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Zoologia

 Biodiversità: l’inventario o l’insieme ideale delle specie viventi che popolano una zona delimitata,
estesa da un semplice giardino fino all’intera biosfera; rappresentare la biodiversità completa di un
ecosistema è virtualmente impossibile, in quanto nessuno conosce tutte le specie già scoperte ed
esistono specie non ancora scoperte che popolano la zona in questione.
o Studio della biodiversità, Origine: il primo caso di zoologia volontaria e sistematica viene
ritrovato nella bibbia, ove Dio ordina ad Abramo di nominare ogni animale di terra ed aria;
Indice:
1. Protisti
2. Poriferi
3. Cnidari
4. Ctenophora
5. Platelminti
6. Nemertini
7. Anellidi
8. Molluschi
9. Nematodi
10. Artropodi
11. Echinodermi
12. Cordati

 Evoluzione: i primi organismi erano tutti anaerobi, ma producevano ossigeno come scarto del loro
metabolismo; successivamente per sfuggire all’avvelenamento da ossigeno si sviluppano due linee
evoluzionistiche: gli organismi anaerobi si allontanano dalla superfice e si rifugiano in ambienti
chiusi e isolati, mentre gli organismi aerobi sviluppano strutture di difesa e sfruttamento
dell’ossigeno atmosferico e acquatico. Dal ramo aerobico si sviluppano gli organismi eucarioti,
tramite simbiosi tra un batterio eterotrofo anaerobio, probabilmente un archea, e uno aerobio che
viene inglobato nel primo formando così il mitocondrio e il cloroplasto. I primi poriferi compaiono
attorno ai 700.000.000 di anni fa come collaborazione tra più coanoflagellati e senza creare dei veri
tessuti. Circa 550.000.000 di anni fa si sviluppano i primi metazoi, gli organismi pluricellulari
riconducibili a organismi attualmente viventi e con un’organizzazione cellulare a tessuti ed organi,
dando inizio all’epoca cambriana: inizialmente erano solo forme di vita marine, aiutate dal fatto che
l’acqua forniva protezione da raggi UV e dalla disidratazione, e successivamente colonizzano la terra
e l’aria, passando lentamente ad ambienti sempre più aridi ed inospitali, per poi diffondersi dal più
basso degli oceani alla vetta più alta.
o Studio dell’evoluzione: All’inizio dell’ottocento Lamarck, grande zoologo e studioso di
molluschi, teorizza la prima forma di evoluzione e spinta evolutiva basandosi sulle
modificazioni corporee esterne e fisiologiche degli organismi, portando con se anche il
pensiero di una storia più antica delle specie conosciute; tale teoria evolutiva presenta la
convinzione che i caratteri acquisiti dagli organismi durante la vita, adattate in risposta alle
sfide presentate dall’ambiente, siano passati alle generazioni successive. Con l’evoluzione
del pensiero evolutivo compaiono varie teorie, tra cui il catastrofismo per spiegare la
presenza di fossili, e l’applicazione dell’anatomia comparata. Lo step finale si ha con
Darwin, biologo e ricco mercante, che teorizza la teoria evoluzionistica moderna; l’ambiente
seleziona le caratteristiche ottenute casualmente dagli organismi, senza causarne
direttamente la modificazione, secondo la loro adattabilità alle condizioni attuali,
diffondendo le caratteristiche adatte e sopprimendo quelle inadatte. Wallace e altri naturalisti
e ricercatori svolgono poi esperimenti e osservazioni per confermare la teoria
evoluzionistica; in particolare Wallace studia i cambiamenti dei becchi di tucani rispetto alle
varie zone di abitazione.
o Prove a valore dell’evoluzione: la prima prova è l’anatomia comparata, la disciplina che
studia la rassomiglianza tra le varie parti corporee delle specie animali e vegetali; tale
disciplina nota, fin dai primi momenti della sua pratica con Cuvier, una rassomiglianza nella
struttura corporea di base di mammiferi e aviani nello stesso ordine, portando alla
diversificazione delle strutture corporee specializzate a seconda dello scopo e dell’ambiente
ma mantenendone la struttura di base. La seconda prova è l’atavismo, il fenomeno che
spiega come molte specie animali presentino rimasugli genici e fisionomici di parti
anatomiche di altre specie; molte volte le sequenze geniche inutili o inutilizzate vengono
silenziate e la parte anatomica da lei codificata si elimina dal corpo, ma i geni regolatori a
volte ripresentano la parte silenziata come espressione minoritaria a causa di modificazioni
geniche. La terza prova è la vicarianza, il fenomeno che spiega perché la maggior parte delle
specie animali si diversifica pur essendo nello stesso cline geografico con minime differenze
morfologiche per adattarsi a microvariazioni ambientali. L’ultima prova è la paleontologia,
la disciplina che studia i fossili animali e vegetali; tale disciplina mostra l’evoluzione
animale attuata secondo tutte le caratteristiche precedentemente elencate con le prove
schiaccianti dei resti delle specie estinte e/o ancora presenti attualmente.
o Ambiente abitabile: nonostante quasi tutta la crosta terrestre sia abitabile, il maggiore
volume di ambiente abitabile, nonché maggiore superfice abitabile, viene rappresentato
dall’oceano. Le specie stimate totali presenti nella crosta terrestre sono circa 10.000.000, di
cui più di 2/3 terrestri, in contrasto con il quantitativo di volume abitabile; questa casistica
avviene solo per le specie, in quanto i phyla presenti sulla terraferma sono solo 6 mentre
nell’acqua sono presenti tutti i phyla conosciuti e alcuni sono specializzati nell’ambiente
acquatico, come cnidari e poriferi.
o Forme e dimensioni: mentre le dimensioni non sono collegate strettamente con l’ambiente di
vita, a parte alcuni estremi casi, la forma sì; nell’ambiente terrestre le forme sono
estremamente specializzate ma tutte formate da una stessa struttura di base mentre
nell’ambiente marino le specie variano da forme mollicce e vermiformi a forme rigide ed
arboree fino a forme verticillate e variabili.
o Alimentazione: sulla terraferma si hanno solo organismi predatori o brucatori mentre in mare
si trovano organismi detritivori, sospensivori, filtratori, brucatori e predatori; da notare però
il fatto che le specie parassite sono sviluppate ugualmente in entrambi i casi, molte volte
intervallando forme ed ospiti terrestri con forme ed ospiti acquatici durante il loro ciclo
vitale.
o Riproduzione: nell’ambiente terrestre la riproduzione deve essere almeno semi-interna, per
proteggere lo sperma e gli ovuli, mentre nell’ambiente marino si può avere anche
riproduzione esterna. La riproduzione si divide, indifferentemente dall’ambiente in cui
avviene, in sessuale, favorita dall’evoluzione in quanto aumenta il ricambio genetico e la
possibilità di mutazione con conseguente adattamento, ed asessuale.
 Asessuale: avviene tramite scissione binaria, come le planarie che si dividono in due,
frammentazione, come le stelle di mare che possono riprodursi tramite la scissione
da un braccio da cui si origina il clone, gemmazione, come i polipi che generano
piccole copie di se stessi ai lati del corpo da cui si staccano oppure rimangono
attaccati per creare colonie, propagulazione, con la creazione di strutture
specializzate nella produzione di un altro individuo che si libera dal corpo originario
come alcune spugne.
 Sessuale: avviene tramite una sola modalità, l’unione di due gameti di sesso diverso,
ma con due meccaniche divise tra fecondazione interna, quando un individuo rilascia
i gameti all’interno dell’altro organismo, ed esterna, con il rilascio di gameti
nell’ambiente esterno da parte di entrambi gli organismi; queste due tipologie
generali sono poi condite di varie varianti sia da una parte che dall’altra, sfumando le
due categorie l’una nell’altra. Tale tipologia di riproduzione porta a sviluppare nelle
specie delle caratteristiche specifiche, quali ad esempio i palchi dei cervidi o una
struttura di comando nel gruppo di appartenenza degli individui, atte ad attirare i
partner e aumentare la possibilità di accoppiamento; quest’evoluzione non combacia
con i meccanismi di selezione effettuati per la sopravvivenza, ossia influenzata da
altre specie, ma è una selezione effettuata per accentuare determinate caratteristiche
non specializzate nella sopravvivenza, a volte anche detrimenti a tale aspetto, ossia
una selezione influenzata dalla stessa specie su se stessa (esempi molto esemplari
sono la coda del maschio di pavone, che è diventata enormemente vistosa e
impacciante nel volo e nella fuga utile solo all’accoppiamento, e i palchi dell’alce
irlandese adesso estinta, diventati talmente grandi da a volte impigliarsi in alberi e
arbusti finendo con il rompere il collo dell’alce, oppure i peni oblunghi delle
lumache terrestri e dei balani, atti a portare lo sperma in apposite fessure nel corpo
del partner che combacia in maniera perfetta con la forma del pene oppure a
raccogliere lo sperma del partner e portarlo alle gonadi femminili). In questo tipo di
riproduzione si vengono a formare due gruppi di organismi: gli ermafroditi, con
entrambi i tipi di gonadi e produttrici di entrambi i tipi di gameti, e gonocorici, con
un solo tipo di gonade e produttrici di un solo tipo di gamete; gli esseri ermafroditi
possono dividersi ulteriormente in due tipi: ermafroditi sequenziali, con un solo tipo
di gonade alla volta e la possibilità di intercambiare tra i due tipi detti proteroginici,
se iniziano femmine, e proteroandici, se iniziano maschi, ed ermafroditi simultanei,
se presentano sempre entrambi i tipi di gonadi divisi in sufficienti, se capaci di
autofecondarsi come la tenia, o insufficienti, se non possono fecondarsi da sole. Un
caso particolare sono quelli degli insetti sociali, quali api e formiche, in cui solo la
regina si riproduce con un fuco contenente metà del suo DNA, aumentando la
quantità di genoma passato alla generazione successiva; il maschio è prodotto per
partenogenesi, ossia la fecondazione dei gameti femminili da parte dello stesso
organismo, creando una copia dello stesso ed entrambi organismi aploidi.
o Speciazione: processo di diversificazione di una stessa popolazione di individui per adattarsi
a un ambiente, probabilmente diverso in una caratteristica all’ambiente originale della
popolazione, creando una nuova specie. I processi di speciazione si dividono in varie
tipologie a seconda del meccanismo evolutivo in azione. La speciazione può avvenire tramite
ricombinazione genica durante il processo di meiosi, mutazioni spontanee date da radiazioni
o errori di copiatura interni, o tramite ibridazioni tra specie diverse sia in maniera artificiale,
come nel caso del grano e del limone, che in maniera naturale, come nel caso dell’orzo e del
mandarino.
 Anagenesi: un processo evolutivo che prevede il completo distacco della specie
nuova con il suo predecessore, sostituendolo nel nuovo ambiente. I meccanismi sono
principalmente indotti da cambiamenti nell’ambiente di vita della specie originale.
 Cladogenesi: un processo evolutivo che prevede la diversificazione di una nuova
specie da una specie origine, senza soppiantarla nell’ambiente originale. I
meccanismi sono indotti dal movimento e diffusione nel tempo della specie di
origine in ambienti diversi da quello di vita originale.
La speciazione avviene principalmente prima della procreazione, processo prezigotico,
tramite allopatria o isolamento geografico, impedendo la fecondazione della vecchia specie
con la nuova specie a causa di blocchi ambientali e/o biologiche, tramite fattori temporali,
cambiando durante il tempo di distacco da altri gruppi della specie d’origine il ciclo
mestruale e d’accoppiamento, tramite simpatria o cambiamento ambientale, cambiando le
condizioni ambientali di solo una parte dell’ambiente di vita della specie, e tramite barriere
riproduttive, isolando il pool genetico di una parte della popolazione della specie originale
sia tramite barriere gametiche, modificando la forma e numero di cromosomi, che
comportamentali, ossia modificando il comportamento durante il corteggiamento e/o
l’accoppiamento, che meccanici, modificando l’apparato riproduttivo; il processo di
speciazione può avvenire anche successivamente alla procreazione, processo postzigotico,
tramite l’infertilità della prole, la degenerazione genetica della prole e la morte preparto della
prole.
 Tassonomia: inizialmente le forme di vita venivano classificate in regno animale, regno vegetale e
regno lapideum; tale sistematica è dettata da Linneo, biologo settecentesco, secondo le caratteristiche
allora conosciute delle specie viventi creando una specie ideale determinata da caratteristiche
generali e importanti. Poco tempo dopo Buffon, enciclopedico illuminista, riorganizza secondo un
simile metodo le specie ordinandole sia in maniera logica che temporale, creando una enciclopedia
illustrata più specifica di quella di Linneo e creando una diversificazione nella specie; da questa
organizzazione si sviluppa un concetto di storia precedente all’uomo, concetto che prima era ritenuto
blasfemo. Successivamente si creano varie altre strutture fino ad arrivare alle sistematiche moderne,
che raggruppano i viventi in procarioti, senza nucleo, archea, esseri intermedi, ed eucarioti, con
nucleo; in ogni gruppo le specie si raggruppano per somigliane sia genetiche che fisionomiche e
vengono divise secondo le diversità.
o Metodologia: la classificazione avviene tramite caratteri tassonomici, semplici e generali;
principalmente le caratteristiche usate sono quelle omologhe, diversi adattamenti di origine
comune sintomo di evoluzione specifica, e non le caratteristiche analoghe, stesso
adattamento ma con origini diverse.
o Specie: esistono vari concetti di specie, quello biologico e quello morfologico/topologico.
Formalmente il concetto di specie viene usato solo per convenzione e per tassonomia e
sistematica, in natura gli organismi si riuniscono in gruppi di organismi simili da soli ma
senza classificarsi in specie.
 Specie morfologica: se due organismi si assomigliano, a livello di base (citando
Linneo “minimalia non curant”), allora i due sono appartenenti alla stessa specie; a
tale concetto viene accompagnato successivamente a caratteristiche ambientali e
antropomorfi.
 Specie biologica: se due organismi sono interfecondi e producono organismi prole
simili e a loro volta fecondi allora i due sono appartenenti alla stessa specie; a tale
concetto si accompagna anche eventuali caratteristiche ambientali, di isolamento
riproduttivo allopatrico o simpatrico.

 Curiosità: le scoperte sono estremamente variegate e disperse nel tempo ma alcune storie, a cura di
Giorgio Bavestrello, sono troppo importanti per dimenticarle.
o L’echidna e il Cp. Bligh: Nel primo viaggio a bordo della HMS-Bounty, in una spedizione
esplorativa, il Cp. Bligh approda alle Hawaii e lì perde la nave e il comando: infatti, una
volta sbarcati, i marinai si innamorano subito delle native, che li portano all’ammutinamento
dopo che il capitano e una piccola parte della ciurma non infatuata gli ordinano di andarsene.
adesso su una piccola scialuppa manovrata da una piccola ciurma, il Cp. Bligh guida la
scialuppa attraverso il Pacifico fino in Inghilterra, senza ottenere grandi risultati, se non
ripopolare le Hawaii. Nel suo secondo viaggio a bordo della HMS-Providence, iniziato più
per castigo che per volontà sua, fa scalo nella piccola Isola della Tasmania, dove trova un
animale per l’epoca stranissimo: ritratto per la prima volta nel suo diario di bordo, l’echidna
viene scoperta e descritta per la prima volta da un marinaio, sicuramente non uno zoologo.
o Genova e il misterioso caso di Ostreopsis ovata: pochi decenni fa, data incerta, il mare era
mosso e nessuno voleva fare il bagno, ma un piccolo protista simbiotico delle alghe ed
abitante dei fondali marini rocciosi, come il mar ligure, amava il mare caldo in burrasca.
Alla sera dello stesso giorno 30 persone vengono ricoverate per uno strano caso di
polmonite: la causa si scoprì essere il piccolo protozoo citato prima che veniva sparato
nell’aere marino dall’aerosol generato dalle onde; sfortuna vuole che tale piccolo protozoo
produca per difesa e come scarto varie tossine, tra cui la palitossina, dannose per l’uomo e
dalle conseguenze gravi, tra cui insufficienza epatica, polmonite e morte in casi gravi.
o L’evoluzione dell’uomo: tale concetto non era accettata dalla comunità scientifica fino alla
seconda metà dell’Ottocento, e così sarebbe stato per molto tempo anche dopo la sua
cementificazione nella comunità scientifica; un esempio di tale fenomeno sulla società è una
conferenza scientifica tenutasi a Genova a cura del cardinale Siri di suddetta parrocchia, ove
si discuteva dell’impossibilità di accettare l’evoluzione umana come un fatto naturale affine
all’evoluzione animale altra. A favore di una evoluzione umana si trova anche un libro di
Darwin, il “Discent of Man”, che inserisce foto di scimmie e uomini per elencare le
assomiglianze; a sua ignoranza nel 1857 si trova una calotta cranica di ominide, la prima
calotta cranica di Neanderthal, che presentava una crescita posteriore e una sopracciglia
ossea sporgente. Purtroppo, proprio durante questo periodo circola un falso, un cranio con la
faccia da scimmia ma il capo da uomo detto falso di piltdown, che svia le ricerche e porterà
sulla falsa riga le discussioni fino alla fine dell’ottocento, quando vengono trovati i primi
resti di ominidi antichi veri e propri, il famoso bambino di taung. Da qui la ricerca ha preso
il via nella direzione gusta, anche se ancora con molti scettici in circoli religiosi radicali e in
idioti con laurea.
o Gli anfibi urodeli: il proteus mirabilis, del carso triestino e della zona trentina, così come
altre specie della stessa famiglia presenta branchie fino alla fine della sua vita,
riproducendosi sottoforma di larva senza metamorfizzare; tali sono casi forti di neotenia,
così come è successo durante l’evoluzione dell’uomo.
o Ontogenesi e la tortura sugli insetti: lo studio dell’ontogenesi ha fornito molte immagini utili
alla teoria evoluzionistica; tale studio però era non affermato fino al 1900, portando al
pensiero che alcuni organismi come i batteri si potessero sviluppare dal nulla, che gli
embrioni fossero coaguli di sangue mestruale e liquido prostatico dello sperma, e che alcuni
organismi fossero già formati nello sperma o nell’ovulo, come nel caso dell’uomo fino a
poco tempo fa. L’embriologia è una branca dell’ontogenesi: la prima fase è la
frammentazione in blastomeri dallo zigote, in potenze di due (ossia 1-2-4-8-16 organizzati
rispettivamente in pianeggiante nelle prime tre fasi e cubiche nella penultima;
successivamente si dividono ulteriormente in spirale, se creano un quarto di giro, e radiale,
se mantengono la forma cubica, rispettivamente in protostomi, con una specializzazione
determinata, e deuterostomi, con una specializzazione indeterminata), nutrito da un vitello,
se abbondante fortemente telolecitico e con blastomeri polari, divisi in micromeri o animali
dalla divisione veloce e macromeri o vegetali dalla divisione lenta, mentre se scarsa
isolecitico e con blastomeri apolari; nel caso di vitello infinitamente grande, la divisione è
puramente meroblastica, con vitello indiviso e o centrale o laterale esterna. Arrivate a questo
stadio le cellule si dispongono a sfera, sulla superfice, lasciando una zona vuota o piena di
vitello al centro detta blastocele, in una forma detta blastula.
o Mediterraneo e glaciazioni: durante l’ultima grande glaciazione il mediterraneo si è
raffreddato enormemente, portando all’arrivo di specie di coralli che abitano
prevalentemente mari freddi. Con il riscaldamento del mare, tali specie si sono spinte sempre
più in profondità ed abbandonando ogni tipo di colore; tali sono i coralli bianchi.

 Protisti (10.000 specie): Organismi bentonici e planctonici, unicellulari e diffusi in tutti gli ambienti
abitabili, principalmente acquatici marini e d’acqua dolce ma con specie terrestri, estremofile e con
specie simbiotiche o parassitarie; presentano grande varietà di forma e dimensione, variando in
tipologia di struttura e variando dai µm fino a quasi 1mm; esseri sia dal carattere coloniale che dal
carattere solitario. Sono tra i pochi organismi unicellulari eucarioti attualmente diffusi in natura;
presentano la massima complessità cellulare di tutti gli eucarioti, presentando caratteristiche
iperspecializzate.
o Struttura: vedi Citologia.docx
o Movimento: i protisti presentano quasi tutti i tipi di movimento cellulare, dal movimento
cigliare e flagellato fino al movimento ameboide, usati una volta per la classificazione ma
attualmente superata. Il movimento cigliare è attuato da varie ciglia, di solito in numero
infinitamente grande, che battono in maniera unisona tramite movimento bipartito, diviso in
una fase di battuta attuata dal ciglio teso e una fase di recupero attuata dal ciglio piegato,
coordinato dalla depolarizzazione della membrana secondo l’onda metacronale per formare
un’onda nel mezzo di locomozione; il movimento flagellato è attuato da flagelli, di solito
singoli o doppi per cellula, che si muovono sinuosamente per formare un’onda nel mezzo di
locomozione; il movimento ameboide è attuato tramite pseudopodi, zone allungate dalla
cellula ricche di emidesmosomi e contatti focali, che si ancorano al substrato per trasportare
in avanti la cellula nel mezzo di locomozione.
o Riproduzione: i protisti possono riprodursi asessualmente e sessualmente. La riproduzione
asessuale avviene tramite mitosi. La riproduzione sessuale avviene tramite varie
macchinazioni e tramite spore; questa riproduzione avviene raramente solamente in protisti
parassiti e coloniali, come i protisti del genere Plasmodium o alcuni coanoflagellati.
o Nutrizione: la maggior parte dei protisti è mixotrofa, ossia presentano abitudini sia autotrofe
che eterotrofe, ma esistono specie solamente autotrofe o solamente eterotrofe. Alcuni protisti
presentano zone della membrana specializzati alla fagocitosi ed endocitosi, chiamate
impropriamente bocche o citostomi.
o Difesa: la maggior parte dei protisti non presenta difese esterne alla cellula, ma presenta
pareti cellulari e/o tossine citotossiche. Alcuni generi di protozoi presentano la capacità di
formare placche silicee all’esterno della cellula, oppure di riunirsi in colonie primitive
specializzate.
o Classe euglenida: protisti flagellati; presentano il flagello incassato in un’apposita tasca nel
retro della cellula, in cui si trova anche la bocca. Presentano comportamento autotrofo
durante il giorno, durante il quale usa i suoi cloroplasti per la fotosintesi, ed eterotrofo di
notte, quando la luce cala e la fotosintesi non è possibile; tale cambio le rende organismi
mixotrofi. Non presentano specializzazioni, rimanendo simili alla struttura base della cellula
eucariote. Si trovano principalmente in acque pulite e non inquinate, oppure in simbiosi con
vari animali sessili.
o Classe dinozoa: protisti flagellati; presentano i flagelli posizionati a croce lungo gli assi
cellulari ed incassati all’interno di aperture nella parete cellulare. Presentano comportamento
mixotrofo, autotrofo o eterotrofo a seconda della famiglia e genere. Presentano varie
diversità dalle altre cellule eucariotiche, principalmente nel nucleo, privo di istoni e con il
DNA organizzato secondo strutture cromosomiche poste ai lati, e nel mitocondrio, non
lamellare o vescicoloso ma tubulocristato. Si trovano principalmente in simbiosi con coralli,
molluschi e altri animali sessili o bentonici, oppure si trovano liberi nell’ambiente acquatico
mentre pochi dinozoi si trovano parassitanti di alghe, zooplancton, pesci e altri protozoi.
 Genere Zooxantella: presentano carattere autotrofo; presentano il maggiore tasso di
simbiosi di tutti i generi viventi, entrando in simbiosi con quasi tutti gli organismi
sessili, molti organismi bentonici provvisti di carapace o conchiglia e molti
organismi planctonici primitivi.
 Genere Noctiluca: presentano carattere mixotrofo ed eterotrofo; presentano
fosforescenza e bioluminescenza innescata sia volontariamente che tramite urti, quali
il passaggio di una mano nell’acqua o il semplice movimento delle onde.
 Genere Alexandrium: presentano carattere mixotrofo ed eterotrofo; presentano
fosforescenza innescata da una tossina tossica estremamente termostabile, prodotta
come forma di difesa da predatori, che si attiva in presenza di ammoniaca in elevate
quantità.
 Genere Gonyaulax: presentano carattere mixotrofo ed eterotrofo; presentano una
fosforescenza innescata volontariamente o involontariamente dalla presenza di azoto
e fosforo, che innescano il processo riproduttivo, causando un fenomeno detto
fioritura, e fa calare drasticamente il livello d’ossigeno nella zona.
 Specie Ostreopsis ovata: presentano carattere mixotrofo o eterotrofo; presentano
fosforescenza innescata da una tossina estremamente termostabile, prodotta come
forma di difesa durante la riproduzione, che si attiva in gran quantità in presenza di
azoto e/o fosforo, alte temperature e pressione atmosferica, alta luminosità ed altri
fattori minori, causando un fenomeno detto fioritura; la tossina è letale in grandi
quantità per quasi tutti gli organismi animali terrestri ed acquatici, presentando gravi
conseguenze respiratorie e problemi nel funzionamento dei bronchi e delle mucose
nasali e polmonari.
o Classe choanoflagellata (130 specie): protisti flagellati; presentano il flagello all’apice
cellulare circondato da un collare di microvilli, alla cui base si trova uno pseudopodio atto a
catturare e trattenere gli oggetti filtrati dalla struttura flagellata. Presentano carattere
sospensivoro filtratore attivo, i primi a filtrare l’acqua per il cibo, effettuato tramite il battito
del flagello per creare la corrente e filtrando tramite il collare di microvilli e fagocitando
tramite lo pseudopodio. Presentano varie caratteristiche comuni ai metazoi più complessi,
come la possibilità di riunirsi in colonie, simili ai primi poriferi, e la capacità di depositare
placche silice sotto forma di spicole o piccole scaglie intorno a loro, ma per il resto
mantengono una forma simile alla cellula eucariote. Si trovano principalmente in acque
salmastre e ricche di materiale in sospensione.
 Genere Proterospongia: presenta carattere autotrofo e mixotrofo; presenta la capacità
di riunirsi in colonie di individui, tenuti insieme da una matrice gelatinosa prodotta
da cellule specializzate, al cui esterno si posizionano i coanoflagellati per la
nutrizione e il movimento.
o Classe kinetoplastea: protisti flagellati; presentano un flagello anteriore che si piega verso il
retro della cellula, rimanendo attaccato al corpo cellulare, e ne causa movimenti ondulatori.
Presentano carattere eterotrofo. Non presentano specializzazioni, rimanendo simili alla
struttura base della cellula eucariote, a parte presentare spesso la mancanza di parete
cellulare. Si trovano principalmente parassitanti delle più svariate specie animali e vegetali, e
parassitando principalmente il sangue; tale caratteristica li rende simbiotici con vari ditteri
ematofagi, come il tafano o le zanzare.
 Specie Plasmodium falciparum: parassita, principale agente patogeno della malaria;
presentano la straordinaria capacità di produrre spore e riprodursi sessualmente
tramite meiosi.
 Specie Tripanosoma brucei: parassita, principale agente patogeno della malattia del
sonno; presentano una sorprendente specificità, targhettando solamente il genere
Homo, gli esseri umani, e il genere Pan, gli scimpanzé e i bonobo.
 Genere Leishmania: parassita, agente patogeno della leishmaniosi; presentano un
dimorfismo enorme tra le varie specie a seconda dell’ospite che vanno a parassitare.
o Classe ameba: protisti pseudopodi; presentano pseudopodi, divisi in lobopodi se spessi e
fillopodi se sottili, utili per il movimento in quanto dotati di desmosomi e contatti focali per
ancorarsi al substrato e attirare verso l’estremità dello pseudopodio il resto del corpo
cellulare o per cacciare. Presentano carattere eterotrofo o mixotrofo. Presentano varie
diversità rispetto alle altre cellule eucariotiche, il citosol è diviso in ectoplasma esterno, dal
carattere più denso, ed endoplasma interno, dal carattere più lasso, e la capacità di attrarre
corpi estranei per formare una teca di muco ed oggetti vari, a volte con un processo di
selezione dietro.
 Specie Ameba proteus: presentano carattere eterotrofo predatore; la specie più
famosa dei protisti ameboidi, presenta le caratteristiche per diventare l’organismo
tipo del genere e della classe.
o Classe foraminiferi: protisti pseudopodi; presentano pseudopodi, divisi in lobopodi se spessi
e fillopodi se sottili, utili per il movimento in quanto dotati di desmosomi e contatti focali
per ancorarsi al substrato e attirare verso l’estremità dello pseudopodio il resto del corpo
cellulare o per cacciare. Presentano carattere eterotrofo passivo usando i fillopodi per
catturare le prede che gli scontrano contro. Presentano varie diversità rispetto alle altre
cellule eucariotiche, il citosol è diviso in ectoplasma esterno, dal carattere più denso, ed
endoplasma interno, dal carattere più lasso, e la capacità di formare una teca di carbonato di
calcio.
 Specie Orbulina universa: presentano carattere eterotrofo predatore; la specie di
foraminifero con la raggiera di fillopodi più estesa, raggiungendo lunghezze fino a 5
volte quella della cellula.
o Classe actinopoda: protisti pseudopodi; presentano pseudopodi, divisi in lobopodi se spessi e
fillopodi se sottili, utili per il movimento in quanto dotati di desmosomi e contatti focali per
ancorarsi al substrato e attirare verso l’estremità dello pseudopodio il resto del corpo
cellulare o per cacciare. Presentano carattere eterotrofo passivo usando i fillopodi per
catturare le prede che gli scontrano contro. Presentano varie diversità rispetto alle altre
cellule eucariotiche, il citosol è diviso dalla teca in cui si rinchiudono in ectoplasma esterno
ed endoplasma interno e la capacità di formare una teca di silice o solfato di stronzio, gli
unici nel mondo animale e vegetale.
 Ordine radiolare: presentano carattere mixotrofo; presentano delle spine
sull’esoscheletro, dette spicole, che vanno a formare una vera e propria gabbia
circolare o a campana attorno all’organismo.
 Ordine acantaria: presentano carattere eterotrofo; presentano delle spine organizzate
secondo schemi precisi, organizzati radialmente a partire dal centro dell’organismo.
 Ordine heliozoa: presentano carattere eterotrofo; non presentano una capsula
centrale d’appoggio e di una struttura scheletrica, ma presentano una enorme
quantità di fillopodi, detti assipodi, che si diramano in ogni direzione come una
raggiera o un sole.
o Classe ciliophora: protisti cigliati; presentano ciglia lungo tutta la superfice cellulare,
organizzati nel loro movimento dalla depolarizzazione di membrana, detta onda metacronale,
e sono usate sia come strumento motorio che come strumenti sensoriali. Presentano carattere
eterotrofo o autotrofo, variando da predatori passivi fino a predatori attivi, e filtratori.
Presentano varie diversità rispetto alle altre cellule eucariotiche, principalmente nel nucleo,
diviso in vegetativo, per il metabolismo, e riproduttivo, per la riproduzione, e nella
riproduzione, attuata sessualmente ma senza gameti liberi, principalmente fondendo le due
membrane degli individui in un’unica struttura; presentano una struttura estremamente
diversificata, passando da una simmetria raggiata con ciglia su tutto il corpo fino a una
simmetria bilaterale con ciglia solo sul ventre.
 Genere Carchesium: presentano carattere eterotrofo; presentano la capacità di creare
colonie specializzate.
 Genere Didinium: presentano carattere eterotrofo; presentano la capacità di poter
sessilizzare volontariamente.
 Genere Balantidium: parassita, non affligge l’uomo; presenta cicli riproduttivi molto
complessi.
 Genere Entodinium: presenta carattere autotrofo; insieme alle zooxantelle, è uno dei
principali organismi simbiotici, entrando in simbiosi con quasi tutti i phyla acquatici
sessili o primitivi.

 Poriferi (9.000 specie): Organismi bentonici sessili, anche se presentano alcune specie planctoniche,
pluricellulari diblastici e principalmente marini, con poche specie d’acqua dolce; presentano grande
varietà di forme e dimensione, variando in tipologia di struttura e variando dai pochi mm fino ai m;
esseri sia dal carattere coloniale che dal carattere solitario. A differenza degli altri organismi
pluricellulari, i poriferi non presentano dei legami e delle giunzioni tra le sue varie cellule, non
creando quindi dei veri e propri tessuti; questa caratteristica permette alle cellule dei poriferi della
stessa specie di aggregarsi e disgregarsi a seconda delle esigenze. La similitudine tra le cellule
filtratori delle spugne e i coanoflagellati presenta indizi, sia a livello morfologico sia genetico, della
strada evolutiva degli eucarioti verso la pluricellularità, passante dai coanoflagellati ai poriferi e poi
passando agli altri phyla. Le spugne presentano simbiosi con zooxantelle, alghe e paguri, e al
contempo si ritrovano predate da pochissime specie, tra cui pochi pesci, echinodermi e molluschi
nudibranchi.
o Struttura: La struttura tipo dei poriferi presenta simmetria radiale o asimmetria ed è formata
da una cavità centrale, detta spongocele, collegata all’esterno da una grande apertura
nell’organismo, detta osculo, e da altre più piccole cavità distribuite lungo il corpo della
spugna, detti pori; l’organismo vero e proprio è costituito dalle pareti che definiscono queste
strutture ed è formato da due tipi di tessuti che rivestono le aperture e cavità, dette
epidermidi, e una struttura gelatinosa per sostenere la struttura cava, detta mesoilo.
 Cavità interna: la spugna presenta una cavità aperta all’esterno, detta spongocele,
derivato dall’archenteron della blastula originante; ha la funzione di filtrare e
assorbire i nutrienti nell’acqua che la riempie. Insieme all’osculo e ai pori forma il
sistema acquifero della spugna.
 Poro: la spugna presenta vari piccoli canali nella sua parete, detti pori; ha la
funzione di immettere acqua da filtrare dentro allo spongocele. Le cellule che
compongono questo tessuto sono dette porociti, presentano una forma cilindrica
bucata al centro, il poro che circondano, e uno o più nuclei con funzione strutturale e
protettiva; il poro può essere costituito da una singola cellula bucata al centro o da
più cellule in sincizio o anche da più cellule separate organizzate a tubo e può essere
chiuso o aperto da un cambiamento del turgore dei porociti. Insieme all’osculo e allo
spongocele forma il sistema acquifero della spugna.
 Osculo: la spugna presenta una, raramente in numero maggiore, grande apertura nel
corpo, detta osculo; ha la funzione di espellere l’acqua già filtrata dallo spongocele e
reimmetterla nel mare. Insieme ai pori e allo spongocele forma il sistema acquifero
della spugna.
 Epidermide: la spugna presenta un epitelio esterno semplice e monostratificato,
detto ectopinacoderma; ha la funzione di proteggere dall’esterno il mesoilo e
l’interno della spugna. Le cellule che compongono questo tessuto sono dette
ectopinacociti, presentano una forma appiattita e allungata con un singolo nucleo
con funzione protettiva.
 Endodermide: la spugna presenta un epitelio interno semplice e monostratificato,
detto endopinacoderma; ha la funzione di filtrare e assorbire i nutrienti presenti
nell’acqua dello spongocele o delle camere coanocitarie (vedi dopo). Le cellule che
compongono questo tessuto sono dette coanociti, presentano una forma cubica e
polarizzata, con la faccia libera ricoperta da un collare di microvilli che circonda un
flagello con funzione di filtraggio e di movimento dell’acqua; si trovano anche degli
endopinacociti, dalla forma appiattita e allungata, in numero molto ridotto a tappare
i buchi lasciati dalle zone dove non si sono sviluppati i coanociti.
 Mesoilo: la spugna presenta uno strato di gel connettivo di collagene ed altre
strutture minerali, con poche cellule e poco specializzate, che collega i due tessuti di
rivestimento e mantiene la struttura della spugna in piedi. Questo gel è composto
principalmente da spongina, un tipo di collagene fibrillare estremamente reticolato,
presentando a volte strutture siliciche, depositate in forme lineari su stampo proteico
internamente alla cellula, o carboniose, depositate in forme tribolari su stampo
spaziale esternamente alla cellula, dette spicole generate da cellule specializzate. Le
cellule che compongono questo gel sono dette lofociti, presentano forma cubica con
funzione di sintesi e secrezione di spongina, e sclerociti, presentano forma
specializzata per adattarsi alla spicola con funzione di secrezione di sedimento
inorganico. Nel mesoilo si possono creare strutture più complesse di sistemi
acquiferi divisi generalmente in tre strutture tipo, dette ascon, sycon e leucon.
 Struttura ascon: presentano un sistema acquifero molto semplice rispetto alle
altre spugne, con un unico spongocele e nessuna camera coanocitaria. I
coanociti rivestono quasi completamente lo spongocele. I poriferi della
classe ascon sono tipicamente piccoli e molto semplici, con forme tubulari;
la loro conformazione è la più inefficiente per il tipo di filtrazione che le
spugne effettuano per nutrirsi.
 Struttura sycon: presentano un sistema acquifero intermedio rispetto alle
altre spugne, con un unico spongocele e una singola camera coanocitaria che
si viene a creare nel mesoilo tra i due tessuti di rivestimento. I coanociti
rivestono solo le camere coanocitarie e non si trovano nello spongocele, che
viene rivestito da pinacociti. I poriferi della classe sycon sono di piccole o
medie dimensioni e dalle forme variegate, tipicamente tubulari ma variando
anche verso una forma ramificata; la loro conformazione è di media
efficienza per il tipo di filtrazione che le spugne effettuano per nutrirsi.
 Struttura leucon: presentano un sistema acquifero complesso rispetto alle
altre spugne, con uno o più spongoceli e una rete di canali e camere
coanocitarie che si sviluppano nel mesoilo tra i due tessuti di rivestimento. I
coanociti rivestono solo l’interno delle camere coanocitarie e non si trovano
nei canali inalanti ed esalanti che le collegano e nello spongocele, che
vengono rivestite da pinacociti. I poriferi della classe leucon sono di
dimensioni estremamente variabili, passando da dimensioni piccole fino a
dimensioni enormi, e dalle forme variegate, tipicamente tubulari ma
variando anche verso una forma ramificata; la loro conformazione è
estremamente efficiente per il tipo di filtrazione che le spugne effettuano per
nutrirsi.
o Riproduzione: le spugne possono riprodursi asessualmente e sessualmente. La riproduzione
asessuata avviene tramite frammentazione, staccando un pezzo del corpo per formare un
altro organismo copia, o tramite propaguli, formando volontariamente un nuovo individuo
da staccare; le spugne d’acqua dolce solitamente formano gemmule incapsulate da strutture
silicee uncinate come struttura di sopravvivenza a inquinamento, sia naturale come
l’ammoniaca che artificiale, e carenza d’acqua o come struttura di diffusione tra corsi
d’acqua. La riproduzione sessuale avviene tramite la trasformazione delle cellule totipotenti,
rimaste dalla morula originaria, del mesoilo in gonadi, produttrici di gameti maschili
rilasciati all’esterno e femminili trattenuti all’interno, e la fecondazione del gamete avviene
all’interno del mesoilo dell’individuo; dopo la fecondazione, lo zigote si sviluppa nella
spugna madre e successivamente viene espulso quando è un embrione quasi formato,
solitamente trovandosi in varie forme, le cui principali sono due: nelle spugne silicee si
espelle un’anfiblastula, con i micromeri inferiori flagellati e i macromeri superiori
aflagellati, mentre nelle spugne calcaree si espelle una stormoblastula, quasi completamente
ricoperta di micromeri flagellati e contenente all’interno i macromeri, ed in entrambi i casi si
possono espellere delle blastule armate, anfiblastule o stormoblastule ricoperte di placche
calcaree o silicee; l’embrione vaga nell’acqua dopo l’espulsione fino alla caduta e
all’insediamento sul fondo, quando i macromeri inglobano i micromeri e sviluppano la
spugna per mitosi. Le spugne possono essere sia gonocoriche che ermafrodite sequenziali e
unisone; i poriferi sono gli unici animali pluricellulari, insieme a cnidari e ctenofori, ad
avere organi sessuali temporanei o stagionali.
o Nutrizione: sono tutti organismi filtratori attivi con solo digestione cellulare interna,
pompando l’acqua dai pori nello spongocele ed espellendola filtrata dall’osculo; questo
flusso d’acqua è estremamente forte, atto ad allontanare il più possibile l’acqua filtrata
dall’acqua che deve essere assorbita. Le spugne non presentano un sistema di selezione delle
particelle filtrate, portando alla fagocitosi di particelle inorganiche come silicone e altre
particelle plastiche durante la filtrazione. Molte spugne presentano la capacità di erodere
carbonati, creando dei buchi similmente a come si staccano pezzi di formaggio, e formando
strutture intricate all’interno della roccia con vari pori eterni per la filtrazione; alcune spugne
abissali presentano un sistema di nutrizione predatorio passivo, catturando prede di piccole e
medie dimensioni con bracci allungati verso l’alto molto sottili e flessibili dotati di spicole
uncinate rivolte verso l’esterno, atte a catturare e agganciare le prede per poi trasportarle a
una proto-bocca e rivestirle in un gel digestivo per frammentarle in piccolissimi pezzi da
digerire internamente.
o Difesa: la difesa delle spugne si basa su potenti veleni e strutture calcaree o silicee, dette
spicole; il metodo di difesa presenta con sé una divisione in classi: calcisponge, le spugne
che usano spicole calcaree, demosponge, se usano spicole silicee, e il piccolo gruppo
sclerosponge, che presentano uno scheletro basale di calcite oltre a spicole calcaree o silicee.
Molte spugne presentano una grandissima quantità di massa batterica simbiotica, sia
all’interno di spicole che nelle fibre di spongina, che non ha una funzione specifica e a volte
risulta maggiore della massa propria della spugna.
o Movimento: poco presente, e se usato solo nella forma di poche cellule o singole cellule
portate dalla corrente similmente a protisti.
o Classe calcispongiae: presentano spicole formate da carbonato di calcio, dalla forma
tetraedrica o lineare o tribolata ed in numero ristretto, con maggioranza di spongina nello
scheletro (ciò le rende mollicce al tatto). Presentano sia una riproduzione che una vita
stagionale, passando la stagione favorevole a nutrirsi e riprodursi e passando le stagioni
sfavorevoli sotto forma di strutture di resistenza. La struttura tipica di queste spugne è ascon,
con pochi rappresentanti sycon.
o Classe hexatinellida: presentano spicole formate da silice, dalla forma triassiale simile a un
d8, solitamente sinciziale e in numero relativamente alto, con poca spongina nello scheletro
(ciò le rende dure al tatto). Presentano una riproduzione stagionale ed una vita annuale. La
struttura tipica è leucon, con molti rappresentanti sycon, e con un’epidermide ed
endodermide sinciziali.
o Classe demospongiae: presentano spicole formate da silice, dalla forma tetraedrica o
triassiale o lineare, divise in macrosclere se di grandi dimensioni e formanti lo scheletro
principale e in microsclere se di piccole dimensioni e formanti i rinforzi scheletrici, e in
medio numero, con uguale spongina nello scheletro (ciò le rende relativamente dure al tatto).
Presentano una riproduzione stagionale ed una vita annuale. La struttura tipica di queste
spugne è leucon, con molti rappresentanti sycon.
 Specie Tethya aurantium: tipica dei mari temperati, a circa 20-30m di profondità,
struttura leucon; presenta la capacità di riprodursi asessualmente producendo
propaguli esterni di forma tondeggiante, similmente ai semi di un soffione, che si
staccano e vengono trasportati dalla corrente marina o creata dalla spugna. Forma
rotondeggiante dal colore arancione forte.
 Specie Chondrosia reniformis: tipica di mari temperati e del mediterraneo, a circa
20-100m di profondità, struttura leucon; presenta la capacità di riprodursi tramite
propaguli gocciolanti, formati dal tessuto spugnoso e un pezzo di fondale attaccato,
che vengono staccati dalla struttura per “gocciolamento”. Forma rotondeggiante dal
colore marroncino o bianco sporco.
 Specie Aplysina cavernicola: tipica del mediterraneo, a circa 50-60m di profondità,
struttura leucon; è una delle poche demosponge a presentare pochissime spicole, con
una struttura formata quasi esclusivamente da spongina con integrate particelle di
sabbia. Forma tubulare dal colore giallo fosforescente. Erano le spugne usate come
conserve d’acqua dai legionari romani e dai cavalieri medievali.
 Famiglia Cladorhizidae: tipica dei mari freddi e profondi, a circa 1000-1200m di
profondità, struttura indeterminata; presenta molte spugne carnivore di profondità,
prive di sistema acquifero propriamente detto e dotate di filamenti con spicole
uncinate con cui catturare le prede. Forma variegata dal colore bianco o incolore.
 Specie Chondrocladia lyra: è la più tipica delle spugne carnivore, dalla
forma stellata posata sul fondo con i prolungamenti uncinati prolungati
verso l’alto a formare una struttura piramidale.
o Classe homoscleromorpha: presentano uno scheletro privo di spicole o con pochissime
spicole formate da silice ma senza stampo proteico con moltissima spongina nello scheletro
(ciò le rende mollicce al tatto); in compenso si trovano sopra a una struttura calcarea piena
esterna, prodotta sempre da loro, per mantenere la struttura. Presentano riproduzione
stagionale ed una vita annuale. La struttura tipica è sycon, con rappresentanti leucon e ascon.

 Cnidari (9.000 specie): organismi bentonici sessili o planctonici, pluricellulari diblastici e solamente
marini, con poche forme d’acqua dolce. Presentano una varietà di forme e dimensioni elevata in
entrambe le forme possibili; sono sia coloniali e solitari. Presentano due forme principali: la forma
coloniale o solitaria corallina bentonica, il polipo, e la forma solitaria medusa planctonica, la
medusa; le due forme sono sequenze dello sviluppo dell’organismo, variando per cui la loro forma a
seconda dello stadio in cui si trovano, oppure sono presenti singolarmente nel singolo individuo. I
primi veri e propri organismi animali pluricellulari sviluppati durante l’evoluzione, presentando
giunzioni cellulari a formare veri tessuti e un sistema nervoso minimale ma presente, appartenendo
ai radiati. Presentano numerose simbiosi, principalmente con zooxantelle ed altre alghe, crostacei e
pesci vari ma al contempo si ritrovano predate da numerose specie, tra cui vari molluschi, crostacei,
pesci, cetacei di piccole e medie dimensioni e anche l’uomo per le forme coralline.
o Struttura polipo: la struttura tipo della forma a polipo degli cnidari presenta una simmetria
raggiata, solitamente ottaraggiata o esaraggiata, con una struttura basale, detta piede, che
ancora lo stomaco, detto celenteron, con bocca apicale ed i suoi tentacoli al terreno;
l’organismo è costituito dallo strato di cellule che rivestono la mesoglea, il connettivo di
struttura di cui è fatto la maggior parte del corpo di uno cnidario. Sono organismi aprocti.
 Celenteron: lo cnidario presenta una cavità interna isolata dall’esterno, detta
celenteron; ha la funzione di isolare la zona adibita alla digestione esterna del cibo e
ha la funzione di conservare e/o proteggere le gonadi con i loro gameti. Nel caso di
una colonia i vari celenteron sono collegati da canali gastrali agli altri celenteron
della colonia.
 Tentacolo: lo cnidario presenta dei prolungamenti, posti sia ai lati che agli apici del
corpo, detti tentacoli; ha la funzione di difendere lo cnidario da predatori e di
catturare le prede. Le cellule più tipiche di questo organo sono gli cnidociti,
presentano forma ovoidale e un grande vacuolo, detto cnidocisti, dotato ago
iniettante contenente liquido urticante ad uso singolo; gli cnidociti presentano un
meccanismo a pressione, detto cnidociglio attivato dall’urto con altri corpi estranei,
che causa l’apertura dell’opercolo delle cnidocisti e l’espulsione di uno stiletto
dotato di filamento urticante con cui iniettare il liquido velenoso nel corpo urtato e
spine per ancorarsi alla vittima per iniettare il veleno efficacemente, portando a
problemi neuronali, veleno neurotossico, motori, veleno miotossico, emolitici,
veleno emolitico, e citologici, veleno citotossico, con il solo scopo di difesa o di
paralizzazione della preda. La forma e il numero di cnidociti e tentacoli sono molto
usati nelle classificazioni per la loro varietà di forma e numero.
 Bocca: lo cnidario presenta un’apertura regolabile di riguardevoli dimensioni
nell’apice del celenteron, detta bocca; ha la funzione di sigillare ed aprire a comando
la cavità dello stomaco, sia per far entrare il cibo sia per impedirne l’uscita una volta
ingerito e digerito.
 Piede: lo cnidario presenta una ventosa alla base dell’organismo, detta piede; ha la
funzione di sedimentare e ancorare lo cnidario sul fondale in cui si trova. A volte il
piede porta una funzione motoria minima, permettendo il suo distacco dal fondale e
il suo riattaccamento in una zona più favorevole.
 Epidermide: lo cnidario presenta un epitelio esterno monostratificato; ha la funzione
di proteggere e controllare la forma dell’organismo. Le cellule più tipiche che
costituiscono questo epitelio sono dette cellule mio-epiteliali, presentano forma
piramidale inversa con un ampliamento basale per contenere le fibre di actina-
miosina atte al movimento contrattile del tessuto, e cellule mucose, presentano
forma cilindrica e sono produttori di muco antibatterico e antifeeding; presentano
tracce di cnidociti. Nel caso di una colonia, l’epidermide è continua tra i vari
individui
 Gastrodermide: lo cnidario presenta un epitelio interno monostratificato; ha la
funzione protettiva e di digestione esterna. Le cellule che costituiscono questo
epitelio sono dette cellule mioepiteliali e cellule gastriche o ghiandolari, capaci di
secernere acido ed enzimi per scindere la maggior parte dei legami nel cibo.
Presentano tracce di cnidociti.
 Mesoglea: lo cnidario presenta uno strato di gel connettivo contenente collagene e
poche cellule. Le poche cellule che costituiscono questo strato sono dette cellule
neuro-epiteliali, in parte presenti anche sull’epitelio di forma cilindrica e dotate di
vari assoni per la trasmissione del segnale e la sua recezione, e cellule gangliari,
presentano una forma sferica e numerose diramazioni per il trasporto e regolazione
del segnale nervoso; queste cellule formano un vero e proprio reticolo nervoso
primitivo, che non piò ancora essere definito come sistema o apparato in quanto
manca di cefalizzazione, con i loro assoni e dendriti, fornendo allo cnidario la
possibilità di coordinare i movimenti motori e le risposte agli stimoli esterni, ma non
presentando una cefalizzazione o una vera e propria centralizzazione o
canalizzazione il messaggio viene distribuito equamente in tutto il reticolo. Nel caso
di una colonia si viene a creare una struttura unica di mesoglea, senza una
discontinuità apparente, capace di creare uno endoscheletro o esoscheletro, creato
invece dall’ectoderma, carbonatico o siliceo con funzione protettiva organizzato in
coralliti, la parte di scheletro che circonda o che si trova all’interno del polipo.
o Struttura medusa: la struttura tipo della forma a medusa degli cnidari presenta simmetria
raggiata, solitamente tetraraggiata o con infiniti raggi si simmetria, con una struttura apicale,
detta ombrella, al cui sottostante si trova una struttura protettiva basale, detta subombrella,
tra cui si delimita lo stomaco, detto celenteron, e le gonadi e nella quale si sviluppano i
tentacoli e l’apertura boccale, divisa in bocca e una struttura detta manubrio che la connette
allo stomaco; l’organismo è costituito dallo strato di cellule che rivestono la mesoglea, il
connettivo di struttura di cui è fatto la maggior parte del corpo di uno cnidario. Sono
organismi aprocti.
 Ombrella: lo cnidario presenta una struttura ombrellata sia apicalmente che
basalmente al corpo, detta ombrella. Ha la funzione di protezione e direzionamento
dello cnidario, funzionando da base per le altre strutture corporee e per gli organi di
senso.
 Celenteron: lo cnidario presenta una cavità interna isolata dall’esterno, detta
celenteron. Ha la funzione di isolare la zona adibita alla digestione esterna del cibo e
ha la funzione di conservare e/o proteggere le gonadi con i loro gameti.
 Tentacolo: lo cnidario presenta dei prolungamenti, posti sia ai lati che alla base del
corpo, detti tentacoli. Ha la funzione di difendere lo cnidario da predatori e di
catturare le prede. Le cellule più tipiche di questo organo sono gli cnidociti,
presentano forma ovoidale e un grande vacuolo, detto cnidocisti, dotato ago
iniettante contenente liquido urticante ad uso singolo; gli cnidociti presentano un
meccanismo a pressione, detto cnidociglio attivato dall’urto con altri corpi estranei,
che causa l’apertura dell’opercolo delle cnidocisti e l’espulsione di uno stiletto
dotato di filamento urticante con cui iniettare il liquido velenoso nel corpo urtato e
spine per ancorarsi alla vittima per iniettare il veleno, portando a problemi
neuronali, veleno neurotossico, motori, veleno miotossico, emolitici, veleno
emolitico, e citologici, veleno citotossico, con il solo scopo di difesa o di
paralizzazione della preda.
 Ropali: Alcuni tentacoli si modificano per diventare degli organi sensoriali,
detti ropali, dotati di cellule specializzate nella recezione di stimoli luminosi
e chimici, quali sensi di vista, direzione ed olfatto; le cellule più tipiche di
questo tipo di tentacolo sono dette statocisti, cellule cubiche dotate di ciglia
organizzate in gruppi per rinchiudere una sfera minerale al loro interno ed
inviare segnali della sua posizione al resto dell’organismo per
l’orientamento, e ocelli, cellule cubiche dotate di enzimi specializzati nella
recezione di segnali luminosi per la vista e fotorecettorialità; tali strutture
possono essere provviste di lenti minerali o di liquidi specializzati per
migliorare la percezione dei rispettivi sensi.
La forma e il numero di cnidociti e tentacoli sono molto usati nelle classificazioni
per la loro varietà di forma e numero.
 Bocca: lo cnidario presenta un’apertura regolabile di riguardevoli dimensioni
nell’apice del celenteron, detta bocca. Ha la funzione di sigillare ed aprire a
comando la cavità dello stomaco, sia per far entrare il cibo sia per impedirne l’uscita
una volta ingerito e digerito.
 Manubrio: lo cnidario presenta un prolungamento tubulare tra la bocca e il
celenteron, detto manubrio. Ha la funzione di avvicinare l’apertura boccale alla zona
di cattura delle prede, per diminuire la possibilità di fuga delle stesse e per
minimizzare i tempi di digestione, e di migliorare la manovrabilità del corpo in
acqua dello cnidario.
 Epidermide: lo cnidario presenta un epitelio esterno monostratificato; ha la funzione
di proteggere e controllare la forma dell’organismo. Le cellule più tipiche che
costituiscono questo epitelio sono dette cellule mio-epiteliali, presentano forma
piramidale inversa con un ampliamento basale per contenere le fibre di actina-
miosina atte al movimento contrattile del tessuto, e cellule mucose, presentano
forma cilindrica e sono produttori di muco antibatterico e antifeeding; presentano
tracce di cnidociti.
 Gastrodermide: lo cnidario presenta un epitelio interno monostratificato; ha la
funzione protettiva e di digestione esterna. Le cellule che costituiscono questo
epitelio sono dette cellule mioepiteliali e cellule gastriche o ghiandolari, cellule
capaci di secernere acido ed enzimi per scindere la maggior parte dei legami nel
cibo. Presentano tracce di cnidociti.
 Mesoglea: lo cnidario presenta uno strato di gel connettivo contenente collagene e
poche cellule. Le poche cellule che costituiscono questo strato sono dette cellule
neuro-epiteliali, in parte presenti anche sull’epitelio di forma cilindrica e dotate di
vari assoni per la trasmissione del segnale e la sua recezione, e cellule gangliari,
presentano una forma sferica e numerose diramazioni per il trasporto e regolazione
del segnale nervoso; queste cellule formano un vero e proprio reticolo nervoso con i
loro assoni e dendriti, fornendo allo cnidario la possibilità di coordinare i movimenti
motori e le risposte agli stimo esterni, ma non presenta una cefalizzazione o una vera
e propria centralizzazione o canalizzazione del messaggio che viene distribuito
equamente in tutto il reticolo.
o Riproduzione: gli cnidari possono riprodursi asessualmente e sessualmente. La riproduzione
asessuale si effettua solamente nella forma polipoide tramite gemmazione o tramite
frammentazione, creando copie da punti specifici del corpo, solitamente alla base di esso, ed
andando a formare colonie o nuovi individui, rispettivamente non staccando o staccando la
gemma dal corpo; in alcune specie la forma medusoide può effettuare, dal manubrio o dalla
base dell’ombrella, la gemmazione o la frammentazione. La riproduzione sessuale esterna
avviene tramite il contatto di due gameti, prodotti dalle gonadi temporanee della
gastrodermide o epidermide, nel mare o nel corpo della femmina, formando una larva
vermiforme cigliata, detta planula; dalla larva zigote si sviluppa una forma polipoide, detta
polipo planulare, da cui possono formarsi altre forme polipoidi tramite riproduzione
asessuale, altre forme polipoidi tramite riproduzione sessuale, rimanere singolo e crescere in
dimensioni oppure delle forme medusoidi tramite gemmazioni specializzate e particolari
formate solo in determinati periodi dell’anno; solo in alcuni casi la larva presenta uno
sviluppo in forma medusoide, detta actinula, da cui si sviluppa direttamente l’organismo
completo già in forma medusoide. Gli cnidari sono generalmente unisessuali, raramente
ermafroditi sequenziali o unisoni; gli cnidari sono gli unici animali pluricellulari, insieme a
poriferi e ctenofori, ad avere organi sessuali temporanei o stagionali.
o Nutrizione: gli cnidari sono per la maggior parte predatori passivi, le forme medusoidi ed
alcune forme polipoidi, e filtratori passivi, molte forme polipoidi, anche se molte forme
medusoidi presentano la capacità di localizzare ed inseguire la preda.
o Movimento: negli cnidari il movimento è tipico delle forme medusoidi, con un movimento
pulsante dell’ombrella per spingere l’acqua in direzione opposta e propellersi verso la
direzione dell’apice dell’ombrella; altri tipi di movimento sono principalmente forme di
difesa, come la capacità di ritirarsi in strutture apposite contraendo il corpo intero, o forme di
attacco e nutrimento, come l’accorciamento dei tentacoli verso l’apertura boccale alla cattura
di una preda e il suo movimento direttamente opposto per espellere sostanze non volute o di
scarto dal celenteron. Un movimento specializzato di alcune forme polipoidi è quello dato
dal piede secondo un movimento rotatorio attuato piegando il corpo e ancorando l’apice
boccale tramite cellule specifiche a ventosa per eseguire una rivoluzione completa ed andare
ad ancorarsi in un secondo luogo. Alcuni anemoni possono staccarsi e riattaccarsi in un
secondo luogo dopo essersi fatti trasportare dalla corrente.
o Difesa: solitamente la difesa viene rappresentata dal veleno che presentano nelle cnidocisti;
le forme da polipo possono presentare anche uno scheletro in cui rifugiarsi a difesa del
corpo.
o Classe Hydrozoa (3.600 specie): presentano entrambe le forme, sia solitarie che coloniali, a
volte bandendo o riducendo dal ciclo vitale una forma; il celenteron è semplice, senza
presentare alcuna struttura interna. Sono per la maggior parte marini, con pochi generi
d’acqua dolce, e principalmente insedianti di fondali duri e rocciosi. La forma polipoide,
solitamente di piccole dimensioni e dalla struttura flessibile, presenta una struttura chitinosa
che forma un esoscheletro tubulare protettivo attorno al corpo principale, detto perisarco che
può ricoprire solo le ramificazioni della colonia, negli hydrozoi atecati, o ricoprire come una
teca il polipo singolo, negli hydrozoi tecati, ed un endoscheletro carbonatico a sostegno della
colonia, tipico degli hydrozoi idrocoralli e formato da tubature interne di varie dimensioni a
seconda del polipo che la abita; in tutte le sottoclassi i tentacoli, quando presenti, sono
distribuiti lungo tutto il corpo ed i polipi coloniali presentano una specializzazione: i
gastrozoidi, adibiti alla nutrizione e dalla forma piccola e ricca di tentacoli, i gonozoidi,
adibiti alla riproduzione e dalla forma piccola e priva di tentacoli, ed i dattilozoidi, adibiti
alla difesa e dalla forma allungata e ricca di corti tentacoli dotati di numerose cnidocisti. La
forma medusoide, solitamente di piccole dimensioni e dalla struttura simile alla forma
ideale, presenta un velum alla base dell’ombrella che chiude parzialmente la campana e un
manubrio diviso in canali radiali, strutture indipendenti unite alla base del manubrio e con
funzione di diffusione del nutrimento a tutta la medusa; i tentacoli si sviluppano dai bulbi
tentacolari, provvisti anche di organi sensoriali, e sono spesso capitati; le gonadi sono
epidermiche ed esterne all’ombrella.
 Ordine sifonofora: hydrozoo di piccole dimensioni coloniale. Presenta la
particolarità di creare colonie galleggianti, tramite varie strutture, dette
pneumatofore, formate da un polipo specializzato simile a una vela, o vagili, tramite
varie strutture, dette nectocalici, formate da un polipo specializzato simile a
un’ombrella. Generi famosi sono le Velella, i Physalia e i Porpita.
 Genere Branchioceratus: hydrozoo di grandi dimensioni solitario, con il
Branchioceratus imperator che raggiunge i 3m e una bocca larga 30cm. Presenta la
particolarità di vivere su fondi molli, in cui si ancora al terreno tramite un
prolungamento del piede basale espanso.
 Specie Paracorine uvei: hydrozoo di piccole dimensioni coloniale. Ha una storia di
alti e bassi, scomparendo dalla circolazione dopo essere stato trovato per molti anni
e per poi ricomparire a Pontetto pochi anni fa.
 Specie Turritopsis nutricola: hydrozoo di piccole dimensioni coloniale. Presenta la
particolarità di poter decadere una volta finito il ciclo in forma medusoide,
insediandosi nel terreno e ritornando alla fase polipoide senza effettivamente morire.
I principali predatori degli hydrozoi sono molluschi, principalmente i gasteropodi
nudibranchi, che presentano uno strato di mucosa per impedire l’espulsione delle cnidocisti e
poi rubarne lo cnidocita e usarlo a sua volta per difesa. Presenta numerose simbiosi, tra cui
zooxantelle nella forma medusoide delle Velella, zoantidei, briozoi nella forma polipoide,
pesci come i cavallucci marini, paguri come insedianti del loro guscio ed altri crostacei come
le caprelle che mangiano il cibo degli hydrozoi dal loro stomaco;
o Classe Cubozoa (30 specie): presentano entrambe le forme, solitamente solitarie; il
celenteron è semplice senza presentare alcuna struttura interna. Sono tutti marini,
principalmente insedianti di fondali rocciosi. La forma polipoide, solitamente di piccole
dimensioni e dalla struttura flessibile, non presenta alcuna specializzazione particolare. La
forma medusoide, solitamente di piccole o minuscole dimensioni e dalla struttura simile alla
forma ideale, presenta un’ombrella a base quadrata con 4 canali radiali; i tentacoli si
organizzano in 4 gruppi ai vertici dell’ombrella originati da 4 bulbi tentacolari, provvisti di
organi di senso e ocelli ipersviluppati raggruppati in ropali, e sono dotati di cnidociti
estremamente velenosi; le gonadi sono epidemiche, esterne all’ombrella. Tutte le specie di
cubozoi si riproducono per trasformazione totale del polipo in medusa; inoltre, le forme
medusoidi si riproducono solo tra organismi maturi, portando vicine le gonadi intrecciando i
tentacoli e mettendosi opposti, facilitando la fecondazione e con un primo esempio di
fecondazione pseudo-interna. I principali predatori dei cubozoi sono molluschi,
principalmente i nudibranchi, che presentano uno strato di mucosa per impedire l’espulsione
delle cnidocisti e poi rubarne lo cnidocita e usarlo a sua volta per difesa. Non presentano
simbiosi diffuse.
o Classe Scyphozoa (200 specie): presentano entrambe le forme, solitamente solitarie; il
celenteron è pluriloculare, presentando delle introflessioni ma senza essere diviso in più parti
isolate o semi-isolate. Sono per la maggior parte marini, principalmente insedianti di fondali
rocciosi. La forma polipoide, di piccole dimensioni e dalla struttura flessibile, non presenta
alcuna specializzazione particolare. La forma medusoide solitamente di grandi dimensioni e
dalla struttura simile alla forma ideale, presenta un manubrio circondato da braccia orali,
tentacoli specializzati; i tentacoli si possono sviluppare ai margini dell’ombrella, scyphozoi
semeostomea, o non svilupparsi affatto, scyphozoi rhizostomea; in entrambe le sottoclassi le
gonadi sono gastrodermiche, interne all’ombrella. Tutte le specie di quest’ordine si
riproducono per strobilazione, creando uno strobilo nella cima del polipo che crea
staccandosi le efire, meduse dall’ombrella lobata, che si svilupperanno in meduse.
 Specie Mastigias papua: scyphozoa rhizostomea di medie dimensioni solitario. Ha la
particolarità di abitare laghi salati o in lagune isolate dell’Adriatico e non presenta
cnidocisti.
 Specie Pelagia noctiluca: scyphozoa semeostomea di medie o grandi dimensioni
solitario. Ha la particolarità di mancare la forma polipoide nel suo ciclo vitale,
formando le efire direttamente dall’actinula.
 Specie Cotylorhiza tubercolata, comunemente Cassiopea mediterranea: scyphozoa
rhizostomea di medie dimensioni coloniale. Ha la particolarità di poggiarsi sul
fondale con l’ombrella rivolta verso l’alto per permettere una migliore fotosintesi
alle zooxantelle in simbiosi.
I principali predatori degli scyphozoi sono molluschi, principalmente i nudibranchi, che
presentano uno strato di mucosa per impedire l’espulsione delle cnidocisti e poi rubarne lo
cnidocita e usarlo a sua volta per difesa. Presenta numerose simbiosi, tra cui zooxantelle
come nella forma medusoide di Cassiopea, e i pesci come i carangidi che si nascondono
nell’ombrella della medusa
o Classe Staurozoa (50 specie): presentano entrambe le forme anche se entrambe le forme
sono sessili, solitamente solitari; il celenteron è semplice senza presentare alcuna struttura
interna. Sono tutti marini, principalmente insedianti di fondali rocciosi o su altri organismi,
carattere epibionte. La forma polipoide, di piccole dimensioni e dalla struttura flessibile,
presenta una struttura semplificata, priva di colonialità e scheletri; i tentacoli sono 4 e sono
capitati disposti a croce. La forma medusoide, di piccole dimensioni e dalla struttura a forma
di calice, presenta vari peduncoli ai lati dell’ombrella invertita e si attacca al fondale come le
forme polipoidi, rivolgendo verso l’alto il manubrio e i peduncoli; i tentacoli capitati sono
organizzati in 8 ciuffi, molto corti e tozzi, posti all’apice dei peduncoli dell’ombrella; le
gonadi sono gastrodermiche, interne all’ombrella. Tutte le specie di staurozoi si riproducono
per trasformazione totale del polipo in medusa. I principali predatori degli staurozoi sono
molluschi, principalmente i nudibranchi, che presentano uno strato di mucosa per impedire
l’espulsione delle cnidocisti e poi rubarne lo cnidocita e usarlo a sua volta per difesa.
o Classe Antozoa (7000 specie): presentano esclusivamente la forma polipoide; il celenteron è
concamerato, presentando una struttura di sostegno centrale, la faringe, da cui dipartono
pareti divisori in multipli di 6 o 8, dividendo gli antozoi in ottocorallia (3500 specie) e
esacorallia (3500 specie), che creano setti mesenterici uniti, o assenti, alla base del
celenteron e divisi all’apice dell’organismo; negli esacorallia si trovano 6 setti completi e 6
setti incompleti sempre organizzati in una struttura trifogliata, con il petalo centrale, detto
aconzia, ricco di cnidociti che buca il celenteron per difendere il polipo se viene disturbato,
ed entrambi organizzati a coppie mentre negli ottocorallia si trovano solo 8 setti completi. La
forma polipoide, di piccole o medie dimensioni e dalla struttura tipicamente rigida, con una
bocca introflessa nel celenteron creando una faringe di forma ovale, sostenuta da due strisce
di muscoli all’estremità della bocca, con ai vertici due strutture cigliate di sifonoglifi, che
permettono un continuo ricircolo dell’acqua nel celenteron; i tentacoli sono sempre apicali,
organizzati a corona intorno alla bocca, con i ceriantharia che presentano più di una corona
di tentacoli eteromorfi; le gonadi sono gastrodermiche, interne al celenteron poste sui setti
mesenterici.
 Ordine ottocorallia: insediano quasi tutti fondali duri e rocciosi, con possibili specie
epibionti, e rari casi di insediamento su fondi molli ed incoerenti; presenta sempre e
solo 8 tentacoli pinnulati, ossia tentacoli dotati di prolungamenti sottili laterali. Si
dividono ulteriormente in alcyonacea, divisa a sua volta in stolonifera ed alcyoniina
ed gorgonacea, pennatule, ed helioporacea: Le helioporacea presentano uno
scheletro carbonatico di colore azzurrino, con colonie da piccole a grandi
dimensioni di forma circolare o lineare sinusoidale; le alcyonacea stolonifera
presentano uno scheletro di scleriti carbonatici di colore rosso o bianco, con colonie
da piccole a grandi dimensioni di forma semplice e colonnare orizzontale, struttura a
stolone, da cui spuntano i polipi creando strutture di ragguardevoli dimensioni; le
alcyonacea alcyoniina presentano un endoscheletro gelatinoso, capace di inglobare
grandi quantità di acqua, di colori sgargianti rinforzato con spicole carbonatiche, con
colonie di forma variabile, normalmente grandi per la quantità d’acqua inglobata
nello scheletro ma in realtà di piccole dimensioni; le alcyonacea gorgonacea
presentano uno scheletro proteico, principalmente proteina gorgonina, ramificato e
rinforzato da scleriti carbonatiche, con colonie da medie a grandi dimensioni di
forma ampia e a ventaglio; le pennatule presentano uno scheletro idrostatico
rinforzato con scleriti carbonatici, con colonie dalla forma tipicamente pennata e
dotata di un peduncolo basale capace di ingrossarsi per penetrare i fondi molli ed
ancorarvisi.
 Specie Corallum rubrum: antozoo ottacorallia gorgonacea coloniale, di
dimensioni variabili; ha la caratteristica di creare esoscheletri duri di
carbonato di calcio rosso, oltre allo scheletro proteico di gorgonina.
 Genere Xenia: antozoo ottacorallia stolonifera solitari, di grandi dimensioni;
ha la caratteristica di pulsare i tentacoli in presenza di iodio. Si insedia
principalmente su barriere coralline morte o degradate.
 Genere Tubipora: antozoo ottacorallia stolonifera coloniali, di grandi
dimensioni; ha la caratteristica di sviluppare scheletri colonnari dallo
stolone, formando vere e proprie foreste carbonatiche sui fondali.
I principali predatori sono molluschi ed echinodermi come il genere acantaster, oltre
che i pesci pappagallo e i pesci farfalla, i primi rompono il corallo ed i secondi
succhiano fuori i polipi singolarmente. Presentano numerose simbiosi, tra cui
zooxantelle, cavallucci marini e pesci pagliaccio ed alcuni molluschi come i
solenogastri che predano i polipi della gorgonia su cui si trovano e di cui mima con
il mantello la forma e colorazione.
 Ordine esacorallia: insediano solamente fondali duri e rocciosi; presenta tentacoli
semplici sempre in multipli di 6, solamente gli antipatharia ha solamente 6 tentacoli.
Si dividono in antipatharia, actiniaria, zoantharia, scleractinia ed corallimorpharia: le
antipatharia, o coralli neri, presentano un endoscheletro chitinoso dotato di
microspine di colore scuro, con colonie da medie a grandi dimensioni di forma
ramificata; le actiniaria, o anemoni, presentano uno scheletro idraulico, ossia una
struttura che sfrutta liquidi per mantenere il suo turgore idrostatico, senza alcuna
aggiunta calcarea o silicea, sempre solitari da piccole a grandi dimensioni di forma
tipicamente semisferica tentacolata o appiattita; le sclerattinia, o madrepore,
presentano uno scheletro carbonatico organizzato in coralliti, zone di rifugio per i
vari polipi, dotati di sclerosetti, strutture carbonatiche infilate nel centro di ogni
coppia di setti mesenterici, con colonie da piccole a grandi dimensioni di forma
variabile o solitari da piccole a grandi dimensioni di forma variabile; le zoantharia
presentano l’incapacità di costruire uno scheletro da se, almeno inizialmente, e
quindi o incrostano i fondali duri o parassitano gorgonie ed altri antozoi uccidendola
e sostituendola nel suo scheletro per poi iniziare a costruire uno scheletro chitinoso
sopra allo scheletro dell’ormai morto antozoo, con colonie dalla forma varia; le
corallimorpharia sono strutturalmente identiche alle actinaria, con colonie da piccole
a grandi dimensioni di forma semisferica tentacolata oppure solitari da medie a
grandi dimensioni di forma semisferica tentacolata.
 Specie Actina equinia: antozoo esacorallia actiniaria, di piccole dimensioni;
ha la caratteristica di insediare i fondali rocciosi del bagnasciuga e degli
scogli costieri e la capacità di resistere per brevi periodi all’esterno.
 Specie Pnemonia sulcata: antozoo esacorallia actiniaria, di piccole o medie
dimensioni; viene mangiata principalmente al sud-italia e in grecia.
 Specie Savalia savaglia: antozoo esacorallia zoantharia, di medie o grandi
dimensioni; ha la caratteristica di insediare, uccidendo la colonia
precedente, gli scheletri di antipatharia rimpiazzando il corallo nero
precedente.
 Specie Diploria labirinthiformis: antozoo esacorallia sclerettinia, di medie
dimensioni; ha la caratteristica di creare colonie labirintiche a forma di
sfera, riconducibili come forma a un cervello umano.
Predatori molluschi echinodermi e pesci. Simbiosi con zooxantelle, principalmente
nelle sclerattinia delle barriere coralline.
 Ordine ceriantharia: insediano solamente fondali molli ed incoerenti; presentano un
esoscheletro tubulare di cnidocisti particolari, detti pticocisti, che vengono fatti
esplodere per intrecciare i vari filamenti espulsi a formare una maglia, con colonie
da piccole a grandi dimensioni di forma tubulare inserite con lo scheletro nel fondale
e spuntando in minima parte; i tentacoli sono organizzati in due cerchie, non una
sola o casualmente, di morfologia diversa, divisi in tentacoli orali corti al centro e
tentacoli laterali lunghi all’esterno.
o Classe Polypodiozoa: il celenteron è semplice; struttura simile all’idrozoo. Quando si
riproduce la sua larva è parassita delle uova degli storioni, per poi liberarsi nuovamente e
rincominciare il ciclo.
o Classe Myxozoa: prima considerati protozoi, adesso cnidari, simili al plasmodium in forma e
comportamento.

 Ctenophora (100 specie): organismi planctonici, anche se presentano rare forme bentoniche,
pluricellulari diblastici e solamente marini, principalmente di profondità elevate; solamente solitari.
Presentano una varietà di forme e dimensioni elevata. Probabilmente i primi organismi animali
triblastici, presentando un abbozzo di tessuto muscolare intermedio ai due tipi di dermi presenti.
Appartengono al clade radiata.
o Struttura: la struttura tipo degli cntenophori presenta simmetria raggiata, solitamente
biraggiata, con una struttura ovale, detta ombrella, che delimita lo stomaco, detto celenteron,
e le gonadi e nella quale si sviluppano gli cteni cigliati, gli eventuali tentacoli e l’apertura
boccale; l’organismo è costituito dallo strato di cellule che rivestono la mesoglea, il
connettivo di struttura di cui è fatto la maggior parte del corpo di uno ctenophoro. Sono
organismi aprocti.
 Ombrella: lo ctenophoro presenta una struttura ombrellata di forma ovale, detta
ombrella. Ha la funzione di protezione e direzionamento dello ctenophoro,
funzionando da base per le altre strutture corporee e per l’unico organo di senso,
usato per direzionare lo ctenophoro detto statociste.
 Statociste: una struttura apicale all’ombrella dello ctenophoro usata
principalmente come organo direzionale. Le cellule più tipiche di questo
organo sono dette statocisti, cellule cubiche dotate di ciglia organizzate in
gruppi per rinchiudere una sfera minerale al loro interno ed inviare segnali
della sua posizione al resto dell’organismo; tali strutture possono essere
provviste di liquidi specializzati per migliorare la percezione della direzione.
 Celenteron: lo ctenophoro presenta una cavità interna isolata dall’esterno
estremamente ramificata, detta celenteron. Ha la funzione di isolare la zona adibita
alla digestione esterna del cibo e ha la funzione di conservare e/o proteggere le
gonadi con i loro gameti. La struttura tipica del celenteron si ramifica in due rami
principali, divisi in 4 rami secondari, usati per portare il nutrimento ai vari cteni
sovrastanti più vari altri rami secondari.
 Tentacolo: lo ctenophoro può presentare due prolungamenti, posti ai lati del corpo,
detti tentacoli. Ha la funzione di difendere lo cnidario da predatori e di catturare le
prede. Le cellule più tipiche di questo organo sono dette colloblasti, presentano
forma allungata e vari grandi vacuoli esterni legati solo tramite microtubuli, detto
collociste, contenente liquido colloso ad uso singolo; i colloblasti presentano un
meccanismo a molla attivato a comando dallo ctenophoro che causa l’espulsione del
colloblasto e il suo successivo riavvicinamento con attaccata la preda. La forma e il
numero di cnidociti e tentacoli sono molto usati nelle classificazioni per la loro
varietà di forma e numero.
 Bocca: lo ctenophoro presenta un’apertura regolabile di riguardevoli dimensioni alla
base del celenteron, detta bocca. Ha la funzione di sigillare ed aprire a comando la
cavità dello stomaco, sia per far entrare il cibo sia per impedirne l’uscita una volta
ingerito e digerito.
 Cteno: lo ctenophoro presenta una serie di cellule cigliate poste sopra all’ombrella a
formare una struttura longitudinale o sagittale, detti cteni; ha la funzione di muovere
nell’ambiente lo ctenophoro. Gli cteni risultano fosforescenti e rifrangenti alla luce
data la speciale conformazione esterna delle cellule che funzionano da prisma.
 Epidermide: lo ctenophoro presenta un epitelio esterno monostratificato; ha la
funzione di proteggere e controllare la forma dell’organismo. Le cellule più tipiche
che costituiscono questo epitelio sono dette cellule epiteliali, presentano forma
cilindrica, e cellule mucose, presentano forma cilindrica e sono produttori di muco
antibatterico e antifeeding.
 Gastrodermide: lo ctenophoro presenta un epitelio interno monostratificato; ha la
funzione protettiva e di digestione esterna. Le cellule che costituiscono questo
epitelio sono dette cellule gastriche o ghiandolari, cellule capaci di secernere acido
ed enzimi per scindere la maggior parte dei legami nel cibo.
 Mesoglea: lo ctenophoro presenta uno strato di gel connettivo contenente collagene
e varie fibre neurali e muscolari. Le cellule che costituiscono questo strato sono
dette cellule neuro-epiteliali, in parte presenti anche sull’epitelio di forma cilindrica
e dotate di vari assoni per la trasmissione del segnale e la sua recezione, cellule
gangliali, presentano una forma sferica e numerose diramazioni per il trasporto e
regolazione del segnale nervoso, e cellule muscolari, presentano una forma
cilindrica allungata e dotate di una lunga sequenza di filamenti di miosina e actina
atte al movimento interno dello ctenophoro; queste cellule formano un vero e
proprio reticolo nervoso con i loro assoni e dendriti, fornendo allo cnidario la
possibilità di coordinare i movimenti motori e le risposte agli stimoli esterni, ma non
presenta una cefalizzazione o una vera e propria centralizzazione o canalizzazione
del messaggio che viene distribuito equamente in tutto il reticolo.
o Riproduzione: cit. Bavestrello: “non si sa”.
o Nutrizione: sono tutti predatori passivi.
o Movimento: si muovono tramite gli cteni posti ai lati del corpo, che con il loro movimento
cigliato coordinato ad onda permettono di spostare l’acqua.
o Difesa: probabilmente presentano un corpo di resistenza a noi ignoto che gli permette di
rimanere vivo durante i periodi di magra.
o Classe nudi: presentano una simmetria raggiata. Sono tutti marini planctonici. Non
presentano tentacoli ai lati del corpo.
 Genere Beroe: nudi solitari; presentano la maggiore diffusione di tutti i nudi e la
maggiore bioluminescenza tra gli ctenophori.
o Classe tentacolata: presentano una simmetria raggiata e poche volte bilaterale. Sono tutti
marini planctonici, a parte un genere bentonico. Presentano due tentacoli ai lati del corpo.
 Genere Cestus: tentacolati solitari; presentano la particolarità di avere una forma
appiattita con simmetria bilaterale.
 Genere Platicteni: tentacolati solitari; presentano le particolarità di avere una forma
appiattita ed essere bentonici.

 Platelminti (20.000 specie): organismi bentonici e planctonici, pluricellulari triblastici e solitamente


parassiti, ma anche con organismi liberi marini o d’acqua dolce; solamente solitari. Presentano una
varietà di forme e dimensioni elevata. I primi veri e propri organismi animali triblastici presentando
un tessuto muscolare intermedio ai due tipi di dermi presenti, ma non presenta celoma; appartenenti
al clade protostomia platyzoa. Originariamente si consideravano monofiletici, ma la genetica e i
fossili hanno modificato la sistematica dividendoli prima in 4 phyla e successivamente in svariate
phyla e subphyla.
o Struttura: la struttura tipo dei platelminti presenta simmetria bilaterale, con una struttura
appiattita ed allungata contenente l’apparato digerente e la muscolatura, divisa in capo con
gli organi sensoriali e il centro cefalico e coda dalla parte opposta. Sono organismi aprocti, a
volte eliminando direttamente l’apparato digerente.
 Capo: i platelminti presentano una struttura apicale al corpo, detta capo, racchiudente
tutti gli organi di senso, principalmente ocelli, e il centro gangliare di raccolta e
gestione informazioni. I platelminti a vita libera presentano vari tipi di organi
olfattivi, tra cui dei meccanorecettori, strutture tentacolate adibite alla percezione
corporea e chemiorecettori, fossette adibite alla recezione di segnali chimici, mentre
i platelminti parassiti hanno eliminato quasi tutti i recettori.
 Coda: i platelminti presentano una struttura basale al corpo, detta coda; ha la
funzione di ancorare al substrato o direzionare il platelminta nel movimento. Nei
platelminti parassiti la coda presenta una struttura a ventosa, detta opistaptor,
formato da strutture uncinate e perforanti, con poche strutture raschianti.
 Bocca: i platelminti presentano una apertura nel corpo, detta bocca, la cui posizione
varia da specie a specie, anche se normalmente si trova al centro del corpo o nel
capo. Ha la funzione di regolare l’entrata del cibo nell’apparato digerente e l’uscita
degli scarti della digestione. In quasi tutti i platelminti a vita libera la bocca presenta
un faringe estroflessibile con cui avvicinano la bocca alla preda da mangiare.
 Apparato digerente: i platelminti presentano una cavità nel corpo, detta stomaco o
apparato digerente; alcuni platelminti presentano un sincizio cellulare come apparato
digerente mentre altri lo eliminano proprio dal corpo. Ha la funzione di digerire ed
assimilare i nutrienti.
 Apparato escretore: i platelminti presentano varie cavità nel corpo, dette
protonefridio, organizzate in una struttura tubulare estremamente ramificata e
comunicante con l’esterno tramite varie aperture specializzate; ha funzione di
espellere NH3 ed altre scorie metaboliche delle cellule all’esterno. Le cellule tipiche
di questo tessuto sono dette cellule fiamma, presentano una forma cubica con flagelli
apicali. L’escrezione si divide in due fasi, una fase di ultrafiltrazione non selettiva e
una fase di riassorbimento selettivo.
 Protonefridio, una struttura a forma di pipetta, presenta due zone principali:
la camera delle cellule fiamma, ricca di cellule fiamma e di cellule filtro, atta
ad espellere il liquido ricco di NH3 e sostanze di scarto formando un vuoto
nella zona della cellula fiamma con i flagelli, richiamare il liquido
extracellulare per riempire tale vuoto e filtrare dal liquido richiamato tramite
la lamina basale e le cellule filtro per riacquisire le eventuali sostanze
nutritive presenti e lasciar passare gli scarti; il tubulo del protonefridio, ricco
di cellule filtro, atto a riassorbire selettivamente eventuali sostanze utili
all’organismo che prima non erano state filtrate. In tal modo si espelle solo
lo stretto essenziale, un misto tra ammoniaca concentrata e altre sostanze di
scarto.
 Sistema nervoso: i platelminti presentano un sistema nervoso composto da un
ganglio centrale al capo e vari gangli secondari che si ramificano da esso in tutto il
corpo, con varie forme e livelli di complessità; ha la funzione di regolare e
trasmettere il flusso di informazioni ed ordini in tutto il corpo. Il sistema nervoso si
organizza secondo due tipi di struttura: a ganglio singolo, organizzando la rete in
modo uniforme in tutto il corpo e senza possibilità di polarizzare il flusso
dell’informazione similmente agli cnidari, ed a scaletta o metamericamente,
organizzando la rete secondo vari cordoni principali collegati tra di loro da cordoni
secondari formati da gangli originati dal ganglio centrale posto nel capo; in entrambi
i casi si possono ritrovare dei raggruppamenti secondari di neuroni al di sotto degli
organi di senso e degli ocelli.
 Sistema muscolare: i platelminti presentano una muscolatura sub-epidermica; ha
funzione di sostengo e direzionamento del movimento. I muscoli sono organizzati
lungo i tre assi di taglio di un organismo: le fibre muscolari longitudinali accorciano
il corpo del platelminta, le fibre muscolari circolari ed allungano il corpo del
platelminta, le fibre muscolari sagittali appiattiscono ed inspessiscono il corpo del
platelminta e le fibre muscolari oblique regolano la direzione di movimento
angolando il corpo del platelminta.
 Epidermide: i platelminti presentano un epitelio esterno monostratificato diviso tra
dorsale e ventrale; ha la funzione di proteggere il platelminta e di ancorarlo al
substrato. le cellule tipiche di questo tessuto sono dette cellule epiteliali, presentano
una forma cilindrica, e cellule ghiandolari, presentano una forma cilindrica e la
capacità di secernere rabditi, un muco specializzato, atti a facilitare il movimento, e
cellule cigliate, presentano forma cilindrica e svariate ciglia rivolte verso il terreno
atte al movimento; le cellule cigliate e le cellule ghiandolare si trovano solo
lateralmente e ventralmente all’organismo, mentre le cellule epiteliali sono diffuse
ovunque. Le specie parassite presentano un’epidermide sinciziale.
 Gastrodermide: i platelminti presentano un epitelio interno monostratificato; ha la
funzione protettiva e di digestione esterna. Le cellule che costituiscono questo
epitelio sono dette cellule gastriche o ghiandolari, cellule capaci di secernere acido
ed enzimi per scindere la maggior parte dei legami nel cibo.
 Parenchima: i platelminti presentano uno strato di collagene contenente la
muscolatura e il sistema nervoso; ha la funzione di riempire gli spazi tra l’apparato
digerente e il resto del corpo e di mantenere la posizione dei vari organi fissa.
o Riproduzione: i platelminti a vita libera possono riprodursi asessualmente o sessualmente.
La riproduzione asessuale avviene tramite frammentazione o strobilazione. La riproduzione
sessuale avviene tramite la fecondazione ipodermica, con i due organismi che si scambiano,
tramite il famoso “penis fencing”, lo sperma a fecondare le uova e produrre uno zigote; lo
zigote viene espulso dal corpo del genitore e si può sviluppare direttamente in un platelminta
più piccolo o può svilupparsi indirettamente generando una larva specifica, detta larva di
Müller. Per la prima volta le gonadi sono organi permanenti nel corpo, solitamente
posizionate nel connettivo; gli individui sono principalmente ermafroditi insufficienti,
escludendo i cestodi che sono ermafroditi semi-sufficienti.
o Nutrizione: i platelminti a vita libera sono tutti predatori attivi, muovendosi verso la preda,
solitamente bentonica e sessile, e mangiandola con la bocca che viene estroflessa verso la
preda.
o Movimento: il movimento del platelminta a vita libera avviene tramite il movimento delle
ciglia poste ventralmente, facilitato dal gel rabdita prodotto dalle ghiandole epiteliali, e da un
eventuale ondulazione sinusoidale del corpo; tale tipo di movimento sinusoidale permette al
platelminta, solo in alcuni casi e nei platelminti più grandi, di nuotare nell’eventuale mezzo
acquoso.
o Difesa: molti platelminti a vita libera producono sostanze tossiche e velenose, accompagnate
da colori sgargianti per avvisare preventivamente il predatore. Anche nel caso di attacco, dai
frammenti che si staccano dal corpo, se abbastanza grandi, possono generarsi altri
platelminti copia; sono anche tra i pochi animali bilaterali ad avere la capacità di rigenerare
qualsiasi parte del corpo, compreso il capo.
o Classe turbellaria (5.600 specie): organismi a vita libera, principalmente marini o d’acqua
dolce con alcune forme di tentativi di conquista della terraferma delle foreste pluviali e dei
luoghi più umidi. Si dividono in acoela, rabdoceli, polycladida e tricladida: gli acoeli sono
solamente marini con dimensioni da 0.5cm a 1cm e forme ridotte, presentano un apparato
digerente non cavo formato da un sincizio di cellule ed una muscolatura e sistema nervoso
poco sviluppato, si formano a sviluppo diretto e indiretto; i rabdoceli sono solamente marini
con dimensioni inferiori ai 2cm e forme semplici, presentano un apparato digerente semplice
ed ovale senza ramificazioni e una muscolatura e sistema nervoso lievemente sviluppati, si
formano a sviluppo diretto e indiretto; i tricladida sono solamente d’acqua dolce o di
ambienti terrestri umidi con dimensioni da 1cm fino a 10cm e forme semplici, presentano un
apparato digerente ramificato con tre rami principali, uno anteriore e due posteriori, e molti
rami secondari e una muscolatura e sistema nervoso lievemente sviluppato, si formano a
sviluppo diretto; i polycladida sono solamente marini con dimensioni da 1cm fino a 20cm e
forme semplici, presentano un apparato digerente estremamente ramificato con numerosi
rami principali e una muscolatura e sistema nervoso lievemente sviluppato, si sviluppano
indirettamente. Molti organismi copiano stili di vita e la forma dei platelminti a vita libera,
come alcuni molluschi, che copiano il colore dei platelminti più velenosi.
 Genere Catenulidae: turbellari tricladi; presentano la caratteristica di potersi
riprodurre per strobilazione.
 Genere Planaria: turbellari tricladi; presentano la forma più primitiva dei turbellari,
rendendoli organismo modello del phyla.
o Classe monogenea (1.100 specie): parassiti, principalmente colonizzatori di zone ad alto
scambio acquoso, tra cui branchie dei pesci o varie vesciche. Presentano un opistaptor a
ventosa uncinata, a volte complesso e formato da più ventose unite in una struttura rigida, e
una bocca anteriore raschiante, adatta a strappare parti di tessuto, collegata a un apparato
digerente bifido, a due rami collegati.
 Specie Polystomum integerrimum: parassita delle vesciche delle rane; presenta la
caratteristica di combinare la sua riproduzione con la riproduzione dell’ospite,
passando la sua larva al girino figlio, combacia il suo sviluppo con quello del girino
e si sposta nella vescica del nuovo ospite quando metamorfosa; effettivamente
questa specie non abbandona mai il corpo dell’ospite.
o Classe digenea o trematoda (11.400 specie): parassiti, principalmente colonizzatori di
vertebrati, tutti i tessuti con accesso facile all’esterno, e di molluschi nelle fasi intermedie.
Presentano un opistaptor boccale più una eventuale ventosa ventrale; molte volte i digenei
presentano un doppio apparato riproduttore, doppio testicolo e doppio dotto. La riproduzione
avviene tramite la fecondazione esterna dell’ovulo femminile e con il rilascio successivo
dell’uovo, detto embrionato; una volta liberato in acqua l’uovo si sviluppa in miracidio, che
si incista in un mollusco e si trasforma in sporociste; dalla sporociste si sviluppano delle
cercarie, strutture natanti, che si incestano su vegetali o altri ospiti come metacercarie,
aspettando di essere ingerite dall’ospite finale e trasformarsi in un adulto.
o Classe cestoda (1.900 specie): parassiti, principalmente colonizzatori di intestini, dimensione
da pochi mm fino a 20m. Presentano una testa speciale, detta scolice e provvista di ventose o
uncini per ancorarsi alla parete dell’intestino ma priva di bocca e di sistema nervoso
encefalizzato, da cui si sviluppa il corpo, detto strobila, diviso in collo, struttura di
accrescimento longitudinale del corpo, e in proglottidi, parti metameriche provviste solo di
apparato riproduttore ermafrodita e prodotte dal collo per mitosi; non presenta apparati
digerenti o respiratori o escretori, infatti assume per osmosi e trasporto attivo i nutrienti
predigeriti dell’ospite. La riproduzione avviene tramite fecondazione dell’ovulo nella
proglottide dalle altre proglottidi vicine, per cui si stacca il proglottide maturo e viene
espulso tramite feci dall’organismo; una volta fuori l’ovulo si trasforma in oncosfera, una
larva particolare, e si installa sui fili d’erba in attesa di essere mangiata; una volta mangiata
dall’ospite intermedio si incista come cisticerco, per poi sperare che l’ospite finale mangi
cruda la carne infetta e ritrasformarsi in tenia adulta.
 Specie Echinococcus granulosus: cestode parassita di cani ed erbivori di
piccolissime dimensioni. Presenta una particolare ciste, detta ciste idatidea, che
distrugge grandi quantità di tessuto per formare una struttura membranosa di grandi
dimensioni contenente i veri scolici e che tende ad insediarsi nel fegato ma può
insediarsi anche nel cervello e nei polmoni, causando gravi danni all’ospite
intermedio; questo cestode presenta una grande variabilità di ospiti intermedi tra cui
è presente l’uomo, a cui causa cisticercosi, l’insediamento di una cisti in tessuti
muscolari e/o connettivi, o neurocisticercosi, l’insediamento di una cisti nel cervello
o in altri tessuti nervosi.

 Nemertini (1.200 specie): organismi bentonici, pluricellulari triblastici e solitamente marini o


d’acqua dolce, con poche forme terrestri; solamente solitari. Presentano una varietà di forme e
dimensioni elevata. Organismi animali triblastici presentando un tessuto muscolare intermedio ai due
tipi di dermi presenti, ma non presenta celoma, appartenenti al clade protostomia lophotrochozoa.
o Struttura: la struttura tipo dei nemertini presenta simmetria bilaterale, con una struttura
appiattita ed allungata contenente l’apparato digerente e la muscolatura, divisa in capo con
gli organi sensoriali e il centro cefalico e coda dalla parte opposta. Sono organismi
proctodeali, con un apparato digerente semplice ma completo.
 Capo: i nemertini presentano una struttura apicale al corpo, detta capo, racchiudente
tutti gli organi di senso, principalmente ocelli, e il centro gangliare di raccolta e
gestione informazioni. I nemertini presentano vari tipi di organi olfattivi, tra cui dei
meccanorecettori, strutture tentacolate adibite alla percezione corporea e
chemiorecettori, fossette adibite alla recezione di segnali chimici
 Coda: i nemertini presentano una struttura basale al corpo, detta coda, che serve
principalmente ad ancorare al substrato o a direzionare il nemertino nel movimento.
 Bocca ed ano: i nemertini presentano una apertura nel corpo, detta bocca, la cui
posizione varia da specie a specie, anche se normalmente si trova sul ventre del
corpo o nel capo, e un’apertura opposta alla bocca, detto ano; hanno la funzione di
regolare l’entrata del cibo nell’apparato digerente e l’uscita degli scarti della
digestione rispettivamente. In tutti i nemertini la bocca presenta, in una struttura a
parte detta rincocele, una proboscide dotata di muscolo retrattore ricoperta di muco
appiccicoso e uncini; la proboscide viene espulsa aumentando la pressione sul
rincocele e distendendo il muscolo retrattore per catturare la preda, per poi ritirate
con il muscolo retrattore la proboscide con la preda attaccata.
 Apparato digerente: i nemertini presentano una cavità nel corpo, detta stomaco o
apparato digerente; ha la funzione di digerire ed assimilare i nutrienti. Il mesoderma
permette dei movimenti minimi dati dal movimento del corpo.
 Apparato escretore: i nemertini presentano varie cavità nel corpo, dette
protonefridio, organizzate in una struttura tubulare estremamente ramificata e
comunicante con l’esterno tramite varie aperture specializzate; ha funzione di
espellere NH3 ed altre scorie metaboliche delle cellule all’esterno. Le cellule tipiche
di questo tessuto sono dette cellule fiamma, presentano una forma cubica con
flagelli apicali. L’escrezione si divide in due fasi, una fase di ultrafiltrazione non
selettiva e una fase di riassorbimento selettivo.
 Protonefridio, una struttura a forma di pipetta, presenta due zone principali:
la camera delle cellule fiamma, ricca di cellule fiamma e di cellule filtro,
atta ad espellere il liquido ricco di NH3 e sostanze di scarto formando un
vuoto nella zona della cellula fiamma con i flagelli, richiamare il liquido
extracellulare per riempire tale vuoto e filtrare dal liquido richiamato tramite
la lamina basale e le cellule filtro per riacquisire le eventuali sostanze
nutritive presenti e lasciar passare gli scarti; il tubulo del protonefridio, ricco
di cellule filtro, atto a riassorbire selettivamente eventuali sostanze utili
all’organismo che prima non erano state filtrate. In tal modo si espelle solo
lo stretto essenziale, un misto tra ammoniaca concentrata e altre sostanze di
scarto.
 Apparato circolatorio: i nemertini presentano una serie di tubi contenenti liquidi e
collegati tra loro, detti vasi; ha la funzione di trasportare i materiali digeriti alle varie
cellule.
 Sistema nervoso: i nemertini presentano un sistema nervoso composto da un ganglio
centrale al capo e vari gangli secondari che si ramificano da esso in tutto il corpo,
con varie forme e livelli di complessità; ha la funzione di regolare e trasmettere il
flusso di informazioni ed ordini in tutto il corpo. Il sistema nervoso si organizza a
scaletta o metamericamente, organizzando la rete secondo vari cordoni collegati tra
di loro formati da gangli secondari originati dai due gangli cerebrali posto nel capo;
si possono ritrovare dei raggruppamenti secondari di neuroni al di sotto degli organi
di senso e degli ocelli.
 Sistema muscolare: i nemertini presentano una muscolatura sub-epidermica; ha
funzione di sostengo e direzionamento del movimento. I muscoli sono organizzati
lungo i tre assi di taglio di un organismo: le fibre muscolari longitudinali accorciano
il corpo del nemertino, le fibre muscolari circolari allungano il corpo del nemertino,
le fibre muscolari sagittali appiattiscono ed inspessiscono il corpo del nemertino e le
fibre muscolari oblique regolano la direzione di movimento angolando il corpo del
nemertino.
 Epiderma: i nemertini presentano un epitelio esterno monostratificato diviso tra
dorsale e ventrale; ha la funzione di proteggere il nemertino e di ancorarlo al
substrato. Le cellule tipiche di questo tessuto sono dette cellule epiteliali, presentano
una forma cilindrica a volte in sincizio, e cellule ghiandolari, presentano una forma
cilindrica e la capacità di secernere rabditi, un muco specializzato, atti a facilitare il
movimento, e cellule cigliate, presentano forma cilindrica e svariate ciglia rivolte
verso il terreno atte al movimento; le cellule cigliate e le cellule ghiandolare si
trovano sili lateralmente e ventralmente all’organismo, mentre le cellule epiteliali
sono diffuse ovunque.
 Gastroderma: i nemertini presentano un epitelio interno monostratificato; ha la
funzione protettiva e di digestione esterna. Le cellule che costituiscono questo
epitelio sono dette cellule gastriche o ghiandolari, cellule capaci di secernere acido
ed enzimi per scindere la maggior parte dei legami nel cibo.
 Parenchima: i nemertini presentano uno strato di collagene contenente la
muscolatura e il sistema nervoso e i vari apparati; ha la funzione di riempire gli
spazi tra l’apparato digerente e il resto del corpo.
o Riproduzione: i nemertini possono riprodursi asessualmente e sessualmente. La riproduzione
asessuale avviene tramite frammentazione o strobilazione. La riproduzione sessuale avviene
tramite la fecondazione esterna, con la liberazione nell’acqua dei gameti per produrre uno
zigote; lo zigote si può sviluppare direttamente in un nemertino più piccolo o può svilupparsi
indirettamente generando una larva specifica, detta pilidio simile alla larva di Müller. Per la
prima volta le gonadi sono organi permanenti nel corpo, solitamente posizionate nel
connettivo; gli individui sono solamente ermafroditi insufficienti.
o Nutrizione: predatori attivi, principalmente di invertebrati.
o Movimento: il movimento del nemertino a vita libera avviene tramite il movimento delle
ciglia poste ventralmente, facilitato dal gel rabdita prodotto dalle ghiandole epiteliali, e da un
eventuale ondulazione sinusoidale del corpo; tale tipo di movimento sinusoidale permette al
nemertino, solo in alcuni casi nei nemertini più grandi, di nuotare nell’eventuale mezzo
acquoso.
o Difesa: molti nemertini producono sostanze tossiche e velenose, accompagnate da colori
sgargianti per avvisare preventivamente il predatore. Anche nel caso di attacco, dai
frammenti che si staccano dal corpo, se abbastanza grandi, possono generarsi altri nemertini
copia; sono anche tra i pochi animali bilaterali ad avere la capacità di rigenerare qualsiasi
parte del corpo, compreso il capo.
o Classe anopla: organismi a vita libera, principalmente marini o d’acqua dolce con alcune
forme di tentativi di conquista della terraferma delle foreste pluviali e dei luoghi più umidi.
Non presentano solitamente delle specializzazioni corporee.
 Specie Lineus longissimus: nemertino, abitante dei fondali marini freddi. Presenta il
record come animale triblastico più lungo del mondo, arrivando alla lunghezza di
50m e di media 30m; tuttavia, come nella maggior parte dei nemertini, la larghezza
non supera i 10mm.

 Anellidi (17.000 specie): organismi bentonici, pluricellulari triblastici e solitamente marini o d’acqua
dolce, con varie forme terrestri; solamente solitari. Presentano una varietà di forme e dimensioni
elevata, ma mantengono tutti la composizione metamerica basata sulla struttura tipo. Organismi
animali triblastici, presentando un tessuto muscolare intermedio ai due tipi di dermi presenti, dotato
di un celoma formato per schizocelia, anche se ancora molto primitiva; appartengono al clade
protostomia lophotrochozoa.
o Struttura: la struttura tipo degli anellidi presenta simmetria bilaterale e metameria, ossia una
divisione del corpo in metameri semi-sufficienti; tali metameri presentano una muscolatura
autonoma ed un apparato riproduttore ed escretore autonomo, ma sono privi di sistema
circolatorio e nervoso autonomi e l’apparato digerente si sviluppa collegato in ogni
metamero. La metameria si può sviluppare in maniera omonoma, in cui tutti i metameri
hanno forma e funzione simile, o in maniera eteronoma, in cui alcuni metameri si sviluppano
diversamente dal metamero standard per forma e funzione. Sono organismi proctodeali.
 Capo: gli anellidi presentano una struttura apicale al corpo, detta capo, racchiudente
tutti gli organi di senso, se presenti e principalmente ocelli, e il centro gangliare di
raccolta e gestione informazioni. Gli anellidi presentano vari tipi di organi olfattivi,
tra cui dei meccanorecettori, strutture tentacolate adibite alla percezione corporea e
chemiorecettori, fossette adibite alla recezione di segnali chimici.
 Coda: gli anellidi presentano una struttura in fondo al corpo, detta coda, contenente
varie strutture per direzionare il movimento dell’anellide e nelle specie sedentarie e
fossorie per scavare buche e produrre il muco per l’esoscheletro.
 Bocca ed ano: gli anellidi presentano un’apertura nel capo, detta bocca, e
un’apertura opposta alla coda, detta ano; hanno la funzione di regolare l’entrata di
cibo nell’apparato digerente e l’uscita degli scarti della digestione. In molti anelli
filtratori la bocca presenta di una corona di radioli con pinnule, molto spesso unite
all’apparato branchiale respiratorio e dotate di cellule cigliate con cui catturare
meglio ossigeno e prede, mentre molte specie erranti bentoniche o predatori sono
dotate di un apparato boccale e faringeo estroflettibile e dotato di mandibole
chitinose, a volte avvelenate, usato per catturare le prede ed alcune specie d’agguato
o abissali presentano dei tentacoli cefalici atti a scovare prede o a percepire pericoli.
 Apparato riproduttore: gli anellidi presentano l’apparato riproduttore metamerizzato,
che si sviluppa in ogni metamero come una gonade posizionata sempre nel
mesoderma del metamero; ha la funzione di produrre lo sperma e le uova che espelle
attraverso un gonodotto, che si sviluppa nel metamero successivo, durante
l’accoppiamento.
 Apparato digerente: gli anellidi presentano solitamente un apparato digerente lineare
e di forma cilindrica, non metamerizzato; ha la funzione di digerire il materiale
organico ingerito o filtrato. Si trova indiviso lungo tutta la lunghezza dell’organismo
in posizione centrale ed è sostenuto da due strisce di collagene, superiormente ed
inferiormente, che dividono il celoma in cui si trova l’apparato digerente in due
metà simmetriche, e dallo strato di collagene che divide i vari metameri.
 Apparato respiratorio: sono il primo gruppo di animali dotati di un semplice
apparato respiratorio formato da strutture chitinose ricoperte, dette parapodio, da un
tessuto estremamente irrorato; ha la funzione di catturare ossigeno dall’ambiente.
 Parapodio: prolungamenti laterali del metamero dei policheti, solitamente
dal carattere bifido, dividendosi in neuropodio in basso e notopodio in alto,
e dotato di due acicule, spesse strutture chitinose rigide, che sostengono i
gruppi di setole chitinose, dette chete, a volte sostituite da cirri e forniscono
rigidità alla struttura. il notopodio sostiene le branchie e il sistema
filtratorio, ove presenti, e il neuropodio serve il movimento.
 Apparato escretore: gli anellidi presentano un apparato escretore, detto metanefridio,
fornito di strutture filtratori, dette nefridio, organizzate in una struttura tubulare
metamerica collegata al celoma con una struttura ad imbuto cigliato, detto
nefrostoma, e comunicante con l’esterno tramite varie aperture specializzate, dette
nefridioporo; ha funzione di espellere NH3 ed altre scorie metaboliche delle cellule
all’esterno. L’escrezione si divide in due fasi, una fase di ultrafiltrazione non
selettiva e una fase di riassorbimento selettivo.
 Metanefridio: una struttura tubulare, presenta due zone principali: il
nefrostoma, un’apertura ad imbuto atta a raccogliere il liquido ricco di NH3
e sostanze di scarto creato dalla pressione sanguigna dell’apparato
circolatorio, creata dallo pseudo-cuore durante il battito, dal celoma; il
nefridio, ricco di cellule filtro, atto a riassorbire selettivamente eventuali
sostanze utili all’organismo che prima non erano state filtrate. In tal modo si
espelle solo lo stretto essenziale, un misto tra ammoniaca concentrata e altre
sostanze di scarto.
 Sistema nervoso: gli anellidi presentano un sistema nervoso cefalizzato, originato
dal ganglio circum-esofageo che funziona da centro di raccolta ed elaborazione delle
informazioni e sviluppato in una catena ventrale gangliare, divisa in due catene
diverse e organizzato in gangli ad ogni metamero; ha la funzione di raccolta, analisi
e risposta agli impulsi esterni e di informazioni. Si trova nella zona ventrale e si
diffonde in tutte le appendici e in ogni metamero.
 Apparato circolatorio: gli anellidi presentano un apparato circolatorio chiuso
formato da un vaso dorsale principale e un vaso ventrale principale unico per tutto
l’organismo e sono connessi in ogni metamero da capillari metamerici; ha la
funzione di irrorare l’organismo di ossigeno e nutrienti. L’apparato presenta dei
muscoli che servono a dare una direzionalità al flusso sanguigno, iniziando dalla
zona pulsante simil-cuore presente nella parte dorsale dell’organismo dirigendosi
prima verso il capo tramite il vaso dorsale e ossigenandosi dalle branchie attraverso i
vasi laterali e poi verso il vaso ventrale per poi chiudere il cerchio tornando allo
pseudo-cuore.
 Sistema muscolare: gli anellidi presentano muscolatura sub-cutanea; ha la funzione
di muovere e sostenere il corpo dell’anellide. La muscolatura si divide in fibre
longitudinali, fibre circolari e fibre trasversali legate al parapodio.
 Scheletro idraulico: gli anellidi presentano uno scheletro formato dal celoma
riempito di liquido, rendendo incomprimibile il corpo, circondato da muscolatura
potente; ha la funzione di sostenere il corpo e aiutare il movimento. Molte specie
sedentarie hanno la capacità di creare strutture esterne, solitamente tubulari, atte a
difendere e sostenere il corpo fatto di membrane organiche o di strutture calcaree
dotate di opercolo come sostegno aggiuntivo allo scheletro idraulico.
 Epidermide: gli anellidi presentano un epitelio monostratificato; ha la funzione di
difesa da agenti esterni ed a volte produce una sottile cuticola esterna, formata da
collagene e proteine varie, usata come protezione aggiuntiva all’ambiente sia come
difesa meccanica che all’essiccazione, specialmente spessa nelle specie terrestri ed
interstiziali. Le cellule tipiche di questo tessuto sono dette cellule epiteliali,
presentano una forma cilindrica.
 Gastrodermide: gli anellidi presentano un epitelio interno monostratificato; ha la
funzione protettiva e di digestione esterna. Le cellule che costituiscono questo
epitelio sono dette cellule gastriche o ghiandolari, cellule capaci di secernere acido
ed enzimi per scindere la maggior parte dei legami nel cibo.
 Parenchima e celoma: gli anellidi presentano un tessuto connettivo formato da gel di
collagene e contenente due sacche vuote o riempite di liquido, detto celoma, formato
per schizocelia durante la fase larvale o embrionale; le sacche celomatiche ricoperte
da peritoneo, un sottile strato unicellulare, e sono separate dal mesentere dorsale e
ventrale, uno strato di collagene che si unisce al connettivo che riveste l’apparato
digerente.
o Riproduzione: data la vasta differenza nella modalità di riproduzione dei vari gruppi di
anellidi vengono descritti lì.
o Nutrizione: principalmente predatori passivi ed attivi o filtratori. La maggior parte delle
specie erranti e/o planctoniche sono predatori, mentre tutte le specie sedimentarie sono
filtratrici che possono filtrare sia i sedimenti, detti deposivori selettivi e aselettivi, sia l’acqua
marina, detti fitratori attivi e passivi. Alcuni anellidi scavano fosse ad u che spalmano di
muco ed aspettano che il muco si riempia di sedimento, aspettando o attivamente portando
l’acqua dentro il tubo con il movimento dei parapodi, per poi mangiare il muco, che viene
usato come elemento filtratore; molte specie filtratori usano prolungamenti preorali
tentacolati per raccogliere il sedimento da terra o per filtrare l’acqua con i tentacoli e portare
alla bocca il bottino.
o Movimento: gli anellidi terrestri e alcuni anellidi acquatici si muovono tramite un
movimento tipico, allungando e accorciando il corpo tramite la muscolatura; i vari metameri
presentano una coordinazione molto sviluppata, creando una certa autonomia tra i vari
metameri, ognuno con la sua muscolatura, ed una forza maggiorata: il movimento anteriore
permette di allungare ed assottigliare il corpo dell’anellide per scavare il terreno, per poi
richiamare i metameri successivi e riaccorciare il corpo, distendendo quelli anteriori
nuovamente per ripetere il processo secondo un movimento sinusoidale. Molti anellidi
marini presentano dei parapodi, strutture laterali al corpo che servono per il movimento e la
respirazione: precisamente il neuropodio, posto inferiormente, serve al movimento
funzionando come semplici e corte gambe a sostegno del corpo.
o Difesa: solitamente le specie sedimentarie si ritirano nell’esoscheletro o nella fossa creata,
mentre le specie erranti si affidano al mimetismo o a veleno urticante e letale.
o Classe policheti (11.500 specie): tutti marini. Presentano metameria sia omonoma che
eteronoma e sono dotati di una coppia di appendici laterali in ogni metamero, detti
parapodio. Solitamente di 2-100 mm di lunghezza, forma allungata e solitamente cilindrica o
appiattita; presentano sia carattere bentonico, sia fossorio che errante, che planctonico, più
raro, e pochissime forme parassite o componenti della fauna interstiziale, ossia presenti tra i
granelli di sabbia dei fondali. Si dividevano solitamente in errantia e in sedentaria, anche se
oggi sono stati divisi in molti più ordini e sottoclassi. I metameri dei policheti sono sia
omonomi che eteronomi, differenza visibile soprattutto durante il periodo riproduttivo.
 Famiglia terebellide: metameria eteronoma e carattere sedentario deposivoro
selettivo. Presenta dei tentacoli posizionati sul terreno molto lunghi con cui
catturano i sedimenti che cadono sul fondo.
 Famiglia serpulidi: metameria eteronoma e carattere sedentario filtratore selettivo.
Presenta dei tentacoli boccali estesi, una specializzazione dei notopodi, con cui
effettuano filtrazione e respirazione e un esoscheletro calcareo a protezione, in cui si
ritirano se approcciati.
 Specie Eunice viridis: metameria eteronoma e carattere sedentario deposivoro
aselettivo. Presenta schizogamia epitoca, usata in Samoa, il luogo di maggior
diffusione della specie, come cibo.
 Specie Eunice aphroditois: metameria eteronoma e carattere fossorio predatore,
soprattutto di pesci ed animali bentonici. Presenta le dimensioni maggiori di tutti i
policheti, arrivando fino ai 5m di lunghezza; presentano un faringe estroflesso
dotato a volte di tenaglie chitinose, con un veleno dallo scopo ignoto, circondato da
5 tentacoli sensoriali usati per captare la preda, che spesso viene uccisa sul colpo
dalla chiusura delle tenaglie o addirittura tranciata in due. Questa caratteristica gli è
valso il nome comune di verme Bobbit, dal famoso caso di castrazione fai-da-te di
Lorena Bobbit al marito.
 Genere Arenicole: metameria eteronoma e carattere sedentario deposivoro
aselettivo. Presenta il metodo di nutrizione sfruttante il tubo ad u.
 Riproduzione: i policheti possono riprodursi asessualmente o sessualmente. la
riproduzione asessuale avviene tramite frammentazione o propaguli. La
riproduzione sessuale avviene tramite fecondazione esterna con la liberazione dei
gameti nel celoma ed espulsi all’esterno attraverso canali specializzati, detti
gonodotti, o attraverso i metanefridi per produrre uno zigote; lo zigote si sviluppa
indirettamente generando una larva specifica, detta trocofora, da cui si sviluppa
l’anellide o più raramente si sviluppa direttamente in un anellide. Le gonadi sono
organi permanenti nel corpo, solitamente posizionate nel mesentere metamerico; gli
individui sono solitamente gonocorici, con alcune rare eccezioni di ermafroditi
insufficienti. Alcune specie presentano epitochia, ossia la maturazione dell’apparato
sessuale solo della parte inferiore dell’organismo, ed a volte questo fenomeno viene
unito dal fenomeno della schizogamia, ossia il distacco della parte di organismo
dotato di gonadi mature e il rilascio successivo di gameti; molte volte gli organismi
sessili si distaccano dal fondo e nuotano verso la superfice per creare enormi orge di
individui.
 Trocofora: una larva specifica degli anellidi, dalla forma bipiramidale
triassiale metamerica; la struttura della larva presenta già alcuni apparati
rudimentali, tra cui un apparato digerente ad angolo retto e un apparato
escretore formato da un singolo protonefridio, e si può dividere in una parte
cigliata apicale, detta apotroco e da cui dipartono i gangli nervosi, in una
parte mediana cigliata, detta prototroco al cui sottostare si trova l’apertura
boccale, in una parte cigliata basale, detta metatroco e da cui si sviluppano i
vari metameri e la maggior parte degli organi, e in una parte cigliata anale,
detta telotroco a forma di ciuffo. durante lo sviluppo si vengono a formare i
vari metameri del corpo, solo attraverso le cellule totipotenti del metatroco
posizionate nel mesoteloblasto, e si sviluppa il celoma metamerico
schizocelico.
o Classe clitellati (1.600 specie): per la maggior parte terrestri e d’acqua dolce. Presentano
metameria omonoma e sono dotati di 4 fila di ciglia o ventose boccali ed anali e di un gruppo
di metameri specializzato, detto clitello. Solitamente da piccole a medie dimensioni, di forma
allungata e cilintrica; si dividono in oligocheti, per la maggior parte terrestri o d’acqua dolce
e a metameria omonima, e in irudinei, per la maggior parte d’acqua dolce, ma con grande
adattabilità all’ambiente marino e terrestre e a metameria omonima sfalsata tra interno ed
esterno, con un maggiore numero di metameri esternamente.
 Oligocheti: sono tutti deposivori fossori, variano grandemente in dimensioni tra le
varie specie. Presentano una completa mancanza di parapodi, sostituiti nel
movimento da 4 coppie di setole posizionate nei 4 punti cardinali del corpo e rivolte
verso il fondo dell’organismo; non presentano vaste differenze dalla struttura tipo, a
parte la mancanza dell’apparato respiratorio e l’apparato digerente modificato
estremamente più irrobustito, dotato di una piega interna a forma trifogliata e dalla
superfice molto più muscolare capace di digerire la terra.
 Irudinei: sono specie ectoparassite, detti ectoparassiti, variano grandemente in
dimensioni tra le varie specie; non presentano alcun tipo di setola né appendici
motorie ma sono dotati di ventose boccali ed anali per ancorarsi all’ospite e bucarne
la pelle; non presentano grandi variazioni dalla struttura tipo, a parte la mancanza di
qualsivoglia tipo di celoma, la mancanza di apparato respiratorio e l’apparato
digerente dotato di bocca dentata, composta da tre lame impregnate di saliva
anticoagulante contenente irudinina, e con numerosi ciechi per digerire e conservare
il sangue delle vittime.
 Movimento: per muoversi usano le ventose per fissarsi al substrato,
dapprima posteriormente e successivamente, dopo la distensione del corpo
grazie alla muscolatura interna, anteriormente per poi distaccarle allo stesso
ordine e contrarre il corpo. Il movimento è detto galoppo.
 Nutrizione: sono il primo gruppo di animali parassiti esterni, principalmente
senza un ospite fisso per la durata della vita. Sono tutti “predatori”
d’agguato; la digestione dei liquidi corporei è estremamente lenta, per cui
una volta finito il pasto si ritira dall’ospite per digerire.
 Specie Irudo medicinalis: metameria omonoma. Presenta la maggiore
diffusione nel continente euro-asiatico e anche la minor capacità infettiva tra
le sanguisughe europee; era usata un tempo per i salassi.
 Famiglia pontobdellidae: metameria omonoma. Presenta termorecettori, che
usano per percepire bestiame e usano il galoppo per saltare sulle zampe degli
animali, e sono terrestri.
 Riproduzione: i clitellati possono riprodursi asessualmente o sessualmente. la
riproduzione asessuale avviene tramite frammentazione o propaguli. La riproduzione
sessuale avviene tramite fecondazione esterna, effettuata tramite contatto ventre-
ventre tra i due individui, con la liberazione dei gameti maschili nel celoma ed
espulsi all’esterno attraverso canali specializzati, detti gonodotti, o attraverso i
metanefridi dei metameri vicini al clitello, che produce il muco per permettere il
passaggio degli spermi all’altro individuo e conservarli nelle spermoteche, strutture
di contenimento dello sperma, da cui viene successivamente rilasciato dentro a un
manicotto, una struttura mucosa rigida prodotta dal clitello, insieme alle uova mature
per produrre uno zigote; lo zigote viene quindi incapsulato dal manicotto e si
sviluppa direttamente in un anellide. Le gonadi sono organi permanenti nel corpo,
solitamente posizionate nei metameri vicini al clitello; gli individui sono solitamente
ermafroditi insufficenti, con alcune rare eccezioni di gonocorici.
o Classe myzostomida (30 specie): tutti ectoparassiti di echinodermi e parassiti interni di
cnidari bentonici. Non presentano metameria e mancano di apparati circolatori e sistema
nervoso metamerico, ma presentano un apparato digerente ramificato sostitutivo, con
numerosi parapodi laterale uncinati per ancorarsi all’ospite. Di piccole dimensioni, dalla
forma sferica ed appiattita; presentano carattere parassita.
 Riproduzione: simile ai policheti.
o Classe pogonofora: tutti marini. Presentano poche differenziazioni tra i metameri, tanto che
la metameria è visibile solo nel capo, e sono dotati di un lungo tentacolo sul capo e di solito
creano esoscheletri tubulari chitinosi a protezione. Di medie o grandi dimensioni, dalla
forma tubulare e cilindrica; presentano carattere bentonico.
 Ordine vestimentifera: nessuna metameria. Presentano un apparato digerente
tubulare, a volte chiuso, e abitato da varie coltivazioni batteriche anaerobie; abitano
le sorgenti termali delle profondità marine, dalle quali assorbono i solfati per
permettere ai batteri con cui sono in simbiosi di produrre glucosio.
 Riproduzione: simile ai policheti.
o Classe echiuride: tutti marini. Non presentano metameria, ma sono dotati di una proboscide
preorale non retrattile, molte volte ramificata, a forma cilindrica o concava usata per nutrirsi.
Di piccole o medie dimensioni, dalla forma sferica o allungata; presentano carattere
bentonico e fossorio.
 Specie Bonellia viridis: nessuna metameria. Presenta una proboscide biforcuta lunga
fino a un metro; il sesso di questa specie viene determinato da dove si posa la
trocofora sul fondale ossia in maniera fenotipica, diventando femmina se non sono
presenti altri esemplari oppure diventando maschio se già presente una femmina,
presentando dimorfismo sessuale estremamente accentuato, con la femmina anche
100 volte più grande del maschio.
 Riproduzione: simile ai policheti.
o Classe sipunculide: tutti marini. Non presentano metameria, ma dotati di una proboscide
preorale ed orale retrattile, molto spesso tentacolata, usata per la nutrizione e l’ano a lato del
corpo, portando a una piega nell’apparato digerente. Di piccole o medie dimensioni, dalla
forma cilindrica ed allungata; presentano carattere bentonico.
 Riproduzione: simile ai policheti.

 Lofoforati: organismi bentonici sessili, pluricellulari triblastici e prevalentemente marini, con


svariate forme d’acqua dolce e terrestri. Presentano una tra le più elevate varietà di forme e
dimensioni, ma si basano tutti su una struttura di base poi modificata; sono sia coloniali che solitari.
Organismi animali triblastici presentando un parenchima poco differenziato ai due tipi di dermi
presenti, presentano celoma. È l’unico dei phyla triblastici ad essere solamente sessile, appartenenti
al clade protostomia lophotrochozoa. Essendo un clade poliphyletico, viene oramai diviso in
bryozoa, brachiopoda e phoronida.
o Struttura: la struttura tipo dei lofoforati, simile alla forma polipoide degli cnidari, presenta
una simmetria bilaterale con una struttura basale, detta piede, che ancora il corpo con bocca
ed ano apicali ed i suoi tentacoli cavi al terreno; la struttura interna è simile a quella anellide,
ma la struttura esterna divide il clade in tre phyla differenti: i bryozoa presentano carattere
coloniale, con i polipi, detti zoidi, divisi in autozoidi, se adibiti alla nutrizione, vibracularie,
con funzione di pulizia e dotati di un lofoforo allungato e inadatto alla filtrazione, ed
avicularie, con funzione di difesa da parassiti e dotati di un becco chitinoso al posto del
lofoforo, e protetti da un esoscheletro chitinoso o calcareo, detto zoecio, similmente ai
coralli; i brachiopodi presentano carattere solitario e sono protetti da un esoscheletro bivalve
similmente ai bivalvi, da cui prendono la struttura originata da un umbone e tenuta chiusa da
due muscoli adduttori; i phoronida presentano carattere solitario e non sono protetti da spessi
esoscheletri ma possono nascondersi sotto alla sabbia o al fondale marino. Sono organismi
proctodeali.
 Capo: i lofoforati presentano una struttura apicale, detta capo, racchiudente tutte le
aperture del corpo e gli organi sensoriali. In molti lofoforati il capo non presenta
alcun tipo di sensore luminoso o visivo.
 Piede: i lofoforati presentano una struttura basale, detta piede; ha la funzione di
ancorare l’organismo al substrato. In alcuni gruppi il piede può presentare un
peduncolo per ancorarsi al fondo.
 Lofoforo: i lofoforati presentano una struttura apicale, detta lofoforo; ha la funzione
di filtrare e catturare cibo dall’acqua. La struttura del lofoforo può essere singola,
con la forma a ferro di cavallo, oppure essere multipla, comunemente a forma di
doppia spirale; il lofoforo è formato principalmente da tentacoli cigliati cavi
estremamente irrorati. In alcune specie il lofoforo è associato a una muscolatura
specifica per potersi ritrarre nelle strutture apposite anch’esse muscolari, per
chiudere ermeticamente la bocca del lofoforato.
 Bocca ed ano: i lofoforati presentano due aperture nel capo, dette bocca ed ano;
hanno funzione rispettivamente di regolare l’entrata del cibo nell’apparato digerente
e l’uscita degli scarti della digestione. La bocca si trova solitamente in mezzo al
lofoforo mentre l’ano è spostato verso il lato del capo, fuori dal lofoforo e rivolto
verso l’alto.
 Apparato digerente: i lofofori presentano un apparato digerente semplice; ha la
funzione di digerire ed assimilare il cibo ingerito. Nella maggior parte dei lofofori
l’apparato digerente presenta una conformazione tubulare ad U e si distribuisce nel
mesosoma e metasoma, sostenuto da fibre di collagene.
 Apparato escretore: i lofoforati presentano un apparato escretore, detto metanefridio,
fornito di strutture filtratori, dette nefridio, organizzate in una struttura ad imbuto
cigliato metamerico, detta nefrostoma, e comunicante con l’esterno tramite varie
aperture specializzate, dette nefriodiopori; ha funzione di espellere NH3 ed altre
scorie metaboliche delle cellule all’esterno. L’escrezione si divide in due fasi, una
fase di ultrafiltrazione non selettiva e una fase di riassorbimento selettivo.
 Metanefridio: una struttura tubulare, presenta due zone principali: il
nefrostoma, un’apertura ad imbuto atta a raccogliere il liquido ricco di NH3
e sostanze di scarto creato dalla pressione sanguigna dell’apparato
circolatorio, creata dallo pseudo-cuore durante il battito, dal celoma; il
nefridio, ricco di cellule filtro, atto a riassorbire selettivamente eventuali
sostanze utili all’organismo che prima non erano state filtrate. In tal modo si
espelle solo lo stretto essenziale, un misto tra ammoniaca concentrata e altre
sostanze di scarto.
 Apparato riproduttivo: i lofoforati presentano un apparato riproduttore doppio,
composto da una singola gonade maschile e una femminile, solitamente ermafrodita
ma più raramente anche gonocorica; la gonade espelle i gameti attraverso l’apparato
escretore oppure attraverso un dotto apposito.
 Apparato circolatorio: i lofoforati presentano un apparato circolatorio aperto; ha la
funzione di distribuire gas e nutrimento al resto dell’organismo.
 Apparato respiratorio: i lofoforati presentano un apparato respiratorio molto
sviluppato, detto lofoforo; ha la funzione di assorbire gas ed ossigeno dall’acqua
durante la filtrazione.
 Sistema nervoso: i lofofori presentano un sistema nervoso minimale, atto solo a
coordinare la colonia e distribuire informazioni in tutto l’organismo, senza capacità
di polarizzazione e senza cefalizzazione.
 Sistema muscolare: i lofoforati non presentano un sistema muscolare sviluppato, ma
presentano pochi muscoli specifici, spesso associati alla ritrazione del lofoforato nel
terreno o nell’esoscheletro, oppure legati al lofoforo per evitare di attirare i predatori
e ritrarlo in caso in strutture apposite.
 Sistema scheletrico: i lofoforati possono presentare una struttura esterna rigida, detta
esoscheletro; ha la funzione di protezione dell’organismo o della colonia. Molte
volte l’esoscheletro è formato da carbonato di calcio e chitina, detto zoecio, e si
divide in zooeci, strutture per contenere e difendere il lofoforato all’interno; altre
volte si sviluppa una struttura bivalve, dotata di cerniera per connetterle e di un
umbone originario forato.
 Epidermide: i lofoforati presentano un epitelio monostratificato, detto epiderma; ha
la funzione di difesa da agenti esterni ed a volte produce una sottile cuticola esterna,
formata da collagene e proteine varie. Le cellule tipiche di questo tessuto sono dette
cellule epiteliali, presentano una forma cilindrica a volte in sincizio
 Gastrodermide: i lofoforati presentano un epitelio interno monostratificato; ha la
funzione protettiva e di digestione esterna. Le cellule che costituiscono questo
epitelio sono dette cellule gastriche o ghiandolari, cellule capaci di secernere acido
ed enzimi per scindere la maggior parte dei legami nel cibo.
 Parenchima e celoma: i lofoforati presentano una cavità celomatica divisa in tre
parti, dette procele, mesocele e metacele, che divide la struttura complessiva
dell’organismo in tre parti, dette prosoma, mesosoma e metasoma. mentre il resto del
corpo è ripieno di collagene ed altri gel proteici.
 Prosoma: struttura apicale del lofoforato, all’interno del capo; solitamente ha
la funzione di regolare l’apertura boccale ed anale e di protezione.
 Mesosoma: struttura apicale del lofoforato, all’interno del capo; ha la
funzione di sostegno del lofoforo, che viene originato come estensione
dell’epidermide e quindi con dentro il mesocele.
 Metasoma: struttura basale del lofoforato, contenente gli organi interni ed il
piede; ha la funzione di sostegno della struttura corporea tutta.
o Nutrizione: sono principalmente filtratori, usando i tentacoli cigliati del lofoforo, per
catturare il cibo; i brachiopodi presentano il lofoforo nelle branchie, oppure le branchie nel
lofoforo, unendo sia la respirazione che la nutrizione.
o Movimento: sono tutti sessili, quindi non presentano un movimento spaziale, ma presentano
muscolatura adatta alla retrazione ed espansione di parti del corpo, sia per nutrirsi che per
nascondersi.
o Difesa: principalmente usano il terreno o un esoscheletro apposito per difendersi, ma
esistono anche poche specie velenose o in simbiosi con grandi quantità di batteri e protisti, -
normalmente zooxantelle ma anche patogeni.
o Riproduzione: i lofoforati si riproducono solamente sessualmente. La riproduzione sessuale
avviene tramite fecondazione esterna con il rilascio di gameti nell’acqua per produrre uno
zigote; lo zigote dei brachiopodi e phoronidi si sviluppa una larva specializzata, detta
actinotroca simile alla trocofora, che in molti casi si sviluppa nell’uovo da cui si sviluppa il
lofoforo oppure si sviluppa direttamente in un lofoforato, mentre lo zigore dei bryozoa si
sviluppa in una larva cifonauta da cui si sviluppa il lofoforato, strutturalmente diverso dagli
altri briozoi successivi detto ancestrula. Le gonadi sono organi permanenti nel corpo,
solitamente posizionate nel parenchima collagenoso vicine al cardio-celoma e alla cavità
palleale; gli individui sono sia gonocorici, alcuni brachiopodi e phoronidi, sia ermafroditi
insufficienti, il restante.
o Genere Lingula: brachiopode; presenta un piede lunghissimo con cui si attacca al fondo
molle.

 Molluschi (130.000 specie): organismi bentonici e planctonici, pluricellulari triblastici e


prevalentemente marini, con svariate forme d’acqua dolce e terrestri. Presentano una tra le più
elevate varietà di forme e dimensioni, ma si basano tutti su una struttura di base poi modificata.
Organismi animali triblastici presentando un tessuto muscolare intermedio ai due tipi di dermi
presenti, presentano celoma formato per schizocelia. È il secondo dei phyla più efficaci e sviluppati
del regno animale, presentando grandi capacità adattative e una cefalizzazione importante,
appartenenti al clade protostomia lophotrochozoa.
o Struttura: la struttura tipo dei molluschi è inesistente, la forma e la simmetria varia troppo tra
le varie classi; nonostante ciò le varie classi attualmente presenti sono riunite a un virtuale
mollusco ancestrale presentante tutte le caratteristiche base presenti nelle classi attuali: tale
mollusco presenta una simmetria bilaterale con una struttura basale su cui si muove, detta
piede e strutturalmente simile al piede dei platelminti turbellaria, che sorregge un corpo
privo di scheletro contenente un apparato riproduttore, sia ermafrodita che gonocorico,
legato alla cavità celomatica e all’apparato escretore per l’espulsione dei gameti, e dotato di
una cavità palleale posteriore formata dal mantello epidermico in cui vengono contenute le
branchie, dette ctenidi ed organizzate a coppie ricoperte da un epitelio cigliato per filtrare e
muovere l’acqua per evitare l’inquinamento delle vie respiratorie, e sbucano sia l’ano che il
metanefridio. Sono organismi proctodeali.
 Capo: i molluschi presentano una struttura apicale, detta capo, racchiudente le
strutture cefaliche e gangliari con annessi organi di senso. In molti molluschi il capo
presenta due tentacoli, detti antenne, che servono per massimizzare l’efficienza dei
sensi.
 Cavità palleale: i molluschi presentano una struttura nel retro del corpo, detta cavità
palleale, racchiudente le strutture respiratorie ed escretorie, comprendenti gonadi,
reni ed ano. Molti molluschi presentano una struttura a protezione della zona, detto
opercolo, apribile e chiudibile strutturato similmente alla conchiglia.
 Bocca ed ano: i molluschi presentano un’apertura nel capo, detta bocca, e
un’apertura nel retro del corpo, detta ano; hanno funzione rispettivamente di regolare
l’entrata del cibo nell’apparato digerente e l’uscita degli scarti della digestione. La
bocca è solitamente fornita di una struttura dentata, detta radula, legata a uno strato
cartilagineo, detto odontoforo, mosso da muscoli specializzati al movimento di tale
struttura avanti ed indietro per permettergli di radere il substrato; tale movimento
viene solitamente lubrificato tramite saliva prodotta dalla ghiandola salivare posta
apicalmente alla radula.
 Conchiglia: i molluschi presentano un esoscheletro esterno, solitamente dorsalmente
al corpo detto conchiglia; ha la funzione difensiva e a volte di sostegno del mollusco.
Nonostante la forma si diversifichi da classe a classe, a volte da specie a specie, la
conchiglia si struttura sempre allo stesso modo: dall’esterno verso l’interno si divide
in uno strato proteico, detto periostraco e formato da cristali prismatici e insolubili di
conchiolina, uno strato prismatico, formato da carbonato di calcio, e uno strato
lamellare, detto madreperlaceo o ipostraco e formato da madreperla e strati alternati
di aragonite e perlina o conchiolina.
 Apparato digerente: i molluschi presentano un apparato digerente semi-ramificato;
ha la funzione di digerire ed assimilare il cibo ingerito. In molti molluschi l’apparato
digerente non si trova nel celoma, ma è circondato da collagene; in quasi tutti i
molluschi si trovano delle ghiandole, dette epato-pancreatiche, e dei ventricoli per
aiutare la digestione del cibo.
 Apparato escretore: i molluschi presentano un apparato escretore molto sviluppato,
detto rene, fornito di strutture filtratori, dette nefridio, organizzate in una struttura
tubulare metamerica, detta nefrostoma, e comunicante con l’esterno tramite varie
aperture specializzate; ha funzione di espellere NH3 ed altre scorie metaboliche delle
cellule all’esterno. L’escrezione si divide in due fasi, una fase di ultrafiltrazione non
selettiva e una fase di riassorbimento selettivo.
 Rene: una struttura sferica e tubulare, presenta due zone principali: il
nefrostoma, atto a raccogliere il liquido ricco di NH3 e sostanze di scarto
dal cardioceloma espulsi dal flusso sanguigno dell’apparato circolatorio,
creato dal cuore durante il battito; il nefridio, ricco di cellule filtro, atto a
riassorbire selettivamente eventuali sostanze utili all’organismo che prima
non erano state filtrate. In tal modo si espelle solo lo stretto essenziale, un
misto tra ammoniaca concentrata e altre sostanze di scarto.
 Apparato riproduttore: i molluschi presentano un apparato riproduttore singolo,
composto da una singola gonade, solitamente gonocorica ma più raramente anche
ermafrodita; la gonade espelle i gameti attraverso l’apparato escretore.
 Apparato circolatorio: i molluschi presentano un apparato circolatorio aperto
estremamente efficiente e sviluppato, principalmente attorno alle branchie e
all’apparato digerente, formato da una rete di vasi principali e secondari tutti
interconnessi da capillari; ha la funzione di raccogliere l’ossigeno dalle branchie e il
cibo dall’apparato digerente e trasportarlo in tutto il corpo. Tutti i molluschi
presentano almeno un cuore, organo muscolare atto a pompare il sangue in una
direzione precisa nell’apparato circolatorio, circondato da un celoma specializzato
detto cardioceloma. Nei cefalopodi l’apparato circolatorio è chiuso ed esistono cuori
branchiali secondari.
 Apparato respiratorio: i molluschi presentano due strutture pennate di chitina nella
cavità palleale, dette branchie o ctenidi; ha la funzione di filtrare l’acqua per
catturare ossigeno. La maggior parte delle strutture branchiale è dotata di cellule
cigliate atte a direzionare il flusso d’acqua all’interno della cavità palleale in modo
da portare solo acqua pulita nelle branchie e trasportare lontano l’acqua ricca di
scarti. La classe gasteropoda presenta un solo ctenidio.
 Sistema nervoso: i molluschi presentano un sistema nervoso molto complesso e
variante da classe a classe; ha la funzione di analizzare e inviare risposte ai segnali
esterni e di coordinare i movimenti muscolari sia interni che esterni. Molti molluschi
presentano un solo encefalo, posto solitamente nel capo attorno all’esofago, mentre
altri sono dotati di più encefali minori, oltre al primo principale, distribuiti lungo
punti cardine della rete gangliare.
 Sistema muscolare: i molluschi presentano una muscolatura sviluppata; ha funzione
di movimento, in molte classi, e di sostegno del corpo.
 Epiderma: i molluschi presentano un epitelio monostratificato, detto epiderma; ha la
funzione di difesa da agenti esterni ed a volte produce una sottile cuticola esterna,
formata da collagene e proteine varie, usata come protezione aggiuntiva all’ambiente
sia come difesa meccanica che all’essiccazione, solamente nelle specie terrestri. Le
cellule tipiche di questo tessuto sono dette cellule epiteliali, presentano una forma
cilindrica a volte in sincizio, e cellule ghiandolari, presentano una forma cilindrica e
la capacità di secernere un muco specializzato atto a facilitare il movimento, e
cellule cigliate, presentano forma cilindrica e svariate ciglia rivolte verso il terreno
atte al movimento, e cellule mantellari, presentano forma cilindrica e la capacità di
secernere carbonato di calcio e conchiolina; le cellule cigliate e le cellule
ghiandolare si trovano ventralmente all’organismo, mentre le cellule epiteliali sono
diffuse ovunque.
 Piede: una struttura basale del mollusco solitamente formata dalle cellule
cigliate dell’epiderma e dalle cellule ghiandolari; ha la funzione di aiutare il
movimento del mollusco.
 Mantello: una struttura apicale del mollusco solitamente formata dalle
cellule mantellari dell’epiderma; ha la funzione di creare la conchiglia e di
proteggere il mollusco.
 Gastroderma: i molluschi presentano un epitelio interno monostratificato; ha la
funzione protettiva e di digestione esterna. Le cellule che costituiscono questo
epitelio sono dette cellule gastriche o ghiandolari, cellule capaci di secernere acido
ed enzimi per scindere la maggior parte dei legami nel cibo.
 Parenchima e celoma: i molluschi non presentano molte cavità celomatiche,
solitamente solo il cardioceloma, il celoma che circonda il cuore e su cui sboccano le
gonadi e il rene, mentre il resto del corpo è ripieno di collagene ed altri gel proteici.
o Classe gasteropoda: fa parte del supergruppo dei conchiferi, ossia dotati di conchiglia; sono
organismi sia bentonici che planctonici, principalmente marini e d’acqua dolce, più
raramente terrestri. Presentano la conchiglia composta da un unico pezzo, tipicamente a
forma di spirale o informe o assente esternamente; sono per la maggior parte dotati di una
cefalizzazione molto sviluppata. Presenta asimmetria, ossia non è possibile rivelare un asse
di simmetria, ma si ritrovano delle zone di convergenza con la struttura tipo del primo
mollusco: il capo si trova sempre nella parte anteriore e presenta due tentacoli cefalici
contenenti gli organi sensoriali, occhi e sensori chimici vari, e l’apparato boccale, mentre la
coda finisce nella parte posteriore e presenta un eventuale opercolo; la struttura degli organi
interni è simile al mollusco antico, ma la cavità palleale viene ruotata di 180° dal retro verso
l’avanti, in senso antiorario, portando alla perdita di un ctenidio e allo spostamento dell’ano
da posteriore ad anteriore sopra al capo. Si dividono in prosobranchia, opisthobranchia e
polmonata: i prosobranchia, sia marini sia d’acqua dolce sia terrestri, presentano una
rotazione completa delle viscere, branchie, e una conchiglia spiralata a protezione,
gonocorici; gli opisthobranchia, solamente marini, presentano una rotazione parziale delle
viscere, branchie, e una conchiglia ridotta o assente, ermafroditi; i polmonata, sia d’acqua
dolce sia terrestri, presentano una rotazione completa delle viscere, polmoni, e una
conchiglia spiralata, a volte ridotta, a protezione, ermafroditi.
 Movimento: possiedono un piede nella parte ventrale del corpo, composto da un
epitelio ciliato ricoperto di muco, che ne permette il movimento; il movimento è
paragonabile ai platelminti tubellaria, ossia tramite il movimento delle ciglia
dell’epitelio del piede con l’aiuto del muco tramite la lubrificazione del terreno
permettendo lo spostamento, ma la forma e struttura del piede varia a seconda del
tipo di movimento che devono produrre.
 Conchiglia: è sempre composta da tre strati ed è composta da un unico pezzo, oppure
è assente; presenta una forma solitamente spiralata formata partendo dall’apice, detto
protoconca e formato da un gruppo di proteine stampo, e con un asse centrale di
sostegno, detto columella, ed un’apertura anteriore per permettere l’entrata di acqua
dalla conchiglia, detta sifone. La forma della conchiglia è ottimizzata a seconda della
funzione che ricopre, mantenendo sempre una forma spiralata: di grandi dimensioni
per ottenere un baricentro basso e una protezione elevata dei visceri al suo interno
oppure una dimensione ridotta se serve una maggiore aerodinamicità.
 Nutrizione: solitamente sono microfagi sia vegetali che animali, oppure sono
erbivori o macrofagi predatori, principalmente di cnidari, poriferi e piccoli crostacei
o molluschi; alcune forme sessili sono filtratori, usando dei filamenti di muco
posizionati nella zona respiratoria per catturare particelle di cibo. L’apparato boccale
e l’apparato digerente sono estremamente simili all’eventuale mollusco antico, con
poche eccezioni, presentando una radula per brucare lo strato da cui raschiano il cibo
e un apparato digerente lineare e poco diversificato.
 Respirazione: presentano un solo ctenide in cui sono posizionate le branchie,
posizionato anteriormente nella conchiglia e sopra al capo; i gasteropodi terrestri
hanno sviluppato dei polmoni, la cavità palleale modificata ed estremamente
vascolarizzata regolata da muscolatura specializzata, detta pneumostroma, che
riempie di aria tramite il canale del sifone, posizionato lateralmente. Il flusso
d’acqua o d’aria segue un percorso ben preciso, entrando dal canale del sifone
passando prima dallo ctenide o polmone e poi passa dall’ano e dal nefridio per
fuoriuscire dalla parte opposta del guscio.
 Riproduzione: i gasteropodi si riproducono solamente sessualmente. La riproduzione
sessuale avviene tramite fecondazione esterna con il rilascio di gameti nell’acqua o
tramite una struttura apposita, che viene intrecciata con lo pseudo-pene dell’altro
organismo per scambiarsi gli spermi, per produrre uno zigote; lo zigote si sviluppa
una larva trocofora, che in molti casi si sviluppa nell’uovo e ne esce già sviluppata in
una forma quasi adulta, detta veliger, da cui si sviluppa il gasteropode. Le gonadi
sono organi permanenti nel corpo, solitamente posizionate nel parenchima
collagenoso vicine al cardio-celoma e alla cavità palleale; gli individui sono sia
gonocorici sia ermafroditi insufficienti.
 Larva veliger: presenta un inizio di conchiglia, detto protoconca, di
formazione proteica che si sviluppa nella conchiglia durante lo sviluppo, un
piede allargato formato dal velo cigliato e due protuberanze laterali aliformi,
dette velum; durante lo sviluppo le viscere vengono ruotate di 180°,
trasformando le viscere posteriori, come l’ano e le branchie, in anteriori e
viceversa grazie allo sviluppo allometrico dei due muscoli, detti muscoli
columellari, che le sostengono, portando durante lo sviluppo alla formazione
di una tensione muscolare che alla fine porta alla riorganizzazione nella loro
forma adulta e alla perdita di uno ctenide, o di un polmone, dell’apparato
respiratorio in quanto poco efficiente e inquinato dal flusso di acque sporche
emesse dal gasteropode.
 Difesa: solitamente usano la conchiglia come principale metodo di difesa; alcuni
gasteropodi presentano cleptodifesa, ossia rubano i meccanismi di difesa di altri
organismi per farli propri.
 Ordine pteropoda: gasteropode planctonico marino. Presenta una conchiglia spiralata
allungata simile a un cono oppure una conchiglia ridotta, un piede modificato in due
o tre ali apicali, dette parapodi, atte a facilitare il movimento; presenta radula
comune, con apparato digerente comune.
 Genere Vermitidae: gasteropode fossorio sessile marino. Presenta una conchiglia
poco spiralata staccata dal mantello per la maggior parte, un piede scavatore ed
ancoratore non cigliato; presenta una radula ridottissima e sostituita nel lavoro da dei
filacci di muco che vengono tessuti prima delle branchie atti a filtrare le particelle di
cibo nel flusso d’acqua delle branchie, con un apparato digestivo comune.
 Genere Carinaria: gasteropode planctonico marino. Presenta una conchiglia spiralata
molto ridotta, un piede modificato in una o due ali laterali atte a facilitare il
movimento in acqua; presentano radula comune, con apparato digerente comune.
 Genere Aliotis: gasteropode bentonico marino. Presenta una conchiglia spiralata
bassa e dotata di fori lungo il bordo esterno, un piede cigliato; presentano radula
comune, con apparato digerente comune.
 Genere Arion: gasteropode bentonico terrestre. Presenta una conchiglia spiralata
ridotta ricoperta dal mantello, un piede cigliato; presenta radula comune, con
apparato digerente comune.
 Famiglia muricidae: gasteropode bentonico marino. Presenta una conchiglia spiralata
dotata di un sifone allungato anteriormente o lateralmente, un piede cigliato;
presentano una radula circolare simile a un trapano che possono ruotare contro i
gusci e la pelle delle prede, con un apparato digerente a digestione esterna attuata
riversando gli enzimi digestivi sulla preda prima di mangiarla.
 Famiglia conidae: gasteropode bentonico marino. Presenta una conchiglia spiralata,
un piede cigliato; presentano una radula conica estendibile impregnata di veleno
neurotossico che possono lanciare contro le prede tramite una proboscide, con
apparato digerente comune.
 Famiglia nudibranchia: gasteropode opisthobranco bentonico marino. Presenta
l’assenza di conchiglia, un piede cigliato; presentano una radula cheratinizzata
capace di non far esplodere le cnidocisti degli cnidari di cui si cibano, con un
apparato digerente ramificato dentro ai cerata, le appendici respiratorie dorsali del
nudibranco che non presenta branchie. I nudibranchi presentano la cleptodifesa delle
cnidocisti, conservate in cnidosacchi all’apice dei cerata, che può far esplodere
volontariamente.
o Classe cephalopoda: fa parte del gruppo dei conchiferi, ossia dotati di conchiglia; sono
organismi sia bentonici sia planctonici, principalmente marini e d’acqua dolce. Presentano la
conchiglia composta da un unico pezzo, tipicamente a forma di spirale o assente
esternamente o assente completamente; sono per la maggior parte dotati di una
cefalizzazione molto sviluppata, con struttura cerebrale protetta. Presenta simmetria
bilaterale, con numerose zone di convergenza con la struttura tipo del primo mollusco: il
capo si trova sempre nella parte anteriore e contiene gli organi sensoriali, occhi
ipersviluppati e sensori chimici vari, e l’apparato boccale e presenta numerosi tentacoli
apicali, una trasformazione del piede spostato dal ventre al capo, mentre la coda finisce nella
parte posteriore; la struttura degli organi interni è simile al mollusco antico, con piccole
variazioni nel numero e nella struttura particolare delle viscere. Si dividono in nautiloidea e
coleoidea, a loro volta divisi in seppie, calamari e piovre: i nautiloidea, simili alle antiche
ammoniti adesso estinte, presentano una conchiglia esterna plano-spiralata, dotata di
opercolo anteriore, e numerosi tentacoli anteriori senza ventose; i coleoidea seppie
presentano una conchiglia interna appiattita ed ovale e 8 braccia separate corte con ventose
peduncolate, spesso uncinate, a singola e doppia fila e 2 tentacoli lunghi specializzati; i
coleoidea calamari presentano una conchiglia interna pinnulata ridotta, solamente proteica
detta gladio, e 8 braccia separate corte con ventose peduncolate, spesso uncinate, a singola o
doppia fila e 2 tentacoli lunghi specializzati; i coleoidea piovre non presentano conchiglia,
oppure filamentosa formata da proteine, e presentano 8 braccia unite da membrana con
ventose sessili non capitate, spesso non uncinate, a doppia fila.
 Conchiglia: se presente, è composta da tre strati, oppure è solamente proteica
formata da conchiolina, ed è composta da un singolo pezzo; presenta una forma
solitamente plano-spiralata, pennulata od ovale formata dalla base o dal centro, detta
protoconca e formato da proteine stampo, e sviluppando longitudinalmente e
trasversalmente la conchiglia; la conchiglia è creata dal mantello, sia essa formata
dai tre strati carbonati sia essa formata solo da proteine, esternamente o internamente
all’epiderma. I nautiloidea presentano una conchiglia plano-spiralata divisa in
camere, riempite tranne che per un piccolo tubo di mantello, detto sifuncolo, di
madreperla, che si creano a mano a mano che si sviluppa l’organismo, che possono
essere riempite di acqua per cambiare la profondita a cui si trovano; i coleoidea
presentano una conchiglia vestigiale al massimo, con funzione di mantenere stabile
la forma del corpo.
 Movimento: hanno perso il piede cigliato, tipico degli altri molluschi, e lo hanno
sostituito anteriormente con una raggiera di braccia tentacolari per la caccia e
l’ancoraggio a bersagli vari e posteriormente un imbuto direzionabile, comprendente
anche la cavità palleale per la propulsione veloce in acqua; nonostante il principale
movimento sia dato dalla propulsione dell’imbuto, attuata tramite la compressione
della cavità palleale con muscolatura apposita e conseguente espulsione da essa di
acqua, il movimento orizzontale, soprattutto nelle specie bentoniche quali i polpi,
può essere attuato strisciando sul fondale e trasportandosi con le braccia.
 Nutrizione: sono tutti predatori attivi, predando principalmente pesci, crostacei ed
altri molluschi, arrivando ad essere dei superpredatori del loro ambiente. L’apparato
boccale presenta una radula interna, due paia di ghiandole salivari, il paio posteriore
produce anche veleni, e una struttura di conchiolina parzialmente calcificata, detta
becco a pappagallo, atta a strappare pezzi di carne dalle prede, mentre l’apparato
digerente è lineare con un solo cieco in fondo, atto a digerire meglio le prede.
 Riproduzione: i cefalopodi si riproducono solo sessualmente. La riproduzione
sessuale avviene tramite fecondazione pseudo-interna con l’inserimento nella cavità
palleale femminile di una spermatofora trasportata dall’ectocotile maschile, un
tentacolo specializzato dotato di una ventosa più grande ed appiattita per trasportare
la spermatofora, per produrre lo zigote; lo zigote, solitamente racchiuso in un uovo
protettivo, si sviluppa direttamente in un cefalopode. Le gonadi sono organi
permanenti nel corpo, solitamente posizionate nel parenchima collagenoso vicine al
cardio-celoma e alla cavità palleale; gli individui sono solamente gonocorici. Alla
fine dell’accoppiamento la femmina custodisce le uova fino alla morte, soprattutto i
polpi; molti polpi staccano il loro ectocotile per mandarlo con la spermatofora verso
la femmina, come metodo di difesa contro la femmina territoriale; molti coleoidei
decapodi usano un set di comportamenti e colorazioni per fornire informazioni
durante l’accoppiamento, quali il sesso e la disponibilità, e come metodo di
corteggiamento.
 Organi di senso: i cefalopodi hanno sviluppato degli occhi estremamente sensibili
alle circostanze, provvisti di cristallino convesso; molti cefalopodi presentano
estreme capacità mimetiche attuate attraverso l’espansione e contrazione di cellule
specializzate cromatiche, dette cromatofori, usati anche per comunicare con altri
cefalopodi. Il cervello è protetto da una scatola di cheratina, un primordio di cranio,
e presenta una capacità di apprendimento estremamente sviluppata.
 Respirazione: presentano due ctenidi, i nautiloidea ne presentano 4, in cui sono
posizionate le branchie, posizionati nella cavità palleale in fondo all’imbuto. Il flusso
d’acqua segue un percorso ben preciso, entrando nell’imbuto per poi passare dagli
ctenidi e poi passa dall’ano e dal nefridio per fuoriuscire dallo stesso imbuto grazie
alla contrazione di quest’ultimo, attuando contemporaneamente il movimento e la
respirazione.
 Difesa: molti cefalopodi non presentano strutture di difesa specializzate, oltre
all’epitelio e gli strumenti boccali, in quanto super-predatori. Uno dei pochi metodi
di difesa è il mimetismo, attuato sia tramite colore che forma, disponendo di
muscolatura e cellule specializzate per protrudersi in caso dall’epitelio e simulare
strutture complesse quali rocce, spugne o cnidari coloniali; alcuni ottopodi
presentano una ghiandola nel sifone capace di produrre inchiostro, che viene
spruzzato per confondere e distrarre il predatore.
 Genere Spirula: coleoidea decapode (seppia); presenta una conchiglia interna plano-
spiralata vestigiale.
 Specie Argonauta argo: coleoidea ottopode (polpo); presentano una specie di
conchiglia, detta nicchio al cui interno vivono, a forma di barca, tenuta con due
braccia vicino al corpo e dentro alla quale la femmina depone le uova. Presentano un
dimorfismo sessuale accentuato, in cui i maschi presentano un ectocotile staccabile,
nessuna conchiglia artificiale e/o naturale, ed una dimensione estremamente minore
della femmina.
o Classe bivalvia: fa parte del supergruppo dei conchiferi, ossia dotati di conchiglia; sono
organismi solamente bentonici vagili o sessili, principalmente marini e d’acqua dolce.
Presentano la conchiglia composta da due pezzi simmetrici, equivalvi, o asimmetrici,
inequivalvi, tipicamente a forma di pettine o ventaglio o allungata; sono per la maggior parte
dotati di una cefalizzazione poco sviluppata. Presenta simmetria bilaterale, passante per
l’apertura della conchiglia, ma si ritrovano poche altre zone di convergenza con la struttura
tipo del primo mollusco: il capo posto sempre anteriormente è ridotto in dimensione, non
presenta né organi di senso sviluppati né una cefalizzazione importante e l’apparato boccale
è stato sostituito in gran parte con le branchie filtratori, mentre la coda finisce nella parte
posteriore presentando le strutture di ancoraggio al fondale; la struttura degli organi interni è
simile al mollusco antico senza grandi modificazioni. Si dividono in numerosi ordini a
seconda della struttura della conchiglia e del substrato a cui si legano, tra cui i prosobranchia,
settibranchia, eulamillabranchia e filibranchia: i prosobranchia presentano una conchiglia
piccola e cerniera tassodonte con denti evidenti; i settibranchia presentano una conchiglia
piccola con piccole strutture a coste concentriche e prominente parte posteriore; gli
eulamellibranchia presentano una conchiglia di medie dimensioni e cerniera eterodonte; i
filibranchia presentano una conchiglia di medie o grandi dimensioni e cerniera variamente
formata.
 Conchiglia: è sempre composta da tre strati ed è composta da due pezzi, anche se a
volte è assente; presenta una forma solitamente a pettine o a ventaglio allungato
formata partendo dalla base, detta protoconca o umbone e formato da proteine
stampo, e sviluppando linearmente tramite costolature, dette anche linee di
accrescimento trasversali e longitudinali, le due parti, dette valve, incernierate tra di
loro dalla cerniera di proteine elastiche basali; la conchiglia è legata al mantello che
la produce, presentando nelle conchiglie morte l’impronta palleale e il seno palleale
posteriore ove vi erano i sifoni, ed a due muscoli adduttori, posteriore più grande ed
anteriore più piccolo o assente presentando nelle conchiglie morte la loro impronta,
che servono per chiudere la conchiglia, mentre per aprire la conchiglia si utilizzano
le fibre elastiche della cerniera distese prima dai muscoli. La forma delle due valve si
classifica secondo la loro posizione, diversificandosi in destra e sinistra, orientabili
orientando l’umbone verso l’alto e il legamento verso l’osservatore ed inferiormente
all’umbone, e anteriore e posteriore, usando lo stesso metodo precedente e
guardando le impronte lasciate dai muscoli adduttori; la forma dell’umbone si
classifica secondo tre tipologie di struttura: opistogiro se rivolto posteriormente,
prosogiro se rivolto anteriormente, ortogiro se simmetrico, ed avvolto se presenta le
valve che si avvolgono verso di lui; la struttura della cerniera è divisa in denti e
classificata secondo tali: taxodonte, se con tanti denti uguali e in fila, eterodonte, se
con pochi denti e molto diversi, isodonte, se con due denti uguali, disodonte, se con
denti ridotti o assenti e legamento ipersviluppato, e edentula, se con denti assenti
nell’adulto e piccoli in fila nel giovane.
 Perle: nonostante la maggior parte dei bivalvi siano capaci di produrre perle,
sono rare le specie che producono perle commerciali; tale caratteristica è
diventata famosa proprio a causa del loro commercio e della rarità di esse nei
tempi antichi. Le perle sembrano essere una reazione avversa ai corpi
estranei dell’epitelio unita alla sua tendenza di ricoprire qualunque oggetto
sia in contatto di madreperla; le perle sono formate da vari strati di
madreperla e la loro posizione all’interno del bivalve cambia a seconda della
posizione originale dell’oggetto alieno, variando dall’integrazione con la
conchiglia fino a formarsi all’interno del mantello del mollusco.
 Movimento: essendo organismi bentonici prevalentemente fermi, il piede dei bivalvi
si è modificato per eseguire principalmente altre funzioni, quali scavare il terreno,
assumendo una forma da scure per fendere e scavare meglio il fondale sabbioso ed
ancoraggio a tale fondale; alcuni bivalvi si insediano nel legno e nella pietra,
sviluppando di conseguenza sifoni più lunghi per filtrare oltre la sua bara di roccia e
degli enzimi per digerire la lignina o la pietra, oltre che piedi specializzati per
ancorarsi a tali strutture. La maggior parte sono bentoniche vagili, nuotando tramite
la rapida chiusura e riapertura delle valve e creando un andatura simile a quella del
movimento umano, ma alcune sono proprio sessili e presentano una ghiandola
specializzata, detta bisso, per legarsi permanentemente al substrato marino o
cementando una delle due valve al substrato.
 Nutrizione: sono organismi filtratori. Hanno trasformato le branchie a forma di
lamella in un apparato filtratore oltre che respiratorio, hanno perso la radula e
l’apparato boccale si è trasformato in un semplice tubo, detto sifone; l’intestino è
provvisto di una ghiandola pancreatica e vari cechi interstinali per massimizzare
l’assorbimento e la digestione. L’ano e il nefridio sboccano in un altro sifone nella
cavità del mantello per evitare l’incrocio dei flussi d’acqua. Alcuni bivalvi sono
sedimentivori, mentre altri si nutrono di legno marcio o sono addirittura predatori
passivi.
 Respirazione: presentano due ctenidi lamellari, formati da più parti uguali, in cui
sono posizionate le branchie, posizionati posteriormente nella conchiglia e dietro al
capo. Il flusso d’acqua segue un percorso ben preciso, entrando nel sifone orale per
poi passare dagli ctenidi e poi passa dall’ano e dal nefridio per fuoriuscire dalla parte
opposta del guscio attraverso un altro sifone anale.
 Riproduzione: i bivalvi si riproducono solamente sessualmente. La riproduzione
sessuale avviene tramite fecondazione esterna con il rilascio di gameti nell’acqua per
produrre uno zigote; lo zigote si sviluppa una larva trocofora, che in molti casi si
sviluppa nell’uovo e ne esce già sviluppata in una forma quasi adulta, detta veliger,
da cui si sviluppa il bivalve. Le gonadi sono organi permanenti nel corpo,
solitamente posizionate nel parenchima collagenoso vicine al cardio-celoma e alla
cavità palleale; gli individui sono sia gonocorici sia ermafroditi insufficienti.
 Difesa: si affidano solitamente alla conchiglia per principale protezione; molte
specie di bivalvi presentano popolazioni batteriche ingenti data la nutrizione tramite
filtrazione.
 Famiglia nuculidae: bivalvi protobranchi; presentano una conchiglia equivalve sub-
triangolare con coste concentriche poco evidenti, piccole dimensioni; sono
detritivore, colonizzatrici tipiche di fondali sabbiosi e a fondo molle.
 Famiglia settibranca: bivalvi settibranchia; presentano una conchiglia sub- equivalve
triangolare. Sono predatori di piccoli crostacei e larve che catturano tramite il sifone
allungato e irrobustito, privo di branchie evidenti.
 Famiglia solenide: bivalvi eulamellibranchia; presentano una conchiglia allungata
equivalve rettangolare con cerniera eterodonte a due denti; sono filtratori selettivi,
presentando sifoni grandi e lunghi, colonizzatori di fondali molli profondi, oltre i
20m.
 Ordine mytilidae, comunemente datteri di mare: bivalvi filibranchia; presentano una
conchiglia equivalve ovale senza denti. Sono filtratori, colonizzatori di fondali
rocciosi tramite una ghiandola produttrice di bisso per ancorarsi al fondale.
 Specie Litophaga litophaga: sono la specie più diffusa dell’ordine;
presentano una conchiglia con coste concentriche evidenti e dalla crescita
lentissima, massimo 5cm ogni 20-30 anni.
 Specie Pholas dactylus: presentano una conchiglia allungata e dalle
caratteristiche coste, formanti quella che sembra un’ala d’angelo.
 Ordine ostreoidae: bivalvi filibranchia; presentano una conchiglia inequivalve sub-
circolare. Sono filtratori, colonizzatori di fondali rocciosi tramite la cementificazione
della valva minore inferiore con il fondale.
 Famiglia teredinidae: bivalvi protobranchia; presentano conchiglia equivalve
circolare di ridotte dimensioni. Sono filtratori, colonizzatori del legno galleggiante o
di fondali rocciosi.
o Classe scaphopoda: fa parte del gruppo dei conchiferi, ossia dotati di conchiglia; sono
organismi principalmente bentonici fossori, tutti marini. Presentano la conchiglia composta
da un pezzo unico, tipicamente a forma conica; per la maggior parte non sono dotati di una
cefalizzazione anche minima. Presenta simmetria bilaterale, passante per l’apertura della
conchiglia, ma si ritrovano poche altre zone di convergenza con la struttura tipo del primo
mollusco: il capo posto sempre anteriormente è ridotto in dimensione, non presenta né organi
di senso sviluppati né una cefalizzazione importante e l’apparato boccale è stato sostituito in
gran parte con dei tentacoli filtratori e raccoglitori, mentre la coda finisce nella parte
posteriore presentando le strutture di ancoraggio al fondale; la struttura degli organi interni è
simile al mollusco antico senza grandi modificazioni.
 Conchiglia: è sempre composta da tre strati ed è composta da un unico pezzo;
presenta una forma solitamente conica formata partendo dall’apice, detto protoconca
e formato da un gruppo di proteine stampo, che si viene a perdere nell’adulto
sostituito da un buco in cima alla conchiglia per il ricircolo d’acqua da cui respirano
tramite il mantello.
 Respirazione: non presentano branchie ma solamente una cavità palleale
estremamente vascolarizzata; molte specie presentano fila di cellule cigliate per
aumentare il ricircolo dell’acqua ed evitare l’inquinamento della cavità palleale.
 Movimento: essendo organismi bentonici prevalentemente fermi, il piede degli
scaphopodi si è modificato per eseguire principalmente altre funzioni, quali scavare
il terreno, assumendo una forma da scure per fendere e scavare meglio il fondale
sabbioso ed ancoraggio a tale fondale.
 Nutrizione: sono organismi detritivori. presentano tentacoli ricoperti di muco, detti
captacoli, con cui catturano il cibo; alcuni presentano captacoli per catturare
particelle nutritive in acqua o nel sedimento.
 Riproduzione: gli scaphopodi si riproducono solamente sessualmente. La
riproduzione sessuale avviene tramite fecondazione esterna con il rilascio di gameti
nell’acqua per produrre uno zigote; lo zigote si sviluppa una larva trocofora, che in
molti casi si sviluppa nell’uovo e ne esce già sviluppata in una forma quasi adulta,
detta veliger, da cui si sviluppa lo scaphopode. Le gonadi sono organi permanenti nel
corpo, solitamente posizionate nel parenchima collagenoso vicine al cardio-celoma e
alla cavità palleale; gli individui sono solamente gonocorici.
o Classe monoplacophora: fa parte del gruppo dei conchiferi, ossia dotati di conchiglia; sono
organismi principalmente bentonici, tutti marini. Presentano una conchiglia composta da un
unico pezzo, tipicamente a forma ovale o spiralata; sono per la maggior parte dotati di una
lieve cefalizzazione. Presenta simmetria bilaterale, passante per il centro della conchiglia, ma
si trovano poche altre zone di convergenza con la struttura tipo del primo mollusco: il capo si
trova sempre nella parte anteriore e presenta due lobi cigliati, paragonabili ai palpi labiali dei
bivalvi, e l’apparato boccale, mentre la coda finisce nella parte posteriore con una cavità
palleale ventrale circolare, contenente anche il piede; la struttura degli organi interni è
metamerica, presentando varie coppie di ctenidi e di organi vari.
 Conchiglia: è sempre composta da tre strati ed è composta da un unico pezzo;
presenta una forma solitamente appiattita e ovale formata partendo anteriormente,
detta protoconca e formato da un gruppo di proteine stampo.
 Respirazione: presentano 6 paia branchie metameriche, coadiuvate da 6 paia di
metanefridi, disposte circolarmente attorno al centro del ventre occupato dal piede
cigliato.
 Movimento: presentano solitamente un piede circolare ventrale centrale. il
movimento è paragonabile ai platelminti tubellaria, ossia tramite il movimento delle
ciglia dell’epitelio del piede con l’aiuto del muco tramite la lubrificazione del terreno
permettendo lo spostamento; il piede funziona anche da ventosa, attaccando il
monoplacoforo al fondale e legando il corpo alla conchiglia, tramite 8 paia muscoli.
 Nutrizione: sono organismi detritivori. Presenta una bocca con radula, preceduto da
un velo per la raccolta di cibo.
 Riproduzione: i monoplacofori si riproducono solamente sessualmente. La
riproduzione sessuale avviene tramite fecondazione esterna con il rilascio di gameti
nell’acqua per produrre uno zigote; lo zigote si sviluppa una larva trocofora, che in
molti casi si sviluppa nell’uovo e ne esce già sviluppata in una forma quasi adulta,
detta veliger, da cui si sviluppa il monoplacoforo. Le gonadi sono organi permanenti
nel corpo, solitamente posizionate nel parenchima collagenoso vicine al cardio-
celoma e alla cavità palleale; gli individui sono solamente gonocorici.
o Classe polyplacophora: sono organismi principalmente bentonici, tutti marini o intertidiali
diffusi solo nella Patagonia cilena e in Mediterraneo. Presentano una conchiglia metamerica
composta di otto piastre circondata da perinoto, un’estensione del mantello rivestita da
spicole carbonatiche o di aragonite; sono dotati di media cefalizzazione metamerica.
Presenta simmetria bilaterale, passante per il centro della conchiglia, ma si trovano poche
altre zone di convergenza con la struttura tipo del primo mollusco: il capo si trova sempre
nella parte anteriore e presenta degli ocelli primitivi, detti esteti ed usati principalmente per
recepire il ciclo luminoso, e l’apparato boccale, mentre la coda finisce nella parte posteriore
con una cavità palleale estremamente estesa, circolare attorno al corpo ed al piede,
contenente tutti i pori escretori e l’ano; la struttura degli organi interni è metamerica,
presentando numerosissime coppie di ctenidi e di organi vari, tra cui un paio di metanefridi e
un paio di gonopori palleali.
 Conchiglia: è sempre composta da più strati, ma in struttura diversa da quella dei
conchiferi, ed è composta da 8 pezzi distinti ed uniti dal mantello e dal perinoto, un
mantello esterno alla conchiglia rivestito da spicole calcaree o di aragonite; presenta
una forma totale ovale ed appiattita formata senza un’origine precisa.
 Respirazione: presentano circa 88 paia branchie metameriche, poste lungo la cavità
palleale che circonda il piede centrale del poliplacoforo.
 Nutrizione: sono organismi brucatori. Presenta una bocca con radula, tramite cui
raschia il fondale similmente a molti gasteropodi.
 Movimento: presentano solitamente un piede circolare ventrale centrale. il
movimento è paragonabile ai platelminti tubellaria, ossia tramite il movimento delle
ciglia dell’epitelio del piede con l’aiuto del muco tramite la lubrificazione del terreno
permettendo lo spostamento.
 Riproduzione: i poliplacofori si riproducono solamente sessualmente. La
riproduzione sessuale avviene tramite fecondazione esterna con il rilascio di gameti
nell’acqua per produrre uno zigote; lo zigote si sviluppa indirettamente in una larva
trocofora da cui si sviluppa il poliplacoforo. Le gonadi sono organi permanenti nel
corpo, solitamente posizionate nel parenchima collagenoso vicine al cardio-celoma e
alla cavità palleale; gli individui sono solamente gonocorici.
o Classe caudofoveala: sono organismi principalmente bentonici fossori, tutti marini. Non
presentano una conchiglia esterna ma un mantello ricoperto di spicole carbonatiche;
presentano una cefalizzazione minima, a volte assente. Presenta simmetria bilaterale, ma si
trovano poche altre zone di convergenza con la struttura tipo del primo mollusco: il capo si
trova sempre nella parte anteriore, solitamente verso il basso, e presenta solo l’apparato
boccale, mentre la coda finisce nella parte posteriore, solitamente verso l’alto, con una cavità
palleale estroflettibile contenente tutti i pori escretori, l’unico ctenidio e l’ano; la struttura
degli organi interni è simile al mollusco antico senza grandi modificazioni.
 Nutrizione: sono organismi detritivori e predatori, tipicamente su organismi
interstiziali. Presenta una bocca dotata di radula con cui raschiano il terreno per
catturare le prede e per setacciare detrito organico.
 Movimento: non presentano alcun piede per il movimento, attuato solamente
scavando il terreno o strisciando convulsamente sul fondale.
 Respirazione: presentano un solo ctenidio retrattile alla fine della coda, tenuta fuori
nell’acqua.
 Riproduzione: i caudofoveli si riproducono solamente sessualmente. La riproduzione
sessuale avviene tramite fecondazione esterna con il rilascio di gameti nell’acqua per
produrre uno zigote; lo zigote si sviluppa indirettamente in una larva trocofora da cui
si sviluppa il caudofovela. Le gonadi sono organi permanenti nel corpo, solitamente
posizionate nel parenchima collagenoso vicine al cardio-celoma e alla cavità
palleale; gli individui sono solamente gonocorici.
o Classe solenogastres: sono organismi principalmente bentonici epibionti di cnidari, tutti
marini. Non presentano una conchiglia esterna ma un mantello ricoperto di spicole
carbonatiche; presentano una cefalizzazione minima, a volte di medie dimensioni. Presenta
simmetria bilaterale, ma si trovano poche altre zone di convergenza con la struttura tipo del
primo mollusco: il capo si trova sempre nella parte anteriore e presenta solo l’apparato
boccale, mentre la coda finisce nella parte posteriore con una cavità palleale contenente tutti
i pori escretori, l’unico ctenidio e l’ano; la struttura degli organi interni è simile al mollusco
antico senza grandi modificazioni.
 Nutrizione: sono organismi predatori e parassiti, principalmente di cnidari antozoi.
Presentano una bocca che può o no presentare radula e un faringe estroflettibile
risucchiante atto a stanare e succhiare via l’antozoo dal suo esoscheletro.
 Movimento: si muovono su un piede rialzato all’interno della cavità palleale e che si
estende lungo tutto il corpo incassato in un ventre curvo. il movimento è
paragonabile ai platelminti tubellaria, ossia tramite il movimento delle ciglia
dell’epitelio del piede con l’aiuto del muco tramite la lubrificazione del terreno
permettendo lo spostamento.
 Respirazione: presentano un solo ctenidio alla fine della coda.
 Riproduzione: i solenogastri si riproducono solamente sessualmente. La riproduzione
sessuale avviene tramite fecondazione esterna con il rilascio di gameti nell’acqua per
produrre uno zigote; lo zigote si sviluppa indirettamente in una larva trocofora,
specializzata in una forma a campana, da cui si sviluppa il solenogastro. Le gonadi
sono organi permanenti nel corpo, solitamente posizionate nel parenchima
collagenoso vicine al cardio-celoma e alla cavità palleale; gli individui sono
solamente ermafroditi insufficienti.

 Rotiferi: sono i componenti del plancton e della fauna interstiziale, principalmente d’acqua dolce.
presentano piccole dimensioni, non superando il millimetro, e presenta eutelomia, senza presentare
altre mitosi tra lo zigote e l’adulto. Presentano una cuticola superficiale robusta detta lorica e due
corone ciliate per il nutrimento e movimento; presenta un piede per fissarsi al substrato, una laringe,
detta mastax, adatta al tritare le prede e uno stomaco muscoloso altamente efficiente circondato da
uno pseudoceloma. Il ciclo vitale è estremamente veloce, di solito pochi giorni, e si riproduce per
partenogenesi in condizioni ottimali, altrimenti per fecondazione quando le condizioni sono avverse;
la forma cambia a seconda della generazione, presentando ciclomorfosi, secondo varie reazioni quali
la presenza del predatore, la quantità di prede e la temperatura dell’acqua. Può andare in criptobiosi,
superando le condizioni avverse chiudendosi nella corazza.
o Riproduzione nel caso di riproduzione sessuale il maschio compare; le uova mittiche,
fecondate dai maschi, permettono il superamento del ciclo sfavorevole essendo dotate di
corpi di resistenza maggiori delle uova amittiche. Sviluppo diretto

 Nematodi (15.000 specie): organismi bentonici, pluricellulari triblastici e prevalentemente parassita,


ma con altrettante forme a vita libera marine, d’acqua dolce e terrestri e scambiando molte volte lo
stile di vita. Presentano una grandissima varietà di forme e dimensioni, ma si basano tutti su una
struttura di base poi modificata. È il terzo dei phyla più efficaci e sviluppati del mondo animale,
dopo molluschi e artropodi, appartenenti al clade protostomia Ecdysozoa. Organismi animali
triblastici presentando un tessuto muscolare intermedio ai due tipi di dermi presenti, presentano
pseudo-celoma, ossia un celoma non rivestito da cellule, e non presentano in alcuna fase vitale
cellule cigliate, formato per schizocelia.
o Struttura: la struttura tipo dei nematodi presenta simmetria bilaterale, con una struttura
cilindrica ed allungata contenente tutti gli organi interni, divisa in capo con gli organi
sensoriali e il centro cefalico e coda dalla parte opposta il tutto a volte ricoperto da una
cuticola esterna. Sono organismi proctodeali, con un apparato digerente semplice ma
completo.
 Capo: i nematodi presentano una struttura apicale al corpo, detta capo, racchiudente
tutti gli organi di senso, principalmente ocelli, e il centro gangliare di raccolta e
gestione informazioni. I nematodi presentano vari tipi di organi olfattivi
chemiorecettori, fossette adibite alla recezione di segnali chimici.
 Coda: i nematodi presentano una struttura basale al corpo, detta coda, che serve
principalmente ad ancorare al substrato o a direzionare il nematode nel movimento.
 Bocca ed ano: i nematodi presentano una apertura nel corpo, detta bocca, la cui
posizione varia da specie a specie, anche se normalmente si trova nel capo, e
un’apertura posteriore, detta ano. Hanno la funzione di regolare l’entrata del cibo
nell’apparato digerente e l’uscita degli scarti della digestione rispettivamente.
 Apparato digerente: i nematodi presentano una cavità nel corpo, detta stomaco o
apparato digerente; ha la funzione di digerire ed assimilare i nutrienti.
 Apparato escretore: i nematodi presentano varie cavità nel corpo organizzate in una
struttura tubulare estremamente ramificata, solitamente strutturata ad “H”, e
comunicante con l’esterno tramite varie aperture specializzate; ha funzione di
espellere NH3 ed altre scorie metaboliche delle cellule all’esterno. Le cellule tipiche
di questo tessuto sono dette renette, presentano una forma ovale con prolungamenti
citoplasmatici. L’escrezione si divide in due fasi, una fase di ultrafiltrazione non
selettiva e una fase di riassorbimento selettivo.
 Renette: una struttura a forma di pipetta, presenta due zone principali: la
cellula renetta atta ad espellere il liquido ricco di NH3 e sostanze di scarto
richiamate per osmosi dal liquido celomatico, filtrare dal liquido richiamato
tramite la lamina basale per riacquisire le eventuali sostanze nutritive
presenti e lasciar passare gli scarti; il tubulo della renetta atto a riassorbire
selettivamente eventuali sostanze utili all’organismo che prima non erano
state filtrate. In tal modo si espelle solo lo stretto essenziale, un misto tra
ammoniaca concentrata e altre sostanze di scarto.
 Sistema nervoso: i nematodi presentano un sistema nervoso composto da un ganglio
centrale al capo e vari gangli secondari che si distendono da esso in tutto il corpo
come due cordoni ventrali e dorsali e altri due minori laterali; ha la funzione di
regolare e trasmettere il flusso di informazioni ed ordini in tutto il corpo. Il sistema
nervoso si organizza a scaletta o metamericamente, organizzando la rete secondo
vari cordoni collegati tra di loro formati da gangli secondari originati dal ganglio
centrale posto nel capo, divisi in cordoni motori e sensoriali, se dorsali e ventrali, e
in cordoni sensoriali, se laterali; in entrambi i casi si possono ritrovare dei
raggruppamenti secondari di neuroni al di sotto degli organi di senso e degli ocelli.
 Sistema muscolare: i nematodi presentano una muscolatura sub-epidermica; ha
funzione di sostengo e direzionamento del movimento. I muscoli sono organizzati
lungo una circonferenza sub-epidermica, posti in contrapposizione con i muscoli dal
lato opposto del corpo: le fibre muscolari sono poste tutte in direzione longitudinale,
con angolazione obliqua, in modo da piegare lateralmente il corpo e permetterne il
movimento. Le fibre muscolari dei nematodi presentano prolungamenti per
raggiungere il sistema nervoso non ramificato, inversamente a tutte gli altri phyla
animali.
 Epidermide: i nematodi presentano un epitelio esterno monostratificato diviso tra
dorsale e ventrale; ha la funzione di proteggere il nematode e di ancorarlo al
substrato. le cellule tipiche di questo tessuto sono dette cellule epiteliali, presentano
una forma cilindrica a volte in sincizio e sono organizzate in quartetti trasversali con
nuclei messi ordinatamente in file concentriche al nematode. Le cellule epiteliali
sono anche adibite alla creazione di una cuticola collagenosa, proteica e glucidica
esternamente all’epidermide come ulteriore protezione da egenti esterni e
disidratazione.
 Gastrodermide: i nematodi presentano un epitelio interno monostratificato; ha la
funzione protettiva e di digestione esterna. Le cellule che costituiscono questo
epitelio sono dette cellule gastriche o ghiandolari, cellule capaci di secernere acido
ed enzimi per scindere la maggior parte dei legami nel cibo.
 Parenchima e celoma: i nematodi presentano uno strato di collagene contenente la
muscolatura e il sistema nervoso e i vari apparati; ha la funzione di riempire gli spazi
tra l’apparato digerente e il resto del corpo. I nematodi presentano anche un
rimasuglio del vuoto creato dalle cellule nella gastrula, detto pseudo-celoma, che
mantiene le distanze dell’epitelio dall’apparato digerente e mantiene la forma
corporea fungendo da scheletro idrostatico, ossia come cavità piena di liquido ad alta
pressione.
o Movimento: il movimento è serpentino, creando delle sinusoidi sul substrato che abita
usando la muscolatura trasversale sviluppata; molti nematodi usano questo movimento per
scavare nel corpo dell’ospite, causando spesso danni ingenti.
o Nutrizione: la nutrizione varia a seconda del genere in questione, dall’erbivoro al
parassitismo. Il genere Ossiuri, detti solitamente vermi dei bambini, e il genere Ascaris
parassitano l’intestino dei mammiferi e si nutrono delle feci dell’organismo ospite; altri
generi parassiti si nutrono dei liquidi corporei oppure del parenchima e collagene
dell’ospite.
o Riproduzione: i nematodi possono riprodursi solo sessualmente. La riproduzione sessuale
avviene tramite fecondazione esterna con la liberazione dei gameti maschili attraverso la
cloaca che viene sovrapposta al gonodotto femminile per produrre uno zigote; lo zigote si
sviluppa direttamente in un nematode, con numerosi casi indipendenti dall’ordine di
ovoviparità, e più raramente si creano cisti come corpi di resistenza nelle specie parassite.
Le gonadi sono organi permanenti nel corpo, solitamente posizionate nel parenchima; gli
individui sono gonocorici, con numerosi casi di ermafroditi insufficienti tra i parassiti. Tutti
i nematodi presentano eutelia, ossia il numero di cellule presenti nell’organismo non cambia
dallo stato embrionale a quello adulto e l’individuo si ingrandisce solamente aumentando il
volume cellulare, non il numero; tale caratteristica ha permesso di mappare completamente
le connessioni neurali di varie specie di nematodi, mappando tutte le cellule dall’origine
allo stadio finale, prima fra tutte la Caenorhabditis elegans.
o Difesa: presenta una cuticola esterna rigida divisa in metameri, non ripetuti dalla struttura
interna, e composta da vari strati che scivolano tra loro per permettere il movimento; la
forma è solitamente liscia, ma presenta a volte anche escrescenze e setole a seconda delle
occasioni.
o Famiglia ossiuride: parassita l’intestino dei mammiferi, principalmente di organismi
giovani, e depone le uova nelle feci dell’organismo parassitato, spostandosi nel retto e
causando un lieve prurito, e infettando altri organismi tramite l’ingestione di materiale
infetto;
o Famiglia ascaride: parassita l’intestino dei mammiferi erbivori e\o onnivori, depone le uova
nelle feci dell’organismo per poi spostarsi sulle erbe presenti dove si trovano le feci infette,
per poi infettare un nuovo organismo e insediarsi nei bronchi, svilupparsi e passare
attraverso la faringe, durante la notte quando l’ospite è più tranquillo, per reinserirsi nel
tubo digerente, anche se a volte il piccolo verme, ancora zigotico, non viene espulso
dall’organismo e passa direttamente dall’apparato digerente a quello circolatorio e poi
arrivare nei bronchi senza passare dallo stadio esterno.
o Famiglia filaria: presenta forme molto lunghe ed infetta il tessuto connettivo dei mammiferi
e rilascia le uova nell’acqua bucando la pelle e il derma, causando una dolorosa e bruciante
ulcera, ed esplodendo la sua testa in cui esse sono contenute, parassitano da larva dei piccoli
crostacei e reinfetta l’organismo bersaglio finale attraverso l’acqua bevuta non filtrata (il
verme di medina è il più lungo ed è molto fragile, per cui il verme va eliminato cautamente
avvolgendo la testa attorno a un bastoncino, alcuni credono che sia l’ispirazione per il
bastone di Asclepio, tirando poco alla volta).
o Genere Loa: parassita l’umor vitreo dell’occhio mammifero, causando congiuntiviti e
cecità, e depone le uova nel circolo sanguigno, da dove viene assunto da tafani emofili e
reinfetta un altro mammifero al morso di un altro.
o Genere Wuchereria: parassita il sistema linfatico, causando ipertrofia del sistema linfatico e
deformando l’organo colpito, dei mammiferi, trasferendosi similmente al genere loa usando
le zanzare notturne. Durante lo sviluppo l’esoscheletro viene cambiato per accompagnare la
crescita dell’individuo.

 Artropodi: organismi bentonici o planctonici, pluricellulari triblastici e diffusi in ogni ambiente


possibile sulla terra, dalle profondità marine al cielo; solamente solitari. Presentano una varietà di
forme e dimensioni estremamente elevata tra le varie classi, ma mantengono tutti una composizione
metamerica di base comune alle classi di appartenenza. È il phyla più efficace e di successo
dell’evoluzione animale, appartenenti al clade protostomia ecdynozoa. Organismi animali triblastici
presentando un tessuto muscolare intermedio ai due tipi di dermi presenti, presentano pseudo-
celoma, ossia un celoma non rivestito da cellule, e non presentano in alcuna fase vitale cellule
cigliate. Si dividono solitamente in chelicerati e mandibolati, a loro volta divisi in crostacei ed
esapodi: i chelicerati presentano appendici solo nel capo e torace, sempre monoramose, non
presentano organi masticatori ma presentano organi preorali per la cattura e liquefazione delle prede,
detti cheliceri, e degli organi postorali con la stessa funzione, detti pedipalpi; i mandibolati
presentano appendici in tutti i tagmata, dividendosi in crostacei se sono biramose e in insetti se sono
monoramose, presentano mandibole e mascelle per la masticazione e presentano antenne,
differenziandosi in crostacei se ne presentano 2 paia e in insetti se ne presentano solo uno; esisteva
anche il gruppo dei trilobitomorfi, che presentano appendici biramose in tutto i tagmata, non
presentano organi masticatori e presentando un paio di antenne.
o Struttura: la struttura tipo degli artropodi presenta simmetria bilaterale e metameria, ossia
una divisione del corpo in metameri semi-sufficienti; i metameri, sempre sviluppati in tergiti
ed in maniera eteronoma, presentano una struttura interna simile a quella anellide, ossia con
un apparato circolatorio dorsale e digerente comune ed unico a tutti i metameri e un sistema
nervoso metamerico ventrale, e si vengono a raggruppare in tre zone omonome, detti
tagmata: il capo, primo tagmata anteriore, contiene la maggior parte degli organi di senso, il
cervello e l’apparato boccale; il torso, secondo tagmata, contiene la maggior parte della
muscolatura e molte delle articolazioni; l’addome, terzo tagmata, presenta la maggior parte
degli organi principali ed essenziali, come cuore e gonadi; esistono muscolature trasversali e
longitudinali all’interno dei tagmata, ma la muscolatura è principalmente specializzata per il
movimento. Sono organismi proctodeali.
 Capo: gli artropodi presentano una struttura apicale al corpo, detta capo,
racchiudente tutti gli organi di senso, e il centro gangliare di raccolta e gestione
informazioni. Gli artropodi presentano vari tipi di organi olfattivi e d’orientamento
spaziale, tra cui dei meccanorecettori, strutture adibite alla percezione corporea poste
tra i vari pezzi degli arti o sulla peluria dell’esoscheletro, e chemiorecettori, fossette
adibite alla recezione di segnali chimici poste anteriormente sui peli del capo e
dell’apparato boccale, se presenti; gli organi visivo sono solitamente ocelli
accompagnati dagli occhi composti, strutture complesse formate da un insieme di
ommatidi, strutture dotate di cristallino e cornea, che percepiscono immagini e
colori.
 Torace: gli artropodi presentano una struttura intermedia nel corpo, detta torace, che
racchiude le principali forme di movimento e molti organi essenziali.
 Addome: gli artropodi presentano una struttura in fondo al corpo, detta addome, che
racchiude molti apparati vitali e alcune strutture atte a facilitare la nutrizione o la
riproduzione o il movimento.
 Bocca ed ano: gli artropodi presentano una struttura nel capo, detta bocca, e una
nell’addome, detto ano; hanno la funzione di regolare l’entrata e l’uscita di materiale
organico nell’apparato digerente. La struttura tipica della bocca varia grandemente a
seconda della classe od ordine preso in considerazione.
 Apparato digerente: gli artropodi presentano solitamente un apparato digerente
lineare e di forma cilindrica; ha la funzione di digerire il materiale organico ingerito.
Si trova indiviso lungo tutta la lunghezza dell’organismo in posizione centrale senza
essere sostenuto da strutture fisse ma “galleggiante” nello pseudo-celoma.
 Apparato escretore: gli artropodi presentano un apparato escretore molto sviluppato,
detto rene posto o nell’addome, come negli aracnida, o nel capo, come i crostacea,
fornito di strutture filtratori, dette nefridio, organizzate in una struttura tubulare
metamerica, detta nefrostoma, e comunicante con l’esterno tramite varie aperture
specializzate; ha funzione di espellere NH3 ed altre scorie metaboliche delle cellule
all’esterno. L’escrezione si divide in due fasi, una fase di ultrafiltrazione non
selettiva e una fase di riassorbimento selettivo.
 Rene: una struttura sferica e tubulare, presenta due zone principali: il
nefrostoma, atto a raccogliere il liquido ricco di NH3 e sostanze di scarto
dall’emocele per osmosi delle sostanze; il nefridio, ricco di cellule filtro,
atto a riassorbire selettivamente eventuali sostanze utili all’organismo che
prima non erano state filtrate. In tal modo si espelle solo lo stretto
essenziale, un misto tra ammoniaca concentrata e altre sostanze di scarto.
 Apparato riproduttore: gli artropodi presentano un apparato riproduttore singolo,
composto da una singola gonade, solitamente gonocorica ma più raramente anche
ermafrodita; la gonade espelle i gameti attraverso strutture apposite, dette gonodotti,
dalla forma più svariata, da semplici pori a veri e propri peni per l’ancoraggio e
penetrazione della femmina.
 Apparato respiratorio: gli artropodi presentano varie strutture per l’assunzione di
gas; ha la funzione di assorbire ossigeno ed espellere anidride carbonica. La struttura
più semplice presente è data dalla struttura cuticolare per l’assorbimento per
diffusione, presente soprattutto in organismi microscopici e acquatici, come i
tardigradi; la struttura diffusa in ambienti acquatici è la struttura branchiale, formata
da strutture chitinose ramificate rivestite da epitelio pavimentoso molto irrorato,
solitamente articolari o antennali; la struttura terrestre si sviluppa in due modi
differente: il primo è a libro, creando strutture lamellari interne all’addome simili a
branchie connesse all’esterno tramite uno spiracolo, ed il secondo è tracheale,
creando strutture tubulate molto fitte, dette trachee e tracheole, composte da epitelio
pavimentoso e da cellule ramificate, dette cellule stellate, poste alla fine delle
tracheole per distribuire l’ossigeno assorbito, che si assottigliano enormemente per
arrivare ai vari tessuti da ossigenare connessi all’esterno tramite spiracoli complessi
per diminuire al massimo l’evaporazione dell’acqua.
 Sistema nervoso: gli artropodi presentano un sistema nervoso cefalizzato, originato
dal ganglio circum-esofageo che funziona da centro di raccolta ed elaborazione delle
informazioni e sviluppato in una catena ventrale gangliare, divisa in tre parti diverse,
una per tagmata, e organizzato in gangli ad ogni metamero; ha la funzione di
raccolta, analisi e risposta agli impulsi esterni e di informazioni. Si trova nella zona
ventrale e si diffonde in tutte le appendici e in ogni metamero, formando una
struttura tripartita, divisa in protocerebro apicale, deutocerebro toracico e
tritocerebro ventrale; tali strutture si fondono gradualmente nei crostacei ed insetti
più sviluppati, fino a creare strutture a massa unica, similmente a noi mammiferi.
 Apparato circolatorio: gli artropodi presentano un apparato circolatorio formato da
un vaso dorsale principale unico per tutto l’organismi e sono connessi in ogni
metamero tramite l’emocele, la cavità pseudo-celomatica dell’artropode; ha la
funzione di irrorare l’organismo di ossigeno e nutrienti tramite l’emolinfa, il primo
liquido paragonabile al sangue. L’apparato presenta dei muscoli circondanti il vaso
dorsale che servono a dare una direzionalità al flusso sanguigno, iniziando dalla zona
pulsante simil-cuore e pompando tutto il flusso emolinfatico verso il capo e poi verso
l’addome.
 Sistema muscolare: gli artropodi presentano una muscolatura striata estremamente
complessa, quasi sempre divisa nei vari tagmata in modo indipendente; ha la
funzione di muovere il corpo dell’artropode e di sostenerne le interiora. Sono
sostanzialmente divisi in muscoli longitudinali, nel corpo principale e a legame di
vari tagmata, muscoli estrinseci, nel corpo principale e direzionati lateralmente e
trasversalmente a sostegno dei vari arti, e muscoli intrinseci, negli arti e a funzione
motoria.
 Struttura scheletrica: presentano una cuticola, detta esoscheletro, formata
dall’epidermide di chitina e artropodina, a volte presentano un ulteriore strato ceroso
e lipidico; ha la funzione di sostenere e difendere, sia da offese meccaniche che da
grandi pericoli di disidratazione, il corpo dell’artropode e di aiutarne il movimento
ma va cambiato più volte durante la crescita dell’organismo. L’esoscheletro toracico
e ventrale è composto da 4 piastre incastrate tra loro, dorsalmente detto tergite e
ventralmente detto sternite e lateralmente detto pleurite, tramite altre piccole
placche, dette membrane articolari, atte a permetterne il movimento; dalle placche
toraciche o ventrali laterali si sviluppano gli arti, appendici specializzate per il
movimento ricche di muscoli attaccati alle articolazioni interni allo scheletro
strutturate allo stesso modo dell’esoscheletro toracico e ventrale.
 Epidermide: gli artropodi presentano un epitelio monostratificato; ha la funzione di
difesa da agenti esterni e produce una sottile cuticola esterna, detta esoscheletro,
usata come protezione aggiuntiva all’ambiente sia come difesa meccanica che
all’essiccazione, specialmente spessa e sviluppata nelle specie terrestri ed
interstiziali. Le cellule tipiche di questo tessuto sono dette cellule epiteliali,
presentano una forma cilindrica.
 Gastrodermide: gli artropodi presentano un epitelio interno monostratificato; ha la
funzione protettiva e di digestione esterna. Le cellule che costituiscono questo
epitelio sono dette cellule gastriche o ghiandolari, cellule capaci di secernere acido
ed enzimi per scindere la maggior parte dei legami nel cibo.
 Parenchima e celoma: gli artropodi presentano uno strato di collagene contenente la
muscolatura e il sistema nervoso e i vari apparati; ha la funzione di riempire gli spazi
tra l’apparato digerente e il resto del corpo. Gli artropodi presentano anche un
rimasuglio del vuoto creato dalle cellule nella gastrula non rivestito da peritoneo,
detto pseudo-celoma, che mantiene le distanze dell’epitelio dall’apparato digerente e
mantiene la forma corporea fungendo da emocele, ossia come cavità piena di liquido
atto a trasportare ossigeno e nutrienti nel corpo con l’apparato circolatorio.
o Riproduzione: gli artropodi possono riprodursi solo sessualmente. La riproduzione sessuale
varia in metodologia e sviluppo a seconda delle classi ed ordini in considerazione; la
riproduzione sessuale è interna nei membri terrestri ed esterna nei membri marini. Le gonadi
sono organi permanenti nel corpo, solitamente posizionate nel parenchima; gli individui sono
gonocorici, con pochi casi di ermafroditi insufficienti tra i parassiti. Alcuni gruppi di
tardigradi presentano eutelia, altri presentano partenogenesi o entrambi.
o Movimento: presentano degli arti laterali, strutturati in metameri dotati di muscolatura
autonoma tra di loro, con cui si muove, tramite leve sul substrato cui si attacca tramite ganci
e ventose; tali leve sono estremamente vantaggiose, tale che permettono il volo.
o Nutrizione: sono principalmente predatori, filtratori o ectoparassiti; in molti casi si vengono
a sviluppare tecniche di caccia o organi specializzati nel tipo di nutrizione, come le tele degli
aracnidi, il veleno degli scorpioidi e le chele dei granchi.
o Difesa: presentano un esoscheletro chitinoso fornisce protezione chimica, meccanica,
termica ed impedisce l’evaporazione dell’acqua dell’organismo; alcuni organismi presentano
veleni sia come deterrente che come arma di difesa attiva o per la caccia.
o Classe trilobita: fanno parte dei trilobitomorpha, come molti altri oramai estinti; sono
organismi bentonici, principalmente marini. Il corpo presenta due tagmata, anziché 3, divisi
in prosoma e opistosoma: il prosoma presenta vari segmenti, tra cui il primo presenta le
antenne, usate per captare segnali elettrochimici, il secondo presenta le labbra, utili per aprire
e chiudere la bocca, e gli altri presentano le appendici biramose, dotate superiormente del
notopodio per la respirazione e inferiormente del neuropodio per il movimento.
L’esoscheletro è formato da due placche a rivestire i metameri del prosoma, su cui sono
presenti le antenne e gli eventuali ocelli, e dell’opistosoma, da cui dipartono eventuali spine
dorsali per la difesa, entrambi estesi verso l’esterno per coprire le branchie dei notopodi.
 Nutrizione: i trilobiti erano probabilmente dei sedimentivori e dei deposivori, datala
conformazione della bocca.
o Classe meristomata/euripterida: fanno parte dei chelicerata, senza appendici masticatorie e
con cheliceri boccali, non dotati di antenne e con arti monoramosi; sono organismi bentonici,
principalmente marini, ma si spostano sul bagnasciuga per riprodursi. Il corpo presenta 2
tagmata, anziché 3, divisi in prosoma e opistosoma: il prosoma presenta 6 segmenti
secondari totali, tra cui il primo presenta i cheliceri, per catturare la preda, il secondo
presenta i pedipalpi nei maschi, per catturare la preda e per il movimento e per la
riproduzione, o un paio di zampe nelle femmine, per il movimento, ed gli ultimi quattro
presentano le zampe, per il movimento; l’opistosoma presenta 7 segmenti secondari totali,
tra cui il primo presenta i chilari, per captare segnali chimici, il secondo presenta gli opercoli
genitali, per la deposizione di uova e spermi, e gli ultimi cinque presentano le appendici
natatorie, per il nuoto e la respirazione, ed una struttura allungata alla fine, detto telson; non
presentano appendici masticatorie specializzate, ma presentano delle strutture alla base delle
zampe, dette gnatobasi, per triturare e spezzettare il cibo, o organi sensoriali antennati in
nessun metamero e tagmata. L’esoscheletro è formato da due spesse placche a rivestire i
metameri del prosoma, su cui sono presenti gli ocelli dorsali per la vista, e dell’opistosoma,
da cui dipartono varie spine mobili atte al sotterrare il limulo sotto alla sabbia.
 Respirazione: i meristomati respirano tramite branchie a libro, dette appendici
natatore, poste nell’opistosoma e protette dall’opercolo; tali branche permettono
anche la respirazione fuori dall’acqua, fino a quando rimangono umide o bagnate.
 Riproduzione: i meristomati possono riprodursi solo sessualmente. La riproduzione
sessuale avviene tramite fecondazione esterna con la deposizione, tramite l’opercolo
ventrale, delle uova in una buca nella sabbia da parte femminile e la deposizione
degli spermi subito sopra da parte del maschio per produrre uno zigote; lo zigote si
sviluppa indirettamente in una larva, detta larva trilobitoide per la similitudine con i
trilobiti, per poi svilupparsi in un meristomato. Durante la stagione
dell’accoppiamento i maschi usano il primo paio di zampe, detti pedipalpi, per
ancorarsi al corpo della femmina, che si muove liberamente fino alla deposizione
delle uova, quando il maschio si stacca dalla femmina per deporre gli spermi sulle
uova; si pensa che questo comportamento sia una strategia per assicurare la
discendenza, in quanto primo a fecondare le uova.
 Nutrizione: i meristomati sono principalmente predatori di piccoli molluschi
bentonici, anellidi interstiziali e altri artropodi marini, che catturano con i cheliceri e
triturano con le gnatobasi delle zampe. Differentemente dagli altri artropodi
presentano una bocca ventrale, non apicale.
 Movimento: i meristomati solitamente si muovono sul fondale usando le zampe del
prosoma, ma possiedono la capacità di nuotare a velocità sostenute usando le
appendici natatorie dell’opistosoma; il nuoto viene effettuato capovolgendosi e
muovendo con movimento sincronizzato le appendici natatorie per la propulsione ed
usando il telson caudale per direzionarlo. La maggior parte delle specie di
meristomati possiede al bordo aborale dell’opistosoma delle spine mobili usate per
sotterrare il meristomato e scavare buche.
 Difesa: tutti i meristomati si affidano all’esoscheletro irrobustito dorsalmente; poche
specie presentano ulteriori sistemi di difesa.
o Classe aracnida: fanno parte dei chelicerata, senza appendici masticatorie e con cheliceri
boccali, non dotati di antenne e con arti monoramosi; sono organismi bentonici,
principalmente terrestri, ma presentano molte specie marine e pochissime eccezioni d’acqua
dolce o parassite. Il corpo presenta 2 tagmata, anziché 3, divisi in prosoma e opistosoma: il
prosoma presenta 6 segmenti secondari totali, tra cui il primo presenta i cheliceri, per
catturare la preda, il secondo presenta i pedipalpi, dotati di chele per catturare la preda e per
la riproduzione, ed gli ultimi quattro presentano le zampe, per il movimento; l’opistosoma
presenta vari segmenti secondari totali, tra cui il primo presenta le piastre o aperture genitali,
per la riproduzione, il secondo presenta pettini o gli spiracoli polmonari, per captare segnali
chimici e la respirazione, e gli altri segmenti presentano strutture specializzate per l’ordine;
non presentano appendici masticatorie specializzate o organi sensoriali antennati in nessun
metamero e tagmata. L’esoscheletro è formato da due spesse placche a rivestire i metameri
del prosoma, su cui sono presenti gli occhi composti o ocelli dorsali e mediani per la vista, e
dell’opistosoma, da cui dipartono varie strutture specializzate; inferiormente lo sternite è
diviso in due placche semi-unite.
 Respirazione: gli aracnidi respirano principalmente tramite polmoni a libro; con
alcuni aracnidi che si affidano alla respirazione cutanea o a trachee per il trasporto
d’ossigeno alle parti remote del corpo.
 Movimento: gli aracnidi si muovono solamente tramite deambulazione articolare,
usando gli arti specializzati per il movimento per sfrecciare sul substrato; molti
aracnidi, soprattutto araneidi, presentano strutture apicali sulle zampe per evitare di
perdere presa sul substrato, come uncini o cuscinetti articolari.
 Difesa: la maggior parte degli aracnidi si affida all’esoscheletro e al veleno come
difesa e arma di deterrenza ai predatori; molti aracnidi presentano anche un metodo
di deterrenza cromatica, sfoggiando colori sgargianti per avvertimento.
 Ordine scorpiones: presentano un prosoma dotato di un paio di occhi composti
mediani con numerosi occhi secondari laterali, di 2 cheliceri, per la nutrizione, di 2
pedipalpi, chelati usati sia per la riproduzione che per la caccia, e di 4 paia di zampe
ed un opistosoma diviso in 7 metameri, il primo dotato di un paio di piastre genitali,
il secondo di un paio di pettini, omologhi dei chilari, e gli altri cinque contenenti gli
spiracoli del polmone a libro ed una struttura di 5 metameri, omologo al telson, alla
fine atta a trasportare l’organo pungitore, detto pigidio con dentro una ghiandola
velenifera usata per difesa e per la caccia. Sono principalmente terrestri.
 Nutrizione: gli scorpioni sono predatori di praticamente qualsiasi cosa sia
della loro dimensione, che catturano con i pedipalpi e, dopo averlo portato
alla bocca, triturano con i cheliceri. La puntura velenosa è per difesa e per
finire le prede che si ribellano dopo averle catturate con i pedipalpi; il
veleno, ad azione neurotossica, è solitamente meno tossico maggiore è la
dimensione dello scorpione.
 Riproduzione: gli scorpioni possono riprodursi solo sessualmente. La
riproduzione sessuale avviene tramite fecondazione semi-interna, con il
maschio che depone sul terreno una spermatofora, una scatola di chitina
piena di spermatozoi e dotata di un meccanismo a pressione per aprirlo, e,
dopo la danza rituale per corteggiare la femmina, porta la femmina, che
viene agganciata dal maschio con i pedipalpi chelati, dalla spermatofora che
si apre quando coincide con l’opercolo della femmina, spruzzando gli spemi
all’interno e fecondando le uova a suo interno per produrre uno zigote; lo
zigote, che si trova all’interno di uova chitinose, si sviluppa direttamente in
uno scorpione. Le uova vengono deposte e custodite dalla femmina, che una
volta schiuse vengono accudite dalla madre che nutre e alleva i piccoli;
presentano il primo caso di vera cura parentale post-nascita.
 Ordine araneidi: presentano un prosoma dotato di 8 occhi composti, posti a raggiera
per una visione a 360°, di 2 cheliceri, strutturati in zanne che fissano la preda e
iniettano il veleno, di 2 pedipalpi, allungati nel maschio e accorciati nella femmina
con sola funzione sessuale, e 4 paia di zampe ed un opistosoma diviso in pochi
metameri, il primo dotato di un paio di aperture genitali, il secondo contenenti gli
spiracoli del polmone a libro, e tre o quattro paia di ghiandole e di appendici
ghiandolari, dette filiere per la produzione della seta senza presentare strutture
aggiuntive. Sono principalmente terrestri, con poche specie d’acqua dolce.
 Nutrizione: i ragni sono predatori di praticamente qualsiasi cosa sia alla loro
dimensione, che catturano in vari modi, alcuni con agguati e veleno, attuati
tramite i cheliceri a forma di artiglio cavo, mentre altri tessono tele come
trappole, e poi digeriscono esternamente per succhiare il succo gastrico che è
la preda disciolta, sia esso conservato in un esoscheletro o nella tela tessuta
dal ragno. Il veleno è citotossico, trasmettendosi da cellula a cellula e
causando necrosi importanti, che serve per nutrirsi, funzionando per
immobilizzare e digerire la preda, e per difesa. Il ragno cattura la preda con o
la tela o i cheliceri, dotati di un artiglio per afferrare le prede.
 Seta: è formata da una goccia d’acqua contenente il filo proteico
appallottolato, che si distende con un urto o una forza applicata sopra e viene
riavvolta dalla tensione superficiale della goccia; la seta si diversifica in
numerose tipologie, passando da sete spesse e resistenti fino a sete
appiccicose e sottilissime. La seta viene usata in svariati modi diversi tra cui:
come trappola, le ragnatele create da alcune specie di ragno per catturare
prede volanti e/o a terra, per impacchettare le prede, attuato prima di iniziare
la digestione in modo tale da evitare di perdere il liquido nutritivo, per
muoversi, sia esso usato come filo di sospensione tra due zone o come filo di
sicurezza per eseguire la manovre del balooning o salto, per creare una
cupola per respirare sottacqua, creata solo dai pochi ragni acquatici
conosciuti per creare una specie di campana d’aria all’interno della zona di
caccia, per creare sacchi ovigeri, in cui le femmine depongono le uova
fecondate e che serviranno come scudo per i piccoli appena nati, o per
motivi riproduttivi, come legare la femmina durante l’atto riproduttivo o per
impacchettare doni.
 Riproduzione: i ragni possono riprodursi solo sessualmente. La riproduzione
sessuale avviene tramite fecondazione interna, con il maschio che riempie
una sacca di tela di sperma, detta spermatofora, e la tiene nei pedipalpi per
poterla, dopo il corteggiamento, infilare nell’opercolo femminile per
produrre uno zigote; lo zigote, che si trova all’interno di uova chitinose, si
sviluppa direttamente in un ragno. Le uova vengono deposte in sacche
ovigere, strutture di tela contenenti fino a migliaia di uova, e custodite dalla
femmina, che una volta schiuse vengono accudite dalla madre che nutre e
alleva i piccoli, nella maggior parte dei casi. I ragni maschi presentano
numerose “tecniche” di corteggiamento specifiche di ogni specie, che
variano dal dono nunziale, ossia una preda o semplicemente un dono
simbolico rivestito di seta, all’avvicinamento furtivo fino al legamento della
femmina, in strutture finte e facilmente rompibili dal significato simbolico
più che di difesa, per evitare di farsi mangiare dalla femmina, oppure
effettua una tecnica kamikaze, in cui infila i pedipalpi nell’opercolo
femminile e poi si lascia mangiare; la posizione di fecondazione varia
ulteriormente da specie a specie, presentando (adesso descritte posizionando
la femmina per prima) posizioni ventre-ventre, dorso-ventre, ventre-dorso,
appesi ed intrecciati, lato a lato e tante altre, abbastanza da riempire un
kamasutra tutto loro.
o Pedipalpi: strutture tipiche maschili; formati da una parte slargata
finale, dalla forma concava, simile a un mestolo, detta embolo, che
viene riempita da sperma, conservato in strutture di resistenza dette
spermateche fatte di seta o chitina, e una struttura allungata che
sarebbe la parte non modificata di arto.
 Genere Argironeta: vive nell’acqua dolce; preda girini e larve di animali,
oltre che piccoli pesci se grande abbastanza. Presenta un addome peloso che
serve a creare una bolla d’aria quando immerso in acqua; sfrutta la tela per
fare una campana per contenere dell’aria nell’acqua in cui caccia.
 Genere Mastophora: vive in zone dalla folta ma bassa vegetazione; preda
insetti volanti e altri piccoli animali salterini. Presenta delle zampe anteriori
sviluppate per poter tenere e rilasciare facilmente la seta, e delle filiere
capaci di produrre una seta appiccicosa e collosa, che usa come una bolas
per catturare gli insetti di cui si nutre.
 Famiglia deinopidae: vive in zone forestali dense di fogliame a bassa o
media altezza; si nutre di varie cose, tra cui principalmente piccoli insetti.
Presenta delle zampe allungate per potersi tenere al filo di seta che usa come
ancoraggio durante la caccia; usa la seta per creare una piccola ragnatela che
tiene tra gli arti come retino per catturare al volo le prede.
 Genere Latrodectus, comunemente malmignatta: vive nelle zone urbane di
campagna delle zone mediterranee e tropicali; si nutre di piccoli insetti.
Presenta un veleno estremamente tossico, anche per l’uomo, che presenta la
capacità di diffondersi per numerose cellule senza perdere potenza.
 Ordine acarina: presentano prosoma ed opistosoma fusi, anche se mantengono
funzioni separate; il prosoma è dotato di un rostro, struttura formata dai cheliceri e
pedipalpi fusi utile per la nutrizione ecto-parassitaria o detritivora, e a volte 4 paia di
zampe, mentre il resto del corpo non presenta metameria evidente. Sono
principalmente parassiti o terrestri, con poche specie marine.
 Nutrizione: gli acari sono principalmente detritivori o ecto/emo-parassiti; il
rostro può specializzarsi in forme a tenaglia e tubulari per bucare e succhiare
i liquidi dall’ospite, o può modificarsi per scavare più efficientemente.
 Movimento: a differenza degli altri aracnidi, gli acari possono non presentare
arti per il movimento, soprattutto nelle specie ecto-parassite; molte volte gli
arti si specializzano per determinati tipi di movimento, come il salto, come
negli acari della polvere o ragni rossi, o la presa su substrati organici, come
nelle zecche.
 Riproduzione: gli acari possono riprodursi solo sessualmente. La
riproduzione sessuale avviene tramite fecondazione interna, con il maschio
che spruzza lo sperma nell’opercolo femminile per produrre uno zigote; lo
zigote, che si trova all’interno di uova chitinose, si sviluppa direttamente in
un acaro. Molte volte lo stadio giovanile non presenta 8 ma solo 6 zampe;
acquisirà il 4° paio durante la crescita o li perderà tutti.
 Famiglia ixodide, o zecche: vivono su mammiferi, principalmente terrestri,
ma esistono anche specie marine parassite di cetacei; sono ematofagi, ossia
si nutre del sangue che sgorga dall’incisione che crea sull’epidermide
dell’ospite. Presenta un rostro collegato a una ghiandola salivare ricca di
anticoagulanti, tramite cui trasmettono i vari protisti parassiti, batteri e virus.
 Famiglia halacaridi: vive in ambiente marino; si nutre del cibo digerito degli
idrozoi che parassita. Presenta un rostro ed arti specializzati per aprire la
bocca degli idrozoi che parassita e succhiarne il cibo dal celenteron.
 Genere Sarcoptes: vive su mammiferi e altri animali, compreso l’uomo; sono
ematofagi. Presenta un rostro collegato a una ghiandola salivare ricca di
anticoagulanti, tramite cui trasmettono i vari virus e batteri, tra cui il
principale diffusore di scabbia.
 Genere Balaustium, comunemente ragno rosso o formica rossa: vive in
ambiente terrestre; sono predatori di animali microscopici. Presenta un rostro
e filiere adattate alla cattura e uccisione delle prede.
 Ordine amblypygi: presentano un prosoma dotato di numerosi occhi composti, di 2
cheliceri, di 2 pedipalpi, solitamente raptatori e spinosi per catturare le prede, di 4
paia di zampe, di cui il primo paio trasformato in antenne sensoriali, e di un
opistosoma diviso in vari metameri senza appendici. Sono principalmente terrestri.
 Nutrizione: gli amblypigi sono per la maggior parte predatori, similmente
agli scorpioni usano i pedipalpi per la cattura e smembrano la preda con i
cheliceri.
 Riproduzione: vedi scorpioni.
 Ordine opiliones: presentano prosoma ed opistosoma fusi, anche se mantengono
funzioni separate; il prosoma presenta 2 cheliceri, 2 pedipalpi e 4 paia di zampe,
allungate e atte solo al movimento, mentre il resto del corpo non presenta una
metameria evidente. Sono principalmente terrestri.
 Nutrizione: vedi ragni e scorpioni.
 Riproduzione: vedi ragni.
 Ordine palpigradi: presentano un prosoma solitamente senza occhi od ocelli dotato di
2 cheliceri, di 2 pedipalpi, usati per il movimento da cui il nome dell’ordine, e 4 paia
di zampe, di cui il primo paio usato per localizzare le prede, ed un opistosoma diviso
in pochi metameri dotato di una struttura sensoriale flagellata terminale ramificata
stile albero. Sono principalmente interstiziali o abitanti di caverne buie.
 Nutrizione: i palpigradi presentano una nutrizione principalmente detritivora,
con rari casi di predazione di animali piccoli interstiziali.
 Riproduzione: vedi scorpioni.
 Ordine pseudoscorpionida: presentano un prosoma dotato di un paio di occhi
composti mediani con numerosi occhi secondari laterali, di 2 cheliceri, per la
nutrizione, di 2 pedipalpi, chelati usati sia per la riproduzione che per la caccia, e di
4 paia di zampe ed un opistosoma diviso in vari metameri. Sono principalmente
terrestri, abitatori della lettiera del bosco e di foglie cadute.
 Nutrizione: gli pseudoscorpioni sono predatori di larve di vari insetti, di
piccoli insetti, di acari ed altri aracnidi di piccolissime dimensioni, che
catturano con agguati posti sotto alle foglie che usano per mimetizzarsi
attraverso i pedipalpi; numerose volte si trovano in simbiosi con altri
artropodi o con piante ed animali per scopo di pulizia, in quanto loro
proteggono lo pseudoscorpione e lui pulisce l’ospite dai parassiti di piccole
dimensioni che lo infestano.
 Riproduzione: vedi scorpioni.
 Ordine solifugae: presentano un prosoma dotato di vari occhi composti, di 2
cheliceri, di grandi dimensioni usati per la caccia, di 2 pedipalpi, allungati ed usati
per la riproduzione, e di 4 paia di zampe ed un opistosoma diviso in vari metameri.
Sono principalmente terrestri, tipici delle zone tropicali.
 Nutrizione: i solifugi presentano un carattere iper-predatorio, cacciando
prede molto più grandi di lui che cattura con i cheliceri, usati anche per
smantellare e triturare la preda producendo un suono molto caratteristico.
 Riproduzione: vedi ragni.
 Ordine uropygi: presentano un prosoma dotato di un paio di occhi composti mediani
con numerosi occhi secondari laterali, di 2 cheliceri, per la nutrizione, di 2 pedipalpi,
chelati usati sia per la riproduzione che per la caccia e per scavare il terreno, e di 4
paia di zampe ed un opistosoma diviso in vari metameri dotato di una struttura
sensoriale flagellata terminale ramificata stile albero. Sono solitamente terrestri,
tipici delle zone tropicali.
 Nutrizione: gli uropugi sono predatori d’agguato, scavando buche per
predare sia gli organismi interstiziali che gli animali terrestri di superfice.
 Riproduzione: vedi e scorpioni.
o Classe pycnogona: fanno parte dei chelicerata, senza appendici masticatorie e con cheliceri
boccali, non dotati di antenne e con arti monoramosi; sono organismi bentonici,
principalmente marini. Il corpo presenta 2 tagmata, anziché 3, divisi in prosoma e
opistosoma: il prosoma presenta 6 segmenti secondari tra cui il primo dotato di una tromba,
per la nutrizione, ed i cheliceri, trasformati in strutture pinzatrici per la nutrizione, il secondo
presenta i pedipalpi, trasformati in una struttura anteriore per la riproduzione e la caccia, e gli
ultimi 4 presentano le zampe, dalla funzione motorie e su cui si sviluppano gli ovigeri nei
maschi; l’opistosoma, quasi vestigiale, presenta pochissimi segmenti ed è ridotto
enormemente senza alcuna appendice, presentando solo alcuni degli spiracoli del polmone a
libro; gli organi interni si trovano nelle zampe, comprese le gonadi.
 Respirazione: i pycnogonidi respirano tramite polmoni e branchie a libro, sfruttando
la ormai solita metodologia di respirazione.
 Difesa: i pycnogonidi usano l’esoscheletro per forma di difesa, senza altre forma di
difesa.
 Movimento: i pycnogonidi usano le zampe per deambulare sul fondale; pochi
pycnogonidi sfruttano gli arti per nuotare.
 Nutrizione: i pycnogonide sono principalmente predatori, cacciatori di organismi
bentonici e specialmente di cnidari, altri invece sono parassiti di cnidari, da cui
mangiano il cibo dal celenteron tramite la tromba boccale.
 Riproduzione: I pycnogonidi possono riprodursi solo sessualmente. La riproduzione
sessuale avviene tramite fecondazione esterna, con il maschio che deposita gli
spermi sulle uova deposte dalla femmina che trasporta poi sui suoi ovigeri per
produrre uno zigote; lo zigote si sviluppa indirettamente in una larva protoninfa, che
parassita il celenteron di cnidari, da cui si sviluppa il pycnogonide o più raramente
direttamente in uno pycnogonide.
o Classe malacostraci: fanno parte dei crostacea a loro volta parte dei mandibolata, con
appendici masticatorie come mascelle e mandibole, dotati di due paia di antenne sensoriali
con arti biramosi, anche se molte volte la speciazione ha fatto perdere la biramosità a favore
della monoramosità; principalmente marini e d’acqua dolce, ma esistono numerose specie
terrestri. Il corpo presenta tre tagmata, divisi in cefalon, pereion e pleion: il capo, o cefalon,
presenta 6 segmenti secondari, tra cui il primo privo di appendici, il secondo dotato di
antennule sensoriali, il terzo dotato di antenne sensoriali, e gli ultimi tre dotati
rispettivamente di mandibole, maxilulle e maxille, per la nutrizione; il torace, o pereion,
presenta 8 metameri secondari, tutti dotati di un paio di arti, detti pereiopodi per il
movimento e per la respirazione, a volte specializzati nei primi cinque segmenti, detti
massillipedi per la masticazione e la nutrizione; il pleion presenta 6 metameri, tra cui i primi
5 privi di arti o dotati di arti, detti pleiopodi per la riproduzione se privi di arti o per il
movimento e la respirazione se dotati di arti, e l’ultimo dotato di un paio di uropodi, per il
nuoto, ed una struttura post addome, detta telson. L’esoscheletro, detto carapace per la sua
conformazione, è formato da due placche, divise in cefalotoracica e addominale, a rivestire il
cefalotorace, su cui sono presenti le strutture sensoriali e gli occhi composti, e l’addome, che
presenta le strutture adattate alla conservazione delle uova, con un prolungamento laterale,
molte volte articolato in un epipodio, in entrambi per rivestire la camera branchiale dei
notopodi, struttura superiore degli arti bifidi.
 Riproduzione: i malacrostraci possono riprodursi solo sessualmente. La riproduzione
sessuale avviene tramite fecondazione esterna, liberando gli spermi nell’acqua vicino
alla femmina per produrre uno zigote; lo zigote, che viene trattenuto sotto forma di
uova nel pleion o nel marsupio dalla femmina, si sviluppa indirettamente in una
larva, detta nauplius, che si sviluppa nell’individuo adulto.
 Nauplius: presenta già una struttura metamerica, anche se non è ancora
divisa perfettamente in tagmata; il capo è dotato di un unico occhio
ciclopoide centrale, una bocca centrale e di un paio di antenne apicali, usate
sia per il movimento che per la respirazione e nutrizione; è planctonica,
quando non viene trattenuta dalla femmina nel marsupio, e nuota con il
paio di antennule anteriori; si nutre filtrando l’acqua. Presenta varie
metamorfosi prima di raggiungere la forma adulta, in ognuna delle quali si
sviluppa un nuovo esoscheletro per muta.
 Nutrizione: possono essere sospensivori, filtratori, o predatori attivi; i sospendivori
presentano le appendici superiori del torace o dell’addome sono sviluppate in setole
chitinose atte a catturare le particelle di cibo, mentre alcuni sviluppano anche le
antenne e antennule; da qui il sangue, detto emolinfa, si muove verso lo stomaco e
poi viene reimmesso nella struttura sanguigna.
 Movimento: i malacostraci si muovono deambulando con i pereiopodi o pleiopodi
sul fondale, oppure nuotano nell’acqua usando l’uropodio finale all’addome,
combinato con il telson.
 Respirazione: i malacostraci presentano due metodi di respirazione, diversificati in
branchie estroflesse per gli animali marini, e branchie introflesse negli animali
terrestri: molte volte le branchie degli animali marini sono posizionate in una zona di
intermezzo creata da un prolungamento del carapace in modo analogo alla cavità
palleale dei molluschi, principalmente sviluppate come trasformazione
dell’esopodite e aiutano la filtrazione e filtrazione; nelle specie terrestri la branchia
viene introflessa e crea una specie di trachea in cui si scambia ossigeno, dette
pseudo-trachee.
 Ordine decapoda: presentano un capo dotato di 2 occhi composti peduncolati, posti
solitamente apicalmente o frontalmente per aumentare al massimo il campo visivo,
di 2 antennule, usate per recepire segnali chimici e più corte, di 2 antenne, usate per
recepire segnali chimici e più lunghe, di 2 mandibole, usate per la masticazione, e di
2 coppie di mascelle, divise in maxilulle e maxille usate entrambe per la
masticazione, ed un torace dotato di 3 paia di massillipedi, usati per la masticazione,
di 2 chelopodi, pereiopodi chelati specializzati usati per la nutrizione, e di 4 coppie
di pereiopodi, usati per il movimento, ed un addome dotato o meno, a seconda della
forma specifica, di 5 coppe di pleiopodi, usati per il movimento, e di un uropodio
natante, usato per il nuoto. Sono principalmente marini, con svariate forme d’acqua
dolce e terrestri.
 Struttura morfologica: a differenza degli altri ordini i decapodi presentano
numerose forme specializzate: la forma astacoide, o ad astice, presenta il
primo paio di pereiopodi specializzati in chelopodi, solitamente di grande
dimensioni, presenta un addome muscoloso usato per nuotare presentando
così sia carattere bentonico che planctonico; la forma caridoide, o a
gambero, presenta 5 paia di preiopodi non specializzati, presenta un addome
muscoloso usato per nuotare presentando così sia carattere bentonico che
planctonico; la forma anomure, o a paguro, presenta gli ultimi due paia di
pereiopodi ridotti ed atti a sostenere e controllare la conchiglia, presentano
un addome mollo e ripiegato protetto da una conchiglia esterna, solitamente
di gasteropode, presentando solo carattere bentonico; la forma brachiure, o a
granchio, presenta il primo paio di pereiopodi specializzati in chelopodi, di
varie dimensioni, presenta un addome estremamente ridotto e ripiegato sotto
al pereion presentando solo carattere bentonico.
 Ordine eufausiacea, comunemente krill: presentano un capo dotato di 2 occhi
composti peduncolati, posti solitamente apicalmente o frontalmente per aumentare al
massimo il campo visivo, di 2 antennule, usate per recepire segnali chimici e più
corte, di 2 antenne, usate per recepire segnali chimici e più lunghe, di 2 mandibole,
usate per la masticazione, e di 2 coppie di mascelle, divise in maxilulle e maxille
usate entrambe per la masticazione, ed un torace dotato di 8 paia di pereiopodi, non
ricoperti dal carapace o esopoditi ed usati per il movimento e la respirazione, ed un
addome dotato o meno, a seconda della forma specifica, di 5 coppe di pleiopodi,
usati per il movimento, di una coppia di fotofori su ogni metamero, usati per
percepire la luce, e di un uropodio natante, usato per il nuoto. Sono principalmente
marini con poche specie d’acqua dolce.
 Ordine anfipoda: presentano un capo dotato di 2 occhi composti, posti solitamente
apicalmente o frontalmente per aumentare al massimo il campo visivo, di 2
antennule, usate per recepire segnali chimici e più corte, di 2 antenne, usate per
recepire segnali chimici e più lunghe, di 2 mandibole, usate per la masticazione, e di
2 coppie di mascelle, divise in maxilulle e maxille usate entrambe per la
masticazione, ed un torace dotato di 2 massillipedi, usati per la masticazione, e di 7
coppie di pereiopodi, usati per il movimento o per ancorarsi all’ospite, ed un addome
dotato o meno, a seconda della forma specifica, di 3 coppie di pleiopodi, rivolti verso
il capo ed usati per il movimento, e di 3 coppie di pleiopodi simili all’uropodio,
rivolti posteriormente ed usati per il nuoto e per il salto; presentano un carapace
staccato dagli ultimi cinque segmenti a formare un marsupio, strutturato
metamericamente in oostegiti, in cui vengono conservate le larve fino a maturazione
completa; presentano varie forme iper-specializzate, da chi usa i pleiopodi per
raccogliere il cibo a chi le usa per legarsi ad altri organismi, fino ad arrivare a forme
parassite di cetacei, mammiferi terrestri pesci e anche cnidociti. Sono principalmente
marini, con poche specie terrestri, ma tanti casi di parassitismo.
 Famiglia caprella: vive in ambiente marino; si nutre del cibo digerito e non
ancora assimilato degli cnidari coloniali. Presenta il primo paio di arti
specializzato per aprire e rubare il cibo dal celenteron degli cnidari ed il resto
per ancorarsi a suddetti cnidari.
 Genere Imperidi: vive in ambiente marino, ponendosi dentro all’ombrella
della medusa; si nutre della medusa in cui vive mangiandola lentamente
prima di uscirne e saltare su un’altra medusa. Non presenta particolari
specializzazioni.
 Genere Cyamus: ectoparassita di cetacei di media o grande dimensione; si
nutre dei liquidi e delle carni dell’ospite. Presenta un pleion vestigiale e dei
pereiopodi estremamente sviluppati per ancorarsi e penetrare la pelle dei
cetacei che parassita.
 Ordine isopoda: presentano un capo dotato di 2 occhi composti, posti solitamente
apicalmente o frontalmente per aumentare al massimo il campo visivo, di 2
antennule, ridotte ed usate per recepire segnali chimici e più corte, di 2 antenne,
usate per recepire segnali chimici e più lunghe, di 2 mandibole, usate per la
masticazione, e di 2 coppie di mascelle, divise in maxilulle e maxille usate entrambe
per la masticazione, ed un torace dotato di una coppia di massillipedi, usati per la
masticazione, e di 7 coppie di pereiopodi, usati per il movimento o per ancorarsi
all’ospite, ed un addome dotato o meno, a seconda della forma specifica, di 5 coppie
di pleiopodi, usate per il movimento o per ancorarsi all’ospite, e di un uropodio
natante, usato per il nuoto e per il salto; presentano un carapace staccato dagli ultimi
cinque segmenti a formare un marsupio, strutturato metamericamente in oostegiti, in
cui vengono conservate le larve fino a maturazione completa; molti isopodi,
soprattutto terrestri, presentano la capacità di racchiudersi in una palla come metodo
di difesa. Sono principalmente marini, con alcune forme terrestri, ma tante forme
parassite.
 Specie Cymothoa exigua: ectoparassita di pesci ossei, principalmente
dell’apparato boccale nel cui va a sostituirsi alla lingua cartilaginea; si nutre
inizialmente del sangue e dell’ossigeno che passa dalle branchie dell’ospite
e poi a maturazione si nutre prima della lingua del pesce e poi di parte delle
prede che caccia l’ospite. Presenta l’ultimo paio di pereiopodi specializzati
nell’attaccarsi al rimasuglio di lingua e collegarsi al sistema nervoso del
pesce, per sostituirsi al meglio alla lingua.
 Ordine mysidacea: presentano un capo dotato di 2 occhi composti peduncolati, posti
solitamente apicalmente o frontalmente per aumentare al massimo il campo visivo,
di 2 antennule, usate per recepire segnali chimici e più corte, di 2 antenne, usate per
recepire segnali chimici e più lunghe, di 2 mandibole, usate per la masticazione, e di
2 coppie di mascelle, divise in maxilulle e maxille usate entrambe per la
masticazione, ed un torace dotato di 8 paia di pereiopodi, non ricoperti dal carapace
o esopoditi ed usati per il movimento e la respirazione, ed un addome dotato o meno,
a seconda della forma specifica, di 5 coppe di pleiopodi, usati per il movimento, di
una coppia di fotofori su ogni metamero, usati per percepire la luce, e di un uropodio
natante, usato per il nuoto; presentano un carapace staccato dagli ultimi cinque
segmenti a formare un marsupio, strutturato metamericamente in oostegiti, in cui
vengono conservate le larve fino a maturazione completa. Sono principalmente
marini, specialmente abissali, e d’acqua dolce o intercotidali o pelagici.
 Ordine stomatopoda: presentano un capo dotato di 2 occhi composti peduncolati,
posti solitamente apicalmente o frontalmente per aumentare al massimo il campo
visivo, di 2 antennule, usate per recepire segnali chimici e più corte, di 2 antenne,
usate per recepire segnali chimici e più lunghe, di 2 mandibole, usate per la
masticazione, e di 2 coppie di mascelle, divise in maxilulle e maxille usate entrambe
per la masticazione, ed un torace dotato di 2 pereiopodi raptatori a tenaglia con la
forbice superiore, precisamente il 2° paio di pereiopodi usati per la caccia, e di 7
paia di pereiopodi, non ricoperti dal carapace o esopoditi ed usati per il movimento,
ed un addome dotato o meno, a seconda della forma specifica, di 5 coppe di
pleiopodi, usati per il movimento e la respirazione, e di un uropodio, usato per
scavare il fondale. Sono principalmente marini fossori.
o Classe ostracoda: fanno parte dei crostacea a loro volta parte dei mandibolata, con appendici
masticatorie come mascelle e mandibole, dotati di due paia di antenne sensoriali con arti
biramosi, anche se molte volte la speciazione ha fatto perdere la biramosità a favore della
monoramosità; principalmente marini e terrestri, ma esistono numerose specie d’acqua
dolce. Il corpo presenta tre tagmata, divisi in cefalon, pereion e pleion: il capo, o cefalon,
presenta 6 segmenti secondari, tra cui il primo privo di appendici, il secondo dotato di
antennule sensoriali, il terzo dotato di antenne sensoriali, e gli ultimi 3 dotati rispettivamente
di mandibole e maxilulle e maxille, usate per la nutrizione; il torace, o pereion, presenta
pochi segmenti secondari, tutti dotati di un paio di arti, detti pereiopodi usati sia per il
movimento che per la respirazione; il pleion presenta pochi segmenti secondari, tutti dotati di
arti, detti pleiopodi ed usati per il movimento e la respirazione, e l’ultimo dotato di un paio di
uropodi, usati per il nuoto, ed una struttura post addome, detta telson. L’esoscheletro, detto
carapace bivalve per la sua conformazione, è formato da due valve calcificate, su una base
cheratinizzata cernierate tra loro, da cui fuoriescono le zampe per il movimento e le antenne
per la recezione dei segnali, principalmente uguale sin dalla formazione della classe.
 Nutrizione: sono principalmente detritivori o filtratori, ma esistono molte specie
erbivore ed anche alcune specie predatori attivi.
 Riproduzione: uguale a quella dei malacostraci; le uova vengono conservate fino alla
maturità in una cavità mantellare dentro al carapace.
 Movimento: usano i pereiopodi o pleiopodi per deambulare sul fondale.
 Difesa: identica ai bivalvi molluschi, compresa la presenza di muscoli adduttori.
o Classe maxillipoda: fanno parte dei crostacea a loro volta parte dei mandibolata, con
appendici masticatorie come mascelle e mandibole, dotati di due paia di antenne sensoriali
con arti biramosi, anche se molte volte la speciazione ha fatto perdere la biramosità a favore
della monoramosità; principalmente marini o costieri, ma esistono alcune specie d’acqua
dolce. Il corpo presenta caratteristiche larvali, probabilmente sviluppato per neotenia,
presentando 3 tagmata poco divisi: il capo presenta due antenne, usate per la nutrizione e per
il movimento, 2 antennule, usate come sensori chimici, e un solo occhio centrale, usato come
unico organo sensoriale visivo; il torace non presenta una metameria utile, variando a
seconda delle specie; il pleion non presenta metameria utile, variando da specie a specie.
L’esoscheletro è formato durante lo stadio larvale e viene cambiato solo per aumentarne le
dimensioni; molte volte presenta forme specifiche, altre volte è proprio assente.
 Nutrizione: molti maxillipedi sono filtratori o micropredatori, ma vi sono numerosi
casi di ectoparassitismo ed endoparassitismo.
 Movimento: le poche specie capaci di muoversi usano le antenne per nuotare
nell’acqua. A volte nel torace ed addome si sviluppano degli arti usati per
deambulare sul fondale o per nuotare.
 Riproduzione: uguale a quella dei malacostraci; le uova vengono solitamente espulse
in vario modo in acqua durante la forma larvale. I cirripedi maschi sessili a vita
libera presentano strutture allungate carnose, simili a peni, con cui trasportano vicino
alle femmine gli spermi per la fecondazione.
 Ordine copepoda: Presentano un capo dotato di 2 antenne allungate, usate per il
nuoto e per la respirazione, un occhio centrale facoltativo, e 2 antennule ridotte
sensoriali, ed un addome vestigiale, ed un torace dotato di vari arti dividendosi in
arpacticoida, bentonici ed interstiziali, ed in calanoida, planctonici, a seconda della
funzione di tali arti; presentano anche numerosissime forme parassite, assumendo
una forma dissimile ai crostacei comuni, molte volte come una ciste dentro
all’organismo parassitato, e insediandosi in branchie o intestino per succhiare i
liquidi nutrizionali e il sangue. Sono principalmente marini e d’acqua dolce; sono il
principale anello trofico e di giunzione tra fitoplancton e filtratori planctonici di
grandi dimensioni sia in forma larvale, per gli organismi parassiti, che in forma
adulta.
 Genere Penella: vive parassitando pesci e cetacei; si nutre dei liquidi
dell’ospite. presenta dei filamenti molto lunghi esterni all’organismo
parassitato contenente i sacchi ovigeri.
 Ordine cirripeda: Presentano solo forme sessili e simbiontiche, stazionate su
organismi marini, con un capo presentante 4 antenne sensoriali, usate fissarsi al
substrato dopo la forma larvale dividendosi in balani, se non presentano peduncoli, e
lepadi, se presentano peduncoli, e nessun occhio, ed un torace dotato di 6 paia di arti,
usati per la respirazione e per la nutrizione, ed un addome vestigiale; presentano
anche molte forme parassite divise in rizocefali, se parassitano crostacei, sia
internamente come sistema circolatorio aggiuntivo per succhiarne il sangue che
esternamente come sacco ovigero posto ventralmente al posto del sacco ovigero
originale, ma tutte provviste di carapace calcareo, e acrothoracica, se parassitano
cnidari antozoi e molluschi. L’esoscheletro dei cirripedi a vita libera presenta un solo
valve, legato tramite peduncolo al substrato in modo da impedire il passaggio
d’acqua, dotato un opercolo capace di contenere acqua quando chiuso e di
proteggere dalla disidratazione. Sono principalmente marini o costieri, altrimenti
parassiti di animali acquatici.
o Brachiopoda, comunemente pulci di mare: fanno parte dei crostacea a loro volta parte dei
mandibolata, con appendici masticatorie come mascelle e mandibole, dotati di due paia di
antenne sensoriali con arti biramosi, anche se molte volte la speciazione ha fatto perdere la
biramosità a favore della monoramosità; principalmente marini o d’acqua dolce; si pensa che
siano tra gli artropodi sopravvissuti più antichi. Il corpo presenta tre tagmata, divisi in
cefalon, pereion e pleion: il capo, o cefalon, presenta 6 segmenti secondari, tra cui il primo
privo di appendici, il secondo dotato di antennule sensoriali, il terzo dotato di antenne
sensoriali, e gli ultimi 3 dotati rispettivamente di mandibole e maxilulle e maxille, usate per
la nutrizione; il torace, o pereion, presenta pochi segmenti secondari, tutti dotati di un paio di
arti, detti pereiopodi usati sia per il movimento che per la respirazione; il pleion presenta
pochi segmenti secondari, tutti dotati di arti, detti pleiopodi ed usati per il movimento e la
respirazione, e l’ultimo dotato di un paio di uropodi, usati per il nuoto, ed una struttura post
addome, detta telson. L’esoscheletro, detto carapace per la sua conformazione, è formato da
due placche, divise in cefalotoracica e addominale, a rivestire il cefalotorace, su cui sono
presenti le strutture sensoriali e gli occhi composti, e l’addome, che presenta ulteriori
metamerizzazioni; a volte il carapace si specializza per svolgere altre funzioni protettive e di
nutrizione, presentando numerosi carotenoidi ed altri coloranti (essendo uno tra i principali
cibi di fenicotteri e salmoni rappresentano anche la causa della colorazione tipica della carne
e piumaggio di questi animali).
 Nutrizione: i brachiopodi sono principalmente filtratori o micropredatori.
o Cephalocaria: fanno parte dei crostacea a loro volta parte dei mandibolata, con appendici
masticatorie come mascelle e mandibole, dotati di due paia di antenne sensoriali con arti
biramosi, anche se molte volte la speciazione ha fatto perdere la biramosità a favore della
monoramosità; principalmente marini o d’acqua dolce. Il corpo presenta tre tagmata, divisi
in cefalon, pereion e pleion: il capo, o cefalon, presenta una forma a ferro di cavallo con 6
segmenti secondari, tra cui il primo privo di appendici, il secondo dotato di antennule
sensoriali, il terzo dotato di antenne sensoriali, e gli ultimi 3 dotati rispettivamente di
mandibole e maxilulle e maxille, usate per la nutrizione; il torace, o pereion, presenta 20
segmenti secondari, tra cui i primi 4 dotati di un paio di arti, detti pereiopodi usati sia per il
movimento che per la respirazione; il pleion è vestigiale o assente sostituito da una furca
caudale, usata per il nuoto. L’esoscheletro è formato da vari pezzi quanti sono i metameri,
senza presentare specializzazioni per occhi o branchie.
 Nutrizione: i cephalocari sono principalmente predatori.
o Remipedia: fanno parte dei crostacea a loro volta parte dei mandibolata, con appendici
masticatorie come mascelle e mandibole, dotati di due paia di antenne sensoriali con arti
biramosi, anche se molte volte la speciazione ha fatto perdere la biramosità a favore della
monoramosità; principalmente marini. Il corpo presenta metameria omonoma, a parte il
capo: il capo, o cefalon, presenta 6 segmenti secondari, tra cui il primo privo di appendici, il
secondo dotato di antennule sensoriali, il terzo dotato di antenne sensoriali, e gli ultimi 3
dotati rispettivamente di mandibole e maxilulle e maxille, usate per la nutrizione; il resto del
corpo, non presentante distinzione tra pereion e pleion, presenta vari segmenti secondari tutti
dotati di un paio di arti biramosi filamentosi, detti pedibranchi usati sia per il movimento che
per la respirazione. L’esoscheletro è formato da vari pezzi quanti sono i metameri.
 Nutrizione: i remipedi sono pricipalmente predatori.
o Insetti: fanno parte degli exapoda a loro volta parte dei mandibolati, con appendici
masticatorie come mascelle e mandibole, dotati di un paio di antenne sensoriale e arti
monoramosi; principalmente terrestri e volanti, esistono poche eccezioni d’acqua dolce; sono
gli organismi di maggior successo del regno animale, primi in quanto a numero e diffusione
globale e colonizzando tutti gli ambienti tranne il mare con forme ectoparassite o
emoparassite o endoparassite completa o solo nella fase larvale. Il corpo degli insetti
presenta tre tagmata, divisi in capo torace ed addome: il capo presenta le antennule,
l’apparato masticatore doppio, formato da mandibole e doppie mascelle, e gli occhi
composti; il torace, che si divide ulteriormente in protorace, mesotorace e metatorace, con 3
paia di arti monoramosi per il movimento bentonico ed a volte 2 paia di ali nel mesotorace e
metatorace; l’addome, sempre di 6 metameri, non presenta specializzazioni artropode
esterne; il sistema nervoso è metamerizzato seguendo i tagmata e i metameri del corpo, ma
mantenendo il protocerebro e il deutocerebro, uniti al tritocerebro, come cervello centrale
coordinativo e i vari gangli metamerici come effettori del movimento; le trachee degli insetti
sono un sistema ramificato che parte degli spiracoli e si diffonde in tutto il corpo tramite
movimenti addominali e toracici, con sacchi aerei per funzione aerostatica; i pochi insetti
acquatici presentano tracheobranchie. Si dividono in apterygota, senza ali e senza la
muscolatura adibita, e pterygota, con ali o almeno la muscolatura adibita divisi a loro volta in
neotteri, se muovono le ali tramite il sollevamento e abbassamento dello sternite, e in
paleotteri, se muovono le ali agendo direttamente sull’articolazione. Si pensava che gli
apterygota non fossero nemmeno insetti, ma la sistematica molecolare garantisce la
monofileticità degli insetti e la loro antichità.
 Struttura specializzata capo: il capo presenta sempre almeno due paia di occhi, uno
composto e uno semplice, con funzione visiva e grandi quantità di recettori chimici
sulle antenne, per percepire i feromoni maschili e femminili durante la riproduzione;
altri meccanorecettori sono distribuiti lungo tutto il corpo. L’apparato boccale
frontale si divide in tre parti: le mandibole si trovano nella parte superiore
dell’apparato, coperto dal labrum superiore a protezione, mentre le mascelle prime si
trovano subito sotto e le mascelle seconde sono fuse a formare il labrum inferiore;
l’apparato boccale si può modificare a seconda della nutrizione effettuata, da
masticatore se predatoria o erbivora, a succhiatore perforante, come nelle zanzare e
cimici in cui le mascelle e mandibole si allungano per formare una struttura
aghiforme e in cui il labrum crea una struttura tubulare per succhiare, a succhiatore
lambente, come nelle farfalle e falene e mosche in cui l’apparato si allunga
enormemente in una struttura a filitromba arrotolata, ma mantenendo la struttura di
base e la funzione, modificando solo la struttura esterna.
 Struttura specializzata arti: molte volte gli arti degli insetti presentano
specializzazioni all’utilizzo e alla forma degli arti, sia ambulatori che volanti. Gli arti
ambulatori sono generalmente formati da 4 parti, rispettivamente dette coxa,
trocantere, femore e tibia, sormontate da strutture uncinate per ancorarsi al terreno,
dette tarsus; alcune specializzazioni degne di nota si trovano in insetti fossori, che
presentano il paio anteriore di zampe modificato per scavare a forma di pala, in
insetti macro-predatori, che presentano arti anteriori modificati per la cattura delle
prede a forma di arpione o di falce con molte volte uncini ventrali nella tibia, in
insetti acquatici, che presentano arti anteriori modificati per il nuoto a forma di remo
o di voga, ed in insetti antichi e salterini, che presentano arti posteriori irrobustiti per
il salto. Gli insetti moderni presentano anche due paia di ali generalmente formate da
5 parti, dette costale, radiale, mediale, cubitale e anale, con le rispettive vene di
sostegno e di irrorazione, divise in longitudinali e trasversali, ed a volte collegando
le due paia con ganci basali all’esoscheletro toracico dorsale e laterale; le ali si
diversificano per struttura a seconda della specializzazione di esse e della loro
attaccatura al torace: le due tipologie di attaccatura dividono gli insetti in paleotteri,
se presentano ali membranose disgiunte ed autonome sempre posizionate
lateralmente o apicalmente al corpo, e in neotteri, se presentano ali membranose
congiunte ed una muscolatura ed articolazione capace di ripiegare le ali
parallelamente al corpo; altre ulteriori specializzazioni degne di nota nei neotteri si
trovano nei ditteri, che presentano ali posteriori modificate in bilancieri, strutture a
forma di clava, per la stabilizzazione del volo, e negli insetti cacciatori o bentonici,
che presentano ali anteriori modificate in strutture rigide dette elitre e emielitre,
rispettivamente molto e poco irrigidite, di colore sgargiante inusabili per il volo ed
adibite alla difesa.
 Movimento: il movimento degli insetti si effettua tramite la spinta delle zampe
posteriori e il tirare delle zampe anteriori mentre le zampe mediane sono allargate
per permettere una maggiore stabilità e per non interferire con le altre zampe; molte
volte gli arti presentano funzioni diverse dal movimento, oppure le coadiuvano. La
maggior parte degli insetti presentano ali per il volo, siano esse usate per esso o
meno dipende dal genere, e nel caso non presentino ali visibili presentano comunque
la muscolatura adibita a tale arto nel torace; i primi insetti presentano una tecnica di
volo sfasata, creando turbolenze nell’aria e diminuendo l’efficacia del volo, mentre
gli insetti più moderni presentano un battito d’ali unisono, evitando di creare
turbolenze e aumentando l’efficacia del volo.
 Riproduzione: gli insetti possono riprodursi solo sessualmente. La riproduzione
sessuale avviene tramite fecondazione interna, con il maschio che si lega alla
femmina tramite arti pinzanti, detti cerci, ed inserisce nell’opercolo femminile una
struttura chitinosa specializzata, detta edeago, e liberando gli spermi per produrre
uno zigote; lo zigote, che viene deposto sotto forma di uova, si sviluppa
indirettamente in una larva, che si sviluppa a volte in pupa, che si sviluppa
nell’individuo adulto, a volte nell’individuo adulto, oppure si sviluppa direttamente
in un individuo adulto. Le uova vengono deposte in zone particolari, quali siano
acqua o la pelle di un individuo o dentro a piante o animali. Gli insetti presentano
numerose “tecniche” di corteggiamento specifiche di ogni specie, che variano dal
dono nunziale, ossia una preda o semplicemente un dono simbolico molte volte vuoti
o ripieni di pietre, a lotte tra i maschi per il predominio sul territorio della femmina a
segnali ormonali, principalmente diurni, o luminosi, principalmente notturni, oppure
effettua una tecnica kamikaze, in cui feconda la femmina e poi si lascia mangiare; il
dimorfismo sessuale è diventato comune nelle specie di insetto, soprattutto tra i
coleotteri, per permettere una maggiore efficienza nella recezione di segnali e nel
corteggiamento; la posizione di fecondazione varia ulteriormente da specie a specie,
presentando (adesso descritte posizionando la femmina per prima) posizioni ventre-
ventre, dorso-ventre, ventre-dorso, appesi ed intrecciati, lato a lato e tante altre,
abbastanza da riempire un kamasutra tutto loro. Gli insetti apterigoti sono a sviluppo
diretto o ametaboli, senza nessuna differenza tra adulto e giovane, mentre gli insetti
pterigoti sono a sviluppo indiretto, producendo larve di vario tipo, come le larve
vermiformi degli insetti olometaboli, che si sviluppano in larve e poi in pupe e
creano bozzoli per mutare nella forma adulta o imago, e le larve degli insetti
eterometaboli, che assomigliano agli adulti ma mancano alcune parti del corpo
adulto come ali o antenne.
 Ordine tisanuri, comunemente pesciolini d’argento: insetti apterigoti ametaboli; sono
il gruppo più primitivo che circola in natura attualmente. Non presentano alcuna
struttura alare, sia l’ala che la muscolatura, ma presentano strutture antennarie
sensoriali; presenta una struttura boccale classica.
 Nutrizione: sono per la maggior parte erbivori e predatori.
 Ordine protura, diplura e collembola: non sono propriamente insetti, ma il loro
parente più stretto; sono gli “insetti” più antichi esistenti, all’inizio della divisione
filetica degli insetti. Non presentano alcuna struttura alare, sia l’ala che la
muscolatura, e nessuna tipologia di antenna; presenta una struttura boccale interna,
con le appendici inserite all’interno di una fessura nel capo, dividendoli in
entognatha dagli altri insetti ectognatha.
 Ordine odonata comunemente libellule: insetti pterigoti paleotteri eterometaboli.
Presentano una struttura alare molto ampia e un campo visivo estremamente
efficiente e vasto.
 Ordine ephimeroptera: insetti pterigoti paleotteri eterometaboli; presentano il ciclo
vitale più atipico degli insetti, passando un’infanzia pluriennale in una larva
acquatica, detta ninfa, per impuparsi e trasformarsi in un adulto privo di apparato
boccale e dalla vita di poche ore. Le larve vengono usate per valutare lo stato
dell’acqua, in quanto indicatori di purezza.
 Ordine piscoptera: insetti pterigoti neotteri eterometaboli; presentano lo stesso ciclo
vitale delle odonata.
 Ordine ortottera, comunemente grilli e cavallette: insetti pterigoti neotteri
eterometaboli; sono il gruppo più primitivo attualmente presente in natura.
Presentano il paio di zampe posteriori irrobustito per il salto e la prima ala
trasformata in elitre o emielitre.
 Ordine mantodea, comunemente mantidi: insetti pterigoti neotteri eterometaboli.
Presentano gli arti anteriori raptatori specializzati nella cattura di prede, a forma di
falce ripiegata, e la prima ala trasformata in elitre o emielitre.
 Ordine blattodea, comunemente blatte e scarafaggi: insetti pterigoti neotteri
eterometaboli. Non presentano arti specializzati e presentano la prima ala trasformata
in elitre o emielitre.
 Ordine anoplura, comunemente pidocchi: insetti pterigoti neotteri eterometaboli.
Presentano zampe adattate ad ancorarsi all’epitelio dei vertebrati e non presentano ali
esterne.
 Ordine phasmoidea, comunemente insetti stecco o insetti foglia: insetti pterigoti
neotteri eterometaboli. Presentano le zampe adattate alla presa di rami e foglie e la
prima ala trasformata in elitre o emielitre con funzione mimetica.
 Ordine hemittera, comunemente cicale e cimici e hapidi e pulci: insetti pterigoti
neotteri eterometaboli; sono uno dei pochi gruppi ectoparassiti o ematofagi di piante
e animali. Molte specie sono in simbiosi con formiche, soprattutto gli hapidi, dato
che producono sostanze dolci; le formiche allevano gli hapidi la guardano e la
difendono fino a quando non muore o produce una goccia di melata.
 Ordine neuroptera: insetti pterigoti neotteri olometaboli; presentano lo stadio larvale
predatore passiva, detto comunemente formica leone, che produce una trappola buca
per farci cadere insetti ignari e mangiarli e una forma adulta simile alla libellula.
 Ordine trichoptera: insetti pterigoti neotteri olometaboli; sono l’unico gruppo
prevalentemente acquatico, abitanti di una tana che fabbricano nella forma larvale
simile ad un astuccio per la difesa con materiale esterno, tipicamente pietre e legno.
 Ordine coleoptera, comunemente coleotteri: insetti pterigoti neotteri olometaboli;
sono l’ordine più ampio e diffuso degli insetti, colonizzando in tutti gli ambienti
terrestri e volanti, compresa l’acqua dolce.
 Ordine hymenoptera, comunemente api e vespe e formiche: insetti pterigoti neotteri
olometaboli; sono l’unico ordine sociale degli insetti. Presentano un pungiglione o
una mandibola contenente veleno cito/neurotossico; è presente una eusocialità, in cui
pochi o un solo individuo si riproduce e il resto del gruppo si occupa della difesa,
della nutrizione e della eventuale costruzione del nido in cui si sviluppano le larve.
Gli imenotteri sono aplodipolidi, in cui il maschio è aploide e le femmine sono
diploidi, per cui durante la fecondazione vengono prodotte alcune uova non
fecondate, che producono maschi, e le altre fecondate producono femmine.
 Ordine dittera, comunemente mosche e zanzare: insetti pterigoti neotteri
olometaboli; sono il gruppo di insetti maggior portatore di malattie, sia batteriche
che virali che protozoiche. Presentano il secondo paio di ali trasformato in bilancieri.
 Ordine lepidottera, comunemente farfalle e falene: insetti pterigoti neotteri
olometaboli. Presentano le due paia di ali sovrapposte e rivestite da piccole squame
ovali.
o Miriapodi: appartengono ai mandibolati; presentano un corpo molto allungato, un solo paio
di antenne. Si dividono in chilopodi o scolopendre, con il primo paio di zampe trasformato
in furcipole per catturare la preda, e in diplopodi, che non presentano furcipole.
 Ordine chilopoda o centopiede: presentano un corpo metamerico omonimo, con un
paio di furcipole e veleno per mangiare dall’apparato boccale e l’ultimo paio di
zampe con funzione sensoriale, un carapace robusto e lungo circa 10-30 cm.
presentano un’attività molto elevata, amando i luoghi caldi ed umidi. Il genere
scutigera presenta zampe molto lunghe e sempre in numero 15. Il genere
geofilomorfa è un predatore specializzato per gli ambienti interstiziali e del suolo,
principalmente fossori.
 Ordine diplopodi: tutti erbivori o mangiatori di funghi, dotati di ghiandole
puzzolenti estremamente efficaci; presentano tutti il capo arrotondato con antenne
corte e due arti per ogni segmento.
 Sinfili e pauropodi: animali interstiziali di piccolissime dimensioni.
o Onicofori: poche specie con zampe non articolate, simili a pseudopodi metamerici, e senza
un esoscheletro rigido; presenta un paio di antenne apicali e un apparato boccale capace di
secernere filamenti appiccicosi con cui cattura le prede. Sono molto antichi, tanto che si
trovano fossili nei burghers shale.
o Tardigradi: 1000 specie di piccole dimensioni, vivono in ambienti umidi o con grande
presenza d’acqua, presenta una cuticola chitinosa con metameria omonoma e apparato
boccale estroflessibile; sono tutti capaci di creare forme di resistenza in grado di resistere a
qualunque condizione ambientale naturale e anche alla maggior parte delle sfide create dagli
umani.

 Echinodermi: organismi bentonici, con pochi organismi sessili, pluricellulari triblastici e


prevalentemente marini. Presentano una grandissima varietà di forme e dimensioni, ma si basano
tutti su una struttura di base poi modificata. Organismi animali triblastici, presentando un tessuto
muscolare intermedio ai due tipi di dermi presenti, dotati di un celoma formato per enterocelia.
Appartiene al clade deuterostomia.
o Struttura: la struttura tipo degli echinodermi presenta simmetria pentaradiale, nel dettaglio
bilaterale, presentando una bocca e un ano opposti ma entrambi centrali nel corpo da cui
dipartono prolungamenti, a volte distesi altre volte racchiusi in strutture sferiche o tubiformi.
Sono organismi proctodeali e aprocti in equa misura.
 Capo: gli echinodermi presentano una struttura centrale, detta capo; ha la funzione di
regolare i movimenti del corpo, di regolare l’afflusso d’acqua nel sistema acquifero e
di contenere gli organi per la riproduzione.
 Arti: gli echinodermi presentano dei prolungamenti dal capo, detti arti; hanno la
funzione di ancorare al substrato l’echinoderma e di muovere l’organismo.
 Bocca ed ano: gli echinodermi presentano due strutture nel capo, detta bocca ed ano;
hanno la funzione di regolare l’entrata e l’uscita di materiale organico nell’apparato
digerente. Data la centralità del capo, molte volte per orientare gli echinodermi si
usano le posizioni dell’ano, il lato aborale, e della bocca, lato orale, per orientare
l’echinoderma.
 Apparato riproduttore: gli echinodermi presentano 5 gonadi, una per ogni arto; ha la
funzione di produrre i gameti per la riproduzione. Molte volte si trovano alla base
degli arti delle strutture di contenimento dei gameti, dette burse.
 Apparato digerente: gli echinodermi presentano un apparato digerente semplice
trasversale al corpo; ha la funzione di digerire il cibo ingerito. Alcuni echinodermi
presentano un apparato digerente estroflettibile, atto a digerire e manipolare il cibo al
di fuori dello stomaco.
 Apparato escretore:
 Apparato respiratorio: gli echinodermi non presentano apparati respiratori
specializzati, ma presentano la respirazione cutanea e secondaria tramite apparato
digerente e sistema acquifero; hanno la funzione di assorbire e distribuire l’ossigeno
dell’acqua all’organismo.
 Apparato circolatorio:
 Sistema nervoso: gli echinodermi presentano un sistema nervoso policentrico; ha la
funzione di processare le informazioni e rispondere agli stimoli. Il sistema nervoso di
un echinoderma presenta tanti centri gangliari quanti arti, tutti capitanati da un centro
gangliare circum-esofageo; i vari gangli secondari rispondono al ganglio centrale ma
presentano una grande autonomia e capacità gestionale della risposta immediata.
 Sistema acquifero: gli echinodermi presentano una serie di canali parenchimatici,
detto sistema acquifero, organizzati in un canale circum-esofageo dal lato orale che
si ramifica in 5 canali radiali negli arti; ha la funzione di sostenere, come scheletro
idraulico, e muovere l’organismo. Nei canali radiali si formano numerosi canali
secondari laterali dotata di una sacca aborale o superiore e di un pedicello, un
piccolo tubo, orali o inferiori dotato di una ventosa apicale; ogni microstruttura viene
dotata di una muscolatura specifica e viene riempita di acqua, la cui quantità e
concentrazione viene controllata da un canale aborale, detto canale petroso, collegato
alla placca cribrosa specializzata, detta madreporite, ed originato dal canale circum-
esofageo.
 Sistema muscolare: gli echinodermi presentano una muscolatura estremamente
sviluppata; ha la funzione di muovere occasionalmente l’organismo, di permettere il
funzionamento di apparato digerente e di sistema acquifero e di sostenere le placche
scheletriche. Il sistema acquifero presenta un sistema muscolare specializzato atto a
premere la sacca aborale per aumentare il turgore del pedicello associato; molte
volte, quando la struttura va mantenuta in posizione per lungo tempo, la muscolatura
viene sostituita da un parenchima a tensività variabile.
 Scheletro: gli echinodermi presentano una struttura di carbonato organizzato a
placche, detto endoscheletro, rivestita sempre dall’epidermide; ha una funzione
difensiva, di sostegno e di movimento. Lo scheletro è prodotto dal mesoderma
parenchimatico, deponendo esternamente verso l’epidermide il carbonato di calcio, e
presenta una struttura porosa, detta struttura a stereoma, al cui interno si trova del
tessuto connettivo vivo; le placche depositate si fondono tra di loro per formare una
teca rigida oppure sono mantenute in posizione dal parenchima e altre strutture meno
rigide per formare una struttura più flessibile. Nello scheletro si formano
aboralmente 5 placche genitali interambulacrali, in comunicazione con le gonadi, tra
cui una presenta una apertura specializzata, detta madreporite, atta a controllare il
sistema acquifero; lo scheletro viene diviso a seconda della presenza del sistema
acquifero in ambulacrale, se nella zona dedita al movimento, e interambulacrale, se
nella zona di intermezzo alle 5 zone ambulacrali e solitamente poco sviluppate con
l’eccezione degli echinoidea, poste sostanzialmente tra un braccio e l’altro. Molte
volte si vengono a creare delle spicole perpendicolari allo scheletro, dette spine,
legate tramite muscolatura specializzata a una protuberanza dell’endoscheletro, detto
tubercolo; tali spine sono sempre rivestite di epidermide e presentano grande
mobilità grazie alla muscolatura.
 Epidermide:
 Gastrodermide:
 Parenchima e celoma:
o Riproduzione: gli echinodermi possono riprodursi solo sessualmente. La riproduzione
sessuale avviene tramite fecondazione esterna con il rilascio di spermi nell’acqua per
produrre uno zigote; lo zigote si sviluppa indirettamente tramite una larva cigliata
specializzata, sempre bilaterale, che si sviluppa in un echinoderma.
o Nutrizione: gli echinodermi sono principalmente detritivori o saprofagi, a volte presentando
carattere predatore verso organismi sessili come cnidari e bivalvi o carattere filtratore.
o Movimento: gli echinodermi si muovono principalmente attraverso il sistema acquifero,
mentre più raramente usano le appendici o gli aculei direttamente. Il sistema acquifero
permette il movimento tramite i pedicelli che vengono espulsi da cavità nell’endoscheletro
ambulacrale, specifiche per ogni pedicello, comprimendo la sacca aborale associata al
pedicello; una volta espulso, il pedicello sfrutta la ventosa per attaccarsi al substrato e tramite
un movimento inverso della muscolatura il processo viene invertito, ritirando il pedicello e
diminuendo il turgore dello stesso.
o Difesa: gli echinodermi presentano aculei epidermici, molte volte rivestiti anche di muco
velenoso, e l’endoscheletro resistente; molte volte gli scheletri vengono irrobustiti a formare
una specie di cotta di magia interna o una teca.
o Classe echinoidea: presentano una struttura sferica pentaraggiata, del tutto simile alla
struttura tipo degli echinodermi: il capo centrale presenta bocca ventrale e un ano dorsale,
dei prolungamenti raggruppati in una struttura scheletrica sferica, detta teca, e l’apparato
digerente lineare con a volte una papilla anale espansa fluorescente velenosa; nei
prolungamenti si trova il sistema acquifero e i cechi dell’apparato digerente. Si dividono in
regolari, se di forma globosa e con un piccolo rientramento a livello aborale ed orale, ed
irregolari, se di forma appiattita, molte volte all’estremo, con una posizione anale spostata
posteriormente e una posizione orale spostata anteriormente. Vivono su tutti i fondali,
principalmente rocciosi se regolari e sabbiosi se irregolari.
 Movimento: gli echinoidei regolari si spostano normalmente, ma gli echinoidei
irregolari presentano una struttura ambulacrale allungata verso il lato posteriore
aborale, detta struttura petaloide, e una struttura accorciata anteriormente e
allungata posteriormente dal lato orale, divisi così in struttura ambulacrale bivia e
trivia; in alcune specie si trovano delle fessure nella teca, dette lunule, per facilitare
il transito dell’acqua e per alleggerire la teca. Molte specie presentano delle spine
estremamente lunghe, atte sia per la difesa che per il movimento, quasi sempre
rivestite di epitelio; nei rari casi in cui le spine siano scoperte, solamente negli
echinoidei matita, si formano solitamente delle simbiosi con organismi coloniali,
solitamente spugne e cnidari. Molte volte gli echinoidei sono dotati di pedicellarie,
una struttura pinzatrice utile al movimento e alla difesa dell’organismo, disponendo
molte volte di veleno.
 Nutrizione: gli echinoidei sono per la maggior parte sedimentivori o predatori, che
effettuano attraverso i pedicelli orali. Molte volte la bocca è sospesa nel peristomio
e l’ano nel periprocto, permettendo una certa mobilità; molti echinoidei erbivori
brucatori presentano anche una struttura boccale, detta lanterna di Aristotele,
formata da 5 denti, formati da ossicoli muscolari, alla cui base si trovano degli
spunzoni acuminati, detti dentelli, che vengono mossi per aprirsi e chiudersi e
raschiare il substrato.
 Specie Arbacia lixula: echinoidea regolare, lievemente schiacciato ai pori; presenta
un colore nero da vivo e uno rosa da morto, ma nessuna particolarità. Il nome
comune “riccio maschio” è dovuto all’antica confusione con la specie di
Paracentrotus lividus, credendole la stessa specie con dimorfismo sessuale per il
colore.
 Specie Sphaerechinus granularis: echinoidea regolare, perfettamente rotondo e con
spine disposte in file ordinate; presenta un colore fuxia da vivo e uno bianco osso
da morto, ma nessuna particolarità. L’echinoideo ama rivestirsi di alghe, tenute con
le pedicellarie, per mimetizzarsi con i luoghi in cui vive.
 Specie Paracentrotus lividus: echinoidea regolare, lievemente schiacciato ai pori;
presenta un colore viola o verdastro da vivo e uno giallo da morto, ma nessuna
particolarità. Il nome comune “riccio femmina” è dovuto all’antica confusione con
la specie di Arbacia lixula, credendole la stessa specie con dimorfismo sessuale per
il colore.
o Classe asteroidea: presentano una struttura planare pentaraggiata, del tutto simile alla
struttura tipo degli echinodermi: il capo centrale presenta una bocca ventrale e un ano
dorsale, dei prolungamenti indistinti dalla struttura centrale a formare una struttura
pentaraggiata o pentamera, con pochi casi di maggior numero di prolungamenti, e l’apparato
digerente lineare; nei prolungamenti si trova il sistema acquifero e i cechi dell’apparato
digerente, con una grande quantità di aculei epidermici. Vivono sui fondali di tutto il mondo.
 Nutrizione: gli asteroidei si nutrono di bivalvi, cnidari e di altri animali bentonici
sessili, oltre ad eventuali carcasse; solitamente gli asteroidei si nutrono estroflettendo
una parte dello stomaco per digerire la preda, per poi estroflettere l’intero stomaco
ed avvolgere la preda digerita e ritrarlo per assorbire il cibo. Per cacciare i bivalvi,
gli asteroidei imprimono con i prolungamenti, ancorandosi alla conchiglia attraverso
i pedicelli, una forza abduttrice per stancare il bivalve e aprirne la conchiglia; dopo
aver aperto la conchiglia estroflettono lo stomaco dentro alla stessa e cominciano il
processo digestivo.
 Movimento: sono l’unico gruppo a muoversi solamente tramite i pedicelli del
sistema acquifero.
 Genere acantaster: presentano delle spine velenose; si nutre di coralli, che digerisce
attraverso lo stomaco dilatato esternamente ed appiattito.
 Genere astropecten: presentano delle spine mobili laterali, usate sia per difesa che
per sotterrare l’asteroideo; si nutre di carcasse e bivalvi
o Classe concentricyloidea: presentano una struttura plano-circolare pentaraggiata, simile alla
struttura tipo degli echinodermi: il capo centrale presenta una bocca ventrale e nessun ano
dorsale, dei prolungamenti indistinti dalla struttura centrale a formare una struttura
pentaraggiata o pentamera, con pochi casi di maggior numero di prolungamenti, e l’apparato
digerente è inesistente, altri prolungamenti attorno al corpo creano una raggiera per il
movimento; nei prolungamenti si trova il sistema acquifero. Vivono su tronchi di legno
sprofondati nel mare neozelandese.
o Classe ophiuroidea: presentano una struttura planare pentaraggiata, simile alla struttura tipo
degli echinodermi: il capo centrale presenta una bocca ventrale e sono privi di ano, dei
prolungamenti ben distinti dalla struttura centrale a formare una struttura pentaraggiata, che
nei casi di organismi filtratori si ramificano ulteriormente, e l’apparato digerente lineare; nei
prolungamenti non sono presenti ne sistema acquifero, posto solo nel capo, né prolungamenti
di eventuali apparati riproduttore e digerente, ma sono presenti delle piastre complesse di
grandi dimensioni, dette vertebre, poste in una lunga catena formata da connettivo a tensilità
variabile, con una grande quantità di aculei epidermici. Si dividono in cladophiure, se
filtratrici, e ophiure, se sedimentivore o predatrici. Vivono sui fondali, molte volte anche su
altri organismi, principalmente in zone scure o chiuse.
 Movimento: sono l’unico gruppo di echinodermi che si muove sfruttando gli arti,
che si muovono sfruttando il connettivo a tensività variabile dell’endoscheletro
presente negli arti.
 Nutrizione: le ophiure sono sedimentivori e saprofagi, che attuano raccogliendo il
sedimento tramite i pedicelli del sistema acquifero, oppure sono filtratorie, che
attuano sfruttando i pedicelli del capo e gli arti per raccogliere particelle di cibo.
 Specie Astrospartus mediterraneus: presentano una grandissima raggiera di arti, che
chiude di giorno a formare una sfera di pochi centimetri mentre di notte la apre in
piena corrente; si nutre per filtrazione attuata tramite la sua enorme raggiera di arti.
Vivono principalmente sopra a gorgonie e madrepore.
o Holothuroidea: presentano una struttura allungata pentamera, dissimile esternamente alla
struttura tipo degli echinodermi: il capo orale presenta una bocca anteriore e un ano
posteriore, dei prolungamenti laterali divisi in tre ventrali e due dorsali, e l’apparato
digerente semplice ma ripiegato e contorto; i prolungamenti si organizzano parallelamente al
corpo, senza essere limitati da un endoscheletro, del tutto assente o molto ridotto, e
presentano dei pedicelli ramificati anteriori utili per la nutrizione, e delle strutture collose
tentacolari, detti tentacoli di Cuvier usate solo per difesa personale a volte urticanti.
 Movimento: sono tra le poche classi di echinodermi che presentano anche forme
planctoniche, oltre alle forme bentoniche; le forme planctoniche si muovono in
modo simile agli cnidari medusoidi, ripiegando il ventre verso il basso per
imprimere forza su suolo ed alzarsi da esso. Molte volte il movimento viene
coadiuvato dalle spicole del parenchima, dette ossicoli.
 Nutrizione: le oloturie presentano carattere detritivoro, saprofago e filtratore, che
effettuano tramite i pedicelli boccali, strutture del sistema acquifero ramificate e
collose adatte a catturare pezzi di cibo morto; molte volte presentano anche
carattere erbivoro brucatore, che effettuano tramite un anello orale calcareo, una
spicola più grande omologa alla lanterna di Aristotele degli echinoidei, che viene
sfruttato per raschiare il fondale. L’ano presenta una zona allargata dell’apparato
digerente, detta cloaca, su cui sbucano gli organi di Cuvier, per la difesa, e il
polmone acquifero, per la respirazione; nell’ano possono essere presenti anche delle
strutture rigide di carbonato di calcio, detti denti anali, per difendersi dai pesci
perla. Alcune oloturie presentano dei tentacoli specializzati, che usano i pedicelli
per funzioni sensoriali, posti dorsalmente e lateralmente.
 Difesa: sono gli unici echinodermi a prevedere due sistemi unici di difesa: il primo
prevede i tentacoli di Cuvier, per confondere ed intralciare il predatore, ed il
secondo è l’espulsione degli organi interni non essenziali, per confondere e far
desistere il predatore.
o Crinoidea: presentano una struttura allungata pentaraggiata, dissimile alla struttura tipo degli
echinodermi: il capo centrale presenta una bocca e un ano dorsali, dei prolungamenti
cilindrici, detta pinnula e simile a un gambo vegetale, e dei cirri, strutture rigide, a volte
peduncolate, che ancorano il capo al fondale, e l’apparato digerente curvato ad U; nei
prolungamenti si trova il sistema acquifero, i cechi dell’apparato digerente e le gonadi. Si
dividono in comatulida, se bentonici a vita libera, e isocrini, se bentonici sessili. Vivono sui
fondali di tutto il mondo, principalmente a grandi profondità.
 Nutrizione: i crinoidei sono filtratori passivi, che attuano attraverso le pinnule, dotate
di pedicelli del sistema acquifero, per catturare le particelle di cibo nella corrente;
per mantenere la posizione stabile senza consumare energie sfruttano un connettivo a
tensività variabile, ossia in grado di irrigidirsi avvicinando le fibre di collagene a
comando, posto dorsalmente alle pinnule.
 Movimento: i crinoidei sono essenzialmente bentonici stazionari, molti addirittura
sessili, e non presentano strutture adibite al movimento; i pochi che possono attuarlo
nuotano usando i tentacoli boccali solitamente adibiti alla nutrizione.

 Cordati:
o Struttura: la struttura tipo dei cordati non esiste, ma sono tutti dotati di una simmetria
bilaterale. Sono tutti organismi proctodeali.
 Bocca ed ano: i cordati presentano un foro apicale, detto bocca, e uno laterale o
caudale, detto ano; hanno la funzione di regolare l’entrata e l’uscita del cibo
dall’apparato digerente. Molte specie filtratori ed i vertebrati più antichi, come i
pesci, presentano un faringe boccale ipersviluppato, estremamente più largo della
bocca e del resto dell’apparato digerente, dotato di tremata, un foro nella parete
faringea atto a catturare particelle di cibo nell’acqua, e di una colonna di cellule
mucipare, detto endostilo (successivamente detto tiroide nei vertebrati) ed atto a
produrre il muco ricco di iodio presente nel faringe; solitamente l’ano viene posto
successivamente al faringe e dal lato ove è presente il sifone esalante per
coadiuvare il flusso d’acqua che esce dal faringe.
 Apparato digerente:
 Apparato escretore:
 Apparato riproduttore:
 Apparato circolatorio:
 Sistema nervoso:
 Sistema muscolare:
 Epidermide: specializzato in ogni classe. I tunicati presentano un epitelio
monostratificato colonnare rivestito da tunicina, una proteina simil-cellulosa; i
cefalocordati presentano un epitelio monostratificato colonnare senza rivestimenti
specializzati; i vertebrati presentano un epitelio monostratificato irrobustito con
spicole o scaglie ossee o cartilaginee, oppure un epitelio monostratificato rivestito
da mucosa e altre sostanze gelatinose, oppure un epitelio pluristratificato irrobustito
da cheratina e strutture specializzate, detti peli o piume o scaglie.
o Nutrizione: molti cordati presentano un carattere filtratore, come tunicati e cefalocordati,
ma i vertebrati presentano tutti i caratteri nutritivi sviluppati nel mondo animale, dal
filtratore al macropredatore al brucatore al parassitante.
o Classe tunicati o urocordati: presentano una struttura tondeggiante e coloniale oppure
lineare solitamente dotata di un sifone apicale, omonimo della struttura boccale, seguito da
un faringe ipersviluppato, a forma di tubo e dotato di tremata; non presentano sistemi
muscolari e sistemi nervosi sviluppati, ma possono presentare socialità e colonialità;
durante lo sviluppo perdono la corda caudale, da cui il nome, che viene usata per ancorarsi
al fondale. Sono solamente marini.
 Riproduzione: i tunicati si possono riprodurre sia asessualmente che sessualmente.
La riproduzione asessuale avviene tramite gemmazione, che a volte non stacca la
gemma per produrre una struttura sociale, senza presentare apparati e sifoni in
comune, o una struttura coloniale. La riproduzione sessuale avviene tramite
fecondazione esterna con l’espulsione dei gameti per produrre uno zigote; lo zigote
si sviluppa in una larva specializzata, detta larva giriniforme, che si sviluppa in un
tunicato.
 Ordine ascidiacea: presentano carattere bentonico sessile. Perdono la corda durante
lo sviluppo, che viene usata come punto di ancoraggio dalla larva per inserirsi sul
fondale roccioso.
 Genere Clavelina: presenta un epidermide trasparente.
 Specie Halocynthia papillosa: presenta un sifone lobato a croce.
 Specie Fallusia papillata: presenta un sifone inalante circondato da papille
epidermiche della tunica a protezione.
 Ordine larvacei: presentano carattere planctonico. Presentano una forte neotenia,
mantenendo esattamente la struttura esterna della larva, e presentano i sifoni e il
faringe ipersviluppati ed a volte appiattiti nella zona apicale del corpo; non perdono
la corda durante lo sviluppo.
 Ordine taliacei: presentano carattere planctonico. Presentano una forma tubulare
composta da un sifone esalante caudale, opposto al sifone inalante apicale, e un
faringe piatto, posto tra i due sifone e prima dell’apparato digerente che funziona
normalmente e permette il movimento a reazione attraverso la pressione dell’acqua
espulsa dalla filtrazione.
 Specie Thalia democratica: presenta una struttura sociale, collegando con
muscolatura primitiva i vari sacchi, gli individui, della catena; sono la
specie più comune di taliacei.
 Genere Doliolidi: presenta una struttura solitaria, ma una forma e
conformazione interna simile al genere Thalia.
 Genere Pirosomidi: gli unici taliacei coloniali, formando strutture
sacciformi atte a coadiuvare il flusso esalante, diretto verso l’interno del
sacco, per muoversi.
o Classe cefalocordati: la corda attraversa tutto il corpo e la mantengono fino alla fine della
vita. Si muovono attraverso la corda, formata da strutture cilindriche di connettivo denso,
che antagonizza la muscolatura metamerica, formata da metameri a V dette miomeri.
Presentano un faringe estremamente sviluppato, lungo quasi metà del corpo, dotato di un
poro laterale esalante, e dotato di tremata per la nutrizione. Presenta un sistema nervoso,
strutturato a forma di tubo e formato da un’invaginazione dell’ectoderma, dorsale ed
appoggiato sulla corda. Presenta un celoma circondante il faringe, detto atrio, che contiene
anche le gonadi.
 Genere anfioxus: presenta una struttura estremamente longilinea, con un capo
lievemente sferico, e una coda a punta. Solitamente si ancorano al fondale tramite la
coda e usano la corrente per nutrirsi.
o Classe vertebrati: si dividono in gnatostomi, contenenti tutti gli ordini che conosciamo e
sono dotati di mandibole e mascelle, e in agnatostomi, non dotati di mascelle e mandibole.
Presentano il tessuto osseo e il tessuto cartilagineo, connettivi di sostegno tipici vertebrati
formati da acido ialuronico e apatite rispettivamente; molte volte ed in tutti i pesci si
presentano strutture di sostegno di cartilagine nel faringe branchiale, detti archi branchiali.
 Agnati: sviluppati nel cambriano, sono arrivati fi ad oggi in due ordini, le lamprede
e le mixine; i primi erano gli ostracodermi, presentanti placche ossee esterne adesso
estinte. Presentano un corpo anguilliforme, ma nessuna pinna per il nuoto e una
bocca sempre aperta, non dotata di sistemi articolati per chiuderla, dotata di una
dentatura circolare o ovale usata per staccare pezzi di carne o per perforare la pelle
e succhiare il sangue.
 Ordine pteromyzontiformi: è anadromo, ossia vive in mare ma si riproduce
in acqua dolce pura, che raggiunge nuotando o attaccandosi a pesci
nuotatori. Sono ematofagi, succhiando il sangue dalla ferita che creano con
movimenti circolari della dentatura boccale. Dopo la riproduzione esterna
per lacerazione della parete celomatica, si crea una larva amocetes simile
agli anfiossi cordati, tanto che si comporta come tale.
 Specie mixina tubulosa: presenta una lunghezza piccola o media; presenta
un faringe comunicante con l’esterno tramite aperture epidermiche.
Presenta carattere predatorio, similmente allo squalo biscotto, attaccandosi
con la bocca, dotata di una ventosa sulla lingua, e annodandosi su sé stesse
fino a trasportare questo nodo al corpo della preda e staccare a pressione un
brandello di carne.
 Ostracodermi: presentano un esoscheletro d’osso in più sul capo, oltre a
quello cartilagineo interno, posto direttamente sotto l’epidermide e fatti
principalmente di dentina. Sono predatori adesso estinti di piccole
dimensioni.
 Pesci: presentano un faringe con i primi due archi branchiali strutturati in
mandibole creando una bocca articolata per mordere e raschiare. Presentano
un’aorta ventrale alla corda dorsale, successivamente trasformata nei dischi
intervertebrali, un sistema nervoso dorsale e una struttura metamerica cartilaginea o
ossea a protezione delle tre strutture, diviso in arco neurale ed arco emale fusi
successivamente nelle vertebre. Presentano appendici pari laterali, dette pettorali e
dorsali che servono a stabilizzare i movimenti turbolenti del nuoto, e appendici
pinnate dispari sul dorso e poco prima dell’ano ed una pinna codale per il nuoto,
tutte articolate su cinti attorno alla colonna vertebrale o la corda, detti cinto
scapolare e cinto pelvico.
 Pesci cartilaginei, chondrichtyes: presentano uno scheletro completamente
cartilagineo, con placche ossee triangolari per protezione, poco sotto
l’epidermide, e nutrizione, i denti rimpiazzabili; presentano le fessure del
faringe esterne, visibili sia dall’interno che dall’esterno, e senza alcuna
struttura per la respirazione autonoma, che deve essere coadiuvata dal
movimento per permettere il passaggio d’acqua dalle branchie attraverso la
bocca sempre aperta oppure attraverso spiracoli dorsali. Le principali specie
sono squali e razze formate durante il mesozoico, giurassico. La pinna
anale maschile si trasforma in strutture atte a penetrare la femmina, detti
pterigopodi, e le uova prodotte sono a sviluppo sia esterno, oviparità, che
interno, viviparità, oppure tramite uova tenute nell’utero, ovoviviparità.
 Pesci ossei, attinopterigi: presentano uno spiracolo all’entrata delle
branchie che permette la respirazione anche da fermi per brevi periodi;
presentano inoltre la vescica natatoria, una struttura derivata dal faringe a
palloncino che può essere riempita di gas per controllare il galleggiamento.
 Pesci ossei, dipnoi e crossopterigi: presentano la capacità di respirare aria
esterna all’acqua attraverso la vescica natatoria, che viene riempita
attraverso il faringe e molto irrorata di vasi sanguigni. Molte volte i dipnoi
presentano pinne molto ridotte o assenti; nel mare del sudafrica vivono
ancora le uniche due specie di crossopterigi actinistia, con pinne
estremamente spessi ed articolate similmente agli arti degli anfibi. Le loro
larve sono identiche ai girini di salamandre.
o Protopterus: vive nel deserto del gobi, in cui sopravvive per mesi
rinchiuso in un bozzo fangoso fatto di muco, collegato all’esterno
tramite un piccolo foro per respirare; si libera del bozzolo tramite la
pioggia stagionale, che scioglie il fango.
 Anfibi e anello mancante ichthyostega: presentano uno scheletro osseo simile a
quello dei pesci, con il cinto toracico quasi attaccato al cranio molto spesso e
pesante; presentano un polmone primitivo, simile alla vescica natatoria; presentano
degli arti pinnati ipersviluppati e muscolosi con un asse basale che forniscono un
movimento ondeggiante sopra al terreno. Le uova sono sempre impossibilitate alla
zona aerea, deposte quindi in acqua.
 Lepospondili: anfibi terrestri simili alle attuali salamandre e tritoni. Adesso
sono estinti ma sono gli anfibi veri e propri più antichi.
 Urodeli: il famoso axolotl, che presenta neotenia, e molte dei tritoni attuali.
Presenta degli arti simili ai primi arti degli ichthyostega.
 Apoda: anfibi serpentiformi che vivono nel terreno.
 Anuri: le rane attuali con arti superspecializzati.
 Antracosauri: sono anfibi simili a rettili, adesso classe a parte, presentano arti
mobili e paralleli al corpo, pelle pluristratificata cheratinizzata e scaglie esterne.
 Rettili: tutto quello sopra più le uova protette da amnios, il guscio delle uova dei
coccodrilli, che protegge l’embrione e il sacco vitellino dalla disidratazione; le uova
sono dette amniote.
 Arcosauri: sono coccodrili e alligatori e gli estinti dinosauri; presentano
denti alloggiati nell’alveolo della mandibola, che sono irrobustiti per
evitarne la caduta. Da essi si sono sviluppati gli uccelli, capito tramite un
fossile di Archaeopteryx lithographica che è un rettile pennato, con penne
identiche alle penne moderne, ma probabilmente incapace di volare.
 Terapsidi: adesso sono principalmente estinti, sono simili a coccodrilli ma
sono ricoperti di peli, sviluppandosi poi in mammiferi, inizialmente in
monotremi, l’ornitorinco e l’echidna che presentano ancora uova da rettile e
nessuna mammella provvista di capezzoli, e poi nei marsupiali, che
presentano le uova nell’utero e la schiusa prematura per poi trasferirsi nel
marsupio della madre, e poi infine nei placentali, che non presentano uova
vere e proprie e una placenta per collegare la madre e il feto per partorire in
stadio avanzato.
o Echidna: presenta peli trasformati in aculei.
 Uccelli: presentano penne, un osso a forchetta a sostenere lo sterno, il becco tipico e
a volte dei denti incastonati nei denti.
 Hemicordata: vermiformi, ma senza metameria.
o Classe enteropneusta: detritivori, che si nutrono tramite una proboscide appiccicosa con cui
cattura le particelle di cibo; presentano un faringe branchiale, simile a quello cordato.
Vivono in tubi ad U nella zona di marea, da cui espelle le feci e raccoglie le particelle di
cibo.
o Classe pterobranchia: filtratori, simili ai lofoforati, da cui prendono la struttura del lofoforo
e delle sacche celomatiche interne; sono coloniali molte volte.

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