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Associazione Culturale Tommaso Campanella “Il pensiero forte del Sud”

“Premio ‘Merica 2023”. Sant’Eufemia d’Aspromonte

Un viaggio

E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare
Ungaretti

Rispondo ad una chiamata, c’è un invito per ricevere il premio ‘Merica e l'emozione si fa
profonda con un groppo in petto che va oltre il limite delle parole per spiegarlo. Perché questo
premio anche a me? C’è qualcosa di cui sono consapevole: il mio piacere per le storie;
tuttavia, quanto è difficile raccontare la propria.

Nelle storie c’è sempre un inizio…


Ricordo il primo lungo viaggio, durato quasi un mese, da Anoia u supra, a Genova, a Buenos
Aires ad Azul, in Argentina.
Al tramonto ci siamo imbarcati, a Genova, vi ho lasciato in cabina e sono risalito sul ponte
scoperto sedendomi su un rotolo di corde e ho cominciato a osservare come una chiesa e la
sua croce cominciavano ad allontanarsi; lì mi sono reso conto di quello che stava
succedendo: l’Italia cominciava a lasciarci, mi sono messo a piangere tanto che non potevo
fermarmi fino quando sono ritornato in cabina.
Lui aveva dodici anni, è il secondo dei miei fratelli.

Una nave, nella notte della partenza, accende la stella la cui luce guida si diffonde
nell’Oceano di misteri a cui va incontro la famiglia... cercando una terra straniera.
Sul mare… ho celebrato il mio primo anno di vita.

Il coraggio degli abissi è l’impronta del mio destino marino…


Dunque, inizia a scriversi una storia, tessuta con fili che spalancano l’oceano e la salsedine
insipidisce quel latte che se ne va…

Dall’inizio, questo viaggio, presagisce una divisione necessaria: è l’alba della mia vita, è una
grazia ricevuta, offerta fragile del mese di maggio.
Dalla nuda fame di acquisire informazioni del mondo, io, ancora candida e con uno sguardo
tremante, tento di assimilare cosa sta succedendo.
Cullava dolori il grembo materno dando il via alle mie incertezze. Nata nel sospiro della
parola viaggio, solo il Tempo con il suo ineluttabile tragitto e alcune domande discrete, mi
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hanno dato la possibilità di capire: da quella partenza si sta dipingendo quel carattere che ha
segnato il resto della mia vita. Ancora non so delle tracce che imprimono le paure sulle
labbra. Un’anima guerriera però comincia ad aprire gli occhi su un mondo da conquistare…

Una frase scritta tempo fa è significativa: un piccolo corpo ha imparato la fragilità e la forza.
Paure e angosce di fronte a un primo viaggio non impediscono alla forza della determinazione
d’iniziare a sorridere.

L’America, dal nord al sud, sono unite all’Italia, alla Calabria! Un fiume d’immigrati, partiti e
sballottati dalle circostanze e infine arricchiti con nuove lingue e nuove culture.

Oltreoceano, provocata dal risveglio delle parole nuove, scopro che l’Amore è il legame che
si stringe nella poesia, nell’equivoco di una parola, nel sorriso concesso e produce un discorso
sempre diverso.

Realtà aspra la vita: durante lunghi anni attraverso diverse strade, cambio città, paesi e
continenti… seguo una cartografia meravigliosa che illumina il Tempo delle scoperte e la
ricchezza inesauribile della poesia...

Sapete…? …. amare le parole, ascoltarle, leggerle, sognarle e traslitterarle, srotola il nostro


circuito d’amore. Imparo lo spagnolo mentre il dialetto della Piana rimane inconscio. Mai
abbastanza brava, continuo a gareggiare con ogni parola, in ogni lingua… Quindi, penso e
sostengo: senza il mondo de los indios, non posso essere quello che sono, neanche senza i
poeti o senza la storia vissuta de las Madres de Plaza de Mayo.

Continuo a pensare che la vita sia un viaggio, ognuno di noi ha una storia da raccontare,
specifiche situazioni da non dimenticare, il suo esercizio è la possibilità di non ripetere le
prolungate o le piccole miserie.

Considero che l’incanto della poesia di Jorge Luis Borges, di César Vallejo, di Gabriela
Mistral e tanti altri, sono la voce dell’America del Sud, dunque, della vita quotidiana, voci
potenti per far cantare la folla di gioie e di tristezze, dei sogni realizzati anche di quelli mai
concretizzati, d’amori belli o di quelli che si ripetono come immagini di specchi infiniti.

Quello che imparo da bambina resta incancellabile come lo spagnolo colonizzatore, come il
dialetto atavico, anche il faticoso italiano. Inoltre, imparo che siamo tutti privi di sicurezze e
riconoscerlo è la nostra forza. Voglio raccontarvi anche il mio amore per il poeta Álvaro
Mutis, su quelle muraglie coloniali arroventate dal caldo caraibico, lui deposita in me i
bagliori della parola.
Sì, in Cartagena de Indias, Gabriel García Márquez anche m’incanta con il suo Amore al
tempo del colera. Personaggi, storie variopinte segnano la mia strada, alcune volte ho la
fortuna di scrivere, di mostrare la mia devozione per la lettura, per l’amore e le sue
vicissitudini, altrettanto gli spiriti restii della poesia testimoniano la mia difficoltà di trovare
una parola precisa.

La gratificazione che oggi mi offrite posso capirla, con profonda accoglienza, solo perché
dalle storie vissute, dalla più tenera età, piene di eccitazioni, avventure e sorprese, adesso

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potrei avere la consolazione di riconoscere che questi viaggi possono non essere inutili, come
trovarsi su di un tappeto tessuto con petali caduti, con perdite inesorabili ma con il balsamo
tangibile di autunnali stelle cadenti, laddove poter continuare il mio cammino.

Alcuni maestri e compagni, mi aiutano a conoscere le scienze, l’amicizia, la musica, la poesia,


la vita ancora fresca. Una porta aperta su altri anni nutriti di studi sistematici e profondi;
tuttavia, la tana, (così ci chiamano in Argentina) la cotrara ancora persa nel bosco ombroso
della propria ignoranza… cammina difesa da un clipeo come se fosse un tesoro.

La mia patria? A chi celebro l’onore? Terra generosa la lingua, dedalo disegnato tra due
idiomi e un dialetto, il calabrese… di Anoia.

Silenzioso navigatore Poseidone, lui sa che quando si parte e si cambia città o paese, la
vendita dei mobili, della casa, il regalo degli oggetti cari, il rinunciare a tante cose che non si
possono portare è necessario… si deve partire leggeri di equipaggio…

Cartagena de Indias è o il mio nuovo porto. Molo da dove partiva l’oro per la Spagna. Tesori
saccheggiati in ogni angolo d’America.

Con valige traboccanti di libri, quaderni, musica e con un cuore palpitante, seguendo la stella
viaggiante sbarco sulla sabbia bagnata dall’insistente blu dei Caraibi…

La mia dimora ahorita è nella chevere Cartagena de Indias, incrocio di storia e mare
accoglienti, di balconi fatti con remota nostalgia ispanica e dal tipico tintinnio dei ferri di
cavallo sulle pietre coloniali.
Il ritmo, il sole e le palme contribuiscono a nutrire la mia sete di conoscenza.
Il limite del mare caraibico, la nuova Cultura e le nuove sfide deliziano la mia vita.
La parola psicoanalisi, audace, inizia a circolare, esaltando la virtù del lavoro condiviso,
ancora oggi saldo, partorito da quel tragitto di storia.

La trasmissione della psicoanalisi continua a essere la mia bussola d’itinerario. L’inconscio


freudolacaniano sboccia in queste terre di pirati e di architetture che specchiano la Spagna.
Sorge così un’altra parola ereditata: la forza per il lavoro infaticabile, nuove ricerche per
cercare di arginare l’ulcerazione che spesso si presenta nella fascia più a rischio: i giovani e le
loro dipendenze.

Sotto un sorriso nobile, la mia essenza d’immigrante passa a essere italo - argentina.
E quindi mi chiedo… dove si radica questa orrida avversione per lo straniero?
Lo straniero induce delle novità che minacciano i valori consacrati e codificati da democrazie
con una fragile politica, smuove in qualche modo i linguaggi cifrati già posseduti dal gruppo e
se abbiamo la fortuna di ascoltargli possiamo evolverci.
Ringrazio ogni luogo dove vivo per l’accoglienza che sempre mi regala, ovunque.

E giunse una nuova partenza. Ulisse passa a darmi un passaggio… attraversiamo i mari con
nuovi misteri, nuove conoscenze, nuove perdite e la volontà ferrea di approdare a nuovi
progetti. Così sino ad oggi l’inconscio svelato da Freud, strutturato come la lingua da Lacan è
ritornato a sbocciare sul litorale Mediterraneo. Si riproducono anche qui le note blu

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argentate... particolari e universali come le Tavole della Legge.

La lingua e la storia ci costituiscono. La lingua non è la nostra vera patria? In ogni paese sono
considerata straniera: qui mi chiamano l’argentina.

Accomodarsi a una lingua diversa presuppone uno sradicamento nel quale anche il corpo è
coinvolto nella sua profondità.

Arrampicandomi sulla terra dei vigneti che guardano il mare, ascolto e scrivo. Così, un invito,
si tramuta in un libro, il quale apre una serie…
Apprendista di vita, con gaudio e sorpresa, continuo a trovare vasi sacri, a trovarmi nei nuovi
sguardi, nella poesia della parola che lotta come uno sparviero (agile, vola con facilità e
rapidità non ostante le sue corte ali) per poter pronunciare l’ombra più nuda, quella della
morte, le rughe della vita e, per prima, le gioie. Lo dico in senso letterale poiché dallo
sparviero deriva il mio lignaggio greco come vuole il mio cognome.

Rifletto affinché la vita risplenda leggera, fin dove si può… ricordiamolo sempre: c’è un
inconscio che in genere s’impone installando riserve, mettendo a tacere ogni superbia.
Imparare a gioire sotto il sole o il freddo, fedeli alla parola che ci porta alla profonda
conoscenza di noi stessi, delle nostre radici. Importante è coltivare delle capacità, delle abilità,
soprattutto le passioni! Quindi, poter forgiare parole diverse.

Sia l’uomo che la donna non si tradiscono quando ascoltano la propria parola, quando si
domandano se hanno fatto bene i conti con il proprio desiderio, il quale lo/la costituisce.

Pensando la vita come un viaggio… si possono percorrere infinite strade, salire sulle
montagne e lasciarsi accarezzare dalle nuvole… scendere nell’oceano più profondo e
risorgere dagli abissi marini… uscire dalle caverne per poter raggiungere la possibilità di
sviscerare qualche recondito mistero o, magari… si può scoprire il vero senso della parola
viaggio… la poesia di Ungaretti lo dimostra!
Fermandosi un po’ ad ascoltarsi e frantumare i nostri pregiudizi, le nostre arroganze,
possiamo lasciarci sorprendere dalle differenze che l’altro porta con la sua storia, con le sue
difficoltà, con le sue gioie, con i suoi amori, cosicché mai arrivi l’inverno delle logiche, delle
profonde riflessioni.

Ringrazio vivamente il vostro ascolto.

Eva Gerace Gemelli

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