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ANTOLOGIA POETICA
Ho percorso le strade
è volata la farina,
è scivolato l'olio,
ma
è il popolo d'Italia
conosco il sorriso
Sono andato
conosco il canto
di un uomo solo,
Italia, la misura
accumulando granelli,
germinazione profonda
della delicatezza e della speranza.
Nel mattino
la più antica
mi portava
che io raccolsi, ma
soprattutto
saggezza e canto
di un legno puro,
musicale e fragrante
la voce e la sostanza,
la lotta e il sorriso,
le rose e l'olio,
Il tuo sorriso
toglimi l'aria, ma
la repentina onda
Farfalle
Le farfalle
ballano
velocemente
un ballo
rosso
nero
arancione
verde
azzurro
bianco
granata
giallo
violetto
nell'aria
nei fiori
nel nulla
sempre volanti
consecutive
e remote.
Ode al gatto
imperfetti,
di testa.
in ordine,
divennero paesaggio,
Il gatto,
soltanto il gatto
apparve completo
e orgoglioso:
ma il gatto
come la sua,
non hanno
la luna o il fiore
una tale coesione:
fessura
Oh piccolo
Imperatore senz'orbe,
il vento dell’amore
nell’aria aperta
reclami
quando passi
e posi
sul suolo,
fiutando,
diffidando
perché tutto
è immondo
Oh fiera indipendente
neghittoso, ginnastico
ed estraneo,
profondissimo gatto,
poliziotto segreto
delle stanze,
insegna
di un
irreperibile velluto,
probabilmente non c’è
enigma
padroni,
proprietari, parenti
di gatti, compagni,
colleghi,
discepoli o amici
Io no.
la botanica,
Disposizioni
sanno
La canzone disperata
nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia!
Qui io ti amo
Qui ti amo.
Solo.
Questo è un porto.
Qui ti amo.
non esistevi.
La pioggia si spoglia.
Il vento. Il vento.
negli occhi.
evitano.
gli occhi
giranti.
Il vento (1)
Il vento (2)
Il vento è un cavallo:
mi chiama galoppando
Guglielmina
Entrò il sole,
Entrarono le stelle.
Entrarono due trecce di grano
di miserabili alimenti,
e la solitudine immensa.
Sete di te m'incalza
Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa. Sete di te, sete di
te, ghirlanda arroce e dolce.
Primavera
e il melo appare
trasformato d'improvviso
sotto la terra
un piccolo stendardo
d'indomita purezza.
La povertà
la poverta,
non vuoi
la miseria. Noi
Ma non voglio
che tu la tema.
se la povertà scaccia
che non scacci il tuo sorriso che è il pane della mia vita. Se non puoi
pagare l'affitto,
i minerali e i cereali,
e tuttavia
quando percorrono
te, piccola,
si stancano raggiungendo
le colombe gemelle
In questo territorio,
Donna completa
Oh Maligna, avrai già trovato la lettera, avrai già pianto con furia
i! mio mangiare
la terra!
alle pareti.
delle umane parole il poveretto non saprà che il tuo nome, ma la grossa
terra non capisce il tuo nome
Come mi angoscia pensare allo sfolgorio delle tue gambe distese come
ferme e dure acque solari,
da quest'ora
Darei questo vento del mare smisurato per il tuo brusco respiro,
ostinato,
e la solitaria colomba di sangue che sta sulla mia fronte a invocare cose
scomparse, esseri scomparsi,
Ode al muratore
Il muratore
dispose
i mattoni.
con la sabbia.
erigendo la scala,
livellando
il cemento.
su due occhi
severi.
la materia
cresceva.
un pilastro
levò in alto
la sua nobiltà,
e il tetto
frenò la furia
Da un punto all'altro
andava
il muratore
rimuovendo
materiali.
E alla fine
della
settimana,
i pilastri,
l'arco,
i figli
inaugurarono
la semplice saldezza
e la frescura.
Oh che lezione
il muratore tranquillo!
quello che riempie il grano, quello che piega le alghe, ha fatto il tuo
corpo allegro, i tuoi occhi luminosi
e amo il tuo corpo allegro, la tua voce disinvolta e sottile. Farfalla bruna
dolce e definitiva
Crepuscolo marino,
in mezzo
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la cintura
incendiata
tanti
doni e doni,
uccelli
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all'acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto! Rivoli oscuri
dove la sete eterna rimane,
rotolando a goccioloni,
cade l'acqua,
cade mordendo,
un movimento acuto,
cade l'acqua,
a goccioloni lenti,
città, eccitazioni,
camere, ragazze
vedo navi,
e peli d'uomo,
sto guardando.
un incollarsi di carne
e gambe, bionde come spighe, che si allacciano.
a goccioloni sordi.
E' oggi
Ah silenziosa!
Ah silenziosa!
Ah silenziosa!
incontenibilmente
fatalmente
Epitalamio
Ricordi quando
d' inverno
giungemmo all'isola?
sussurravano lasciando
al nostro passaggio.
Abitasti la casa
il dolce amore.
Ricordi,
come da te cresceva
il sonno,
mutò la primavera
i muri dell'isola.
di pianta bruciante,
la vita, la marea,
il fiore divoratore,
tutto ci riconosce.
nel vento,
nella notte,
nella terra,
e insieme fioriamo,
e per questo
quando passiamo
Tutti lo sanno,
ma non lo sapevamo.
dell'altura rocciosa
in un fiore eterno.
Amore mio,
la primavera dolce,
Non la scambiamo
quando il vento
quando
quando
le radici
Amore, amore,
la primavera
ci offre il cielo,
ma la terra oscura
È il nostro nome,
aspetteremo
nell'isola,
come se ne va l'autunno
Ma noi
stiamo attendendo
il nostro amico,
il nostro amico dagli occhi rossi,
il fuoco,
e disconoscerà il nome
di tutti,
l'inverno
sempre,
perché abbiamo
con noi
il fuoco
per sempre.
Abbiamo
per sempre,
per sempre,
e quando si staccherà
dai rampicanti
una foglia,
su quella foglia,
essere la freccia
l'amore invincibile,
una foglia
della vita
per l'isola,
Per il mondo,
Mi ricevi
Ti ricevo
Baciami,
mordimi,
incendiami,
Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia, la mia anima non
si rassegna ad averla perduta.
Ah vastità di pini
Lentamente muore
Lentamente muore
proprio quelle
Lentamente muore
Muore lentamente
Lentamente muore
prima di iniziarlo,
al raggiungimento
Il ramo rubato
a rubare
un ramo fiorito.
Passeremo il muro,
e il melo appare
trasformato d'improvviso
in cascata di stelle odorose.
ruberanno le stelle.
E cautamente
parola,
s'addormentano,
morte.
Morirò baciando la tua folle bocca fredda,
Perché tu mi oda
Perché tu mi oda
le mie parole
a volte si assottigliano
Nella rete della mia musica dei prigioniera, amore mio, e le mie reti di
musica sono grandi come il cielo.
La mia anima nasce sulla sponda dei tuoi occhi di lutto. Nei tuoi occhi
di lutto inizia il paese del sogno.
Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli e vado per le
strade senza nutrirmi, silenzioso,
Sete di te m'incalza
Sete di te m'incalza nelle notti affamate.
Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa. Sete di te, sete
di te, ghirlanda arroce e dolce.
Le Ragazze
Forse
il tempo, il tempo!
Perché ora,
E ora
tocchi l’acqua con i tuoi piccoli piedi,
Son migliori
certi scompartimenti,
o di dubbio;
la troverò,
dentro di tè,
o lungi da tè,
e lei mi troverà,
con me
Di buchi e uccelli?
Vivevo in un quartiere
Orologi, alberi.
Da lì si vedeva
Ti ricordi, Raúl?
Ti ricordi, Rafael?
Federico, ti ricordi,
Fratello, fratello!
Tutto
Un profondo brusìo
Pesci accatastati,
La freccia s'affatica,
Divorando esseri,
E da allora fuoco,
Da allora sangue.
Di orgoglio e di coltelli!
Generali
Traditori:
Invece di fiori,
Da ogni bambino morto vien fuori un fucile con occhi, Da ogni crimine
nascono proiettili
Venite a vedere
Per le strade!
La poesia
E fu a quell'età....Venne la poesia
parole, nè silenzio,
e mi toccava.
non sapeva
e mi formai da solo,
decifrando
quella bruciatura,
sciocchezza,
pura saggezza
e vidi all'improvviso
il cielo
sgranato
e aperto,
pianeti,
piantagioni palpitanti,
l'ombra trafitta,
crivellata
costellato,
a somiglianza, a immagine
del mistero,
dell'abisso,
Dimmi, ti giungeva,
ODE ALL’ANCORA
frammento fuggitivo,
la gettarono
La bontà di un amico
e credette all’improvviso
la aspettasse,
la aspettassero
e un’onda infinta,
passeggera,
ma morta,
non usciva il suo sangue,
il suo flusso,
il fiume,
il portentoso aroma
dalle navigazioni
ci inzuppò l’autunno
volava il volo,
è lì stava volando,
lì ritornava
taglianti, scattate
saette dell’aroma:
derelitti cappelli
e frutta marcia.
Dall’alto
immobili, aspettano.
Il mare si è rassegnato
all’immondizia,
come
sopra le onde
con piedi oleaginosi,
la schiuma
né sapone di Afrodite,
è la riva in lutto
di una cucina
sconfitti cavolfiori.
dalle sottili
aspettano
nell’altezza,
fissati
a una nube,
indipendenti
e segreti
come
liturgiche forbici,
lo spazio dell’acqua
che disertò
e si fece
porto,
da un comitato freddo
di ali nere
fissato al cielo
blindato, indifferente,
Adesso risulta
che non abbiamo tavolo.
Eravamo nudi.
a terminarlo presto,
E piove sangue.
ODE AL CAVALLO
in un povero pascolo
è un ricordo,
e adesso
quello bastonato,
le pietre
crudeli
da cava a costa,
lui,
non arriva
no,
di tristezza,
e così
dai lombi
appuntiti,
un cuore stanco,
forse
né il leone, né il falco,
ma quello sguardo,
del modo
dell’alato ed elastico
destriero di cavalcata,
ebbene, celebro
né con le allegrie:
mangiando con
i miserabili
e è dovuto
a queste pietre
della strada,
adesso la corona
per le vite
la do per questa gloria di un cavallo,
Ah cavallo
camminiamo
Maremoto
Gli orologi del mare,
i carciofi,
a piene mani,
le lampade dell’acqua,
dell’oceano,
i cefalopodi, le oloturie,
i recalcitranti granchi,
i telegrammi rotti,
fugaci
perchè si alimenteranno
mi inducono al conflitto,
braccia scivolose,
stomaci dell’acqua,
maltrattati
Alga
al sale, ai pescatori,
LA PAROLA
Nacque
elaborata
Uscì
dalle tenebre
la prima
parola pronunciata:
in essa bevo
il vino dell’idioma
o l’acqua interminabile,
UCCELLO
e da lì passava il vento
da lì entrava la notte.
Quando tornai da tanti viaggi
da un telefono impiumato
le sorgenti, le tegole,
i pescatori a pescare,
SERENATA
un trapezio di gesso.
LE NASCITE
Tanta pazienza
annotato
i numeri, i giorni,
o semplicemente all’acqua,
abbiamo la memoria,
Si sa che nasciamo.
o nel bosco
Si sa che nascemmo.
AL DEFUNTO POVERO
né alfabeto, né lenzuola,
né arrosto,
PASSATO
e come si costruisce
esce polvere
come se si colpisse
contro il suolo,
esce fumo
come se si bruciasse,
riluce
come un piatto
vuoto:
bisogna riempirlo
di nuove nutrizioni
spaziose,
alla cisterna
È difficile
abituare le ossa
a perdersi,
gli occhi
a chiudersi
ma
lo facciamo
senza saperlo:
ma il tempo
e cancellò
sebbene si afferri
a spine
e radici:
i ricordi:
ALLA TRISTEZZA
Tristezza, ho bisogno
nella prateria
Per questo
dammi,
sorella tristezza:
voglio
e mia madre
che cerca
paraffina
e riempie la lampada
Il giorno scivolava
mi ricordo
me stesso
nella finestra
la luce scura.
Dammi il tuo lento sangue,
pioggia
fredda,
Al mio petto
restituisci la chiave
distrutta.
sentirmi
perduto e miserabile,
del crepuscolo,
ricevendo nell’anima
le mani
tremanti
della
pioggia.
Cuore di pietra
Voglio
dirti
quanto amiamo
acceso
là in cucina
e il tuo tetto
su cui cade
sgranata
la pioggia
come se scivolasse
Il monte e il fiume
Nella mia patria c'è un monte.
e mi dicono:Soffriamo.
Matilde
Insonnia
la persistente rosa
e in me le stagioni camminavano
Ode al chiarore
La burrasca ha lasciato
sull'erba.
Un azzurro marcato
riempie il cielo.
Oh giorno pieno,
oh frutto
dello spazio,
Tocco
Sapore
di fuoco verde,
di questo giorno.
le cicale
nell'altezza sonora.
Vivo,
amo
e sono amato.
Ricevo
in me quanto esiste.
Sono seduto
su una pietra:
in lei
toccano
le acque e le sillabe
della selva
il chiarore ombroso
a trovarmi.
Tocco
Cammino
cantando
con i fiumi,
sento
come
lo sono,
io sono il giorno,
sono
la luce.
Per questo
ho
doveri di mattina
impegni di pomeriggio.
Devo
andare
aprire finestre,
abbattere porte,
rompere muri,
illuminare angoli.
Non posso
starmene seduto.
A presto.
Domani
ci rivedremo.
Oggi ho molte
battaglie da vincere.
da squarciare e sconfiggere.
di luce:
sconfiggendo
l'oscurità. lo devo
farmi in mille
della schiuma.
Qui cercate,cercatemi,
dell'acqua, del
Crepuscolo marino,
in mezzo
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la cintura
incendiata
tanti
doni e doni,
uccelli
e il mare, il mare,
aroma
sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli uomini,
vicino all'acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.
e il cuore,
lasciatemi libero!
La passione-sangue,
è l'incendio!
avvicinamento all'impossibile
ma tu ci sei,
e desiderarti,
e accoglierti!
LA NOTTE NELL'ISOLA
mi cercava,
come prima,
ti do a mani piene,
Ho dormito con te
e svegliandomi d'improvviso
in mezzo all'ombra
Né la notte né il sonno
poterono separarci.
Ho dormito con te
bagnato dall'aurora,
come se mi giungesse
L'AMORE
che ci accade?
e se vogliamo
separarci,
Invano cercai in te
nulla,
sotto il tuo duplice petto sollevato,
appena
BARCAROLA
di treno assonnate,
come sangue,
in mezzo al vento,
piangendo.
Se solamente chiamassi,
qualcuno verrebbe,
come lamento,
Schiava mia
E ciò che nella mia anima cresce come il muschio sulle rovine.
si accumulò, impalpabile,
petalo planetario,
Sabbia, madre
eri
dell’oceano,
ferendo
con le sue grida seminali
Nudo sopra
sento
percorrermi
l’aria, il tempo,
piegandosi
tornando a formare
e quando
vado errando
finché aria,
onda
o notte
cancellano il mio peso grigio nel tuo dominio.
Silice demolita,
sgranato,
polline
della profondità,
polvere marina,
ti alzi
dalle dune
argentate
come
gole
di colomba,
ti estendi
nel deserto,
sabbia
della luna
senza limite,
circolare e brillante
come un anello,
morta,
solo silenzio
e terrificante accorre
colpendo
la pietra demolita,
la savana
di sale e solitudine,
e allora
la inferocita sabbia
attraversato
Cadi
finché l’uomo
ti raccoglie
e al miscuglio
dell’edificio
serenamente accorri
ritornando
alla pietra,
alla forma,
costruendo
una
dimora
riunita nuovamente
per servire
la volontà dell’uomo.
di quale frutto,
Vicino
e davanti a te
mi inchino,
fisso
la narice dentro i capelli
e il sorriso
cercando, conoscendo
è soave, ma
di garofano penetrante
o impetuoso aroma
di violenti
gelsomini,
è qualcosa, è terra,
aria,
legni o meli,
odore
aroma
della foglia
dell’albero
della vita
con polvere
di cammino
e freschezza
di mattutina ombra
sulla radici,
ma
più vicino
di un pesco,
dalla tiepida
palpitazione segreta
del sangue,
odore
e di una cascata,
fragranza
di colomba
e di capigliatura,
aroma
le stelle
l’oro,
il frumento,
e lì
nella lunghezza
nella coppa,
in tutto
lasciò,
di dimenticati pianeti,
di pure
carte vegetali,
lì
sommerso
o nel suono
di un campanile
arrivi
e il volo
amore,
odore,
parola
sale
il tuo aroma
il tuo battito
e odoro
la frutta sommersa
la tua bellezza
che mi attende
ti celebro, bellezza,
trattenendo il sangue
perché
in aroma terrestre
o in musica marina.
Bella nuda,
che tu origliasti,
chiocciole minime
volano
che scoprono
e nascondono
ha diviso
in pallide regioni
si perde e sorge
di mela
e continua
separando
la tua bellezza
in due colonne
si plasmò, crebbe
la temperatura,
e segnalò colline
argentate,
di profondo velluto,
sopra il mondo
finché si stacca
io ti avrei raccontato
e avremmo riso
a un violento diamante,
tutta la trasparenza
della terra
si materializzò
sulla
mia fronte,
appena si muove
la ricamata vegetazione,
la rumorosa cintura
della selva:
Tutto cresce,
gli alberi,
l’acqua,
gli insetti,
il giorno.
Tutto termina in foglia.
Si unirono
tutte
le cicale
e morirono
e qui cantano
in un solo congresso
di sale,
di segheria,
di violino delirante.
Le farfalle
danzano
rapidamente
un
ballo
rosso
nero
arancio
verde
azzurro
bianco
granata
giallo
violetto
nell’aria,
nei fiori,
nel nulla,
volanti,
successive
e remote.
Disabitate
terre,
vetro
verde
del mondo,
in qualche
regione
un antico fiume
precipita
in piena solitudine,
i sauri attraversano
le acque pestilenti,
schiacciati
dal
cieco spessore
pantano, caverna,
e attraversano l’aria
uccelli brucianti.
Un grido, un canto,
un volo,
una cascata
attraversano da un bicchiere
di palme
fino
all’attaccatura
del bambù innumerevole.
Il mezzogiorno
arriva
tranquillo,
si estende
riempiendo l’universo:
all’improvviso
tutto
rimane
immobile,
si fecero trasparenza,
il tempo si fermò
L’OBLIO
RITORNO
Ostili cordigliere,
cielo duro,
stranieri, questa è,
La barca si muove
Da allora si riesumarono
Perdonate, stranieri,
Tuttavia,
Goccia a goccia
la pioggia si riunisce
un movimento sordo:
che si trascinano.
i piani dell’altezza,
gli armadi azzurri,
rompendo le vocali
fu cronica perdita,
Terminò la tormenta.
Ma il silenzio è altro.
TI AMO
sentendo che non potevo cantare senza la tua bocca, che io morivo se tu
non mi guardavi piangendo nella pioggia.
LE FERITE
Sveglio nella notte, svegli di notte, perduto nella pace cenerina da quelle
città che abbattono la notte con torri d’oro
Il nuovo che tracciano gli uomini, le risata del chiaro ingegnere che si
fece provare il prodotto orgoglioso nato nella steppa maledetta forse
dimentichiamo tessendo nel sonno la continuità del silenzio perché così
decide il viaggiatore che quella cenere sacra, le torri di guerra, l’hotel degli
dei silenziosi,
tutto quello che il tempo incendiò con la sua lampada e poi tremò nel
vuoto e consumò la corrente infinita di autunni e lune sembra nel sogno più
vivo di tutti i vivi
e quando questo uovo, questo miele, questo ettaro di lino, questo arrosto
di manzi che pascolano le nuove praterie, questo amore di canto
kolchoziano nell’acqua che corre sembrano irreali, perduti in mezzo al sole
di Bokhara, come se la terra assetata, violata e nutrice,
AMORE
Dove sei, oh colomba marina che sotto i miei baci cadesti ferita e
selvaggia sulla tremula erba del Sud trasparente là dove muove i suoi raggi
glaciali la mia sovranità,
SONATA
oh mia amorosa, mia negra, mia bianca, mia piuma, mia scopa, oh mia
spada, mio pane e mio miele, mia canzone, mio silenzio, mia vita.
INDICE
Il tuo sorriso
Farfalle
Ode al gatto
Disposizioni
La canzone disperata
Qui io ti amo
Il vento (1)
Il vento (2)
Guglielmina
Sete di te m'incalza
Primavera
L'infinità
Donna completa
Ode al muratore
Acqua sessuale
E' oggi
Epitalamio
Ah vastità di pini
Il ramo rubato
Perché tu mi oda
Sete di te m'incalza
Le ragazze
La Poesia
Sento la tua tenerezza
Ode all’ancora
L’imbarcazione
Ode al cavallo
Maremoto
Alga
La parola
Uccello
Serenata
Le nascite
Al defunto povero
Passato
Alla tristezza
Cuore di pietra
Il monte ed il fiume
Matilde
Insonnia
Ode al chiarore
Io tornerò
La notte nell’isola
L’Amore
Barcarola
Schiava mia
L’oblio
Ritorno
Ti amo
Le ferite
Viaggiatori
Amore
Sonata