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IN1RODUZIONE
1.
LA TEORIA DELL'EVOLUZIONE.
STATUS QUAESTIONIS
"
RAFAEL PASCUAL
Una recente pubblicazione sulle origini dell'uomo ha un titolo piuttosto provocatorio: Uomini per caso l. Pochi anni prima
venuto alla luce un altro libro, con il tItolo soltanto in apparenza antitetico a quello precedente: La specie scelta 2, e dico soltanto in apparenza, perch la tesi del libro esattamente l'opposto di quanto ci si aspetta. Si vuoI far vedere, ancora una volta,
che l'evoluzione non ha un senso, che non c' nessun finalismo,
e nemmeno un disegno che guidi il processo evolutivo.
. Alcuni hanno voluto vedere un parallelismo tra la cosiddetta
rivoluzione copernicana e-quella portata avanti da Darwin, nel
senso che, cos come la prima sosteneva che la terra, e in questa
l'uomo, non si trovassero al centro dell'universo, la seconda dimostrerebbe come l'uomo non sia nemmeno un essere privilegiato. nel processo evolutivo, ma soltanto il risultato fortuito di
un processo cieco della natura.
Talvolta si trovano dichiarazioni molto esplicite da. parte
dei sostenitori di un evoluzionismo afinalistico, che affermano
senza mezzi termini come, in definitiva, quanto costituisce il
messaggio del darwinismo sia l'affermazione dura e pura del
materialismo, la negazione della)rascendenza e del senso della
l G. BIONDI-O. RrCKARDS, Uomini..per caso. Mit~ fossili e molecole nella
nostra storia evolutiva, Editori Riuniti; Roma 2001, p. 287.
2 J. L. ARSUAGA-I. MARTINEZ, La especie elegida. La larga marcha de la
.
evoluci6n humana, ed. Temas de Boy, Madrid 1998, p. 350.
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RAFAEL PASCUAL
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o ustolo di carattere polemico, come. si intuisce.
Tomm~so e ca un p
Ci riferiamo al De aetermtate mundt
dallo stesso tltolo, a questo ar~omento.
diversi altri testi, lungo l'opera
ontra murmurantes. Ma pOSSIamo t.rova~e
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d 1 1 a 5' C G. II,
dell'Aquinate, dove si trattano1q8~eSstl temI!teJi Ie~~'46' C;~p. Th~oi. I, cc.
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cc. 31-38; De Poto q.3 aa. 14 e ,umma
98-99; Quodl. III, q. 14 a'.2..
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deo dicendum quod mun7 Tommaso categonco
nguardo. < esponstrative robari non potest,
fide ten:tur, et dem(Son
T'hPeol I q 46 a. 2).
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. dictum est umma
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sicut et supra de myst~no tnrutaUs
bilissimi philosophorum hanc repu8 Mirum est euam quomo d o. no
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nantiam non viderunt (De aeternttate mundt).
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to come un residuo mitico o fanatico del passato, ormai superato. Questa sarebbe la posizione del darwinismo duro e puro, nelle sue diverse forme ed ediziOni. E per la stragrande maggioranZa dei suoi seguaci dovrebbe condurre, in conseglIenza, all'a,gnosticismo, al materialismo e all'ateismo (come di fatto avvenne nello stesso Darwin e in tanti altri, come quelli che abbiamo
. citato all'inizio della nostra riflessione).
D'altra parte, tra i sostenitori del creazionismo (termine piuttosto ambiguo, che si suoI riferire ad una corrente che si caratterizza appunto per il suo rifiuto di ogni forma di evoluzione, e che
si considera come equivalente alfissismo) troviamo anche persone che si propongono di mettere al bando la teoria dell' evoluzione e si sforzano in ogni modo di dimostrare come gli argomenti
offerti dagli evoluzionisti a favore della loro posizione siano falsi
e insostenibili, mentre cercano nella rivelazione biblica, letta se- condo un senso letterale, la verit sulle origini del mondo e degli
esseri viventi: siccome tale iettura ci presenta, almeno in apparenza, una posizionefissista (Dio avrebbe creato dall'inizio ogni
singola specie e questa sarebbe rimasta invariata lungo tutte le generazioni successive), allora non vi sarebbe alcuno spazio per una
. vera e propria evoluzione delle specie. Questa posizione la troviamo in certi movimenti di stampo fondamentalista, non soltanto tra i protestanti, ma talvolta anche fra i cattolici, sia negli Stati
Uniti, sia anche in Europa.
Di passaggio, possiamo accennare ad un breve rilievo critico riguardo a quest'ultima posizione. Spesso, nella loro polemica con gli avversari, essi si servono di argomenti maldestri, cercando di screditare 1'evoluzionismo. Per esempio, mettono in
discussione scienze cos affermate come la geologia e la stratigrafia, che sono nate in un contesto neutro, antecedente l'evoluzionismo, addirittura da parte di autori come Niels Stensen,
scienziato danese, convertito al cattolicesimo, diventato sacerdote, vescovo e beato;' o Cuvier, che non ammetteva le tesi evoluzionistiche di Lamarck. Ragionando in questo modo, o in altri simili, forse quello che riescono a fare provocare lo scherno
e il discredito della fede che vogliono difendere. Forse farebbero meglio s'e fossero pi saggiamente fedeli alla tradizione, se-
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guendo il consiglio dato sia da Agostino d'Ippona 9 sia da Tommaso d'Aquino di non trattare come questioni di fede argomenti che sono piuttosto di ordine scientifico 10. Ci non significa che siano due mondi distinti, senza nulla in comune. Non ci
sono due verit, n due magisteri, come sostiene l'evoluzionista S. J. Gould 11; ma allo stesso tempo non legittimo trattare una verit che appartiene all' ordine della ragione come se
fosse verit di fede. Infatti, una cosa dire che non ci pu esse9 Se ad una ragione evidentissima e sicura si cercasse di contrapporre 1'autorit delle Sacre Scritture, chi fa questo non comprende e oppone alla verit
non il senso genuin delle Scritture, che non riuscito a penetrare, ma il proprio
pensiero, vale a dire non ci che ha trovato nelle Scritture, ma ci che ha trovato in se stesso, come se fosse in esse (Epistula 143, n. 7; PL 33, col 588); ma allo stesso t=po tutto ci che i fisici, riguardo alla natura delle cose, potranno
dimostrare con documenti certi, nostro compito provare non essere nemmeno
ontrario alle nostre Lettere; ci che poi presentassero nei loro scritti di contrario alle nostre Lettere e cio contrario alla .fede cattolica, o dimostriamo con
qualche argomento essere falso ci che asseriscono o crediamolo falso senza alcuna esitazione (De Gen. ad litt. 1,21, n. 41; citato nell'enciclica Providentissimus Deus di S. S. Leone XIII, cfr. Enchiridion Symbolorum, cit., n. 3287).
lO Mi s=bra cosa sicura riguardo alle opinioni comun=ente ammesse dai filosofi e che non ripugnano alla nostra fede, non asseverarle come
dogma di fede, anche se introdotte talvolta sotto il nome dei filosofi, ma neppure negarle come contrarie alla fede, per dar occasione ai sapienti di questo
mondo di disprezzare la dottrina della fede (TOMMASO D'AQUINO, Resp. ad
lect. Vercel!. de art. 42, pro=io; citato in Providentissimus Deus, cfr. Enchiridion Symbolorum, n. 3289).
11 Gould parla del principio del non sconfinamento dei magiste~> (NOMA: Non OverlappingMagisteria principle), secondo il quale each subJect has
a legitimate magisterium, or domain of teaching authority - and these magisteria do not overlap L..), The net' of science covers the =pirical univers~: hat is
it made of (fact) and why does it work this way (theory). The net of religlOn extends over questions of moral meaning and value. These two magisteria do.not
overlap, nor do they encompass all inquiry (consider, for starters, the maglsterium of art and the meaning ofbeauty). To cite the arch cliches,.we get the age
of rocks, and religion retains the rock of ages; we study how the h:avens g?, d
they determine how to go to heaven (S. J. GoULD, Nonoverlappzng Mag:st~rta,
in Natural History, 106, 1997, pp. 17-18). Come puntualizza DomlnIque
Lambert, qui ci troviamo davanti una figura di discordismo nel modo di conce-O
pire il rapporto di scienza e fede, che non coincide con la posizione d~ recente
Magistero della Chiesa, il quale insiste, certo e giustamente, sulla legittIma auto
nomia delle scienze, ma senza sostenere che non ci sia nessun rapporto tra quello che dice la scienza e quello che insegna la fede (cfr. D. LAMBERT, Lefigure del
dialogo scienza-teologia: ostacoli e prospettive, in R MARTINEZ-J. J. SANGUINETI
(eds.), Dio e la natura, Armando Editore, Roma 2002, p. 15).
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piani ci possono essere anche dei punti d'incontro, delle questioni di confine, che interessano sia la scienza che la filosofia e .
la religione, come per esempio l'origine del mondo, della vita e
dell'uomo. E non necessario che qualcuno' di questi piani di
conoscenza di cui parliamo abbia la pretesa dell'esclusivit su
questi argomenti. C' lo spazio, anzi, la necessit, di uno studio
interdisciplinare, perch nessuno degli ambiti di conoscenza,
da solo, capace di darci una risposta esauriente su tali questioni. Un riconosciuto scienziato nell' ambito dell' astrofisica Allan
Sandage, arrivato alla fede precisamente di fronte a qu~stioni
di questo tipo: d'incapacit della scienza didare un fondamentoal significato, allo scopo, al valore e all'etica (dell'universo e
dell'uomo) evidenza della necessit della religione 15.
Dobbiamo fare un'ulteriore considerazione. Per chiarire lo
status quaestionis riguardo alla teoria dell' evoluzione e al suo
rapporto con la scienza, la filosofia e la teologia, bisogna aver
presente che una cosa sono i fatti o i dati che si hanno a disposizione, sia a livello sperimentale (nel caso delle scienze naturali), sia a livello della cosiddetta teologia positiva (riguardo alla
dimensione religiosa), e un'altra l'interpretazione di questi. Infatti, i dati che la scienza ha a disposizione riguardan,o la storia
naturale, e in particolare sull'origine delle diverse specie viventi, sono suscettibili di diverse interpretazioni. Qui entriamo
nell'ambito della/iloso/ia della scienza.
Oggi diversi epistemologi hanno sottolineato che i dati, i
fenomeni fisici, le osservazioni e gli esperimenti hanno una carica teorica, sicch non possono essere puramente positivi, ma '
si trovano in un contesto, un ambiente scientifico e filosofico
che bisogna aver prsente. Questo non toglie 1'oggettivit della
scienza, ma fa vedere come, insieme ad essa, ci sono anche degli elementi soggettivi, perch non bisogna dimenticare che la
scienza un' attivit umana, ed essenzialmente condizionata
da questo fatto, tante volte trascurato, per cui essa ha un carattere p~ogressiyo e storico.
15 S:itazio~e
TraduzIOne mia.
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lare Roberto Bellarmino, avevano ragione in campo scientificoepistemologico, quando chiedevano a Galileo di presentare l'eliocentrismo come ipotesi, fino a quando non avesse a disposizione le dimostrazioni che ancora gli mancavano 19.
l:'errore dei teologi di allora fu quello di vedere una questione di natura scientifica come se fosse appartenente all'ambito della fede 20. Quello di Galileo, invece, fu una certa incoerenza con le esigenze del metodo proprio da lui cos fortunatamente escogitato, proposto ed esercitato. Infatti, mentre non si
avevano a disposizione delle prove sperimentali a favore della
proposta copernicana, questa non si poteva considerare se non
un'ipotesi tra altre 21. Le prove offerte da Galileo o erano soltantodegli indizi, di per s insufficienti (come le fasi di Venere
o i satelliti medicei) , o erano addirittura sbagliate (come nel caso di quella che egli considerava la prova definitiva: il fenomeno delle maree). Soltanto parecchi anni dopo la morte di Galileo si pot contare su tali prove (la prima prova astronomica
del movimento di traslazione della terra, la cosiddetta aberrazione della luce stellare, fu offerta da Bradley soltanto nel 1725 ;
molto tempo dopo, nel 1837, Bessel fu in grado di misurare la
parallasse stellare, un'altra prova astronomica del movimento
della lettera accennato da Giovanni Paolo il: Non poter mai la Sacra Scrittura mentire, tutta volta che sia penetrato il suo vero sentimento, il qual non credo che si possa negare essere molte volte recondito e molto diverso da quello
che suona il puro significato delle parole (Carta a Cristina di Lorena, in Edizione nazionale delle Opere di Galileo Galilei, cit., p. 315).
19 Ancora Giovanni Paolo II lo faceva presente nel suo discorso: Come
la maggior parte dei suoi avversari, Galileo non fa distinzione tra quello che
l'approccio scientifico ai fenomeni naturali e la riflessione sulla natura, di
ordine filosofico, che esso generalmente richiama. per questo che egli rifiut il suggerimento che gli era stato dato di presentare come un'ipotesi il sistema di Copernico, fin tanto che esso non fosse confermato da prove irrefutabili. Era quella, peraltro, un' esigenza del metodo sperimentale di cui egli fu
il geniale iniziatore (GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla Pontificia Accademia
delle Scienze, 31 ottobre 1992).
20 Giovanni Paolo II attribuiva proprio a questa confusione l'errore dei
teologi di allora: La maggioranza dei teologi non percepiva la distinzione
formale tra la Sacra Scrittura e la sua interpretazione, il che li condusse a trae
sporre indebitamente nel campo della dottrina della fede una questione di
fatto appartenente alla ricerca scientifica (ibid.).
21 Cfr.]. P. LONCHAMP, Il caso Galileo,'Paoline, Milano 1990, pp. 84-87.
II.
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di traslazione della terra; per la prima prova meccanica del movimento di rotazione della terra, con il famoso esperimento del
pendolo di Foucault, si doveva aspettare fino all'anno 1851).
. Ma torniamo alla questione che adesso ci interessa. Qual
l stat~to epistemologico dell' evoluzionismo? un/atto, un fenomeno della natura, o piuttosto un'ipotesi, una teoria, una
legge, un sistema, un modello, o addirittura soltanto una fantasia nella mente di alcuni? Se noi facciamo un'inchiesta su quest?, troveremo le pi svariate risposte. Forse questo urio deglI argomenti su cui oggi esiste il maggior dibattito scientifico e
anche culturale, in un modo simile a come nei secoli XVI e
XVII ebbe luogo riguardo ai due massimi sistemi del mondo
ci.o q:r-ello tolemaico e quello copernicano. Ma le conseguenz~
di ordine antropologico - riguardo alla sociologia, alla morale,
e anche alla stessa religione e alla teologia - possono essere
molto pi notevoli e rilevanti 22. Per fare un esempio, possiamo
accennare ad un libro che ha questo sorprendente titolo: Creati dagli animali. Implicazioni morali q,el darwinismo.
Ma ~ra questi. ~ue dibattiti ci sono ancora pi analogie e pi
rapportr da stabilire. Non si pu mettere in dubbio che per
esempio, c' un' affinit tra la visione meccanicistica che ac~om
pagn la proposta della nuova fisica, galileiana e newtoniana, e
. 22,Per quest? mo~ivo, il Magistero della Chiesa non pu rimanere al margme di questo dIbattIto: La questione del giusto limite e della retta coordinazio?e ~ei differenti ambiti del conoscere umano [...] ha acquistato anche dimenSIOnI nuove attraverso la nuova "immagine evoluzionistica". Nella sua vasta pre~esa non si tratta pi semplicemente dell'origine dell'uomo ma nell'accezIone pi~ ~stesa, di ricondurre tutti i fenomeni spirituali incl~sa la
morale e la religIOne al modello:base ~e~)(' evoluzion~", a partire dal quale
v~?ono c~nten:por~eamente CIrcoscnttlla loro funZIone e i loro limiti. Una
s~e funzIonali~z~IOne della fede cristiana dovrebbe colpire l'uomo e modificarlo nel suo mtlffiO. Ecco perch il pensiero che si fonda sulla fede non
pu non occuparsi di questa concezione del mondo evoluzionaria che va molto oltre i suoi fondamenti naturalistici. TI problema centrale dell; fede sempre quello dell~ ric~~ca della verit. Bisogna dunque chiedersi anche qui quale contenuto dI venta ed eventualmente quale collocazione vada attribuita alle teorie sc~entifi0e ch~ dovr~bbero sostenere e motivare la filosofia spesso
presentata m manIera divulgatlva, la quale viene inserita nella conoscenza naturalis?ca o sv~uppata in seguito ad essa (GIOVANNI PAOLO il, Discorso del
26 aprile 1985, ID Insegnamenti di Giovanni Paolo II, voI. VIII/1, cit., p. 1129).
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dere la realt in un determinato modo invece che in un altro.
~cuni dei nuovi filosofi della scienza parlerebbero di un paradzgma (cfr. Thomas Kuhn) o, come vedremo adesso, addirittura di Un programma di ricerca (cfr. Karl Popper). Allor~.. che
cos' l'evoluzionismo?
. Fermiamoci un attimo sulla posizione di Karl Popper, un
filosofo della scienza la cui importanza non crediamo si possa
mettere in dubbio. Nel suo libro autobiografico La ricerca non
ha fine 27 fa riferimento ad una Compton Lecture del 1966, nella quale trattava la questione dello status scientifico del darwinismo. In essa contrapponeva il darwinismo allamarckismo e
stabiliva un curioso parallelismo tra due correnti epistemologiche: quella sostenuta dallo stesso Popper (deduttivista e critica)
e quella del neopositivismo (induttivista e giustificazionista); la
prima seguirebbe la metodologia della selezione, mentre la seconda quella dell'istruzione per ripetizione. Senza entrare nel
merito della semplificazione operata da Popper riguardo alla
posizione. antagonista, soffermiamoci sulla riflessione che segue riguardo alla sua propria posizione.
Popper fa un' originale rilettura del darwinismo, con una
generalizzazione e un adattamento' alla sua epistemologia: nel
suo senso pi ampio, dice Popper, questa sarebbe equivalente
alla teoria del trial and errar (tentativo ed eliminazione dell'errore). Cos, Popper arriva a questa sorprendent~ tesi: Sono
giunto alla conclusione che il darwinismo non una teoria
'sci~ntifica controllabile, ma un programma di ricerca metafisica
- un possibile schema di riferimento per teorie scientifiche
controllabili 28. Vediamo cos come il darwinismo, in Popper,
si trasmutato ed ha preso la forma di un' epistemologia evolu. tiva, dove si applicano i principi della selezione e della variazio~
ne, insieme con una specie di lotta per la sopravvivenza, dove
vince l'idea che si rivela pi forte. Popper parla di una logica situazionale, che sarebbe applicabile sia in campo biologico (ori-
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gine della vita), sia in quello epistemologico (crescita della conoscenza). Uno potrebbe domandarsi quale ragione c' per
privilegiare questo programma di ricerca metafisico, di per
s non controllabile (e per questo non falsificabile), di fronte ad
altri che lo stesso Popper rigetta per il fatto di non essere controllabili (come il marxismo o la psicanalisi). Sembra una scelta in fin dei conti arbitraria, non razionale, e allora in che senso
si pu chiamare la proposta di Popper razionalismo critico, e
con quale diritto dichiara un pericolo di irrazionalit nelle proposte, per esempio, di Thomas Kuhn? Di quale razionalit stiamo parlando qui?
Per completare il quadro delle diverse posizioni riguardo
all' evoluzionism, possiamo trovare autori, sia scienziati che filosofi e teologi, che propongono una lettura diversa. Essi non
vedono un contrasto tra creazione ed evoluzione, n tra evoluzione e finalismo. In questa linea, hanno sviluppato la dottrina
dell' intelligent design, secondo cui il processo evolutivo non
sarebbe dovuto al caso, ma vi sarebbe un disegno che orienta,
guida e ordina il tutto. E se c' un disegno, ci deve essere una
Mente, un'Intelligenza. Altrimenti non si pu spiegare una serie cos incredibile di sviluppi, cos bene sintonizzati da permettere il sorgere di esseri viventi sempre pi complessi e perfetti, fino ad arrivare all'uomo 29. Non semplicemente questione di tempo, com dicono i darwinisti. La probabilit e la
. fortuna non sono sufficienti a far sorgere la vita nella ricchezza,
variet e complessit che noi troviamo nel mondo che ci circonda e in noi stessi. La combinazione necessaria semplicemente per rendere possibile la vita cos sorprendente che gi
29 Esiste ormai una notevole letteratura in questa linea. Per citare qualche autore, si pu fare riferimento a S. ARCIDIACONO, Creazione, evoluzione,
principio antropico, Studium Christi, Roma 1983; M. BEHE, Darwin's Black
Box. The Biochemical Challenge to Evolution, The Free Press, New York
1996; M. J. BEHE-W. A. DEMBSKI -S. C. MEYER, Science and Evidence for De"
sign in the Universe, Ignatius Press, San Francisco 2000, p. 234; W A. DEMBSKI, Science and Design, in First Things, n. 86 (october), (1998), pp. 21-27;
E. McMuLLIN, Evolutionary Contingency and the Cosmic Purpose, in N. H.
GREGERSEN-U. GORMAN-C. WASSERMANN, The Interplay between Scientific
and Theological Worldviews (I), Labor et Fides, Genve 1999, pp. 91-112.
diversi astrofisici hanno parlato in questi ultimi anni del cosiddetto principio antropico.
D'altra parte, si pu accennare a diverse nuove Ploposte
. contrastanti, sia da evoluzionisti che criticano il darwinismo
per diversi motivi 30, sia da neo-darwinisti che non escludono la
teleologia 31, e anche troviamo dei neo-Iamarckiani o trasformisti 32 Tutto questo ci fa vedere che, lungi dall'esserci sull'evoluzionismo stesso un'unit monolitica, si pu constatare invece
una variet molto ampia di posizioni, che rivela anche la complessit dell' argomento trattato.
Per concludere, vorrei presentare per sommi capi la dottrina della Chiesa cattolica nel recente magistero pontificio e nella teologia. In un discorso all'Accademia Pontificia delle Scien, ze, Giovanni Paolo II propose una riflessione proprio sullo statuto epistemologico dell' evoluzione. Purtroppo quasi tutta
l'attenzione stata. rivolta ad una frase, che talvolta stata anche fraintesa. Dopo aver fatto cenno alla dottrina di Pio XII,
nell'enciclica Humani Generis 33, in cui si prendeva l'evoluzionismo come un'ipote~;;i seria, degna di una ricerca e di una riflessione approfondita al pari dell'ipotesi opposta, il Papa
30 Per fare qualche nome: M. DENTON, Evolution: a Theory in Crisis, Adler & Adler, Bethesda 1986; P. E.JoHNSON, Darwin on Trial, InterVarsity Press,
Downers Grove, m., 1993 2 (trad. spa. Proceso a Darwin, ed. Portavoz, Grand
Rapids 1995); G. SERMONTI-R FONDI, Dopo Darwin. Critica al!'evoluzionismo,
Rusconi, Milano 1980, collo Cultura Nuova, p. 341; G. SERMONTI, Dimenticare
Darwin. Ombre sull'evoluzione, Rusconi, Milano 1999, p. 158.
31 Cfr. F.]. AYALA, Teleolog:al Explanations in Evolutionary Biology, in
C. ALLEN-M. BEKOFF-G. LAUDER, Nature's Purposes. Analyses of Function
and Design in Biology, The MIT Press, Cambridge (Mass.) 1998, pp. 29-49.
32 Cfr. P.-P. GRASS, 1:evoluzione del vivente, Adelphi,. Milano 1979.
33 Ecco il testo dell'enciclica a cui si accenna qui: il Magistero della
Chiesa non proibisce che in conformit dell'attuale stato delle scienze e della teologia, sia oggetto di ricerche e"di discussioni, da parte dei competenti in
tutti e due i campi, la dottrina dell'evoluzionismo, in quanto cio essa fa ricerche sull'origine del corpo umano, che proverrebbe da materia organica
preesistente (la fede cattolica ci obbliga a ritenere che le anime sono state
create immediatamente da Dio). Per questo deve essere fatto in tale modo
che le ragioni delle due opinioni, cio di quella favorevole e di quella contraria all'evoluzionismo, siano ponderate e giudicate con la necessaria seriet,
moderazione e misura (Pro XII, Humani Generis, cfr. Enchiridion Symbolorum, cit., n. 3896).
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proseguiva dicendo: Oggi, circa mezzo secolo dopo la pubblicazione dell'Enciclica, nuove conoscenze conducono a non
considerare pi la teoria dell' evoluzione una mera ipotesi.
Si speculato assai sul significato di quest'ultima frase. Ma
se si legge quello che si dice in seguito, si possono sciogliere
molti dubbi. In primo luogo, non si dice in nessun modo che si
debba considerare l'evoluzione come un fatto, come alcuni
hanno voluto, ma piuttosto come qualcosa di pi di una semplice ipotesi, cio come una teoria. Infatti, il discorso prosegue
parlando esplicitamente dell' evoluzione come di una teoria.
Vale a dire, si raggiunto un grado maggiore di conoscenza o
di certezza al riguardo, grazie a diverse scoperte fatte negli ultimi decenni in diversi ambiti scientifici, che sembrno convergere verso la proposta dell' evoluzionismo 34.
Si pu dire, dunque, che si arrivati al capolinea? Non
del tutto. Infatti, proseguiva la riflessione del Papa, bisogna interrogarsi sull'importanza, o piuttosto sul valore, di questa teoria. E qui si evidenzia che si tratta di una questione epistemologica. Infatti, si mostra come sia necessario riconoscere una di~
stinzione tra l'osservazione e la teoria; ovviamente ci deve essere una relazione tra questi due piani, ma questo non toglie che
si tratti di due piani diversi. La teoria si trova nell' ordine della
mente, dell'intelligibile, e in questo senso trascende il piano del
puramente sensibile, del fattuale. La tora permette di avere
una visione d'insieme, di mettere in rapporto diversi fenomeni,
e offrire cos una spiegazione unitaria. Ma perch questa teoria
abbia valore scientifico, necessario che dimostri la sua validit
attraverso la verifica, il confronto con i fatti e i dati empirici,
cio che ci sia un riscontro tra quello che si teorizza e quello che
si sperimenta. Se i fatti contraddicono le previsioni o le conse34
pos~a all' att~n~io?e dei ricercatori, a seguito di una serie di scperte fatte nelle ?i~erse :'isc~pline .del saper.e: L~ convergenza non ricercata n provocata,
del n~ultatI dellavon condottI mdlpendentemente gli uni dagli altri, costituisce dl,per s un argomento significativo a favore di questa teoria (GIOVAN-'
NI PAOLO II, Messaggio ai membn della Pontificia Accademia delle Scienze 22
ottobre 1996, in I;Osservatore Romano, ed. quotidiana in lingua itali~a,
24 ottobre 1996, p. 7).
.
guenze dedotte a livello teorico, allora bisogner fare delle correzioni e dei rip ens amenti 35.
D'altra parte, non si pu dubitare che, a livello teorico, ci
siano degli elementi di ordine filosofico, ltre quelli che derivano dal piano osservazionale, che si prendono in prestito da
una certa filosofia della natura. Nel contesto, dell'evoluzionismo abbiamo gi accennato ad alcuni di essi, come certi influssi del meccanicismo e del razionalismo. Questo fa in modo che
in base a questi diversi contesti filosofici, si possano proporr~
diverse teorie dell' evoluzione ( qui, e non prima, che si parla
di questa pluralit di teorie evolutive). Tale diversit deriva sia
dalle diverse spiegazioni sul meccanismo dell' evoluzione sia
dai contesti filosofici che ispirano tali teorie (materialisti o'spiritualisti, vitalisti, ,ecc.) 36. Penso che sia chiaro che il giudizio su
queste filosofie di fondo che accolgono le diverse teorie evoluzionistichesi debba assegnare alla filosofia. Malgrado le tesi del
marxismo-leninismo, il materialismo non , n pu essere,
scientifico, ma piuttosto filosofico e deve essere studiato in sede filosofica.
In un contesto filosofico come quello affine alla visione cristiana del mondo (non voglio qui entrare nel dibattito sulla cosiddettafilosofia cristiana), sembra chiaro che; se ci pu essere
spazio per una teoria evoluzionistica (e abbiamo visto come per
~5 qual l'importanza di una simile teoria? Mfrontare questa questioslgniflca entrare nel campo dell'epistemologia. Una teoria un'elaboraZlOne metascientifica, distinta dai risultati dell'osservazione ma ad essi affine. Grazie ad ~ss~, un insieme di dati e di fatti indipendenti fra loro possono
essere collegatI e mterpretati in una spiegazione unitiva. La teoria dimostra la
sua validit nella misura in cui suscettibile di verifica costantemente valutata a livello dei fatti; laddove non viene pi dimostr;ta dai fatti manifesta
i suoi limiti e la sua inadeguatezza. Deve allora essere ripensata (fbid.).
36 Inoltre, l'elaborazione di una teoria come quella dell' evoluzione, pur
obbedendo all'esigenza di omogeneit rispetto ai dati dell' osservazione
prnde in prestito alcune nozioni dalla filosofia della natura. A dire il vero'
pi che della teoria dell' evoluzione, conviene parlare delle teorie dell' evolu:
zione, Questa pluralit deriva da un lato dalla diversit delle spiegazioni che
sono state proposte sul meccanismo dell'evoluzione e dall'altro dalle diverse
filosofie alle quali si fa riferimento. Esistono pertanto letture materialiste e ridut.tive e.letture spiritualistiche. li giudizio qui di competenza propria della filosofla e, ancora oltre, della teologia (ibid.).
n~,
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"
mazioni sulle scienze della natura 40; ci dice che bisogna distin_ guere tra il messaggio ispirato (in questo caso che il mondo e
l'uomo sono stati creati da Dio) e il rivestimento letteratio della narrazione biblica della creazione 41 Un altro rilievo interessante quello .della ragionevolezza della fede: ancora oggi, e
anche dalla prospettiva delle scienze naturali, la fede nella creazione la migliore ipotesi 42. La ragionevolezza del creato deriva dalla sapienza del Creatore; non vi un' altra spiegazione
convincente. E a questa conclusione era arrivato gi quattro secoli prima di Cristo il filosofo pagano Aristotele, quando rifiut la posizione degli atomisti, che dicevano che tutto era venuto all'esistenza automaticamente, cio per caso 43.
Infatti, senza cadere in facili concordismi, possiamo vedere
una certa convergenza tra quello che dice oggi la scienza e
quello che sappiamo dalla rivelazione, per esempio la temporalit dell'universo (cfr. la teoria del Big Bang, o il principio termodinamico dell' entropia) o il disegno dell'universo, che provoc l'ammirazione di Einstein 44 e pi di recente di Fred Hoyle, il quale ha riconosciuto che sarebbe incredibile vdere ur:
universo cos tanto ben accordato (jine-tuned) laddove non Cl
sia un Dio che l'abbia fatto 45. Non mancano alcuni che sostengono l'opposto, ma non lo faranno se non partendo da pregiudizi pi che discutibili, come il gi citato Monod. Egli afferma
40 [. .. ] la Bibbia non e non vuole essere un manuale di scienze naturali. un libro religioso, per cui non possiamo attingere da essa delle nozioni
scientifiche, n sapere come il mondo ha avuto scientificamente origine
(ibid., p. 11).
41 Cfr. ibid.
42 La fede nella creazione non neppure oggi irreale. Essa tutt'oggi
ragionevole e, anche alla luce dei risultati delle scienze naturali! "l'ipotesi
migliore", quella che spiega di pi e megli~ di tutte le ~tre te.on~. La fede .
ragionevole. La ragione della creazione-denva dalla ragIOne di DIO. Non eSIste altra risposta realmente convincente (ibid., p. 20).
43 Cfr. ibid.
44 Ratzinger fa una citazione significativa di questo grande scienziato: <<AIbert Einstein disse una volta che nelle leggi della natura "si rivela una ragione
_cos superiore che tutta la razionalit del pensiero e degli ordinamenti umani
al confronto un riflesso assolutamente insignificante" (ibid., p. 23).
45 Cfr. E. J. LARSON-L. WITHAM, Scientists and Religion in America, in
Scientific American, September 1999, p. 83.
RAFAEL PASCUAL
40
che 1'ordine che troviamo nella natura frutto del caso, e lui
stesso riconosce che una tale concezione assurda. Ma, in base ad un pregiudizio, quello imposto, secondo lui, dal f!2etodo
scientifico, non si pu ammettere una domanda alla quale sia.
necessario rispondere con la parola Dio. il commento di
Ratzinger eloquente: quale misero metodo, possiamo solo
dire!; e continua in modo suggestivo:
Attraverso la ragione della creazione Dio stesso ci guarda. La fisica, la biologia, le scienze naturali in genere ci hanno fornito un racconto della creazione nuovo, inaudito, con immagini grandiose e
nuove, che ci permettono di riconoscere il volto del Creatore e ci fanno di nuovo sapere: s, all'inizio e al fondo di tutto l'essere c' lo Spirito creatore. li mondo non il prodotto dell' oscurit e dell'assurdo.
Esso deriva da un'intelligenza, deriva da una libert, deriva da una
bellezza che amore. Riconoscere qesto ci infonde il coraggio che ci
permette di vi;ere, che ci rende capaci di affrontare fiduciosi 1'avventura della vita 46.
46
Ibid., p. 24.
II.
NON-DARWINIAN DARWINISM
STANLEY
L. JAKI
Summary
The phrase <<non-Darwinian Darwinism indicates. the need for a
thorough disentanglement of the intricately interwoven scientific and
ideological components in what is commonly called Darwinism. This
need is psed by the interest of cultural sanity and theological clarity,
but it shoUld also be of great scientific interest.The ideological com-.
ponents heavily promote utter relativism and damage the perception
of what is the great scientific merit of the Darwinian theoryof evolution: In principle the theory can be expressed inquantitative terms
obtained through measuring, which is the touchstone of scientific
truth. A disentangle:ment of ideology and science within Darwinism
may greatly help the theologian not tobe overly preoccupied with it.
The tide of this lecture is a paradox which may appear to be
a ctmtradiction in terms. It should merely serve the purpose of
awakening the mind .. Almost a century and a half have gone by
since the publication of the Origin 01 Species in 1859. So much
rime should have been enough to awaken one te a feature ofDarwinism, which is not so much a paradox as a mixture oftruth and
error. Unfortunately, the mixture has not been thorough1y untangled and even when it was, it made little inlpression. Once the
components of that mixture are clearly identified, there will
emerge a non-Darwinian Darwinism as a program not only feasible but also necessary.
The program consists in pruning Darwinism, or evolutionary
theory, from what is not science there and then in fully cultivating