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Il desiderio mimetico [modifica]

Il carattere mimetico del desiderio [modifica] Ren Girard, professore di letteratura francese negli Stati Uniti alla fine degli anni '50, ha un approccio nuovo a questo campo. Invece di cercare la "originalit" delle opere, cerca ci che esse possono avere in comune e si accorge che i personaggi creati dai romanzieri si muovono in una dinamica di rapporti che si ritrova nei vari autori. La legge universale del comportamento umano, descritta dai grandi romanzieri, secondo Girard consiste nel carattere mimetico (nel senso di imitativo) del desiderio.[3] Noi imitiamo dagli altri i nostri desideri, le nostre opinioni, il nostro stile di vita.
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Chi imitiamo esattamente? Imitiamo le persone che stimiamo e rispettiamo, mentre controimitiamo le persone che disprezziamo, cio cerchiamo di fare il contrario di ci che fanno loro e sviluppiamo opinioni opposte. Quindi il nostro comportamento sempre un'imitazione, perch sempre in funzione dell'altro, nel bene come nel male. I tipici modelli che si presentano nella vita di un uomo sono per esempio i genitori, il miglior amico, il leader del gruppo, la persona amata, un politico, un cantante, una guida spirituale o anche la massa in generale. Perch imitiamo gli altri? Il nostro desiderio sempre suscitato dallo spettacolo del desiderio di un altro per il medesimo oggetto: la visione della felicit dell'altro suscita in noi (che ce ne rendiamo conto oppure no) il desiderio di fare come lui per ottenere la stessa felicit, o, ancora pi intensamente, suscita in noi il desiderio di essere come lui. I desideri delle persone che stimiamo ci "contagiano". Ma allora siamo burattini senza libert? Assolutamente no. L'imitazione la base della nostra capacit di apprendimento (si pensi ai bambini); senza di essa non sarebbe possibile la trasmissione della cultura, l'apprendimento del linguaggio, ecc.. L'uomo ci che perch imita intensamente i suoi simili. Dal desiderio mimetico viene tutto il meglio e il peggio (come vedremo) dell'essere umano. L'imitazione infatti non si deve intendere come processo passivo (come in Platone) e depersonalizzante, ma come attivit potentemente creativa.

Tutto ci significa che il rapporto tra soggetto e oggetto non diretto e lineare, ma sempre triangolare: soggetto, modello, oggetto desiderato. Al di l dell'oggetto, il modello (che Girard chiama il mediatore) che attira. In particolare, a certi stadi di intensit, il soggetto ambisce direttamente all'essere del modello. Per questo, Ren Girard parla di desiderio metafisico: non si tratta assolutamente di un semplice bisogno o appetito, perch ogni desiderio desiderio d'essere [4] , aspirazione, brama di una pienezza attribuita al mediatore. Mediazione esterna e mediazione interna [modifica] "Mediazione" la relazione imitativa (mimetica) che si stabilisce tra il soggetto e il suo modello (mediatore).
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La mediazione esterna ogni volta che il mediatore del desiderio fuori della portata del soggetto, ad esempio perch il mediatore un personaggio di fantasia, come Amadigi di Gaula per don Chisciotte, o perch in ogni caso irraggiungibile, come Pel per i suoi fan. Il soggetto vive una sorta di follia che resta ottimista e il rapporto soggetto mediatore vissuto come estremamente positivo.

La mediazione interna quando il mediatore reale e allo stesso livello del soggetto. In questo caso, se l'oggetto conteso non condivisibile, il mediatore si trasforma in rivale e in ostacolo per l'appropriazione dell'oggetto, il cui valore aumenta agli occhi dei competitori man mano che la rivalit cresce. Dalla rivalit si passa all'odio e dall'odio alla violenza. Questo universo di relazioni descritto nei romanzi di Stendhal, Flaubert, Proust, Dostoevskij.

Le metamorfosi del desiderio [modifica] Attraverso quella dei personaggi, la nostra vita ad essere raccontata. Ciascuno di noi attaccato all'illusione dell'autenticit dei propri desideri; i grandi romanzieri, invece, rappresentano implacabilmente tutte le menzogne, le dissimulazioni, le manovre, lo snobismo messi in scena dagli eroi proustiani per evitare di vedere in faccia la verit: i nostri desideri sono sempre imitazione di desideri altrui e per questo sfociano in invidia e gelosia. Alcuni personaggi bramano l'essere del mediatore, lo vedono avvolto di virt sovrumane e nello stesso tempo abbassano se stessi, fanno di lui un dio facendo di se stessi schiavi, e tutto ci in misura tanto pi grande quanto pi intensamente il mediatore si pone quale ostacolo. il masochismo, che pu rovesciarsi nel sadismo, suo opposto, ogni volta che il soggetto, per rivincita, tenta di ribaltare la propria situazione esistenziale e per farlo diventa aguzzino di chi pi debole di lui. La letteratura [modifica] Credere all'autonomia dei nostri desideri l'illusione romantica che alla base di gran parte della letteratura. Scoprire la realt del desiderio, svelare e riconoscere il mediatore, ci che realizzano i grandi romanzieri, accedere alla verit romanzesca. Critica a Freud [modifica] La concezione mimetica stacca il desiderio dall'oggetto e contemporaneamente fa della violenza una conseguenza della rivalit, mentre il complesso di Edipo postulato da Sigmund Freud fonda il desiderio sul valore oggettivo dell'oggetto, la madre, e deve presupporre una coscienza della rivalit e delle sue distruttive conseguenze. La consapevolezza, inverosimile presso un bambino, di voler possedere la propria madre a costo di uccidere il padre, costringe Freud a introdurre man mano tutti i vari istinti, pulsioni e strutture psichiche che contraddistinguono la sua teoria, come l'istinto di morte, l'Es, il Super-Io... Invece la teoria del desiderio mimetico si pu applicare direttamente al complesso di Edipo rendendolo totalmente intelligibile: se il bambino desidera sua madre perch in un rapporto di imitazione con il padre. Vale a dire che perch il figlio imita totalmente il padre che finir eventualmente per desiderare la madre (a condizione che il padre desideri - o sembri desiderare - la madre).

La violenza e il sacro [modifica]


La rivalit mimetica che si sviluppa a partire dai conflitti per l'appropriazione degli oggetti contagiosa (in quanto imitata). La minaccia all'orizzonte quella della violenza generalizzata. Orientando il suo interesse verso il campo antropologico, Girard studia la letteratura etnologica che lo porta a formulare la sua seconda ipotesi fondamentale: il meccanismo di capro espiatorio (o meccanismo vittimario), all'origine delle religioni arcaiche, che egli espone nel suo secondo libro, La violenza e il sacro (1972). Se due individui, imitandosi, desiderano la stessa cosa, pu benissimo aggiungersi un terzo, un quarto e il conflitto dei primi si allarga. La violenza essa stessa imitativa e si pu quindi

assistere ad un processo a catena. L'oggetto della contesa passa in secondo piano e il conflitto mimetico si trasforma in antagonismo generalizzato. Ma quando la violenza non pu scaricarsi sul nemico che l'ha eccitata, si sfoga, come ognuno di noi ben sa, su un bersaglio sostitutivo. In particolare, la violenza, che fino ad ora ha continuato a consumarsi in micro-conflitti, pu anche focalizzarsi su una sola vittima arbitraria. Allora la folla si raccoglie unanime attorno alla vittima e la distrugge. L'eliminazione (espulsione o uccisione) della vittima fa sfogare la frenesia violenta da cui ciascuno era posseduto fino a poco prima e ci ha sul gruppo un impatto emotivo incalcolabile. La vittima appare ora contemporaneamente come l'origine della crisi e come la responsabile del miracolo della pace ritrovata. Essa diviene sacra ai loro occhi, proprio perch prodigiosamente capace di scatenare la crisi come di ripristinare la pace, ha cio potere di vita e di morte sul gruppo: il dio. Questa secondo Girard la genesi del religioso e in particolare: 1. del sacrificio rituale come ripetizione dell'evento vittimario originario, intesa a riprodurne meccanicamente e inspiegabilmente i miracolosi effetti, 2. del mito come racconto di quell'evento dal punto di vista della folla, 3. delle proibizioni e delle leggi, che sono l'interdizione d'accesso a tutti quegli oggetti all'origine delle rivalit che hanno portato alla crisi. Questa elaborazione religiosa si sviluppa lentamente e progressivamente, ad ogni successiva crisi mimetica, la cui risoluzione riporta la pace solo temporaneamente. L'elaborazione dei riti e delle proibizioni costituiscono una sorta di sapere empirico sulla violenza. Se gli esploratori e gli etnologi non hanno potuto essere testimoni di questi ipotetici fatti che risalgono alla notte dei tempi, altres vero che le prove indirette abbondano, come l'universalit del sacrificio rituale in tutte le culture umane e i miti raccolti dai popoli pi disparati. Se la teoria vera, allora nel mito sono rintracciabili: 1. una crisi, che pu essere descritta metaforicamente, ma sempre in modo da richiamare la fluidit o la contagiosit della crisi mimetica; esempi: pestilenza, diluvio, incendio, 2. la colpevolezza della vittima-dio, che descritta come colpevole perch il mito raccontato dal punto di vista dei persecutori, mentre essa in realt solo un capro espiatorio arbitrario 3. i tratti di selezione vittimaria, che sono quei tratti arbitrari che hanno attirato l'attenzione della folla polarizzandone la violenza sulla vittima; esempi: handicap o particolari fisici (claudicanza, capelli rossi, ), eccessiva bellezza o bruttezza, ecc.. 4. il potere della vittima di stabilire l'ordine sociale che permette la vita del gruppo. Girard trova questi elementi in numerosi miti provenienti da ogni parte del mondo, a cominciare da quello di Edipo. Su questo punto egli si oppone a Claude Lvi-Strauss. In Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo (1978), Girard sviluppa le implicazioni della sua scoperta, andando a invadere i campi pi disparati del sapere. Il meccanismo vittimario l'anello mancante nel passaggio dal mondo animale al mondo umano, perch permette di azzardare una spiegazione dell'ominizzazione dei primati individuando nell'istante della riappacificazione collettiva la nascita del pensiero simbolico e del linguaggio e nel cadavere della vittima il primo simbolo. I primi ominidi si differenziarono dai primati per aver ereditato geneticamente un'attitudine maggiore all'imitazione (che gi secondo Aristotele differenziava l'uomo dall'animale) il che li espose a frequenti crisi mimetiche e ci port all'innesco del processo vittimario. Allora tale meccanismo permette a Girard di spiegare, ad esempio: 1. il bisogno di vittime sacrificali da parte delle prime comunit umane 2. il passaggio dalle vittime umane a quelle animali, loro sostitute

3. la nascita della caccia, che era originariamente rituale, come fonte di approvvigionamento di vittime 4. la nascita dell'allevamento degli animali come risultato fortuito dell'acclimatazione di una riserva di vittime 5. la nascita dell'agricoltura. Girard mostra che l'origine della cultura non economica (Marx), n sessuale (Freud), ma religiosa, come aveva intuito mile Durkheim. L'elaborazione dei riti e dei divieti da parte dei gruppi protoumani o umani prender forme infinitamente varie, obbedendo comunque a una prescrizione pratica molto rigorosa: la prevenzione del ritorno della crisi mimetica. Nel religioso arcaico si pu quindi rintracciare l'origine di ogni istituzione culturale, dalla filosofia (che nasce come riflessione sul religioso), alla letteratura (che passa dal mito al romanzo passando per la leggenda, il poema, la fiaba, ecc.), alla politica. Come la teoria della selezione naturale delle specie il principio razionale di spiegazione dell'immensa diversit delle forme di vita, cos il meccanismo vittimario il principio razionale di spiegazione dell'infinita variet delle forme culturali. L'analogia con Darwin si estende anche allo statuto scientifico della teoria, la quale, a detta dello stesso Girard, non pretende di essere niente pi che un'ipotesi non suscettibile di essere provata sperimentalmente, essendo enormemente lungo il periodo di tempo necessario per produrre i fenomeni descritti, ma che si impone per il suo potere esplicativo prodigioso. Se la teoria di Girard si presenta gi come naturale prolungamento della biologia al campo del sociale, interessante notare che ultimamente proprio dalla biologia si avuta un'inattesa conferma delle ipotesi girardiane, con la scoperta dei neuroni specchio.

La Scrittura giudeo-cristiana [modifica]


Il testo biblico come scienza dell'uomo [modifica] In Delle cose nascoste Ren Girard affronta per la prima volta il tema del Cristianesimo e la Bibbia. I Vangeli si presentano apparentemente come un mito qualsiasi, con una vittima-dio linciata da una folla unanime, avvenimento commemorato in seguito dai seguaci di questo culto nel sacrificio rituale - simbolico, stavolta - dell'eucaristia. I Vangeli sembrano addensare tutti gli elementi caratteristici dei miti provenienti dalle culture pi diverse. Il parallelo perfetto, eccetto che su un punto: la vittima, nei Vangeli, mostrata innocente. I miti arcaici erano costruiti sulla menzogna della colpevolezza della vittima perch raccontavano l'avvenimento visto dalla prospettiva dei linciatori unanimi. questo misconoscimento che permette al meccanismo vittimario (o al sacrificio rituale) di essere efficace nel produrre ( o rispettivamente mantenere) la pace. Invece, la buona novella evangelica afferma categoricamente e senza ambiguit l'innocenza della vittima, e diventa, minando il misconoscimento, il germe della distruzione di ogni ordine sacrificale (cio di ogni ordine culturale basato sulla violenza sacrificale) sul quale risposa l'equilibrio delle societ. Gi l'Antico Testamento incrina i racconti mitici mostrando l'innocenza delle vittime (Abele, Giuseppe, Giobbe, Susanna...), ma solo col Nuovo Testamento che si svelano le cose nascoste sin dalla fondazione del mondo (Matteo 13, 35), la fondazione dell'ordine del mondo sull'omicidio, descritto in tutta la sua cruda storicit, senza deformazioni mitiche, nel racconto della Passione. La rivelazione tanto pi radicale in quanto il testo biblico sfoggia una sapienza assoluta sul desiderio e sulla violenza, a partire dalla metafora del serpente che suscita il desiderio di Eva fino ad arrivare alla forza prodigiosa del mimetismo che piega Pietro al rinnegamento nel momento della Passione. Girard mostra la potenza descrittiva dei processi mimetici di alcuni termini chiave del testo biblico: 1. lo scandalo la trappola della rivalit mimetica

2. Satana, menzognero e omicida fin dal principio (Giovanni 8, 44), che in ebraico significa accusatore, il processo mimetico tutto intero, dalla rivalit fino alla violenza collettiva sulla vittima innocente 3. Lo Spirito Santo, detto Paraclito, in greco difensore, la verit della vittima (cio la sua innocenza), e la verit su Dio, che viene comunicata agli uomini. Nei Vangeli, il dio della violenza scomparso e si rivela un altro Dio, totalmente estraneo da ogni logica di violenza e sistematicamente dalla parte delle vittime. In questi testi ognuno si trova davanti alla propria responsabilit, l'invidiante come l'invidiato: guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! (Matteo 18, 7). Come ha detto Simone Weil: Prima di essere una teoria su Dio, una teologia, i Vangeli sono una teoria sull'uomo, un'antropologia [5]. La societ cristiana [modifica] La Rivelazione evangelica contiene la verit sulla violenza, a nostra disposizione da duemila anni, secondo Girard. Com' possibile, allora, che essa non sia riuscita a porre fine all'ordine sacrificale fondato sulla violenza nemmeno nella societ, quella occidentale, che per pi tempo si detta cristiana? Secondo Girard la Rivelazione evangelica ha messo in crisi la nostra societ, decomponendo l'ordine sacrificale. Se la cristianit medievale ha mostrato il volto di una societ ancora sacrificale capace di ignorare le proprie vittime, l'efficacia delle istanze sacrificali non ha cessato di ridursi via via che il misconoscimento si ritira; Girard riconosce in questo il principio della singolarit e delle trasformazioni della societ occidentale. Il crollo dell'ordine sacrificale non significa meno violenza, ma anzi l'impossibilit, per la violenza sacrificale, di risolvere le crisi mimetiche instaurando nuovi ordini, almeno temporanei. L'innocenza dei tempi del misconoscimento perduta per sempre e il nostro mondo soggetto ogni giorno di pi al rischio di un'escalation (mimetica) di violenza inarrestabile. D'altra parte il cristianesimo, insieme al giudaismo, ha svelato le strutture sacrificali di ogni forma culturale e allo stesso tempo ha desacralizzato il mondo rendendo possibile un rapporto utilitario con la natura. Questa situazione mette progressivamente l'uomo in uno stato di sempre maggiore responsabilit e sempre minore inconsapevolezza. La Rivelazione ha tolto alla societ umana la possibilit di risolvere i propri conflitti in modo sacrificale; per questo, la fine della violenza, se mai si raggiunger, sar possibile solo se ogni individuo vorr accogliere attivamente e responsabilmente il contenuto dei Vangeli.

Opere successive [modifica]


Nelle sue opere successive, Girard ha cercato di ripercorrere le tappe della sua teoria nell'intento di formularla in modo sempre pi chiaro esaminando di volta in volta nuovo materiale e non ha cessato di tornare sulle sue analisi per approfondirle e precisarle. In Il capro espiatorio (1982) Girard esamina, tra gli altri, i testi di persecuzione, risalenti al XIII secolo, che addossavano agli ebrei le accuse di infanticidio, di incesto, di avvelenare i pozzi, che sono stereotipi persecutori rintracciabili in molti miti. Cos per la persecuzione degli ebrei durante la peste nera o la caccia alle streghe. Se il carattere falso di queste accuse un'evidenza per tutti noi, nel caso di questi testi, perch non lo nel caso dei testi mitici? Inoltre quest'opera contiene analisi mimetiche di alcuni brani evangelici.

Gli stereotipi della persecuzione

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Secondo Ren Girard ci sono tre stereotipi della persecuzione:


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il primo lo stereotipo della crisi, cio dell'eclissi del culturale, la fine delle regole e delle differenze gerarchiche e funzionali che definiscono gli ordini culturali. Di fronte all'eclissi

del culturale gli uomini per non si interessano alle sue cause originarie. Poich la crisi innanzitutto crisi del sociale, esiste una forte tendenza a spiegarla attraverso cause sociali e morali. Gli individui tendono a farsi folla indifferenziata e invece di incolpare se stessi tendono a incolpare la societ nel suo insieme, portandoli al disimpegno, sia altri individui che sembrano loro particolarmente nocivi. I sospetti vengono accusati di un tipo particolare di crimini. I crimini pi frequentemente invocati sono sempre quelli che trasgrediscono i tab pi rigorosi, relativamente alla cultura considerata: incesti, stupri, bestialit o crimini religiosi. Secondo Girard i persecutori finiscono per convincersi che un piccolo numero di individui, persino uno solo, possa rendersi estremamente nocivo all'intera societ, malgrado la sua debolezza relativa. La folla per definizione cerca l'azione, ma non pu agire sulle cause della crisi, cerca cos una causa accessibile per sfogare la sua rabbia e in alcuni casi la sua violenza. L'opinione pubblica isterica, che ancora non si fatta folla violenta, inverte il rapporto tra la situazione globale della societ e la trasgressione individuale. Invece di vedere nel microcosmo individuale un riflesso o un'imitazione del livello globale, essa cerca nell'individuo la causa e l'origine di tutto ci che la ferisce. Il secondo stereotipo quello delle accuse stereotipate: non importa che le persone accusate abbiano realmente commesso il crimine, importa la credenza nei loro confronti: ovvero non necessario stabilire la prova. Il terzo stereotipo invece riguarda l'appartenenza delle vittime della persecuzione a certe categorie di per s gi esposte a subirla. Le minoranze etniche o religiose - scrive Girard tendono a polarizzare contro di s le maggioranze. ( ) Non c' quasi societ che non sottometta le proprie minoranze, i propri gruppi mal integrati, o anche semplicemente distinti, a certe forme di discriminazione se non di persecuzione.

Accanto ai criteri religiosi e culturali, ve ne sono di puramente fisici. La malattia, la follia, le deformit, l'infermit tendono a polarizzare i persecutori. Per esempio all'interno di una classe a scuola, ogni individuo che prova delle difficolt di adattamento, lo straniero, il provinciale, l'orfano, il povero o semplicemente l'ultimo arrivato pi o meno a rischio di vittimizzazione e di essere considerato dagli altri un infermo. Quando l'opinione pubblica di un paese ha scelto le sue vittime in una certa categoria sociale, etnica o religiosa tende ad attribuire a questa le infermit e le deformit che rafforzano la polarizzazione. Questa tendenza sfocia poi in caricature razziste. Oltre a un'anormalit fisica vi anche un'anormalit sociale in quanto la media che definisce la norma. Pi ci si allontana dallo statuto sociale pi comune pi aumentano i rischi di persecuzione. Infine Girard affronta la questione molto attuale di quando le differenze divengono motivo di discriminazione e persecuzione. Non vi cultura - scrive - all'interno della quale ciascuno non si senta differente dagli altri e non giudichi le differenze legittime e necessarie. Secondo Girard l'esaltazione contemporanea della differenza non altro che l'espressione astratta di una maniera di vedere comune di tutte le culture.

Non mai la loro differenza specifica che si rimprovera alle minoranze religiose, etniche o
nazionali; si rimprovera loro di non differenziarsi in modo opportuno, al limite di non differenziarsi affatto

La persecuzione e l'odio si scatenano quando non l'altro nomos che si vede nell'altro, ma l'anomalia, non l'altra norma, ma l'anormalit; l'infermo si muta in deforme e lo straniero in apolide. Il non vedere l'altro come portatore di un sistema differente ma anormale non permette di poterlo distinguere come differente dal proprio sistema, ci mette in crisi il sistema stesso perch non sa pi come differenziarsi e rischia di cessare come sistema. Cos le persecuzioni servono a chi le mette in atto anche solo verbalmente a riposizionarsi come gruppo minacciato dalla crisi identitaria del suo sistema che non sa pi come differenziarsi dalle altre differenze.

Il problema della fede [modifica]


Ren Girard si convertito al cattolicesimo al tempo del lavoro al suo primo libro. Tuttavia egli afferma che la sua opera dev'essere considerata per il suo contenuto antropologico, come una qualunque altra ipotesi scientifica, che dev'essere giudicata in rapporto alla sua capacit esplicativa e alla sua semplicit e che la discussione e la critica devono dunque svolgersi sul terreno scientifico, senza preconcetti. Che si creda oppure no alla Risurrezione di Cristo, il testo biblico a disposizione di qualsiasi lettore.

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