


In Tommaso latto dessere ha una superiorit sullessenza, tanto che la sua filosofia pu considerarsi una
metafisica dellessere. Il problema dominante lo stabilire che cosa sia lessere e non che cosa sia lessenza
oppure perch c lessere e non il nulla. Comunque la soluzione appartiene allambito del mistero e
alluomo tocca di meravigliarsi ogni volta del fatto che tutto quello che c c, mentre sarebbe logico che
non ci fosse. Tommaso sottolinea lesistenza anche del modo di essere che esprime in dieci categorie: la
sostanza e nove accidenti. Senza dubbio una tale filosofia ottimista, perch scopre al fondo di ci che un
senso profondo poich la filosofia del concreto cio lessere latto grazie al quale le essenze esistono di
fatto. Da ci nasce la filosofa del credente poich mette in discussione l essenza e cogli latto fondante e
positivo grazie al quale c qualcosa e non il nulla. Da ci nascono i connotati dellessere o trascendentali
(propriet comuni ad ogni ente), cio: uno, vero e buono.

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58. I trascendentali in Tommaso d'Aquino


Ogni ente comprende in se luno, il vero e il buono, per cui si pu dire che lessere uno, vero e buono. Dire
che lessere uno significa affermare che esso intrinsecamente non contraddittorio, ma anche in questo
caso lente si predica di Dio e delluomo solo per analogia. Dio veramente semplice, luomo ununit per
composizione (essenza + actus essendi).
Il vero un trascendentale dellente nel senso che ogni ente e intelligibile. Ma ci pu dirsi in due sensi: da
un lat, per affermare che esiste una verit antologica e dallaltro per affermare che esiste una verit logica
che ladeguazione della nostra mente alloggetto. La verit di un ente dipende dal grado di essere che
possiede ecco perch Dio sommo ente e quindi somma verit.
Infine, tutto ci che , anche buono perch frutto della bont diffusiva di Dio. in questa luce Dio si
presenta come Sommo bene.

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59. Analogia e teologia negativa in Tommaso d'Aquino


Dato che Dio causa del creato, il creato stesso presenta alcune similitudini con Dio. Daltra parte, la
trascendenza di Dio implica anche una insuperabile disuguaglianza fra Creatore e creato, tanto che la nostra
conoscenza di Dia per il fatto stesso che Dio non ha alcuna essenza specifica, risulta impossibile ed
esprimibile solo per via negativa. Questa contemporanea somiglianza e dissomiglianza del mondo con Dio
costituisce il rapporto di analogia.

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60. Cinque vie per dimostrare esistenza di Dio in Tommaso


d'Aquino
Dio, per Tommaso, il primo nellordine ontologico, ma non in quello gnoseologico, ci significa che non
colto immediatamente, ma per via di inferenza, a partire dai suoi effetti. Per Tommaso, Dio pur essendo il
fondamento di tutto deve essere aggiunto per via a-posteriori, muovendo cio dagli effetti, dal mondo. In tal
senso, il nostro filosofo ha formulato cinque dimostrazioni dellesistenza di Dio, note come le cinque vie:
I. Via dal mutamento.
II. Via dalla casualit efficiente.
III. Via dalla contingenza.
IV. Via dai gradi di perfezione.
V. Via dal finalismo.

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61. Via dal mutamento e dalla causalit efficiente. Esistenza di Dio


La prima via: via dal mutamento: Questa prima via parte dalla considerazione che tutto ci che si muove ,
mosso da altro e che quindi, per non finire in un regresso allinfinito che non spiegherebbe nulla, bisogna
ammettere un primum movens che non mosso da nulla: questo Dio.
La seconda via: dalla causalit efficiente: La seconda via parte dalla constatazione che nessuna cosa pu
essere causa di se stessa e quindi si deduce il fatto che deve esistere una causa prima e incausata, che
produce ma non prodotta, che si identifica con quel essere che si chiama Dio.

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62. Via dalla contingenza. Esistenza di Dio


Questa terza via parte dal principio che ci che pu non essere, un tempo non cera. Se dunque tutte le cose
possono non essere, in un dato momento niente ci fu nella realt. Ma se questo vero, anche ora non
esisterebbe niente, a meno che non ci sia qualcosa di necessariamente esistente. In conclusione: non tutto
pu essere contingente, occorre che ci sia qualcosa di necessario ed quello che di solito chiamiamo Dio.

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63. Via dai gradi di perfezione e dal finalismo. Esistenza di Dio


La quarta via: dai gradi di perfezione: La quarta via deduce, dalla constatazione empirica di una gradazione
di perfezioni, lesistenza di una somma perfezione che appunto chiamato Dio.
La quinta via: dal finalismo: La quinta via parte dalla constatazione che i corpi fisici operano per un fine e
deduce che essi agiscono in tal modo perch sono diretti da un essere superiore. Dio.

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64. Libero arbitrio in Tommaso d'Aquino


Secondo Tommaso, luomo che per natura razionale, conosce il fine delle cose, ma non ha una
comprensione immediata dal fine ultimo di tutte le cose, cio Dio. se avesse la visione di Dio, ne sarebbe
fatalmente attratto, ma conoscendo solo fini parziali, la sua volont libera di volerli o non volerli. Luomo
ha altres una disposizione naturale a comprendere i principi delle azioni buone, ma pu anche
deliberatamente rifiutarli e quindi peccare: dunque il peccato dipende dal libero arbitrio.

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65. Lex divina, aeterna, naturalis e humana in Tommaso d'Aquino


I quattro tipi di legge: lex divina, lex aeterna, lex naturalis e lex humana: Tommaso distingue tre tipi di legge
sopra cui mette la legge delle legge: la lex Divina. Le altre leggi che lui riconosce sono: lex aeterna, lex
naturalis e lex humana.
La lex divina al dio sopra delle altre ed quella rivelata nel Vangelo, che connessa con il fine
sopranaturale delluomo, ossia la beatitudine eterna.
La lex aeterna il piano razionale di Dio, lordine delluniverso. Questo ordine in parte sconosciuto
alluomo e in parte noto: la parte nota costituisce la legge naturale, la cui essenza pu ridursi alla seguente
massima: SI DEVE FARE IL BENE ED EVITARE IL MALE, E IL BENE CIO CHE TENDE ALLA
CONSERVAZIONE E IL MALE ALLA DISTRUZIONE DI SE. Legata alla legge naturale vi la legge
umana, cio il diritto positivo posto dalluomo. questo deriva dalla legge naturale in due modi: per
deduzione( jus gentium) o per specificazione ( jus civile). Se essenziale per la legge umana la sua
derivazione da quella naturale, allora evidente che esse non pu contraddirla.

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66. Fede guida della ragione in Tommaso d'Aquino


La centralit di Dio, inteso come il creatore dellessere in quanto tale e non solo delle forme dellessere,
costituisce la linea guida della filosofia di Tommaso. Per questo motivo anche le prove cosmologiche
dellesistenza di Dio, che sembravano semplicemente riprese da Aristotele, hanno una portata metafisica
assente in Aristotele, a motivo del rapporto con latto creativo. Anche la teologia e la morale si staccano
nettamente dai precedenti greci, in un caso per la concezione personalistica delluomo e, nellaltro, per la
concezione volontaristica dellatto morale e del peccato. Dio lessere supremo e perfetto, lessere vero.
Tutto il resto il frutto del suo atto creativo, libero e consapevole. Per Tommaso, Dio fonte dellessere, di
tutto lessere, il creatore oltre che delle forme, anche dellessere degli esseri. Quindi Dio prima di essere
motore, creatore e muove in quando crea, Dio Amore.

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67. Vita e pensiero di Guglielmo di Ockham


Apparteneva allordine francescano e nel 1316 era diventato generale dello stesso. Nel 1322 il capitolo
provinciale di Perugia stabiliva che Cristo e gli apostoli non avevano posseduto nulla perci a tale esempio
doveva rifarsi lordine e la Chiesa tutta. Una serie di bolle pontificie dichiarava eretiche queste tesi. Egli
allora fugg in Germania fino alla morte. Per il filosofo lo Stato va ben distinto dalla Chiesa e questultima
va concepita come linsieme dei fedeli dai tempi dei fedeli e dei profeti fino ad oggi. Nel corso dei tempi
essa ha riconosciuto e sancito le verit che debbono essere credute per fede: in essa risiede linfallibilit in
materia religiosa e non nel Papa o nel Concilio. Altra cosa rappresenta il potere dellImpero che gi ai tempi
di Ges esisteva a prescindere dalla Chiesa: date a Cesare quel che di Cesare.

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68. Logica e termini universali in Guglielmo di Ockham


Ockham parte da un problema logico per poi sviluppare la discussione sugli universali e sullesistenza di
Dio. Il suo scritto pi importante la Summa totius logicae. Esso segue lordine degli argomenti utilizzato
da Aristotele: parte dal problema dei termini, poi passa alle proposizioni e infine quello dei ragionamenti o
sillogismi. Termine ci che entra o pu entrar a far parte di una proposizione. Egli distingue tra termini
mentali, orali o scritti. Quelli orali e scritti sono convenzionali (si pensi alle diverse lingue). Il termine
mentale il segno naturale di una cosa e non ha pertanto alcuna convenzionalit. Diversamente dalle parole
essi sono predicabili di pi cose ed in questo senso sono universali. Ockham per rifiuta tutte le forma di
realismo che considerano gli universali come esistenti realmente, anche solo in potenza, nelle cose stesse.
Ockham stato considerato un nominalista ma non alla stregua di Roscellino che considera gli universali
soltanto suoni: Ockham li considera appunto segni ed essi non sono istituiti arbitrariamente, ma sono
naturali in quanto sono prodotti nellanima delle cose stesse di cui sono segno. Questo non vuol dire che i
segni sono rappresentazioni o immagini delle cose. Ma sono segno delle cose cos come il fumo lo del
fuoco.

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69. Rasoio di Ockham


Luniversale ha una natura intenzionale (da intendit ossia tendere verso) quindi tende verso loggetto di cui
segno. Allora il termine universale uomo non segno di umanit ma di Socrate, Platone e i singoli
individui umani. Luniversale allora non esiste in s a prescindere dalle cose, ma proprio a partire da esse,
prese nella loro singolarit e accomunate da una qualche relazione. Per questa dimostrazione dellinesistenza
degli universali Ockham utilizza il principio metodico del rasoio che prescrive di non dire pi cose di quante
se ne possano dire, ed inoltre di non introdurre concetti aggiuntivi dando loro una esistenza reale. Tutti gli
esistenti sono allora individuali e non hanno bisogno di dimostrazione alcuna. Un termine singolo, in quanto
segno di una cosa, ha significatio, che si distingue dalla suppositio: suppositio deriva da supponere ossia
stare al posto di qualcosa. Su questa base egli pu affrontare il problema della verit o falsit delle
proposizioni.

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70. Verit e sillogismo in Guglielmo di Ockham


La verit non unentit dotata di esistenza indipendente dalla proposizione: la verit di una proposizione
coincide con la proposizione vera. Una proposizione come Socrate uomo vera non perch Socrate
possiede lumanit o partecipa di essa o fa parte della sua essenza ma solo per una questione puramente
formale ossia per il fatto che Socrate e uomo coincidono, ossia c una cosa al posto della quale sta il
predicato uomo, che coincide con esso: tanto il soggetto quanto il predicato stanno per la stessa cosa. Il
sillogismo si basa sul presupposto che ci che vale per un individuo, vale per tutti gli altri individui simili ad
esso. Questa considerazione permette di applicare la seguente regola di trasformazione: la proposizione
ogni uomo un animale equivale a questuomo un animale. In questo modo si pu fare a meno del
termine ogni che funge da qualificatore universale, rinunciando cos definitivamente a costruire frasi che
si basano su termini universali. In questo modo una proposizione universale si baser solo su fatti singoli
dunque particolari; la verit allora scaturir solo da oggetti particolari abbandonando la possibilit
dellesistenza di una verit universale e necessaria.

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71. Conoscenza intuitiva e astrattiva in Guglielmo di Ockham


Ockham ha come obiettivo quello di affrontare successivamente il problema della possibilit di dimostrare
lesistenza di Dio e con esso la natura del mondo e delluniverso. Distingue due tipi di conoscenza: la
conoscenza intuitiva quella in base alla quale sappiamo se una cosa esiste o no. Essa propria dei sensi:
ma i sensi non bastano per formulare una proposizione formata da termini. Sar allora lintelletto a sostenere
i sensi in tale processo conoscitivo. Questo tipo di conoscenza allora riguarda loggetto nella sua esistenza
attuale. La conoscenza astrattiva ha come caratteristica invece quella di conoscere gli stessi termini
conosciuti dalla conoscenza intuitiva, ma prescindendo dalla loro esistenza attuale. Questa allora non pu
esseri se preventivamente, magari anche in un altro luogo, non ci sia stata conoscenza intuitiva. Ma esiste un
altro tipo di astrazione che si basa su una singola astrazione precedente, accostata alla ripetizione di questa
operazione per oggetti simili: sar in questo modo che giunger ad un concetto che significa una
molteplicit di oggetti ossia un universale (vedo Socrate e lo conosco intuitivamente; una volta andato via
riesco a conoscerlo attraverso il processo astrattivo; sulla base di questo, se a Socrate accosto Platone,
Aristotele, riesco a cogliere il concetto di uomo).
Dunque sul piano naturale si ha conoscenza intuitiva e poi astrattiva, mentre sul piano soprannaturale,
riconoscendo lonnipotenza di Dio, possibile che si possa avere intuizione anche di un oggetto non
esistente; in realt per vero che Dio non pu spingerci a pensare lesistenza di una cosa se essa non esiste
realmente. Dunque per Ockham la differenza tra intuitiva e astrattiva che la prima necessita dellesistenza
concreta delloggetto per conoscerlo mentre la seconda pu conoscere sia alla presenza che non di un
oggetto; il limite della conoscenza astrattiva che essa non pu formulare giudizi di esistenza. Ma dal
momento che la strattiva dipende da quella intuitiva e che Dio non ci inganna sullesistenza di una cosa che
non possiede attualit, lunico sapere possibile diventa quello fondato sullesperienza (empirismo).

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72. Verit teologiche in Guglielmo di Ockham


Partendo allora dalla sua impostazione logica, Ockham articola il suo discorso su Dio e sul mondo: le verit
teologiche sono alla base della vita di un uomo perch esso consegua la beatitudine eterna. Ma non si pu
avere conoscenza intuitiva di Dio e dunque neanche astrattiva: la Rivelazione lunico strumento per
chiarire il significato del termine Dio. Luomo pu formulare proposizioni riguardanti Dio solo partendo
dalle cose finite, riconoscendo che esse sono dissimile dalloggetto di ricerca. Ma gli articoli di fede non
sono n principi n conclusioni e neppure argomentazioni probabili, perch non a tutti appaiono evidenti. Se
fossero evidenti la rivelazione sarebbe stata inutile. Allora la teologia non pu essere una scienza. Ragione e
fede sono distinte e non convergono. La teologia infatti riguarda verit pratiche, conoscenze indispensabili
per la salvezza.

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73. Essere primo e cause conservanti in Guglielmo di Ockham


In qualche modo per possibile dimostrare lesistenza di un essere primo, ma il punto di partenza del
ragionamento non dato da una serie di cause efficienti poich una causa pu anche corrompersi dopo aver
generato il suo effetto. Il discorso allora dovr partire dalle cause conservanti ossia quelle in virt delle quali
una cosa conserva il suo essere. Perch avvenga una conservazione dellessere indispensabile che la causa
coesista con il suo effetto: se si andasse allinfinito nellordine delle cause conservanti che hanno in se causa
ed effetto, la serie di tale cause ed effetti sarebbe infinita in atto, e questa nozione aveva gi dimostrato
Aristotele, porta assurdit. Bisogner allora ammettere lesistenza di una causa prima nellordine delle cause
conservanti. Ma se lesistenza di una causa prima pu essere dimostrata, non possono essere dimostrati gli
attributi che ad essa si danno (lonnipotenza, lunicit). Di questi i possono dare solo argomentazioni
persuasive.

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74. Creazione e categorie di sostanza e causa in Ockham


A questo punto bisogna considerare la creazione, che ci insegna che Dio assolutamente libero, cio
vincolato da nulla, in questo atto di amore che la creazione: in virt di questa libert egli avrebbe potuto
creare qualsiasi altro tipo di mondo, governato da altre leggi; questo che rende il mondo contingente e non
eterno. In questo modo si riconosce a Dio infinita onnipotenza e questo ha importanti conseguenze in fisica
e in cosmologia: diventa possibile lesistenza di una pluralit di mondi. Alla base della conoscenza del
nostro mondo sta lesperienza che lunica a darci una conoscenza scientifica delle leggi che lo governano e
che valgono esclusivamente allinterno di esso. Ancora una volta egli applica il principio di economia del
rasoio: non necessario ammettere che i corpi celesti sia costituiti da una materia diversa rispetto a quella
del nostro mondo: non si pu infatti dimostrare che i corpi celesti siano incorruttibili e quindi fatti di etere:
nella sua onnipotenza Dio potrebbe distruggerli. In questo modo Ockham colpiva al cuore due cardini della
scienza aristotelica: le nozioni di sostanza e di causa: dal momento che solo grazie allesperienza che pu
esserci conoscenza inutile (rasoio) presupporre lesistenza di un sostrato delle cose chiamato sostanza.

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75. Tempo e movimento in Ockham

Anche i concetti di tempo e movimento stanno sempre in relazione con le cose: esistono perch esistono
cose che si muovono. Ed inoltre dal momento che lesperienza ci fa conoscere solo cose individuali, anche
ci che chiamiamo causa ed effetto sono due cose diverse che vanno conosciute singolarmente, attraverso
due atti di conoscenza distinti; in questo senso allora non detto che dalla conoscenza di una si pu
infallibilmente risalire alla conoscenza dellaltra. E vero che se affinch esista una causa che d un effetto,
sufficiente che quando presente la causa, a parit di condizioni, ci sia sempre anche leffetto. Ma non
vero il contrario: perch esista un effetto sempre uguale dovrebbe essere sufficiente lesistenza di una causa,
ma lesperienza ci dice che un medesimo effetto pu provenire da cause diverse. Questo dimostra che le
cose non possiedono un loro finalismo: anche questaltro caposaldo della scienza aristotelica salta.

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76. Anima e morale teologica in Guglielmo di Ockham

Anche a proposito del concetto di anima Ockham utilizza il principio del rasoio: nessuno ha il diritto di dire
che intelletto e volont agiscano indipendentemente dallanima; anzi sono gli atti di intellezione e gli atti di
volizione a differire tra loro, ma ci che li genera sempre e cmq lanima. La distinzione allora tra intelletto
volont e anima solo nominale. Non esistendo universali, e dunque non esistendo fattori intermedi nella
conoscenza tra un soggetto e un oggetto, non pi necessario ammettere lesistenza di un intelletto agente
che aiuta lintelletto umano a conoscere portandolo allatto di volta in volta, o ad attualizzare luniversale
che in potenza in tutte le cose. Lanima allora possiede la facolt di autodeterminarsi. In effetti lesistenza
della liberta non dimostrabile ma lesperienza ci mostra che la volont pu rifiutare ci che la ragione
comanda. possibile solo che Dio si ponga, se vuole, come fine delle creature. Proprio cos si giustifica la
Rivelazione. su questo che si basa la sua morale teologica: un atto morale tale solo se come fine ha Dio,
lamore di Dio. solo Dio a stabilire cosa bene o cosa male. Nessuna legge valida se prescinde dal
volere di Dio. Un atto allora per essere moralmente buono deve essere libero e non il risultato di una
costrizione; sar con la retta ragione che luomo scegliera liberamente i aderire al comando di Dio. Il destino
ultraterreno per esclusivamente appannaggio di Dio: Lui con la sua grazia che decide chi vuole salvare
e nulla esclude che egli applichi maggior misericordia per chi meno lo merita o vive esclusivamente secondo
ragione. Se cos allora prede ogni funzione mediatrice la Chiesa nelleconomia della salvezza.

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Indice
1. Quattro fasi del pensiero medioevale

2. Filoni di scuole medioevali

3. Alcuino e il metodo d'istruzione

4. XIII secolo, avvento delle Universit

5. Problema degli universali. Il realismo esagerato

6. Problema degli universali. Il nominalismo

7. Problema degli universali. Il concettualismo

8. Problema degli universali. Il realismo moderato

9. Vita e scritti di Sant'Agostino

10. 386, anno della conversione di Sant'Agostino

10

11. Conversione di Agostino nelle "Confessioni"

11

12. Filosofare della fede in Sant'Agostino

12

13. Metafisica dell'interiorit in Sant'Agostino

13

14. Verit e illuminazione in Sant'Agostino

14

15. Agostino e Platone

15

16. Esistenza di Dio in Sant'Agostino

16

17. La Trinit in Sant'Agostino

17

18. Dottrina della creazione in Sant'Agostino

18

19. Struttura della temporalit ed eternit in Sant'Agostino

19

20. Dottrina delle Idee e delle ragioni seminali in Sant'Agostino

20

21. Stato ontologico del male in Sant'Agostino

21

22. Volont, libert e grazia in Sant'Agostino

22

23. Citt terrena e Citt divina in Sant'Agostino

23

24. "Ordo amoris" in Sant'Agostino. Amore essenza dell'uomo

24

25. Vita e scritti di Severio Boezio

25

26. Vita di Scoto Eriugena

26

27. "De divisione naturae" di Boezio

27

28. Vita e scritti di Anselmo d'Aosta

28

29. Centralit del problema di Dio in Anselmo d'Aosta

29

30. Prove a posteriori dellesistenza di Dio in Anselmo d'Aosta

30

31. Prova a priori dellesistenza di Dio in Anselmo d'Aosta

31

32. Libert umana e onniscienza divina in Anselmo d'Aosta

32

33. Ragione nel tracciato della fede in Anselmo d'Aosta

33

34. Caratteristiche del realismo in Anselmo

34

35. Vita e scritti di Pietro Abelardo

35

36. Dubbio e regole della ricerca in Abelardo

36

37. Ratio, "intelligere e comprehendere" in Abelardo

37

38. Etica in Abelardo. Consensus animi

38

39. Intelligo ut credam e universali in Abelardo

39

40. Vita e scritti di Ugo di San Vittore

40

41. "Didascalicon" di Ugo di San Vittore

41

42. Le scienze per Ugo di San Vittore

42

43. "De institutione novitiorum" di Ugo di San Vittore

43

44. Vita e scritti di Pier Lombardo

44

45. Vita e pensiero di Giovanni di Salisbury

45

46. Vita e opere di Avicenna

46

47. Pensiero logico di Avicenna

47

48. Idea di Dio in Avicenna

48

49. Gradi di conoscenza e intellectus sanctus in Avicenna

49

50. Vita e pensiero di Averro

50

51. Primato della filosofia ed eternit del mondo in Averro

51

52. Unicit dei tipi di intelletti in Averro

52

53. Vita e pensiero di Alberto Magno

53

54. Vita e opere di Tommaso d'Aquino

54

55. Filosofia e teologia in Tommaso d'Aquino

55

56. Ente logico ed ente reale in Tommaso d'Aquino

56

57. Essere ed essenza in Tommaso d'Aquino

57

58. I trascendentali in Tommaso d'Aquino

58

59. Analogia e teologia negativa in Tommaso d'Aquino

59

60. Cinque vie per dimostrare esistenza di Dio in Tommaso d'Aquino

60

61. Via dal mutamento e dalla causalit efficiente. Esistenza di Dio

61

62. Via dalla contingenza. Esistenza di Dio

62

63. Via dai gradi di perfezione e dal finalismo. Esistenza di Dio

63

64. Libero arbitrio in Tommaso d'Aquino

64

65. Lex divina, aeterna, naturalis e humana in Tommaso d'Aquino

65

66. Fede guida della ragione in Tommaso d'Aquino

66

67. Vita e pensiero di Guglielmo di Ockham

67

68. Logica e termini universali in Guglielmo di Ockham

68

69. Rasoio di Ockham

69

70. Verit e sillogismo in Guglielmo di Ockham

70

71. Conoscenza intuitiva e astrattiva in Guglielmo di Ockham

71

72. Verit teologiche in Guglielmo di Ockham

72

73. Essere primo e cause conservanti in Guglielmo di Ockham

73

74. Creazione e categorie di sostanza e causa in Ockham

74

75. Tempo e movimento in Ockham

75

76. Anima e morale teologica in Guglielmo di Ockham

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