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I Cheloni

N.B. Queste dispense sono un’integrazione a quanto presente sul libro di testo consigliato (pag
212).

Anatomia e fisiologia

L’Ordine Chelonia ha radici evoluzionistiche molto antiche, infatti i primi fossili di testuggini
ritrovati risalgono al Triassico (215 MAF) e mostrano già strutture simili se non addirittura uguali a
quelli delle moderne tartarughe. Tra queste la presenza di una corazza esterna con le ossa delle
spalle e del bacino all'interno della corazza stessa. Questa struttura esterna si compone di un
carapace (arte superiore convessa) e di un piastrone (base) unite o meno a seconda della specie da
giunture. E’ errato pensare ad un semplice guscio infatti la corazza contiene organi e ossa che si
uniscono saldamente ad essa. Il carapace è composto infatti anche dalle coste, dalle vertebre
toraciche e da ossa dermiche che prendono contatto diretto con la sa faccia interna; il piastrone è
comprende le interclavicole, clavicole e le coste addominali. Per rendere il tutto più stabile, le
singole ossa della corazza sono unite tra loro da linee di sutura. La corazza per quanto possa
sembrare inerte è invece estremamente attiva dal punto di vista cellulare in quanto è formata da una
componente ossea fortemente vascolarizzata sostiene un derma sul quale si sviluppano scuti cornei
(placche cornee) di origine epidermica che vanno periodicamente incontro a desquamazione. Infatti
a corazza si sviluppa dallo scheletro interno, e non dall’ossificazione del derma. La corazza funge
dunque da protezione, da inserzione della muscolatura degli arti, per riscaldarsi (vascolarizzazione
sottostante), aumentando la superficie esposta alle radiazioni solari e quindi l’assorbimento di
calore e la fissazione del Calcio. Infine la componente ossea della corazza può fungere da riserva di
calcio per la formazione del guscio delle uova

Alcune specie come le “tartarughe dal guscio molle” come quelle ad esempio Genere Apalone non
mostrano una corazza rivestita da scuti cornei. tutte le tartarughe, pur non facendo una muta come
quella dei serpenti, perdono regolarmente la parte superficiale dei vecchi scuti e piccole porzioni di
pelle compensato dalla produzione di nuova cheratina.

Alcune caratteristiche degli organi interni

Le tartarughe mostrano tutti gli organi interni che riscontriamo anche negli altri animali superiori,
pur con alcune peculiarità. ricordiamo qui solo alcune delle peculiarità tipiche; tra queste la
mancanza del diaframma, che invece ben conosciamo come principale muscolo respiratorio dei
mammiferi. Inoltre, sempre a livello respiratorio, l’atto avviene esclusivamente mediante le narici
dalle quali aria passa in un seno nasale interno fino alla glottide che si pone (come negli altri Rettili)
alla base della lingua

L’apparato digerente è complesso, multi organico e differenziato tra specie e specie, ma mostra una
peculiarità, ossia la presenza della cloaca che funge da foro di uscita unico per: feci, urine, urati e
orgai sessuali (nel maschio). la struttura consiste di tre compartimenti successivi: il coprodeo che
raccoglie le feci, l'urodeo che riceve i dotti del tratto urogenitale e il proctodeo che funge da camera
comune di raccolta prima dell’evacuazione.

Caratteri sessuali secondari

Seppur con alcune variazioni tra specie e specie, Una richiesta che viene fatta dai neofiti ai
veterinari e a coloro che si occupano di gestione delle popolazioni in ambiente controllato, il sesso
degli esemplari ospitati o portati a visita. Esistono dunque delle linee generali da seguire e che
consentono, mediante la valutazione di alcuni aspetti morfologici, di sessare gli esemplari osservati.
Questo procedimento fornisce risultati migliori a partire da esemplari di due anni e, pur non essendo
l’unico sistema disponibile, o il più infallibile, consente di avere un’elevata corretta percentuale di
correttezza. I parametri da prendere in considerazione sono: dimensioni, piastrone, coda, unghie (es.
tartarughe acquatiche). Altri parametri, variabile in base alle specie sono: conformazione della testa,
forma del carapace, presenza di scuti (gulari o anali). Il piastrone è comunemente piatto nelle
femmine, mentre leggermente incavato nel maschio, ciò facilita la monta durante il periodo
riproduttivo; le unghie degli arti anteriori, in special modo nelle tartarughe acquatiche (Es. Genere
Trachemys), sono maggiormente sviluppate nei maschi per favorire la prensione della femmine
durante l’accoppiamento. La coda nei maschi è generalmente lunga e tozza, mentre è più corta e
assottigliata nelle femmine. Inoltre, sempre valutando la coda, nei maschi la cloaca è posta più
distante dal limite dal piastrone, probabilmente per favorire la fuoriuscita del pene durante
l’accoppiamento, mentre nella femmina la cloaca è posta più vicino al limite del piastrone.

Testuggini palustri

La principale specie (2 specie totali) di testuggine palustre italiana autoctona è Emys orbicularis
(Linnaeus, 1758), presente con diverse sottospecie dalla Liguria alla Calabria, ma la cui reale
diffusione è fortemente frammentata, con conseguente divisione e allontanamento delle popolazioni
locali tra loro. Questa specie popola corsi d’acqua lenti, laghi, paludi e canali ricchi di vegetazione,
può raggiungere da adulto si caratterizza per una lunghezza del carapace intorno ai 20-25 cm. Il
colore, pur variabile in base alle sottospecie, è scuro con una più o meno diffusa macchiettatura
gialla su tutto il corpo, unita nel complesso ad un profilo anatomico dolce e bombato ed un
piastrone giallo chiaro. Nei biotopi naturali può considerarsi una specie al vertice della piramide
alimentare poiché si alimenta di pesci, anfibi, invertebrati, larve d’insetti e componente vegetale.
Attiva di giorno, di notte generalmente sosta sott’acqua in acque basse. La sottospecie siciliana è
stata riconosciuta come specie a se stante (Emys trinacris) nel 2005

Testuggini come pets: il caso Trachemys

L’acquisto di tartarughe, come per tutti gli animali, va attentamente valutato ma a differenza di
molte specie il basso costo di alcuni esemplari e la disinformazione portano all’acquisto di
esemplari che possono andare facilmente incontro a patologie multisistemiche a causa di un’errata
gestione in ambiente controllato o addirittura possono essere rilasciate in natura dove possono
causare gravi danni all’ecosistema. il caso tipico è rappresentato dalla tartarughe del Genere
Trachemys, tutt’ora commercializzate in tutti i negozi d’animali e addirittura nelle fiere e nei
mercati. originariamente la specie più commercializzata è stata Trachemys scripta elegans
(tartaruga dalle orecchie rosse) (Wied, 1839), una specie proveniente dal centro e sud-est degli
U.S.A. che da adulta raggiunge i 30 cm. e una longevità di 25 anni. Migliaia di esemplari sono stati
commercializzati anche in Italia, molti di questi sono morti per patologie come ipovitaminosi A e
patologie batteriche dovute alla cattiva gestione (es. tipico: contenitore con palma in plastica,
alimentazione errata a base di gamberetti secchi etc.). la rusticità della specie ha comportato il
rilascio di centinaia di esemplari nei corsi d’acqua, stagni e laghi nostrani portando a volte alla
formazione di vere e proprie colonie. E’ infatti comunissimo vedere nei laghetti comunali di quasi
tutte le città italiane colonie di Trachemys allo stato semibrado. Il danno maggiore si esplica però
quando questa specie, molto più adattabile e aggressiva viene in contatto con l’autoctona Emys
orbicularis. Questo confronto porta alla diminuzione sia degli spazi vitali sia dell’alimento per la
specie nostrana con ulteriore diminuzione della sua diffusione sul territorio nazionale. E’ dunque
importante da parte di chi lavora con gli animali, poter fornire corrette informazioni inerenti la
gestione casalinga di questa specie che passa obbligatoriamente attraverso la costruzione di
terracquario domestico da piccole e di un laghetto in giardino quando le dimensioni saranno
aumentate. Nonostante dal 1997 siano vietate le importazioni di questa specie nella Comunità
Europea, il problema è stato subito sperato dagli importatori e allevatori stranieri iniziando la
vendita di Trachemys scripta scripta (tartaruga dalle orecchie gialle)(Schoepff, 1792) e Trachemys
scripta troosti (Holbrook, 1836) che altro non sono che due sottospecie ugualmente adattabili agli
ambienti nostrani……a voi un’opinione scientifica critica…

N.B. ulteriori informazioni didattiche riguardanti la gestione in cattività e le esigenze di Trachemys


spp. le trovate nel manuale “Linee guida per la corretta gestione e il benessere degli animali non
convenzionali” della SIVAE pag.63-64, disponibile nella sezione download, online mediante
motore di ricerca o richiedibile in pdf al docente.

Alcune specie di tartarughe non sono detenibli in Italia a causa del potenziale pericolo che esse
rappresentano sia per un’eventuale immissio0ne negli ambienti naturali che per i potenziali rischi
per le persone. Queste due specie, presenti nel Decreto legge sugli animali pericolosi (sezione
download), sono la tartaruga azzannatrice Chelydra serpentina (Linnaeus, 1758) e la tartaruga
alligatore Macrochelys temminckii (Troost, 1835) Entrambe originarie degli USA, sono state causa
di gravi lesioni alle falangi di persone malcapitate. Questa capacità è data dal fatto che possiedono
un robusto rostro corneo e sono animali che possono raggiungere i 34 kg. di peso e la lunghezza di
quasi 70 cm.

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