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LE TEORIE

DELL’EVOLUZIONE
Il contesto storico (XVIII° e
XIX° secolo)
L’EVOLUZIONE: LAMARCK

 Il pensiero di Lamarck può essere così sintetizzato:


 i viventi sono caratterizzati da un’intrinseca capacità di
trasformarsi, modificando gli organi destinati ai bisogni
fondamentali della vita ed aumentando progressivamente
la loro complessità
 lente modificazioni dell’ambiente creano nuovi bisogni e
nuove modificazioni di organi o, addirittura, nuovi organi
 gradualmente (con tempi lunghissimi) i viventi si
modificano, adattandosi all’ambiente, grazie alla loro
capacità di trasmettere ereditariamente i caratteri
acquisiti: ATTEGGIAMENTO ATTIVO
L’EVOLUZIONE: LAMARCK

L’esempio più noto di Misconcetti più diffusi


Lamarck
 Il bisogno crea la struttura
 Poiché il cibo delle giraffe
era in alto, ci sarebbe
stata una “spinta interna”
tesa a produrre animali
con un collo sempre più
lungo.
 Uso e non uso degli organi
 l’ambiente non induce
direttamente nuovi
caratteri.
 L’ereditarietà dei caratteri
acquisiti
 I caratteri acquisiti
vengono trasmessi alle
generazioni successive
GLI ARGOMENTI DEI
CONTEMPORANEI CONTRO
LAMARCK
1. L’ evoluzione graduale richiede tempi lunghissimi, che non tutti
ancora concedevano.
2. Gli organismi che si trovavano a fronteggiare modificazioni
ambientali diverse NON si modificavano MA si estinguevano, come
stavano a dimostrare i fossili, che in quel periodo venivano
rinvenuti nel bacino di Parigi.
3. Sia la variabilità in natura che quella evidenziata nelle coltivazioni
e negli allevamenti produceva varietà, non specie nuove.
4. L’organismo è un tutto armonico, che non tollera variazioni e
adattamenti in una sola parte di esso.
5. Riconoscere l’evoluzione significava vanificare il lavoro dei
sistematici: non si possono classificare entità in continua
trasformazione (pensiero essenzialista).
6. Infine, l’uomo di scienza deve lavorare su fatti positivi, non su
speculazioni. Lamarck era un ottimo scienziato quando descriveva
invertebrati, ma aveva sbagliato nel lasciarsi andare a voli
d’immaginazione.
I PUNTI DEBOLI DELLA TEORIA
DI LAMARCK IN ASSOLUTO
 Da un punto di vista moderno e realmente scientifico è
possibile sottolineare che la teoria di Lamarck:
 Non ha supporti sperimentali ed è originata da speculazioni
su argomenti comunemente accettati in quel tempo
 La tendenza interna insita negli organismi viventi a
progredire incessantemente, scientificamente non è
dimostrabile
 Non poteva giustificare il motivo per cui gli organismi si
estinguevano, come stavano a dimostrare i fossili raccolti
Basi Concettuali al tempo di
DARWIN
 Fissismo delle specie: una volta che una specie era stata creata, essa
rimaneva la stessa indefinitamente (Linneo).
 Catastrofismo: spiegava la stratificazione geologica come la dimostrazione di
una successione di brusche ed improvvise catastrofi seguite da lunghi periodi
di stabilità (Cuvier).
 Creazionismo ed Idea di Progresso: dopo ognuna di queste catastrofi i nuovi
organismi sarebbero stati creati più complessi di prima (Illuminismo in parte).
 Gradualismo: In geologia, l’opera di Hutton sul gradualismo e lo studio dei
fossili suggerivano l’idea di un cambiamento LENTO nel tempo e, soprattutto,
di un’età della Terra molto più lunga.
 L’idea di cambiamento si stava affermando per l’universo fisico.
 L’ambiente filosofico, influenzato dal positivismo di Comte, favoriva un
approccio scientifico ai problemi pratici più diversi.
 Anche da altre discipline, quali la sociologia, le cui basi venivano formulate
da H. Spencer (1852), veniva la critica al creazionismo in favore della
modificazione delle specie in accordo alle condizioni ambientali (incluso
l’uomo, darwinismo sociale).
Il viaggio della
Beagle
1831-1836
Le tesi principali dell’ORIGINE DELLE SPECIE di Darwin (1859)

 La DISCENDENZA CON MODIFICAZIONI (in seguito


verrà chiamata evoluzione) di più specie a partire da
un antenato comune, attraverso una serie di
ramificazioni.
 Questa tesi sarebbe dimostrata da una serie di
osservazioni, le cosiddette “prove dell’ evoluzione”
evoluzione
 Fossili
 Anatomia ed embriologia comparate; Organi vestigiali
 Biogeografia (Distribuzione geografica degli esseri
viventi)
 Biologia Molecolare comparata

 La SELEZIONE NATURALE, che è il principale (ma non


l’esclusivo) meccanismo per spiegare la divergenza
delle linee filetiche di discendenza e, nello stesso
tempo, gli adattamenti
LE PROVE dell’EVOLUZIONE: I FOSSILI

-Nuove specie sono apparse gradualmente:


questo suggerisce che la diversità si è originata da
una singola e primitiva sorgente.

-Le estinzioni non sono usualmente il risultato di


eventi catastrofici.

-Le forme estinte di solito mostrano morfologie


intermedie e rendono più completa una
classificazione.

- I fossili, in particolare quelli dei mammiferi, sono


più simili alle specie che li hanno preceduti nello
stesso luogo di quanto non siano simili ai fossili
dello stesso strato in differenti regioni geografiche.
LE PROVE dell’EVOLUZIONE: LA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA

• Le differenze ambientali non possono spiegare le differenze o le


affinità nel popolamento di territori vicini.

• La similarità di gruppi di organismi all’interno di uno stesso


continente è maggiore di quella fra singoli continenti.

• I differenti gruppi di organismi sono isolati da barriere geografiche


e c’è correlazione fra grado di diversità e l’abilità a migrare oppure
a superare le barriere.

• Le distribuzioni disgiunte delle stesse specie non sono evidenze di


multiple creazioni.

RIASSUMENDO: Le specie che vivono in luoghi vicini si somigliano di


più delle specie che vivono in luoghi lontani
LE PROVE DELL’EVOLUZIONE 3: STRUTTURE OMOLOGHE A DIFFERENTE FUNZIONE

vd: Pag. C14 fig. 1.13

STRUTTURE OMOLOGHE: strutture formate da ossa disposte in modo simile


benché possano avere un utilizzo differente. Queste strutture sarebbero derivate da un
antenato comune.
Esempi: ala di pipistrello/uccello, braccio umano, zampa anteriore di cavallo.

N.B.: L’omologia riguarda la struttura.

STRUTTURE ANALOGHE: Si sono formate da uno sviluppo indipendente che ha


portato ad adattamenti simili (evoluzione convergente)
Esempi: ala di uccello, ala di insetto, ala di pipistrello

N.B.: L’analogia riguarda la funzione.


LE PROVE DELL’EVOLUZIONE 3: STRUTTURE OMOLOGHE A DIFFERENTE FUNZIONE

L’ADATTAMENTO
Uno dei “prodotti” della selezione naturale e
dell’evoluzione in generale è l’adattamento.

E’ ovvio che la maggior parte degli organismi


mostrano “meravigliosi” adattamenti all’ambiente nel
quale vivono. E, non potrebbe essere altrimenti
(Basti pensare ad un pesce senza branchie!)

Tuttavia, è singolare che fra le migliori prove


dell’evoluzione siano proprio quelle dove gli
organismi mostrano strutture non adattative
(organi vestigiali).
LE PROVE DELL’EVOLUZIONE 3: STRUTTURE VESTIGIALI

STRUTTURE
VESTIGIALI
LE PROVE DELL’EVOLUZIONE 3: STRUTTURE VESTIGIALI

STRUTTURE VESTIGIALI
LE PROVE DELL’EVOLUZIONE 3: EMBRIOLOGIA

Le caratteristiche generali di un largo gruppo di


animali sono le prime ad apparire nell’embrione,
mentre quelle più specializzate si sviluppano negli
stadi più tardivi (1° legge di von Baer, 1828).
LE PROVE DELL’EVOLUZIONE 4: BIOLOGIA MOLECOLARE COMPARATA

 Tutte le cellule utilizzano DNA e RNA per


trasportare l’informazione genetica ed hanno lo
stesso codice genetico
• L’universalità dei meccanismi biochimici della cellula
suggeriscono l’ipotesi di una origine comune

 Quanto maggiore sarà la somiglianza tra due


sequenze di DNA che codificano per una stessa
proteina (o quanto maggiore sarà la somiglianza
tra le sequenze di amminoacidi per una proteina),
tanto più prossimo sarà il grado di parentela tra le
due specie considerate.
LA VARIAZIONE IN NATURA

Darwin mostra che:


le popolazioni in natura variano il loro fenotipo in maniera
casuale

la selezione artificiale operata da allevatori (es. su piccioni,


cani o piante) è in grado di cambiare il fenotipo

questi cambiamenti sono ereditari e persistono nella


discendenza

Tuttavia, Darwin non sa dare spiegazioni sulla natura di


tale variazione. Egli azzarda solo che la sorgente di tale
variazione sia “negli elementi riproduttivi prima della
fecondazione”. Le leggi di Mendel, infatti, vengono rivalutate e
riscoperte solo nei primi anni del ‘900.
LA SELEZIONE NATURALE

La selezione naturale fu definita da Darwin come la


conservazione delle variazioni favorevoli e la
distruzione di quelle nocive. Attualmente, essa è
l’insieme dei processi che, all’interno di una
popolazione di organismi, consentono ad alcuni
individui di riprodursi e di sopravvivere in maniera
differenziale rispetto alla generalità.

La natura dei processi, che agiscono come filtro, sono


principalmente i seguenti:
predazione
biotici competizione
parassitismo
Agenti selettivi
clima
abiotici substrato
altri
LA SELEZIONE NATURALE: Ragionamento di Darwin per spiegare il meccanismo dell’evoluzione (1859)

 1° osservazione: In mancanza di pressione ambientale


ogni specie tende a moltiplicarsi in progressione
geometrica
 2° osservazione: In condizioni naturali, però, le
dimensioni di una popolazione rimangono costanti per
lunghi periodi di tempo
 1° conclusione: evidentemente non tutti i figli sopravvivono e
si riproducono, ma ci sarà una lotta per l’esistenza

 3° osservazione: non tutti i membri di una specie


sono eguali, ma esiste una notevole variabilità individuale
 2° conclusione: i membri con le variazioni più favorevoli
saranno avvantaggiati nella lotta per l’esistenza ed avranno
una prole proporzionalmente maggiore, cioè avverrà la
selezione naturale
LA SELEZIONE NATURALE: LA SELEZIONE NATURALE O LA LOTTA PER L’ESISTENZA

 Molti autori prima di Darwin avevano parlato della lotta per


l’esistenza (Linneo, Kant, Cuvier, ecc.). Darwin estende questo
concetto ai membri di una sola specie (fu decisiva la lettura nel
1838 del saggio di Malthus del 1795 sulle leggi che regolano la
crescita della popolazione umana).

 La selezione naturale destò sempre molte perplessità, anche


nello stesso entourage di Darwin (Lyell, Huxley, ecc.).

 La prima conferma sperimentale della selezione naturale venne


da H.W. Bates nel 1862, che descrisse un caso di mimetismo,
il m. batesiano appunto, per le farfalle. In seguito vennero
molte altre dimostrazioni.

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