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Renzo Maggiore

e
Marino Sterle

DA MUGGIA A TRIESTE
INCONTRO DI POESIA
E FOTOGRAFIA
Introduzione
Questa raccolta è un atto d’amore rivolto alle terre che ci hanno dato i natali, alla cultura che ha ispirato
in noi il desiderio di cogliere ed esprimere Bellezza. L’incrocio tra la parola poetica e l’immagine da
sempre esercita un fascino particolare in chi ne cerca l’accostamento, così come in chi usufruisce
dell’opera. Le fotografie di Marino Sterle sono state scattate prima che avvenisse il nostro incontro e
avevamo pensato inizialmente di ripartire dai miei versi (dai più vecchi ai più recenti) per immortalare ex
novo gli scorci ivi descritti; ma ho trovato talmente splendide le inquadrature di cui Marino in passato
mi aveva generosamente fatto dono, che alla fine ho deciso di mantenere quegli scatti cercando di
alternare con la massima sensibilità poesie e fotografie per valorizzarle entrambe.
Il percorso poetico inizia con una sorta di “citazione” di Claudio Grisancich, uno dei massimi poeti
triestini, che – in un incontro interculturale tenuto a Capodistria – lesse una lirica che mi colpì al punto
di dover fissare il momento in “L’ultima poesia”. Il paradosso di iniziare la raccolta con una poesia il cui
titolo suggerirebbe al contrario di chiuderla è una pura casualità e deriva dalla scelta di impostare il libro
come un cammino “geografico-temporale”, oltre che spirituale, dell’autore: a Muggia ho vissuto per quasi
trent’anni e l’avamposto rivierasco costituisce la prima cittadina istro-veneta, oltre che l’ultimo Comune
d’Italia prima di entrare nell’attuale Slovenia. In Istria e Dalmazia ho passato splendidi mesi della mia
vita veleggiando sulle onde dell’Adriatico, e la Vela permea buona parte di versi e d’immagini. E come
poteva essere diversamente? Chi nasce e vive sul mare coltiva un affetto particolare verso l’apertura e
l’aria del Golfo.
Dall’omaggio a Muggia, ecco l’approdo al porto di Trieste con la scoperta sempre nuova della Città
Vecchia, del Molo Audace e di Piazza Unità d’Italia, del Carso fino ad arrivare ai lembi estremi della
Costiera con il mistero epico del fiume sacro e le foci spettacolari dell’Isonzo...
Trieste è una di quelle città che ispira in profondità i poeti con i suoi fondali invisibili, i verbi
essenzialmente veneti intrisi di influenze mitteleuropee e sopravvissuti all’architettura austro-ungarica, i
caffè storici ancora frequentati da artisti d’ogni fatta... un pullulare di ambulanti e marinai, di colori e
venti da est, di malinconie ed improvvisi lampi di cortese disponibilità… le genti giuliane sembrano
contrastate in un’intima difesa della propria identità ed una possibile apertura all’altro, già timidamente
manifestata nelle scelte scientifico-congressuali e nella pressoché totale presenza delle fedi religiose che
qui convivono in pace, pur senza esporsi più di tanto.
Anche l’immagine è Poesia, e la Poesia – tra le tanti funzioni che esercita – ha il compito oggi
provvidenziale di conservare momenti naturali ed artistici che rischiano di sparire agli occhi delle future
generazioni: vedere quanto può essere bello il mondo e quanto può renderci vivi e presenti, può
contribuire ad aumentare la Consapevolezza di noi uomini sui Valori davvero centrali, su ciò che è
importante salvaguardare e difendere con tutta l’energia che troppo spesso dorme in noi. Questa umile
ma sentita raccolta vuole rappresentare un piccolo contributo in tal senso, con la speranza negli autori di
suscitare buone emozioni nel lettore abbracciandolo nella poesia dei versi e delle immagini.
L’ultima poesia

Vecchio poeta
cammini nei vicoli
di masegno rifiniti.

Segni la via
col triste bastone
d’abete scolpito.

Il passo incerto
ti conduce al mare
dell’Istria il capo.

E mentre un bicchiere
tradisce la tua mano
leggi l’ultima poesia
d’aria e d’amore…

nell’ugola un tremolio.

Ispirata dalle parole di Claudio Grisancich.


Il cammino nella prima cittadina istro-veneta

Ecologia bambina

Ho disegnato una chiesetta


dolcissima di pietra
stagliata nel riquadro
della mia fantasia
e illuminata dall’arcobaleno.
Piccolo sacro lembo
risplendente su un foglio
brutalmente minacciato
dai fumi di torri inumane
del moderno assassino.
Nel caldo silenzio del Sole
ho sempre trovato rifugio
e in quei colori bambini
già allora brillava
un cuore verde
un amore sconfinato
per l’albero di Dio.

Lo scorcio poetico è quello di Muggia Vecchia, un luogo sacro e meta di pellegrinaggi e dei miei sacramenti
famigliari. La foto ritrae invece la facciata del duomo di Muggia in piazza Marconi.
Muggia

Cammino
e respiro la pace
lungo strette calli
nobili di pietra
che storiche ricordano
Venezia.

Attraverso
il mercato delle pulci
pullulante di vita
inspiro la semplicità
del tuo popolo
qui, nella Piazza Grande…

giro la curva del Mandracchio


sotto l’arcuato solleone
alla base del fiorito castello.

Passeggio sui moli ridenti


del porticciolo
pregno di rollii
nella perduta infanzia…

le tue amate onde


mi spingono
a cavallo d’un verde delfino

verso Trieste…
Autunno

Tutto sembra fermo.


Stavolta non m’hai colto di sorpresa!
Il tuo alto pino sta lì immobile
rilucente di verde solare.
Un quadro fisso
dall’inclinato sguardo
oltre la solita finestra.
Ma d’improvviso si anima
dinamico volteggia
tra i freddi soffi
est-emporanei da Nord-est...
portano luce
e smuovono all’istante
accaldate percezioni d’estate.
Ancora qui
davanti al tuo embrione…
colori pronti a sbocciare
che ridipingo
di vive emozioni.
Purificato nello Spirito
sto per entrare
in mille sfumature…
immagini di vita
che profumano
di Verità.

Il quadro poetico nasce dalla casa di famiglia in Viale XXV Aprile.


Profumo di mare

Dal largo mi portano


alle ruvide nari
le onde e il maestrale
profumo di mare.

Si riempie di brezza
e profuma di donna
il mio corpo esploratore.

Punti bianchi veleggiano


candidi in lontananza
sfrecciano
come per regalare
mosse geometrie
al mio corpo che vede…

Si allarga
respira
vive
cattura con tutti i sensi
la meravigliosa apertura
del porticciolo muggesano.

Paese mio
mi accingo a lasciarti
come un quadro da poco restaurato
e sistemato su un fragile piedistallo:
la “elle” fatta a molo
alla quale appoggio il mio ricco spirito.

Lo devo anche a te
se sono un artista!

Riscopro la vita
da infiniti punti di vista...

ed è “un’opera d’arte”
svegliati e crea!

Si rialzano le palpebre
piangono gli occhi
per mille scoperte...

Chissà cosa ci sarà


oltre la diga di Muggia...

Premio “Nettuno” 2010.


Muggine in corsa

Una muggine nuota felice


guazzando nelle acque del golfo
da Muggia a Trieste…

fa slalom tra verdi e rosse boe


schiva le scie di petrolio
rispetta limiti digati
che più volte ha oltrepassato
e può raccontare
di aver visto il mondo
anche se forse non lo conosce a fondo
non lo conosce certo
come questi rassicuranti fondali...

incontra per strada la tartaruga gigante


che quasi non degna di sguardo.

“Dove corri piccola muggine


perché tutta questa fretta?”

“Devo andare al banchetto di Nettuno:


grandi feste si terranno in sachetta
libagioni, saltimbanchi, jolly e furfanti
accorrono tutti! E io mancare non posso!”

“Bada, muggine
chi ti conduce ha un occhio soltanto!
E poi… uccide le ostriche!”

“Sì le ostriche!
Scorpacciate ne fanno i commensali!”

“Rammenta le tue umili origini


ritorna all’antico scoglio a punta
partecipa al raduno dei poveri
dove non diventano boccone
le amiche ostriche”.

“Non tornerò alla scoglio


saggia tartaruga
ma ti prometto sulla mia coda
che le ostriche non mangerò
e del lusso farò prosperità
finché la punta non sarà sfera”.
L’ultimo viaggio del delfino

Parte il delfino
per l’ultimo viaggio
pronto al grande salto
oltre l’onda che illude.
Lascia nel porto
i vecchi genitori
e segue la scia del Sole.
Guarda indietro
per l’ultima volta
non si chiede perché
non conosce il rimorso…
c’è l’oceano davanti a lui
che immenso lo aspetta
nuota ormai libero
e balza felice
quasi a confondersi
al raggio di luce…
illuminato sorride al tramonto
ora è il principe del branco
suo è
il mare infinito.

Dalla raccolta “Aurora spirituale” (Sovera editore, 2004)


L’approdo al capoluogo mitteleuropeo
L’ultima passerella

Abbandonato il progresso
ho scelto la Vita.
L’ultima passerella s’è levata sui dubbi.
Lascio il molo infante
e metto piede
sul traghetto dei sogni.
Tolte le ancore
accesi i motori
un estremo sguardo al paese della seconda origine.
Un bacio al campanile
al castello
all’amato porticciolo…
Basta!
Non rinvio più la partenza!
Io salpo!
Mi abbono alla barca dell’anima
entro nel mio mare amatissimo
che mi dona l’aria
e il salso sulla pelle.
Una scia di luce
mozzafiato
avvolge il mio cuore
non più barcollante.
Uno sguardo a poppa…
… solo tappeti d’oro!
A prora un faro
della vittoria sul ieri
una lanterna affollata
il giusto approdo.
Un tripudio di vele
accoglie l’arrivo
al porto franco.
“Trieste è un luogo dell’anima”
(Montale)
Menestrello

Profumo di popolo
nomade istinto arcaico
decorato di arenaria.

Nelle strade di cavana


rivivo felici sensazioni
di naturale creatività.

Voi menestrelli…
perché mai oggi
vi sento così vicini?

Sarà un ritorno alla musica


questa reminiscenza d’arte uditiva.

Da verbali sfoghi inchiostrati


a stimoli di fragili corde vocali
dal tempo nasale irritate.

Menestrello sarò anch’io!

Lo sono ora che rimedio spartiti


dai curati cantici triestini…

ed entro in punta di piedi


nel coro dell’indipendenza.
Sul Molo Audace una sera di giugno

Scorrono vie di serenità


lungo il mio cammino
dai monti al mare.
Audace è il mio osare.
Solo in mezzo al mondo
di calpestata arenaria
ridisegnata
siedo su antiche bitte
e respiro lunghe maree.
Tu mi aiuti
afoso giugno triestino.
Ondeggiano ampi
e rilassati
i miei avidi occhi
piccoli oblò
di una grande nave.
Un ritmo catartico
mi fa ago di bussola
mentre impulsi di brezza
avvolgono il crepuscolo
di una solitudine
pronta a morire.
Evoluzioni di un palloncino giallo sul mare
(di Ponterosso)

Piccola barca
nel canale ormeggiata
guardi con me
le curiose evoluzioni
del giallo palloncino
che scelse il mare
contro le leggi del cielo.
Davanti a noi
scivola sull’acqua
gira e rigira…
dolcemente incontra
i tuoi bordi inclinati
tocca incrociate cime…
fra peripli leggeri
si lascia guidare
da correnti invisibili
e soffi sottili
impercettibili scie
che l’anima docile segue.
Solo
vivo d’idrogeno e d’ossigeno
come il palloncino giallo
cerco la mia strada
chiudendomi negli angoli
rasentando pareti
sfiorando superfici
d’immensa eternità
su cui galleggi tu
piccola barca
unica compagna
nel tragitto ad ostacoli
senza obbligo alcuno
di giri di boa.
I triestini non sono altro che “un riuscito amalgama di anima nordica
e temperamento mediterraneo”

(Fulvio Tomizza)

… come “la Bora, il vento di Trieste


creato da un punto d’incontro tra due climi,
il nordico e il mediterraneo”

(Gloriana Orlando)
Gabbiani a Ponterosso

Come un gabbiano
grasso e gaudente
sulle creste dell’onda
ispirate dalla bora
respiro l’aria
che mi scompiglia
la folta chioma.
Mi sfuggiva l’abitudine
degli angeli dalle grigie ali candide
che accompagnano da lontano
la mia acrobatica evoluzione:
di mattina presto
scopro a Ponterosso
che posso cavalcare l’onda sereno
(anche controvento)
che il mare grande e generoso
è aperto ai cuori affluenti
perché è foce e sorgente.
Io gabbiano lo sorvolo
e poi immergo la testa
le ali e il corpo tutto
per pescare l’immenso
e riemergere gocciolante
di zampilli zeppi di gioia.

Dalla raccolta “Aurora spirituale” (Sovera editore, 2004)


Percorsi emotivi

Ore 05.00
La città si amplifica
nel deserto mio udire
plastici passi pesanti
segnano l’inizio del cammino.

Di tanto in tanto
lampeggia il blu delle sirene
e striduli si alzano i lamenti
dei cassonetti, per il sonno disturbato.

Alla stazione sostano barboni e giramondo


accovacciati su grezze panchine nella sala d’attesa.

Chissà quale destino li aspetta?


Non sembrano preoccuparsene…

l’ultimo crepitio delle vecchie suole


mi accompagna all’irta scaletta del treno per Venezia
… e abbraccio il sereno fluire della mente.

Ore 05.30
Lo scorrere imperituro
dei miei percorsi emotivi
mi guida allo scoperta di orizzonti nuovi.

Dalla raccolta “Aurora spirituale” (Sovera editore, 2004)


Treno che corre

7.30: treno che parte.


Treno che corre…

Scelgo un posto solitario


- preferito da tanti -
vicino alla finestra.

Magnifiche sensazioni scorrono


sui binari da Barcola a Miramare
ed oltre...
di fronte… il mare
passa via uguale
tra foschie fumose
di un’alba sottaciuta
inframmentato qua e là
da accese e spente navi
racchiuso dalla costa slovena, triestina, goriziana…

Dall’alto sentiero
in solitudine ammiro
nel classico scomparto giallo arancio
i caseggiati aggrappati alla costiera
e rivolti stupendamente all’azzurra distesa
i porticcioli ordinati
la torre del bianco castello
l’orizzonte sfocato.
Scoprendo i panorami del Golfo
del mio golfo
d’un tratto lo sguardo inciampa
nel mio volto
ed un brivido pervade
il corpo sopito!
Sono più momenti in sequenza
emozioni che vorrei riportare
alla perfezione su queste pagine…

Lo Spirito non si descrive,


si vive e apprezza soltanto!

Come il mio viso


fresco, giovane, simbolico
eccitato da un’illuminante gioia di esistere
di vivere
- anche senza condividere -
gli infiniti e meravigliosi doni di “dio”!

In lontananza
un transatlantico
- da poco varato a festa -
mi riconduce sul treno
nei binari di un’attraversata
appena abbozzata.
Il richiamo delle onde

Il richiamo delle onde


è forte
come l’orizzonte di fuoco.
Tu, bianco podere,
testimone antico
del mio dolce sentire
davanti a questo mare
tinto d’azzurro
sotto questo cielo
prima celeste
- spruzzato di candido -
adesso arlecchino…
sgargiante sfondo
brillante scenografia
del volo mio profetico.

Tra l’onda e la fronda


si perde lo sguardo
nutrito d’immensità.

Dalla raccolta “Aurora spirituale” (Sovera editore, 2004)


Mio mare

Ammiro il mio mare.


Riparto e dimentico
i grumi di vita
della città inquinata.
Miramare
sorvolo i tuoi merli
e bianco volo
ai lidi di musica.
Tornerò domani
ma solo per dirti
mio mare
che sono tuo figlio
e padre del cielo.

Dalla raccolta “Aurora spirituale” (Sovera editore, 2004)


Riverbero

Il riverbero d’un tramonto


che sta per sfumare
incendia la collina costiera
foresta sul mare.
In alto
aggrappato alle curve sinuose
del manto verde
risplende di luce
l’imponente tempio
di Maria.
Noi pellegrini
strozzato il respiro
osiamo pensare d’essere
quei colori…
tutti insieme aspettiamo
naso all’insù
celesti rivelazioni.
Gocce di pietra

Gocce di pietra
distilla il tramonto
il Sole bacia le onde
e caldo le possiede
finché nasce un uomo
fiore di loto
sul tappeto dell’arcobaleno.

Piccolo respiro

Piccolo respiro dimenticato


vivi con me il momento
sussurri ai flutti amati
che sul loro dorso
presto nuoterà
l’agile corpo
del delfino.

Dalla raccolta “Respiro di presente” (Sovera editore, 2006).


Rocca di Dio

Ho pregato sulla rocca del Silenzio


svegliando desideri
per accendere i tuoi occhi...
croce e sangue in questo tempio
fiammelle di verità
nel tutto di pietra.
Respira il Carso
e nascosti profumi di mare
promettono limpidezze di cielo.
Nell’indaco della notte dormiente
rivedo il tuo volto
rosso di timidezza
la tua mano che accarezza
corti capelli
e sento la tua voce
che più volte mi ha in-cantato…
corre perfetta
sui cavalli bianchi dell’anima.
Ritorno in questo Silenzio…
è Poesia
tra le righe infinite
il desiderio di avere
sempre con me
la tua figura nello sguardo
e la tua dolcezza
tra le mie braccia.

La rocca è quella di Monrupino; la voce è quella di Elisa.


L’Apertura del golfo
L’occhio Zen

Spazza via ogni dubbio


questa bora di gennaio…
mi porta ai confini della realtà
che non è realtà.
L’azzurrità di questo mare
luccicante di sogno
mio grande amico
dal cuore infinito
spinge l’onda nervosa
alla candida montagna
che cresce dall’acqua.
E’ lì
sulle vette di “dio”
che nel lucido sentire
nell’aria tersa del giorno
posso intravedere
siede l’origine
della mia direzione.
Spasmi di respiro
soffiano sofferenze vissute
che il vento si porta via
e il mare purifica…
viva fiducia di senso
intenso silenzio di musica
oasi d’eterno fuggevole…
nel pugno stringo
la calda energia
dell’occhio Zen.

Dalla raccolta “Ascesi sulla via della poesia” (Akkuaria, 2008).


Virata senza vento

Scarso spinge il vento


la vela bianca dell’anima.
Le vaste poesie di gabbiano
volano vacue
attorno all’incerta andatura…
cerco ancora la svolta del cuore
la vibrazione definitiva del vuoto.
Nell’ultimo bordo
ho intravisto la primavera
e mi sento vicino all’inevitabile…
virata di una vita
votata al raggiungimento di una vetta
che solo la via del mare
il tocco dell’onda più vivida
rende visibile
all’occhio dell’uomo
avido di verità.
Vedo nei versi la viola serenità
vanamente ricercata
che il vento degli avi aveva soffiato
nelle vene dello Spirito…
adesso non c’è vento a spingere le vele
e il gabbiano va solo e beffardo
con le sue ali sorridenti.
Stormi di uccelli
e cormorani radenti
invocano silenzi
di salvezza eterna.
Vesto la mia voce
di pace
e voglio divenire avvezzo
del valore più alto:
la Verità del volo.

Premio “Nettuno 2009”.


Dalla raccolta “Ascesi sulla via della poesia” (Akkuaria, 2008).
Luci della notte

Se sapessi descrivere
i ritorni a Trieste
dalle giornate di pace
e dai luoghi di culto
sarei il poeta più famoso al mondo!
Continuo a pensare
che sia impossibile
fare un ritratto alle luci della notte
alle sfumature del cielo
ai messaggi degli angeli…
continuate ad illudervi
a sognare un quadro di realtà
mentre io
mi accontento
di vivere la verità.
Barcolana

Ho camminato ancora sul sentiero


di quella che presumo essere la “realtà”.
Dall’alto costone che abbraccia e delinea
il mio amatissimo golfo
ritrovo quelle sfumature celesti
che il Sole dipinge sul mare.
Riflessi d’onde e geometrie di vele
riempiono quella via troppe volte oscurata
dai ritmi scostanti del “moderno”.
Ho ingaggiato una sfida con l’oggi
che rifuggo a parole
perdendomi nello stridente contrasto
del mio esistere
in questo contesto.
Folate di vento mi spingono comunque
verso un traguardo chiaro
e ricco di Luce.
Adesso mi serve soltanto
guardare la “realtà” con Amore…
la scelta della rotta sarà perfetta
e sicura la vittoria finale
nella più bella regata
della mia vita.

Dalla raccolta “Respiro di presente” (Sovera editore, 2006) col titolo: “La regata più bella”.
L’Artista

Chi ti ha pensata fu un artista


un pittore ispirato
un poeta dell’anima
un compositore del pensiero supremo…

dall’alto di uno scranno invisibile


contempla ora la sua opera
si diverte di volta in volta a cambiare
una sfumatura, un colore, un’atmosfera…
una piega d’acqua
un bacio d’aria
una carezza di terra…
ed io ritorno alla costiera
l’enorme corpo disteso sull’onda
ispiro l’estasi d’un sogno-realtà.

E’ un abbraccio al Paradiso!

Un Amore totale lo spettacolo di natura


pronta a sorprendere
a rasserenare occhi assenti
e stanchi
avidi di bellezza.

Vivo in te, Trieste


mio paradiso terrestre.
Per questo ringrazio
il primo ed unico Artista.
Passeggiata

Giorno d’autunno.
Primavera, all’apparenza.
Come si confondono oramai le stagioni!
Cambiano i tempi…
un cammino lungo
a ritroso nell’anima
sotto rocce scoscese…
alti sul verde
a scendere
chiazze di rosso…
di tanto in tanto
una cascata di flora
giù, fino alla strada,
sulla distesa del mare aperto
che ti toglie il fiato
ti costringe al silenzio
ti lava l’anima dai ritmi inquinanti del quotidiano.

La gente lì in fondo, sul lungomare


come tante piccole formiche
avanti e indietro
alla ricerca di pace
e di se stessi, forse…

poi fermarsi, al ritorno:


appoggiati ai passamani
su muretti di pietra adagiati
a godere di dolci profumi
ad ammirare colori inimitabili
del tramonto sul mare.

Un uomo, poco distante


prova ad immortalare lo spettacolo…
rimarrà un flash sul foglio bianco
un’immagine intima
del golfo di Trieste.
Ti amo mia città
amo la scoperta di scorci ogni volta nuovi
la naturale apertura alla verità luminosa
dell’orizzonte.

Alla fine del sentiero


si mescolano gioia e malinconia
finisce un giorno e porti a casa emozioni
che il tuo cuore gradisce
e approva.
Quanto è bella Trieste (!)

Quanto è bella Trieste (!)


con i palazzi d’epoca asburgica
i resti romani visibili
e invisibili all’occhio
gli scorci di panorama
sul mare che s’apre
alla via del mondo.
Quanto è bella Trieste (!)
vista dal respiro della costiera
dal giusto colle colonnato
dai sentieri tanto amati
e di nome illustre.
Quanto è bella Trieste (!)
nello sfarzo dei teatri
nei miscugli fantasiosi delle sue genti
nell’incrocio candido di vele e piazze…

corrono veloci i passanti


mentre da una fontana
si alza in volo
l’ultimo gabbiano
ed io
dallo storico caffè
della presente poesia
guardo fiducioso
al tuo futuro.
In giro per città
Davanti al busto di Svevo

Il solito giro del parco


dove i maestri mostrano fieri
il busto della loro eternità
tra i rami maestosi
degli insegnanti più veri.
Ho parlato con gli alberi
trascurandovi un po’,
carissimi poeti
della città incantata.
Adesso,
fermo davanti alla lapidaria immagine
di Svevo
scopro sorpreso i movimenti
del lungo stelo di gelsomino
il più bello, l’unico, il grande
gelsomino lillà del giardino…
il suo braccio oscilla
e non c’è vento a spiegarlo!
Sei tu che mi parli, maestro!
Ogni volta che vivo questo brivido
è lo spirito che sta comunicando
con la mia anima
cercando di risvegliarla
dal sonno umano.
Guardo il tuo volto di marmo
e capisco che l’infinito
sta nel senso ultraterreno
delle mie sante scritture.
E la mia coscienza rivive
nel respiro lillà
del gelsomino gigante.

Il giardino pubblico tra via Giulia e via Marconi, ricco di arbusti centenari, busti illustri, e persone
d’ogni età, è il rinfrescante teatro di molte mie letture…
3 gennaio 2006

E’ ardua la lotta per la libertà!


Non basta promettere qualcosa a se stessi per ottenerla!
Il percorso è lungo e intricato.
Scendo dall’altare della mia solitudine
per incontrare i maestri
residenti del giardino d’inverno
senza foglie, né fiori.
Accanto ai loro busti immortali
mi immagino poeta tra i Poeti
e vedo orchidee gialle
fiori di maggio violetti
rose-ciclamino.
E’ riapparsa l’acqua nel laghetto della storia.
A custodirne la bellezza incantevole
il triangolo delle mie reincarnazioni:
Joyce, Kosovel e Svevo.
Mi sorridono paterni i loro visi
un tempo severi
forse rammentando i momenti più bui che
ora sanno
nascondono un senso imprescindibile.
Mi lascio baciare dal vento del giardino in-colto
dove ogni parola è inutile
e cammino verso il Sole basso
giallo intenso
del tramonto su Trieste.
“Il Caffè è l’unico luogo in cui si può veramente scrivere: si è soli, con carta e penna
e tutt’al più i due o tre libri di cui si ha bisogno in quel momento”

Claudio Magris (I luoghi del disincanto, Garzanti Libri 1987)

Il Caffè dei poeti

Lo ritrovo qui
al caffè dei poeti
in un’atmosfera soffice
un piano a coda…

arazzi di rosso antico


paonazzi di orati ornamenti
tavolini di colto marmo
larghi specchi di virtuali profondità
e reale spiritualità.

Un profumo d’arte
inonda le mie ardite cavità
un senso di leggerezza
fa breccia nel mio io
vuoto di mondo
mentre stelle di vita
leggono parole di verità.

Un fiume di note si innalza


senza fruscii di cascata
fino a baciare madre luna
dei cuori innamorati…
e inonda pianure d’anima
di intensa armonia.

Il Caffè della Poesia, dove Claudio Magris si riserva un tavolo, è lo storico San Marco, in via Battisti.
Suoni attutiti

Oggi l’orecchio sinistro ha deciso per lo sciopero.


Giro per Trieste con un fischio fastidioso
ed una congestione da raffreddore…
ma scopro un vantaggio:
i rumori della città si attenuano
quasi scompaiono…
vedo scene senz’audio
immerso nello scirocco
che riscalda il gelo d’inverno.
Cambiano i particolari
emergono dettagli e scene sorde
ma pregne di nuovi, fascinosi significati.
Suoni attutiti ascolto
camminando più lento del solito
tra l’inesorabile via, vai di genti
e rumorosi motori
che oggi meglio sopporto.
E’ arte questo quasi silenzio
nel trambusto cittadino!
M’insegna grandi obiettivi
di purezza e classicità…
la lotta ai rumori è da vincere
per il bene dell’uomo e della verità.
Supero le due croci gemelle di S. Antonio
ed entro nel vuoto più totale…
abbasso i sensi rimasti
per scoprire un bambino che dolcemente osserva
la postura silente e miserevole d’un’anziana.
Il suo sguardo ride mentre lei
anima persa e triste
porge il palmo
per chiedermi l’elemosina...
ma io… non sento.
Bagliori al tramonto

Una piccola vela bianca


tocca di sfuggita il sole…
vedo una cometa
che sta tra me e l’orizzonte.
Un poeta
sulla cima di pietra
ammira sorridente il tutto.
Un’icona di Luce.
Luce lunare

Quante luci nella mezzanotte accarezzata dalla bora


per una volta dolce sul mio profilo…
mi accorgo dell’attimo
d’essere nell’ondosa scia di luce lunare…
non mi parla di malinconia la Luna
ma di poesia, d’un soffio delicato di beatitudine!
E i passeri notturni si divertono
come mai prima li avevo visti fare
sfiorando le creste dei piccoli flutti in cammino
verso la madre delle maree.
Il gabbiano è solitario, come me…
esegue prove di volo contro il vento che adora.
I lampioni gialli del molo più bello
incendiano giovani amori che si nascondono agli albori della città.
Miramare è un diamante lontano che strizza l’occhio a Trieste
mentre il Faro sfreccia vincente nella notte
dove navi e lampare si confondono all’orizzonte.
Sembra un gioiello il tempio sul monte
e curve di luce scendono tra il verde costiero
… le strade sembrano piste di slittino.
Torno a godere dell’Attimo…
mi lascio catturare dall’incanto di natura e opere umane
e scrivo soltanto per fissare il momento.
La Pace è il presente di vita che sento con mente libera
e nella mia lacrima si riflette il tutto dipinto dalla Luna.
Alle porte di Trieste, dove il Golfo attinge ai segreti dei suoi fiumi
Dove risorge il fiume

Solo
vicino alle foci
come un argonauta
ho viaggiato
nell’età del bronzo
abitando mondi protostorici.
Finita la guerra
(come Antenore e Diomede)
riposo nella grotta
del mitreo…
Sull’epigrafe saturnina
faccio voto
di risorgere da queste rocce
di ristagnanti correnti.
Da Aquileia a Tergeste
passo solchi carrai
esco dal mio neolitico
e risorgiva d’amore
scalo il monte Ermada.
Non ti vedo
nemmeno dalla vetta
ma ti amo
fiume del mistero.
Solo
vicino alla sorgente.
Sorgenti dell’Isonzo

Un giorno sul fiume


alla verde sorgente
mi hai rubato l’anima
l’hai posata sulla roccia
ricca di smalto
e abbracciando la vita
senza parole
mi hai detto
“Ti amo!”
Alla foce dell’Isonzo

Verde la tua sorgente


profondo
fresco abisso invisibile…
Scesi lungo limpide correnti
rocciose insenature
ripide cascate…
come i salmoni danzai tra gli scogli
a cavallo soltanto
della mia umanità.
Ora sono qui
sulla torretta di legno
che guarda alla vita
a fianco del fiume
e sull’alto argine di chi ha viaggiato
tra le alghe e la melma
ha rotolato su tronchi morti
sorvegliati da bianchi aironi
e dal loro re
che cammina sulle acque
tra il fiume e il mare.
Davanti alla grande foce
ripenso alla sorgente…
ora so
- perché il cerchio si chiude -
che sorgente e foce
sono la stessa cosa.
Il respiro si fonde con il senso cosmico
di un percorso senza tempo.
Mi alzo dal letto dell’Isonzo
con la fluidità dell’acqua
e nel quadro arioso del tramonto
lascio la scia infinita
delle mie ali di airone.

Dalla raccolta “Respiro di presente” (Sovera editore, 2006).


Indice
Introduzione 2
L’ultima poesia 3

IL CAMMINO NELLA PRIMA CITTADINA ISTROVENETA


Ecologia bambina 4
Muggia 5
Autunno 6
Profumo di mare 7
Muggine in corsa 8
L’ultimo viaggio del delfino 9

L’APPRODO AL CAPOLUOGO MITTELEUROPEO


L’ultima passerella 11
“Trieste è un luogo dell’anima” 12
Menestrello 13
Sul Molo Audace una sera di giugno 14
Evoluzioni di un palloncino giallo sul mare 15
“I Triestini…” 16
Gabbiani a Ponterosso 18
Percorsi emotivi 19
Treno che corre 20
Il richiamo delle onde 22
Mio mare 23
Riverbero 24
Gocce di pietra 25
Piccolo respiro 25
Rocca di Dio 26

L’APERTURA DEL GOLFO


L’occhio Zen 28
Virata senza vento 29
Luci della notte 30
Barcolana 31
L’Artista 32
Passeggiata 33
Quanto è bella Trieste! 34

IN GIRO PER LA CITTA’


Davanti al busto di Svevo 37
3 gennaio 2006 38
Il Caffè dei Poeti 39
Suoni attutiti 40
Bagliori al tramonto 41
Luce lunare 42

ALLE PORTE DI TRIESTE


Dove risorge il fiume 44
Sorgenti all’Isonzo 45
Alla foce dell’Isonzo 46

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