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Lorigine della vita: scienza, filosofia e fede

P. Rafael Pascual, L.C.


Decano della Facolt di Filosofia
Direttore del Master in Scienza e Fede
Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Roma

Abstract

L'origine della vita una questione molto ardua ed impegnativa. Ci sono state diverse
opinioni lungo la storia e su questo gli esperti ancora oggi non si mettono d'accordo.
Nell'antichit si pensava che c'era la cosiddetta generazione spontanea secondo cui alcuni
viventi venivano fuori dal fango o dalla sporcizia. Invece a partire del secolo diciassettesimo
sono stati fatti degli esperimenti che hanno dimostrato che la generazione spontanea non
esiste. Allora, da dove viene la vita? Due sono le ipotesi principali al riguardo in un contesto
naturalista: labiogenesi e la panspermia. Ma nessuna delle due gode di un vero avallo
sperimentale. Sembra dunque che ci sia una discontinuit tra non vivente e vivente. Daltra
parte, sembra difficile che la vita possa sorgere per puro caso. Ci domandiamo anche se ci sia
la vita altrove nelluniverso, e facciamo qualche accenno al cosiddetto principio antropico.
Concludiamo con una breve sintesi della dottrina cristiana sul tema della creazione, lorigine
delluniverso e la vita, in base al Catechismo della Chiesa Cattolica.

The origin of life is a very difficult and vexing issue. Different theories have been proposed
throughout history, and experts have still not reached a consensus. In antiquity, spontaneous
generation was proposed, according to which some living beings would spring from mud or
dirt. From the seventeenth century on, experiments proved that view false. Whence then
comes life? Two principal hypotheses have been advanced in a naturalist context, abiogenesis
and panspermia, but neither enjoys real experimental support. While it is clear that there is a
gap between non-living and living beings, it seems nevertheless far-fetched that life could
arise by pure chance. Our attention turns to wondering if life exists elsewhere in the universe,
also making reference to the so-called anthropic principle. We conclude with a short summary
of Christian doctrine on creation, the origin of the universe, and life, basing our reflections on
the Catechism of the Catholic Church.

Una delle questioni ancora aperte per la scienza odierna quella dellorigine della vita
o biogenesi. Sebbene ci siano delle ipotesi e degli intenti di spiegazione, non si dispone al
momento di una vera e propria teoria che abbia anche dei riscontri di carattere sperimentale.
Malgrado ogni qualvolta si parla di vita artificiale o di sintesi di composti organici in
laboratorio, ancora non si stato in grado di produrre la vita dalla non-vita.

In queste brevi riflessioni cercheremo di fare il punto della situazione attuale sulla
questione della biogenesi. Ovviamente non abbiamo la pretesa di risolvere tutti i problemi,
che sono molti e che ancora rimarranno aperti in molti casi, ma piuttosto offrire degli spunti di
riflessione per sviluppi futuri.

A) La questione della generazione spontanea


Forse pu sorprendere il fatto che, sebbene nel mondo occidentale cristiano si credeva
nella creazione diretta e dallinizio delle diverse specie da parte di Dio, cera comunque la
credenza nella cosiddetta generazione spontanea, secondo cui, almeno nel caso dei viventi pi
elementari, questi potevano sorgere in modo naturale dal fango o dalla materia organica in
decomposizione, magari grazie allinflusso del sole o degli astri. Questidea si mantenne
praticamente fino al secolo XVII, malgrado fosse in contrasto con la visione fissista, cio

1
linvarianza lungo il tempo delle diverse forme viventi, pi in sintonia col racconto della
creazione che troviamo nei primi versetti della Bibbia, secondo cui in principio Dio cre le
piante e gli animali secondo le loro specie (Gn 1, 11.12.21.24.25).

B) Omne vivum ex vivo


Ma a partire del s. XVII c stato un cambiamento graduale in questa concezione, che
era dominante fino ad allora sia nellopinione comune sia tra gli scienziati.

Il primo a metterla in discussione in modo scientifico sembra essere stato il naturalista


italiano Francesco Redi (1626-1698). Nel 1668 fece uno esperimento mettendo tre pezzi di
carne in tre recipienti diversi. Il primo recipiente fu lasciato aperto, il secondo fu coperto da
un telo poco fitto, mentre il terzo fu coperto ermeticamente. Dopo un certo tempo apparvero
dei vermi all'interno del primo recipiente. Anche nel telo del secondo recipiente sorsero dei
vermi, mentre nel terzo non si trov nessuna traccia di vita.

Successivamente, nel secolo diciottesimo, un altro naturalista italiano, Lazzaro


Spallanzani (1729-1799), ide un nuovo esperimento contro la generazione spontanea ad un
livello pi elementare: fece bollire un brodo in un recipiente e lo chiuse con un tappo. Fece lo
stesso con un altro recipiente e lo lasci aperto. Dopo un certo tempo il primo recipiente
rimaneva inalterato, mentre nel secondo recipiente c'erano tracce di microorganismi.

Ma chi diede il colpo di grazia allidea della generazione spontanea fu il grande


chimico e biologo francese Louis Pasteur (1822-1895). I suoi esperimenti nel 1864 gli
permisero di concludere categoricamente che la gnration spontane est une chimre, e di
stabilire la cosidetta legge della biogenesi: omne vivum ex vivo.

C) Il confine tra il non vivente e il vivente: continuit o discontinuit?


A questo punto possiamo avanzarci una prima domanda fondamentale, di carattere
filosofico, che abbiamo bisogno di affrontare prima di andare oltre: tra non-vivente e vivente
c soluzione di continuit? In base a quanto detto fino adesso, sembrerebbe di s. Tra il non-
vivente e il vivente c un salto, una specie di iato, una soglia che difficile di varcare. E se
cos, allora il problema dellorigine della vita appare nella sua gravit e rilevanza. Non sembra
logico supporre che la vita venga fuori dalla non vita. E allora, come mai c la vita? forse
esistita da sempre, oppure apparsa successivamente? E in questo secondo caso, in quale
modo, secondo quali processi o meccanismi?

D) Da dove viene la vita?


Davanti a questa questione radicale sono state proposte di recente diverse ipotesi.
Bisogna far presente la pregnanza del problema soprattutto per quelli che escludono una causa
trascendente sia delluniverso sia della vita, perch allora le possibili spiegazioni si limitano
significativamente. Cos, possiamo riassumere le diverse ipotesi proposte in queste due:

1. Secondo labiogenesi, la vita proverrebbe originariamente dalla non-vita, attraverso


un processo di evoluzione chimica. Questo sembra essere il postulato necessario del
naturalismo materialistico, giacch in esso soltanto si ammette la materia come unico
principio di tutto quello che esiste. In questa linea troviamo la proposta del biochimico russo
Alexander Oparin (1894-1980), con lipotesi del brodo primordiale fatta nel suo libro
Lorigine della vita (1924). Secondo Oparin, l'atmosfera primordiale della Terra era composta
da metano, ammoniaca, idrogeno ed acqua sotto forma di vapore; da questi composti, con
laiuto dei raggi ultravioletti provenienti dal Sole e delle discariche elettriche dei fulmini
atmosferici, si sarebbero originate le prime molecole organiche; dalla loro ricombinazione
sarebbe venuta fuori in modo spontaneo la vita.

2
Successivamente, i famosi esperimenti di Stanley Miller e Harold Urey (1953)
sembrarono dare ragione alla teoria di Oparin. Questi due scienziati nordamericani cercarono
di riprodurre le condizioni ambientali dellatmosfera primordiale della Terra supposte da
Oparin. In tali condizioni si produssero in laboratorio delle molecole organiche (tra cui alcuni
aminoacidi, i mattoni delle proteine).

Ma lipotesi dellabiogenesi si trova davanti a diversi problemi:


- secondo degli studi pi recenti sembra che latmosfera della Terra primordiale non
fosse come Oparin e Miller supponevano
- daltra parte, il percorso da seguire per arrivare ad una singola cellula, per quanto
elementare essa possa essere stata allinizio, ancora troppo lungo
- inoltre, a livello dellevoluzione chimica sembra non sia legittimo applicare il
principio darwiniano della selezione naturale..., per cui soltanto si potrebbe fare ricorso al
caso
- in definitiva, sebbene stato possibile sintetizzare in laboratorio alcuni composti
organici, fino adesso l'uomo non stato capace di far sorgere la vita dalla materia inerte.

Queste difficolt serie hanno portato a cercare e proporre altre ipotesi.

2. Lipotesi della panspermia stata proposta da diversi scienziati di spicco, proprio


nel constatare le difficolt di spiegare il passaggio dalla materia inerte alla vita. Per esempio, i
cosmologi Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe, nel libro Evolution from Space (1981),
sostengono limprobabilit del sorgere spontaneo della vita sulla Terra a partire del brodo
primordiale, per cui essa dovrebbe essere arrivata alla Terra dal di fuori.
Hoyle si serv di due immagini significative: l'origine della vita da un casuale
miscuglio di elementi sarebbe cos tanto improbabile quanto il montaggio di un Boeing 747
(che dovrebbe essere peraltro funzionante) da parte di un tornado che attraversasse un
deposito di rottami1. Daltra parte, Hoyle paragon la probabilit di ottenere per caso una
singola proteina funzionale per combinazione casuale di aminoacidi con il sistema solare
pieno di uomini ciechi cercando simultaneamente di risolvere il cubo di Rubik.
Cos, davanti a limprobabilit della formazione spontanea della vita sulla Terra, Hoyle
propone di risolvere la questione dellorigine della vita attraverso lipotesi della panspermia:
la vita venuta dal di fuori, ha unorigine extra-terrestre; i semi della vita provengono dallo
spazio, attraverso le comete che ogni tanto arrivano alla Terra con degli microorganismi
addosso.
Lidea della panspermia stata adottata anche da altri conosciuti scienziati, come il
premio Nobel Francis Crick (scopritore insieme a James Watson della struttura a doppia elica
del DNA), il noto divulgatore scientifico Carl Sagan, ed altri. Questidea ha portato a cercare
la vita altrove nelluniverso, dando luogo ad una nuova scienza: lesobiologia. Ma il problema
di fondo che questipotesi non risolve, ma semplicemente sposta la questione dellorigine
della vita.

Secondo il premio Nobel Christian de Duve, i materiali biologici che proverrebbero


dai meteoriti non sarebbero prodotti da organismi viventi, ma piuttosto da reazioni chimiche 2.
Ma allora il problema di nuovo sarebbe il passaggio da questi composti organici ad un primo
essere vivente...
1
A junkyard contains all the bits and pieces of a Boeing-747, dismembered and in disarray. A whirlwind
happens to blow through the yard. What is the chance that after its passage a fully assembled 747, ready to fly,
will be found standing there? (F. HOYLE, The Intelligent Universe, Michael Joseph Limited, London 1983, p.
19).
2
Cfr. CH. DE DUVE, Vital Dust. The Origin and Evolution of Life on Earth, Basic Books, New York 1995, pp. 6-
7.

3
E) Lorigine della vita e lorigine delle specie
Supponendo che si sia risolta in un modo o unaltro la questione dellorigine della vita,
la domanda successiva sarebbe il passaggio dalle prime forme elementari di vita a quelle
successive, molto pi complesse ed evolute:
- dai procarioti agli eucarioti
- dai viventi monocellulari a quelli pluricellulari, fino ad arrivare alluomo

interessante constatare da una parte che il registro fossile di cui disponiamo sembra
di mostrare unapparizione precoce della vita, non appena le condizioni ambientali labbiano
permesso. I fossili ci mostrano la storia dellapparire (e scomparire) dei viventi sulla terra.
Daltra parte, sembra che evidenzino il fatto della successione di forme svariate, s, ma in
qualche modo ordinate e progressive, da quelle pi elementari a quelle pi complesse. Ma
quello che non chiaro come si spiega questo passaggio, quali sarebbero le cause o i
mecchanismi che lhanno prodotto o almeno indotto.

F) Ma che cos la vita?


Andiamo ancora pi in profondit. La domanda sulla natura o lentit della vita, su che
cosa sia il vivente, una questione di fondo, ma sembra sia necessaria per risolvere la
domanda sullorigine della vita.
chiaro che le scienze naturali, in particolare la biologia, cercano di dare una risposta
a questa domanda, ma sembra che delle volte tale risposta, sebbene possa cogliere qualche
aspetto del vivente che corrisponda in parte alla realt della vita, sia nonostante tutto piuttosto
parziale, incompleta ed insufficiente. Questo pu essere dovuto al carattere riduttivo dello
stesso metodo scientifico, ma il fatto che la vita, essendo una realt di per s molto
complessa, non pu essere compresa se non considerandola nella sua globalit, per cui
bisognerebbe cercare una prospettiva pi olistica e meno riduzionistica.

Per fare un esempio di una risposta insufficiente, possiamo citare un articolo


pubblicato recentemente in una rivista di divulgazione scientifica:

Al di l di ogni considerazione filosofica o religiosa, dal punto di vista


strettamente biologico la vita Dna e gli esseri viventi non sono che un mezzo per
replicare e diffondere il Dna3.

Questa concezione fortemente riduttiva della vita andrebbe nella linea della proposta
di Richard Dawkins nel suo famoso libro Il gene egoista. Tale proposta ci fa capire come sul
tema della vita molte volte ci siano, a livello scientifico, delle idee piuttosto imprecise, a
ragione di una mentalit meccanicistica e fenomenistica che impedisce di cogliere, appunto, la
specificit di quella realt che l'essere vivente. Per questo ci vuole l'aiuto prezioso della
filosofia.

Senza pretendere di dare una risposta esauriente, si potrebbe dire che una delle
caratteristiche proprie degli esseri viventi sarebbe il fatto di essere, in qualche modo, causa
sui: causa del proprio movimento, della propria operazione, del proprio perfezionamento;
l'essere vivente "si perfeziona", il soggetto attivo della sua propria azione perfezionante. E il
principio della vita, di questa capacit di auto-perfezionarsi, risidiederebbe nellanima come
forma e atto dellorganismo vivo4.
3
G. RIVIECCIO, in Newton Oggi, anno X, n 5, maggio 2006, p. 10. Rivieccio il direttore della rivista.
4
Per ampliare ed approfondire questo tema, qui appena accennato, faccio riferimento ad un altro lavoro in cui ho
sviluppato qualche ulteriore riflessione al riguardo: "Vivere viventibus est esse": Towards a Metaphysics of Life,
in P. RAMELLINI (ed.) Life and Organisms, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 2006, pp. 15-20; cfr.
anche J. DE FINANCE, Metafsica y concepto del mundo. A propsito del problema filosfico de la evolucin de

4
G) Luniverso e la vita
Abbiamo gi accennato a questo argomento parlando dellipotesi della panspermia. Si
possono sollevare diverse questioni al riguardo, ma forse si potrebbero riassumere in queste
due:
- siamo soli? O esiste la vita altrove nelluniverso?
- le condizioni della vita nelluniverso; il cosiddetto principio antropico.

Riguardo la questione di una possibile vita extra-terrestre, per il momento la risposta


sembra essere negativa. Infatti, ancora non sono state trovate tracce di vita in altri pianeti o
satelliti del sistema solare, e men che meno altrove. Malgrado molti sforzi realizzati fino
adesso, non abbiamo nessun segno di vita intelligente al di fuori del nostro pianeta. Esistono
dei progetti molto costosi per fare questo tipo di ricerca, come nei diversi programmi SETI
(Search for ExtraTerrestrial Intelligence), per mezzo di potenti radiotelescopi, ma fino adesso
i risultati sono negativi, per cui sembra che in effetti siamo soli nelluniverso. Qui si pu
ricordare il cosiddetto paradosso di Fermi: Dove sono loro? Se ci sono cos tante civilt
evolute, perch non abbiamo ancora ricevuto prove di vita extraterrestre come trasmissioni di
segnali radio, sonde o navi spaziali?. Non sono mancate le critiche a questo paradosso, n le
ipotesi alternative, ma il fatto che ancora non c nessuna traccia di vita extra-terrestre.

Malgrado tutto, si continua a cercare qualche posto in cui ci siano almeno delle
condizioni favorevoli al sorgere della vita, sia nelle forme che noi conosciamo, anche negli
ambienti estremi, come si scoperto negli ultimi decenni sulla Terra, sia in altre ipotetiche
forme possibili (magari sfruttando altri elementi diversi ai nostri, come per esempio il silicio
invece del carbonio). Non manca una diffusa letteratura di carattere fantascientifico al
riguardo, nella quale intervengono anche talvolta dei noti scienziati, come il gi citato Fred
Hoyle, per fare qualche nome pi o meno conosciuto.
Nel frattempo si propongono alcuni possibili candidati per ospitare vita extra-terrestre,
in base alle osservazioni delle sonde spaziali o di potenti telescopi, come per esempio, nei
nostri giorni, due dei satelliti di Saturno: Enceladus e Titano, visitati recentemente dalla sonda
Cassini. Inoltre si scoprono sempre pi pianeti che orbitano intorno a stelle simili al Sole,
sebbene quelli scoperti fino adesso o sono troppo grandi o sembrano avere delle condizioni
poco favorevoli per la vita come noi la conosciamo.

Queste riflessioni ci portano spontaneamente alla questione del cosiddetto principio


antropico. Non possiamo adesso dilungarci al riguardo, perch ci porterebbe oltre il confine
del tema che ci occupa, ma almeno presentiamo un abbozzo degli elementi pi significativi
per quanto si riferisce alla questione dellorigine della vita.
Alfred Russel Wallace, nel suo libro Man's Place in the Universe (1903), proponeva
gi in nuce la dottrina centrale che diversi decenni dopo riceverebbe il nome di principio
antropico da un altro autore, Brandon Carter 5, durante il simposio "Confronto delle teorie
cosmologiche con i dati delle osservazioni" per il 500 anniversario della nascita di Copernico
svoltosi a Cracovia nel 1973:
I submit that the whole of the evidence I have here brought together leads to
the conclusion that our earth is almost certainly the only inhabited planet in our solar
system; and, further, that there is no inconceivability--no improbability even--in the
conception that, in order to produce a world that should be precisely adapted in every
detail for the orderly development of organic life culminating in man, such a vast and

una perspectiva tomista, in Sapientia 35 (1980), p. 649.


5
Cfr. B. CARTER, Large Number Coincidences and the Anthropic Principle in Cosmology, in Confrontation of
Cosmological Theories with Observational Data; Proceedings of the Symposium, Krakow, Poland, September
10-12, 1973, D. Reidel Publishing Co., Dordrecht 1974, p. 291-298.

5
complex universe as that which we know exists around us, may have been absolutely
required.6.

In sintesi, quello che si fa notare nel principio antropico che luniverso fatto con
delle particolari e precise caratteristiche che fanno s che la vita sia possibile in esso. Se esse
fossero leggermente diverse, la vita come la conosciamo sarebbe semplicemente impossibile.
In questo contesto, si parla della taratura precisa (fine-tuning) delle costanti e delle leggi
della natura. Si tratta di un dato di fatto, che non pu che far riflettere seriamente al riguardo.
Diversi scienziati che si dichiarano agnostici non possono meno di sorprendersi e chiedersi
sul perch di questo universo cos specifico nelle sue caratteristiche. Per esempio, per Paul
Davies la taratura precisa dell'universo sarebbe the most compelling evidence for an element
of cosmic design7. Il gi citato Fred Hoyle si sent obbligato a concludere che The origin of
the Universe, like the solution of the Rubik cube, requires an intelligence8.

A modo di esemplificazione, si possono segnalare alcune delle peculiarit della Terra


che fanno s che essa possa alloggiare la vita:
- i suoi movimenti di traslazione e rotazione, con la sua particolare durata e
periodicit, che danno luogo al giorno, allanno, e alle stagioni
- la distanza Terra Sole, le dimensioni del Sole, la sua stabilit come stella standard
allinterno della cosiddetta sequenza principale
- le dimensioni della Terra, la sua massa e la sua densit, la presenza di atmosfera con
una certa composizione chimica; la magnetosfera, lozonosfera
- la deriva dei continenti
- linclinazione del suo asse di 23,44 (causa delle stagioni)
- il sistema Terra-Luna e le maree
- labbondanza di acqua...

H) Per concludere, trattiamo la questione teologica:


Tutte queste domande e scoperte conducono ad altre questioni che trascendono
lambito delle scienze naturali: qual il senso del mondo e delluomo? Si trovano questi in
balia del caso o di un cieco destino, o sono governati da un Essere trascendente e provvidente,
cio Dio?
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica troviamo una sintesi della dottrina della
creazione. Presentiamo questa dottrina nelle sue linee principali:

Nel n 284 fa notare limportanza e la portata del tema:

Il grande interesse, di cui sono oggetto queste ricerche, fortemente stimolato


da una questione di altro ordine, che oltrepassa il campo proprio delle scienze naturali.
Non si tratta soltanto di sapere quando e come sia sorto materialmente il cosmo, n
quando sia apparso luomo, quanto piuttosto di scoprire quale sia il senso di tale
origine: se cio sia governata dal caso, da un destino cieco, da una necessit anonima,
oppure da un Essere trascendente, intelligente e buono, chiamato Dio.

Sulla questione delle origini ci sono diverse risposte da parte della religione, la
filosofia, la scienza e la cultura, e questo segno delluniversalit di questa domanda. Cos
nel n 285:

6
A.R. WALLACE, Man's Place in the Universe. A Study of the Results of Scientific Research in Relation to the
Unity or Plurality of Worlds. Chapman & Hall, Ltd., London 1903, p. 306.
7
P. DAVIES, The Accidental Universe, Cambridge University Press, Cambridge 1982, p. 189.
8
F. HOYLE, The Intelligent Universe, Holt, Rinehart and Winston, New York 1983, p. 189.

6
Fin dagli inizi, la fede cristiana stata messa a confronto con risposte diverse
dalla sua circa la questione delle origini. Infatti, nelle religioni e nelle culture antiche
si trovano numerosi miti riguardanti le origini. Certi filosofi hanno affermato che tutto
Dio, che il mondo Dio, o che il divenire del mondo il divenire di Dio
(panteismo); [...] altri ammettono che il mondo sia stato fatto da Dio, ma alla maniera
di un orologiaio che, una volta fatto, lavrebbe abbandonato a se stesso (deismo); altri
infine non ammettono alcuna origine trascendente del mondo, ma vedono in esso il
puro gioco di una materia che sarebbe sempre esistita (materialismo). Tutti questi
tentativi di spiegazione stanno a testimoniare la persistenza e l'universalit del
problema delle origini.

Daltra parte si ricorda che possibile arrivare con certezza, attraverso la ragione, alla
verit dellesistenza di Dio Creatore. Tuttavia questa conoscenza oscurata dallerrore; per
questo la fede conferma e rischiara questa verit, che di per s raggiungibile dalla ragione
(cfr. n 286). Questa verit cos importante per la vita delluomo che Dio rivela
progressivamente il mistero della creazione (cfr. n 287). Il mondo stato creato per
manifestare e comunicare la gloria di Dio (cfr. n 293); frutto della sua bont, onnipotenza e
libert sovrana. Dio crea secondo la sua sapienza (cfr. n 295), e per questo la creazione un
cosmo, cio qualcosa di ordinato, ed finalizzata alluomo, creato ad immagine di Dio (cfr. n
299).

Dio crea dal nulla (cf. n 296-297), trascendente ed allo stesso tempo immanente alle
sue creature: In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo (At 17,28); superior summo meo
et interior intimo meo - pi intimo della mia parte pi intima, pi alto della mia parte pi alta
(Agostino, Confess. III, vi, 11) (cfr. n 300). Dio mantiene le cose nellessere e le governa con
la sua sapienza e provvidenza (cf. n 301). Tutto quello che esiste deve la sua esistenza al
Creatore.

Per concludere, vogliamo presentare uneloquente testimonianza di un importante


astronomo, che stato direttore del Mount Wilson Institute (che gestisce il famoso telescopio
del Mount Wilson), fu fondatore e direttore per ventanni del Goddard Institute for Space
Studies, tra altri compiti svolti allinterno della NASA. Nella conclusione del suo libro God
and the Astronomers afferma:

In questo momento sembra che la scienza non possa dissolvere quella nube
che avvolge il mistero della creazione. Per lo scienziato che ha vissuto fidando nel
potere della ragione, la storia finisce come un incubo. Egli ha scalato le montagne
dellignoranza; giunto al punto di conquistare il picco pi alto e finalmente, nel
raggiungere lultima vetta, viene salutato da un gruppo di teologi che si trovavano l
seduti da secoli9.

9
Ecco il testo in inglese: at this moment it seems as though science will never be able to raise the curtain on the
mystery of creation. For the scientist who has lived by his faith in the power of reason, the story ends like a bad
dream. He has sealed the mountains of ignorance; he is about to conquer the highest peak; as he pulls himself
over the final rock, he is greeted by a band of theologians who have been sitting there for centuries (R.
JASTROW, God and the Astronomers, W.W. Norton & Company, New York 1978, p. 116). La traduzione
allitaliano nostra.

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