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Sommario
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Cenni di zoologia: sistematica,
Capitolo 1 -
biologia ed ecologia degli uccelli
Uccelli- origine
I primi uccelli noti sono “Protoavis texensis, scoperti in Texas nel 1983, risultanti più antichi di 75
Mya di Archaeopteryx lithographica, scoperto nel 1861. Comparsi rispettivamente nel Triassico
(250-205 Mya) e nel Giurassico (205-135 Mya). Molti studiosi sono concordi sul fatto che gli
uccelli derivino da antichi rettili diapsidi.
Uccelli- caratteristiche
Classe di vertebrati il cui corpo, nella deambulazione, è sostenuto dai soli arti posteriori, mentre gli
anteriori sono trasformati in ali. Le ossa lunghe dello scheletro sono generalmente pneumatizzate,
cioè le cavità sono piene d’aria per alleggerire il peso del corpo. La bocca è costituita da un becco
sporgente, privo di denti, provvisto di un astuccio corneo (ranfoteca). La cute è rivestita di penne
eccetto quella dei piedi che è ricoperta da squame in quasi tutte le specie (unica eccezione, tra
quelli d’interesse venatorio, è costituita dai Tetraonidi, con piume su tutto il metatarso).
Le Penne si distinguono in :
1) Penne di contorno o penne del corpo
2) Penne remiganti o penne delle ali
3) Penne timoniere o penne della coda
4) Piume con funzione coibente
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Il polmone degli uccelli è più efficiente di quello dei mammiferi in quanto l’aria lo attraversa con
un flusso unidirezionale, con una miscelazione dell’aria fresca con quella residua. I polmoni sono
adesi alle costole e connessi a sacchi aerei che si estendono fra gli organi interni ed in parti dello
scheletro.
Molte ossa negli uccelli sono pneumatizzate, cioè contengono cavità ripiene d’aria in collegamento
con i sacchi aerei. Queste sacche che sono larghe espansioni del tessuto respiratorio polmonare di
derivazione endotermica, funzionano come dei mantici. Mossi dalle compressioni della
muscolatura provocano la circolazione dell’aria e degli scambi respiratori con il sangue, pur
essendo la gabbia toracica rigida. Questi sacchi svolgono altre funzioni: favoriscono la dispersione
del calore generato dall’attività muscolare durante il volo, riducono il peso specifico dell’animale,
e nei maschi i sacchi aerei addominali, vicini ai testicoli, mantengono una temperatura ottimale
per lo sviluppo degli spermatozoi.
Apparato digerente.
La cavità boccale continua nell’esofago e quindi nell’ingluvie o gozzo (dilatazione presente alla
base del collo dove l’alimento si accumula in attesa della digestione). Gli uccelli sono caratterizzati
dalla presenza di due stomaci:
• stomaco muscolare o ventriglio: costituito da pareti muscolari spesse, con funzione di triturare
l’alimento con l’aiuto di sassolini ingeriti volontariamente a questo scopo.
• stomaco ghiandolare o proventriglio: costituito da pareti spesse secernenti i succhi gastrici.
L’intestino è caratterizzato da due ciechi che servono per la decomposizione batterica degli
alimenti fibrosi; segue la cloaca, via comune di eliminazione della componente alimentare non
digerita (feci per i mammiferi) dei materiali prodotti dagli organi escretori e riproduttori. L’escreto
così composto assume il nome di guano.
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ventriglio
cieco
Ingluvie o gozzo
cloaca cieco
Immagine tratta da Dematteis A. Menzano A. Craveri P. 2005 Manuale di Gestione Faunistica Venatoria Provincia di
Cuneo Quaderni tecnici del Settore Tutela Flora e Fauna
Apparato riproduttore.
Nel maschio sono presenti due testicoli ovoidali adesi alla parete anteriormente ai reni, che si
ingrosssano nel periodo riproduttivo. Nelle femmine nella stessa posizione si trovano le ovaie. In
seguito ad accoppiamento con fecondazione interna, la femmina depone uova incubate
esternamente.
Classificazione:
Si distinguono 5 ordini di particolare interesse venatorio: Galliformi, Anseriformi, Passeriformi,
Caradriformi e Columbiformi. Nella pagina successiva si riporta una chiave semplificata di
classificazione ove, per semplicità e brevità non sono state elencate tutte le specie E’ importante
anche ricordare alcune specie particolarmente protette appartenenti agli ordini degli Strigiformi e
dei Falconiformi.
Galliformi
Hanno ali brevi e forti e sono relativamente pesanti (ad eccezione della quaglia) infatti non
effettuano lunghi spostamenti. Vivono e covano al suolo ma alcuni di notte si spostano sugli alberi.
I pulcini sono nidifughi (abbandonano il nido poco dopo la schiusa) e già in grado di volare pochi
giorni dopo la schiusa. Unica famiglia di interesse venatorio è quella dei Fasianidi nella quale
distinguiamo tre sottofamiglie.
Perdicinae
Sottofamiglia diffusa in tutto il mondo; alcune specie possono spingersi fino a 5000 mt di
altitudine.
Caratterizzati da becco e zampe corti, corpo tozzo, livrea uniforme. Di solito sono onnivori.
Formano coppie fisse (monoginiche).
Esempi: Coturnice, pernice rossa, starna e quaglia.
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Chiave tassonomica semplificata degli uccelli
Phasianinae
Sottofamiglia diffusa in Europa e in Asia. Caratterizzata da una lunga coda e da un forte
dimorfismo sessuale. Il fagiano comune presente in Italia è originario dell’Asia ed è stato
introdotto dall’uomo in gran parte del mondo. In Europa già al tempo dell’antica Roma.
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Anseriformi
Comprendono anatre, oche e cigni. Gli uccelli appartenenti a questo ordine sono caratterizzati da
un becco largo ed una lingua carnosa. Le zampe sono corte e le tre dita sono unite da membrane
interdigitali che rendono questi animali atti al nuoto. La coda è generalmente corta e le ali sono di
media lunghezza. Sono diffusi in tutto il mondo ad eccezione dell’Antartide, si nutrono di animali e
piante acquatiche ed in particolari momenti dell’anno si riuniscono in gruppi per compiere
migrazioni. Vengono distinti in anatre di superficie e in anatre tuffatrici a seconda delle abitudini
alimentari e comportamentali: le prime prediligono acque poco profonde, si nutrono
prevalentemente di piante immergendo il collo e la parte anteriore del corpo ed esplorando lo
strato superficiale dell’acqua, mentre la parte posteriore del corpo emerge completamente sopra
il filo dell’acqua; le seconde prediligono acque più profonde, si immergono e nuotano in apnea per
cercare il cibo. Al momento dell’involo effettuano una breve corsa sul filo dell’acqua. All’interno
della famiglia degli Anatidi esiste una unica sottofamiglia di interesse venatorio, caratterizzata
dalla presenza di soggetti con un collo abbastanza corto ed un piumaggio generalmente differente
nei due sessi. Es. germano reale.
Passeriformi
Questo ordine comprende specie con caratteri morfologici ed ecologici assai diversi; sono di
piccole dimensioni e diffusi pressochè in tutto il mondo. Le zampe sono sottili e sono provviste di
quattro dita, tre anteriori ed una posteriore, adatte alla prensione sui rami. A seconda
dell’alimentazione si distinguono passeriformi granivori, caratterizzati da un becco conico, ed
insettivori, caratterizzati da un becco sottile. Costruiscono nidi complessi a forma di coppa
costituiti da un intreccio di rametti. Esistono 69 famiglie, due di interesse venatorio:
Corvidi
Caratterizzati da dimensioni anche considerevoli, becco robusto, piumaggio di colorazione spesso
scura, onnivori e diffusi in tutto il mondo. Spesso hanno comportamento predatorio verso altre
specie animali. Sono animali sinantropi (vivono e si avvantaggiano della presenza dell’uomo) che
devono l’incremento delle loro popolazioni alla grossa disponibilità alimentare legata ai rifiuti
prodotti dall’uomo. Es. cornacchia nera, cornacchia grigia e gazza.
Turdidi
Caratterizzati da scarso dimorfismo sessuale, medie dimensioni, becco robusto, coda lunga e
squadrata e da una alimentazione mista. Es. cesena, tordo bottaccio e tordo tassello.
Caradriformi
Le specie appartenenti a questo ordine presentano caratteri morfologici assai diversi: zampe e
becco da molto lunghi a molto corti, dita generalmente unite da membrane interdigitali. Hanno
un’alimentazione interamente o prevalentemente animale e sono diffusi in quasi tutto il mondo.
Scolopacidi
Vivono sulle spiagge marine o sui territori interni ricchi d’acqua. Si procurano il cibo sondando con
il lungo becco la sabbia, il fango o l’acqua poco profonda. La colorazione è uguale nei due sessi.
Numerose specie nidificano nelle regioni artiche e compiono lunghe migrazioni a sud per svernare.
Es. beccaccia e beccaccino.
Columbiformi
Uccelli di piccole o medie dimensioni, particolarmente diffusi nelle regioni temperate e tropicali. Il
capo è piccolo con un becco generalmente poco robusto, collo e zampe sono corte. Il gozzo è
molto voluminoso e serve per accumulare il cibo per l’alimentazione dei nidiacei (pulcini che
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vivono ancora nel nido). Il piumaggio è uguale nei due sessi. All’interno della famiglia dei
Columbidi esiste una unica sottofamiglia di interesse venatorio. Es. tortora e colombaccio.
Falconiformi
Fanno parte di questo Ordine gli avvoltoi, i falchi, i nibbi, le aquile e i condor. Presentano un corpo
robusto e tozzo, largo nella regione pettorale; il becco è corto e robusto, uncinato all’estremità; le
zampe terminano con 4 dita armate di forti artigli ricurvi e aguzzi. Sono dei predatori diurni, molto
abili nel volo e dotati di grandi occhi e vista acuta. Le femmine sono di dimensioni maggiori o
uguali a quelle dei maschi. Si nutrono di vertebrati di ogni tipo (uccelli, pesci, piccoli e medi
mammiferi) e, alcuni, anche di carogne.
Accipitridi: falco pecchiaiolo, nibbio bruno, astore, sparviere, poiana, tutte le aquile.
Falconidi: Falco lanario, falco pellegrino, lodolaio, gheppio.
Strigiformi
i gufi, le civette, gli allocchi e i barbagianni. Presentano corpo tozzo, capo
grande e rotondeggiante con occhi grossi circondati da un disco facciale di piume radiali. Hanno
grandi aperture auricolari; becco corto, curvo ed uncinato; piedi corti spesso rivestiti da piume e
caratterizzati dal dito posteriore reversibile per afferrare con gli artigli le prede. Sono attivi
principalmente di notte o al crepuscolo, ed alcuni anche di giorno. Si nutrono di piccoli mammiferi,
uccelli ed artropodi. Le famiglie principali sono:
Tytonidi: Barbagianni.
Strigidi: Assiolo, gufo reale e comune, civetta, allocco.
(Dematteis et al., 2005)
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Capitolo 2 - Generalità sui tetraonidi
Durante l'inverno un Fagiano di monte o una Pernice bianca devono economizzare al massimo le
loro energie, in quanto un dispendio energetico eccessivo (come quello provocato da una fuga
improvvisa causata dal passaggio di uno sciatore fuori pista) non può essere reintegrato facilmente
con la continua assunzione di cibo, a causa dell'estrema povertà di elementi nutritivi di cui questo
è caratterizzato, e della particolarità del sistema digerente che è in grado di metabolizzare il
contenuto del gozzo (che nel Fagiano di monte ha una capacità di circa 120 g.), unicamente per
due volte al giorno. La riduzione del dispendio energetico avviene trascorrendo nella più assoluta
immobilità la maggiore parte del giorno (nella fase centrale dell'inverno oltre 20 ore al giorno). Se
inoltre, sul terreno è presente una coltre nevosa di almeno 30-40 cm di spessore, costituita da
neve farinosa, i fagiani e le pernici scavano delle cavità all'interno delle quali si possono avere
temperature di 20-25°C superiori alle condizioni ambientali esterne, ciò che permette un notevole
risparmio energetico. Un fagiano dopo aver trascorso la notte in una di queste cavità, appena
inizia a fare chiaro, esce dal suo "igloo" per andare alla ricerca di cibo per circa un'ora. Dopo di che
si rituffa nella neve per ricostruire una nuova cavità nella quale passerà il resto della giornata, per
uscire nuovamente prima di sera, per un altro periodo di ricerca di nutrimento. E così via. Oltre
all’adattamento comportamentale che ha lo scopo di ridurre il dispendio energetico con un'attività
ridotta, vi sono anche adattamenti morfo-anatomo-fisologici che rendono questi uccelli
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particolarmente adatti al rigido ambiente invernale. La forma tozza e raccolta riduce
notevolmente la dispersione di calore; la particolare struttura delle piume dotate di un vessillo
secondario che aumenta lo spessore del piumaggio e da vita a sacche d'aria che formano uno
strato isolante tutto intorno al corpo dell'uccello; i fori nasali e le zampe completamente piumate,
e delle scagliette cornee ai lati delle dita che aumentano la superficie plantare per non
sprofondare eccessivamente nella neve, rappresentano ulteriori adattamenti specifici all'ambiente
invernale. Nell'ambito della famiglia dei tetraonidi, anche il sistema digerente presenta delle
caratteristiche molto particolari, soprattutto per quanto riguarda l'estremo sviluppo degli intestini
ciechi all'interno dei quali avviene la digestione dei vegetali particolarmente ricchi di fibra grezza,
che rappresenta la maggiore parte del nutrimento invernale. Ricordiamo a questo proposito, senza
entrare nei particolari, come per il Fagiano di monte i germogli di mirtillo nero, così come le foglie
e le gemme di rododendro costituiscono il nutrimento principale nella maggiore parte delle regioni
alpine frequentate da questo tetraonide. Durante l'inverno, quando la coltre nevosa diventa via
via più spessa, i fagiani sono costretti a nutrirsi sugli alberi. Come complemento alle ericacee,
vengono utilizzate specie come il larice (di gran lunga preferito), il pino cembro, il sorbo degli
uccellatori, mentre l'abete rosso, benché molto diffuso sull'arco alpino, non assume mai un ruolo
molto importante. In generale, le piante di cui si nutre il Fagiano di monte non vengono
consumate in relazione alla loro disponibilità, ma piuttosto in funzione dell'energia trasferibile,
utilizzabile dall'uccello, che esse offrono. Tutti questi adattamenti permettono, da un lato, di
economizzare al massimo le proprie energie e dall'altro di sfruttare al meglio le risorse alimentari
presenti che, se hanno un valore nutritivo piuttosto basso, almeno sono disponibili in quantità
sufficiente anche
in pieno inverno.
Testo di Luca Rotelli
Le principali cause di declino dei galliformi sulle Alpi possono essere così sintetizzate:
• Modificazioni ambientali: Negli ultimi 50 anni - abbandono della montagna e delle attività
umane tradizionali, come l’allevamento del bestiame e lo sfalcio dei prati. Gli arbusti hanno
invaso il mosaico di aree aperte, originariamente creato dall’uomo, rendendo la
vegetazione sul terreno sempre più densa, e riducendo in questo modo la qualità e la
quantità degli habitat vocati alla specie, soprattutto di quelli adatti all’allevamento delle
nidiate.
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• Cambiamenti climatici: Passaggio da un clima di tipo continentale, con precipitazioni
piovose nei mesi primaverili ed autunnali, ad uno di tipo oceanico, con piogge ormai
distribuite durante tutto il corso dell’anno.
• Disturbi antropici dovuti ad attività turistiche. (impianti sci, elettrodotti, fuoripista, sci-
alpinismo, ciaspole, raccolta funghi, mirtilli, aumento predatori come volpe, corvidi: Corvo
imperiale, Cornacchia e Gracchio alpino
Possono essere previste specifiche azioni per la conservazione dei galliformi alpini:
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Capitolo 3 - Il Fagiano di monte
Tetrao tetrix (Linnaeus, 1758)
Biologia
Sistematica:
Classe: Uccelli
Ordine: Galliformi
Famiglia: Tetraonidi
Sottofamiglia: Tetraonini
Genere: Tetrao
Specie: tetrix
Sottospecie italiana: Tetrao tetrix tetrix
La distribuzione in Italia
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Descrizione:
Tetraonide di forme piuttosto slanciate ed allungate, caratterizzato dalla presenza di una coda
forcuta, particolarmente evidente nel maschio, presenta un dimorfismo sessuale molto
pronunciato nella forma, nelle dimensioni e nella colorazione del piumaggio.
Biometria:
Maschi Femmine
Minimo-massimo Minimo-massimo
Lunghezza totale (cm) 49-55 45-46
Apertura alare (cm) 81-92 74-76
Peso (g)
Adulti in autunno 1150-1450 800-950
Adulti in primavera 1100-1350 750-900
Giovani in autunno 750-1300 600-850
Tarso(mm) 47-54 44-47
Timoniere esterne(mm) 200 (142-243) 124 (118-132)
Timoniere centrali (mm) 108 (98-128) 102 (95-110)
Lunghezza dell’ala (mm) 265 (252-285) 228 (222-232)
Becco 15,2 (13,8-17,5) 13,7( 12,5-14,9)
Segni di presenza:
Il caratteristico canto dei maschi emesso durante tutto l’anno ma con maggiore intensità nel
periodo degli amori, è udibile fino a 2 km.
Se ne possono distinguere tre tipologie: Il rugolio viene continuamente prodotto all’interno delle
arene di canto, l’uccello mantiene il corpo e la testa paralleli al suolo e lascia vibrare rapidamente
il collo; il fischio è un sibilo molto aspro emesso invece con il collo esteso verso l’alto; un terzo
suono viene prodotto esclusivamente durante i combattimenti. (Kruijt e Hogan 2002)
Le fatte di forma cilindrica,lunghe dai 20 ai 30 mm e con un diametro di circa 8-10 mm, hanno un
colore che varia nel corso delle stagioni, in funzione dell’alimento consumato.
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Dimorfismo sessuale:
Maschi e femmine si distinguono facilmente per la taglia ma soprattutto per il colore. Il gallo
adulto pesa in media 1300 grammi e il suo piumaggio è nero lucente con riflessi bluastri, ad
eccezione del sottocoda, bianco e visivamente apprezzabile durante la parata, del sottoala e delle
bande alari. Caratteristiche peculiari del maschio di questa specie sono la coda a forma di lira e la
presenza di caruncole sopracciliari molto sviluppate. Più piccola, la femmina pesa 950 grammi in
media e il suo piumaggio è brunastro con striature beige, grigie e bianche.
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Tratto da Regione autonoma Valle d’Aosta – Assessorato Agricoltura e Foreste e ambiente Naturale Servizio tutela dell’ambiente naturale e delle
foreste. Criteri Generali per la determinazione dell’età.
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Riproduzione
Il Fagiano di monte è specie poligama, il maschio cioè può accoppiarsi con più femmine. La
maturità sessuale è acquisita intorno all’anno di vita per entrambi i sessi ma l’aggressività e la
territorialità degli adulti di più anni, impedisce alla maggior parte dei giovani galli di accoppiarsi. In
linea generale quindi sono i galli che vanno dai 2 ai 4 anni ad accoppiarsi più frequentemente.
Nelle alpi le parate iniziano in marzo e continuano fino a metà giugno. I maschi si radunano sulle
tradizionali arene dove effettuano esibizioni e lotte molto spettacolari, non è tuttavia infrequente
osservare, in alcune popolazioni, maschi che cantano isolati e non mostrano interazioni
competitive (Chamberlain et al 2012).
I maschi dominanti occupano le zone centrali dell’arena, i subordinati invece, si dispongono lungo i
margini di questa. I giovani dell’anno, generalmente, non possiedono un territorio permanente
(Kruijt e Hogan 2002).
Le femmine raggiungono le arene solo verso fine maggio per farsi fecondare verso i primi di
giugno. Queste ultime infatti, prima di scegliere il maschio con cui accoppiarsi, visitano per diversi
giorni ed ispezionano i vari territori dell’arena. Tali visite avvengono alle prime luci dell’alba, con
un picco che si attesta attorno ai 15 minuti successivi al sorgere del sole (Kruijt e Hogan 2002).
Depongono 6-11 uova (in media 8) beige macchiettate di bruno ad intervalli di 36-48 ore uno
dall’altro. In caso di distruzione del nido la femmina può procedere ad una covata di sostituzione,
generalmente meno importante, situata a qualche centinaio di metri dalla precedente. Dopo la
deposizione dell’ultimo uovo, la femmina cova durante 26 o 27 giorni. È possibile osservare alcune
femmine che covano da inizio giugno (deposizione precoce) come a inizio agosto (deposizione
tardiva). Durante questo periodo la femmina lascia il nido solo due o tre volte al giorno, in genere
di mattina e la sera per alimentarsi, spollinarsi e defecare. Le schiuse si situano dalla fine del mese
di giugno a inizio agosto. Il picco è situato tra il 5 e il 20 luglio. I pulcini, nidifughi, lasciano il nido
qualche ora dopo la schiusa, accompagnati dalla madre.
Habitat
Sulle Alpi il Fagiano di monte abita nella fascia superiore delle foreste, in ambienti compresi tra i
1400-2300 m. Predilige le foreste di conifere pure o miste con forte presenza di sottobosco
composto principalmente da rododendro e mirtillo. In inverno si sposta il meno possibile per
risparmiare energie. Non teme i luoghi molto innevati, anzi cerca spesso la neve fresca dove può
scavare delle gallerie per proteggersi dal freddo. Fondamentale per la messa in pratica di tale
strategia di sopravvivenza è sia la presenza di almeno 30 cm di neve (Marjakangas 1986; Cramp e
Simmons 2009) sia la qualità della stessa (Bocca 2014). Infatti lo scioglimento della superficie
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nivale e il suo successivo ricongelamento, dovuto all’alternarsi di temperature al di sopra e al di
dello sotto lo zero, crea una crosta di difficile escavazione. La presenza di neve umida, più pesante
di quella fresca e polverosa, aumenta invece la probabilità di intrappolamento.
Alcuni autori attribuiscono alla costruzione di questi “igloo” anche funzione antipredatoria
(Bergerud e Gratson 1988; Marjakangas 1990).
Alimentazione:
L’adulto si nutre essenzialmente di vegetali, consuma piccoli insetti in modesta quantità nel corso
dell’estate. Da novembre a aprile si nutre di germogli di rododendro, di rami di ginepro nano e
mirtillo. Quando la neve li ricopre si nutre sugli alberi prelevando gli aghi di abeti, larici e pini,
gemme di sorbo degli uccellatori, germogli di larice, acheni (frutto) e amenti(fiore) di betulla. I
lunghi intestini ciechi ospitano una flora batterica che consente di trasformare la celluosa e
utilizzare questi alimenti. A causa dell’elevato tenore di fibra la dieta invernale ha scarsa
digeribilità e ridotto valore nutritivo, per tale motivo il fagiano di monte non è in grado di
accumulare una consistente riserva adiposa ed è costretto ad alimentarsi regolarmente.
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(Marjakangas 1992; Ponce 1985; Zettel 1974) In maggio e giugno il forcello consuma fiori e apici
vegetativi, teneri aghi di conifere e in piccola quantità formiche rosse mentre in luglio e agosto
preferisce I fiori di composite e trifogli, gli acheni di ranuncoli o altri frutti secchi e bacche in
particolare di mirtillo. In settembre e ottobre frutti e bacche diventano preponderanti. Il pulcino
ha un regime alimentare misto, composto da vegetali e da piccoli animali come larve di formiche
rosse, coleotteri e altri piccoli insetti. Gli alimenti di origine vegetale consumati sono assai simili a
quelli dell’adulto: frutti secchi foglie e bacche di mirtillo. L’abbondanza e l’alto valore nutritivo di
questi alimenti gli permettono di crescere rapidamente.
ADULTO
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Comportamento
Vita sociale: In primavera i maschi si radunano sulle arene (lek) e le femmine, che si erano
riunite per l’inverno, si separano di nuovo. Visiteranno questi luoghi per accoppiarsi, scegliendo i
soggetti dominanti, poi esse cercano un territorio individuale per la cova. Dalla fine della
primavera all’inizio dell’autunno, il gallo vive solo, lontano da femmine e dalle nidiate. La femmina
alleva da sola i suoi pulcini fino alla loro separazione che avviene in settembre, a volte a fine
agosto. A fine ottobre o in novembre i maschi si radunano di nuovo per stabilire una gerarchia
prima della formazione dei gruppi invernali. In inverno, le femmine e i giovani galli si raggruppano
nei siti di svernamento mentre la maggior parte dei galli adulti rimane nei siti di riproduzione,
senza dubbio per difendere il territorio.
Ritmo di attività: Il Fagiano di monte è attivo principalmente all’inizio e alla fine della giornata.
In piena stagione riproduttiva i maschi cominciano a cantare prima dell’alba e possono rimanere
sull’arena anche per 4-5 ore. Non è raro sentire il caratteristico canto anche al tramonto. In
inverno invece l’attività dei galli è ridotta al minimo. Non si alimentano che per un’ora, la mattina
e la sera, passando la notte e la maggior parte della giornata sotto la neve per limitare le
dispersioni di calore. I pulcini si nutrono quasi tutto il giorno fermandosi solo per riposare e per
scaldarsi sotto alla madre. Se il cattivo tempo persiste essi devono restare sotto la madre e non
possono alimentarsi.
Home range e spostamenti: Per compiere il suo ciclo biologico annuale, il Fagiano di monte
utilizza uno spazio vitale ampio da 50 a 400 ettari, composto da più territori stagionali. All’inizio
dell’autunno, una parte dei giovani parte in cerca di una zona di svernamento, distante da 1 a 15
km dal luogo di nascita. In aprile cercano una seconda zona più propizia al canto o alla
nidificazione sempre ad una distanza che va da 1 a 15 km così che alcuni galli possono allontanarsi
dal luogo di nascita fino ad una distanza complessiva di 30 km. Essi rimangono fedeli a questi due
siti per tutta la vita. In generale le femmine migrano su distanze più considerevoli dei maschi.
Alcuni giovani invece sono sedentari e rimangono nella zona di nascita per tutta la vita.
Dinamica di popolazione:
Rapporto tra i sessi: Il rapporto tra i sessi nei giovani in settembre è equilibrato, così come
quello degli adulti in primavera nelle popolazioni non cacciate. Le popolazioni sottoposte a forte
pressione venatoria possono evidenziare una predominanza di femmine per il fatto che solo il
maschio è prelevabile.
Parametri riproduttivi: La femmina depone in media 7,2 uova. A fine agosto, in media, 40%
delle femmine alleva una nidiata di 3,4 giovani, ovvero un indice riproduttivo di 1,4 (totale giovani
/totale femmine). Quest’ultimo parametro può variare sensibilmente da un anno all’altro (da 0.1 a
3 giovani/femmina) in funzione di condizioni meteorologiche e dell’impatto della predazione sui
nidi e sui pulcini. La volpe e la martora possono distruggere più della metà delle covate prima
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ancora della schiusa. Generalmente, una parte delle perdite è compensata da covate di
sostituzione. I pulcini subiscono una mortalità massima nelle prime tre settimane di vita.
100
fagiani
1° maggio 2008
15 maggio 2008
1° settembre 2008
1° maggio 2009
106
fagiani
Predatori:
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Gestione del territorio e miglioramenti ambientali:
Gli alpeggi sono sempre più colonizzati da una vegetazione arbustiva eccessiva. Rododendri,
ontani verdi e ginepri chiudono sempre più gli ambienti di riproduzione del Fagiano di monte. Le
possibili soluzioni sono:
1 decespugliamento meccanico con trince meccaniche
2 favorire una attività pastorale controllata che impedisca l’avanzare eccessivo degli arbusti
CENSIMENTO PRIMAVERILE
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Censimento estivo Fagiano di monte: dal 10 al 31 agosto
Censimenti estivi in agosto in aree campione con l’aiuto di cani da ferma perfettamente
addestrati, per stimare il successo riproduttivo e permettere ai tecnici di formulare il piano di
prelievo numerico.
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Il piano di prelievo numerico per Il Fagiano di monte
Il piano di prelievo deve adattarsi alle caratteristiche demografiche della specie. Deve considerare:
l’effettivo dei maschi prima della caccia, l’indice riproduttivo ma anche la proporzione di uccelli
feriti e non ritrovati durante l’attività venatoria.
Per esempio abbiamo censito 100 maschi cantanti in maggio. Nell’ipotesi di un rapporto tra i sessi
equilibrato, la popolazione adulta in settembre dovrebbe contare 85 maschi e 85 femmine. Un
indice riproduttivo di 1,8 giovani per femmina aggiunge 76 giovani maschi nella popolazione (85
femmine per 0,9 perché metà dei giovani è femmina quindi 76 maschi e 76 femmine). Applicando
un tasso di prelievo prestabilito del 15% si raggiunge un numero di galli da prelevare di 24
(161x0,15) - (161 sono gli 85 iniziali più quei 76 giovani) ai quali si sottraggono 6 fagiani (25%) che
sono quelli che saranno feriti e non ritrovati durante la caccia, per raggiungere un numero finale di
18 galli prelevabili.
1) distinzione fra giovani e adulti verifica e aggiornamento dei dati ottenuti coi
censimenti
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Capitolo 4 - La Pernice bianca
Lagopus mutus (Montin, 1776)
Biologia
Sistematica:
Ordine: Galliformi (Galliformes)
Sottordine: Fasiani (Phasiani)
Famiglia: Tetraonidi (Tetraonidae)
Sottofamiglia: Tetraonini
(Tetraoninae)
Sottospecie italiana:
- Lagopus mutus helveticus
(Thienemann, 1829)
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Descrizione:
La Pernice bianca è un piccolo galliforme dal dimorfismo sessuale poco accentuato, caratteristico
dell`ambiente alpino e nivale. In Inverno la livrea di entrambi i sessi è bianca ad eccezione della
coda, che rimane nera tutto l’anno e un tratto nero tra il becco e l’occhio nel maschio. In
primavera il piumaggio del maschio è grigio scuro, finemente barrato di nero, di grigio e di bianco,
tranne il ventre che rimane bianco. Le sue caruncole rosse sono molto sviluppate. In questa
stagione le piume della femmina sono barrate di bruno scuro e marrone più chiaro. Altra
caratteristica della pernice sono le zampe ricoperte da piume bianche, più fitte durante l`inverno.
Biometria:
Misure Maschi adulti Femmine
Segni di presenza:
Il canto tipicamente gutturale e rauco dei maschi udibile tutto l’anno soprattutto all’alba e al
tramonto.
Le fatte cilindriche leggermente ricurve di colore bruno con una estremità bianca lunghe circa 2
cm.
Le impronte lasciate dalle zampe sulla neve molto simile a quelle degli altri tetraonidi con un dito
corto posto verso l’interno posteriormente.
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Determinazione dell’età:
Per osservazione della muta dell’ala: alla schiusa, l’ala del pulcino presenta sette remiganti
primarie (da 4 a 10). Qualche giorno più tardi spunta una ottava remigante (n°3). La sua lunghezza
permette durante l’estate di determinare con una precisione di qualche giorno l’età del pulcino.
Queste otto remiganti primarie di colore brunastro sono sostituite progressivamente nel corso
dell’estate e dell’autunno da remiganti di colore bianco. La sostituzione dell’ultima (n°3) avviene
verso l’età di 53 giorni. Nel frattempo due altre remiganti primarie bianche (n°1 e n°2) crescono
sulla sommità dell’ala e rimangono sino alla muta dell’estate successiva. In Agosto e Settembre si
possono dunque incontrare dei giovani con un miscuglio di remiganti primarie bianche e brune.
Dopo la crescita della remigante post-juvenile n°3 si distingue il giovane dall’adulto
paragonando il colore delle remiganti 2 e 3. Nell’adulto la quantità di nero sulla remigante n°2 è
inferiore o uguale a quello della remigante n°3 mentre nel giovane c’è più nero sulla remigante
n°2 che sulla remigante n°3. Un altro criterio affidabile per identificare alcuni adulti in periodo di
caccia è la presenza di un tubicino alla base delle remiganti primarie n°1 e n°2 in corso di crescita.
Nei giovani la crescita delle due remiganti post-juvenile è normalmente finita entro il 30
settembre.
Per osservazione della borsa di Fabrizio: Questa ghiandola di circa 1,5 cm di lunghezza è
situata nella parte superiore della cloaca dei giovani e sparisce all’età di 5 o 6 mesi. Il suo esame si
pratica con un’incisione tra l’apertura della cloaca e la base della coda.
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Tratto da Regione autonoma Valle d’Aosta – Assessorato Agricoltura e Foreste e ambiente Naturale Servizio tutela dell’ambiente naturale e delle
foreste. Criteri Generali per la determinazione dell’età
Riproduzione
La Pernice bianca è specie monogama ma può succedere che alcuni maschi coprano più femmine.
Queste ultime sono tutte accoppiate. Le parate nuziali iniziano ad aprile e proseguono fino a metà
giugno. I giovani galli che non hanno una femmina lasciano rapidamente le zone di riproduzione.
Le deposizioni avvengono per lo più nel mese di giugno. La femmina, confidando nel suo
mimetismo, costruisce il suo nido allo scoperto o al riparo di un cespuglio o di una roccia. Il nido
contiene in media sette uova. In caso di distruzione ci può essere una seconda o addirittura una
terza deposizione, solitamente con un numero di uova inferiore (3-5 uova). La femmina cova per
21-24 giorni, il maschio le rimane vicino fino alla schiusa per proteggerla dai predatori e
allontanare gli altri maschi. Le prime schiuse avvengono a fine giugno e le ultime a metà agosto
con un picco intorno al 20 luglio. I pulcini lasciano il nido dopo qualche ora. Essi sono in grado di
fere piccoli salti (2-3 m) a 7-10 giorni e effettuare piccoli voli a 10-15 giorni. Si allontanano dalla
madre all’età di
70-80 giorni.
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I predatori
Habitat:
Nelle Alpi la Pernice bianca vive tra i 1800 e i 3000 metri, dal piano subalpino superiore, al limitare
del bosco, fino al piano alpino-nivale vicino ai ghiacciai. Il suo habitat è caratterizzato, nella parte
bassa, da brughiere a erica e qualche raro albero e più in alto, da una vegetazione nana tipo
tundra, costituita da vallette nivali e arbusti nani. Le piante tipiche di questo ambiente sono i salici
nani, la driade octopetala, su substrato calcareo, i mirtilli e i rododendri, su substrato siliceo.
L’elemento roccioso, fonte di riparo, è sempre ben rappresentato da pietraie e morene. Vero
relitto glaciale, la Pernice bianca predilige i versanti esposti a nord. In alcune zone può succedere
che alcuni pernici abbandonino le alte quote per svernare nelle foreste rade di conifere. In
primavera nidifica più sovente tra i 2100 e 2600 metri. Per le parate i maschi scelgono luoghi in
cui la neve è già sciolta. Il nido può essere costruito negli ambienti più vari come praterie, zone a
vegetazione rada disseminata di blocchi e pietre. In estate le femmine accompagnate dai loro
pulcini prediligono zone con vegetazione con più di 10 cm di altezza, in grado di offrire rifugio. I
maschi e le femmine senza giovani salgono in quota nelle aree pulite dalla neve dove trovano
piante in pieno ricaccio, oppure nelle pietraie, nelle morene caratterizzate da un microclima
freddo. In inverno le pernici ricercano le creste ventate dove possono reperire cibo. Per il riposo
notturno scelgono i settori ben innevati, non lontano dai siti di alimentazione. In caso di tempesta
di neve si portano in piccole depressioni e si lasciano ricoprire dalla neve. In alcuni massicci può
succedere che le pernici abbandonino le quote più alte per svernare nelle foreste rade subalpine.
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Alimentazione:
Il pulcino, fino all’età di due settimane, ha un regime alimentare misto, composto, per tre quarti,
circa, da vegetali e per il resto da piccoli invertebrati; gli alimenti vegetali consumati sono assai
simili a quelli degli adulti: foglie di mirtillo, fiori e foglie di diverse piante erbacee e boccioli di
ranuncolo. Dalle tre settimane ai tre mesi gli insetti costituiscono ancora una parte importante
della dieta, che in seguito, sarà maggiormente simile a quella dell’adulto. L’adulto si nutre
essenzialmente di vegetali e la sua dieta varia in base alle stagioni: arbusti nani, bacche di
ericacee, foglie di salici nani, rami di mirtilli, foglie di azalea nana, driade octopetala, uva ursina,
boccioli di rododendro, acheni e amenti, foglie, fiori di potentilla e di composite. La pernice riesce
ad assimilare questi elementi ricchi di fibra grazie ai suoi due intestini ciechi molto sviluppati che
ospitano una flora batterica capace di trasformare la cellulosa. La diversificazione degli alimenti è
massima in estate. Le specie più legnose diminuiscono in favore di infiorescenze e parti più tenere.
In autunno predominano le bacche e i frutti. La pernice dedica alla ricerca del cibo da tre a sei ore
al giorno da gennaio ad aprile e da cinque a sette ore nel mese di maggio. Si alimenta risalendo il
pendio la mattina per ridiscendere dalla fine del pomeriggio fino al tramonto.
Comportamento:
In aprile i maschi difendono un territorio di circa 15 ettari con canti, corse e inseguimenti. Le
parate nuziali raggiungono l’apice quando le femmine, verso fine maggio inizio giugno si
interessano ai maschi. Dopo la schiusa maschi e femmine senza nidiate si raccolgono in piccoli
gruppi e raggiungono quote elevate. Le femmine con la covata rimangono a quote più basse,
occupando un territorio di 5-10 ha, fino a fine agosto poi raggiungeranno gli altri adulti cosi che in
settembre–ottobre non è raro osservare raggruppamenti composti da una trentina di individui.
Contrariamente ai giovani che possono disperdersi a diversi chilometri dal luogo di nascita, gli
adulti sono piuttosto sedentari ma possono spostarsi anche di diversi chilometri, soprattutto in
seguito a nevicate in ottobre-novembre.
In inverno le pernici, giovani o adulti, vivono soli o in gruppi poco numerosi, di 5 o 6 individui al
massimo. I giovani possono svernare in prossimità o a molti chilometri di distanza dal luogo di
nascita. Lasciano generalmente la zona di svernamento in primavera per cercare un territorio di
riproduzione dove si stabiliranno definitivamente. Gli adulti raggiungono le zone di riproduzione
verso fine inverno.
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Dinamica di popolazione:
I dati su studi effettuati in Francia ci mostrano come il successo riproduttivo sia tra i più bassi
all’interno della famiglia dei galliformi europei.
Rapporto tra i sessi: equilibrato alla schiusa, diviene leggermente a favore dei maschi negli
adulti.
Indice riproduttivo: è il rapporto tra i giovani e il numero degli adulti in agosto e può variare
tra 0 e 2,7 giovani per adulto. I conteggi realizzati sulle Alpi e sui Pirenei mostrano come i giovani
rappresentino in media solo il 25-30% degli effettivi presenti in agosto, ovvero un indice
riproduttivo dell’ordine di 0,3. Questo debole successo nella riproduzione è dovuto a una bassa
percentuale di buona riuscita dei nidi, dell’ordine del 22% e da una mortalità importante dei
pulcini. La deposizione comporta in media 7 uova e il numero di pulcini per nidiata si situa tra i 2 e
i 5 giovani a fine agosto. I nidi possono essere distrutti dai carnivori o dai corvidi. Le cause di
mortalità dei pulcini sono la predazione e le intemperie. Il tasso di sopravvivenza può variare
fortemente da un anno all’altro in funzione delle condizioni meteorologiche nel mese che segue le
schiuse
Tasso di sopravvivenza degli adulti:Il tasso di sopravvivenza degli adulti è almeno del 60-
70%.
Obiettivo principale
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Censimento primaverile:
Densità di maschi territoriali: ogni area campione è divisa in settori che devono essere
percorsi simultaneamente:
• Orari: durata del conteggio: 1.30 h (da 1 ora prima del sorgere del sole a 1/2 ora dopo)
indicativamente dalle 4,30 alle 6,00. Sincronizzare gli orologi
• Cartina 1:10000 (indicare il numero, il sesso e la localizzazione degli uccelli visti o sentiti.
Da ricordare:
Il numero dei maschi territoriali sarà dato dalla somma dei maschi cantanti+ il numero delle coppie
+ metà degli individui isolati non cantanti.
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Censimenti estivi in agosto:
In aree campione con l’aiuto di cani da ferma perfettamente addestrati, per stimare il successo
riproduttivo (totale giovani /totale adulti) e permettere ai tecnici di adattare il piano di prelievo
numerico.
Metodica: conteggio a vista di tutte le pernici mediante l’ausilio di cani da ferma, percorrendo
itinerari nelle aree campione primaverili.
Periodi: dal 1 al 15 di agosto.
N° cani e operatori: 500 ha, 50 h di ricerca attiva, 10 cani che lavorano per 4 ore. Ogni cane copre
50 ha
Orari: dalle 7,00 alle 12,00
Materiale necessario: binocolo, orologio, scheda, matita, altimetro
Da ricordare:
• Visitare bene tutti i settori, anche i più impervi, non solo classiche zone delle covate
• Dal basso verso l’alto per strisce parallele per evitare i doppi conteggi
• Ripetere il censimento almeno 2 volte
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Piano numerico di prelievo non selettivo:
Censimenti
Stime delle densità su tutto il territorio
Proposta di piano in base al successo riproduttivo
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Capitolo 5 - La Coturnice
Alectoris graeca (Meisner 1804)
Biologia
Sistematica:
Classe: Uccelli
Ordine: Galliformi
Famiglia: Fasianidi
Genere: Alectoris
Specie: A. Graeca
Sottospecie: Alectoris graeca saxatilis (Coturnice delle Alpi)
Descrizione:
Galliforme della famiglia dei fasianidi, è lunga circa 32-35 cm, con apertura alare 46-53 cm. Ha
zampe e becco rossi, piumaggio in prevalenza grigio azzurro, con riflessi rossicci. La gola è bianca
e contornata da un collare nero ben marcato. I due sessi sono molto simili.
Biometria
Maschi Femmine
Minimo-massimo Minimo-massimo
Lunghezza totale (cm) 32-35
Apertura alare (cm) 46-53
Peso (g) 701 (670-740) 573 (550-590)
Tarso(mm) 46,9 (45-48) 44,5 (42-47)
Lunghezza dell’ala (mm) 171 (167-174) 162 (157-167)
Becco 15,2 (14-16) 13,7 (12-15)
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Indici di presenza:
Il canto è emesso soprattutto all’alba e al tramonto, ritmato, ben sonoro, udibile frequentemente
da aprile a fine giugno, occasionalmente in estate e autunno ma raramente in inverno. Le fatte
sono generalmente verdastre, cilindriche con l’estremità biancastra. Le piume dei fianchi trovate
sovente nelle zone di spollinatura, dove le pernici fanno i bagni di terra.
Dimorfismo sessuale:
Maschi e femmine hanno un piumaggio identico e il riconoscimento in natura dei sessi è
impossibile salvo in primavera quando si osservano le coppie. Il maschio leggermente più grande,
è più guardingo e spesso, su di un promontorio roccioso, emette dei richiami, mentre la femmina
si alimenta nei dintorni.
I maschi con più di otto mesi presentano uno sperone sulle zampe mentre le femmine non
presentano questa protuberanza o più raramente un solo abbozzo su di una zampa. Inoltre il
maschio nel periodo degli amori presenta una protuberanza peniena a livello della cloaca.
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Distinzione delle classi d’età:
4° In crescita
1° In
Giovane crescita
Adult
o
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Tratto da Regione autonoma Valle d’Aosta – Assessorato Agricoltura e Foreste e ambiente Naturale Servizio tutela dell’ambiente naturale e delle
foreste. Criteri Generali per la determinazione dell’età
Riproduzione:
La Coturnice è monogama, tuttavia, in seguito al decesso di uno dei due costituenti della coppia,
può unirsi ad un nuovo partner (Bernard Laurent et al 2017).
In primavera ci sono più maschi che femmine così che alcuni giovani galli restano isolati e non
partecipano alla riproduzione, a differenza delle femmine che sono tutte accoppiate. Queste
ultime raggiungono la maturità sessuale intorno ai 10 mesi e sono in grado di riprodursi già nella
primavera successiva a quella di nascita (Bernard Laurent 2015). La deposizione inizia verso metà
maggio. Il nido, a livello del suolo, contiene da 9 a 14 uova, ben mimetizzate nei cespugli e nelle
rocce.
Le dimensioni della covata variano in base all’area geografica e sono, generalmente, maggiori nelle
zone meridionali. (Bernard Laurent et al 2017) Ad esempio la media di uova deposte in Austria è di
9.7 (Hafner 1994), 11.9 in Sicilia (Sarà 1989) e 16 in Grecia (Vavalekas et al. 1993).
L’intervallo della deposizione tra un uovo e l’altro è di 1,5 giorni. In caso di distruzione o
predazione delle uova la femmina può effettuare una seconda deposizione con un numero
inferiore di uova, circa 10. Dopo la deposizione dell’ultimo uovo la femmina cova per 25 giorni.
Lascia il nido per un periodo che va da 15 a 90 minuti, da una a cinque volte al giorno per
alimentarsi, spollinarsi e defecare.
La cova è di norma prerogativa della femmina, tuttavia, sono possibili casi di doppia nidificazione.
Tale comportamento, esibito anche dagli altri Fasianidi del genere Alectoris, quali la pernice rossa
(Jenkins 1957, Ricci 1983, Green 1984, Casas et al 2009) e l’ibrido naturale tra pernice e coturnice,
la Perdrix Rochassière (Bernard Laurent 1990), consiste nella deposizione delle uova in due nidi
distinti posti a diversi metri di distanza, che, in un secondo momento, verrano incubate
separatamente dalla femmina stessa e dal proprio compagno.
Il primo nido contiene in media 11 uova che vengono covate dal maschio; il secondo ha dimensioni
inferiori, 9,5 uova in media, ed è, invece, accudito dalla femmina.
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La doppia nidificazione è influenzata dalle condizioni atmosferiche e dalle temperature registrate
durante le stagioni che precedono il periodo di deposizione delle uova.
Le temperature primaverili inferiori alla media, lo scioglimento tardivo del manto nevoso o la
persistenza di severi stati siccitosi sono parametri in grado di indurre stress climatico che si
ripercuote in maniera negativa sul benessere fisico della femmina. Essendo l’ovideposizione
dispendiosa dal punto di vista energetico, se la femmina non possiede condizioni ottimali non è in
grado di produrre un numero sufficiente di uova per entrambi i nidi (Bernard Laurent et al 2017).
I pulcini, nidifughi, lasciano il nido accompagnati dalla madre . Il picco delle schiuse avviene entro
il 15-25 luglio. In caso di forti piogge questo periodo è leggermente posticipato.
Habitat:
Nelle Alpi la Coturnice vive in ambienti compresi tra i 700 e i 3000 m di quota. Nel periodo di
riproduzione le coturnici stanno tra i 1500 e i 2500 m su versanti a media-forte pendenza,
generalmente ben esposti a sud. Vivono in praterie alpine disseminate di arbusti nani,
prevalentemente ginepro comune ed uva ursina (Bernard Laurent et al 2017), e di rocce, di boschi
radi di conifere. Da fine agosto a novembre le coturnici si spostano a quote più alte per utilizzare
al meglio le risorse alimentari. In inverno le grosse nevicate impediscono l’accesso alle piante
erbacee così che esse si spostano nei siti dove la neve si scioglie rapidamente, sempre ben esposti
a sud. Alcuni uccelli svernano ad alta quota (fino a 3000 m) alimentandosi sulle cime spazzate dal
vento e si rifugiano negli anfratti delle pareti rocciose. Altri ancora si spostano a quote più basse
(700-1300 m) e in condizioni climatiche avverse si rifugiano in baite o in casolari abbandonati, ma
ritornano in quota non appena le condizione di innevamento lo permettono.
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Sono importantissime le aree idonee allo svernamento a quote basse. L’innevamento spinge
verso il basso questi uccelli che pur sopportando il freddo hanno difficoltà a procurarsi il cibo.
Alimentazione:
L’alimentazione varia nel corso delle stagioni. Da dicembre a maggio è composta esclusivamente
da foglie di piante erbacee, in prevalenza graminacee. Innevamenti persistenti sono fortemente
dannosi per la Coturnice, in quanto esse non si nutrono di rametti di alberi e arbusti, perché il loro
intestino cieco non è così sviluppato per digerire questi vegetali ricchi di cellulosa.
In estate vengono consumati anche infiorescenze, bacche e semi e una piccola parte di insetti. In
autunno il consumo di foglie di piante erbacee diventa preponderante insieme alle bacche. Il
pulcino ha un regime alimentare misto costituito dal 50% da insetti e dal 50% da vegetali. Il forte
consumo di tessuti animali fornisce al pulcino un apporto proteico importante per la crescita. La
proporzione di alimento di origine animale decresce progressivamente fino all’età di tre mesi per
avvicinarsi al regime alimentare degli adulti, composto per l’80% di alimenti vegetali.
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Comportamento:
All’inizio della primavera le coturnici hanno la tendenza ad isolarsi dal loro gruppo invernale prima
di formare la coppia e alcuni uccelli possono percorrere grandi distanze (12- 13 km ). Durante
tutto aprile e inizio maggio le coppie si cercano un territorio di riproduzione ampio diversi ettari al
quale diventeranno fedeli nel corso delle primavere. Alcuni maschi (20%) sono solitari: sono
giovani maschi non territoriali che si spostano oppure galli che sono rimasti soli inseguito alla
morte della femmina . In estate dopo la schiusa i pulcini rimangono con la femmina fino all’età di
4-6 settimane. La nidiata con la madre occupa un territorio di circa 20 ettari in prossimità del nido.
Verso fine agosto-inizio settembre il maschio raggiunge la nidiata. In caso di distruzione del nido la
femmina si sposta di parecchi chilometri prima di effettuare una covata di sostituzione. Da
settembre a marzo le coturnici vivono in gruppi da 2 a 12 individui. Sovente il gruppo si forma
con il raggrupparsi di adulti intorno ad una nidiata oppure intorno ad un gruppo di adulti. In
autunno gli uccelli occupano un territorio molto esteso, che può superare i 100 ha, mentre in
inverno gli spostamenti giornalieri sono ridotti. Se si escludono gli spostamenti effettuati per
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raggiungere i siti di svernamento e altri spostamenti erratici che possono raggiungere i 25 km, la
superficie del territorio vitale annuale di un adulto è di circa 250 ettari, più in generale si può
considerare che una popolazione utilizza porzioni di territorio situate in un raggio di 6-7 km dal sito
di riproduzione.
Dinamica di popolazione:
La dinamica di popolazione della Coturnice comparata a quella dei tetraonidi, si caratterizza per un
tasso si rinnovamento rapido ma da un basso tasso di sopravvivenza.
Rapporto tra i sessi: Equilibrato al momento della schiusa, diventa leggermente sbilanciato in
favore dei maschi negli adulti: è compreso tra 1,2 e 1,4 galli per 1 femmina. Questa predominanza
dei maschi è spiegata da una mortalità delle femmine adulte accresciuta nel periodo di
riproduzione .
Indice riproduttivo: è il rapporto tra il numero di giovani e il numero di adulti in agosto.
Dipende soprattutto dalle perdite di uova e pulcini, dovute a predazione (carnivori) o abbandono
del nido a causa per esempio di forti precipitazioni in giugno. Le cause principali di mortalità dei
pulcini sono la predazione (rapaci carnivori) e le intemperie (temporali di grandine, freddo):
solamente il 46% dei pulcini raggiunge l’età di un mese e tra questi l’82 % l’età di due mesi. In
media l’indice riproduttivo è di circa 1,5 giovane /adulto ma può variare fortemente soprattutto in
base ai valori di piovosità nei primi giorni di vita dei pulcini.
Mortalità: la prima causa di mortalità negli adulti è la predazione, le grandi morie sono
osservate in inverni particolarmente freddi e le malattie sono solo raramente causa di morte. I
principali predatori sono i rapaci come aquila reale, gufo, falco pellegrino, astore e
occasionalmente i mammiferi carnivori (volpe).
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La mortalità è maggiore da novembre ad aprile che da maggio ad ottobre e in inverno colpisce
maggiormente i giovani. Durante le prime due settimane di vita la maggior parte dei decessi dei
pulcini è infatti attribuibile all’ipotermia (Bernard Laurent 2015).
L’apparato gastroenterico della coturnice è soggetto ad infestazioni parassitarie sostenute da
coccidi e da nematodi dell’ordine Spirudida e del genere Ascaris, Heterakis e Capillaria.
Tra questi, l’ascaridiosi può influire negativamente sull’andamento delle popolazioni, colpendo
principalmente i pulcini e le femmine, specie durante il periodo di ovideposizione e cova (Bernard
Laurent 2015).
Dinamica di popolazione
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Gestione del territorio e miglioramenti ambientali:
La popolazione italiana rappresenta circa il 26% di quella Europea ed è costituita da 10000-20000
coppie (Birdlife International 2017) . La specie è considerata in declino in gran parte del continente
europeo ed è inserita nell’allegato I della direttiva 2009/147/CE (direttiva uccelli) e nell’allegato III
della convenzione di Berna. Lo stato di conservazione è stato riconosciuto come “vulnerabile” dalla
lista rossa dei vertebrati italiani, “prossimo alla minaccia” dalla International Union for the
Conservation of Nature and Natural Resources (IUCN) e SPEC 1 (Specie Europee di Interesse
Conservazionistico) dalla BirdLife International.
Tra le principali cause che hanno contribuito al calo demografico delle popolazioni di Coturnice vi è
Il declino delle attività agropastorli in montagna verificatosi negli ultimi 50 anni che ha causato
una riduzione degli spazi favorevoli alla specie. Alcuni azioni possono essere intraprese per
migliorare e ripristinare l’habitat:
o Incoraggiare il pascolo in modo particolare in media montagna, dove la chiusura eccessiva
della vegetazione arbustiva è rapida
o In alcune regioni francesi è stato fatto ricorso all’incendio controllato in inverno per
controllare gli arbusti
o Favorire le colture cerealicole in montagna
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Gestione cinegetica della Coturnice
Per una corretta gestione è bene conoscere:
Densità di maschi territoriali: ogni area campione è divisa in settori. Durante il transetto
l’operatore cerca di stimolare il canto dei maschi con il canto registrato. Tutti i settori devono
essere percorsi simultaneamente e il censimento deve essere ripetuto almeno 2 volte.
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Per il riepilogo dei dati si distinguono tre categorie
1. maschio cantante
2. coppia
3. individuo isolato non cantante
● l’ascolto di un individuo cantante (visto da solo o non visto) è conteggiato come maschio
cantante;
● l’ascolto di due uccelli che si rispondono è annotato sulla scheda come due osservazioni
distinte e conteggiato come due maschi cantanti;
L’effettivo dei maschi è dato dalla somma del numero di maschi cantanti, del numero di coppie e
della metà degli individui isolati non cantanti. (Si ammette che un individuo su due non cantante
sia maschio). I risultati ottenuti danno una stima minima del numero di maschi presenti nell’area
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Censimento estivo Coturnice: dal 1 al 15 agosto
Paramentri da rilevare:
Indice riproduttivo: rilevato in agosto attraverso il conteggio dei giovani e degli adulti con
l’ausilio di cani da ferma. Questo censimento ci indica anche il numero di uccelli presenti sul posto
prima dell’apertura della caccia. La valutazione del rapporto giovani/adulti nei carnieri in periodo
di caccia ci mostra il successo riproduttivo.
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Il piano di prelievo numerico non selettivo per la Coturnice
Entrambi i sessi della specie, ai sensi della legge n. 157/1992, art 18, sono cacciabili lungo tutto
l’arco alpino. Ne è invece fatto il divieto in Sicilia e nelle regioni appenniniche ad esclusione
dell’Abruzzo.
L’applicazione dei piani di prelievo adattati alle caratteristiche demografiche della popolazione
dovrebbe costituire un obiettivo prioritario per rispondere alle esigenze di conservazione.
Per esempio, su un territorio di 1000 ha di habitat riproduttivo, con una densità di 2 maschi su 100
ha e un indice riproduttivo di 2 giovani per adulto, si possono prelevare da 6 a 18 uccelli.
Esempio:
1000 ha territorio
2 coppie/100 ha
In 1000 ha ci sono 20 coppie=40 adulti
Indice riproduttivo=2 giovani/adulto
Popolamento in agosto= 40 adulti+80giovani=120 coturnici
Prelievo massimo dal 5 al 15 % della consistenza a fine estate = da 6 a 18 coturnici prelevabili
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5.1 Approfondimento sul genere Alectoris ATTENZIONE!
Il genere Alectoris comprende sette specie distribuite in Europa, nord Africa, penisola arabica e
Asia, dal Tibet alla Cina dell’est (Khan et al 2010). Di queste, tre sono stanziali sul territorio
italiano: la Coturnice (A. graeca) presente in gran parte della nazione, dall’arco alpino alla Sicilia, la
Pernice rossa (A. rufa), stanziale in Francia e nella penisola Iberica ma diffusa anche nel nord ovest
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delle Alpi italiane (Randi et Bernard Larent 1999) e la Pernice sarda (A. barbara) di origine africana
ma stabile anche in Sardegna (Scandura et al 2010, Murgia 2003), Canarie e Gibilterra (Barone e
Lorenzo 2014).
Al genere appartengono inoltre la Pernice di Arabia (A. melanocephala), la Pernice di Przevalski
(A. magna) endemica della Cina (Rong 2003, Huang 2007), la Pernice di Philby (A. Philby) e la
Coturnice orientale (A. chukar) diffusa nelle distese eurasiatiche, dalla Turchia alla Cina e uccello
nazionale e simbolo del Pakistan (Khalid et al 2017).
Queste specie distinte non avendo sviluppato meccanismi di isolamento riproduttivo efficaci
(Barilani 2007) risultano interfertili, sono cioè in grado di incrociarsi tra loro e di generare a loro
volta ibridi fertili.
Un caso molto particolare di ibridazione naturale è quello delle Perdrix rochassière. Ecco per punti
le caratteristiche più salienti:
• Ibrido naturale fertile prodotto spontaneamente nelle aree di giunzione dei due areali
• Le popolazioni di rochassière si mantengono naturalmente su una porzione di territorio di
circa 15 km di larghezza con parametri demografici e sociali propri ben distinti
• Grande variabilità tra un individuo e l’altro
• Caratteristiche intermediarie nel piumaggio, nella taglia e nel peso rispetto ai parenti
Nella zona di ibridazione troviamo il 95% ibridi, 4% coturnici, 1% p. rosse. Il piumaggio è molto
variabile con tutte le sfumature che vanno dal fenotipo Coturnice al fenotipo p. rossa. I vocalizzi
hanno accenti misti e originali. La formazione delle coppie è indipendente dalla somiglianza
fenotipica dei 2 partner.
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Zona di ibridazione naturale tra Pernice rossa e Coturnice nel sud delle Alpi francesi
Un ulteriore caso di ibridazione, determinato da cause antropiche, è dato dagli incroci tra
Coturnice e Chukar.
Data la forte tradizione venatoria, per contrastare il progressivo calo demografico di Coturnice e
Pernice rossa, tra gli anni ‘60 e ‘80 si è ricorsi all’immissione in natura di soggetti riprodotti in
cattività e, spesso, incrociati con esemplari di Alectoris chukar (Barilani et al 2007, Barbanera et al
2010, Gandolfi et al 2017).
Gli ibridi vengono preferiti, poiché, rispetto ai “puri” si dimostrano più prolifici (Casas 2012,
Barbanera et al 2010) e semplici da gestire (Garcia 2006).
Va, tuttavia, sottolineato che, a differenza della Perdix rochassiere, ibrido naturale le cui
popolazioni si limitano alle zone in cui Pernice rossa e Coturnice entrano in contatto e
contribuiscono ad aumentare la biodiversità del luogo, gli incroci tra coturnice alpina e orientale
sono ormai diffusi su tutto il territorio europeo e minano la stabilità delle popolazioni autoctone
(Randi et al 2003, Barilani et al 2007, Gandolfi et al 2017).
Tali incroci infatti conducono all’omogenizzazione genetica e rappresentano una seria minaccia
per l’integrità del pool genetico delle specie endemiche (Barbanera et al 2010, Casas et al 2012,
Garcia 2006).
Gli uccelli riprodotti in cattività e utilizzati per il ripopolamento presentano, infatti, all’interno del
proprio corredo genetico dei caratteri appartenenti a individui provenienti da zone di distribuzione
della specie assai lontane da quelle a cui sono destinati e che possiedono, pertanto, adattamenti di
tipo comportamentale e fisiologico molto diversi.
I soggetti ibridi sono, di fatto, in grado di accoppiarsi con quelli già presenti in natura e
l’introgressione di caratteri “alieni” di provenienza asiatica modifica gli adattamenti locali delle
popolazioni autoctone e dà come risultato una riduzione della fitness e un aumento del rischio di
estinzione (Barilani et al 2007, Barbanera et al 2010).
Nello specifico, si assiste ad una riduzione del tasso di sopravvivenza, dovuta all’assenza di un
comportamento antipredatorio adeguato (Randi et al 2003, Casas et al 2012).
55
Un altro problema è legato alla diffusione in natura di numerose malattie parassitarie tipiche
dell’allevamento avicolo quali l’istomoniasi e la capillariosi (Rotelli 2014).
56
Capitolo 6 - Il Francolino di monte
Bonasa bonasia (Linnaeus, 1758)
Biologia
Sistematica:
Classe: Uccelli
Ordine: Galliformi
Famiglia: Tetraonidi
Sottofamiglia: Tetraonini
Genere: Bonasa
Specie: bonasia
Sottospecie italiana: Bonasa bonasia rupestris
Distribuzione
Descrizione:
Il Francolino di monte, con un peso medio di 400 g (315-500 g), è il più piccolo dei tetraonidi
europei. Il corpo è massiccio, le ali arrotondate e corte. Il suo piumaggio color foglia morta si
mimetizza perfettamente con l’ambiente
forestale. Sul capo presenta una cresta erettile e
le timoniere della coda con una banda nera alla
loro estremità che permette di
identificarlo facilmente al momento
dell’involo.
57
Segni di presenza
Il Francolino è un uccello molto discreto che frequenta generalmente gli ambienti forestali chiusi. Il
suo comportamento lo rende difficile da osservare. Ciò nonostante è possibile reperire sul terreno
le piume, le fatte, gli igloo nella neve così come le tracce sul terreno. Il canto, contrariamente a
quello degli altri tetraonidi è molto acuto e udibile fino a 150 metri di distanza. La strofa è emessa
soprattutto dai maschi con differenze da soggetto a soggetto. La femmina canta molto più
raramente. Le fatte di forma cilindrica, variano di consistenza e colore a seconda delle stagioni.
Dimorfismo sessuale
La specie mostra un dimorfismo sessuale poco accentuato. Il maschio è riconoscibile per il
sottogola nero bordato di bianco mentre la femmina presenta un sottogola color crema. Anche la
cresta erettile si presenta più sviluppata nel maschio. Nel complesso la livrea maschile si presenta
con toni più accesi tendenti al rossiccio. Al momento dell’involo risulta comunque piuttosto
difficile riconoscere con certezza i due sessi.
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Determinazione dell’età
Dal mese di settembre i giovani sono indistinguibili dagli adulti nella valutazione della taglia e del
piumaggio pertanto appare d’obbligo valutare altre caratteristiche:
1) la muta dell’ala che permette di identificare i giovani con meno di 14 mesi, 2)l’esame della
borsa di Fabrizio che è presente nei giovani fino ad una età di 6-7 mesi e che scompare
negli adulti.
Riproduzione
La specie è monogama e il periodo degli amori comincia ad inizio marzo con le parate nuziali che si
protraggono fino a metà maggio. Il rapporto fra i sessi è sbilanciato a favore dei maschi e una
buona percentuale di essi resta non accoppiato, a differenza delle femmine che riescono tutte a
trovare un partner. Una volta fecondate esse deporranno da 6 a 12 uova, in media 8, che
coveranno in un nido costruito sul terreno, sovente camuffato da un cespuglio o al riparo di un
masso.
La cova dura da 22 a 25 giorni e il picco delle schiuse è situato a fine maggio inizio giugno in
montagna, leggermente prima in pianura. In casi di distruzione della covata una bassa proporzione
di femmine ne depone una seconda di sostituzione, generalmente più ridotta. La femmina segue
59
da sola la nidiata e i pulcini che lasciano rapidamente il nido e sono capaci di svolazzare già a 15-20
giorni. A tre mesi raggiungono la totale indipendenza.
Habitat
Specie esclusivamente forestale, non abbandona mai lo strato di copertura dei rami degli alberi
che assicura protezione. In particolare gli è essenziale uno strato arbustivo abbondante e
diversificato in cui trovare rifugio ed alimentazione, sovente costituito da nocciolo, biancospino,
sorbo degli uccellatori, ontano, betulla. Sono oltremodo importanti i rami bassi delle conifere e
delle latifoglie che lo proteggono dai rapaci. Se troviamo le suddette condizioni allora lo potremo
trovare in una grande varietà di ambienti in fasce altimetriche comprese tra i 200 e i 1800 metri di
quota, indipendentemente dall’esposizione, dall’umidità del substrato o dall’essenza arborea
dominante.
Alimentazione
Il pulcino nei primi quindici giorni di vita si nutre quasi esclusivamente di invertebrati come ditteri,
coleotteri, formiche e larve di lepidotteri. Poi la dieta si modifica per diventare esclusivamente
vegetariana verso i tre mesi. L’adulto ha una dieta molto specializzata e cambia a seconda delle
stagioni. In estate la gran parte del cibo è prelevato al suolo, semi e infiorescenze di piante
erbacee sono ricercate: fritillaria, viola, carici e graminee, fragola di bosco, lampone e sambuco.
60
A inizio autunno i frutti del sorbo degli uccellatori e il biancospino sono importanti. Nel corso della
stagione sono progressivamente rimpiazzati da boccioli di diversi arbusti. In inverno le latifoglie
sono predominanti: nocciolo, betulla, biancospino, sorbo e più raramente faggio. Fino a che sono
disponibili, il lampone e i rametti di mirtillo sono fortemente consumati. In primavera, come in
inverno le stesse essenze sono consumate, con una maggior frequenza di boccioli del faggio e del
salice.
Comportamento
Il francolino è una specie molto sedentaria. Gli sono sufficienti superfici di 10-40 ettari per
compiere il suo ciclo vitale. I territori stagionali sono ancora più ridotti, 5-6 ettari. Gli spostamenti
sono oltremodo limitati, di qualche centinaio di metri per gli adulti e di circa un chilometro per i
giovani. Tuttavia alcuni maschi non accoppiati possono effettuare spostamenti giornalieri di diversi
chilometri in aprile maggio alla ricerca di un partner. La specie è molto territoriale infatti i maschi
soli difendono attivamente il loro territorio contro l’intrusione di congeneri. Con il canto, gli
sbattiti di ali, difende il territorio soprattutto da fine agosto a ottobre e da metà febbraio a inizio
maggio.
Dinamica di popolazione
Il successo nella riproduzione varia fortemente da un anno all’altro e i giovani possono
rappresentare una porzione variabile da 0 a 68 % nella popolazione del mese di luglio. Questa
proporzione dipende dalla predazione e dalle condizioni meteorologiche primaverili, specialmente
quelle che precedono la deposizione. In media la femmina depone 8 uova ma la dimensione media
delle nidiate si aggira intorno ai 2-4 giovani a fine luglio. È doveroso però, per verificare il buon
esito della riproduzione, considerare la percentuale di femmine che hanno i pulcini. Da studi
realizzati in Svezia è stato notato come i maschi presentino un tasso di sopravvivenza maggiore
rispetto alle femmine, più soggette alla predazione soprattutto in periodo di cova.
Fattori di disturbo
Le trasformazioni degli habitat dovute alle nuove pratiche di gestione forestale sono da
considerarsi come la causa principale del declino delle popolazioni di francolino in Europa. In Italia
tuttavia la situazione appare parzialmente diversa in quanto l’abbandono della montagna e la
ricolonizzazione delle specie arboree pioniere sembrano avvantaggiare la specie che pare stia
ricolonizzando parte dell’areale storico. Il fatto è testimoniato da sporadici avvistamenti ad opera
di guardie e cacciatori che segnalano contatti diretti di francolini in alcune aree dell’arco alpino
occidentale (Piemonte settentrionale e Valle d’Aosta). La predazione è oltremodo un fattore in
grado di metter in pericolo le popolazioni. I rapaci e la martora predano più frequentemente gli
adulti. La volpe, il cinghiale e i corvidi le uova e i pulcini.
62
Predat
ori
È importante inoltre limitare le attività ricreative in bosco, controllare la divagazione dei cani e dei
lavori forestali durante il periodo riproduttivo.
63
Capitolo 7 - Il Gallo cedrone
Tetrao urogallus Linnaeus, 1758
Sistematica:
Classe: Uccelli
Ordine: Galliformi
Famiglia: Tetraonidi
Sottofamiglia: Tetraonini
Genere: Tetrao
Specie: urogallus
Sottospecie italiana: Tetrao urogallus
major
Distribuzione
Il suo areale copre la totalità delle taiga scandinave e russe, e le foreste dei diversi massicci
montuosi dell’Europa occidentale, centrale e meridionale, che ha colonizzato durante l’ultima
importante glaciazione. Sulla base di criteri morfologici, di taglia e colorazione del piumaggio, si
distinguono le sette sottospecie sopra elencate.
Descrizione
La sottospecie major, presente anche in Italia, è la più grande delle sette. I maschi pesano da 2,5 a
6 kg e sono lunghi da 86 a 110 cm. Essi presentano le timoniere della coda molto sviluppate che
una volta erette formano un grande ventaglio. La colorazione è nel complesso nerastra con riflessi
64
verdacei e bluastri sul collo. Le ali tendono al marrone. Le femmine sono decisamente più piccole e
leggere dei maschi. Pesano da 1,5 a 2,2 kg e sono lunghe da 55 a 70 cm. Il loro piumaggio tende al
fulvo striato di bianco e di nero con il sottogola più uniforme e tendente al rossiccio.
Segni di presenza
Il Gallo cedrone è un uccello molto discreto che vive al suolo e in presenza di molta neve,
appollaiato sugli alberi. In primavera è possibile udire il canto dei maschi che si esibiscono nelle
parate. Si tratta di un suono particolare, che ricorda una bottiglia stappata, udibile fino a un
centinaio di metri. Se consideriamo la mole dell’uccello, rimane comunque un suono assai debole.
Il canto delle femmine, più simile ad uno schiamazzo, è udibile fino a 500 m. Le piume perse
testimoniano la sua presenza, specialmente quelle in prossimità delle depressioni usate per
spollinarsi.
65
Le fatte espulse in inverno e primavera hanno la forma di un bastoncino cilindrico assai rigido della
lunghezza di 4-6 cm e il diametro di 11-12 mm nel maschio e 7-9 mm nella femmina. Le fatte
estive e autunnali sono meno consistenti e regolari e del colore corrispondente al tipo di alimento
consumato (giallo per fiori di composite, blu violaceo per i mirtilli e verde per foglie ed aghi).
Prodotte al ritmo di una ogni 10-15 minuti, di giorno e di notte, sono reperibili presso il ricovero
notturno o nella neve in inverno. Anche le impronte lasciate sul terreno e sulla neve testimoniano
la loro presenza. Quelle del maschio sono decisamente più grandi di quelle della femmina. In
inverno per proteggersi dal freddo e dalle intemperie il cedrone può infossarsi nella neve ma
questo comportamento, più comune in Europa del Nord, risulta raro alle nostre latitudini.
Determinazione dell’età
Esame della muta dell’ala
Nel corso della prima estate, nella muta post-juvenile, le otto remiganti primarie interne sono
rimpiazzate mentre le due più esterne rimangono fino all’estate seguente. La forma e la
colorazione di queste due piume permettono, in periodo di caccia (ottobre novembre), di
distinguere gli uccelli dell’annata da quelli di età superiore (più di un anno).
Nel giovane la prima e la seconda remigante primaria (juvenile) sono più appuntite e presentano
più macchiettature brune della terza (post-juvenile), salvo nel caso di giovani con meno di 80
giorni che presentano ancora la terza remigante primaria da giovane.
Nell’adulto queste tre remiganti primarie (post-juvenile) hanno sensibilmente la stessa forma e la
stessa colorazione. La presenza di un tubicino bluastro riccamente vascolarizzato alla base di
almeno una delle due remiganti esterne, fino al termine della loro crescita, corrispondente col
mese di ottobre, costituisce un altro criterio affidabile di determinazione.
66
Esame della coda dei maschi
Partendo dall’esame delle misure delle timoniere dei maschi è possibile ricollegarsi ad un età.
Riproduzione
Come il Fagiano di monte, anche il Gallo cedrone è una specie poligama. Sebbene la maturità
sessuale sia acquisita intorno all’anno di vita, l’aggressività e la dominanza dei maschi più vecchi
impediscono alla maggior parte dei giovani galli di accoppiarsi. Da fine febbraio iniziano le parate
che si protraggono fino a metà giugno. Una parte dei maschi si raduna su arene di canto
tradizionali. Da 2 a 30 galli possono riunirsi su qualche ettaro, ognuno difendendo un piccola
porzione dell’arena. Altri cantano soli. Le femmine non partecipano agli scontri tra maschi e
visitano le arene solo per accoppiarsi, nel mese di maggio. La deposizione inizia qualche giorno
dopo l’accoppiamento. Il nido, costruito al suolo, è tappezzato con erbe e rametti di conifere oltre
che da qualche piuma. La femmina vi depone in media 6 o 7 uova di color crema con qualche
grossa macchia marrone, al ritmo di un uovo ogni 36 ore. In caso di distruzione la femmina può
provvedere ad una covata di sostituzione.
67
Dopo la deposizione dell’ultimo uovo, la femmina cova per 27 giorni circa. Lascia il nido da una a
cinque volte al giorno, preferibilmente al mattino, a metà giornata e alla sera, dopo averlo
ricoperto. Queste brevi pause le consentono di alimentarsi, di spollinarsi e espellere le fatte giganti
della cova. Le schiuse si distribuiscono su cinque settimane circa. Il picco è situato generalmente
tra fine giugno e inizio luglio. I pulcini nidifughi lasciano il nido nell’arco di 24 ore e sono accuditi
solo dalla femmina.
Habitat
Tipico abitante della media montagna,
predilige le foreste di conifere mature e
non eccessivamente chiuse, pure o miste
a latifoglie, così come le faggete
mescolate alle conifere. Le foreste abitate
dal Gallo cedrone presentano tutte le
stessa caratteristica: sono poco
frammentate e notevolmente estese
(migliaia di ettari). La copertura delle
grandi piante arboree non supera in
media il 60-70% del totale. La struttura
verticale ed orizzontale è diversificata con
numerosi spazi aperti dove si sviluppa un
sottobosco ricco e denso. Esse
presentano un piano arbustivo di almeno
30 cm di altezza dominato dal mirtillo e
ripartito su ampie superfici che
comprendono almeno il 30 % della
superficie.
In primavera le parate si svolgono in luoghi diversi: torbiere, radure, corridoi di valanga, fascia
superiore del bosco, ma sempre situati al centro dei migliori settori di svernamento dei galli e dei
68
quartieri di nidificazione delle femmine. Dopo l’accoppiamento, queste ultime scelgono spesso il
riparo di un ramo o di un cespuglio per costruire il loro nido. Le distese di rododendro e di mirtillo,
le giovani conifere e gli spazi a rapido scioglimento della neve dove il ricaccio della vegetazione è
precoce sono i siti più ricercati per la nidificazione. In estate, la gallina insieme ai giovani, occupa le
zone ricche di sottobosco che ospitano numerosi insetti. È possibile trovare delle nidiate fuori dalla
foresta nelle grandi radure o nelle fascie di transizione con il bosco. Gli adulti frequentano
volentieri delle zone boscate più chiuse che assicurano protezione durante la muta. In inverno, con
la neve che ricopre il suolo, vive sugli alberi: pino silvestre, pino uncinato, o abete sono scelti per
nutrirsi, faggio e acero per riposarsi e passare la notte. I punti dominanti sono preferiti per ragioni
di visibilità e sicurezza. Specialmente in inverno, economizza energia limitando gli spostamenti.
69
Alimentazione
L’adulto si nutre essenzialmente di vegetali. La dieta varia nel corso delle stagioni. Da novembre ad
aprile è quasi esclusivamente costituita da aghi di conifere: pino silvestre, pino uncinato, abete,
ginepro, che l’uccello riesce ad assimilare grazie al grande sviluppo di ciechi. In primavera, con
l’accresciuto fabbisogno energetico legato alla riproduzione, sono ricercati alimenti ricchi di
proteine: boccioli di faggio, di mirtillo, di salice e di betulla, infiorescenze e ricacci di piante
erbacee. Il regime alimentare si diversifica da giugno a settembre con il consumo di circa 150
piante erbacee differenti, a seconda della disponibilità, di mirtillo, lampone, sorbo. Questa
alimentazione molto ricca gli consente di mutare il piumaggio. L’alimentazione autunnale
costituisce la transizione con la dieta invernale.
Il pulcino fino all’età di 4 settimane consuma principalmente piccoli invertebrati e pochi vegetali.
La componente proteica molto abbondante, consente al giovane maschio di moltiplicare per cento
il suo peso in soli tre mesi di tempo. La quantità di insetti diminuisce progressivamente fino all’età
di 10-11 settimane. La dieta autunnale dei giovani si avvicina a quella degli adulti.
Comportamento
Per compiere il suo ciclo biologico annuale, il
cedrone utilizza uno spazio vitale di 50-100 ha.
Per il maschio, una piccola parte di questa
superficie (meno di 2 ettari) costituisce il
territorio difeso in periodo di riproduzione. A
questo sito il gallo rimarrà fedele tutta la sua
vita. I maschi giovani occupano le aree
periferiche lasciate vacanti dai maschi
dominanti. Anche le femmine presentano la
stessa fedeltà alle arene e ai territori di
nidificazione. Esse le occupano prima degli
accoppiamenti e le difendono dalle congeneri.
70
Gli spazi vitali si distribuiscono a raggio intorno
ad un’arena di canto. A condizione che siano
sufficientemente estesi, sono necessari da 100 a
500 kmq affinchè una colonia vitale possa
mantenersi nel tempo. La popolazione di un
massiccio forestale è così costituita da diverse
sotto popolazioni autonome. Questa
organizzazione può presentarsi più o meno
modificata in funzione della topografia, della
struttura della vegetazione e della densità di
popolazione oltre che da disturbi esterni di vario
genere. La vocazionalità del territorio determina
per gran parte gli effettivi della sotto-
popolazione. 250-1000 ha di habitat favorevole
sono necessari alla presenza di un’arena di
canto.
Abitudini comportamentali
Dalla fine delle parate all’inizio dell’autunno i galli vivono soli o in piccoli gruppi, lontano dalle
femmine e dai nidiacei. Spesso ritornano nel luogo della loro nascita, a volte distante diversi
chilometri dall’arena di canto. Le femmine con i pulli rimangono in estate nei paraggi del nido su
una superficie ridotta della grandezza di 10-15 ha. Le altre femmine vivono in piccoli gruppi
instabili. All’età di 8-14 settimane i piccoli si separano dalla madre. In questo momento si spostano
molto. Sono le giovani femmine a disperdersi su distanze più ragguardevoli, a volte a molti
chilometri dal luogo natio. È in autunno che si possono osservare raggruppamenti temporanei
misti o monosessuali, che possono raggiungere occasionalmente 25 individui. Non è raro che
qualche maschio canti sull’arena in questa stagione.
Verso fine novembre maschi e femmine raggiungono il sito di svernamento. Rimarranno soli i
primi e in piccoli gruppi le seconde, rimanendo per l’80% del loro tempo posati sugli alberi.
Attività giornaliera
Attivo soprattutto all’inizio e a fine giornata, lascia all’alba il suo posatoio per cercare il cibo. Una
volta sazio resta nascosto nel sottobosco o nei cespugli, sotto rami bassi oppure di nuovo su un
ramo. In piena stagione i maschi iniziano a cantare un’ora prima del sorgere del sole e possono
rimanere sull’arena da 1 a 8 ore a seconda delle condizioni meteorologiche, del numero di
congeneri, della presenza o assenza di femmine. Il canto riprende la sera ma per un periodo più
breve.
Dinamica di popolazione
La demografia di queste popolazioni è caratterizzata, comparativamente a quella degli altri
galliformi europei, da una migliore sopravvivenza degli adulti ma da un più debole successo
riproduttivo.
71
Indice riproduttivo
Le cause principali di mortalità nei pulcini sono la predazione e le intemperie. Solo il 20-25% dei
giovani raggiunge l’età di sei mesi e il 10-20% quella di un anno.
72
Monitoraggio delle popolazioni
Tendenza degli effettivi
L’evoluzione degli effettivi di una popolazione può essere apprezzata con il numero dei maschi
territoriali che viene determinato con censimenti sulle arene di canto realizzati nel corso delle due
settimane centrali del mese di maggio. Uno o più operatori si posizionano su ogni arena cercando
di contattare il più grande numero di maschi. Gli operatori devono essere molto cauti nel non
disturbare gli uccelli.
Indice riproduttivo
Stimato in agosto con cani da ferma, prima della dispersione dei giovani, può essere effettuato
anche con battute a rastrello su ampie superfici. Questa tecnica è utilizzata su superfici poco
accidentate e omogenee. Nei comprensori dove la specie è ancora cacciata, il rapporto giovani
adulti nei carnieri fornisce una stima a posteriori del successo riproduttivo.
Conservare o restaurare le foreste favorevoli al cedrone significa fissarsi tre obiettivi: tendere
verso un copertura della componente arborea non superiore al 75%, favorire uno sviluppo
importante del sottobosco e dello strato erbaceo su almeno il 30% della superficie, creare una
diversità nella componente vegetazionale operando su particelle omogenee inferiori ad un ettaro.
Inoltre la presenza di conifere appetite in inverno è oltremodo importante anche in piccole
quantità (almeno 1-2 % della superficie).
73
Limitare i disturbi
I disturbi ripetuti nel tempo sono estremamente negativi per questa specie. I periodi più sensibili
sono l’inverno, il periodo delle parate e il periodo di cova. Il ripetersi degli involi e lo stress dato dal
disturbo rendono gli animali più deboli quindi più soggetti alla predazione. Anche le femmine che
sono disturbate e quindi costrette a lasciare il loro nido senza averlo ricoperto, rendono le uova
più visibili ai predatori. Interi quartieri troppo disturbati dalle attività umane sono stati
completamente abbandonati. La costruzione di strade forestali e lo sviluppo di numerose attività
ricreative (sci di fondo, ciaspole, mountain bike, escursionismo ecc) hanno creato l’effetto di una
elevata frequentazione del suo habitat in ogni stagione dell’anno. Appare fondamentale quindi
limitare l’accesso dei veicoli a motore al solo personale di servizio. Nessuna strada o infrastruttura
realizzata in ambiente forestale dovrebbe essere realizzata senza uno studio di impatto sulla
specie.
Questo fenomeno non colpisce solo i maschi, perché qualche caso di femmina dal comportamento
anomalo è stato registrato. Esse si mettono in posizione di accoppiamento in presenza dell’uomo.
Compaiono vicino alle abitazioni nel periodo delle parate e possono ripetere questo
atteggiamento negli anni successivi specialmente nel periodo delle parate. Queste femmine
74
presentano degli abbozzi di caruncole sopra gli occhi che ricordano quelle del maschio. Le
raccomandazioni in caso di contatto con uno di questi esemplari sono di non avvicinarsi agli uccelli
e proseguire per la propria strada, non alimentare gli animali, non pubblicizzare l’evento e
segnalare alla stazione forestale il caso.
75
-Rilevamenti biometrici e
capitolo 8
valutazione degli indici cinegetici dei capi
abbattuti- Testi e immagini di Luca Rotelli
tratto da: OSSERVATORIO REGIONALE SULLA FAUNA SELVATICA. Istituto per le piante da legno e l’ambiente (IPLA). 2007.
Valutazione e rilievi biometrici della fauna selvatica. Ungulati, galliformi alpini e lepre variabile. Regione Piemonte.
GALLIFORMI
MATERIALE NECESSARIO PER LA CORRETTA RACCOLTA DEI DATI BIOMETRICI
Per la corretta raccolta dei dati biometrici dei capi prelevati, ogni centro di controllo deve disporre
di una attrezzatura minima di base, costituita dai seguenti strumenti:
76
LA RACCOLTA DEI DATI BIOMETRICI NEI GALLIFORMI ALPINI
Nel caso dei galliformi alpini, per convenzione i dati biometrici vengono raccolti sul lato destro del
corpo, a meno che non vi siano traumi evidenti dovuti al colpo (mancanza di alcune penne, fratture
delle parti del corpo da misurare). In questo caso le misurazioni possono essere prese sul lato
sinistro.
I dati da raccogliere sono i seguenti:
• sesso ;
• età ; in tutte e tre le specie di galliformi alpini oggetto di prelievo venatorio è possibile
distinguere solamente tra due classi d’età: classe dei giovani , costituita da individui nati
nell’anno in corso. Si tratta pertanto di esemplari che in autunno hanno circa 3-4 mesi di
vita, essendo nati tra giugno e luglio; classe degli adulti, costituita da individui nati negli
anni precedenti. In questo caso si tratta di esemplari che in autunno hanno almeno 15-16
mesi di vita. Per gli individui adulti delle tre specie di galliformi alpini non è possibile fare
nessun’altra distinzione di età, né in base all’analisi morfologica esterna, né in base a quella
interna;
• lunghezza del becco , misurata come distanza tra l’estremità prossimale della narice e la
punta del becco stesso.
77
FAGIANO DI MONTE
DETERMINAZIONE DELL’ETA’
Nel corso della prima estate, durante la muta post-giovanile, le otto remiganti primarie (RP)
più interne dei giovani vengono cambiate (in giallo in Fig. 1 ), mentre le due più esterne (RP9 e
RP10) permangono fino alla muta dell’estate successiva (in giallo barrato in Fig. 1 ). La forma e la
colorazione di queste due penne, permettono, in periodo di caccia, di distinguere il giovane
dell’anno dall’adulto
Sviluppo della muta dell’ala nel fagiano di monte . I pallini mostrano le penne da cui
inizia il cambio delle remiganti. La muta delle remiganti primarie (in giallo) comincia da quella
più interna (1), per concludersi con quella più esterna (10). Nelle remiganti secondarie (in
arancio), i punti di partenza della muta sono due. La muta comincia dalla terza remigante
secondaria (3) per procedere verso il corpo. Insieme con la decima remigante secondaria (10),
cade anche la seconda (2), che rappresenta il secondo punto di partenza della muta, mentre la
prima remigante secondaria (1) viene cambiata insieme con la quattordicesima (14). In rosso è
evidenziata l’alula. Modificato da Glutz et al. (1973)
78
Muta dell’ala
79
FAGIANO DI MONTE
80
Misurazione della prima remigante primaria
81
MISURAZIONI
Lunghezza totale
82
Lunghezza dell’ala
10
11
83
Lunghezza della timoniera esterna
12
13
84
14
Lunghezza della timoniera
interna
15
Lunghezza del tarso
Peso
85
PERNICE BIANCA
DETERMINAZIONE DELL’ETA’
Alla nascita l’ala del pulcino conta solo sette remiganti primarie, a cui
se ne aggiunge un’ottava alcuni giorni dopo.
Le otto remiganti primarie dell’abito giovanile, di colore brunastro, sono
rimpiazzate progressivamente nel corso dell’estate e dell’autunno dalle
remiganti dell’abito post-giovanile, di colore bianco. La sostituzione di
quella più esterna si verifica verso il 50° giorno d’età. Nel frattempo
all’estremità dell’ala si sviluppano altre due remiganti primarie bianche,
la nona e la decima, che permangono fino alla muta dell’estate
successiva.
86
1
Nella maggior parte dei casi le remiganti
primarie degli adulti sono bianche, in
caso contrario la colorazione scura della
RP9 è minore o uguale a quella della RP8
(Fig. 1 ).
2 3
87
Esame della Borsa di Fabrizio
SESSO
88
MISURAZION
Lunghezza totale
Lunghezza dell’ala
89
Lunghezza della timoniera esterna
8
Espressa in millimetri, misurata
inserendo il fermaglio del righello
tra la timoniera più esterna (T7)
e la penultima timoniera (T6),
avendo cura di appoggiarlo bene
nel punto in cui il calamo fuo-
riesce dalla pelle (Fig. 8 ). Nella
Pernice bianca le timoniere sono
tipicamente 14, ma in alcuni casi
è possibile contarne fino a 16.
10
Peso
Espresso in grammi e approssimato alla precisione minima della
bilancia. Indicare sempre se il peso è riferito all’esemplare intero
oppure eviscerato.
90
COTURNICE
DETERMINAZIONE DELL’ETA’
91
Alectoris graeca
Muta dell’ala
92
4
93
SESSO
8a
94
MISURAZIONI
Lunghezza totale
Lunghezza dell’ala 10
Espressa in millimetri,
misurata come distanza che
intercorre tra l’articolazione
carpale (estremo dell’ala
piegata, Fig. 10 ) e la
punta della remigante più
lunga, tenendo l’ala in
posizione naturale sul corpo
dell’uccello.
95
Lunghezza della timoniera interna
Peso
Espresso in grammi e approssimato alla precisione minima della
bilancia. Indicare sempre se il peso è riferito all’esemplare intero
oppure eviscerato.
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99
Miglioramenti ambientali e
Capitolo 9 -
gestione degli habitat.
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Il sottocapitolo 12.1 - Alimentazione del cane - è stato gentilmente reso disponibile dal Prof. Pier
Paolo Mussa e Prof.ssa Liviana Prola del Dipartimento di Produzioni Animali, Epidemiologia ed
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