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L’EVOLUZIONE DEI

VIVENTI
L’ipotesi di Oparin

 La teoria di Oparin è un'ipotesi sull'origine della vita proposta dallo


scienziato russo Alexander Oparin nel 1924. Questa teoria postula
che tutta la vita sia originata spontaneamente da materiali inanimati,
come metano, vapore acqueo e idrogeno.
 Secondo questa teoria, chiamata anche ipotesi di Oparin-Haldane, le
origini della vita sulla Terra erano il risultato di un lento e graduale
processo di evoluzione chimica che probabilmente si verificò circa
3,8 miliardi di anni fa.
Dal creazionismo all’evoluzione

 Il creazionismo è la credenza secondo la quale


l’Universo, la Terra e tutti gli organismi viventi nascono
da atti specifici di creazione divina, così come riportato
nella Bibbia, e non da processi naturali come
l’evoluzione. Coloro che abbracciano questa credenza
rifiutano, quindi, le teorie scientifiche che dimostrano il
processo evolutivo prendendo come riferimento
l’interpretazione più o meno letterale della Genesi o di
altri testi sacri.
Il contributo di Lyell
 Lyell non era d'accordo e propose che la Terra
fosse antica e impiegò molto tempo a formarsi.

 Lyell ha adottato un approccio secolare per


condurre ricerche empiriche, analizzare dati e
testare teorie.

 Lyell pensava che l'erosione causasse


gradualmente cambiamenti alla superficie terrestre.
LA TEORIA DELLE CATASTROFI DI CUVIER

 Cuvier esperto in anatomia e zoologia, applicava le sue


conoscenze della struttura degli animali allo studio di animali
fossili ed era in grado di dedurre la forma completa di un animale
a partire da pochi frammenti ossei.
 Ovviamente la teoria di Cuvier presentava diverse incongruenze.
Il rimpiazzo delle specie tramite migrazione da una zona all’altra
della Terra presupponeva a) intere zone inesplorate del pianeta in
cui risiedevano queste fantomatiche specie che nessuno aveva
ancora visto e b) l’esistenza già di tutte le specie presenti e future.
Una cosa che lo stesso Cuvier aveva problemi ad accettare
perché credeva nel “progressionismo”.
LA TEORIA EVOLUZIONISTICA DI
LAMARCK
 Lamarck fu il primo ad elaborare un vero e proprio
modello teorico dell'evoluzione. A partire dalle sue
osservazione sugli invertebrati, elaborò l'idea che gli
organismi, così come si mostravano in natura, fossero in
realtà il risultato di un processo graduale di modificazione
che avveniva sotto la pressione delle condizioni
ambientali. Formulò, perciò, l'ipotesi che in tutti gli esseri
viventi sia sempre presente una spinta interna al
cambiamento che sarebbe prodotta da due forze: la
capacità degli organismi di percepire i propri bisogni, e la
loro interazione con l'ambiente in funzione di un migliore
adattamento.
La teoria di Lamarck può essere riassunta in due leggi,
collegate tra loro:

• "Legge dell'uso e del non uso" (disuso): un organo si


sviluppa quanto più è utilizzato e regredisce quanto
meno è sollecitato.
• "Legge dell'ereditarietà dei caratteri acquisiti" : il
carattere acquisito dall'animale durante la sua vita
viene trasmesso alla progenie.
Per spiegare la sua tesi usò come esempio le giraffe:
in un primo momento, secondo Lamarck, sarebbero
esistite solo giraffe con il collo corto; queste ultime, a
causa dello sforzo fatto per raggiungere i rami più alti,
avrebbero sviluppato collo e zampe anteriori e quindi
avrebbero acquisito nel tempo organi adatti alle
circostanze. Tutte queste parti del corpo, di
conseguenza, sarebbero diventate progressivamente
un poco più lunghe e sarebbero state trasmesse alla
generazione successiva. La nuova generazione
avrebbe avuto in partenza parti del corpo più lunghe e
le avrebbe allungate ulteriormente, poco per volta.

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