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LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA

 È un periodo che va dal 1543, anno di pubblicazione del “De revolutionibus orbium
coelestium” di Copernico, al 1687, anno di pubblicazione dei “Principi matematici di
filosofia naturale” di Newton.
 Identifica i suoi capisaldi in 3 punti fondamentali:
1. Contrapposizione tra ciò che è oggettivo o soggettivo, tipica di Cartesio, il quale
porta alla diffusione di un’idea di sapere scientifico che punta alla neutralità.
2. Matematica applicata ai fenomeni, tipica di Galileo.
3. Tecnica, ossia l’esperimento, tipica di Bacone, che sostiene la riproducibilità tecnica
dei fenomeni naturali, a favore di un dominio della natura.

GALILEO GALILEI
 Nasce a Pisa il 15 febbraio 1564, segue corsi di arte e letteratura e viene iscritto dal padre a
medicina.
 Lascia gli studi e si concentra sulla matematica, arrivando ad ottenere la cattedra nel 1589
all’università di Pisa, dove studierà la caduta dei gravi.
 Nel 1592 passa ad insegnare all’università di Padova, dove vi resterà fino al 1610, anno in
cui, dopo le numerose osservazioni astronomiche, pubblica il “Sidereus nuncius”.
 Ritorna all’università di Pisa e nel 1616 ottiene un’ammonizione dal cardinale Roberto
Bellarmino, e in quello stesso anno viene messa all’indice l’opera di Copernico.
 Nel 1623 pubblica “Il Saggiatore”, contenente importanti considerazioni di tipo
metodologico, e nel 1632 pubblica il “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, il
tolemaico e il copernicano”.
 Viene condannato dalla chiesa e il 22 giugno 1633 fu costretto ad abiurare, e fu mandato in
confino ad Arcetri.
 Pubblicherà i “Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze” nel 1638
e morirà ad Arcetri l’8 gennaio 1642.

Differenze con Aristotele


Aristotele Galileo
Afferma una netta divisione tra la fisica e la Sostiene l’unione delle due scienze, poiché la
matematica-geometria. matematica diventa linguaggio della natura e
quindi della fisica.
Sostiene che i corpi celesti siano perfetti e Afferma che i moti terrestri e i moti celesti
viaggino nell’etere, e sostiene inoltre una sono dello stesso tipo, introducendo il
differenza tra i moti sovralunari e sublunari, principio di inerzia, ripreso dall'Impetus di
evidenziando come quest’ultimi si suddividano Cusano.
in moti naturali e violenti.
Afferma che la velocità di caduta di un corpo Sostiene che i corpi cadano tutti alla stessa
dipenda dalla sua massa e dal suo peso. velocità.
Non ci parla di accelerazione. Introduce l’idea di moto accelerato tramite lo
studio del piano inclinato.
Sidereus nuncius
 I punti di disaccordo con Aristotele non infastidirono la chiesa, poiché ciò che creò
veramente problemi furono le tesi espresse nel “Sidereus nuncius”.
 Nel 1609 Galileo scopre, infatti, l’invenzione, da parte di un nobile olandese, del
cannocchiale, uno strumento tramite il quale è possibile vedere ingrandite immagini anche
molto lontane. Nei due anni successivi compie delle attente osservazioni astronomiche che
lo porteranno a distruggere completamente il sistema tolemaico-aristotelico.
 I punti di fondamentale discussione del “Sidereus nuncius” furono 5:
1. Galileo afferma che i materiali che costituivano la Terra erano gli stessi che
costituivano i corpi celesti.
2. Il numero dei pianeti che osserva è maggiore rispetto a quello indicato di greci.
3. Scopre i pianeti medicei (4).
4. Osserva le fasi di Venere, testimonianze del moto di rivoluzione dei pianeti attorno
al Sole e non alla Terra.
5. Osserva le macchie solari, testimonianze dell’irregolarità del Sole e dei vari corpi
celesti, che fino a poco tempo prima erano considerati perfetti, eterni e immutabili.

Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, il tolemaico e il


copernicano
 È un dialogo, organizzato in 4 giornate con temi diversi, tra Simplicio, sostenitore delle
teorie e del mondo tolemaico, Sagredo, nobile veneziano aperto alle nuove scoperte, e
Salviati, sostenitore delle teorie e del mondo galileiano.
 Durante la prima giornata vengono esposte le idee aristoteliche e tolemaiche, che
verranno confutate nella seconda.
 L’apice del libro si raggiunge quando Galileo afferma che “quando un corpo è in
movimento secondo il suo principio di inerzia, tutti gli altri corpi sopra quello si muovono
dello stesso moto”, introducendo così una prima idea di relatività galileiana.
 Strettamente legata a questo tema vi è anche la frase nella quale Galileo afferma che un
uomo sulla barca che beccheggia vede gli oggetti sulla barca muoversi di un moto diverso
da quello degli oggetti sulla terra, sostenendo così che il moto di un corpo dipende
fondamentalmente dal punto di vista dell’osservatore.
 Quest’ultima frase è poi collegata all’analisi che Galilei fa per quanto riguarda il fenomeno
della parallasse.
 Nella terza giornata Galilei dimostrerà il moto di rotazione della Terra, mentre nella quarta
esporrà la sua dottrina delle maree.

Il metodo Galileiano
 È importante chiarire che Galileo non ha mai elaborato un metodo scientifico, ma ne ha
fatto solamente uso.
 Per Galileo il metodo scientifico consisteva nel connettere le sensate esperienze alle
necessarie dimostrazioni.
 Le prime costituivano la parte più concreta, erano basate sulla raccolta dati e
caratterizzavano il ragionamento induttivo e le dimostrazioni a posteriori.
 Le seconde costituivano la parte più logica, erano basate sulle teorie e sulle ipotesi e
caratterizzavano il ragionamento deduttivo e le dimostrazioni a priori.
 Il termine di connessione tra la due era appunto l’esperimento, fondamentale nella
riproduzione artificiale del fenomeno naturale.
 È importante definire che le sensate esperienze non vengono identificate da Galileo nelle
esperienze di vita quotidiana, poiché esse sono spesso ingannevoli, ma sono elaborate a
livello scientifico-matematico, tramite la riflessione.
 Il problema fondamentale del metodo galileiano riguarda il fatto che Galilei non definirà
mai quale delle due parti fosse la più importante.

BACONE
 Francis Bacon, in italiano Francesco Bacone, nacque a Londra il 22 gennaio 1561, studiò a
Cambridge e passò alcuni anni in Francia, a Parigi.
 Ricopre alcune cariche pubbliche e nel 1621 viene accusato di corruzione. Si ritirerà a
Gorhambury, dove morirà il 9 aprile 1626.
 La sua opera più importante è il “Nuovo Organon” ossia “Nuovo Strumento”, opera in cui,
tramite una serie di critiche alla logica aristotelica, introduce una nuova logica, per via
della necessità di nuovi strumenti del pensiero.
 L’introduzione di una nuova logica porta alla diffusione di una scienza che si identifica
completamente nella tecnica. Il cuore della nuova conoscenza è, di conseguenza,
l’esperimento.
 L’esperimento porta alla comprensione della regolarità della natura, la quale garantisce
all’uomo l’acquisizione del dominio della natura (egli afferma che la scienza sia il “parto
maschio” mentre la filosofia sia il “parto femmina”).
 Per comprendere la natura Bacone individua due tipi di procedure: quella a priori, basata
sulle “anticipazioni”, ossia leggi formulate prima dell’esperimento, e quella a posteriori,
basata sulle “interpretazioni”, ossia leggi formulate dopo l’esperimento a partire
dall’analisi della raccolta dati.
 Bacone predilige la seconda, poiché supera le “anticipazioni”, riducendole a semplici
pregiudizi, che chiama “Idole” e dei quali l’uomo si deve sbarazzare.
 Per Bacone esistono 4 tipi di pregiudizi:
1. IDOLA TRIBUS, ossia gli idoli della tribù, secondo i quali Bacone afferma che l’uomo
è portato di natura a formare pregiudizi, come quello che la natura sia armoniosa.
2. IDOLA SPECUS, ossia gli idoli della spelonca, che dipendono dal singolo uomo e
derivano dalle abitudini, dalla storia e dalle paure personali.
3. IDOLA FORI, ossia gli idoli della piazza, legati agli errori linguistici. Con Bacone si
inizia a parlare di filosofia del linguaggio.
4. IDOLA THEATRI, ossia gli idoli del teatro, legati alle dimostrazioni fallaci che i filosofi
e gli scienziati hanno effettuato durante la storia per via di una logica sbagliata.
 L’unico modo di eliminare questi pregiudizi è l’esperimento.
 Analizzando per esempio il fenomeno delle maree, Bacone suggerisce la suddivisione delle
osservazioni in 3 categorie, che prendono il nome di tavole: la tavola della presenza del
fenomeno, la tavola dell’assenza del fenomeno, e la tavola comparativa, ossia la presenza
del fenomeno in gradi diversi.
 Egli afferma che è necessario eliminare la categoria dell’assenza del fenomeno poiché non
permette di comprenderlo, e afferma inoltre che è necessario iniziare a fare delle ipotesi,
che lui chiama istanze.
 Le istanze, per Bacone, sono di due tipi:
1. Le prerogative, ipotesi che permettono di eliminare ed escludere alcuni dati.
2. Le cruciali, ipotesi che si permettono di connettere due casi ugualmente possibili e
che permettono di giungere alla risposta definitiva.
 È necessario, quindi, predisporre l’esperimento e l’istanza cruciale, “experimentus crucis”,
che forniranno la risposta definitiva.
 Bacone, sebbene propenda per l’area induttiva, decide però di astenersi al dibattito tra la
ricerca razionalista, basata sulla ragione e sulle dimostrazioni a priori, e la ricerca empirica,
basata sugli esperimenti e sulle dimostrazioni a posteriori. Egli, infatti, paragona i primi a
dei ragni che tessono da soli la loro tela, i secondi a delle formiche che accumulano
granello per granello, e decide invece di paragonarsi a un’ape che prende da sé il polline e
lo trasforma in miele.
 Infine Bacone ragiona, tramite la sua teoria delle cause, sull’utilità delle cause aristoteliche.
Proprio come Galileo afferma che esse siano troppe ma pensa che quella efficiente non sia
la causa in grado di dare e formulare le leggi.
 Bacone sostiene la causa formale, poiché afferma che essa può portare alla definizione di
una legge di natura, caratterizzata da una struttura, in grado di cogliere la stabilità dei
corpi, e da uno schema, in grado di cogliere il divenire dei corpi.

CARTESIO
 René Descartes nasce il 31 marzo 1596 a La Haye, in Francia, ed è considerato il padre del
razionalismo.
 Tra il 1619 e il 1630 scrive la sua prima opera, costituita dalle “Regole per dirigere
l’ingegno”.
 Dopo aver partecipato alla Guerra dei Trent’Anni si stabilisce nel 1628 in Olanda, dove
pubblicherà il “Discorso sul metodo” nel 1637.
 Nel 1641 pubblicherà le “Meditazioni sulla filosofia prima”, e morirà a Stoccolma l’11
febbraio 1650.

“Meditazioni metafisiche” e “Discorso sul metodo”


 Cartesio capisce che Galileo non ha giustificato il metodo scientifico e capisce che è
possibile dubitare anche della certezza della matematica, in quanto non si è certi che la
natura sia scritta in un linguaggio matematico: cade di conseguenza il concetto di scienza.
 Per Cartesio è, quindi, fondamentale riformulare il sapere, tramite la diffusione di un
nuovo metodo, che deve fungere da criterio di orientamento unico e semplice, e che sia
vantaggioso per l’uomo, e che sia di tipo teoretico ma anche pratico.
 Per creare questo nuovo metodo Cartesio parte da 4 fondamentali regole del metodo:
1. EVIDENZA: non accettare per vero nulla che non si imponga in maniera chiara e
distinta al mio pensiero
2. ANALISI: dividere le difficoltà in tante piccole parti, in modo da risolverle meglio a
una a una
3. SINTESI: risolvere prima i problemi più semplici e successivamente quelli più
complessi, in modo da passare dalle conoscenze più semplici a quelle più complesse
4. ENUMERAZIONE E REVISIONE: enumerare e revisionare tutto in modo da accertarsi
di aver svolto correttamente i passaggi dell’analisi e della sintesi
 A fianco a queste regole per il corretto sviluppo del metodo, Cartesio pone 6 meditazioni
metafisiche, ossia meditazioni legate ad una scienza che sta al di là della fisica e ne spiega
di conseguenza alcuni preconcetti. Esse sono:
1. INAFFIDABILITÀ DEI SENSI e IMPOSSIBILITÀ DI DISTINGUERE IL SONNO DALLA
VEGLIA, strettamente legata all’idea di Dio come ingannatore
2. L’IO COME ASSOLUTA CERTEZZA DI ESISTERE E DIVISIONE TRA RES
COGITANS(SOGGETTO) E RES EXTENSA(OGGETTO)
3. ESISTENZA DELLE COSE ESTERNE
4. IDEE DEL PENSIERO E ESISTENZA DI DIO
5. DIO COME GARANTE DELL’EVIDENZA
6. PROBLEMA DELL’ERRORE
 Cartesio chiarisce, quindi, che il metodo debba partire da un’indagine, alla base della quale
troviamo il dubbio: per Cartesio è necessario dubitare di ogni cosa, perfino della nostra
stessa esistenza. (Cartesio passa da una visione scettica di dubbio metodico a una visione di
dubbio iperbolico):
1. I sensi spesso ingannano l’uomo(per esempio con i fenomeni della diffrazione e
della parallasse), e di conseguenza Cartesio afferma che non è possibile nemmeno
definire se noi esseri umani siamo in stato di sonno o di veglia(a testimonianza di
questa difficile distinzione Cartesio pone l’esempio che spesso i sogni sono talmente
veri da essere confusi con la realtà). Questa confusione deriva dal fatto che per
Cartesio Dio è in realtà un’entità ingannatrice, un “genio maligno”.
2. L’unico modo per superare questo dubbio è l’utilizzo della ragione e della logica:
egli riprende un’affermazione di Sant’Agostino e afferma che è possibile dubitare di
tutto tranne che del fatto che si sta dubitando. Da questa affermazione Cartesio
deduce il suo principale argomento: “Ergo cogito ergo sum sive existo”, ossia “io
penso, quindi sono, di conseguenza esisto”. Tramite questa affermazione Cartesio
lega la possibilità di pensiero alla necessaria certezza dell’esistenza: il fatto che io
pensi determina obbligatoriamente la mia esistenza, se non pensassi non potrei
esistere. Da questa affermazione Cartesio chiarisce, quindi, che il soggetto, ossia il
“Res cogitans” esiste in quanto pensiero. Tramite questo passaggio Cartesio
definisce un principio che garantisce la validità della conoscenza umana e
l’efficacia dell’azione umana sul mondo. A questo punto furono poste numerose
critiche da parte di filosofi e pensatori, che Cartesio decide di inserire liberamente
nelle sue opere:
1. ANTOINE ARNAULD: egli afferma che nel ragionamento di Cartesio vi sia un
circolo vizioso, poiché, se il cogito viene accettato perché evidente, allora la
regola dell’evidenza risulta anteriore al cogito e la pretesa di giustificarla in
virtù del cogito diventa illusoria. Cartesio risponde affermando che con la
certezza del cogito si stabilisce e definisce un’autoevidenza originaria e
esistenziale che il soggetto ha di se stesso.
2. PIERRE GASSENDI: egli afferma che il ragionamento sul cogito sia in realtà
un sillogismo abbreviato e derivi quindi da un concetto originario. Di
conseguenza il cogito perde il suo ruolo di principio assoluto. Inoltre
Gassendi afferma che, con l’idea del “genio maligno” anche la premessa
“Tutto ciò che pensa esiste” non è certa e di conseguenza tutto il sillogismo
perde di significato. Cartesio risponde analogamente alla prima critica,
affermando che il cogito non è un ragionamento ma un’intuizione
immediata della mente.
3. THOMAS HOBBES: egli afferma che Cartesio ha senz’altro ragione nel dire
che l’io, in quanto pensa, esiste, ma ha torto nel pretendere di pronunciarsi
sul come l’io esiste.
3. Dopo aver dimostrato l’esistenza dell’essere pensante, del soggetto, il passaggio
successivo riguarda la dimostrazione dell’esistenza dell’oggetto, ossia delle cose
esterne al pensiero. L’essere pensante ha, infatti, idee che esistono sicuramente nel
suo spirito, ma che potrebbero non corrispondere alla realtà fuori di sé, poiché Dio,
essere maligno, potrebbe ingannarlo. È necessario, quindi, dimostrare l’esistenza di
un Dio buono che non inganni l’uomo. Questo Dio diventa per Cartesio medium,
ossia mezzo, in quanto è in grado di connettere l’uomo, l’essere pensante, alla
realtà esterna.
4. La dimostrazione dell’esistenza di Dio punta alla definizione di Dio come essere
esistente al di fuori dell’uomo privo di dubbio, e si struttura su 3 prove:
1. La prima parte dall’analisi delle idee del pensiero che vengono suddivise da
Cartesio in 3 categorie: le idee innate, presenti in me da sempre, come
l’idea di “cosa” o l’idea di “Dio”, le idee avventizie, derivate dall’esterno,
come l’idea di “albero”, e le idee fattizie, formate dall’uomo, come l’idea di
“ippogrifo”. Per poter scoprire se a qualcuna delle idee elencate corrisponda
una realtà esterna è necessario interrogarsi sulla loro causa: è possibile
trovare un’idea che non sia causata dall’uomo? Cartesio esclude le idee
fattizie e le idee avventizie e afferma che l’idea di Dio, che coincide con
l’idea di infinito e si trova tra le idee innate, rispecchi invece il criterio che si
sta cercando. Cartesio afferma, infatti, che è impossibile che l’uomo,
creatura imperfetta e finita, abbia prodotto l’idea di una sostanza infinita,
eterna, immutabile, indipendente, onnisciente e onnipotente. Cartesio
afferma, inoltre, che la causa di un’idea deve sempre avere almeno tanta
realtà quanta ne possiede l’idea stessa, e di conseguenza l’essere che ha
causato l’idea prima descritta sarà un essere di quel tipo, ovvero esistente e
buono.
2. Per la seconda prova Cartesio afferma che se l’uomo si fosse creato da solo,
senza l’aiuto di un essere superiore, si sarebbe creato senza limiti. Invece la
piena coscienza dei limiti umani determina per Cartesio la necessaria
esistenza di un essere superiore a questi limiti, che si identifica in Dio.
3. L’ultima prova riguarda la ripresa della dimostrazione dell’esistenza di Dio di
Sant’Anselmo d’Aosta, secondo la quale non è possibile concepire Dio come
essere sovranamente perfetto senza ammettere la sua esistenza, perché
l’esistenza è una delle sue perfezioni necessarie.
A queste dimostrazioni furono poste ulteriori critiche da parte di vari filosofi:
1. ANTOINE ARNAULD: ripropone l’affermazione del ragionamento
cartesiano come un “circolo vizioso”.
2. PIERRE GASSENDI: egli afferma che l’esistenza non è un concetto
presente nella definizione di qualcosa, e contesta sia il fatto che
l’idea di Dio fosse innata, poiché afferma che deriva dalla cultura e
dall’educazione, sia il fatto che l’idea di Dio fosse positiva o originaria,
poiché afferma che la definizione di un essere perfetto deriva dalla
negazione dell’imperfezione di cui l’uomo è vittima. Cartesio
risponde a queste obiezioni ribaltando l’affermazione di Gassendi e
affermando che l’uomo ricava l’idea dell’imperfezione e della
finitezza dalla negazione dell’idea di perfezione e di infinito.

5. Dalla dimostrazione dell’esistenza e della bontà di Dio, Cartesio deduce


l’impossibilità di inganno da parte di Dio. Tutto ciò che appare chiaro ed evidente
deve essere vero, in quanto è garantito da Dio. Ritorna, quindi, l’idea di Dio come
medium tra il soggetto pensante e la realtà esterna.
6. L’ultimo punto riguarda la possibilità dell’errore: in un mondo in cui esiste un Dio
perfetto e buono, perché esiste l’errore? Cartesio afferma che l’intelletto umano è
molto limitato, a differenza della volontà umana, molto più libera e estesa. Il
pensiero per Cartesio è legato alla verità, mentre la volontà umana è legata
all’errore. La possibilità dell’errore consiste, quindi, nell’affermare o negare ciò che
l’intelletto umano non riesce a percepire chiaramente. Cartesio chiarisce, quindi,
che l’errore dipende esclusivamente dal libero arbitrio dell’uomo.
 Dopo aver esaminato il metodo cartesiano, si è giunti alla definizione dell’esistenza dei
corpi, alla quale segue la definizione delle proprietà dei corpi, che vengono distinte in
proprietà oggettive e proprietà soggettive. Il passaggio successivo è quello di analizzare il
tipico dualismo cartesiano: Cartesio, nella descrizione del mondo, afferma che,
ammettendo l’esistenza dei corpi, accanto alla sostanza pensante, la “Res cogitans” egli
ammette una sostanza estesa o corporea, la “Res extensa”. La prima è incorporea,
inestesa, consapevole e libera, la seconda invece è corporea, spaziale, inconsapevole e
meccanicamente determinata.
 Un ulteriore passo riguarda l’analisi e la conoscenza del mondo fisico, che per Cartesio
parte dalla materia della Geometria: con Cartesio si assiste, infatti, alla nascita della
geometria analitica, una geometria in grado unificare la geometria degli antichi con
l’algebra dei moderni, tramite un unico linguaggio espresso all’interno di un unico sistema
di riferimento, stabilito e determinato dagli assi cartesiani, che definiscono uno spazio e un
tempo assoluti. La Geometria di Cartesio è fondamentale per descrivere il mondo fisico,
poiché è integralmente riconducibile alla fisica. Di fatto la fisica cartesiana, basata appunto
sulla geometria, si fonda su due fondamentali elementi: l’estensione e il moto. Cartesio
definisce quindi che:
1. La sostanza estesa è infinita per via dell’infinità dello spazio euclideo.
2. La materia non può essere costituita da atomi, mentre la materia sottile, o etere,
deve essere costituita da corpuscoli, ossia frammenti minutissimi di estensione.
3. Lo spazio è continuo e di conseguenza non è concepibile il vuoto.
4. Lo spazio è qualitativamente indifferenziato.

La visione del mondo di Cartesio è una visione estremamente meccanicistica e


deterministica, che esclude qualsiasi tipo di “forza”, e si basa su due soli principi
fondamentali: il principio di inerzia e il principio della conservazione della quantità di
moto.
 L’ultimo passo riguarda la definizione delle regole di “morale provvisoria” che Cartesio
stabilisce nella terza parte del “Discorso sul metodo”, che sono 3:
1. Obbedire alle leggi e ai costumi del paese in cui ci si trova.
2. Essere risoluti e decisi nell’azione e seguire con costanza l’opinione più dubbiosa.
3. Controllare se stessi più che la fortuna, ovvero qualcosa di controllabile rispetto a
qualcosa di non controllabile, per poter cambiare i propri desideri più che l’ordine
del mondo.

SPINOZA
 Baruch de Spinoza nasce ad Amsterdam il 24 novembre 1632, e muore il 21 febbraio 1677
all’Aia.
 Tra le sue opere più importanti troviamo i “Principi di filosofia cartesiana. Pensieri
metafisici” del 1663 e il “Trattato teologico-politico” del 1670. Molte altre opere verranno
invece ritrovate e pubblicate dopo la sua morte.
 Spinoza vede la filosofia come la via verso la salvezza esistenziale, fondamentale nella
ricerca di un bene vero che si opponga ai beni universalmente agognati dagli uomini, che
sono in realtà beni vani poiché non appagano, sono transeunti e generano perlopiù
inquietudini. È importante chiarire in realtà che Spinoza non vuole colpire i beni comuni in
quanti tali, ma li critica quando essi vengono scambiati per il sommo bene, deviando il
percorso verso il raggiungimento di esso.
 Le più importanti considerazioni di Spinoza sono espresse nell’opera “Etica dimostrata
secondo l’ordine geometrico”, che si identifica in realtà in una sorta di metafisica, e che è
una sorta di enciclopedia delle scienze filosofiche.
 All’interno dell’opera Spinoza introduce il suo metodo geometrico, basato appunto su
assiomi, definizioni, proposizioni, dimostrazioni, corollari e scolii. Egli introduce l’idea di
una filosofia razionale e geometrica che lega la matematica alla geometria.
 Il primo passo per la comprensione della filosofia di Spinoza riguarda la comprensione della
sua idea di sostanza, idea che si oppone alla visione greca dell’unione di forma e sinolo, ma
anche alla visione cartesiana. Egli afferma, infatti, che la sostanza è “ciò che è in sé e per sé
si concepisce, ossia ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di un’altra cosa da cui
debba essere formato”. Con la prima parte della frase Spinoza chiarisce che la sostanza è
autosufficiente e auto sussistente, mentre con la seconda chiarisce che è un concetto che
per essere pensato non ha bisogno di altri concetti, e gode di conseguenza di una totale
autonomia ontologica e concettuale.
 Spinoza definisce poi anche delle proprietà della sostanza. Essa è: increata, poiché è causa
di se stessa, eterna, unica, infinita. Queste caratteristiche permettono di identificare la
sostanza in Dio, il quale diventa per Spinoza principio del sapere. Per la dimostrazione
dell’esistenza di Dio, Spinoza accetta le dimostrazioni tradizionali sia a priori che a
posteriori. Per Spinoza Dio diventa la natura, come esprime nella frase “Deus sive Natura”,
e da questa affermazione deriva una sorta di panteismo spinoziano.
 Spinoza chiarisce poi che della sostanza è possibile analizzare gli attributi e i modi:
1. GLI ATTRIBUTI: gli attributi sono “ciò che l’intelletto percepisce della sostanza
come costituente la sua stessa essenza”, ossia le qualità essenziali della Sostanza.
La sostanza, secondo Spinoza, ha due attributi necessari ed assoluti: il pensiero(res
cogitans) e l’estensione(res extensa). Come per Cartesio, l’uomo può conoscerli, ma
vi è una differenza, poiché Cartesio afferma che essi sono i soli che costituiscono la
sostanza, mentre Spinoza afferma che essi sono gli unici che l’uomo è in grado di
percepire.
2. I MODI: i modi sono “le affezioni della sostanza, ossia ciò che è in altro, per mezzo
del quale è anche concepito”, e sono però modificazioni accidentali, contingenti. A
loro volta sono suddivisi in: modi infiniti, che sono proprietà strutturali degli
attributi stessi, o modi finiti, che sono invece esseri particolari.
 Spinoza afferma quindi che la sostanza, ossia Dio, si rispecchia completamente nella natura
ed è di conseguenza estesa fino ad occuparla completamente. Per via di questa estensione,
Spinoza afferma che la Natura, essendo l’unica realtà esistente, risulta nel contempo
madre e figlia di se medesima, distinguendo tra Natura naturante(Dio e i suoi attributi,
considerati come causa) e Natura naturata(l’insieme dei modi, considerati come effetto).
Poiché l’attività produttrice determina un prodotto interno a essa, si parla di causalità
immanente. Questa causalità immanente, che corrisponde alla causalità divina, è
totalmente libera, poiché Dio, che risulta essere libero e necessitato nel tempo, agisce
seguendo le sole leggi della propria natura. La libertà dell’agire di Dio consiste, quindi, nella
sua necessità(libertà necessitata), cioè in conformità alle leggi della natura divina, che
seguono precisamente uno schema, un ordine geometrico-matematico.
 Spinoza, inoltre, rifiuta fermamente le cause finali, poiché le considera inesistenti, e poiché
pensa che l’uomo rischi di arrivare a vedere solo il mondo creato per lui.
 Spinoza vede, poi, l’uomo come un essere vivente caratterizzato da una sorta di etica alla
base della quale troviamo lo sforzo all’autoconservazione, che egli chiama “Appetito”. In
questa ottica il corpo viene totalmente rivalutato, poiché anche esso deve perseguire
questo spirito di autoconservazione. Di conseguenza è netta la divisione tra ciò che è male
e ciò che è bene, sia a livello del corpo che a livello dello spirito.
 In aiuto di questo spirito di autoconservazione giunge, infine, la ragione, in grado di
raffinare l’istinto umano, definendo in maniera chiara e distinta quello che vuole
veramente. Tramite la ragione è possibile quindi scoprire ciò che si vuole veramente,
arrivando anche a regolare il rapporto con gli altri.

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