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e
Marino Sterle
DA MUGGIA A TRIESTE
INCONTRO DI POESIA
E FOTOGRAFIA
Introduzione
Questa raccolta è un atto d’amore rivolto alle terre che ci hanno dato i natali, alla cultura che ha ispirato
in noi il desiderio di cogliere ed esprimere Bellezza. L’incrocio tra la parola poetica e l’immagine da
sempre esercita un fascino particolare in chi ne cerca l’accostamento, così come in chi usufruisce
dell’opera. Le fotografie di Marino Sterle sono state scattate prima che avvenisse il nostro incontro e
avevamo pensato inizialmente di ripartire dai miei versi (dai più vecchi ai più recenti) per immortalare ex
novo gli scorci ivi descritti; ma ho trovato talmente splendide le inquadrature di cui Marino in passato
mi aveva generosamente fatto dono, che alla fine ho deciso di mantenere quegli scatti cercando di
alternare con la massima sensibilità poesie e fotografie per valorizzarle entrambe.
Il percorso poetico inizia con una sorta di “citazione” di Claudio Grisancich, uno dei massimi poeti
triestini, che – in un incontro interculturale tenuto a Capodistria – lesse una lirica che mi colpì al punto
di dover fissare il momento in “L’ultima poesia”. Il paradosso di iniziare la raccolta con una poesia il cui
titolo suggerirebbe al contrario di chiuderla è una pura casualità e deriva dalla scelta di impostare il libro
come un cammino “geografico-temporale”, oltre che spirituale, dell’autore: a Muggia ho vissuto per quasi
trent’anni e l’avamposto rivierasco costituisce la prima cittadina istro-veneta, oltre che l’ultimo Comune
d’Italia prima di entrare nell’attuale Slovenia. In Istria e Dalmazia ho passato splendidi mesi della mia
vita veleggiando sulle onde dell’Adriatico, e la Vela permea buona parte di versi e d’immagini. E come
poteva essere diversamente? Chi nasce e vive sul mare coltiva un affetto particolare verso l’apertura e
l’aria del Golfo.
Dall’omaggio a Muggia, ecco l’approdo al porto di Trieste con la scoperta sempre nuova della Città
Vecchia, del Molo Audace e di Piazza Unità d’Italia, del Carso fino ad arrivare ai lembi estremi della
Costiera con il mistero epico del fiume sacro e le foci spettacolari dell’Isonzo...
Trieste è una di quelle città che ispira in profondità i poeti con i suoi fondali invisibili, i verbi
essenzialmente veneti intrisi di influenze mitteleuropee e sopravvissuti all’architettura austro-ungarica, i
caffè storici ancora frequentati da artisti d’ogni fatta... un pullulare di ambulanti e marinai, di colori e
venti da est, di malinconie ed improvvisi lampi di cortese disponibilità… le genti giuliane sembrano
contrastate in un’intima difesa della propria identità ed una possibile apertura all’altro, già timidamente
manifestata nelle scelte scientifico-congressuali e nella pressoché totale presenza delle fedi religiose che
qui convivono in pace, pur senza esporsi più di tanto.
Anche l’immagine è Poesia, e la Poesia – tra le tanti funzioni che esercita – ha il compito oggi
provvidenziale di conservare momenti naturali ed artistici che rischiano di sparire agli occhi delle future
generazioni: vedere quanto può essere bello il mondo e quanto può renderci vivi e presenti, può
contribuire ad aumentare la Consapevolezza di noi uomini sui Valori davvero centrali, su ciò che è
importante salvaguardare e difendere con tutta l’energia che troppo spesso dorme in noi. Questa umile
ma sentita raccolta vuole rappresentare un piccolo contributo in tal senso, con la speranza negli autori di
suscitare buone emozioni nel lettore abbracciandolo nella poesia dei versi e delle immagini.
L’ultima poesia
Vecchio poeta
cammini nei vicoli
di masegno rifiniti.
Segni la via
col triste bastone
d’abete scolpito.
Il passo incerto
ti conduce al mare
dell’Istria il capo.
E mentre un bicchiere
tradisce la tua mano
leggi l’ultima poesia
d’aria e d’amore…
nell’ugola un tremolio.
Ecologia bambina
Lo scorcio poetico è quello di Muggia Vecchia, un luogo sacro e meta di pellegrinaggi e dei miei sacramenti
famigliari. La foto ritrae invece la facciata del duomo di Muggia in piazza Marconi.
Muggia
Cammino
e respiro la pace
lungo strette calli
nobili di pietra
che storiche ricordano
Venezia.
Attraverso
il mercato delle pulci
pullulante di vita
inspiro la semplicità
del tuo popolo
qui, nella Piazza Grande…
verso Trieste…
Autunno
Si riempie di brezza
e profuma di donna
il mio corpo esploratore.
Si allarga
respira
vive
cattura con tutti i sensi
la meravigliosa apertura
del porticciolo muggesano.
Paese mio
mi accingo a lasciarti
come un quadro da poco restaurato
e sistemato su un fragile piedistallo:
la “elle” fatta a molo
alla quale appoggio il mio ricco spirito.
Lo devo anche a te
se sono un artista!
Riscopro la vita
da infiniti punti di vista...
ed è “un’opera d’arte”
svegliati e crea!
Si rialzano le palpebre
piangono gli occhi
per mille scoperte...
“Bada, muggine
chi ti conduce ha un occhio soltanto!
E poi… uccide le ostriche!”
“Sì le ostriche!
Scorpacciate ne fanno i commensali!”
Parte il delfino
per l’ultimo viaggio
pronto al grande salto
oltre l’onda che illude.
Lascia nel porto
i vecchi genitori
e segue la scia del Sole.
Guarda indietro
per l’ultima volta
non si chiede perché
non conosce il rimorso…
c’è l’oceano davanti a lui
che immenso lo aspetta
nuota ormai libero
e balza felice
quasi a confondersi
al raggio di luce…
illuminato sorride al tramonto
ora è il principe del branco
suo è
il mare infinito.
Abbandonato il progresso
ho scelto la Vita.
L’ultima passerella s’è levata sui dubbi.
Lascio il molo infante
e metto piede
sul traghetto dei sogni.
Tolte le ancore
accesi i motori
un estremo sguardo al paese della seconda origine.
Un bacio al campanile
al castello
all’amato porticciolo…
Basta!
Non rinvio più la partenza!
Io salpo!
Mi abbono alla barca dell’anima
entro nel mio mare amatissimo
che mi dona l’aria
e il salso sulla pelle.
Una scia di luce
mozzafiato
avvolge il mio cuore
non più barcollante.
Uno sguardo a poppa…
… solo tappeti d’oro!
A prora un faro
della vittoria sul ieri
una lanterna affollata
il giusto approdo.
Un tripudio di vele
accoglie l’arrivo
al porto franco.
“Trieste è un luogo dell’anima”
(Montale)
Menestrello
Profumo di popolo
nomade istinto arcaico
decorato di arenaria.
Voi menestrelli…
perché mai oggi
vi sento così vicini?
Piccola barca
nel canale ormeggiata
guardi con me
le curiose evoluzioni
del giallo palloncino
che scelse il mare
contro le leggi del cielo.
Davanti a noi
scivola sull’acqua
gira e rigira…
dolcemente incontra
i tuoi bordi inclinati
tocca incrociate cime…
fra peripli leggeri
si lascia guidare
da correnti invisibili
e soffi sottili
impercettibili scie
che l’anima docile segue.
Solo
vivo d’idrogeno e d’ossigeno
come il palloncino giallo
cerco la mia strada
chiudendomi negli angoli
rasentando pareti
sfiorando superfici
d’immensa eternità
su cui galleggi tu
piccola barca
unica compagna
nel tragitto ad ostacoli
senza obbligo alcuno
di giri di boa.
I triestini non sono altro che “un riuscito amalgama di anima nordica
e temperamento mediterraneo”
(Fulvio Tomizza)
(Gloriana Orlando)
Gabbiani a Ponterosso
Come un gabbiano
grasso e gaudente
sulle creste dell’onda
ispirate dalla bora
respiro l’aria
che mi scompiglia
la folta chioma.
Mi sfuggiva l’abitudine
degli angeli dalle grigie ali candide
che accompagnano da lontano
la mia acrobatica evoluzione:
di mattina presto
scopro a Ponterosso
che posso cavalcare l’onda sereno
(anche controvento)
che il mare grande e generoso
è aperto ai cuori affluenti
perché è foce e sorgente.
Io gabbiano lo sorvolo
e poi immergo la testa
le ali e il corpo tutto
per pescare l’immenso
e riemergere gocciolante
di zampilli zeppi di gioia.
Ore 05.00
La città si amplifica
nel deserto mio udire
plastici passi pesanti
segnano l’inizio del cammino.
Di tanto in tanto
lampeggia il blu delle sirene
e striduli si alzano i lamenti
dei cassonetti, per il sonno disturbato.
Ore 05.30
Lo scorrere imperituro
dei miei percorsi emotivi
mi guida allo scoperta di orizzonti nuovi.
Dall’alto sentiero
in solitudine ammiro
nel classico scomparto giallo arancio
i caseggiati aggrappati alla costiera
e rivolti stupendamente all’azzurra distesa
i porticcioli ordinati
la torre del bianco castello
l’orizzonte sfocato.
Scoprendo i panorami del Golfo
del mio golfo
d’un tratto lo sguardo inciampa
nel mio volto
ed un brivido pervade
il corpo sopito!
Sono più momenti in sequenza
emozioni che vorrei riportare
alla perfezione su queste pagine…
In lontananza
un transatlantico
- da poco varato a festa -
mi riconduce sul treno
nei binari di un’attraversata
appena abbozzata.
Il richiamo delle onde
Gocce di pietra
distilla il tramonto
il Sole bacia le onde
e caldo le possiede
finché nasce un uomo
fiore di loto
sul tappeto dell’arcobaleno.
Piccolo respiro
Se sapessi descrivere
i ritorni a Trieste
dalle giornate di pace
e dai luoghi di culto
sarei il poeta più famoso al mondo!
Continuo a pensare
che sia impossibile
fare un ritratto alle luci della notte
alle sfumature del cielo
ai messaggi degli angeli…
continuate ad illudervi
a sognare un quadro di realtà
mentre io
mi accontento
di vivere la verità.
Barcolana
Dalla raccolta “Respiro di presente” (Sovera editore, 2006) col titolo: “La regata più bella”.
L’Artista
E’ un abbraccio al Paradiso!
Giorno d’autunno.
Primavera, all’apparenza.
Come si confondono oramai le stagioni!
Cambiano i tempi…
un cammino lungo
a ritroso nell’anima
sotto rocce scoscese…
alti sul verde
a scendere
chiazze di rosso…
di tanto in tanto
una cascata di flora
giù, fino alla strada,
sulla distesa del mare aperto
che ti toglie il fiato
ti costringe al silenzio
ti lava l’anima dai ritmi inquinanti del quotidiano.
Il giardino pubblico tra via Giulia e via Marconi, ricco di arbusti centenari, busti illustri, e persone
d’ogni età, è il rinfrescante teatro di molte mie letture…
3 gennaio 2006
Lo ritrovo qui
al caffè dei poeti
in un’atmosfera soffice
un piano a coda…
Un profumo d’arte
inonda le mie ardite cavità
un senso di leggerezza
fa breccia nel mio io
vuoto di mondo
mentre stelle di vita
leggono parole di verità.
Il Caffè della Poesia, dove Claudio Magris si riserva un tavolo, è lo storico San Marco, in via Battisti.
Suoni attutiti
Solo
vicino alle foci
come un argonauta
ho viaggiato
nell’età del bronzo
abitando mondi protostorici.
Finita la guerra
(come Antenore e Diomede)
riposo nella grotta
del mitreo…
Sull’epigrafe saturnina
faccio voto
di risorgere da queste rocce
di ristagnanti correnti.
Da Aquileia a Tergeste
passo solchi carrai
esco dal mio neolitico
e risorgiva d’amore
scalo il monte Ermada.
Non ti vedo
nemmeno dalla vetta
ma ti amo
fiume del mistero.
Solo
vicino alla sorgente.
Sorgenti dell’Isonzo