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Lorenzo Peron 4°E filosofia

RIASSUNTO DELL’EVOLUZIONE DEL PENSIERO FILOSOFICO IN EUROPA

Tra il 1500 e il 1700 l’Europa assiste ad un cambiamento nel pensiero e nelle certezze in campo
scientifico e filosofico; si nota una progressiva perdita di influenza da parte della Chiesa in tali
campi. Un primo cambiamento si ha nella concezione del cosmo che rimane predominante per
tutto il Medioevo e per l’inizio dell’ Umanesimo, ovvero quella geocentrica proposta da Aristotele
e sostenuta dalla Chiesa. Essa prevedeva una suddivisione tra regno sublunare, corrotto e
peccaminoso, e quello sovra lunare, immutabile, eterno e senza peccato.

Una diversa visione del cosmo viene individuata da Copernico con la pubblicazione del “DE
REVOLUTIONIBUS” nel 1543 che prevedeva la ripresa della teoria eliocentrica ritrovata in alcuni
testi greci. Questo testo non verrà però aggiunto all’indice dei libri proibiti poiché si riteneva
fossero idee puramente a scopo matematico con nessuna applicazione fisica.

Sostenitore delle idee Copernicane fu Giordano Bruno, un filosofo che godeva di molta a fama a
livello europeo. A differenza sua, però, egli affermava con fermezza l’infinità dell’universo, la
pluralità di mondi abitati e la natura panteista di Dio ovvero la sua presenza in tutte le cose.
Queste affermazioni portarono Bruno ad essere considerato come il nemico della Chiesa per
eccellenza e ad essere condannato al rogo il 17 febbraio 1600.

Il primo a trovare le prove per applicare il modello matematico di Copernico alla fisica fu Galileo
Galilei; il quale tramite l’utilizzo del binocolo(strumento di sua invenzione) riuscì ad osservare
l’imperfezione della Luna che di conseguenza andava a confutare la suddivisione tra sublunare e
sovra lunare. Tali idee erano contenute nella sua opera maggiore “dialogo sopra i due massimi
sistemi del mondo” pubblicata nel 1632. Galileo fu inoltre il primo a separare la religione dalla
scienza e a fondare il metodo scientifico che prevedeva, tramite un procedimento induttivo,
ipotetico e sperimentale, di arrivare a conclusioni oggettive della realtà. La Bibbia infatti, secondo
Galileo, non afferma come sia fatto l’universo, bensì indica gli atteggiamenti da seguire per
raggiungere il paradiso; in quanto non era un libro scientifico. Nel 1633 fu però costretto ad
abiurare le sue idee di fronte alla minaccia dell’inquisizione.

Con il progressivo utilizzo della ragione per comprendere la realtà, introdotto da Galileo, nasce una
nuova corrente filosofica: il “RAZIONALISMO” ; il cui massimo esponente e fondatore fu Cartesio,
nato nel 1596. La ricerca del metodo migliore per lo studio della realtà parte dall’insoddisfazione
data dagli studi religiosi presso il collegio dei gesuiti dal 1604 al 1612. La finalità di Cartesio è
riuscire a spiegare la realtà tramite un metodo sicuro di analisi, il quale viene individuato nel
ragionamento matematico, ed esportare tale metodo a tutti i vari campi della scienza. Le sue idee
sono racchiuse nei tre saggi pubblicati nel 1637: “Diottrica”, “Meteore” e “Geometria”; dei quali
però era di più notevole rilevanza la prefazione intitolata “DISCORSO DEL METODO” nella quale
spiega le regole da seguire nel ragionamento metodico alla scoperta della realtà, ovvero:
l’evidenza, l’analisi, la sintesi e l’enumerazione.
Questa ricerca del metodo porta Cartesio a mettere in dubbio la realtà, dubbio metodico, e la
propria esistenza, dubbio iperbolico; fino a trovare un principio che non può essere messo in
dubbio ed arriva alla conclusione secondo cui “il fatto di poter dubitare dimostra la sua esistenza
come essere pensante” (COGITO ERGO SUM).

L’idea della ragione di Cartesio trova poi un’evoluzione nell’empirismo inglese, fondato da Locke,
che le affianca l’esperienza. Tramite un esame sulle capacità proprie dell’uomo e i suoi limiti, Locke
arriva alla conclusione che è l’esperienza a fornire il materiale del quale l ragione si serve per
combinare, tramite l’intelletto, le varie idee semplici in idee complesse e idee generali. La ragione,
essendo data dall’esperienza, non è quindi unica e uguale in tutti gli uomini e non è infallibile,
come afferma Cartesio. Nonostante queste debolezze essa è comunque l’unica guida efficace di
cui l’uomo dispone e l’obbiettivo di Locke è quello di estendere il campo della sua azione alla
morale, alla politica e alla religione; a questo proposito scriverà nel 1689 “Epistola sulla tolleranza”
e due trattati sul governo, in fine nel 1690 venne pubblicato il “saggio sull’intelletto umano”.

Queste opere fanno di Locke uno dei primi difensori della libertà dei cittadini e della libertà di
pensiero, argomenti poi ripresi dagli intellettuali vissuti in uno dei periodi di maggior splendore per
l’Europa: l’ILLUMINISMO.

L’Illuminismo può essere definito come una continuazione del Rinascimento in quanto si
riprendono le tematiche trattate in questo periodo, ma è anche il secolo di maggior sviluppo del
metodo scientifico. Nell 700, infatti, si può notare un progressivo avvalersi della ragione come
strumento di progresso per migliorare il modo di vivere. In questo periodo si assiste ad un esame
critico nei confronti del passato e, specialmente, nei confronti di quelle manifestazioni di potere
che hanno limitato lo sviluppo del pensiero e della scienza, come la Chiesa. A tal proposito, essa,
perde qualsiasi tipo di influenza rimasta sul pensiero dell’uomo europeo.

L’uomo viene di conseguenza messo al centro della Storia e al pessimismo storico, che vede il
passato come un periodo negativo, si affianca una rinata carica di fiducia nel futuro e nelle
capacità dell’uomo.

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