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ZOOLOGIA GENERALE RIASSUNTO

Organismo vivente caratterizzato da due processi:

1. Metabolismo: energia, alimenti e ossigeno


2. Riciclo

L’autoconservazione è divisa in 3 grandi aspetti:

1. Il controllo dell’equilibrio interno


2. La riproduzione
3. Adattamento

Struttura vivente à in grado di metabolizzare e di riprodursi nel tempo.

Animale caratterizzato da:

- Eterotrofia
- Mobilità
- Forma ben definita
- Superficie compatta

Funzioni e strutture coinvolte:

- Protezione
- Sostegno e movimento
- Nutrizione
- Respirazione
- Osmoregolazione ed escrezione
- Coordinamento
- Riproduzione

Concetto di Bauplan à gli organismi sono costruiti da qualcuno, sono delle macchine: devono avere delle
strutture che operano tutte insieme e sono perfettamente integrate. Caratteri identificativi:

- Scheletro
- Simmetria
- Paia di appendici
- Cavità corporea
- Segmentazione embrionale
- Metameria

SIMMETRIA

- Sferica
- Radiale à utile quando un organismo deve affrontare l’ambiente in tutte le direzioni
- Bilaterale à propria di quasi tutti gli animali. Piano sagittale. Concentra tutti gli organi di senso nella
parte anteriore

TRATTI ALIMENTARI

- Radiati à digerente incompleto. Bocca e ano separati.


- Bilateri à digerente completo a forma di tubo. Bocca e ano separati.

CAVITA’ CORPOREA à non comunica con l’esterno. Blastocele: prima cavità piena di liquido tra ecto ed endo.
Quando c’è mesoderma à organismi triblastici.
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- Acelomato à mesoderma riempie la cavità del blastocele
- Pseudocelomato à mesoderma non riempie tutto il blastocele
- Celomati à si crea una seconda cavità corporea: mesoderma con dentro il celoma (apparato
circolatorio).

METAMERIA E SCHELETRO

Metameria à elementi in serie tutti uguali. Diversa dalla segmentazione, riservata ai primi stadi di sviluppo.

Scheletro à idroscheletro: liquidi incomprimibili a pressioni fisiologiche. Rigidi: esoscheletro (conchiglia) ed


endoscheletro (vertebrati).

PIANI STRUTTURALI à costruzione di albero filogenetico. Rapporto di parentela basato su:

1. Numero di cellule
2. Tessuti
3. Simmetria
4. Cavità corporee (cavità corporee)

Ora questa classificazione è stata messa in dubbio, con lo studio a livello molecolare, tuttavia si utilizza ancora
una sistematica di questo tipo, poiché non si possono memorizzare tutti i geni, è meglio fare riferimento ai
caratteri morfologici.

RAPPORTO SUPERFICIE-VOLUME à importante per gli scambi per diffusione. Negli organismi più piccoli
questo rapporto è maggiore rispetto agli animali di dimensioni maggiori. Strategie:

Questa strategia ‘’coppetta a parete sottile’’ è tipico dei diblastici. Gli organismi possono contare sulla
diffusione se mantengono una dimensione piccola e una forma molto sottile. Ogni cellula è abbastanza vicina
all’esterno da ricevere per diffusione ciò che necessita. Lo stesso si può ottenere con un corpo cilindrico
sottile con lunghezza anche di un metro. Se l’organismo cresce molto, non basta diventare lunghi, perché sei
molto fragile. La maggior parte degli organismi usa un’altra strategia, invaginandosi ripetutamente su sé
stesso.

I batteri sono ancora gli organismi con maggior successo nel pianeta.

COMPLESSITA’ à più un organismo è grande, più necessita di complessità negli organi interni.

NUTRIZIONE à processo che consente la conservazione, l’omeostasi, la reintegrazione delle perdite di


materiale ed energia, l’accrescimento e lo sviluppo dell’organismo.

L’alimentazione è il momento della nutrizione che corrisponde al procurarsi, ingerire e assimilare i nutrienti.

Gli organismi animali sono tutti chemioautotrofi.

Molti animali presentano dei simbionti à forniscono tutti i composti organici di cui necessita l’organismo
animale, con funzione molto simile a quella dei produttori primari.

Distinguiamo produttori primari e consumatori, in generale gli animali sono consumatori e i meccanismi con
cui l’alimento viene acquisito.

Fasi della nutrizione:

- Fame
- Strategia (ricerca, individuazione, inseguimento, cattura)
- Ingerisce
- Digerisce
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- Assimilazione: accumulo o mantenimento
- Egestione o defecazione

Catena alimentare à in mare è complicata (produttori primari: dimensioni del micron fino ad arrivare ad
animali colossali), sulla terra i produttori primari sono già molto grandi (piante à erbivori à carnivori).

Le catene descrivono molto parzialmente quello che avviene, sarebbe meglio parlare di rete trofica: un
singolo produttore primario costituisce cibo per molti organismi e molti organismi si nutrono di diversi tipi di
alimenti, si forma una rete piuttosto complessa.

La maggior parte degli organismi andrebbe classificata per onnivori: Monofagi, Oligofagi e Polifagi

In base alle strategie messe in atto per ottenere l’alimento distinguiamo:

- Macrofagi
- Microfagi (dieta poco sostanziosa, metabolismo lento, animali sessili)

Microfagi:

- Detritivori à si nutrono di detriti. In mare tutti i produttori primari sono in alto dove arriva la luce
del sole, più si va in basso, peggiore è la qualità del cibo (scarti). Efficienza bassissima. Si nutrono di
batteri che si stanno nutrendo di detriti. Hanno ciglia per trasportare l’alimento verso la bocca. Muco
per compattare le particelle. Fondali incoerenti sabbiosi.
- Sospensivori à si nutrono di particelle sospese nella colonna d’acqua. Sono dotati di strutture con
ampie superficie che fungono da rete. Presentano organi microcigliati e muco per raccogliere le
particelle. Organismi con ciglia à vorticatori (microvortici per risucchiare il cibo). Presentano cordoni
mucosi. Appendici muscolarizzate (crostacei). Comprendono organismi filtratori (balene). Fondali
duri rocciosi (detrito intasa i filtri).

Macrofagi: Predatori

Anche gli erbivori lo sono. Solitamente dotati di strutture che gli permettono di avere la meglio sulla preda.

1. Inseguitori (velocità)
2. Cercatori (recettori), tutti gli animali possiedono dei chemiocettori
3. Pascolatori e brucatori: differenza ecologica à il brucatore elimina del tutto la pianta, i pascolatori
à solo una parte (si muovono in gruppo).

Alcuni predatori specializzati utilizzano anche: tentacoli, strutture adesive (ctenofori), trappole (ragni) o
mimetismo criptico.

ERBIVORI à compaiono tardi e sono pochissimi. Dieta difficile, poiché povera di proteine à no struttura
muscolare à no caccia. Inoltre, molte piante sono tossiche, strategia: simbionti per digerire ciò che non sono
in grado di digerire.

Il valore biologico di un alimento dipende dai nutrienti essenziali per ogni organismo, che dipendono da
specie a specie.

Preferenze alimentari: alcuni animali hanno delle preferenze in base alla situazione à si adattano.

DIGESTIONE à possiamo avere:

- Intracellulare: organismi unicellulari tramite vacuoli alimentari che scindono le particelle.


- Incompleta: bocca e ano uguali.
- Completa: bocca davanti e ano dietro

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Differenza:

- La digestione incompleta è una digestione mista, una parte è extracellulare e una parte intracellulare.
Non posso specializzare le varie parti, se mangio continuamente si continua a mischiare cibo trattato
e non trattato.
- La digestione completa è sempre extracellulare e avviene grazie ad enzimi. Possono specilizzarsi le
varie parti.

La digestione endocellulare comporta:

- Endocitosi in fase fluida o aspecifica (secondo gradiente)


- Endocitosi mediata da recettori o specifica (contro gradiente)
- Fagocitosi

DIGERENTE COMPLETO

La bocca sta davanti nei bilateri, sta sotto nei platelminti. Passaggio unidirezionale à si instaurano
specializzazioni. Non tutte sono presenti in tutti gli animali. Solitamente dopo una bocca, c’è il faringe, un
esofago, l’ingluvie (a volte) che è uno stomaco non muscolarizzato che funge come deposito, uno stomaco,
al quale seguono le ghiandole come pancreas, poi intestino e retto. A livello del retto c’è l’assorbimento
dell’acqua che compatta le feci, perché feci troppo liquide rischiano di essere re-ingerite.

Strutture extra:

- Proboscide: non contiene la bocca


- Introverto: contiene la bocca

DIGESTIONE MECCANICA:

- Vertebrati à denti
- Ricci di mare à lanterna di Aristotele
- Rotiferi à mastax

DIGESTIONE CHIMICA: Avviene essenzialmente nello stomaco e nella prima parte del tenue grazie ad enzimi
(endo ed esopeptidasi).

Assorbimento à gli organismi piccoli hanno un adeguato rapporto superficie volume ed è essenzialmente
un tubo come nei vermi.

APPARATO DIGERENTE à relazione tra la morfologia del digerente e la dieta

- Insetti à intestino semplice e corto


- Erbivori ruminanti à digestione ad opera del simbionte, digerente lungo e digestione lenta
- Erbivori non ruminanti hanno due strategie: diventano giganteschi (cavalli, tapiri, rinoceronte…)
oppure utilizzano la cecotrofia, mangiano le proprie feci, così fanno due volte il circuito, poiché il
ceco è già alla fine del tenue, quindi si ha solo assorbimento dell’acqua, con un altro giro possono
essere assorbite anche le altre sostanze.

TERMOREGOLAZIONE, REGOLAZIONE E CIRCOLAZIONE

Dal punto di vista termodinamico gli organismi possono essere:

- Termoconformi: adattano la temperatura corporea a quella dell’ambiente,


- Termoregolatori: temperatura corporea, indipendentemente da quella dell’ambiente,
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- Pecilotermi: temperatura che varia,
- Omeotermi: temperatura costante

I termini più appropriati sarebbero:

- Ectotermi
- Endotermi
- Eterotermi

Succede che quando fa freddo, il metabolismo è alto per mantenere la temperatura di esercizio. Man mano
che la temperatura aumenta, il metabolismo, per mantenere questa temperatura, non varia. Si arriva ad un
punto in cui il metabolismo non cambia: metabolismo basale.

ETEROTERMI à non variano temperatura nel tempo, ma nello spazio. Di solito lo sono i pesci: hanno degli
enzimi che funzionano bene a tutte le temperature. Possiedono le branchie: il sangue che passa dalle
branchie si raffredda tantissimo à l’acqua fredda rimane all’interno del corpo e raffredda anche i muscoli
durante la loro attività. I tonni hanno inventato meccanismo controcorrente: riscaldano il sangue attraverso
muscoli rossi altamente attivi: così non viene disperso troppo calore.

OMEOTERMI à lo sono i mammiferi, in acqua vanno in ipotermia: per questo hanno uno strato di grasso
isolante. Le branchie per un omeotermo sarebbero inutilizzabili perché si raffreddano troppo: hanno i
polmoni.

In fine c’è la gigantotermia, un organismo grande trattiene calore proprio perché ha poca superficie rispetto
al volume. Sono colossali i mammiferi perché sono omeotermi, se avessero tanta superficie esposta
morirebbero.

METABOLISMO E DIMENSIONI: LEGGE DI KLIBER à Tasso metabolico=70x massa corporea x 0.75. Se


confrontiamo la produzione di calore con la massa corporea, la pendenza è a 0,75 à tanto più è grande
l’organismo, tanto più il metabolismo è rallentato. Un organismo più grande perderà molto meno calore di
un organismo piccolo sempre per il rapporto superficie volume. La pendenza delle rette è sempre la stessa.

RESPIRAZIONE: la respirazione vera è quella cellulare, attraverso la combustione gli elementi, assunti con la
dieta possono bruciare e produrre energia. Compiti diversi a seconda dell’elemento:

- lipidi à deposito
- carboidrati à energia veloce
- proteine à per strutturare

In generale gli organismi possono assumere ossigeno e anidride carbonica tramite un semplice processo di
diffusione. Organismi sufficientemente piccoli o con metabolismo basso possono fare solo respirazione
cutanea, per diffusione. Quando il metabolismo cresce abbiamo bisogno di organi respiratori più complessi
come branchie, polmoni o trachee. Tutti gli organi, tranne le trachee sono vascolarizzati.

BRANCHIE:

L’acqua è molto più densa e viscosa dell’ariaà diffusione molto più lenta. La concentrazione di O2 è molto
più bassa rispetto all’aria. Una branchia è un organismo con ampia superficie e riccamente vascolarizzato.

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Negli organismi grandi le branchie sono interne, poste dentro camere branchiali (non sarebbero protette e
bloccherebbero la riproduzione).

Se si fa passare poca acqua si crea uno strato anossico à bisogna creare una ventilazione, grazie a delle ciglia
che continuano a muovere l’acqua.

Gli epiteli respiratori sono bagnati non perché questo favorisce la respirazione (anzi la riduce), ma perché
sono formati da cellule vive. Anche nelle branchie troviamo gli scambi controcorrente, l’acqua scorre in una
direzione, il sangue nell’altro. Lo scambio concorrente è molto raro.

Perché un pesce portato all’asciutto muore? Non perché ha poco ossigeno a disposizione, ma perché la
tensione superficiale è talmente elevata che le lamelle delle branchie si appiccicano.

POLMONI:

Sono generalmente sacciformi, hanno una grande superficie interna e una piccola apertura con l’esterno.
L’apertura deve essere piccola perché dentro il sacco rimane molta umidità e se così non fosse perderebbe
troppo vapore d’acqua.

- Ragni à polmoni a libro che derivano dalle branchie


- Vertebrati à polmoni più complessi con poca superficie di scambio
- Rettili e uccelli à polmoni complicati costituiti da tantissimi alveoli. Quando si sgonfiano rischiano di
appiccicarsi à c’è un solfante che li tiene idratati

TRACHEE

Negli insetti c’è un sistema di invaginazioni dicotomiche di tubicini che si ramificano che comunicano con
l’esterno tramite delle aperture dette ostri. Funziona bene questo sistema di diffusione rapida solo per
organismi davvero piccoli. Si chiamano trachee perché per evitare che collassino hanno degli anelli di chitina.

Funzionano poiché gli insetti sono piccoli à questa fittissima rete di trachee riesce ad arrivare ad ogni singola
cellula.

Pigmenti respiratori (trasportano O2 molto più efficientemente):

- Pirrolici porfirinici: emoglobina e clorocruorina (negli anellidi)


- Pigmenti senza eme: emeritrina (ferro) ed emocianina (rame)

APPARATO CIRCOLATORIO

Molte funzioni come: respirazione, nutrizione ed escrezione. Non tutti lo hanno. Nel caso di un vero apparato
circolatorio, dotato di una pompa distinguiamo:

- Apparato aperto à cuore, arterie, arteriole, venule e vene: MAI CAPILLARI.


- Apparato chiuso à arterie, arteriole, capillari, venule e vene. Flusso unidirezionale.

La pompa può essere o un cuore camerato o tubulare. Come compartimenti corporei distinguiamo acelomati,
pseudocelomati e celomati.

La linfa è tipica del mesoderma. L’elasticità del derma esiste poiché è come se fosse una spugna piena di
acqua, che in realtà ha liquido interstiziale.
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- Pseudocelomati à linfa nel mesoderma.
- Celomati à linfa nel celoma, libera quindi in una cavità corporea. Denotiamo sangue (plasma più
concentrato della linfa). Scambio tra compartimenti continuo.

L’emocele è un sinonimo di vascolare aperto, all’interno del circolatorio aperto troviamo l’emolinfa. Quando
il sangue fluisce nel vascolare, all’inizio c’è una forte pressione idrostatica (siamo vicino al cuore), quando si
avvicina, grazie a questa pressione, il liquido tende a defluire all’esterno. Una parte del plasma diventa linfa.
Proseguendo il percorso la pressione idrostatica cala, in compenso prende vigore la pressione osmotica.
Questo continuo scambio ha un’utilità che permette di secernere cataboliti e riprendere sostanze importanti,
dipende dalla parete se è permeabile o impermeabile.

SISTEMA VASCOLARE E CELOMA

1. Codominanza à i sistemi si specializzano e si dividono le funzioni.


2. Dominanza vascolare à gran parte del corpo viene invasa dall’emocele, celoma con funzione
residuale.
3. Dominanza celomatica à vascolare piccolo e il celoma si espande anche in più compartimenti

Negli invertebrati il circolatorio non ha una parete propria, mentre nei vertebrati c’è un vero e proprio
endotelio. La velocità del sangue crolla nei punti in cui deve avvenire lo scambio.
Il cuore dove il sangue passa in continuazione non è irrorato direttamente nei ventricoli, ma grazie a delle
arterie, le coronarie.
La pressione è altalenante nel cuore grazie al battito ed è smorzata dall’elasticità delle arterie.

ESCREZIONE E OSMOREGOLAZIONE

L’escrezione consiste nell’allontanare le sostanze tossiche che vengono prodotte durante il metabolismo,
in particolare nel catabolismo, che è la fase distruttiva. I principali cataboliti sono quelli azotati. È un processo
di rimozione dei rifiuti. In generale ha 3 meccanismi distinti: filtrazione, secrezione e assorbimento.

L’ultrafiltrato viene passato dall’ampolla a un tubulo in cui avvengono altri due processi: secrezione e
riassorbimento à partiamo da un’urina primaria a un’urina finale.

L’ultrafiltrazione riguarda solo le dimensioni, mentre nel processo di riassorbimento è selettivo à le


componenti importanti vengono recuperate.

La secrezione attiva costa energia, quindi va limitata notevolmente. Ci sono dei reni che non hanno la
filtrazione e fanno solo la secrezione, però la secrezione è un problema perché potenzialmente l’organismo
viene in contatto con moltissime sostanze tossiche. metaAl termine di questi processi avremo l’urina finale.
Non sempre ci sono degli organi escretori, perché i meccanismi possono avvenire per diffusione cutanea.

La maggior parte degli animali hanno reni a filtrazione e a secrezione (no ultrafiltrazione).

- I reni a filtrazione si dividono in protonefridi (acelomati e pseudocelomati) e metanefridi (celomati).


- I reni a secrezione hanno dei tubuli malpighiani che funzionano solo per secrezione attiva, tipica degli
insetti.

- AMMONIOTELICI à producono ammonio. I cataboliti azotati si formano per la degradazione degli


amminoacidi. Quando l’amminoacido viene smontato si trasforma in un cheto acido e ammoniaca.
L’ammoniaca è estremamente tossica, quindi va eliminata rapidamente. L’ammoniaca diventa

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ammonio facilmente, perché è molto solubile per essere eliminata; infatti, gli organismi acquatici
eliminano direttamente ammoniaca. Si parla di ammoniotelica.
- URICOTELICI à producono acido urico. Sono uccelli, rettili e insetti. Organismi che non hanno tanta
acqua (uccelli) producono purine come la guanina, questa viene processata e viene prodotto acido
urico, una pastella bianca come gli escrementi di uccello. Altri hanno una coacla à l’ultimo tratto del
digerente e dell’escretore sboccano in un’unica cavità
- UREOTELICI à producono urea. Sono i lombrichi e i mammiferi. L’urea è molto meno tossica
dell’ammoniaca, è solubile, ma non ha bisogno di tantissima acqua. L’ammoniaca ha un solo azoto,
l’urea ne ha due, le purine ne hanno quattro. I mammiferi sono gli unici a concentrare urea, ma solo
fino a un certo punto, in pratica ci accorgiamo che il mammifero per eliminare un grammo di urea
richiede circa 60ml di acqua, un uccello per eliminare un grammo di acido urico richiede tra 1,5/3 ml
di acqua perché può concentrarlo molto di più. In funzione dei grammi di azoto un uccello richiede
circa 25/50 volte meno acqua di un mammifero. In percentuale sono presenti però anche altri
cataboliti.

ORGANI ESCRETORI

Sono sempre anche osmoregolatori, ad esempio i vacuoli contrattili degli unicellulari (pompe per espellere
l’acqua), li hanno anche le spugne.

- PROTONEFRIDI/CELLULA A FIAMMA: è presente nei platelminti. È formato da due tubuli molto


ramificati che si estendono per tutto il corpo. Il liquido entra nel sistema attraverso cellule a fiamma,
scorre nei tubuli e viene espulso sulle superficie corporea attraverso pori. La cellula a fiamma coi
flagelli crea una pressione negativa che attira il liquido. Nel tubulo vengono riassorbiti alcuni ioni e
molecole. Il protonefridio è un sistema chiuso à i tubuli sono a fondo cieco. È tipico di animali
parenchimatosi senza cuore e circolatorio.
- METANEFRIDIO: sistema aperto. Posseduto da celomati come anellidi e molluschi. È più evoluto del
protonefridio per due importanti caratteristiche: è aperto, il fluido penetra nel tubo attraverso
un’apertura, il nefrostoma, inoltre è circondato da una rete di vasi sanguigni che aiutano nella
formazione dell’urina à si recuperano sostanze utili e vengono aggiunte sostanze di rifiuto. Il
lombrico ha due vasi una superiore e uno inferiore. L’epitelio celomatico che riveste il vaso dorsale
è particolare: è formato da cellule definite podociti. Il plasma viene ultrafiltrato perché il cuore crea
una pressione idrostatica, quindi una parte viene filtrato e finisce all’interno del celoma. Il liquido
celomatico in questo caso dal punto dell’escrezione può essere considerato un’urina primaria. Li
hanno i celomati dotati di cuore.

RENE DEI VERTEBRATI: Il nefrone è composto dall’arteriole, il glomerulo e la capsula di Bowman. Il liquido
celomatico viene poi mandato al tubulo nefidale e poi eliminato. Tre modelli:

1. PROTONEFRO à composto da una serie di nefroni che pescano nella cavità pericardica
2. MESONEFRO à tipico di pesci e anfibi, perde ogni contatto con il celoma. È un grosso rene
metamerico.
3. METANEFRO à negli amnioti (rettili e mammiferi), prende contatto con il vecchio dotto escretore
molto posteriormente. Nel maschio questo dotto che un tempo serviva per il mesonefro, rimane
come dotto genitale. Il testicolo ha dei canali che trasportano gli spermatozoi e formano l’epididimo.

TUBULI MALPIGHIANI à reni a secrezione, tipico degli insetti. Sono dei diverticoli a fondo cieco che pescano
all’interno dell’emocele e sboccano a livello dell’intestino. Una delle funzioni tipiche del retto è il
riassorbimento dell’acqua, l’acqua viene riassorbita quasi integralmente che poi viene mescolata alle feci.

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INTERVALLI DI TOLLERANZA

In generale gli organismi possono essere suddivisi in base alla capacità di sopportare intervalli più o meno
ampi di parametri tipici di diverse condizioni ambientali. In generale si parla di organismi euriecie, se sono
specie che sopportano un ampio intervallo di variabilità, o stenoecie quelle che esigono valori stabili.

- Euriecie à specie che sopportano un ampio intervallo di variabilità


- Stenoecie à valori stabili
- Euritermi à sopportano intervalli di temperatura ampi
- Stenotermi à non sopportano intervalli ampi
- Eurialini à sopportano alti livelli di salinità
- Stenoalini à sopportano determinati valori di salinità
- Uriosmotiche à
- Stenosmotiche
- Eurifotiche
- Stenofotiche

Gli animali possono essere conformi o regolatori:

- Conforme à varierà i parametri interni in funzione dei parametri esterni


- Regolatore à avrà un valore di parametro interno costante a prescindere da ciò che può succedere
all’esterno.

Un tipico conforme per gran parte dell’intervallo si comporta da conforme, ma a livelli estremi del range si
deve regolare.
Generalmente gli organismi piccoli a corpo molle sono conformi perché se sono piccoli non riescono a
regolare, perché avrebbero troppa superficie da controllare, in alcuni casi possono ‘’evitare’’. L’evitamento
può essere spaziale o temporale, quindi si nascondono in un microhabitat che abbia valori meno estremi.

Osmo-regolatori e osmo-confromi à specie:


Bivalvi: conformi perfetti.
Crostacei: abbastanza regolatori.
Scimmie di mare: iper-regolatori.
Pesce marina: regolatori estremi.

CONCENTRAZIONE DEI FLUIDI CORPOREI: Sostanzialmente hanno la stessa concentrazione dell’acqua di


mare, un’eccezione è legata al solfato: alcuni organismi hanno una concentrazione molto più bassa rispetto
a quella dell’ambiente esterno, ciò è legato al galleggiamento, i solfati sono molto pesanti quindi li eliminano
e li sostituiscono con gli ioni cloruro per mantenere la stessa carica elettrica.

- Gli invertebrati di mare hanno la stessa concentrazione osmotica uguale all’acqua di mare, quasi tutti
iso-osmotici.
- Gli invertebrati d’acqua dolce hanno una concentrazione molto più bassa di quelli marini, ma molto
più alta dell’acqua dolce.

REGOLAZIONE DEL VOLUME CORPOREO

Gli organismi a corpo molle tendono ad essere dei conformi, quindi se esposti a un ambiente a minor
concentrazione osmotica, tendono ad incamerare acqua e cambiare volume continuamente, quelli che
possiedono un esoscheletro tendenzialmente sono regolatori e riescono a controllare l’entrata di acqua.

In generale tutti i vertebrati hanno una concentrazione abbastanza simile ad eccezione dei pesci cartilaginei.
Quelli che vivono in acqua dolce sono ipertonici, quelli che vivono in ambiente marino sono ipotonici.

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Un’altra caratteristica è la capacità di concentrare l’urina rispetto al sangue, solo i mammiferi sono in grado
di creare un’urina ipertonica, in ambiente marino è esotonica, in ambiente d’acqua dolce l’urina è molto
diluita perché di acqua nè penetra tanta.

In generale gli organismi che bevono l’acqua di mare, devono avere per forza delle strutture che eliminano
l’eccesso di sale. Queste strutture che eliminano i sali non le hanno tutti perché alcuni organismi dato che
entra tanta acqua non hanno bisogno di bere, oppure in caso di organismi deserticoli, di acqua non ce n’è
quindi utilizzano l’acqua metabolica. Le strutture per eliminare l’eccesso di sale, per esempio nei pesci
marini che bevono acqua di mare, sono le branchie. Le branchie servono per aumentare la superficie
respiratoria, ma possono anche eliminare l’eccesso di sale. Altri sali vengono eliminati tramite feci ed urine.
I pesci d’acqua dolce non bevono, perché di acqua ne passa già troppa attraverso il tegumento e l’acqua
entrando passivamente deve essere eliminata con urina molto diluita e i sali devono essere recuperarti
dall’alimentazione, dalle branchie e dall’urina.
Molti pesci invertono il metabolismo di acqua e sali, soprattutto nel caso in cui vengono a contatto con un
ambiente marino, questi si chiamano diadromi (trascorrono la vita in acqua dolce, ma la gioventù in mare
poiché gli ambienti di laguna e estuario sono molto ricchi). Nel momento in cui passano nell’acqua dolce
assorbono, nel mare espellono.

Molti pesci sono caratterizzati da un processo riproduttivo particolare: gli anadromi e i catadromi. Gli
anadromi sono quelli che si riproducono in acqua dolce e i catadromi in acqua marina (salgono e discendono
la corrente).

I sauropsidi sono i rettili e gli uccelli (gli uccelli sono dei rettili dal punto di vista sistematico), non hanno le
branchie, quindi, hanno delle ghiandole del sale molto efficienti, che funzionano con meccanismo
controcorrente: il sangue sale in una direzione e il fluido ricco di sali procede in direzione contraria, è un
meccanismo di secrezione. Le ghiandole del sale sono tipicamente poste nei pressi delle narici o nei pressi
dell’orbita. La concentrazione di sali in queste ghiandole può risultare più di sei volte la concentrazione
raggiunta dal rene. Nel caso degli uccelli di mare (che non sono marini in senso stretto), si nutrono di
invertebrati marini che sono molto ricchi di sale e quindi il sale in eccesso va smaltito.

Un altro aspetto è legato alla permeabilità della parete corporea. La superficie corporea è la parte più esposta
all’ambiente (tranne quelli con branchie), o un organismo ha la superficie impermeabile o in alcuni casi è
necessario ridurre la permeabilità corporea sia all’acqua che ai sali.

Un altro aspetto ancora è la tolleranza alla perdita d’acqua, l’uomo può perdere al massimo circa il 10% del
proprio peso in acqua, invece gli organismi deserticoli possono anche perdere il 60% di acqua. I chitoni che
vivono sugli scogli, si muovono molto poco e possono perdere fino al 75% di acqua. Ci sono organismi che
supportano perdite molto rilevanti, le alghe fino al 95%. I tenebrioni riescono a sopportare gli ambienti così
aridi perché dalle trachee dagli spiracoli esce un po’ di vapore d’acqua che però viene accumulato sotto le
ali, quindi si formano delle goccioline di acqua condensate che vengono riassorbite dal retto.

TEGUMENTO, SCHELETRO E LOCOMOZIONE

- Cellule epiteliali à presenza di una polarità apicale e basale. Sono caratterizzate da giunzioni cellulari
e possono avere diverse funzioni: quelle aderenti à funzione meccanica, quelle strette à funzione
isolante e giunzioni serrate, che sono tipiche degli invertebrati, hanno funzione di trasporto. Gran
parte possiedono un glicocalice il quale ha residui glucidici e ha funzione antigenica, oppure secerne
cuticole esterne.

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- Gli epiteli si fondono a dare dei sincizi à cellule distinte si fondono a dare una struttura polinucleata
(come le cellule muscolari). I plasmodi sono il processo opposto à cellule polinucleate che si
frammentano. Il sincizio è più protettivo dell’epitelio.

Nel complesso possiamo dire che si complica sempre di più il tegumento dall’epidermide mono stratificato
(invertebrati), il derma, strati muscolari (bilateri) e infine il peritoneo che circonda il celoma. Epitelio
pluristratificato (vertebrati)

Esistono diversi tipi di scheletri (funzione di sostegno, protezione e locomozione):

- Rigidi à endoscheletro ed esoscheletro. Quest’ultimi si dividono in:


1. Completi à comportano una perdita di contatto con l’esterno (conchiglie): può donare
protezione, ma non può offrire scambi per diffusione. Per quanto riguarda l’accrescimento sono
necessarie mute complete.
2. Incompleti à l’organismo può crescere nello spazio scoperto.
Esistono organismi che pur avendo un esoscheletro lo portano interno, come la lumaca o la
seppia, viceversa ci sono degli organismi che hanno l’endoscheletro talmente esterno che può
sembrare un esoscheletro come i ricci di mare.
- Flessibili à idroscheletro. Gli organismi hanno dimensioni limitate.

MINERALIZZAZIONE à di solito negli esoscheletri. Viene deposto del materiale all’interno o all’esterno
dell’organismo. Il processo avviene in due fasi: la cellula produce una matrice organica e una componente
inorganica, le depone e la componente inorganica viene assemblata e orientata dalla matrice organica.

Le fibre sono polimeri di polisaccaridi e proteine. Quelle formate da carboidrati sono la cellulosa, tipica dei
tunicati, e la chitina, tipica dei funghi (molecole strutturali). Altre scleroproteine importanti sono la fibronina
(seta), la cheratina, tipica dei vertebrati, elastina, spongina e gorgonina.

Sistemi fibrosi à hanno proprietà meccaniche in funzione del loro orientamento principale. Se le fibre sono
parallele alla forza di trazione la struttura non si deforma, se sono perpendicolari la struttura si deforma più
facilmente.

Fibre anelastiche à per esempio il collagene, non si allungano. Le fibre ortogonali rendono difficili molte
deformazioni, al contrario di quelle elicoidali. Il volume massimo di un animale corrisponde a un angolo di
54.4°.

Presentando un sistema fibroso spirale e anelastico, tanto più il volume di un verme è inferiore a quello
teoricamente possibile, tanto più risulta estendibile. Le fibre anelastiche possono consentire una serie di
movimenti, l’allungamento e l’accorciamento è consentito solo se il volume dell’animale è un po’inferiore
rispetto a quello massimo.

La LOCOMOZIONE può essere consentita da ciglia, flagelli e muscoli, il movimento solo dai muscoli. Se
diminuisce il rapporto tra una superficie ciliata e la massa che sposta, questa diventa rapidamente inadeguata
alla locomozione. Quando un organismo supera una certa dimensione, ciglia e flagelli non servono più per la
locomozione, ma servono solo per spostare l’ambiente, non l’organismo.

MUSCOLO STRIATO à riesce a produrre tensioni elevate, al contrario del liscio, il quale viene usato in organi
interni od organismi con un corpo non particolarmente sofisticato. Muscolo a striatura trasversale utilizzato
da organismi con scheletro obliquo, quelli a striatura obliqua agisce con un idroscheletro.

Due tipi di muscolatura per gli organismi con idroscheletro: longitudinale à interna, circolare à esterna.

A questo sistema di muscolatura si contrappone un sistema di fibre anelastiche, le quali hanno un decorso
elicoidale à consente di accorciare, allungare e flettere il corpo: non oppone resistenza alla muscolatura.
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Muscoli specializzati: dorso-ventrale (varie funzioni, effetto ventosa), longitudinale (movimenti ondulatori),
diagonali (movimenti di rotazione sull’asse del corpo).

Oltre alla funzione epiteliale (di rivestimento) possedevano inoltre una funzione contrattile à cellule epitelio-
muscolare. Con l’evoluzione, le cellule a contatto con l’esterno non sono più contrattili, mentre gli elementi
contrattili sprofondano al di sotto di questo rivestimento diventando cellule mioepiteliali.

Innervazione neuromuscolare: in molti invertebrati è il muscolo che invia prolungamenti al nervo.

Gli elementi contrattili stanno sopra la lamina basale, ma con l’aumento del numero e dimensioni degli
elementi contrattili si creano dei fasci à per semplificare, gli elementi contrattili sprofondano al di sotto
della lamina isolandosi: diventano miociti.

Gli elementi sensoriali modificano il flagello e prendono contatto specializzato con le cellule contrattili: lo
stimolo viene prima percepito dal sensoriale per poi essere trasmesso al contrattile. Con l’avanzare del
tempo troviamo una specializzazione dei sensoriali, alcuni percepiscono stimoli meccanici, altri chimici.
Alcuni sprofondano e non hanno più contatto con l’ambiente esterno à diventano i primitivi interneuroni.

LEVE SCHELETRICHE: i singoli pezzi di muscolo sono articolati e prendono contatto coi diversi elementi
specifici formando leve di diverso genere. A seconda del tipo di articolazione e lunghezza delle leve, possiamo
avere sistemi muscolare che privilegiano la velocità o la potenza di esecuzione.

- Locomozione terrestre à almeno 3 piedi (baricentro posto al centro). Quando si aumenta la velocità
se ne appoggiano solo due poiché la stabilità è assicurata dall’aumento della quantità di moto. Quasi
tutti hanno una coda per stabilizzare.
- Locomozione negli artropodi à riduzione progressiva del numero di zampe coinvolte. La traiettoria
di una singola zampa non si sovrappone mai a quella di un’altra à il coordinamento delle zampe
deve essere estremamente efficace (onde metacronale). Man mano che aumenta la velocità
diminuisce il numero di zampe a contatto col terreno e aumentano anche le ondulazioni.

Con andature diverse il consumo di ossigeno rimane costante.

ADESIONE AL SUBSTRATO

Vi è una relazione tra capacità di arrampicarsi e le dimensioni.

- Adesione asciutta à ad esempio i giechi hanno delle frange per aumentare la superficie in contatto
col substrato. Forze di Van der Waals
- Adesione umida à aumento superficie di contatto con ventose. L’aspetto principale è la produzione
di muco.

SALTO à riescono meglio quelli di grossa taglia perché quelli più piccoli hanno l’attrito dell’aria.

SCIVOLAZIONE à si formano onde di contrazione anterograde o retrograde che richiedono un sistema


lubrificante.

NEI FLUIDI à numero di Reynolds: forze di inerzia/forze viscose. Gli organsimi piccoli sentono molto di più le
forze viscose, mentre gli organismi grandi quelle di inerzia.

IDRODINAMICITA’ à utile per gli organismi grossi, irrilevante per quelli piccoli. Favorisce la creazione di flussi
laminari: si riduce la resistenza e la turbolenza: devono essere aereo/idrodinamici.

COME NUOTANO I PESCI: utilizzano parti diversi del corpo per nuotare.

- Quasi tutto il corpo à buoni nuotatori, ma disperdono molta energia nelle oscillazioni
- Riducono la parte del corpo che oscilla à sono quelli più veloci. Assomigliano a dei siluri
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- Quelli che vivono in ambiente complessi (scogliera corallina) privilegiano la manovrabilità alla
velocità

Nuoto a reazione à tipico delle meduse. Vi è un aumento di forza propulsiva. Riempiono la cavità del
mantello di acqua per poi espellerla.

RESISTENZA E PORTANZA à il profilo alare riduce la resistenza e aumenta la portanza.

- I pipistrelli, gli uccelli e gli insetti grandi sfruttano la portanza.


- Quelli normali (mosche) hanno un profilo alare a zig zag poiché creano dei vortici e saltano tra un
vortice all’altro.
- Quelli più piccoli nuotano nell’aria

SISTEMA NERVOSO E RECETTORI

Il SN si complica progressivamente. Troviamo la prima architettura di SN detta rete nerovosa: uno stimolo
che giunge all’animale in qualunque parte del corpo è un po’ come un’onda che si propaga: reagisce in
maniera uniforme agli stimoli.

CORDONE NERVOSO: è come una rete nervosa avvolta. I cordoni sono uniti da elementi trasversali ed è
definito “a scala di corda”

SISTEMA GANGLIARE: i corpi cellulari si addensano in gangli, troviamo nel ganglio una corteccia che contiene
i corpi cellulari e un neuropilo che contiene i prolungamenti. Essendo i corpi cellulari molto vicini, è possibile
un’integrazione molto più rapida del segnale in entrata à una risposta più modulata.

Il SN da un punto di vista si complica, ma dall’altro, concentrandosi sempre di più, diventa più semplice.

- In meduse e polipi abbiamo una rete nervosa superficiale che circonda la cavità gastro vascolare.
- Nei platelminti questa rete si concentra: si formano dei cordoni che si dispongono lungo tutta la
parete del corpo, viene definita “rete ortogonale”.
- Si arriva alle planarie in cui abbiamo solo due cordoni principali in posizione ventrale. In alcuni
molluschi i cordoni progressivamente si trasformano in un sistema gangliare.
- Negli organismi metamerici, lombrichi, crostacei… abbiamo una catena gangliare ventrale molto
sottile.
- Nel caso dei cordati ci sono ancora gangli e plessi, ma si formano midollo e cervello.

I fluidi extra e intra cellullare hanno una distribuzione ionica diversa, è però garantita la neutralità elettrica:
presenza di canali ionici (pompa Na-K). All’interno dell’assone abbiamo una leggera prevalenza di ioni negativi
e all’esterno di ioni positivi à il potenziale elettrico può essere invertito. Nei vertebrati questa inversione è
progressiva, ma superata una certa soglia si innesca un meccanismo che provoca una risposta del tipo “tutto
o nulla”: se non è sufficiente non provoca nessuno stimolo.

Quando il potenziale si propaga perde di potenza: con “tutto o nulla” si hanno picchi di o -70 mV o +40mV,
se è graduato invece, si ha una dispersione. È lenta se il neurone ha un diamentro grande, è più veloce se il
neurone ha un diamentro piccolo. Soluzione: gli assoni sono rivestiti da un isolante elettrico: la mielina. In
questo modo l’impulso elettrico viene trasmesso in maniera istantanea attraverso i nodi di Ranvier
(conduzione saltatoria) à velocità 100 m/s.

Gli invertebrati, pur avendo la neuroglia, non hanno rivestimenti à ingrandiscono alcuni prolungamenti
cellulari: fibre giganti. Significato funzionale degli assoni giganti: abbiamo detto che si muove poiché la parete
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del corpo, dilatandosi, fa entrare acuqa nel mantello, successivamente si contrae provocando la fuoriuscita
dell’acqua e il movimento dell’organismo. Affinchè la contrazione sia efficace bisogna avere una traduzione
nervosa che contragga istantaneamente tutto il mantello.

Si formano quindi degli archi riflessi in cui si ha una cellula sensoriale che riceve lo stimolo e che, nel caso più
semplice, il recettore contatta direttamente la cellula effettrice e dà un risposta istantanea. Più
comunemente si hanno delle sequenze: recettore à motoneurone à effettore. Questo è però un sistema
non flessibile: a uno stimolo corrisponde uno e un solo tipo di risposta. Solitamente quindi troviamo degli
archi riflessi che contengono diversi elementi:

- Cellula recettoriale
- Neurone sensitivo, che trasmette il segnale al SNC
- Interneuroni, che ricevono gli stimoli, li integrano ed eleborano una risposta per
- Motoneurone, che a sua volta contatta la ghiandola o l’elemento ultimo.

Nel caso degli invertebrati i circuiti neuronali sono molto semplici: ci sono dei generatori di schemi: un
neurone di comando invia un impulso lungo il corpo dell’animale, questo subisce un ritardo, il neurone di
comando attiva quindi un “pacchetto di comandi”, non più sotto il controllo del SNC.

Ad es. un lombrico si muove con un’onda di propagazione detta onda peristaltica, ogni singolo metamero
trasmette ad altri interneuroni che a loro volta attivano il metamero successivo, in modo da creare l’onda: in
questo caso sono coinvolti interneuroni. Nei nematodi invece, abbiamo i motoneuroni: questi organismi
hanno muscoli dorsali e ventrali controllati dagli omonomi nervi, regolati in maniera antagonista.

Questi schemi non possono essere gestiti, ma ripetuto dall’inizio (se rompo la tela di un ragno questo non è
in grado di ripararla, ma riinizia da capo)

Generalmente i vertebrati sono molto grandi, hanno molti neuroni, a volte un singolo neurone innerva una
singola fibra à la contrazione del muscolo si ha attivando solo una parte del muscolo.

Negli artropodi abbiamo sistemi graduati: un solo


motoneurone innerva tantissime fibre. Il potenziale è
ottenuto prolungando i contatti à si trasmette con un
certo ritardo.

Alcuni circuiti possono essere incrementati o ridotti a


seconda delle circostanza, ad esempio la memoria. Se
stimoliamo il sifone dell’animale questo contrae la
branchia. È stato possibile vedere come si verifica la
risposta adattativa, se diamo una piccola scossa alla
coda, l’animale rafforza alcune connessioni del SN che
potenziano la risposta di contrazione à non comporta
modifiche del neurone sensoriale, attivato dal contatto
col sifone (se continuiamo a disturbare l’animale questo
rappresenta un potenziale pericolo). Questo fa parte di
una memoria a breve termine, tuttavia se persistiamo a
disturbarlo, si creano nuove sinapsi andando a far parte
di una memoria a lungo termine.

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COMPONENTE SENSORIALE

Nei circuiti neuronali esistono dei recettori sensoriali che possono essere:

- Neuroni, cellule sensoriali primarie


- Cellule sensosiarli secondarie

Generalmente si distinguono dai neuroni perché non hanno un assone. Se sono ubicate all’esterno sono
cellule sensoriali, all’interno sono cellule nervose. In orgine sono cellule che hanno molti punti in comune:
sono monocigliate.

FISIOLOGIA DEI RECETTORI

Sono di diverso genere.

- In alcuni casi la risposta è di tipo lineare. Per esempio i recettori di stiramento di un gambero (di
quanto si è allungato il muscolo) à man mano che aumenta la lunghezza percentuale del muscolo
gli impulsi aumento in maniera lineare (va bene quando la variazione è su un intervallo abbastanza
limitato).
- In altri casi abbiamo una risposta parabolica, per esempio i termocettori di un gatto. La risposta è
massima a una certa temperatura e via via è decrescente, sia che la T decresca, sia che aumenti: la
risposta max è intorno ai 37° (T tipica di un mammifero). Per esempio, quando dobbiamo preparare
l’acqua per il bagno sentiamo molto le variazioni di calori intorno ai 37°, ma non le avvertiamo per
temperature molto alte o molto basse.

La maggior parte dei recettori funziona su scala logaritmica: stimoli molto diversi generano risposte poco
diverse. L’orecchio umano non distingue suoni che hanno lunghezza doppia l’uno con l’altro, deve essere
almeno 100 volte superiore à gli stimoli ambientali possono variare in un intervallo molto ampio.

Fotorecettori: luce solare alle 12 ha un’intensità 1 miliardo di volte superiore alla luce di un cielo stellato
senza luna. Per poter registrare in maniera lineare un’estensione così alta dello stimolo avremmo bisogno di
un miliardo di recettori, se però registriamo solo i passaggi tra 10, 100, 1000 (quindi logaritmico) riusciamo a
percepire variazioni anche molto grandi. à SENSIBILITA’ LOGARITMICA

- Recettori fasici: rispondono in maniera transiente alla variazione di uno stimolo à registra il
cambiamento, ma, anche se lo stimolo rimane costante, il recettore cessa di rispondere.
- Recettori tonico: mantiene il tono di impulsi corrispondente all’intensità à registra regolarmente
l’andamento temporale dello stimolo.

COMPONENTE SENSORIALE

Nei circuiti neuronali esistono dei recettori sensoriali che possono essere

- Neuroni, cellule sensoriali primarie à interno


- Cellule sensosiarli secondarie (non hanno l’assone) à esterno

FISIOLOGIA DEI RECETTORI

- Risposta lineare à se stiro un muscolo la risposta è direttamente proporzionale


- Risposta parabolica à mediata da termocettori

La maggior parte dei recettori funziona su scala logaritmica: stimoli molto diversi generano risposte poco
diverse. Ad esempio fotorecettori.

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- Recettori fasici: registra il cambiamento, ma anche se lo stimolo rimane costante cessa di rispondere.
- Recettori tonici: mantiene il tono di impulsi corrispondente all’intensità.

ORGANIZZAZIONE SENSORIALE

1. Polimorfa à può essere rivolta verso l’esterno (esterocettori), verso l’interno (enterocettori) o per
la postura (propriocettori).
2. Organi di senso
3. Tipo di energia

ORGANI DI SENSO

- OLFATTO à chemiocettori sono i più universali. I recettori olfattivi sono cellule nervose primarie. Le
molecole in entrata, entrano con l’aria, si sciolgono nel muco e raggiungono il recettore. Nel caso
degli insetti abbiamo degli insilli perforati. La mucosa olfattiva non è composta solo da elementi
nervosi, ma anche da cellule di sostegno (elementi sussidiari). L’insieme delle cellule olfattive forma
il nervo olfattivo.
- GUSTO à sensillo del gusto di un insetto: da una cellula madre si generano una serie di cellule figlie
che costruiscono l’intera struttura, alcune producono l’involucro esterno, cellule tricogene, altre
formano una guaina da cui viene prodotto il liquido dal quale sono bagnate le ciglia modificate degli
elementi sensoriali, ognuno dei quali è specializzato per sentire un determinato stimolo. E poi
abbiamo una serie di cellule che registrano diversi stimoli chimici, in questo caso del gusto.
è RICONOSCIMENTO:si formano delle terminazioni uniche che vengono riconosciute come odori o
sapori diversi.

Insetti: ne esistono 4 recettori specializzati à anioni, cationi, acqua e zuccheri

Umani: 5 recettori specializzati à amaro, salato, dolce, acido e l’umami (dal giapponese, “sapore squisito”,
è un recettore che registra il glutammato. È un esaltore di sapidità). Altri due sapori secondari: metallico e
piccante.

MECCANOCETTORI

- Statocettori: organi che consentono all’organismo di percepire la posizione nello spazio. Nella loro
forma più semplice sono detti statocisti: capsula in cui sono presenti cellule cigliate con ciglia o
flagello rivolto all’interno. Dentro troviamo lo statolito, un agglomerato prodottto dalle cellule stesse
per secrezione o accumulo di grani di sabbia. Siccome è pesante è soggetto alla forza di gravità. Nei
crostacei la statocisti è posta alla base delle antenne. Abbiamo una cameretta con cellule cigliate e
uno statolito fatto di granelli di sabbia. Quando l’animale si sposta lo statolito si appoggia su cellule
à info di senso statico.
Nei vertebrati terresti abbiamo i 3 canali semicircolari, l’utricolo e il sacculo, e la lagena, sensibile alla
gamma di vibrazioni che associamo all’udito. Le onde vengono enfatizzate da un sistema di ossicina:
il timpano mette in movimento la staffa che a sua volta trasmette la vibrazione alla lagena.
- Fotorecettori: tutte le cellule sono sensibili a stimoli magnetici. Epiteli fotosensibili, cellule
fotorecettoriali con cellule pigmentate (pigmenti non fotosensibili, melanina): cellule fotorecettrici
immerse a cellule pigmentate à ci dice se c’è o no luce. Meccansimo più sofisticato si ottiene
ripiegando questo epitelio à occhio a calice. LIMITI: si creano immagini sovrapposte e confuse.

OCCHIO STENOPEICO/PUNTIFORME à vi è un piccolo foro che consente l’accesso di pochi raggi luminosi che
formano un immagine abbastanza a fuoco. Limite: immagine estremamemente debole à se non è a fuoco
risulta difficile vedere a grandi profondità. Principio della camera oscura: scatola con un piccolo foro, con
all’interno posta una pellicola fotografica opposta al lato del foro. Per ottenere un’immagine a fuoco e
sufficientemente luminosa l’occhio stenopeico non basta.
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OCCHIO CON LENTE à Massa vitrea: proteggere un delicato epitelio fotosensibile, è un epitelio vivo formato
da elementi nervosi. Questa massa permette di mantenere protetta la camera. Da qui si sviluppa una
struttura con funzione di lente. In teoria dovremmo costruire un oggetto in grado di far passare molti raggi
luminosi, ma allo stesso tempo in grado di redirezionare i raggi à semplice LENTE. La luce passa attraverso
più di una lente, anche la cornea ha una leggere forma a lente, poi focalizzata sulla retina. La lente non mette
a fuoco a tutte le distanze. È necessario un sistema che mette a fuoco oggetti sia lontani che vicini:
accomodamento. La lente consente di mettere a fuoco l’immagine senza perdita di luminosità.

PUPILLA à può essere dilatata o ristretta grazie all’azione dei muscoli dell’iride. Quando c’è molta luce la
pupilla, attraverso un riflesso involontario, si dilata o si restringe. Il riflesso è involontario, ma non tiene conto
solo della luce, ma anche dell’interesse (piacere verso ciò che stiamo osservando). La sua forma è irrilevante.

OCCHIO COMPOSTO à Si trova negli artropodi, composto da tante unità funzionali: l’ommatidio è formato
da una lente corneale che deriva da due cellule e fa parte dell’esoscheletro, un cono cristallino e un raddoma
formato da 8 cellule pigmentate. Tutto l’ommatidio è circondato da cellule pigmentate. Ogni singolo
ommatidio registra la luce proveniente da un singolo punto dell’oggetto à la luce colpisce la coda à viene
riflessa in tante direzioni à una di queste colpirà il raddome à immagine. LIMITE: Quando la luce è scarsa
l’occhio lavora di sovrapposizione. Stesso tipo di occhio aumenta l’estensione dei processi pigmentati e tutta
la luce che proviene da ommatidi limitrofi viene schermata à ogni singolo ommatidio riceverà luce da un
solo punto. Alcuni tipi di gruppi hanno occhi che possono passare da sovrapposizione ad apposizione e
viceversa.

CELLULE FOTOSENSIBILI à nei vertebrati troviamo: i bastoncelli (monocromatici, ma con sensibilità


maggiore) e coni (hanno colori, ma sono meno sensibili). Punto di maggiore risoluzione: forea, punto centrale
della retina in cui la concentrazione di coni è molto elevata e ogni cono è collegato a un singolo neurone à
vede un dettaglio diverso.

POTERE DI RISOLUZIONE à differenza tra occhio composto e quello a camera fotografica. È la capacità di
discrimanre come separati due punti effettivamente separati (umano: 100 micron, occhi composti:
percepiscono meglio i movimenti, cambiano i neuroni coinvolti).

OCCHIO A SOVRAPPOSIZIONE NEURALE à un singolo fotone colpisce una singola cellula retibulare
dell’ommatidio, ognuna di queste invia un processo alle cellule dell’ommatidio continuo, queste convergono
su un singolo assone di una cellula nervosa à la risoluzione non viene perduta e la luminosità è concentrata
su un singolo assone. L’immagine viene colta da più ommatidi e poi questi la fanno convergere verso un
singolo assone.

I FOTOPIGMENTI sono proteine che appartengono ai recettori delle G proteine. Recettori transmembrana
molto versatili. Nel caso di un oggetto, le rodopsine, hanno nel sito catalitico una molecola di retinale (che
deriva dal carotene) si presenta sotto due forme differenti:

- CIS: piegata, inattiva


- TRANS: completamente diritta, dopo che il fotone la colpisce.
Si forma un potenziale d’azione trasmesso poi al SNC. Poi un enzima riconverte la forma trans in una
forma cis. Ciclo molto rapido. Motivo per cui lo stesso canale non può essere riattivato per un certo
tempo. Ecco perche rimaniamo abbagliati causa forte luce: viene consumato instantaneamente tutto
il pigmento visivo à prima che tutto il retinale venga convertito in rodopsina ci vuole un po’.

I bastoncelli hanno una sensibilità allo spettro elettromagnetico di 400 nm à sono monocromatici
(verde/azzurro).

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I coni hanno invece sensibilità differente: quando vediamo un singolo colore è la combinazione
dell’eccitazioni dei tre coni.

RUOLO DEL CERVELLO à è il cervello l’organo responsabile della vista. Il nostro occhio ha un punto cieco, ma
quando guardiamo l’immagine non ce ne accorgiamo: il cervello riempie con un’altra immagine il punto cieco.

TERMORECETTORI à possono essere fototrasduttori o termotrasduttori. Il primo caso prevede il


riconoscimento diretto delle radiazioni infrarosse, con un meccanismo simile alla fotorecezione delle opsine;
nel secondo le radiazioni infrarosse sarebbero captate indirettamente tramite il riscaldamento dei tessuti
delle fossette che attiverebbe i termorecettori. Il meccanismo reale rimane però ancora da chiarire. La
termorecezione non è presente in ambiente acquatico.

ELETTRORECETTORI: possono essere tonici (rispondono a scariche continue) o tuberosi (sono fasici).

AMPOLLE DI LORENZINI: consentono a squali e razze di individuare i campi elettromagnetici prodotti da


possibili prede.

SISTEMA ENDOCRINO

Sistema di coordinamento, l’endocrino, a differenza del SN, agisce su tempi più lunghi. Comunicazione anche
tramite secreti chimici. Dal punto di vista funzionale possiamo suddividerli in:

- Neurotrasmettitori, in sinapsi di tipo chimico


- Ormoni, molecole semplici o complesse. Ormone giovanile, negli artropodi, ruolo nella metamorfosi.
Feromone, rilasciato all’esterno con una funzione ben specifica (per esempio quelli sessuali).

Le molecole segnale possono essere suddivise in:

- Mediatori chimici locali: la cellula secernente contiene molecole che possono avere un effetto su
cellule dello stesso tipo o sulla stessa cellula che lo produce.
- Neurotrasmettitori: prodotti da elementi nervosi, rilasciati in stretto contatto con la cellula bersaglio
tramite sinapsi chimiche.
- Ormoni: prodotti da cellule endocrine, riversati poi nel torrente circolatorio e agiscono anche ad
altissima distanza

La differenza fondamentale è che le cellule endocrine e le cellule bersaglio sono molto lontane, a differenza
dei neurotrasmettitori, dove le sinapsi sono molto vicine.

SISTEMI NEUROENDOCRINI: più comunemente utilizzati negli invertebrati. La cellula nervosa produce
neurotrasmettitori che vengono trasportati per un breve tratto dall’assone ai vasi, poi grazie al torrente
circolatorio colpiscono i tessuti bersaglio.

Un’altra distinzione che possiamo operare per vari tipi di molecole segnale è:

- Molecole idrofobe: si muovono male nei liquidi interstiziali o nel plasma, non hanno difficoltà a
passare le membrane.
- Molecole idrofile: nessuna difficoltà a spostarsi nel liquido interstiziale, grosse difficoltà a passare le
membrane.

A seconda della natura della cellula bersaglio possiamo avere effetto diverso: se è una ghiandola à
fenomeno di secrezione, muscolo à contrazione.

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SISTEMI NEUROENDOCRINI DEGLI INSETTI

Cellule neurosecernenti e cellule ghiandolari: Organi coinvolti à cervello, corpo cardiaco e allato e ghiandola
protoracica.

1. Ormone diuretico
2. Ormone adipocinetico
3. Ormone protoracotropico
4. Neotenina

ECDISONE

SNC sotto vari stimoli ambientali, stimola negli insetti le cellule secernenti della parte intercerebrale tramite
il trasporto assonico viene deputato la secrezione dell’ormone protoracotropico nel corpo cardiaco, questo
stimola la ghiandola toracica, che a sua volta produce ecdisone che stimolerà la muta.

Anche nei crostacei avviene quasi la stessa cosa, differenza:

- Ormone protoracotropico: stimola la ghiandola toracica


- Ormone dell’organo X inibisce l’organo Y à inibisce la muta.

Comunque, il risultato finale è la stimolazione della muta.

(Vedi esperimento)

VERTEBRATI

Un circuito complesso è quello che coinvolge l’ormone tiroideo. Produzione di T3.


L’ormone tiroideo svolge un ruolo importante anche nella metamorfosi degli anfibi.

Gli ormoni hanno anche un effetto su una serie di funzioni anche sulla colorazione.

- Anfibi: hanno unità cromatoforiche (gruppi di cellule) che servono a determinare il colore
dell’animale. Si ha subito sotto l’epidermide delle cellule ricche di carotene (xanotofori), dei
melanofili, i quali avvolgono altri elementi, iridofili, che contengono granuli di guanina, alcuni animali
utilizzato i cataboliti azotati e formano cristalli di purine riflettenti, che forniscono colorazioni
strutturali (date dall’interferenza). Questi iridofili, a causa della presenza dei cristalli, creano
fenomeni di interferenza (effetto tindal).
- Crostacei: melanofori possono variare velocemente la tonalità del tegumento. Quando il pigmento è
concentrato nella cellula si hanno singoli punti isolati à colorazione chiara. Più granuli di pigmento
vengono trasferiti nei prolungamenti à colorazione bruno scuro.

Le ghiandole endocrine producono ormoni che rimangono confinati all’interno del corpo. Esistono però
sostanze rilasciate all’esterno à feromoni, i quali hanno un effetto su animali diversi da quello che li ha
prodotti. I feromoni più comuni sono quelli che agiscono specificatamente in campo riproduttivo, ad esempio
il bombicolo viene rilasciato per richiamare la femmina. Anche il feromone dell’ape regina ne è un esempio.

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RIPRODUZIONE
Casi della riproduzione asessuale:

- Ordinata à SCISSIONE (organismi unicellulari). Scissione binaria: la cellula si divide in un due parti
identiche.
- Irregolare à GEMMAZIONE, da un organismo genitore si forma una gemma, si sviluppa, dà origine a
un individuo simile a un genitore.

Nella riproduzione sessuale abbiamo due organismi che, a seguito della meiosi, si producono due gameti
che attraverso il processo di gamia si fondano.
Esiste anche una riproduzione che ha elementi dell’una e dell’altra: PARTENOGENESI à si sviluppa un uovo
non fecondato. Con la riproduzione asessuale ha in comune il fatto che si producono cloni, anche se in
alcuni casi non è così. In più sono quasi sempre coinvolti dei gameti à è più corretto dire che è una
riproduzione sessuata modificata.

VARIETA’ DI CICLI RIPRODUTTIVI

1. Ciclo asessuale: aploideàscissioneà individuo aploide.


2. Ciclo aplonte: tipico dei funghi. Individuo aploideà per mitosi dei gameti i quali si fondonoàzigote
diploide che va in contro a meiosi à si producono spore. Solo lo zigote è diploide, ma tutto il ciclo
prevede individui aploidi.
3. Ciclo aplodiplonte: piante. Individuo diploideàmeiosiàsporeàun individuo aploideàproduce dei
gameti che si fondonoàzigoteàdarà origine a sua volta a un organismo diploide. Si alternano una
generazione aploide (sporofito) e una diploide (gametofito).
4. Ciclo diplonte: caratteristico degli animali. TUTTI GLI ANIMALI SONO DIPLONTI. Individuo aploide, per
meiosi danno origine a gameti, vanno incontro a gamia, producono uno zigote diploide che produrrà
un individuo diploide.

In realtà i processi sono 3:

- Asessuale: no fenomeni di ricombinazione


- Sessuale
- Sporogonia: implica sempre meiosi, ma si trova solo nei cicli diplonti o aplodiplonti.

-Ciclo aplodiplonte: lo zigote dà origine a organismi diploidi che, dopo meiosi, danno origine a spore
-Ciclo diplonte: no sporogonia

PARTENOGENESI: si sviluppa un organismo a partire da un uovo non fecondato. Ne esistono vari tipi:

- Api, o meglio imenotteri. L’ape regina è diploide ed è l’unico organismo riproduttore dell’alveare.
Talvolta può produrre anche cellule uovo non messe in contatto con spermatozoi (aploidi) e darà
origine a un maschio (un fuco), questo per mitosi produce spermatozoi. Questo tipo di partenogenesi
viene denominata arrenotochia.
- Rotiferi: femmine diploidi danno origine per mitosi a uova diploidi, le quali danno vita a femmine
diploidi, a volte queste possono dare origine a cellule che producono uova aploidi per meiosi. L’uovo
aploide non fecondato à maschi, uovo aploide fecondato à uova diploidi. Tratto di partenogenesi
arrenotoca, altra parte telotoca (telitochia: solo femmine)
- Pulci d’acqua: deuterotochia à sia maschi che femmine

VANTAGGI:

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- Vegetativa: molto rapida, non richiede un partner, discendenza ha il 100% dei geni del genitore. Ma
l’ambiente può cambiare. Ambienti stabili.
- Sessuale: più lenta e meno redditizia. Vantaggiosa negli ambienti instabili e complessi

Riproduzione sessuale à due sessi: un maschio (produce gameti piccoli e mobili) e una femmina (gameti
grandi e immobili). Ciò comporta una serie di strategia diverse che diversifica i due sessi, la loro fitness si
misura su parametri molto diversi.

- Gonocorismo: gli individui della popolazione producono gameti o maschili o femminili e sviluppano
le strutture e le ghiandole associate con le funzioni corrispondenti. Popolazione a sessi separati.
- Ermafroditismo: individuo che produce contemporaneamente o successivamente gameti maschili e
femminili. Questo può essere simultaneo o sequenziale: un singolo individuo che in una prima fase
può essere un maschio per poi trasformarsi in una femmina, proterandrico, o viceversa,
proteroginico (o addirittura alternato).

VANTAGGI: spesso le funzioni maschili e femminili sono così diversificate che i due vanno incontro a
dimorfismo sessuale: il maschio può essere molto più grande (raro) o la femmina può essere molto più
grande, infatti solitamente è così, con maschi molto piccoli, addirittura esistono alcuni casi di partenogenesi
in cui il maschio non esiste.

FECONDAZIONE E SVILUPPO. La fecondazione può essere:

- Esterna:
-ovipari: fecondazione interna, schiusa all’esterno del corpo del genitore.
-ovovivipari: fecondazione interna, schiusa in una zona protetta, ma i figli vengono partoriti liberi.
-vivipari: fecondazione interna. Come gli ovovivipari, ma si forma la placenta.
- Interna

MODELLI DI STRATEGIA

1. Selezione r (parametro che identifica il tasso di sviluppo): quanta prole fanno?


2. Selezione K (capacità portante dell’ambiente)
3. Selezione A: ambienti molto strani, tipo grotte.

CURE PARENTALI: massimizzano le prospettive di sopravvivenza della prole. Gli organismi a fecondazione
esterna non presentano nessun tipo di cure.

- Organismi senelpari à si riproducono una volta sola. Dopo questo evento il genitore muore e il
piccolo si schiuderanno una volta riprese le condizioni adeguate (dopo la brutta stagione).
- Organismi eteropari à si riproducono più volte

Quindi gran parte dei piccoli non conoscono né i genitori né la generazione precedente à forte
stereotipizzazione del comportamento.

Nell’animale non esiste il concetto di vecchiaia: quando un organismo non può più riprodursi, dal punto di
vista biologico, non vale nulla à muore.

DETERMINAZIONE DEL SESSO

- La più comune è quella genetica.


- Un altro esempio di determinazione è quella progamica: le femmine daranno origine a due tipi di
uova: grandi à femmine, piccole à maschi. Nel bozzolo avvengono le inseminazioni di embrioni
femminili quindi poi tutti gli adulti inseminate.

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- Determinazione metagamica: (avviene dopo la fecondazione) se le larve di Bonnellia si deposita dove
non c’è nessuno, diventa una femmina. Se finisce invece vicino a una femmina rimane maschio:
siccome le femmine sono più importanti poiché producono pochi gameti.
- Caso inverso: gammaride (crostaceo). A determinare il sesso è il fotoperiodo. Durante
l’accoppiamento il maschio prende la femmina e non la lascia più andare à deve essere più grosso.
Determinazione del sesso secondo parassitismo
- Nei rettili è la temperatura del nido. A seconda che le temperature siano alte o basse si sviluppano
maschi o femmine.

SVILUPPO

I gamonti: cellula gonotoconte va in contro a meiosi e produce gameti o meiospore, il gamonte è la cellula
precursore dei gameti. Talvolta può produrre anche dei nuclei gametici. Accoppiamentoà si genera un unico
organismo il cui nucleo è la fusione dei due nuclei parentali: processo di singamia produce un organismo con
nucleo zigote à gametogamia.

La gamontogamia: avviene un processo complesso chiamato coniugazione e non si formano gameti à


vengono scambiati dei nuclei con la stessa funzione dei gameti (nuclei gametici) àdue cellule
apparentemente identiche, ma geneticamente modificate.

- Isogamia: gameti indistinguibili


- Anisogamia: uno più gran de dell’altro
- Oogamia: gamete femminileà più grande e immobile, gamete maschileà piccolo e mobile.

Il gamonte può essere la singola cellula, è quello che viene chiamato oocita o spermatocita i quali derivano
da oogoni e spermatogoni à poi si forma l’ovocita primario, duplicazione DNA e formazione delle tetradi.
Qui avviene la prima divisione meiotica (riduzionale), in questa fase avviene anche il crossing over, seguito
poi da una divisione equazionale, alla fine sella quale avremo i gameti.

Oogenesi: la cellula contiene tuorlo:

- Si autosintetizza
- Necessita aiuti esterni: come cellule follicolari o altri organi
- Viene accompagnata da altre cellule (introduzione del vitello attraverso la superficie)

SEGMENTAZIONE

Tipi:

- Radiale: tipica dei deuterostomi. Lo zigote si divide da prima in 2 cellule, poi 4, 8, 16, 32… i piani di
divisione sono ortogonali tra di loro. È propria di quegli organismi che presentano degli involucri.
- Superficiale: uova centrolecitiche. La divisione nucleare porta alla formazione di diversi nuclei, ma
non di confini cellulari. I nuclei si muovono nell’ooplasma periferico, libero da vitello, posizionandosi
perifericamente sulla membrana, formando pareti cellulari radiali.
Spirale: prima divisione sagittale, seconda frontale (porzione ventrale-dorsale), terza trasversale
(anteriore posteriore). Spirale: i piani di divisione non sono ortogonali, ma inclinati di 45° à i
micromeri sono sfalsati di 45° rispetto ai macromeri sottostanti. Queste divisioni procedono in
maniera alternata, orario e antiorario. ? In realtà le divisioni non sono proprio simmetriche. La prima
divisione forma due cellule, una più grande e una più piccola, la seconda invece, ripristina le
dimensioni lasciando però la cellula D molto più grande delle altre. Almeno fino alla 6 divisione, grazie

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all’asimmetria riconoscibile della cellula D, è possibile riconoscere ogni singola cellula à e di
conseguenza anche i loro destini.
Allo stadio di 64 cellule abbiamo la cellula 4d, il mesentoblasto: unica cellula da cui avrà origine tutto
il mesoderma. È la linea D che originerà tutto il mesoderma ed endoderma.

GASTRULAZIONE NEI PROTOSTOMI

Se c’è poco vitello à la gastrula si forma per invaginazione. Se abbiamo uovo mesolecitiche à gastrulazione
per epibolia. I micromeri circondano completamente il vitello.

Prima di passare dalla gastrula all’adulto dobbiamo fermarci allo stadio di LARVA. La bocca che all’inizo è
ventrale-posteriore, si forma per invaginazione del labbro posteriore. Abbiamo anche una porzione
posteriore formata dalla cellula 4d (mesotelobalsti) e 2d (ectoteloblasti). Quando si forma la larva, abbiamo
un digerente completo, a questo punto la larva è riconoscibile (trocofora).

Lo sviluppo può essere diviso in due modalità:

1. Regolativo o determinativo à deuterostomi.


2. A mosaico o determinato à protostomi.

Le larve sono tantissime e hanno dei nomi specifici. Possiamo però riconsocere 2 modelli principali:

- Trocofora: larva tipica dei protostomi. Una


trocofora matura ha la forma di una trottolina,
con una parte superiore (emisfera) e una
posteriore (iposfera). Si caratterizza per una
serie di bande cigliate. Per prima cosa avremo
un organo apicale che da origine al cervello.
Prima corona a livello equatoriale
(prototroco), sopra la bocca, e una seconda
corona (metatroco), sotto la bocca e una
corona più piccolo che circonda l’ano
(telotroco). Queste ciglia sservono per la
locomozione e per l’alimentazione. È una larva compatta, con le bande mesodermiche daranno
origine al celoma (si scollona le cellule, la linfa si infiltra à vescicole celomatiche; alla fine la troviamo
solo negli anellidi, ma è un modello generale a cui sono riportate larve di altri gruppi (molluschi,
crostacei);
- Dipleurula: deuterostomi. Assomiglia molto alle larve degli echinodermi. Abbiamo un ciuffo apicale
che però non ha nessun rapporto col cervello. La banda cigliata è unica, forma un anello che circonda
la bocca (neotroco). Non c’è un telotroco se non negli emicordati. Ha già tre coppie di vescicole
celomatiche riconsocibili (protocele, mesocele e metacele)

SIGNIFICATO DELLA LARVA

La maggior parte sono cigliate e molto piccole. Si distingue dallo stato giovanile perché per diventare adulto
necessita una metamorfosi. Questo può avvenire per 2 motivi:

Nel caso delle larve piccole e cigliate per le dimensioni, sono molto piccole, derivano da uova con poco vitello
à devono crescere da sole. Un organismo piccolo ha esigenze diverse da uno grande, spesso infatti le larve
hanno le ciglia e non i muscoli.

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Larve cigliateà habitat marini, in acqua dolce non ci sono larve, non resistono alle corrrenti.

In ogni caso la larva, non compete con l’adulto: la larva si nutre di microrganismi e gli adulti di grandi prede
à ripartizione delle risorse.

In generale, dopo la fecondazione alcune uova sono planctoniche e danno orgine a larve plancto-trofiche
(trocofore), sono lave che servono per la dispersione e l’alimentazione. Altre uova sono più grandi (tanto
vitello), avremo delle larve lecitotrofiche che non si alimentano per niente: unica funzione di dispersione.

Cicli:

- Pelago-bentonico: larva dispersione, adulto sessile,


- Olo-bentonico: si perde la dispersione, larva e adulto su substrato,
- Olo-pelagico: larva e adulto rimangono in superficie.

Vedi metamorfosi larva.

SINECOLOGIA

Gli organismi che vivono in prossimità del fondo acquatico in ambiente marino o d’acqua dolce sono
definiti bentonici. Sono suddivisi in base alle loro capacità locomotorie. Erranti si muovono velocemente, i
sedentari si muovono lentamente, alcuni sono fissi al substrato e sono definiti sessili. Non esistono a
animali sessili in ambiente terrestre, ciò rende gli animali acquatici più simili alla pianta.

Possiamo distinguere:

- Epifauna: organismi che vivono nella superficie del substrato


- Infauna: organismi che vivono in profondità, fondali incoerenti. organismi che hanno dimensioni del
millimetro, vengono definiti meiofauna o fauna interstiziale, nuotano tra un granello e l’altro.
Non vivono nel fango perché in questo caso ci sono tanti fenomeni di anossia, l’ossigeno circola
poco e finisce subito.

Gli organismi del plancton per rimanere a una certa quota attuano dei meccanismi passivi che sono
aumentare la superficie volume, così da offrire una grande resistenza d’acqua, per aumentarlo si può o
ottenere una forma appiattita oppure aumentano le espansioni di appendici, che è la specialità dei
crostacei, sembrano degli aquiloni. Un'altra possibilità è quella di togliere le parti pesanti, tipo parti di
tessuto scheletrico, oppure possono aumentare le parti leggere come i lipidi, tipo le uova sono molto ricche
di lipidi oppure si riempiono di bolle d’aria. Si spostano in superficie perché per nutrirsi devono andare nelle
zone del fitoplancton, di giorno vanno sotto perché se no possono essere visti dai predatori, mentre di
notte salgono per mangiare. Il fitoplancton per sua natura è colorato, perché la clorofilla per definizione è
colorata, quindi anche chi se ne ciba ha la pancia colorata.
Il necton è il contrario del plancton. Il necton ha un limitato rapporto superficie volume e lo diminuisce
ancora adottando forme idrodinamiche.

NICCHIA ECOLOGICA

Con nicchia ecologica si intende il ruolo che una specie, o una popolazione, svolge nell’ecosistema
(biocenosi) di cui fa parte. I parametri più importanti di un organismo sono infiniti e si vede in quale
intervallo è possibile trovare la specie in questione, per esempio si fissa una temperatura e si vede chi
sopravvive in quel range. Il problema è che i parametri interagiscono tra di loro.

L’habitat è il luogo tipico dov’è possibile trovare una specie.


Dividiamo gli ambienti acquatici in bentonico e pelagico, quello terrestre in ambiente umido e secco e i
simbionti in endosimbionti in ectosimbionti, considerando i gruppi ci accorgiamo che la stragrande
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maggioranza degli organismi sono marini o bentonici. In ambiente terrestre ci accorgiamo che chi è in grado
di vivere in ambiente secco sono davvero pochi.

La vita quasi sicuramente è nata in mare, è l’ambiente più stabile del nostro pianeta.

HABITAT MARINI

- La zona tra 0-200m è una zona epipelagica, eufotica, la temperatura varia regolarmente in funzione
della latitudine. È una zona ricchissima di biomassa.
- Tra i 200 e i 4000m abbiamo una zona mesopelaggica, in cui la luce diminuisce drasticamente, la
zona più dispotica è possibile la visione, ma non la fotosintesi, il risultato è che la biomassa cala,
soprattutto a livello dei 600m che è una zona praticamente anossica, in cui tutti respirano e
nessuno produce. Più in profondità la bomassa cresce nuovamente per la presenza di correnti, che
trasportano ossigeno. E’ la zona del termoclino, in cui la temperatura cala in maniera molto brusca
e costante. La biomassa cala regolarmente, la luce diminuisce e la temperatura si stabilizza.
- La zona delle fosse adopelagica.

HABITAT ACQUE DOLCI

Ambienti dal punto di vista biologico sono molto effimeri, un lago, un fiume o una palude possono
comparire o sparire in tempi brevi. Sono anche isolati nel senso che gli animali che vivono in un lago non si
trovano bene in un fiume, n un ruscello, ma non possono passare in uno stagno per esempio, sono degli
ambienti hotspot isolati tra di loro. Sono ambienti ostili perché l’acqua dolce ha una concentrazione
osmotica molto bassa, un animale o riesce a regolare o si gonfia.

Le larve negli stadi giovanili sono in grosse difficoltà, soprattutto negli ambienti con corrente abbiamo tanto
necton, benton, ma niente plancton, anche perché se sono acque a scorrimento rapido questi organismi
che si oppongono alle correnti verrebbero trascinati via. Nei fiumi, nei ruscelli non c’è plancton e non ci
sono larve. Il poco plancton lo troviamo nei laghi, sono soprattutto pulci d’acqua.

In ambiente terrestre i biomi, cioè l’insieme delle comunità che si insediano in un certo ambiente, non sono
mai dati dagli animali, ma dalle piante. In ambiente marino invece no, possono esserci dei biomi
caratterizzati da certi animali, per esempio le scogliere coralline, questi organismi sono chiamati organismi
ecosistemici, che si costruiscono loro l’ambiente in cui possono sopravvivere.

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