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GUGLIELMO DI OCKHAM E IL
NOMINALISMO
Docente Alunno
IL NOMINALISMO
A partire dal XII secolo uno degli elementi centrali nelle discussioni in ambito
filosofico è quello degli universali1. Le due soluzioni fondamentali al problema
risultano essere due: il realismo e il nominalismo. Esse costituiscono perciò, le due
estreme posizioni che vengono a fronte nella disputa degli universali, mentre il
concettualismo di Abelardo2, scolaro del realista Guglielmo di Champeaux e del
nominalista Roscellino, nega nominalisticamente la realtà esterna degli universali ma
non li riduce a voci considerandoli invece come entità mentali; occupa perciò una
posizione intermedia. La disputa assunse ben presto un carattere teologico.
Roscellino, sostenendo il nominalismo, affermava che come l'umanità non è nulla di per
sé poiché la sua vera realtà è costituita dagli uomini che la compongono, così la divinità
non è qualcosa di comune alle tre persone della Trinità, ma ognuna delle tre persone è
una realtà distinta dalle altre, identiche per il potere e la volontà.
II
GUGLIELMO DI OCKHAM
6
Termine latino utilizzato per indicare la realtà
a diverse dottrine. Parallelamente alla nascita della scolastica si svilupparono diverse
correnti filosofiche, che avevano fra i temi centrali quello degli universali. « I realisti
estremi vedevano negli universali qualcosa di reale, mentre i nominalisti e i
concettualisti attribuivano la reale esistenza esclusivamente agli individui; il genere o la
specie venivano considerate come semplici parole o concetti. Roscellino fu un
esponente di questa opinione che presto venne avvertita come pericolosa per la fede e
sostituita con il realismo. La sua tesi infatti era in contrasto con il dogma trinitario
poiché in assenza degli universali, Dio, Cristo e lo Spirito Santo sarebbero tre persone
separate; naturalmente la chiesa non poteva essere d’accordo con tutto ciò. »7
Completamente coinvolto con la lotta contro il primato politico della Santa Sede.
Ockham non ha lasciato un’esposizione sistematica della sua tesi perciò bisogna partire
da testi sparsi per ricostruire la sua dottrina, chiamata più specificamente occamismo
poiché gli universali occupano un ruolo marginale e la figura di Ockham è considerata
iniziatrice della via moderna. L’occamismo deriva da due princìpi fondamentali già
presenti in Duns Scoto10 : « l’onnipotenza divina limitata dalla sola esigenza della non-
contraddizione e la legge di economia che impone, per spiegare le cose, il ricorso al
minimo di esseri » . Entrambe le formule sono care ad Ockham, ma comunque non si
può affermare che siano perfettamente conciliabili. Il principio della nulla pluralitas
sine necessitate potrebbe portare alla negazione della libertà divina . La potentia
absoluta esclude ogni eliminazione del contingente mediante il calcolo algebrico de
minimis et de maximis. Infatti il ricorso all’onnipotenza è un procedimento «
dialettico » opposto a qualunque argomentazione che confonderebbe l’abituale col
necessario. Per cio che riguarda il « rasoio di Ockham »11 non bisogna vedere in esso
né una razionale limitazione della divina potenza, né una determinazione positiva del
volere provvidenziale.
II.2.1. Teologia
9
A.FLICHE, V. MARTIN, Storia della chiesa, dalle origini fino ai giorni nostri. XIII Movimento dottrinale
nei secoli IX-XIV.
10
Giovanni Duns Scoto, filosofo nato nel 1266 in Scozia
11
Principio metodologico che indica di scegliere tra più soluzioni egualmente valide di un problema
quella più semplice.
Allo stesso modo con il quale difende la purezza evangelica, Ockham vuole
proteggere la fede da una ragione tanto più arrogante quanto meno sicura dei suoi
fondamenti. In riferimento a tale atteggiamento il suo comportamento è stato definito «
positivistico » e dato che la sua maggiore preoccupazione è quella dell’esperienza, la
sua visione del mondo suppone un pluralismo di individui che esclude ogni realismo
dell’ordine come della relazione, dell’incertezza come della partecipazione.
III
L’OCCAMISMO
Pietro di Ailly, nato nel 1350, vescovo di Cambrai, partecipò al concilio di Costanza nel
quale contribuì alla condanna della teoria della superiorità del concilio del papato. Fù
autore di numerosi scritti di filosofia, teologia e scienze naturali. La sua filosofia
dipende prevalentemente da quella di Ockham. Nel commentario delle sentenze, che è
la sua opera principale, egli afferma che il filosofo può servirsi soltanto della ragione
naturale e che la ragione naturale non consente di dimostrare neppure l’esistenza di Dio;
da questo punto di vista l’esistenza di Dio è solo probabile e l’affermazione di essa
spetta soltanto alla fede. In questo caso la fede è infusa direttamente da Dio, cioè la fede
soprannaturale, non quella acquisita. La fede acquisita, diversamente da quella infusa, è
compatibile con la conoscenza dimostrativa o scientifica. Gli occamisti attraverso il
metodo nominalistico separano la teologia dalle basi aristoteliche togliendole ogni
possibilità di presentarsi come scienza e riducono la fiducia nella ragione applicata alle
dimostrazioni dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima. Nell'onnipotenza
divina vi è anche il caso che Dio possa far intuire un oggetto inesistente: tema del "Dio
ingannatore" usato da Cartesio nella soluzione della certezza del cogito ergo sum.
Dopo Pietro di Ailly, l’Università di Parigi rimase il centro della via moderna, cioè del
nominalismo e dell’occamismo. Il 1° marzo del 1473 re Luigi XI proibiva la dottrina di
Ockham e le opere dei nominalisti, suoi seguaci. In Germania il nominalismo trova
numerosi seguaci; colui che contribuì maggiormente alla diffusione del nominalismo in
Germania fu Gabriele Biel. I seguaci dell’occamismo nell’università di Erfurt e di
Wittemberg si chiamarono gabriellisti e lo stesso Lutero venne indirizzato
all’occamismo da Biel.
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ENCICLOPEDIA TRECCANI, occamismo
BIBLIOGRAFIA
Fonti
A.FLICHE, V. MARTIN, STORIA DELLA CHIESA, DALLE ORIGINI FINO AI GIORNI NOSTRI,
XIII MOVIMENTO DOTTRINALE NEI SECOLI IX-XIV.
N. ABBAGNANO, STORIA DELLA FILOSOFIA, VOL. I, LA FILOSOFIA ANTICA, LA
PATRISTICA E LA SCOLASTICA.