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Franco Fortini
(L'internazionale. 1968/1991)
Goffredo Fofi
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lutarne le con traddizion i di cui an ch ’ egli era portatore - ed erano tante!
Immagino il suo "“vero n ien te!'- alla lettura di queste righe, e però insi
sto. C onsidero il cinem a di P asolini, con quello del llossellini tra Roma
Città aperta e La paura (con la gloriosa appendice di due lezioni di storia.
Vanino. Varimi e La presa di potere di Luigi XIV) e con quello di Fellini (con
due e tre eccezioni nel corso d ell’ opera) il più grande n ostro, anche p er
ché il più nuovo e perché afferm a, com e quello dei suoi due am ici-m ae
stri. un m odo di narrare per immagini che prim a non c ’ era, un'assoluta
originalità del linguaggio. Ma ne vedo la grandezza in u n ’ adesione a c o n
trario, op p u re, se vogliam o, in p ro fo n d o , allo spirito dell’ ep oca , urCa-
desione che mi appare palm are e manifesta nei film da Accattone a Che co
sa sono le nuvole, m entre nei successivi si esprim e una tentazione deca
dente che significa, per il regista, lui calo di ispirazione, e anzi cred o un
calo di convinzione nei con fron ti della realtà, o addirittura un crollo di
speranza...
Queste mie opinioni non vengono scosse dalla lettura del saggio di Ber
telli. Il con fron to continuo e m eritorio che egli p rop on e tra analisi dei
film e dichiarazioni, articoli, saggi di Pasolini contem poranei dei film ,
ma le rafforza e precisa. Non ultimo pregio di questo lavoro è infatti la
quantità di inform azioni e riferim enti elio mette in cam p o, la più ampia
sinora sulla questione e la meno rinchiusa nei solo am bito del cinem a.
In Pasolini il cinema fu elem ento di sfogo vitale oltre che artistico, e fu
sempre una possibilità unica di avventura e di conoscenza che lo mette
va in contatto con realtà le più diverse, perlustrate eou esaltante fe rv o
re. con un continuo sentimento di meraviglia e di gratitudine.
Il cinema era un pezzo di vita, non ei a solo "la m orte al la v o r o " di cui
parlava Coeteau, ma, com e in pochissim i altri autori (e mi vengono in
mente certi russi, D ovjen k o o Suksin, e certi giapponesi, M izoguchi e
Kurosawa, o certi am ericani, F ord c K a z a n ...) era una scoperta di vita,
"rip re sa " nella e della vita, con la generosità e con la purezza dei prim i
tivi - con quella generosità e purezza che fu di Rosscllini e. negli anni
Cinquanta, dei docum entari di De Seta e, d op o Pasolini, negli anni O t
tanta e N ovanta, degli apocalittici, dei post-pasoliniani Cipri e M areseo,
i suoi allievi più coerenti ed estremi.
In loro Pesem pio e le idee di Pasolini continuano ad agire, ma siam o, con
loro a figure di coscienti outsider, per una precisa scelta sociale e poeti
ca. Pasolini fu invece un outsider involontario, piuttosto un "b a rb a r o
piom bato in un m ondo - quello della cultura e della politica italiana - che
non ha voluto accogliere nessun suggerim ento, e che sem pre un "b a r b a
ro” continua a considerarlo anche ora che lo Ilei collocato nelle bibliole-
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che c dissertazioni universitarie e lo tratta magari da “ classico” , ma pro
prio perché non vuole e non sa capirne le ragioni e accettarne l'eredità.
Questa eredità, infatti, sarebbe la negazione di tutte le finzioni gli op
portunism i le m anipolazioni di cui oggi quel m ondo si fa forte.
Pasolini ha p erd u to, ed era im possibile che non perdesse, ma con lui ha
perduto irrim ediabilm ente tutta la società, e chi ancora sa p orsi, vedi
Bertelli e pochissim i altri, alPascolto delle generose e disperate riflessio
ni e visioni pasoliniane, sarà sem pre più costretto ad aggirarsi, come il
Citti-Pasolini d ell'ep ilogo m odern o e bolognese di E d ip o re, dentro un
chiassoso e soddisfatto m ondo autom i, privi di m em oria e privi di spe
ranza.
io
Enrico Ghezzi
Cenere e P etrolio: (ram m enti sul cinema di P ier P aolo Pasolini
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r
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me spettrale, l'em anazione definitiva di una form a retorica sublime. In
tellettuale, pensato all'eccesso nella ricerca del fatalpittorico o dell'inge-
nuità dei volti e delle cose (tutta la "trilogia della vita" vive e m uore del
contrasto tra la voglia di com p orre, di trovare il qu ad ro e la lu ce, e la
spasm odica attenzione quasi di catalogo felliniano alla sfilata di sguardi
sorrisi bruttezze incanti p re cu ltu ra li...), un cinem a dell’artefatto sem
plice e evidente, prim itivo e elem entare nel dirsi, ma inline più film ico
del cinema stesso e (trop p o) lontano dalla densità e fatalità automatica
trovata raggiunta dai Lang dai Walsh dai F ord (ma anche dai RosseUi-
ni/V igo).
Nella proclam azione pasoliniana del cinema com e "linguaggio della real
tà" non si manifesta l'enfasi pansem iotica, vi si nasconde la constatazio
ne infinitamente m alinconica dello spettacolo globale, svelato (p er chi
sappia vedere con occh i di cieco non ingannati dalla trasparenza, atten
ti al rum ore dello sfogliarsi di qualcosa in un vento im percettibile) dal ci
nema ma di cui il cinema è solo indice e spoglia e destino tem poraneo.
Del presente, il "conservatore reazion ario” "ottocentesco” "nostalgico"
Pasolini è allora scom paginatore perché lo abita e p ercorre e smonta e
ricom pone com e un film , lo "viaggia" nel tem po, ne turba gli spettatori
non tanto rivelandoli e con ferm an doli nel loro ru olo ma an cor più rico
noscendoli e facen doli ricon oscere "attori" nello stesso tem po, conse
gnandoli a un autom atico sgom ento. A n cora ambigua fino a oggi, in at
tesa di testim oni, quindi testimonianza di una assoluta passione retori
ca. Sansebastian con tra rio di rara intensità e tenacia. Fautore sceglie di
raggiungere e diventare la p rop ria icon a , fin trop p o lucidam ente accet
ta il destino tragico di essere segno/parola/im m agine di un linguaggio non
suo (né di altri). Così la sua presenza sem pre fiammeggianti e m arcante
nel tessuto televisivo, più che una contraddizion e nitidamente messa in
atto da un grande odiatore della TV, è il consegnarsi conseguente di un
4grande intellettuale’ alFautom aticità potente che rende chiunque un
animalo, un ch iaro enigma affidato a mille corren ti, un ‘ attore’ respon
sabile di sé in m inuscola parte, non più di quanto lo sia un albero o di
quanto lo siano una parola o un suono nell’ atto di essere pronunciati o
emessi. La febbrile attività di intervento, infine, intcravviene, sorpresa
nell'intervallo infinitesim o tra il sé politico il sé retorico il sé artistico: in-
eanrnando la cultura (ancora una volta, fin o alla m orte: anche nella p ic
cola eternità/m orte della T V e del cinem a), Pasolini ne incarna il desi
derio (Tesser altro e di ‘ m orire’ , di assumere anche l’ im possibile inn o
cenza del sem plice esser visti (letti, sorpresi* dis-fatti) rilasciando una
volta p er tutte uno sguardo in m acchina. Buona visione.
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Vorrei ringraziare
Franco (..itti. Sergio Cittì e Ninetta Dorali /ter la loro antico bellezza anarchico,
Laura Detti, per il senso di ospitalità del suo cuore e Anna Magnani per quel pesce arrosto,
il vino bianco frizzante e il profumo di rose che lift regalato a un ragazzo con la maglietta
a strisce sulla spiaggia ili Ostia nell'estate del '60.
Ringrazio inoltre il "Fondo Pier Paolo Pasolini'' e tutte quelle persone, conoscenti e amici,
che mi hanno permesso di rovistare nei loro archivi, nelle loro biblioteche,
nei loro ap/mnti personali per chiudere questo studio.
Pa solin aria
"Dimmi, per favore., che razza di assurdità è il fatto che non sei qui? Che razza di cretinata ò il
fatto che in questo momento non Ti posso baciare, che non mi passo stendere accanto a Te, che
non Ti posso carezzare, eccitare ed eccitarmi di Te, che non Ti posso eccitare con la bocca fino
ulforgasmo e sentirTi nel ventre e poi ridere insieme... che non ti posso dare da saccheggiare
tutto il mio corpo dalle tette alla fica fino al culo perché Tu Te lo fotta completamente, e obbli-
garTi, con la lingua abilmente introdotta nel culo, e venirTcnc con il rollo deturpato in una
smorfia, che non Ti /tosso sentire dentro di me quasi immobile in una bruciante tenerezza d a-
more tesa fino al sentimento, che non Ti posso schiacciare l'uccello tra le tette e pulirle poi or
gogliosamente dallo sperma appiccicaticcio? perché, perlamiseria. non c'è la Tua lingua nella
mia fica, rpiando tanto fortemente e con veemenza ce la voglio... perché non posso mostrarti il
culo in modo che fu lo sfondi, lo morda. lo picchi e lo cosparga di sperma, perché non posso poi
stare distesa accanto a te e parlare con Te. di qualsiasi cosa - dalla filosofia al sesso degli angeli
- con naturale confidenza uno accanto all'altra e nel frattempo fu r'fi una sega giusto così, per
eccesso di vitalità” .
Jana Cerna
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altri uomini.
T-i amicizia, I amore, I omosessualità... sono una parte importante della visione
del inondo d.i Pasolini: "Non ho mai accettato il mio peccato, non sono inai ve
nuto a patti con la mia natura e non mi ci sono neanche abituato... la mia omo
sessualità era in più. era fuori, non rientrava con me. Me la sono vista ai-can
to come un nemico' (Pier Paolo Pasolini). Pasolini vede nei bambini "li ango
li bolli di un’utopia, quella dove ciascuno diviene grande restando eoi cuore
dell'innocenza. I bambini sono i portatori di una spontaneità, di una vitalità,
di una gioia che si chiama fuori dalla civiltà alla (piale sono destinati ad omo
logarsi. Pasolini comprende la difficoltà del bambino "a crescere*'. Uingresso
nel mondo adulto significa adattarsi ai ceppi di valori inautentici o estranei al
l'inclinazione creativa del bambino. Perché ogni bambino è unico. E l'inseri-
inento nella vita sociale che lo rende "folla” . "Le grandi epoche della nostra vi
ta si hanno quando noi abbiamo il coraggio di ribattezzare il nostro male come
quel che abbiamo di meglio” (Friedrich Nietzsche). La trasgressione eidetica
non è tanto una sfida al conformismo ma un modo d ’individuare la propria
"diversità” come senso delEincompiutezza che cerca l'istante dove il desiderio
si fa traccia di qualcosa che non è ancora storia. Quando si è pienamente sod
disfatti o si è degli stupidi o dei boia. Un uomo arriva alla conoscenza di sé se
guendo un cammino psicologico elaborato su atti ili disobbedienza, dissidio,
eversione... dei luoghi comuni. La "‘diversità" è una condizione esistenziale
dell uomo come Panomia. Ecco perche ci sono pochi poeti e tanti imbecilli (an
che colti). L’intelligenza
\. è un continente sconosciuto,7 misterioso e magico.
C7 E
por questo i più ne fanno a meno. Anche il coraggio è sconosciuto a tanti... per
ché significa andare contro Iodurazione che l'umanità ha ricevuto o che si è
data. Forse, le sole persone clic hanno qualcosa da dire... sono i tipi poco rac
comandabili che non sanno da quale parte stare, ma sono certi della parte con
tro la (filale insorgere e battersi fino alla fine dei secoli.
L'esistenza reale/omosessuale di Pasolini, anche sotto i riflettori del successo
(per il quale è irriso, vilipeso o celebrato) è emarginata e autoemarginante.
L insubordinazione pratica dei suoi atti (pubblici e privati) è scandalosa per
1 opinione pubblica e la politica corrente. Ma l’ umanità ha fatto qualche pas
so verso la libertà di pensiero, soltanto perché ei sono stati degli individui
estremi o irriducibili titani della libertà che hanno sfatato/incrinato il fascio
dei valori dominanti. L’ omosessualità studiata dagli psicologi del profondo.
implica non soltanto una difficoltà di rapporto tra l'Io e l’ inconscio... ma è an
che una risposta radicale a tutto quanto rappresenta il buio o l’ignoto dell'al
tro sesso. 11 contatto con l'inconscio costituisce sempre, come dice Cari C.
Jung, “ una grave lesione dell I o '. La violazione delia norma conduce a un
cambiamento o anticipa una caduta. E solo attraverso la ribellione contro Log-
getto del potere (la famiglia, la religione, la politica, la cultura...) che l'uomo
è stato capace di prendere nelle sue mani la propria vita e divenire il sogget-
to/protagonista della propria storia.
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Profeti, poeti, ribelli ad ogni forma di potere o di dominio dell uomo sull*uo
mo... hanno collo le difficoltà di convivenza tra le genti... hanno percepito
menzogne, trappole o patiboli dei potentati prima che i popoli potessero com
prendere ehi scavava loro le fosse comuni (in nome di un Dio, di uno Stalo o di
una Democrazia apparente). 11 loro peccato mortale è stalo quello di non ave
re nessun desiderio di dominio sugli altri e di denunciare Fesereizio del potere
come una forma degradata di civiltà. Esperti in estreme unzioni, impiccagioni
<» restauratori di ogni potere... hanno vessato/inquisito Pasolini per tutta la vi
ta. Servi di ogni cosca politica, di ogni banda religiosa, di ogni bordello del sa
pere cattedratico (e non)... hanno inutilmente cercalo d'impedire che il fuoco
o lo spirito prometeico pasoliniano sbordasse fuori campo e andasse a conta
minare o infrangere la commedia (per niente divina) del pensiero/mercanzia
istituzionale. QuelPaltrove senza confini pasoliniano ha fatto paura. Lo dimo
strano gli innumerevoli processi per ““infrazione del pubblico pudore" o della
"stupida indecenza” (a secondo di come si guarda l'messenza della vita quoti
li lana) che hanno colpito le sue opere e i riconoscimenti delle stesse come ope
re (l'arte.
Pasolini è stalo uno di quelle anime creative che hanno disvelato le truccherie
dei potenti, dicendo ovunque che il potere coincide sempre con la stupidità. Le
sue opere contengono quello spirito utopistico che annuncia i ribaltamenti di
un’ epoca c rimanda ad un'Età del pane dove ciascuno è re in un regno senza
ser\i. La rèverie pasoliniana è come la fiamma della candela... riflette l'epifa
nia del fu oco che annuncia un sognar bene —che è —sognare un altrove: "M o
rire d'amore, nell'amore, come la farfalla nella fiamma, non significa forse
realizzare la sintesi di Eros con Thanatos?... Tutto trema quando la luce tre
ma” (Gaston Bachelard). Fiamma c coscienza hanno la stessa luce e la stessa
trasparenza o destino delTinnocenza rivendicata. La meglio gioventù pasoli
niana ha colto silenzi prolungati e mostrato che la pura felicità respinge ogni
dolore e irrompe fuori dalla violenza che l'umanità si è data (o gli è toccata) in
sorte. Pasolini si è battuto contro tutto questo, gridando clic la '“ragione non
serve ma va servita” (Alberto Moravia). La sua poesia, il suo cincillà, le sue
idee di amore, libertà e fraternità tra i popoli... sono state messe al servizio de
gli emarginati, dei picchiati, dei dannati della terra c la sua pietà arcaica, in
sieme a un certo comuniSmo libertario, quasi mistico, hanno proiettato le sue
opere in quella terra così vicina così lontana che è l'Utopia.
[desistenza che non figuri una qualche follia è priva di valore. Ci sono uomi
ni che hanno espresso tutta la loro stupidità istituzionale, ridendo... «diri che
hanno sconfinato la loro rapacità di potere nel sangue... qualcuno ha fatto del
fuoco intcriore della poesia, Fapologia dell'incoscienza ladra, si è fatto cospi-
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altri uomini.
I, amicizia, rumore, Lomosessualità... sono una parte importante della visione
del mondo di Pasolini: “ Non ho mai accettato il mio peccato, non sono mai ve
nuto a palli con la mia natura e non mi ei sono neanche abituato... la mia omo
sessualità ei a in più, era fuori, non c entrava con me. Me la sono vista accan
to come un nemico*' (Pier Paolo Pasolini). Pasolini vede nei bambini gli ango
li belli di un'utopia, ((nella dove ciascuno diviene grande restando col cuore
dell'innocenza. 1 bambini sono i portatori di una spontaneità, di una vitalità,
di una gioia che si chiama fuori dalla civiltà alla quale sono destinati ad omo
logarsi. Pasolini comprende la difficoltà del bambino "a crescere". L'ingresso
nel mondo adulto significa adattarsi ai ceppi di valori inautentici o estranei al-
l'inclinazione creativa del bambino. Perche ogni bambino è unico. E l'inseri
mento nella vita sociale clic lo rende “ folla” . '"Le grandi epoche della nostra vi
ta si hanno quando noi abbiamo il coraggio di ribattezzare il nostro male come
quel che abbiamo di meglio” (Friedrich INietzsrhe). La trasgressione eidetica
non è tanto una sfida al conformismo ma un modo d'individuare la propria
■'diversità come senso dcH’incompiutezza che cerca Listante dove il desiderio
si fa traccia di qualcosa che non è ancora storia. Quando si è pienamente sod
disfatti o si è degli stupidi o dei boia. Un uomo arriva alla conoscenza di se se
guendo un cammino psicologico elaborato su atti di disobbedienza, dissidio,
eversione... dei luoghi comuni. La ■"diversità'* è una condizione esistenziale
dell’ uomo come Lanolina. Ecco perché ci sono pochi poeti e tanti imbecilli (an
che colti). L'intelligenza è un continente sconosciuto, misterioso e magico. E
per questo i più ne fanno a meno. Anche il coraggio è sconosciuto a tanti... per
ché significa andare contro l'educazione che l ' umanità ha ricevuto o che si è
data. Forse, le sole persone che hanno qualcosa da dire... sono i tipi poco rac
comandabili che non sanno da quale parte stare, ma sono certi della parte con
tro la (piale insorgere e battersi fino alla fine dei secoli.
L'esistenza reale/omosessualc di Pasolini, anche sotto i riflettori del successo
(per il quale è irriso, vilipeso o celebrato) è emarginata c autoemarginante.
L’insubordinazione pratica dei suoi atti (pubblici e privati) è scandalosa per
l’ opinione pubblica e la politica corrente. Ma l'umanità ha fatto qualche pas
so verso la libertà di pensiero, soltanto perché ci sono stali degli individui
estremi o irriducibili titani della libertà che hanno sfalato/incrinato il fascio
dei valori dominanti. L'omosessualità studiata dagli psicologi del profondo.
implica non soltanto una difficoltà di rapporto tra l'Io e l'ineonscio... ma è an
che una risposta radicale a tutto (pianto rappresenta il buio o l’ ignoto dell'al
tro sesso. 11 contatto con l'inconscio costituisce sempre, come dice Cari (J.
Jung, "una grave lesione d ell'io” . La violazione della norma conduce a un
cambiamento o anticipa una caduta. F. solo attraverso la ribellione contro l'og
getto del potere (la famiglia, la religione, la politica, la cultura...) che Luonio
è stato capace di prendere nelle sue mani la propria vita e divenire il sogget-
to/protagonista della propria storia.
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a it;t b awiu a «rum ili 11 r.innuu IBI vtfi mu
Pasolini è stato uno di quelle anime creative che hanno disvelato le truceherie
dei potenti, dicendo ovunque che il potere coincide sempre con la stupidità. Le
sue opere contengono quello spirito utopistico che annuncia i ribaltamenti di
un'epoca e rimanda ad un’ Età del pane dove ciascuno è re in un regno senza
servi. La reverie pasoliniana è come la fiamma della candela... riflette 1 epifa
nia del fuoco che annuncia un sognar bene - che è - sognare un altrove: “ Mo
rire d’ amore, nell’ amore, come la farfalla nella fiamma, non significa forse
realizzare la sintesi di Eros con Thanatos?... Tutto trema quando la luce tre
ma** (Gaston Bachelard). Fiamma e coscienza hanno la stessa luce e la stessa
trasparenza o destino dell*innocenza rivendicata. La meglio gioventù pasoli
niana ha colto silenzi prolungati e mostrato che la pura felicità respinge ogni
dolore e irrompe fuori dalla violenza che romanità si è data (o gli è toccata) in
sorte. Pasolini si è battuto contro tulio questo, gridando che la “ ragione non
serve ma va servita*’ (Alberto Moravia). La sua poesia, il suo cinema, le sue
idee di amore, libertà e fraternità tra i popoli... sono state messe al servizio de
gli emarginati, dei picchiati, dei dannati della terra e la sua pietà arcaica, in
sieme a un certo comuniSmo libertario, (piasi mistico, hanno proiettato le sue
opere in quella terra così vicina così lontana che è 1*Utopia.
Un'esistenza che non figuri una qualche follia è priva di valore. Ci sono uomi
ni che hanno espresso tutta la loro stupidità istituzionale, ridendo... altri che
hanno sconfinato la loro rapacità di potere nel sangue... qualcuno ha fatto del
fuoco interiore delia poesia, l’ àpologìà deli'incoscienza ladra, si è fatto cospi
ri
ratore dell'utopia e ribelle ad ogni forma di ordine costituito. Uno di questi è
stato Pier Paolo Pasolini. Il poeta di Casarsa della d elizia è un Anarca che si è
attirato le ire e gli strali delia classe politica, religiosa e culturale del proprio
tempo. Per la sua “"diversità” non celata è stato considerato un ospite scomodo
nella —loro società - e per lo “ scandalo” (non solo deiromosessualità) che si
portava addosso era tenuto a distanza come un lebbroso. Anche a lui non pia
cevano i salotti e le terrazze borghesi. I suoi amici erano pochi. Quelli clic lo
avevano conosciuto povero. Quando arrivarono i soldi e il riconoscimento cul
turale internazionale, le sue abitudini non cambiarono. Stessi amici, stesse
trattorie, stesse partitelle domenicali nei campetti di periferia. L’indecenza di
lavorare e amare disperatamente, il successo di pubblico e della critica più il
luminata, non gli sono perdonati da nessuno. Nelle sue opere emerge il popolo
delle periferie del mondo e i senzavoce divengono portatori di un malessere rii
vivere più largo. La disuguaglianza sociale figurata nell’ opera pasoliniana esce
fuori dalla letteratura d ’intrattenimento o dal cinema d ’ avanguardia artisti
ca... rinsieme dei suoi lavori contiene il grido degli esclusi che chiedono vita,
libertà e amore. Per Pasolini e non solo per lui, la povertà in cui versa una
grande parte di umanità non è innocente né naturale. I poveri sono sfruttati e
ridotti in povertà da qualcuno profondamente inumano.
A vedere a fondo alle parole/immagini che Pasolini ha disseminato ai quattro
venti della terra... è evidente la sua posizione contro le ideologie/economie to
talizzanti e il riconoscimento delValtro come ritorno alle culture originarie, che
significa riscatto delPidentità e della dignità dell’ uomo, qualunque colore di
pelle abbia e qualunque fede religiosa professi. Compreso l’ ateismo. Ad una
teologia della servitù, Pasolini ha opposto i diritti dei popoli all’ autodetermi
nazione esposti nella Dichiarazione universale dei diritti umani, promulgata
dalle Nazioni Unite nel 1948: “ Tutti gli uomini nascono liberi e uguali quanto a
dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono comportarsi gli
uni con gli altri con spirito di fratellanza” . La sua lotta contro le élite domi
nanti è stata continua. Il dissidio profondo. Ai privilegi dei ricchi e dei potenti
ha preferito i sorrisi dei bambini poveri che nessuno poteva comprare. Quan
do Pasolini sarà massacrato a bastonate da un marchettaro alla periferia di
Roma, pochi avvertiranno il vuoto culturale e politico della sua persona. Qual
cuno gli riconoscerà il merito di avere osato fondare sul dialogo e l ’ azione, l’e
ducazione alla giustizia e alla pace, dove educando ed educatore sono soggetti
a un interscambio culturale/politico che si inserisce autorevolmente nei proces
si di sradicamento delle ingiustizie. Pasolini aveva capito che non ci può essere
felicità di nessuno, fino a quando anche una sola persona nel mondo, viene co
stretta all’infelicità.
L utopia della felicità sta al fondo di ogni opera pasoliniana e l’ erotismo, la sa
cralità dei corpi o una teologia della gioia... scaturiscono oltre i bordi del di
cibile e riflettono fino all’ estremo della comunicazione, una sorta d ’imbarazzo:
quello di fare della, felicità dell'istante anche Papologia del dolore di esistere.
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Pasolini ha avuto il coraggio della propria coscienza in rivolta e ha fatto della
sua “ diversità” una rivolta eterna, perché eterna è l'ingiustizia che una gran
de parte di umanità impoverita, subisce da una minoranza di arricchiti. I suoi
lavori sono delle sofferte confessioni morali... dove tutti gli dei sono dichiarati
morti e le dottrine sciocchezze alle quali credono solo gli stupidi... Parte è un
mercato e la politica uno scannatoio. Solo coloro che non hanno perso Pinge
nuità dei padri, sono meno infelici. “ Vi sono tempi in cui nessuno si sente tran
quillo: tempi che ricordano i movimenti inquieti del bruco che cerea un luogo
dove incrisalidarsi. Ciò che esso cercava in realtà, ciò che lo trascinava nel suo
moto inquieto non era precisamente un luogo: era la farfalla. Ogni involuzione
è contemporaneamente un'evoluzione. Il filo in cui il bruco si avvolge è lo stes
so che libererà la farfalla” (Ernst Jùnger). La genialità poetica di Pasolini, è
stata quella di portare alPesterno la propria sofferenza e la propria bellezza...
di affabulare sogni, desideri, magie... di mostrare che "non c'è altra felicità se
non quella dell'intelligenza” (Marguerite Duras).
Le lacrime hanno radici più profonde dei sorrisi c le spade di seta hanno can
talo le rivolte dei guerrieri della luce contro l ordine dei simulacri, sempre. La
melanconia pasoliniana è una fioritura dell'esistenza, un'elevazione verso tut
to quanto è fuori di una storia disconosciuta, un innalzamento delPindividua-
lità e della “ diversità” posti al di sopra del senso comune. ~Se nella melanconia
all'uomo spuntano le ah, non è per godere del mondo, ma per allontanarsene”
(E.M. d ora li). Più la coscienza dell'utopia si fa presenza nel mondo, più il
sentimento della propria finitudine si fa intenso, (piasi allegro. 1 grandi solita
ri non sono soli... considerano il mondo uno spettacolo di falsi idoli e ili falsi
idolatri... Pcternità serena che cercano è tra le più inconsuete ed anomale, al
berga nella melanconia dolce dell'utopia « cioè in quell'estasi creativa che con
duce al sogno e alla grazia. L'intera opera pasoliniana presenta la fantastiche
ria delPinnocenza come terra di nessuno e anche la disperazione dell'amore
come stato di ansietà e inquietudine rubati al l'ombra dell’ esistenza quotidia
na... Ciascuno porta in sé non solo le tracce della propria vita ma anche quel
le della propria morte. La libertà, la cultura, rindipendenza di un uomo come
di lui popolo, si hanno là dove questo uomo o questo popolo si conquistano (con
ogni mezzo necessario) la possibilità di esprimersi liberamente e in amore.
h i. n cinema in utopia
Il cinema in utopia di Pasolini, costituisce la parte meno studiata della sua fu
cina culturale/politica. La grande messe di lavori che sono usciti sulle sue ope
re letterarie/filmi che, difficilmente non si avventurano in pacati moralismi o
crocifissioni di cordata e la visione utopica/ereticale del suo cinema sembra non
interessare che qualche irriducibile randagio del pensiero libertario. Pasolini è
un cineasta/pensatore asistematico, mi saggista, un costruttore di pamphlet per
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immagini che si reggono e si sostengono sulle braci ancora calde dell*Utopia.
Pasolini affa buia un cinema che sta in rapporto con Euoino, non con Dio o lo
Stato e la sua opera intera si pone sempre “ oltre” la contemporaneità e la ri
velazione delle periferie invisibili. E la riconquista della forza del passato e nel
contempo la rivoluzione delle acque gelide del presente. Il cinema pasoliniano
espone in forma dialogica, metaforica o surreale... la ricostruzione o la risco
perta dell’innocenza dell*'uomo... l’ anarchismo utopistico che dissemina in ogni
film è conti-apposto al socialismo scientifico di Marx c disvelando i terrori po
litici, dottrinari, economici del presente, orienta i lettori verso un «lontani che
è nella decostruzione «li una società in pezzi, che non va aiutata a sollevarsi ma
va lasciata cadere nei franamenti dei suoi falsi idoli, fi socialismo marxiano (co
me la morale cristologica) altro non è che la speculazione «li una dottrina che
ha nei roghi «legli eretici i propri successi. L’ utopia annuncia qualcosa che ha
a che lare col desiderio e non è ancora presenza ma il luogo —così vicino cosi
lontano - «love 1 uomo davvero grande accende negli occhi lo stupore e la me
raviglia dei bambini. Mentre Marx e Cristo si rivolgono alle resurrezioni della
storia «> ai miracoli della fede... l’Utopia è una reve rie delVanima che fa della
coscienza individuale dell’ oggi, la coscienza sociale di domani. L’ Utopia è so
gnare ad occhi aperti il non-presente che sarà realizzato dal popolo degli uo
mini Uberi alla fine della storia, vista come forma normale di delirio collettivo.
Nelle società più sviluppate le decisioni sociali sono prese dal centro... per gli
utopisti ogni cosa è soggetta alla volontà «li coscienza (Friedrich Nietzsche) e
non c'è niente «li più importante della consapevole volontà del Elioni o (Martin
Bulier) per mostrare i limiti «li una società e i percorsi accidentati che portano
a una diversa dimensione del vivere insieme. La visione utopica pasòliniana
percorre ogni film e tra profezie apocalittiche (Giovanni) e abrasioni di felicità
e gioia incontenibili (fra* Dolcino)... elude l’ intervento divino e annuncia il dia
logo tra l’ uomo e la sua coscienza. Nel suo cinema il futuro non c ’ è e il passato
e il presente sono sfigurati, trascesi, violati di estreme bellezze. Il potere ridu
ce I uomo a cosa e il destino dell’ uomo <>è dentro i programmi «Iella merce o ne
gli eventi apocalittici della politica. Commiato dal domani: “ Ti temeranno fin
che splenderà il sole, finché brillerà la luna, di generazione in generazione ”, di
ceva Rabbi Eliezer. figlio di Azzarià. Se per alcuni il tuo inizio è stato poca co
sa, per altri il tuo avvenire sarà luminoso (Giobbe).
Le utopie pasoliniano si battono contro la tendenza generalizzata della cultura
a perpetuare la politica istituzionale che accentra ogni cosa a spese di ogni pos
sibilità di decent razione dei poteri e «Iella partecipazione alle scelte conviviali
della collettività (utopica) in formazione. L’ utopia “ c possibile e impossibile in
tutti i tempi; è possibile se ci sono gli uomini giusti che la vogliono o, meglio, che
la Ialino; ed è impossibile se gli uomini non la vogliono o, per così «lire, si limi
tano a volerla, ma non sono in grado di farla” (détournando Gustav Lau
datici*). Pasolini ha lavorato p«jr modificare i rapporti tra gli uomini e nei ri-
sguardi della sua filmografia è possibile rintracciare una progettualità sovver
to
* « V J J L U J I U H 1 F I J U I W J l l I B « C l ■ • ! V *
rv
siva. utopistica, cpifaniea... dove sono enunciate alterità sociali più autentiche
0 dirette (associazioni, movimenti, federazioni, cooperative...) come fucine es
senziali per comprendere e incamminarsi verso quella comunità di comunità
sulle quali U “ diritto di avere diritti*’ è sovrano. Come ogni utopista, Pasolini
ha cercato di rendere la vergogna del potere ancora più vergognosa. I na sto
riella del Talmud racconta: “ Da tre cose Duomo è riconoscibile: dal suo bic
chiere, dalla sua tasca, dalla sua ira. C'è chi dice: Anche dalla sua allegria** o
dalla sua utopia. Non si tratta tanto di vedere clic cosa c ’ è sopra, che cosa c ’ è
sotto, die cosa c ’è prima, che cosa c ’ è dopo l’ Utopia... nè di amare il potere e
l'autorità e dispensare favori alla gente... ciò che conta è odiare il potere e l’ au-
torità sotto ogni aspetto... e ricordare all'uomo che la mosca è esistita prima di
1ui.
11 cinema in utopia di Pasolini ha espresso i conflitti tra spirito c autorità. Tra
poesia della libertà e violenza del potere. Nell’ epoca in cui i poteri politici/eco-
nomiei/reljgiosi sembrano avere dimenticato i più elementari diritti umani...
dai bordi della terra emergono richieste di dialogo tra i poveri, gli oppressi, gli
sfruttati... che pretendono l ’ impossibile, cioè testimoniano la sofferenza e il re
cupero del pensiero libertario come legame coscienziale Uomo/Mondo e lamio
del bene e del male nuovi echi di protesta, ili contestazione, di rivolta contro la
morte della dignità espressa dalla civiltà contemporanea. “ Gli uomini sono na
ti o creati uguali e divengano disegnali in virtù delle istituzioni sociali e politi
che, cioè costruite dalPuomo” (Hannah Arendt). La vita di un uomo libero è
inconcepibile senza che anche gli altri uomini non conoscono la libertà. Un uo
mo (come un popolo) rappresentato non è libero! la giustizia e la libertà sorgo
no là dove gli uomini planetari si associano liberamente e manifestano in pub
blico le loro idee e i loro pensieri. Non è vero che il potere deriva dal popolo!
Il popolo “ possiede” il potere solo il giorno delle elezioni! “ dopo diventa pro
prietà di quelli che lo governano” (T. Jefferson). Ogni Utopia è un cammino...
un’ allargamento dello spazio della libertà situato all’interno delPordine costi
tuito... Ogni Utopia custodisce la memoria della vita offesa e mostra ovunque
che il potere “ è un eterno crimine” (Saint-Just). Ogni Utopia è la rivoluzione in
permanenza auspicata da Proudhon ed è lì, nel cuore degli spiriti liberi, a ri
cordare alla storia dell’ umanità di superare la propria infanzia. Tl Paese di
Utopia è il crocevia dei popoli dove la libertà pubblica consiste nella parteci
pazione dei cittadini alla cosa comune... una democrazia partecipata da ogni
soggetto sociale secondo le sue possibilità e i suoi sogni... una democrazia di
mutuo aiuto dove la parola Utopia significa ancora: nè Dio né Padrone!
21
r
Capitolo I
Poetica delPimperfezione
1961/1964
Accattone
Mamma Roma
La ricotta
La rabbia
Comizi d ’amore
Il cinema di Pier Paolo Pasolini figura il diario (scritto col sangue dei giorni...)
di un uomo in rivolta. T suoi film sono degli appunti di viaggio clic denunciano
il vuoto delle ideologie, le falsità della morale pubblica e Papologia del male del
la Chiesa (nell'era della falsificazione e deirimpostura). Il linguaggio cinema
tografico pasoliniano esprime una poetica dcirimpcrfezione, il saccheggio di-
disinvolto di alcuni maestri celebrati dalla macehina/cinema o dinamitardi del
la ragione statuale... per andare a comporre un florilegio di emozioni che con
fluiscono nell’ esplosione dell'utopia possibile, dove la nudità dell’ immaginario
sociale diviene trasparenza e dissoluzione di una realtà impoverita nel disordi
ne spettacolarizzato delle idee. Nel cinema, la rivendicazione della libertà di
espressione, ritorna puntuale ad ogni Festival... falsi critici arrabbiati e falsi
registi di film che mortificano il sentimento estetico (anche quando parlano dei
i 23
l ’ ìlio B ertelli
"“quasi adatti” di una società brutale)... albergano ovunque e il tanfo della me
diocrità risplende nel vuoto... in attesa di liquidare la loro pedagogia della ge
nuflessione. della segregazione o dell’ apparenza... gli eretici del desiderio di vi
vere (i grandi Solitari, gli Eresiarelii. gli A inarca. i “ costi-ultori di situazio
ni” ...) si fanno sotto e passano dalla vita alla pagina e dalla pagina alla vita:
" . . . quando il prevedibile capovolgimento «Ielle condizioni culturali e sociali
permetterà un cinema libero, molti altri campi d azione saranno già siati ne
cessariamente introdotti. E probabile che allora la libertà del cinema sarà am
piamente superata, dimenticata nello sviluppo generale di un mondo in cui lo
spettacolo non sarà più dominante. Il tratto fondamentale dello spettacolo mo
derno è la messa in scena della propria rovina” . 1 Ciò che è ritenuto sacro va
distrutto. L’ avvento dell'epoca della libertà è segnato (alla maniera di Nietz-
sehe) dal tempo del riso e delia gioia. Nietzsche ci ha insegnato a guardare (sen
za dimenticare il martello...) un Dio m orto... “ Spezzate, spezzate, fratelli. \c
ne prego, queste tavole antiche dei devoti! Distruggete con i vostri detti, vi pre
go, le sentenze di coloro che calunniano il mondo!’ .2 II pensiero libertario «li
Nietzsche ha trasformato il fiele della pretaglia di Cristo in miele dello scanda
lo dell'eresia. "Da duemila anni Gesù si vendica su «li noi di non essere morto
su un divano ’ (E. M. Cioran). Solo i singhiozzi lasciano in bocca il sapore «li
un passato che non c'è più e di un divenire già decomposto. Legati a una stel
la, la più lontana... e vai dove ti portano i tuoi sogni.
II cinema di Pasolini è un veleno per il cuore di tutti i filistei delPimmaginario
addomesticato... la bellezza virulenta delle sue immagini, dei suoi contenuti,
delle sue metafore sono fatali per ehi non legge/guarda per comprendere e so
no sprezzanti verso/contro i compilatori di sciocchezze specializzate, negli
schiamazzi mondani delle Mostre cinematografiche sparse dappertutto. Quello
pasoliniano è un cinema del cuore c il Cuore “ per ere incalcolabili non ebbe no
me. Poi, in stato di confusione mentale, gliene diedero uno. Quando vola negli
ocelli, anche la polvere d'oro acceca” .3 Colui che percepisce le sofferenze «lei
mondo e le disperde ovunque ci sono orecchie per intendere e occhi per vede
re, lavora per la liquidazione dell"ordine e restituisce gli orchi alla saggezza.
Gli antichi dicevano che 1 ignoranza e la “ non-luce ’ delPesistenza e la saggez
za è la '“luce del cuore” . Ecco perchè le parole dei patriarchi sono specchi lu
minosi, sono il cinema delle stelle che trasforma la sofferenza in «noia e la sehia-
vitti in libertà. Un Uomo Superiore aiuta il bisognoso: non rende ricco il piu
ricco” (Confucio). L'uomo non sarà mai niente, fin quando non avrà la con
vinzione che la sua sorte dipende unicamente da se stesso. La “ potenza è il po
tere che ci si vuole prendere sugli altri: la libertà è il potere che si vuole pren
dere su se stessi ’ .4 11 ““tono conviviale’ di una civiltà si misura a colpi di can
none o nel genocidio di intere popolazioni che hanno avuto il torto di essere po
vere e nascere su una terra ricca... l’ umanità che conosciamo è l’ essenza di tut
to ciò che è riuscita a possedere, a violentare. Il fatto è che anche ““la gaiezza
non è più collegata ad alcun atto importante e che, al «li fuori «lei pazzi, nessu-
24
ru »r r a d o ra s o liiil/li cin em a in c o r p o
sta circa un anno, nel w47-’48... “ Ho fatto poi come un certo numero di com
pagni. non ho rinnovato la tessera una volta scaduta. L’ orientamento sempre
più stalinista di Togliatti, questo misto di autoritarismo e di paternalismo sof
focante. non mi sembrava agevolare l’ espansione delle grandi speranze del do
poguerra” . 11 Pasolini viene rimosso dal posto di insegnante nella scuola di
Yalvasone (anche se i genitori di alcuni alunni scrivono al provveditore perché
continui ad insegnare ai loro figli) e dopo due mesi di fame, Pasolini e la madre
si trasferiscono a Roma. La vita del poeta è povera. Vivono in un piccolo ap
partamento in periferia. La madre lavora come domestica presso una famiglia
di architetti. Pasolini frequenta Cinecittà e cerea lavoro come comparsa. Ini
zia a collaborare a giornali e fa il correttore di bozze. Pubblica racconti e re
censisce libri su giornali cattolici e di estrema destra come 11 Quotidiano, Il Po
llalo di Roma o La libertà d'Italia, (qualche volta si firma con lo pseudonimo,
Paolo Amari). Conosce Sandro Penna, Giorgio Caproni, Attilio Bertolucci,
Giorgio Bassani, Libero Bigiaretti, Enrico Falqui, Carlo Muscetta, Giuseppe
litiga retti, Emilio Gadda... e con molti di loro stringe un’ amicizia fraterna.
Nel 1954 si avvicina al cinema, scrive con Giorgio Bassani, la sceneggiatura di
La donna del fiume, di Mario Soldati, collabora alle sceneggiature di Marisa la
civetta- (1957), Giovani mariti (1958), La notte brava (1959), Il bell9Antonio e
La giornata balorda (1960) di Mauro Bolognini. Federico Felibri lo chiama per
scrivere alcuni dialoghi in romanesco di Le notti di Cabiria (1958), poi lavora
per Franco Rossi, Morte di un amico (1959), Gianni Puccini, Il carro armato
dell'8 settembre (1960), Cecilia Mangiai, La canta delle murane (1960), Flore
stano Vancini, La lunga notte del '43, Luciano Emmer La ragazza in vetrina
(1960). Nello stesso anno del film di Emmer, Pasolini appare nella parte del
“ monco” , ne II gobbo di Carlo Lizzani e la sua interpretazione (quasi un carneo)
lasc ia trasparire una personalità esuberante e controversa. Non è solo un
frammento di straordinaria intensità scenica ma la figurazione di un borgata
ro violento e ambiguo radicata nella realtà più vera del dopoguerra.
Nel 1954, Pasolini pubblica con Sansoni, La meglio gioventù (dedicato a Gian
franco Contini). Contiene Finsieme delle poesie friulane e vince il Premio Car
ducci. Nello stesso anno, per le edizioni della Meridiana, pubblica II canto po
p o l a r e Nel maggio 1955, dopo una lunga revisione linguistica e tagli di parole
troppo dirette (sotto richiesta di Garzanti), esce Ragazzi di vita. A giugno la
prima edizione è già esaurita. 11 romanzo incuriosisce i lettori c scomoda anche
molle recensioni, se non entusiastiche, almeno spinte a un’ attenta riflessione
verso il popolo delle periferie invisibili al quale Pasolini dà voce. Anche Emi
lio Cerchi si butta nella mischia. Non capisce nulla del libro (o poro) e lo dis
approva. La Presidenza del Consiglio dei Ministri sembra più attenta... segna
la il libro alla magistratura milanese per “ contenuto pornografico” . Si apre per
Pasolini una crociata o una nuova inquisizione contro le sue opere che lo cro
cifiggerà fino alla fine della vita. Nel 1956, sulla rivista Nuovi Argomenti, di
retta da Alberto Moravia e Alberto Carocci, esce il poema Le ceneri di Grani-
L
Pino Bertelli
sci. Garzanti lo pubblica in libro nel giugno del 1957. Con quest'opera Pasoli
ni vince il Premio Viareggio (ex-aoquo con Sandro Penna, Poesie e Alberto
Mondadori. Quasi una vicenda). INVI febbraio 1958. Longanesi edita L'usigno
lo della Chiesa Cattolica. TI 19 dicembre muore il padre di Pasolini, per un‘e-
morragia al fegato. Nel maggio 1959. Garzanti fa uscire Una vita violenta. Si
classifica Ja terzo posto al premio Strega (vinto da il gattopardo. di Tornasi di
Lampedusa). Al libro gli assegnano il premio Città di Crotone. Dietro Tinte-
fessamente di Vittorio Gassman, nel 1960 Pasolini traduce YOrestiade di
fischilo. Comincia a scrivere sul settimanale Vie Nuove. A ottobre escono in vo
lume una serie di scritti dì critica letteraria (sui quali Pasolini aveva lavorato
dal 1952 al 1957), il titolo è Passione e ideologia.
Accattone segna l'esordio di Pier Paolo Pasolini come regista. Ed è forse il più
grande debutto nella storia del cinema italiano. TI Cristo in forma di Accatto
ne. che Pasolini trasporta sullo schermo dai suoi “ romanzi di strada*', si chia
ma fuori da ogni cristologia corrente e anche i richiami ad un’ antropologia del
l’ emarginazione (che in molti vi hanno visto...) non lo riguardano. “ Sono pas
sato così, come un vento dietro gli ultimi muri o prati della città —o come un
barbaro disceso per distruggere, e che ha finito col distrarsi a guardare, ba
ciare, qualcuno che gli somigliava - prima di decidersi a tornarsene via** (Pier
Paolo Pasolini). Aceattoiie/Vittorio (Franco Cittì) è un sottoproletario delle
borgate romane. Non lavora, vive facendo il “ pappone” di una puttana. Mad
dalena (Silvana Corsini). Abitano in una baracca semidiroccata con Namibia
(Adele Cambria), la moglie e i figlioletti di Ciccio, un guappo/sfruttatore che è
ili galera. Le giornate di Accattone passano lente, quasi immobili, in un barri
to sgangherato insieme agli amici (Monnnoletto, Piede d 'oro, il Capogna. Pupo
biondo, Poppe il folle, il Tedesco, Balilla, Cartagine, il Cipolla, iJ Moicano)...
abbacinati dalla svogliatezza di vivere. Per mostrare di non aver paura della
morte e anche per raccattare un p o' di soldi. Accattone si tuffa da un ponte nel
Tevere dopo aver mangiato e vince la scommessa. Alle sue spalle appare per la
prima volta nel cinema Pasoliniano, un “ angelo di marmo” , che sembra pro
teggerlo. In modi diversi o sotto altre spoglie, la visione angelica pasoliniana sa-
rà una presenza costante nella sua opera filmica. E un “ angelo necessario” che
annuncia una vita fantastica che è alla fine o al fondo di noi stessi. E Evangelo
dell‘ accoglienza” che fa della sensibilità e della tenerezza la trasparenza dei so
gni. E P“ angelo dell "immaginazione” che porta la lieta novella delEamore —da
cuore a cuore - e fa della fanciullezza il centro focale dove uguaglianza e di
versità si fondono nella favola bella e malinconica dell'infanzia.
Il film ha un sussulto, quasi un fuori scena di derivazione Non velie Vaglie...
(piando appare la banda di napoletani... vogliono sapere ehi ha fatto la spiata
e mandato il loro amico Ciccio (sfruttatore di Maddalena prima di Accattone)
in carcere. Accattone tradisce Maddalena e dice ai napoletani che è stata lei a
denunciarlo. La donna viene investila da una motocicletta. Deve restare a let
to con una gamba fasciata. Accattone la schiaffeggia e la costringe ad andare a
Pier Paolo Patìoliui/II cinema in corpo
fiorala senza rimedio. Pasolini coglie i segni della condizione umana povera e
vigliacca di personaggi che vivono ai margini delle periferie e da qui ne escono
in galera o morti. In questa degradazione esistenziale Pasolini vede “ qualcosa
di sacro*’ che crolla nella caduta personale di Accattone e nello stesso tempo ri-
sorge nel segno della croce blasfema finale di Balilla. "*La morte, il presenti-
mento della morte domina, è una presenza - ora segreta, ora esplicita - sospe
sa sul film dalla prima all’ ultima inquadratura” , 12 che infonde alTopera un
percorso primordiale, quasi una lacerazione di un’ innocenza ritrovata e ini-
mediatamente perduta sulla quale si può solo piangere o bestemmiare. E vero
quello che ha detto Jean Collet - Accattone è fratello di Mouchette - 1 3 ... han
no lo stesso assetto visionario che li conduce nei luoghi della trasversalità ere
ticale e neirincoscienza di una crudeltà amicale, fraterna, dolorosa... trasmu
tano lo schermo in un sudario passionale che si chiama fuori dalla storia quo
tidiana.
A ccattone è “ un film ambiguo, lacerato, dunque un’ opera d ’ arte” (Jean Col
let). Lo sguardo pasoliniano su Accattone è inquietante, sofferto ma anche dis
taccato. Non giudica la sua vita, ne comprende la sua disperazione. Non ci sem
bra (come <liee Alberto Moravia) che Accattone è “ soprattutto Pespressiom*
d ’ una sclerosi etica, di un’inconscia volontà suicida” , 14 piuttosto vediamo in
Accattone un testimone tragico dei mondezzai (delle periferie ilei mondo) pro
dotti dalle forme di discriminazione/sperequazione della collettività moderna.
La coltivazione del potere, come quella della fede, sono un incentivo per ren
dere più accettabile la sottomissione delle masse all’ universo mercantile delle
idee. Chi minaccia di rompere i legami col passato o di attentare ai simulacri
del futuro è pericoloso e viene considerato inadatto a partecipare alla sparti
zione dell’ ordine delle cose. 0 è bandito o è perseguitato deli bravacci ilei pote
re. “ Le idee dominanti sono sempre state soltanto le idee della classe dominan
te” (Karl Marx) e i muckrakers (“ rastrellatoli di letame” ) 15 al servizio della
macchioa/Capitale sono i “ nuovi angeli” della borghesia industriale, sui quali
si erge l’eutanasia sistematica delle popolazioni più deboli del pianeta.
Accattone contiene in sé secoli di dolore e di sottomissione di un'umanità dimi-
V
nuita. E un discorso sulla fame, sulla miseria, sulla solitudine... che si prende
gioco di ogni politica, di ogni fede e fa della condizione emarginata Lui timo
strappo di un sociale profanato per sempre. Quello di Accattone è un destino
tragico che si avvolge nel mito e nell’incoscienza di ehi affronta il quotidiano
giorno dopo giorno, morso dopo morso. Pasolini costruisce un apologo contro
la pacificazione domestica piccolo-borghese, sceglie l’ inquietudine come insicu
rezza e interrogazione dell’ esistenza di tutti. Le cifre stihstichc/espressive di
A ccattone sono elementari e gli omaggi a Ejzenstejn. Dreyer, Mizoguehi, Clui-
plin o Bergman si riconoscono senza difficoltà... le baracche della periferia ro
mana, Eimmondizie, le facce irripetibili di un popolo miserabile schiacciato
sotto Eavanzare della modernità vanno a comporre un florilegio iperreale lid
ia ^diversità” . La figura di Accattone è stata associata a un “ cristo anarchico’
Pier P aolo Pasoliiii/U cinem a ili co rp o
ni lio amato il mondo e mi sono l'atto amare” (Pier Paolo Pasolini).2 0 II rap
porto con la madre è particolare, profondamente amoroso. Pasolini ama mol
to anche il padre, in modo diverso, e sarà corrisposto. Ma è la figura della ma
dre che sceglie come “"compagna di strada” , in lei trova quel senso materno fi]
protezione e di complicità (die non gli permetterà di riconoscere "i veri messaggi
dclPeterosessualità. e non è un caso che la vita di Pasolini si concluda all 'in
terno di un rapporto omosessuale” (Aldo Carotenuto). A poco più di tre anni,
Pasolini ravvisa la propria "diversità” ... "Dei ragazzi che giocavano nei giar
dini pubblici di fronte a casa mia, più di ogni altra cosa mi colpirono le gambe
soprattutto nella parte convessa al ginocchio, dove piegandosi correndo si ten
dono i nervi con un gesto elegante e violento. Vedevo in quei nervi scattanti un
simbolo della vita che dovevo ancora raggiungere... Lino dei ragazzetti mi at
traeva e non sapevo perché. Questo sentimento di affetto l’ avevo chiamato JV-
ta-Veleta. Qualche anno fa Contini mi ha fatto osservare come in greco Tetis
voglia dire sesso (sia maschile che femminile) e come tota-veleta sia un remin-
dei* del tipo che si usa nei linguaggi arcaici. Questo stesso sentimento di teta-\e-
leta lo provavo per il seno di mia madre” .21 Ogni ricordo è una parola ritro
vata. Si muore stupidi quando si sono perdute le parole delFinfanzia e al loro
posto abbiamo messo le attese di un futuro annunciato in Dio o nello Stato.
Lo sguardo picaresco/pasoliniano di Accattone... va a disvelare le periferie
subumane e porta sulla scena del mondo un lebbrosario di puttane, ladri, pro
stituii, papponi, fannulloni, ragazzi di strada che sono espulsi come "rifiuti”
dagli agglomerati urbani... qui i luoghi e i corpi della miseria si consumano con
la violenza, la ghettizzazione, Pautoesclusionc... su ogni cosa aleggia un senso
della morte e del provvisorio clic saranno alla base dell’ iconologia cinemato
grafica pasoliniana. La Borgata degli Angeli di Ragazzi di vitu22 si amplifica
in Accattone, diviene una testimonianza dolorosa del sottoproletariato di ogni-
dove con la quale Fautore si identifica in modo profondo. I riferimenti che sci
volano dalle vicende di Accattone sono nobili... e La terra trema (1948) di Lu
chino Visconti, Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini, Sciuscià (1946)
di Vittorio De Sica o I figli della violenza (1950) di Luis Runuel... sono lì tra
quelle strade bianche di sole, su quelle facce disperate e belle, in quella mise
ria senza rimedio che non chiede solo aiuto, comprensione, ma esorta a fare
un'analisi profonda, fortemente critica verso quelFepifania consumistica dove
le attrazioni simboliche si integrano a nuove mitologie del consenso e i bisogni
collettivi divengono simulacri di massa, dove ciascuno affoga come può. La
spettacolarizzazione delFimmaginario è la prefigurazione dei bisogni e anche i
sogni sono sostituiti con i linguaggi dei consumi. Nei cassetti della memoria non
restano più i ricordi o le tracce di un vissuto quotidiano ma soltanto contami'
nazioni che smussano tensioni e strappi nei rapporti sociali, la massificazione
dei linguaggi tradizionali trasforma ogni cosa in feticcio c il mercato diviene la
sola estetica alla quale conformarsi. 1 saperi sono merce e le merci sono lin
guaggi... la sacralità dei poteri segna l'apoteosi della tecnica e la perdita delia
:*2
soggettività... l'insieme dei valori è regolato da proprietà ideologiche e dottri
narie. gli schernii, i video, i mercati, i salotti, le telefonie, i giornali, i giochi, le
lotterie... delle società ili massa sono funzioni oracolari, nel momento clic in
trattengono formano le coscienze e gli spazi simbolici dell’ abitare collettivo. T
percorsi della visione pasoliniani tendono a riscoprire la soggettività creativa
deHindividuo ed espandono neirimmaginario sociale nuove estetiche del sogno
e altre figurazioni della realtà. In questo senso Pasolini, come Godard o Welles
è stato un sovvertitore radicale della grammatica cinematografica.
La fotografìa in bianco e nero (Tonino Pelli Colli) di A ccattone è "cruda"’ ,
"grezza"", racconta lo stupore del “ vero” senza cadere nella retorica della cro
naca o del falso documentario. Pasolini chiese a Pelli Colli una fotografia sgra
nata. contrastata, tagliata sui bianchi e sui neri. Pelli Colli uso la pellicola Fer
rimi a P. .HO. la più dura che si trovava sul mercato... “ da un positivo fu fatto
addirittura un controtipo, ossia fu stampata bene una copia dal negativo di
retti». e poi da questa copia, da questo positivo, fu ricavato un altro negativo.
Il tutto, quindi, si induri persino maggiormente"" (Tonino Pelli Colli) c il film
assunse un'aura di grande spessore cmozionale/figurativo che proietta Pasoli
ni accanto ai maestri dell’ irriverenza poetica come Chaplin, Prevcr, Welles.
Hiliiucl o Bresson. L'essenzialità figurale di Pasolini supporta non poco 1 ap
prossimazione scenografica... sovente la cinecamera sfiora, si sofferma, de
scrive i numerosi comprimari di Accattone clic emergono dalla loro realtà de
vastata e qui la lezione etica di Bossellini, Pe Sica o Bunuel esplode in tutta la
sua forza comunicativa. 11 montaggio (Nino Baragli) è frammentato... a tratti
lento, largamente giocato su metafore ardite o contrasti improvvisi, delinca già
la magia affabulativa sulla quale Pasolini costruirà tutto il suo cinema a veni
re. 1 montatori (italiani) erano abituati ad aggiuntare la pellicola sulle uscite e
1»* entrate in campo... procedimento che non esisteva nel film di Pasolini, che
faceva "un controcampo a Frascati e un altro a Venezia” (Nino Baragli). Pro
prio come Welles, Ejzentstejn o Bunuel. Quando Pasolini '“decideva ili tare un
campo lungo o un primissimo piano, avevo Limpressione di assistere all inven
zione del campo lungo o del primissimo piano. La prima volta della storia del
cinema" (Bernardo Bertolucci). 11 tocco filmico pasoliniano è subito chiaro: ci
necamera a mano, inquadrature forti, primi piani azzardati, lente panorami
che... tutto immerso in un'estetica della trasgressione che trasfigura Fimpossi-
bilità di vivere il reale nei recinti istituzionali e delinea l'utopia dei senzastoria
che scardina il pensiero protetto dello Stato. Sono tematiche clic scivoleranno
in ogni lavoro pasoliniano (cinematografico, poetico, giornalistico o letterario)
e auliranno a costruire un universo insanguinato dove la strada è la traspa
renza dell" immagina rio calpestato e la fede, la cultura o la politica il male di
esistere nel cerchio conviviale della civiltà dello spettacolo.
L'interprete ili A ccattone è Franco Cittì, un ex-imbianchino e amico ili Pasoli
ni. "La sua miseria materiale e morale, la sua feroce e inutile ironia, la sua an
sia sbandata c ossessa, la sua pigrizia sprezzante, la sua sensualità senza idea-
Pino llertelfi
Le puttane di Pasolini sono subito belle, sensuali, ferite nella vita e negli amo
ri,.. innocenti o sfrontate camminano lungo i marciapiedi ilei mondo come tan
te piccole stelle sbiadite che nulla cercano e nulla vogliono che un po' di sere
nità e qualcuno d amare... Amore, Maddalena o Stella sono in molti modi an
geli e diavoli, bambole e streghe, compagne e peccatrici... Pasolini dà a ciascu
na un'anima, nella loro “ diversità” riconosce anche una parte di se e nella
transizione dall*amore all'odio, dal nero al bianco, dalla gioia al dolore... con
fina il senso tragico della vita nel riscatto (sovente) della morte e il paradiso che
cerca non è in cielo ma nelle azioni dell*uomo/*Iella donna che s’ incamminano
verso la fine con Paura azzurra (malinconica) dclPinnocenza. I personaggi pa-
soliniani si muovono nel fondo della storia, in uno scenario che (come gii affre
schi del Masaccio), aggredisce frontalmente ciò che racconta e quei primi piani
tenuti sullo schermo fuori dai tempi canonici (o troppo brevi o troppo lunghi)
furono oggetto di notevoli ostilità critiche. Era impensabile (chissà perché?),
che la quotidianità bruta di Accattone potesse essere accompagnata dalla bel
lezza sublime delle musiche di Bach... la contaminazione apparve come un'e
resia e (così raccontano gli storici) anche Feilini, il “ grande mistificatore*' (Pier
Paolo Pasolini), si rifiutò di produrre cpiesto film. Pasolini parlò del “ senso del
primo piano*’ c della “ severità figurativa** di un film che l'aveva fulminato in
gioventù. La passione di Giovanna d'Areo (1928) di Cari T. Dreyer, un mae-
slro/poeta del cinema d ’ autore. Era vero, ma hi parte. Accattone nasceva nel
le periferie della violenza di Luis Buiiuel o nelle albe tragiche di Marcel Carne,
nei lampi sul Messico di Sergej Ejzenstejn o nei diari di campagna di Robert
Bresson c alcune sceneggiature alla quali Pasolini aveva lavorato prima ilei suo
esordio — La notte brava di Mauro Bolognini, Morte di un amico. di Franco
Rossi, Il bell'[Antonio di Mauro Bolognini, La giornata balorda di Mauro Bo
lognini, La lunga notte del %'i di Florestano Vanoini o II carro armato delVS
settembre di Gianni Puccini — ... anticipavano il senso amicale, resistenziale e
amoroso di Pasolini come “ cattiva coscienza” della propria epoca.
Il cinema di Pasolini architetta un'estetica dei corpi, una cultura del respiro,
un'oblio delTesistenza che sborda dai limiti della vita quotidiana per andare a
sbocciare in terre straniere dove l'amore s'invola su vie estreme che s'incro
ciano senza mai confondersi. Nell'opera pasoliniana il reale “ diviene” nel pre
sente che crolla. L'anarchia di Accattone è sparsa ovunque nel cinema di Pa
solini. Accattone è il ribelle senza causa che vive al limitare del bosco, non en
tra mai nel folto (selvaggio) della foresta né nella distesa (desertica) della ra
dura... Accattone è il singolo che agisce senza né legge né morale e conferisce
alla propria disobbedienza sociale le stigmate di un nichilismo eretico, dove la
fine della paura coincide con la paura della fine vissuta come destino. Accatto
ne è l’ Anarca senza la grandezza poetica ilei grandi Solitari né il loro spirito di
ribellione... la sua Aita è anche la sua pagina, la sua morte la chiusura del suo
libro o del suo sogno. Sotto un certo taglio Accattone esprime quel “ vivere sen
za principi” del quale parlava Henry David Thoreau e giunge a rivendicare
Pino Bertelli
(con i mezzi die conosce) il diritto alla disobbedienza civile. Lo sparsamente «li
Accattone mostra la mancanza di patria e allo stesso tempo l 'attacca mento al-
Eamlnente dove è nato, dove è cresciuto e sofferto. La vera grandezza di un mi
mo si riconosce non da ciò che possiede ma dalle cose che riesce ad esprimere
con la propria vita o con la propria morte. “‘Egli è pertanto simile a una luce
che, invisibile in sé. riscalda e rende visibile il mondo** (Ernst Jiinger). Ln at
tenzione disincantata della politica permette all*uomo di riconoscere altri valo
ri, altre emozioni, altre verità e divenire indifferente, scettico o oppositore ver
so tutti i regimi.
L’Anarca o il Ribelle non si lascia coinvolgere in nessuna causa che non sia la
sua...25 sfrutta ciò che gli torna utile o si ritira nelle profondità del mondo in
teriore. Di contro al Eliomo sociale, che vive il proprio tempo e il proprio spa
zio intonandosi al coro generale e ne assume tutte le vesti (cerimoniali, riti, io-
lem, tabù...), EAliarea si addentra nella conoscenza del mondo ma decide di
non farne parte... riconosce in sé rimpulso originario dell’Anarchia ma sa clic
“ appena si nasce esso viene limitato dal padre e dalla madre, dalla società e
dallo Stato... L’ Anarca sa che la libertà ha un prezzo, e sa che chi vuole go
derne gratis dimostra di non meritarla... L’ Anarca non ha società” 2 6 perché
EAnarca è sovrano di se stesso o brigante dei suoi sogni. L’ Anarca è una figura
prometeica che non conserva nulla e vive con l’ eredità di tutto. Incarna in sé il
tramonto di mondi perduti e le utopie dei vecchi capitani. L’Anarca c tino scia
mano deli'intelligenza ladra che sborda oltre i confini della realtà e i limiti di l
la conoscenza... signore delEalchimia delle parole, delle immagini, delle emo
zioni estreme... l’Anarca insinua il piacere della seduzione e allarga tutti* le
passioni irresistibili che disvelano Einganno... è il signore della bure che nella
gioia della solitudine non teme i lupi della sera e s’ invola con le farfalle blu del
la Terra che nessuno sa, là dove s’ illumina il mare e s*incendia il cielo.27
Accattone trasferisce su di sé gli istanti della rabbia, non s’ inchina di fronte al
l’ esistenza pubblica e anche la sua ombra lo abbandona in sogno. Nel contem
po c anche riflesso di uno specchio sociale falsificato che non conosce l'inno
cenza ma la vive nella fame dei giorni. La sua vita maciullata da una rispetla-
bilità che non gli appartiene è un insulto a quel falso decoro borghese che non
capisce e combatte come può... ed è qui che Eimmagine dell’ emarginato divie
ne la “ coscienza sporca” dell'insieme sociale. Ecco perché ogni forma di disob
bedienza <> di insubordinazione contro la classe al potere è necessaria o quan
tomeno vitalizzante per tutti coloro che sopravvivono in una realtà subumana
che difficilmente potranno sconfiggere. La conservazione dei privilegi passa nei
centri di potere della politica, della fede, delEeoonomia... solo distruggendo al
la radice le ingiustizie sociali si può cominciare a edificare quelle comunità so-
vranazionali dove la sola cosa importante da raggiungere è la felicità dell’ no-
V
ino. E per questo che 'd uomo ha diritto di manifestare la propria opinione di
fronte a qualsiasi tribunale. Con tutti i risolti che ciò comporta, compreso quel
lo di rimetterei la pelle” .2 8 L’ uomo ha diritto ad essere ciò che è fin quando la
P ier P a o lo P asolin i/Il cin em a in c o r p o
sua libertà non entra nella libertà dell'altro. Iva mancanza di religione è un
ponte verso la leggerezza. “ La responsabilità è una rosa cattiva se governa ogni
passo... la risata degli asini e quella delle tigri'’ (Elias Canetti) sono simili. Pre
ziosa è VEtà delFinnocenza di colui che si è chiamato fuori da ogni conflitto e
porla su di sé il peso del mondo.
{Mattone fulmina l’ italietta del boom economico e fa “'della realtà fisica del po
polo*’ (Pier Paolo Pasolini) una lacerazione dell’ esistenza, dove nessuno riesce
a saltare al di là della propria ombra. Andare oltre la linea dell’ ordine costi
tuito. “ significa allora entrare in quella zona dove il nichilismo, divenuto tota
le. si fa condizione normale e il niente diventa un aspetto essenziale della real
tà*.29 Dove tutto spinge all'apparenza (al niente), lì domina la trasvalutazio
ne dei valori dominanti (il nichilismo). Il centro di ogni deserto non è il mirag-
iiio/somio ma la sabbia/rovina di sentieri interrotti che si allungano là dove i
conflitti dell’ anima muoiono. Ed è per questo che il deserto cresce in ognuno e
dappertutto. La poetica libertaria di Accattone e dell’ insieme dell’ opera paso-
liniana. contengono diverse confluenze espressive e per comprendere a fondo
la tessitura epica del cinema di Pasolini è importante andare a leggere le di
verse contaminazioni, le citazioni e i rimandi affaldativi. Ejzcnstejn, Chaplin.
Hergnian sono disseminati un po’ ovunque, ma sono ralchimia esletica/eretira
di Orson Welles e la poesia dell amarezza/disineanto di Dreyer e Mizoguehi che
Pasolini saccheggia al fondo. Più ancora, è alla decostruzione deirimmagine
filmica codificata e messa in atto o a fuoco nella scrittura filmica di Jean Vigo.
Jean-Luc Godard o Francois Truffaut clic Pasolini (con estrema disinvoltura)
Imita sullo schermo, incendiandolo di verità.
In Accattone c ’ è già tutta la poetica eversiva vii Pasolini. La ‘“soggettiva libera
indiretta” di Dreyer del Vampiro ( Vampyr, 1932) si riconosce nel funerale o il
sogno di Accattone che assiste alla propria morte... Panareliia disperata di Go-
X
ancora, od è strano elio - gli addetti ai lavori - non l’ abbiano preso in molta
considerazione. Pasolini rilegge il Neorealismo in l’orma più profondamente po
litica e va a costruire un eine/soinmario di decomposizione della società mo
derna. In ogni film pasoliniano, il '"rosso straccio” della speranza culminar-
(la/popolare viene intrecciato ad una figurazione dei corpi clic generano pas
sioni. conflitti, provocazioni e si fanno portatori di una coscienza poetica che
non ha bisogno di proclami ne preghiere per deridere o insorgere contro Ten
iasi della politica o la sozzura della fede. '"Il poeta è qualcosa che è consentito
essere, ma non di diventare** (Hermann Ilessc). Da subito il cinema pasolinia
no viene colpito da aggressioni di ogni genere. L'ostracismo censorio perpetra
to dalle autorità della Chiesa, dello Stato, del Popolo... fu a lungo sostenuto e
qualche volta sfociò in veri e propri linciaggi. Col tempo anche i ciechi e i sor
domuti cominciarono a pensare che in quel "cinema della diversità” albergava
la poesia.
Accattone è stato il primo film del cinema italiano ad essere vietato (con un ap
posito decreto) ai minori di 18 anni. Scelto per la XXII Mostra del Cinema «li
Venezia (31 agosto), il film di Pasolini ricevette fischi e rimproperi. Pochi ca
pirono di trovarsi di fronte a un’ opera d ’ arte. I settimanali avvertivano i let
tori che si trattava di "un film sui rifiuti umani” (Oggi) o che "quello di Paso
lini è, insomma, un inondo a senso unico, dove non affiora mai la speranza o
un sentimento capace di dare il senso della dignità umana” (Vita, 7 dicembre
1961). La "sacralità dell’ autentico non trovò seguito” (Barth David Schwartz)
che in pochi disertori della pubblica opinione. Alla ""prima” di Accattone al ri
noma Barberini a Roma, un manipolo di giovani fascisti cercarono di impedire
la proiezione... lanciarono bottiglie d ’inchiostro contro lo schermo, homi ielle
di carta e finocchi tra il pubblico... ci furono colluttazioni e la visione del film
fu sospesa per quasi un’ ora... intorno a Pasolini si strinsero amici e intellet
tuali senza museruola e Accattone prese la via degli schermi di ogni parie del
la terra... da subito, Pasolini mostrò un "cinema di poesia” , in opposizione al
"cinema merce ’ , come linguaggio edulcorato del potere. Quando il film sarà
bloccato in sede di censura c ritirato da tutte le sale italiane... non furono mol
ti i giornalisti che gridarono alla discriminazione... e oltre all’ amico Moravia,
s infuriò Mino Argentieri, che dalle pagine di Cinema Sessanta (luglio-agoslo
1961), scrisse che era importante agire contro i censori dello Stato in quanto si
trattava di un film die raggiungeva la "'compiutezza d ’ arte” .
Nel 1962, Accattone viene presentato al Festival del cinema di Karlovv Vary
(Urss) e vince il Primo premio per la regia. Il coraggio dello spirilo e la passio
ne per i diritti civili delTuomo/della donna non fanno diletto a Pasolini, che in
frange la "notte americana** del cinema e interrompe il gioco della commedia
attorale e della macchina divistica. *’ ll cinema e la politica sono la stessa cosa.
Hanno entrambi a che fare con lo spettacolo. Il cinema ha a che fare con lo
spettacolo, la politica è spettacolo, divertente o meno... C ’ è lo stesso scarto di
partenza, stavo per dire la stessa menzogna, sia nella rappresentazione politi-
P ier P a o lo Pasolini /1 1 cin em a in c o r p o
4 6
t 'ì e r P a o lo P a s o lin i/ll o m c n ia m c o r p o
I romanzi Ragazzi di vita (1955) e 11ita vita violenta (1959), i film Accanane,
Mamma Roma, Uccellarci e uccellini... escono (o ritornano in qualche modo)
da Le Ceneri di Gramsci di Pasolini c dai Quaderni dal carcere che Anioni»,
Gramsci aveva scritto rinchiuso nella galera fascista, pubblicati tra il 19 18 e j)
1950.50 La visione della poesia popolare e la simbologia resistenziale della co
scienza di classe gramsciana andavano oltre la storiografia "inetastoriea” di
Benedetto Croce, la società civile o l’ utopia gramsciana della “ città futura”.} 1
si fondava sulla tradizione marxiana «Iella trasformazione sociale come "dilu
vio” , sistematizzata nei Lineamenti fondamentali di critica dell'eeonotniu poli
fica ( ‘'Crundrisse"), più ancora nel Manifesto del partito comunista e nei Ma
noscritti economico-Jìlosofici del 1844 «li Karl Marx (per il “ Manifeste»” c non
solo, Frie«lrieh Engels).52 Le attese rivoluzionarie «li Gramsci nel "biennio
rosso’' (1918-1919), erano «leposte nelP“ Ordine Nuovo” che stava teorizzando
e trovavano il loro sbocco naturale nella nascita dei “ Consigli «li fabbrica” . \<*
II nostro Mar.v, Gramsci scriveva: "Marx significa ingresso dell'intelligenza
nella storia dell'umanità, regno della consapevolezza” .53 Per Pasolini. Gram
sci era un "maestro d ’ eresia” , un compagno di strada ohe gli aveva fatto co
prire nel "popolo” un contenitore «li "vitalità” dispersa nei rivoli della storia.
La tomba «li Gramsci segna non solo la morte dei sogni rivoluzionari della He-
sistenza (tradita), ma il poemetto si lascia leggere anche come parabola o pro
fezia «li un eresiarca che conosce "il passato e il futuro, ma non il presente''
( Koala Jewell), ne lo vuole conoscere. Anzi lo ripiu Lia. Per Le ceneri di (troni-
sci si è pai-lato Leopardi. Auden, Shelley. Keals... di un'estetica ilei "popola
r e anche romantica, che schiera i propri sogni con l<>masse oppresse, sempre.
Vero. Le analogie del poemetto di Pasolini con La mascherata dell anarchia «Ji
Perr.y Bysslic Shelley non sono poche.5 4 Sia Pasolini che Shelley (uno è mor
to allogato con in mano le poesie «li Keats, l’ altro è stato ammazzato con m ta
sca Nietzsche), si chiamano fuori da tutti i generi e gli stili c divengono ponti tra
la dialettica della storia e Pevento individuale. È significativo che Pasolini iro
nie Shelley) coniughi poesia e politica per indicare la creazione «li una diversa
coscienza sociale. Non crediamo però che il suo poemetto ribalti l'assunto cro
ciano di “ poesia della poesia” né «[nello di Geno Pampaioni, "'poesia «lellideo*
logia ... 1 epica pasoliniana non riposa sulle rovine dell'antichità né si con
trappone alle epifanie «Iella modernità... la nascita della parola pasoliniana
viene dalla malinconia del distacco e dalla rabbia «lei presente «li Rimbaiul,
Mallarmé, Lueini... li at/traversa tutti e fa delle loro innovazioni linguistiche
percorsi eversivi da saccheggiare e così disseminare nuovi veleni per il cuore
«lei ribelli «li ogni arte.
11 viaggio poetico/politieo della cometa pasoliniana neirimmaginario sociale si
percepisce a«l occhio nudo, le sue estreme, apocalittiche profezie esortav ano ad
ess«*re "folli per «essere chiari... Pasolini rinnova la forma p«*r forgiare un mo
do tutto suo di polemizzare con la cultura contemporanea, per affermare rluv
la storia stessa, rappresentata in modo materiale e simbolico in particolare nel
P ier P a o lo Pasolini/Il cinem a ili c o r p o
paesaggio romano segnato dallo scavatrici, ora a rischio, minacciata dallo svi
luppo industriale e dalla crescente omologazione culturale* .55 Le ceneri di
(',vanisci. conio Foglie d'erba di Walt Whitman o VAntologia di Spoon Rive7*di
Edgar Lee Masters56 sono opere dio travalicano la poesia paludata e quella
propagandistica del loro tempo, chi tocca questi libri tocca nel profondo anche
i podi che li hanno scritti. Ed è por questo che resistono a tutto, fuorché alla
loro '“diversità". In questo sono trasparenti, perche il "'poeta supremo non mo
rali/.'/.a o applica precotti morali... conosce 1 anima (Walt Whitman). Le loro
open* saranno ovunque disseppellite e ad ogni risveglio andranno di nuovo a
formare la coscienza storica di un epoca, violando la falsità dei suoi valori.
Quando la cattività di Accattone (1961) illumina lo schermo di poesia, alcuni
comprendono subito come la santa puttana del cinema possa diventare arte.
La vita corta di Accattone, in qualche modo fa da specchio al popolo italiano
umiliato dal governo Tainhroni e dalle manganellate dei “ celerini** di Sceiba...
grandi fasce di popolo "'precipitano nel servilismo, nella superstizione e nelLi-
miti io vitalità** (Pier Paolo Pasolini) del servo che piscia nel pranzo del padro
ne. ma non può fare a meno delle sue frustate.
hi Accattone - scrive Pasolini —“ mi affaccio a guardare dentro Panima di un
sottoproletario della periferia romana (insisto a dire che non si tratta di un’ ec-
rezimie ma di un caso tipico di almeno metà Italia): e vi I10 riconosciuto tutti gli
antichi mali (e tutto Lantico. innocente bene della pura vita".5 7 Giuseppe Ma
rotta. celebre autore (fin troppo osannato da popolo e critica) del trittico L'o
ro di \apoli (1917), San Gennaro non dice inai no (1948) e A Milano non fa
freddo (1949). non la pensa così e ravvede in Pasolini una specie di afasia im
maginale, e erede clic '“ ...le remore, i vincoli realistici di Pasolini abbiano spes
so nociuto al film, dando a certe scene un che di falso, di arbitrario. Siamo al
Nocchio fenomeno della verità nuda, sola, scevra di riflessioni che ne illumina
no poeticamente la sostanza *.58 Strano. Pasolini affalmla Accattone proprio
fuori ila ogni “ estetismo funebre1’ (Pier Paolo Pasolini) della realtà. Per lui i
‘'delinquenti’* come Accattone non sono “ mostri*’ ma il prodotto di un ambien
te <ln\e miseria e criminalità si confondono. “ Sarei un imbecille se generali/-
za—i. la mia paradossalità non è che formale, (.'erto: metà è più dei giov ani nel
le borgate romane. 0 insemina dentro il mondo sottoproletario e proletario ro
mano. sono, dal punto di vista della fedina penale, onesti. Sono anche bravi ra
gazzi. Ma non sono simpatici. Sono tristi, nevrotici, incerti, pieni d ’ un ansia
piccolo-borghese: si vergognano di essere operai; cercano di imitare i “figli di
papà , i ’farlorchi*. Sì. oggi assistiamo alla rivincita e al trionfo dei "figli di pa
pà • Sono essi che realizzano il modello-guida” (Pier Paolo Pasolini)59 della
società omologata.
Accattone esprime, come nessun altro film degli anni “60, la continuità tra il re
gime fascista e il regime demoeristiano/comunista in atto. A Maretta, come a
l ellini, non piaceva una certa “ rozzezza” , “ sciatteria” o povertà di mezzi con
1quali Pasolini intendeva debuttare sullo schermo. Il “ miracolo” cinematogra-
F in o Bertelli
io
I te r I u o io 1 a so li jii/ll c in e m a in c o r p o
,t»nza dei folli faceva del disordine dello spirilo, la dissoluzione della totalità
sociale. “ La morte non è nel non poter comunicare ma nel non poter più esse-
rc compresi’* (Pier Paolo Pasolini). A forza di sapere tutto, non sappiamo più
nulla di nulla. Il tempo muore nelTinvivibilità del tempo. Ciò che sfugge al
l’uomo è semplicemente quello clic non riesce a vedere. La famiglia, la scuola,
|a fabbrica, la caserma, la prigione, il manicomio, il dovere, Vonore, il rigore,
|a fede, la violenza... sono stati i percorsi obbligati dell’ umanità verso la pro
pria rovina. Dove il mercato comincia, “ là comincia anche il fracasso dei gran
di commedianti e il ronzio di mosche velenose” (Friedrich Nietzsche). La liber
tà è ovunque e in nessun luogo. Cosa teme Fonda del pensiero immobiliare? Lo
sguardo di un demente o quello di un poeta: “ Poi a letto penso a te,/la tua lin
gua metà oceano, metà cioccolata,/alle case dove entri con disinvoltura,/ai tuoi
capelli di lana d’ acciaio,/alle tue mani ostinate e/come rosicchiano la barriera
perché siamo due./Come vieni e afferri la coppa di sangue,/mi ricompatti e be
vi la mia acqua salata./Siamo nudi. Ci siamo denudati fino aLFosso/e insieme
nuotando risaliamo/il fiume, l'identico fiume chiamato Possesso/e si sprofonda,
nessuno è solo” (Anne Sexton). Ogni uomo è la somma delle sue esperienze e
«Ielle sue cadute. In mezzo ci sta il Nulla. La via della storia è un olezzante mi
scuglio di orrori e resurrezioni. Ci sentiamo più vicini ai pugni ribelli di Capa
nni che alla santità scatenata di San Paolo. In uno si sommuove lo spirito d’ a
more e di cambiamento di sé e di ciò che lo circonda, nell’ altro si “ ritrova ma
scherato il predatore... Non ci si difenderà mai abbastanza dalle grinfie di'un
profeta... 11 fatto è che ogni fede esercita una forma di terrore, tanto più spa
ventosa quando ne sono fautori i puri” .62 Faccia a faccia con la storia della
maggioranza straziante (e straziata), Pasolini ha mostrato che ciascuno ha di
ritto di manifestare le proprie opinioni, inclinazioni, saggezze o bestemmie... di
fronte a qualsiasi tribunale, assumendosi tutti i rischi che questo comporta...
anche quello di rimetterci la vita.
luto il £riflo d amore più alto al cinema in camicia nera,6 6 si fa "‘compagno ili
strada** della Liberazione e con Roma città aperta (1915) Paisà (1946). Ger
mania anno zero (1947) restituisce al cinema e a molta parte degli italiani un
pò* di dignità. Rossellini è il neorealismo. ‘“Egli era lì, fisicamente presente,
(pianilo la maschera cretina è caduta. Ed è stato uno dei primi a vedere la po
vera faccia della vera Italia"* (Pier Paolo Pasolini). Ed è Rossellini a fare di
Nannarella un'icona erotica indimenticabile.
Mentre le note di Ama fio mio serpeggiavano in ogni emendilo di periferia e sc-
durcvano anche i “'bianchi gigli'" dell'“ Azione cattolica” che ballav ano sulle to
nache sbottonate dei preti effeminati... esplose l'erotismo inquietante di Silva
na Mangano di Riso amaro (1949). In questo film, la Mangano era scandalosa
mente della. Per niente santa e molto puttana. Ma così sensuale e piena di una
vitalità eversiva, desacralizzante che poneva il suo corpo fuori dal sogno e dal
la vita. 11 hallo iniziale della Mangano in mezzo alle mondine, esprime una mi
stica del sesso che è anche il sortilegio di un destino irreversibile e di fronte al
la >irategia delle apparcnze/illusioni, la lettura di Grand Hotel, il chewing-gum
che passa sulle labbra carnose, le calze nere con un fiore in bocca, i pantalon
cini corti arrotolati sulle cosce, il maglione stretto bucato dal gonfiore dei se
ni... delincano una figura di mondina che si stacca nettamente dalle altre e il
personaggio di Silvana diviene provocazione, diversità, rottura contro il vero
simile del prestabilito. La sensualità seduttiva/aversiva della Mangano si chia
mava fuori dai compiacimenti sull'infelicità di Clara Calamai di Ossessione
(191.*i) o dalle macerazioni erotiche di Lucia Rosé di Cronaca di un amore
( 1952 ). Sotto ogni sguardo adcscativo, la Calamai e la Rosé incarnavano il pec
cati». il pentimento o le illusioni della redenzione. Il fascino eversivo che spri
gionava il corpo della Mangano era l'incanto, l'immagine disponibile/amabile
ili sé che tentava la vita come la morte... L’ erotismo della Mangano di Riso
amaro, segnò un turbamento, una violazione, una frattura dell'ordinario ci
nematografico c si riversò nella strada facendo dell'evidenza sensuale qualco
sa «li fantasioso, allusivo, eversivo che sfuggiva all’ evidenza ilei potere. L’ero-
iònio si situa al di là del quotidiano e non è riconducibile a nulla che non sia il
superamento del disordine, delle pene, delle discriminazioni che hanno sempre
accompagnato il suo sorgere... è l’esperienza del peccato che “ conduce alla tra
sgressione compiuta, alla trasgressione riuscita, la (piale, se mantiene la proi
bizione, la mantiene per trarne piacere’" (Georges Rataille). Non c*è divieto che
mm si possa rompere. Non c ’ è tabù che non possa essere violato. L’ erotismo,
in ogni sua fantasia/forma, spacca gli argini del quotidiano e sovverte Lordine
costituito... là dove non esiste erotismo non ri può essere neanche amore. Così
la dolce Emilv *
Dickinson: “ Notti folli - notti fòlli!/Se io fossi con te/notti folli
sarebbero/nostro sommo piacerel/Futili — i venti -/p er un cuore in porto
'-/niente più bussola —/niente più earta!/Remando nell’ E den-/A h! il mare!/se in
6* stanotte/potessi ancorare!**.6 7 L’ amore è una situazione di confine. Il mon
do sla fuori dell'amore.
Pino Bertelli
(iijVpoi'a macellata dalla modernità. Ecco perché Pasolini non apre mai un'in-
jjiiadratura col "cam po” vuoto... da qualche parte ilei paesaggio ci sarà sem-
una figura: “ una faccia in dettaglio. E dietro, lo sfondo, lo sfondo, non il
alesaggio’* (Pier Paolo Pasolini). Dal suo esordio con A ccattone, il cinema pa
tinili no ha mostrato di essere una specie di contenitore linguistico irripetibi
le..* h* scelta di un lessico fìgurativo/discorsivo particolare (la selezione dei ti-
^ delle facce, i vestimenti, i luoghi. Fuso della luce, i dialoghi...), hanno un
1
i'orte timbro emozionale oltre che un senso pittografico che rimanda al passa-
((>... mentre la scelta dei movimenti di macchina, le inquadrature, i raccordi di
montaggio - sovente dissonanti con P intelaia tura ricettiva del cinema mercan-
jll,* - divengono in Pasolini una vera e propria sintassi a/cinematografica.
\t*| cinema pasoliniano non c ’è mai un’inquadratura nella quale si vedono per
sonaggi di spalle o di quinta... gli interpreti non entrano né escono dal campo
rari sono i profili dei corpi... quando ci sono si muovono. Pasolini mette Puo-
nio/Ia donna al centro di ogni ripresa e non è soltanto perché si riconosce negli
affreschi di Masaccio, Giotto, Caravaggio o in manieristi come Pontorno... il
cinema pasoliniano trascolora ogni cosa, dal rifiuto della drammatizzazione
neorealista (Rossellini, De Sica), a una certa violazione dell'attoralità rosa (De
Santis. Visconti)... che sono alla radice del miglior cinema italiano: quello
d impegno civile (Francesco Rosi, Florestano Vaticini) e della commedia amara
ilegli anni '60 (Dino Risi, Mario Monieelli).
VI fondo dell’ opera pasoliniana la crosta più sofferta è \ estetica ludra del Neo
realismo. Specie nei suoi sotterranei più compromettenti. Cioè il senso non-
cotivrazionale dello spettacolo della miseria come catarsi sentimentale di nuo
vi fascismi ordinari. Operazione tra le più bieche del lavoro culturale, sulla
quale molta televisione poggerà le proprie miserie e le proprie fortune. Molto
importante invece, ci appare in Pasolini la dilatazione poetica del surrealismo
più grande e a vedere in fondo a tutto il suo cinema, non sono pochi i rimandi
a Luis Runuel, Jean Cocleari. Jean Vigo o Georges Mèlica. La cinevita di Paso
lini è infatti quella di un sognatore. La sua visione del mondo ritorna a quella
dimensione interiore dove il reale e rimmaginario, la vita e la morte, il passa
to <* ii futuro, la comunicazione e V incoili unica bile... si toccano, si confondono
e cessano di essere recepiti come contraddittori. E qualsiasi tipo di cinema (di
ce André Rreton, non ricordiamo dove), "anche quello più idiota, può, più di
ogni altra arte, condurre lo spettatore, assorbito dalla finzione che si dipana di
fronte ai suoi occhi stupefatti, in quel punto critico che unisce lo stato ili veglia
a quello di sonno’*.
La surrealtà del cinema di Pasolini ha una forza mistica, alchemica, trasfigu
rante che porta lo spettatore ad un'uscita dall’ infanzia goliardica alla quale
I industria l'ha incatenalo. Sovente lo stile picaresco di Pasolini disorienta e la
re-immaginazione della realtà che compone nel sudario cinematografico è una
resurrezione della luce e delle ombre che ridesta la fantasia dell'attività oniri
ca e fa dei corpi strappati alla quotidianità, la "bianca terra dell’inunagmale”
(James Hillman). I;immagine pasoliniana tral>oeea <li segni coinvolgenti... |a
passione per la gente, i luoghi, i sogni... la ribellione contro tutto qxianlo in,
earna i valori e Lordine costituiti... il senso figurale/fantastico della verità c<».
me pulsione anarcoide che non vuole appartenere a nessuna scuola, a nessun
movimento che non sia quello del cuore, dellam orc. della diversità... viaggi,,
verso altri modi di vedere il inondo... diviene uno sguardo non sociologico nia
piuttosto quello del '"moralista**, che va a vedere in fondo alla banalità dell’or
dinario per ritrovare e riportare in superficie la coseienza/eoiioscenzu delLesi-
stenza violentata da una vita quotidiana offesa sin dalla nascita.
L idea di Mamma Roma nasce da un fatto di cronaca. La morte di un detenu
to (li Regina Coeli. Marcello Elisei, bastonato dalle guardie del carcere. Roma
Garofolo (Anna Magnani), che lutti chiamano Mamma Roma, è una puttana
che la vuole smettere con il marciapiede per dedicarsi aircdueazioue di Ettore
(Ettore Garofolo). il liglio clic ha avuto dal marito malavitoso che è scoili parso
dalla sua vita. Ettore ha vissuto ili una pensione a Guidonia ed è rimasto anal
fabeta. E di costituzione molto fragile. Mamma Roma gli ha compralo la licen
za per un banco di frutta al mercato e con gli ultimi risparmi acquista imap-
parlamento delEINA-case nei pressi di Cinecittà (Cecafumo). Fuori dallo
squallore e dalla miseria di Gasai Bertone (dove è sempre vissuta). Mamma Ro
ma spera di rifarsi una vita (piccolo-borghese) insieme al figlio. Carmine
(Franco Cittì), è il protettore/pappone che la maltratta, la ricatta e non vuole
perdere la Ionie <Ivi suoi guadagni. Mamma Roma batte la strada ancora per
qualche tempo, dà un p o ’ di soldi a Cannine e sulle note di Violino tzigano (che
balla con il figlio) prende possesso della casa. L'ambiente di Cecafumo non è
molto diverso da quello di Casal Bertone. Le bande dei ragazzi sono le sieste
tutti vivono di espedienti, piccole ruberie per ingannare il tempo ed affrontare
così un quotidiano che per molti di loro diventerà sempre più feroce. Ettore
s'innamora di Bruna (Silvana Corsini), la puttanella del quartiere che ha un
bambino di due anni e se la sbattono tutti. lei che lo inizia alla sessualità. Il
ragazzo comincia a vendere gli oggetti della casa (anche il disco di Violino tzi
gano) per farle dei regali . Mamma Roma si rivolge a un parroco (che Pasolini
definisce 4*neoeapitaIista” , interpretato da Paolo Volponi) per farlo assumere
come cameriere nella trattoria di qualche “ devoto’ '. 11 prete le dice che non
merita un lavoro così importante, seminai può vedere di farlo lavorare come
manovale. Mamma Roma va via indignata. Osteggia anche la storia d'amore
tra Ettore e Bruna. Gli amici picchiano Ettore a sangue sotto il sole della cam
pagna romana, perche non vuole dividere Bruna con loro. Bruna fa dei timidi
tentativi di ribellione ma dopo il pestaggio ili Ettore se ne va con i ragazzi a far
si sbattere nei campi. Mamma Roma si accorda con una puttana. Biancofiore
(Luisa Orioli) e il suo pappone Zaccaria (Luciano Conini)... con un espediente
ricattano il padrone di una trattoria trasteverina e gli estorcono il posto ili la
voro per Ettore. Mamma Roma compra una motocicletta al figlio ma Carmine
gli chiede ancora del denaro. Se non le dà una grossa somma rivelerà a Ettore
56
che sua madre è una puttana. In preda allo sconforto, Mamma Roma torna sul
la strada ma ormai non è più la stessa cosa. Ettore viene a sapere che sua ma
dre è una prostituta e diviene menefreghista e rancoroso contro lei e contro lut
ti. Si licenzia dalla trattoria, picchia Bruna e con gli amici organizzano furto
urna radiolina) all'ospedale di Sant'Eugenio. Un malato (Lamberto Maggiora
no lo scopre e lo denuncia. Lo sbattono in cella. Oli viene la lebbre. L ('olio ila
una « risi di paura e comincia a "dare di matto’*. Lo legano ad un letto di con
tenzione del reparto neurologico del carcere e lì muore come un cane randagio.
Al mercato, due poliziotti in borghese dicono a Mamma Roma che Ettore è mor
to. La sua disperazione è straziante. Corre a casa e cerca di buttarsi dalla fi
nestra. 1 ‘"fruttareLi” la salvano e non le resta che gettare uno sguardo verso
una Roma lontana, violenta e assassina che ingoia i tigli di luì Dio minore per
continuare ad esprimere la religione del suo tempo.
lai \ia Crucis di Ettore è cosparsa di moni enti miserabili e di sogni impossibili
clic sono dispersi nella nuova periferia romana. Il ragazzo venuto dal piccolo
paese, incontra luoghi e comportamenti feroci, ostili, violenti... non ha i mezzi
Ine culturali ne psicofisici...) necessari alla sopravvivenza, non può che trova
re sulla sua strada la galera e la morte. La madre lo vuole integrato, omologa
to alla rispettabilità della '"vita normale” , lontano dalla sozzura nella quale lei
ha sempre vissuto... ma Ettore è solo un ragazzo con delle "difficoltà speciali
die come un piccolo passero impaurito, terrorizzato, vola solo per qualche pri
mavera. 1 pezzenti non hanno un posto né in terra né in cielo. Gli assassini d a-
nime sono ila ricercarsi alla scuola del crimine (chiese, parlamenti, eserciti, sa
peri. merci...) dove nessun Dio ascolta ciò che il boia dice... sotto un certo li-
vello di bassezza gli uomini diventano immondizie. “ Non si sa più niente, qua
si. a Inrza eli sapere Tutto. Tutto come si crede di sapere. Quel che si dice un
avanzalo stato eli disperazione’ (Marguerite Din as). Ri-vedere c re-immagina
re è lare una angelologia delle immagini e delle parole come estensione elei sé e
incontrare Ealterità della eoscienza/eonoscenza negli eventi che trasformano in
esperienza rimmaginale/archetipo dell'Ombra... cioè mettere in piedi una eon-
trnedneazione del linguaggio audiovisuale e privilegiare la fantasia che ei tra
sporla alla ri/scoperta dell’ anima. Se 1^‘immagine è psiche” (Cari G. Jung), le
"immagini .sono anime'” .(James Hillman). E non possiamo giungere ali anima
dell'immagine senza amore (o disamore) per rimmagine. E cco dell’ anima non
rimanda tanto a qualcosa ili antico, quanto all'azione che porta i messaggi del-
l ànima aH esterno.
L'iconologia graffialile/demistificatoria di Mamma Roma ha fatto trasalire non
pochi critici della donazione artistica e nella raffigurazione della passione di
Ettore (o il banchetto nunziale visto come l’ ultima cena di Cristo con gli apo
stoli interrotta dai porci o nei ritratti estremi della povera gente...), hanno par
lato di profonde derivazioni pittoriche e sono andati a scomodare Masaccio.
Manicgna, Veronese, Leonardo Da Vinci... e forse tutto ciò è anche vero. Ma
C’è «li più nei graffili cinematografici pasoliniani... vedi, la contaminazione de
P in o Bertelli
gli siili, la desacralità delle forme, Fin subordinazione della poesia come for^.
libera di rifondazione della realtà. Ed è piuttosto strano die non si sia volm,,
vedere al fondo di Mamma Roma (di là dai riferimenti pittorici) e neiriijw
opera (non solo) filmica pasoliniana. una certa estetica dell a fo t agrafia di strf(
da clic si coglie (sulle stesse tensioni poetiche, entomologiche, politiche) in Ti
na Modotti, Diane Arbus. August Sand or, Roman Vishniac o Henri Cartirr.
Bresson. La poetica visuale di Pasolini esplora un percorso che determina u?>
ordine affabulativo che alterna centri di tensioni con altri di quiete. Le sue uj.
quadrature, sovente interrompono lo schema di lettura imposto dalla cultori*
affluente... e cioè scorrere rocchio da sinistra verso destra e dell'alto versoi)
basso. La diacronia pasoliniana subisce interruzioni, interpunzioni, slittamen
ti progressivi della storia narrata e con questa affabili azione si porta fuori 4
ogni analisi dominante. T suoi film non rinviano al passato ma fanno del pre
sente un futuro immaginabile. Raffigurano un tempo forzato o il frammento in
compiuto di un passaggio nel mondo che interroga le categorie del sopruso, dis
velandole. Le storie, le allegorie, le favole di Pasolini sono portatrici di signifi
cati secondari o retorici ed è attraverso Fuso sapiente dell'iconografia che il lei-
tore può giungere alla loro identificazione. La storia delle immagini ci dice chi*
è all'iconologia che appartengono la determinazione dei significati o dei conti
noti e dentro epiesti princìpi di fondo disseminali nella creatività artistica (co
me teoria della surrealtà simbolica), che rivelano i costumi, i valori, i percorri
di un uomo, di un popolo e di unVpoca.
L’ interpretazione Anna Magnani in Mamma Roma è grande, forse più che in
Roma città aperta e Bellissima. Rosscllini e Visconti la lasciavano libera nella
sua gestualità barocca, debordante, tutta ritagliata dal boccascena dell avan
spettacolo. Pasolini la voleva diversa. I contrasti con Pasolini sono stati pro
fondi ma il film ci ha guadagnato. Le risate, la passionalità, i monologhi, la cor
sa finale a cercare la morte di Mamma Roma... la proiettano in un universo al
torale irripetibile, disposto tra il magico e Peceessivo ma sempre dentro ipiel
senso drammatico della vita che sta dietro la retorica dei sentimenti e la bana
lità infantile delle lacrime. Ci sono due lunghissime carrellate notturne dovi
Mamma Roma parla a se stessa (e al mondo). Nella prima i volti e i corpi <ld
giovanotti/clienti entrano nelFinquadratura e ne escono poco dopo come fan
tasmi... Si dissolvono in una maestria registica surreale, che rende questa eter
na camminata indimenticabile. Nell’ altra. Mamma Roma butta la sua rabbi*
contro Fumanità tutta... “ sono duecento metri di pellicola che ci passano sotto
gii ocelli senza interruzione, esempio quasi unico nella storia del montaggio ili
un film’’’6 8 e le platee delle seconde e terze visioni si riempiono di lacrime ralr
biose. Il tango di Violino tzigano che Mamma Roma balla con il figlio, è venato
di una sensibilità incestuosa (stilema ripetuto più volte nel cinema pasoliuiam»)»
L'amore di madre e ili donna trabocca per quel figlio gracile come un fiore e $0"
Io come Fui timo dei lebbrosi... gli abbracci sono cabli, i passi invitanti, i corpi
si strusciano, si toccano e danno a ciascuno una manciata di provvisoria felici’
I ler I auto l a solini/Il cin em a in c o r p o
tù... poi cadono a terra. Specie nella seconda parte, Pasolini lavora sul volto
della Magnani e insiste su aieime “ soggettive libere indirette” ... gli ocelli di
Mamma Roma di vengono dolore/met afora dell'autore elle entra fortemente nel
film *' la commozione lacera il lenzuolo bastardo del cinema,
l e radici scandalose della diversità pasoliniana sembrano accecare anche i cri
tici più attenti, solitamente non faziosi come Adelio Ferrerò e in alcuni passi su
Mamma Roma trasecola giudizi impropri e manicheismi di parte, così: “ Que
sta preponderanza della figura materna coincide con una chiusura e contra
zione 'personale' del discorso pasoliniano, confermata dagli alterni ricorsi di
angelismo e di misoginia nella rappresentazione della donna: si veda la figura
di bruna che, nel suo impasto sgraziato di adolescente mal cresciuta e di ma
dre-bambina, appare condizionata da una cattiveria istintiva e innocente’ .
D'altro canto, la denuncia della società tende a farsi generica e inarticolata, co-
-i povera di ragioni da poter coincidere con il sentimento di una ‘ naturale’ e ir
redimibile odiosità degli uomini: si veda la sequenza della seconda passeggiata
notturna di Mamma Roma, permeata da una disperazione che si rovescia nel
la torva invettiva contro i parenti del marito, rievocati in un lucido e rabbioso
delirio, e nella cieca protesta contro una società sentita e odiata come ostacolo
invalicabile. La rappresentazione del mondo sottoproletario risulta scialba o
manieristicamente compiaciuta e non aliena da concessioni al ‘pasolinismo*
corrivo (il ritorno della donna sul marciapiede, la passeggiata-dialogo con il
gruppetti» di omosessuali, la sequenza del ricatto). Ma con qualche punta di vi
gorosa espressività: la sequenza nunziale ad esempio, dove fcburini’ e ‘ pappo
ni* appaiono investiti di una stessa miseria, antica e greve, e Fistinto anarchi
co e distruttivo diventa rabbiosa sconsacrazione dell’ atto istituzionale c del ri
to che lo suggella. E su epiesto sfondo, non privo di suggestioni bunueliane, ra l
legrili di Mamma Roma, scomposta e farneticante, è già un urlo di dolore,
un'ansia di ‘ redenzione1 senza basi e prospettive” .6 9 Vero niente. In questa
straordinaria sequenza... c ’ è tutta la texitura artistica ed emozionale del cine
ma pasoliniano. Ferrerò la coglie bene e nei punti focali, peccato che quello che
descrive non è il mondo pasoliniano ma piuttosto il suo punto di vista in con
trapposizione a quella realtà emarginata (ma non marginale) che Pasolini
al/traversu come uomo e come poeta. Ferrerò non ha capito nulla di Bruna, la V
.59
P ino Bertelli
ì
paritetico, convenzionale. Sono tutti lì. fuori del mondo “ normale” per
re un po di gioia o per sfuggire ai vincoli sociali/relazionali della comiir*jJfr |
L’ aggressività di Mamma Roma è quella della puttana che non e*è più. £ c
mamma, la sorella, la moglie. Lamica che esce dalla baraccopoli d o v è nata
approfittare dell'illusione di fare qualche soldo in maniera facile, clic è aneli»,
una prova di sopravvivenza che la “ società perbene” le offre come passaggi
dal mondo, in effetti le sue sguaiatezze, le risate scomposte, la gestualità rj
dondante... sono marche di riconoscimento del mestiere più vecchio del m0ll.
do (la prostituta), che l'ipocrisia culturale tollera come accidente o momenti,
esperienziale ma condanna profondamente come frattura del senso collettivo
dei valori della società statuale. Ferrerò non è il solo a non comprendere 1*^.
portanza etica ed estetica di Mamma Roma. Anche Giuseppe Marotta non vt-
de nel film di Pasolini un’ opera di grande forza poetica e di profonda imliqua
zione morale. Nella stia critica, un p o ’ sgangherata come tutte le sue '‘amoroso
battaglie” (Goffredo Fofi) sul cinema. Marotta scrive che Pasolini **c rierodi
fantasia verbale, non sostanziale: egli nel sottoproletariato, come abitualmen
te lo qualifica, non vede elle il cinismo, il rancore, il turpiloquio, Fahiezionp
suddivisa toul-court, in prostituzione e in crimini da quattro soldi. Bagasce.le.
noni, ricettatori, ladruncoli, risse: la vita pullulante del Quarticciolo o «li Por-
tonaccio. secondo Fautore di Mamma Roma, comincia e termina in questi in
variabili, monocordi elementi di narrazione” .70 Vero tutto il contrario. Pro
prio in questo film, Pasolini allarga l'elegia del suo sguardo sugli ‘'ultimi del
la scala sociale e senza infingimenti o echi propagandistici (elettorali) resi imi-
\
sce la voce a chi non Fha mai avuta. E una voce dura, intima, sgraziata... ma
è la voce rii una parte di umanità nata al rii qua del circuito dei beni e so\ente
umiliata fino alla putrefazione della propina esistenza. I popoli hanno adorato
soltanto coloro che li hanno offesi.
La morte di Ettore è commossa. Partecipata, un'agonia selvatica che trasfigu
ra quel letto di contenzione in un sudario ateo. L'indifesa fragilità del ragazzo
è contrapposta alTasetticità della cella e Pasolini riporta qui le visioni (i «am
pi visivi) di P oh torno, Giotto, Masaccio e in modo più esplicito è al Man legna
clic pensa quando filma la ‘‘passione fisica” di Ettore (che peraltro non dmhia-
ra, anzi ne sostiene il contrario). La sua agonia è “ addolcita dal lento, com
passionevole movimento di macchina [il dolly, qui usato per la prima volta da
Pasolini] clic sfiora tre volte il corpo disteso e legato del ragazzo, fissau«Ione
prima il moto di ribellione, infine la rigidità indifesa (Iella morte, nel montag
gio parallelo e alternato di queste e delle immagini di solitudine e del dolore del
la madre, e nella repressa violenza del finale, con l’ affacciarsi della donna sul
la città, terrea nel sole del mattino, contro la quale disperazione e protesta si
spengono, riassorbite in un silenzio cieco e ostile, si ritrova il segno di un mo
do di intendere e di fare il cinema che appare ormai positivamente connatura
lo alla poetica e allo stile dell autore” (Roberto Campaci). Pasolini diviene qui
“ maestro in nulla” che non sia l’inquietudine della realtà che diventa favola.
P ie r P a o lo P a solin i/!! cin em a in c o r p o
sappiamo) dalie lezioni sulla storia deir arte di Roberto Longhi, che il ]>oeta>.
guiva con trepidazione all*università di Bologna.71 Con quei ricordi in testa,,
negli ocelli... Pasolini filma il mondo periferico di Maturila Roma sotto un so|h
cadaverico, luccicante, che brucia le facce ilei protagonisti. 1 campi, i ruderi
romani, i casermoni della Roma sottoproletaria avanzano ai bordi dello scher
mo e ogni inquadratura sembra annunciare il finire di un'umanità felice e nel
contempo disperata. Anna Magnani in principio non capisce la tecnica (in ap
parenza grezza) di Pasolini. Lei vuole - interpretare - il personaggio della
mamma/pultana. Pasolini le spiega che deve —essere - una puttana/iuamina.
semplicemente. Si chiariscono quasi subito. Lei comprende quello strano regi
sta che gira brevissime inquadrature (non durano più di due o tre minuti), che
lavora su primi piani sfalsati (con la macchina da presa a mano), che rompe la
nomenelazionc classica del linguaggio cinematografico (un campo segue un con
trocampo o un totale che anticipa una figura intera eee.). Lui vuole rendere im
mortale la sua passionale sensualità. Pasolini costruisce il suo cinema fuori dal
le lunghe inquadrature articolate sulPattoralità o sull'illustrazione degli sfon
di... le espressioni, i sentimenti, i passaggi psicologici sono confluiti tutti nel
montaggio e come una specie di ““quadro vivente” restituisce sullo schermo una
nuova magica surrealtà.
A Pasolini non interessa ciò che viene chiamato “ spontaneità” o ““naturalezza"
ma l’ unione di fasi interpretative/figurative differenti, che appunto uccidono la
spontaneità e la naturalezza per andare a rilevare o riconoscere nuove spiagge
del desiderio di esistere fuori da una realtà pietrificata nel convenzionale o de
cuplicata nella mediocrità. Anna Magliani/Mamma Roma, Pasolini l’ aveva già
descritta in un libro fotografico di Sani Waagcnaar nel I960, Donno eli Roma.
Qui, a corredo di due stupende fotografie... un primo piano forte, sensuale,
(piasi rabbioso dell'attrice e un’immagine più privata, dove si vede la Magnani
spettinata, con gli occhi schiacciati contro il sole e un sorriso aperto sulla sto
ria... mentre stringe al suo corpo un gatto bianco e insofferente... Pasolini scri
ve:
“ Osservo Anna Magnani, là in fondo, sul divano del salotto elegante, dietro un prezioso pò//'
d'antiquariato, carico di scatolette e vassoietti di dolci di prima qualità. Tace, mezza nascosta.
La pelle è bianca, e i due ocelli sono conio un grande fazzoletto nero, che la fascia sopra il naso
Tace, ma sta col busto eretto, come doveva stare sua nonna, un secolo fa. sulla porta di rasa. V
do però che il suo silenzio è inquieto: dietro la fascia nera degli occhi passano ombre piti non1,
interrotte, riprese, ora represse come un piccolo rutto, ora liberate come risale. E chiaro chi* In
gioite che ha intorno la comprime, la fa rientrare dentro la sua forma, come un liquido spanV
che possa rifluire dentro il vaso, e starsene lì, buono buono.
Beve lo champagne, sublime. delLospilc: e si prende la toppa. Dopo qualche minuto si alza
suo angolo, grida che va al gabinetto, e quando ritorna, si siede in mezzo alla stanza, su un
gioletto ili mezzo al grandi* tappeto verde. È come su un palcoscenico: sla seduta sempre col l,lt'
sto eretto e le zinne sporgenti: due belle zinne, perché, in questi ultimi tempi, si è rifatta boM'
sempre come la nonna, con un vestito che chissà come mescola I ultima moda con la moda cUr
na delle popolane ciociare o burine, se ne sta seduta in posizione di sfida.
P ie r P a o lo Pasolini/Il cinem a in c o r p o
l.a fiis«*Ì2t le è cascata dalla faccia bianca, e due occhi •galleggiando sulla loro pece, lampeggiano
timidi e tJtalandri. lanciano occhiate di scorcio, troncate a metà, n prolungate con un'altra
opre**'ione, che distruggono e lasciano come uno stupido chi la guarda.
Questa sensazione di essere stupidi, che si prova di fronte a lei. si tramuta subito in tenero af
fetto: è la stessa cosa clic capita a dei gio\incelli, sia pure malandrini, clic arrivano sparali in
tnolorirleita davanti a una prostituta, che li aspetta, ferma, seduta su qualche panchina a Ua-
raeiillu. Pi frou te alla sua aria di sfida con cui si difende, anche i più dritti perdono la bussola,
r «lanini lì. lecchi looclii, come davanti alla statua di una santa miracolosa.
Ihill'anu di sfida <li Anna, può nascere qualsiasi cosa: ma quello che ci si aspetta sempre, co
munque. c che canti. Uno stornello. Di quelli vecchi, appena rinnovato «la qualche allegra in-
vrn/ione. c « he finisce ridendo. Lei non può che esprimersi cantando, perché ciò che ha da espri
mete c una cosa indistinta e intera: la pura vita. sua. e delle generazioni di donne romane che
tono -.tate al mondo prima ili lei...".7 2
Mamma Roma non avrebbe potuto avere altro volto, altro corpo, altro sorriso
lirini/jirovoeatorio... che non quello di Anna Magnani. In quella sensualità di
rompente, provocatoria, animalesca... Pasolini vedeva emergere “ la miseria
storica della borgata e la miseria preistorica dei suoi ossari di p ietre’ (Pier
Paolo Pasolini). Tutto era luce nei suoi occhi, tutto era passione nei suoi gesti,
lutto era amore nella sua incomprensibile vitalità in rapporto col mondo che la
circondava. Senza saperlo (ma non è poi tanto vero), la passionalità, la tra
sparenza. Pimpudore carnale della Magnani diviene un'icona amorosa che in
nalza lo spirito «Iella propria intelligenza al di sopra delle montagne sociali e
dispensa fiori d ’ amore a tutti coloro che li meritano. Sotto lina certa luce al
chemica o semplicemente ereticale, Anna Magnani contiene in sé l’ origine del-
l incesto prima che divenisse sacrilegio (Pasolini lo accenna all’ interno del film,
non solo nel tango struggente di Mamma Roma con il figlio ma anche nella gioia
e ncirabhraccio vigoroso del ragazzo sulla motocicletta in corsa)... non è nel
tempo archetipalc dell’ Egitto che fratello e sorella (coperti dalla notte) si ama
rono i Iside e Osiride) c dal loro mito (come racconta Plutarco) ebbe inizio la ci
viltà? Osiride insegnò all'uomo le arti di coltivare la terra, seguire i dettati de
gli dei. sistemare in regole la vita quotidiana... Iside insegnò alle donne le arti
della medicina, della tessitura, deirarmonia tra le genti... E dall’ Eros dunque
(non dall incesto) che ha preso vita ogni forma d ’immaginazione creativa (ncl-
I uomo e nella donna). E ei sono corpi (come quello della Magnani) che espri
mono la naturalezza di questo Eros fatto di amore e di dolore, di passione c di
desiderio, «li Iclicità e di malinconia... che riportano a qualcosa che è stato e
‘die non c più. Questi corpi smuovono immagini del profondo e quando rag
giungono la superficie «Iella pelle, divengono metafora del sesso e del mondo
che spesso non accettano e dal quale si chiamano fuori. 11 corpo figura tutto ciò
•die c'e di transitorio nella vita ordinaria e diviene metafora del tempo. Il cor
po (amato, affamato, violato, torturato, ucciso...) è Piti timo rifugio dopo la di
sillusione di (aver conosciuto) un mondo (una vita) senza amore. Le antiche
si ale dell’ anima portano alla conoscenza del cuore e vedere in trasparenza si
gnifica appiccare il fuoco ai sommari falsi della nostra educazione.
l'in o B ertelli ?
Alla Mostra del Cinema di Venezia (fine agosto 1962). Mamma Roma non eb))r>
il successo “ mondano’’ speralo dal produttore (Alfredo Bini), Pasolini e la
grumi si presentarono ai fotografi e ai giornalisti in atteggiamenti molto ronij^
li (smentendo la stampa, che aveva scritto di liti e invettive tra di loro, durata
te la lavorazione del film). Nel corso della Mostra, un colonnello dei caralmi^
ri (Giidio Falli) denunciò Mamma Roma per ''offesa del connine senso della
morale per il contenuto osceno e contrario alla pubblica decenza'*, specifican
do che l’ attore Franco Cittì aveva “ precedenti penali presso il tribunale di R<>.
ma ’ . Per la prima volta in un Festival del cinema, un film in concorso e scelto
per il suo carattere culturale, viene censurato dalla burocrazia amministrati
va. Il rumore della stampa è contraddittorio ma in qualche modo permette al
film di Pasolini di debuttare sugli schermi di Venezia, fi pubblico del Palazzo
del cinema è discorde. Non è interessato aU’ anibiente sottoproletario esposto
dal regista... alla fine della proiezione avvengono tumulti, fischi e proteste. I
borgatari Franco Cittì, Ettore Garofolo, Piero Morgia al seguito di Pasolini,
sembrano “ insudiciare’* le abituali conferenze stampa di cronisti con attrici,
attori, registi, produttori che hanno fatto della finzione e della superficialità la
loro fortuna. Qualche giornalista non mancherà di scrivere un “ pezzo di colo
re’ ' razzista su “ Pasolini e la sua corte sottratta ai piaceri delle marrane roma
ne ... in accordo con i neofascisti veneziani di Ordine Nuovo clic* si esprimono
così: “ Pasta con gli apostoli del fango! basta con gli invertiti, prostitute, ruf
fiane, teppisti, rapinatori. Sono questi rifiuti umani Fargomento delle morbo
se fantasie dei cosiddetti intellettuali di sinistra. Sbarriamo il passo alla cultu
ra capovolta, avanguardia del coiti musino 73 11 magistrato che si occupa del
caso, il 5 settembre 1962, giudica infondata la denuncia contro Pier Paolo Pa
solini e il suo film e “ decreta non doversi promuovere Fazione penale” . Co
munque non sono molti a passare sopra la sconfitta di una “ mamma italiana” .
Ea Mutar Dolorosa pasoliniana era una puttana e aveva un figlio ritardalo.
L'impudenza di Pasolini aveva varcato il Limite. 1 critici non andarono oltre al
cuni lodevoli riconoscimenti estetici e in molti accusarono la Magnani di aver
esagerato I interpretazione di Mamma Roma... Pasolini si assunse l’ intera col
pa, disse che forse aveva preteso troppo dalla Magnani (sapendo di mentire)...
Nessuno si accorse che quel film e quell’ attrice, alla ri/lettura della storiogra
fia (non solo cinematografica) più attenta, sarebbero stati considerati tra le più
grandi espressioni artistiche del nostro secolo.
Linterprete di Ettore (Ettore Garofolo) fu sorprendente, illuminò lo schermo
di una bellezza amorale che toccava il cuore... sulla sua faccia, nei suoi gesti,
in quella camminatura dondolante... risplendono antiche sofferenze e solitudi
ni sconfinale. dove il vizio assurdo di vivere non è né mondano né santo, né stu
pido né saggio ma soltanto un tormento esistenziale affidato aIFimperlezione
della saggezza sociale. Con Franco Cittì c Ninetto Da voli, Garofolo figura mi-
boni di “ mondi" agonizzanti dove Pignoranza è la sola “ luce’" che si allunga su
deserti infiniti dove nessuno va o dove tutti muoiono per fame. “ Non c'è varo-
61
» K « 7 M I I I 1 I 1 i l 1 I 1 V m u • » * ». M
•r 1
65
una passione ancestrale o areaiaca: anafora e iterazione, in uno scrittore serio
son dun<|ue abbastanza rare. n ,'i nenia, invece. di queste ligure, può fare man
bassa. La ripetizione di un'immagine, a fini soprattutto comici, o il ritorni,
anaforico di un immagine a iniziare una serie di frasi o di piemie sequenze,*;#,
no latti stilistici che qualunque cinema usa con la massima semplicità e inno,
scienza. 11 fatto che il cinema possa assomigliare sì alla narrativa, ma a un*
narrativa soprattutto musicale, potrebbe dimostrare una certa arcaicità e fa
volosità del cinema rispetto alla letteratura” .76 Ecco perché l’ insieme dell'o
pera cinematografica pasoliniana contiene quel che di ballata aforistica o dj
surrealtà favolistica... la verginità dello sguardo pasoliniano ha pochi eguali
(dentro c fuori la storiografia specialistica). Il vedere presuppone in colui din
vede, qualcosa che già conosce nel cuore ed emerge dal fondo della storia come
discriminazione insopportabile.
Per Mamma Roma. viene rimproverato a Pasolini (in una conversazione con
Bernardo Bertolucci e Jean-Louis Comodi), di "'non aver fatto sentire la rela
zione tra una universalità marxista o borghese e le particolarità di questo pro
letariato” ... ma è proprio per la stessa qualità introspettiva del film, che fa di
re a Pasolini, di essersi Sperduto così completamente e coscientemente in que
sto mondo senza aver potuto considerarlo dall'esterno* (Pier Paolo
Pasolini).77 II teina profondo del film non è infatti una relazione fra mondi po
li ilei alternativi ma piuttosto una metafora tra ""mondi umani diversi*’ (Pier
Paolo Pasolini). La collisione tra mondo borghese (per assenza) e mondo sotto-
proletario (collie presenza) risulta estranea sia in Accattone che in Mattinia Ro
ma (e in molto cinema pasoliniano a venire). Tu questo universo concentrazio-
nario non e è nessuna possibilità di fuga e l’ esito finale è la morte. Alla rasse
gna veneziana. Mamma Roma ottenne il Premio della F.l.C.C. (Federazione
Italiana dei Circoli del Cinema) che lo considerò "*... il film meno romenziona*
le tra quelli presentati alla Mostra” ... gli incassi però si fermarono a 168 mi
lioni, meno della metà di quanto aveva ottenuto L'eclisse di Michelangelo \n-
tonioni. Anche il pubblico (come la critica) aveva scelto il suo maestro. Il -po
polo più analfabeta e la borghesia più ignorante d ’ Fnropa*’ (Pier Paolo Paso
lini) non affollarono i botteghini dei cinema per Mamma Roma... Pel lini. Vi
sconti. Antotiioni... erano già parte folcloristica del tessuto culturale, politico
e sociale di un Paese incapace di esprimere la '"divisione dei pani" clic il popo
lo in armi si era conquistato coti la Resistenza. In un dialogo di Mamma Roma.
Pasolini è profetico: - “ A carogna, che sei de* sinistra? Guarda che mica au
liamo d'accordo, sa’ , se te metti a ffà er compagno” - (Anna Magnani). Del sen
no di poi son pieni i bordelli. Ancora qualche anno di tradimenti e menzogne,
poi la ""sinistra rossa'* italiana diverrà quella fogna planetaria che negli anni
‘ 90 (sotto il regime ulivista) prenderà il potere per divenire ciò che è sempre
stala: una farsa ideologica che ha fatto della speranza la propria legge e dcl-
Pobbedienza le proprie catene. Ma i giochi non sono mai completamente fatti.
Perché le idee di amore e di libertà non possono essere circoncise a lurido... c è
66
un tempo per seminare e un tempo per falciare. Ma non è il nostro tempo. A
noi spelta soltanto d ’ innaffiare i fiori rossi dell'insurrezione delPintelligenza,
nitrì migliori di noi faranno conoscere i loro profumi e porteranno le rose ai ri
belli raduti.
6 7
P in o B ertelli
70
orn noi vogliamo, - che viva l’ uomo migliore’ ' (Nietzsche).82
In La ricotta, i rimandi stilistici a grandi maestri del cinema (Chaplin, Ejzen-
>tejn) non sono poi così espliciti... e se il magistero del suo professore aIT uni
versità, Roberto Lunghi, è sempre presente nel gusto pittorico. nelT*"antimo-
dernismo” pasohniano, le trasfigurazioni poetiche di Bunuel, Welles o Dreyer
confluiscono fortemente in tutta la sua opera e fanno di Pasolini un maestro del
cinema maledetto e perseguitalo. 11 commento e il coordinamento musicale di
Carlo Rustiehelli. trova momenti di granile ilarità contrapposta a quanto ac-
•
71
n n o Bertelli
scolora l'ovvio e P ottuso della cultura corrente e non si vede proprio dovergli
abbia ‘‘distaccalo il proprio mondo culturale da quello proletario (Gian Pie
ro Brunetta). Non li ha rappresentati come “ due proposte di cinema (il cinema
come letteratura inerte, esasperatamente raffinata del mondo delFi titolici totale
Wclles-Pasolim, e il cinema come vita, colto a livello di un unico bisogno fisio
logico, di puro vitalismo animale). Non più identità o somiglianza tra il mondo
dell'intellettuale e quello proletario, ma insanabile dicotomia, data dalla so
stanziale incapacità deirintellettuale di prendere contatto di fatto, con la sua
opera, ad una funzione reazionaria''.87 Vero in parte. Il proletariato quando
non è stato raffigurato (in modo demagogico) dalla propaganda (comunista, na
zista o resistenziale...) è stato dipinto come una classe di emeriti cretini clic
aspirano a divenire i piccolo-borghesi <> i bravacci della burocrazia annata <>
della tirannide. Niente più. La decomposizione dell umanità poggia più sulTi-
nerzia. la passività, la soggezione a tutto degli sfruttati che per Feffettha forza
dei loro sfruttatori. I “ pretini rossi"' di Cinema ISuovo denigrano i denti arro
tati alle scuole di partito e Franco Prono (quasi dieci anni dopo) scrive del film
di Pasolini cosi: “ ...Si vede dunque come il ‘ marxismo' pasoliniano sia sfidu
ciato. senza fede nella dialettica storica: lo si può vedere ancor meglio (perché
non vi è neppure il riscatto finale) nella figura del regista. Questi lancia ‘qual
che sterile trale' ideologico, che viene però a cadere inoffensivo nell’ ani luto
della cultura neocapitalistica: si dichiara marxista, ma in realtà è un intellet
tuale borghese che usa come cose i sottoproletari, si prosterna di fronte al pa
tere economico, e se la prende con i fantocci che sono gli strumenti della bor
ghesia stessa (il giornalista)".8 8 Vero niente. Il marxismo di Pasolini non è per
nulla “ sfiducialo *, è nichilista (alla maniera eh Nietzsche) e dunque non può
avere nessuna “ fede nella dialettica storica'*, che è quella delTomologazionc
culturale c dei campi di sterminio - ovunque la “ diversità" si chiami fuori dai
iungili del consenso —.
In La ricotta. Welles/Pasolmi afferma elle ‘Titolilo medio è un pericoloso de
linquente, un mostro. Esso è razzista, colonialista, sehia\ista, qualunquista .
In molti si indignano. La bestemmia della verità pasoliniana ha un effetto de
vastante. Una tempesta di polemiche cade sul film. I cattolici si sentono ridico
lizzati. i marxisti traditi. Malgrado che la pontificia Università Gregoriana di
Roma non vedesse nel lilm passaggi blasfemi e la commissione di censura del
Vaticano non l'avesse dichiarato “ escluso a tutti", il Contro Cattolico Cinema
tografico rileva nel film ” i logori schemi del marxismo protestatario" e mette iti
guardia i falchi della tolleranza catto/deniocristiana. Mentre Foli ini raccoglie
un successo internazionale con 8 1/2, dove invila pubblico, fede e critica ad una
festa circense dei valori dominanti... La ricotta viene censurato per “ vilipen
dio della religione di Stato", in violazione dell'articolo 102 del Codice Penale.
Il “ vilipendio trattava la violazione ili quella religione di Stato che si legò a
Mussolini con i “ Patti lateranesi" nel 1929 e la Costituzione democratica del
1948, sancì come religione ufficiale del popolo italiano.
Pier Paolo Pasolini/II cinema in co rp o
71
guancia ma ili non permettere a qualcuno di darti uno schiaffo (in nessun mo-
Jo). Da qualche parte Tommaso ha scritto che “ quando si verifica una ingiu
stizia. può essere che la violenza sia un dovere"’ e se Isaia annuncia che wvdob-
Ijjaino trasformare la spada in aratro e le lance in falci"'... Gioele dice al popo
lo di Israele - “ fabbricate spade con le vostre zappe e lance con le vostre falci’’
«... più semplicemente (in tempi non sospetti), padre Robert Rose affermava:
“ Coloro che prendono le armi che non siano ladroni o assassini, lo fanno per
amore verso il prossimo oppresso. Cristiani e non cristiani possono accomu
narsi nello stesso ideale” .92 Là dove s'innalzano le forche/spet taccio dei sup
plizi, nasce anche un teologia di liberazione che cessa ili pregare e comincia a
tirare i crocifìssi come pietre. INello sboccio delle sovversioni non sospette... la
lotta contro l’ ingiustizia si fa forte e quel tempo "del daccapo e del mai che ap
parteneva alle tribù nomadi (senza burocrazia né gerarchia costituzionale), ap
pare negli occhi degli utopisti della terra che lavorano clandestinamente (ma
non sempre) alla decomposizione dell’ Età dell’apparenza.
Sul set di La ricotta Pasolini conosce un ragazzo di l i anni... ha un sorriso
aperto, gli occhi furbetti e una cascata di riccioli neri... si chiama Ninetto I)a-
\oli. Quell’ aria trasognata e una naturale allegria incuriosiscono Pasolini e di
vengono amici. Pasolini ha compiuto 40 anni a marzo. Vede Ninetto come un
messaggero d ’amore, “ con un riso di zucchero che gli sfolgora da tutto 1 esse
re” .93 II regista s’ innamora perdutamente di Ninetto... il loro amore è tor
mentato, fatto di slanci passionali e scenate di gelosia. Ninetto va con le ragaz
ze v Pasolini con i suoi “ ragazzi della notte” . Quando Ninetto si sposa (1973)
Pasolini cade in una profonda depressione, perde un amante e trova un amico
che gli sarà vicino fino alla fine (come Ettore Garofolo, Franco e Sergio Cittì).
Quando Poter Bogdanovich chiede a Orson Welies se gli piaceva Pasolini, ri
spose: “ Tremendamente intelligente e dotato. Magari un p o’ matto, un po' con
tuso, ina di un livello superiore. Parlo del Pasolini poeta, cristiano andato a
male e ideologo marxista. Non ha niente di confuso quando è su un set cine
matografico. Autorità vera, e grande libertà nell’ uso della tecnica” .9 4 Welies
riteneva il cinema Pasolini “ oscuro ed estetizzante” ... strano, sono proprio le
stesse accuse che la critica ha portato (sbagliando! ) a tutto il cinema magico del
la stesso Welies. Pasolini come Welies, ha inondato lo schermo di poesia... i lo
ro Olili riflettono per intero la loro cultura, l’ educazione e la conoscenza degli
uomini... la loro eguale capacità artistica è l’ evasione dai vincoli dell’ ordinario
mercantile. Più ogni altro autore di cinema, Pasolini come Welies, sa mettere
"la macchina da presa nel punto dove il destino in persona osserverebbe le sue
vittime” (Jean Coeteau). I loro film sono fatti per far ricordare, non per di
menticare. Ecco perché titani del cinema come Welies sono stati costretti a fa
re i saltimbanchi in film di infima serie, lavare i piatti in un ristorante di Holly
wood (Blister Keaton) o vendere giocattoli in una stazione della metropolitana
a Parigi (Georges Méliès)... i più fortunati, come Pasolini, vengono uccisi nel
fango della periferia o affogati misteriosamente nella propria piscina (come Ja-
nios A liale, l ’autore di Frankenstein, 1931, L’uomo invisibile, 1933 e il camola,
voro La moglie di Frankenstein. 1933).
A ridosso delle polemiche suscitate da La ricotta, Pasolini lavora a un sogget
to terzomondista, // padre selvaggio. Era un progetto di film che intrecciava
"Voltura e autobiografia, preistoria e storia, Europa e Africa, poesia e dotti
meli tariamo” ( Antonio Berlini), non venne mai realizzalo. Il padre selvaggio
restò un ‘"film sulla carta’". La sceneggiatura, in forma di racconto cinemato
grafico a mezza strada tra il saggio antropologico e la lezione pedagogica (di
una bellezza straordinaria)... è una specie d ’iniziazione alla vita di un ragazzo
nero... uscì da Einaudi nel 1975.95 Alfredo Bini, il produttore illuminato di
Accattone, Mamma Roma, La ricotta, Comizi d ’amore, II Vangelo secondo
Matteo, Uccellacci e uccellini. Edipo re. non riuscì a produrre il film non solo
aver incontrato resistenze e difficoltà burocratiche delle banche e dei canali
distributivi (a riguardo di un'opera dedicata all'emancipazione dell'Africa)...
ma soprattutto per l'intervento del Ministero della cultura c dello spettacolo
che aveva inviato a Bini una letterina con queste parole: "Il film non si può fa
re perche gli attori sono tutti neri".9 6 Da Tokyo a New York, da Mosca a Pa
rigi, da Londra a Roma... il razzismo colonialista sul Terzo Mondo ha modifi
cato i suoi terrori ma non ha cessato di mortificare la dignità di interi popoli.
1 mercati della miseria (come quelli delle armi, della droga, delle merci spetta
colarizzate) sono sempre aperti e il secondo millennio si chiuderà con piò di mi
miliardo di persone che sono tenute ai limiti della sopravvivenza. Per un certi»
modello di sviluppo, queste popolazioni sono ritenute '‘"inutili” e quindi desti
nate '"alla discarica della storia come fastidiosi intralci” (Giovanni Fra ozoni).
Superare le frontiere <Iella civiltà dello spettacolo, vuol dire ri/considerare la
leggittimità degli spadroneggiamenti aberranti dei “"paesi sviluppati” , manife
stare ovunque la menzogna del loro modello c passare alla seminagione della
disobbedienza civile. Cominciare a disobbedire a tutto. A dire no. A disertare.
A sabotare ogni forma di consenso. Voltare le spalle alla politica istituzionale,
agli scranni elettorali, alla gerarchia dello chiese, alla vita sindacalizzata, allu
cultura massmediatica impacchettata per il consumo di una folla tanto uguale,
quanto stupida. E il senso di morte che governa il mondo e solo la gioia perla
vita che porge a tulli l'opportunità di disfarsene, di questo mondo. La libera
zione degli oppressi non può avvenire che per mezzo degli oppressi stessi... e
solo quando riconosceranno la loro forza di mutamento radicale della storia,
potranno incamminarsi a costruire una storia diversa, connine, della terra.
Ac cogliendo (con non poca ingenuità) la proposta del produttore Gastone Fer
ranti. tra il gennaio e il marzo 1963, Pasolini lavora al film (di montaggio) Lo
rabbia. E un documentario sulla storia mondiale tra la fine della seconda guer
ra e la morte (li Paimiro Togliatti. Si struttura in due parti contrapposte, uno
visione delTuinanità vista da sinistra (Pasolini) e l'altra da destra (firmata da
Giovanni Guareschi). Pasolini, insieme all'aiuto regista Carlo di Carlo, visiono
migliaia di metri di cinegiornali, rotocalchi, immagini di repertorio televisivi»
76
rtiX’UKientarireperiti negli archivi dell'Unione Sovietica. Il medioinetraggio pa-
>(,|iniano doveva essere un documento contro la guerra e invece ne esce fuori
un pamphlet libertario contrapposto a una specie di cinegiornale nazi-faseista
(«niello di Guareschi) fuori luogo e fuori tempo. Il lavoro di Pasolini è qualco
sa <!i diverso da un semplice documentario pacifista. Contiene una notevole in
dolenza poetica e coraggio politico non comune (né ieri né oggi). La ribellione
terzomondista in atto viene intrecciata alle cadute del comuniSmo al potere e la
rivoluzione planetaria che auspica, diviene opera di uomini e popoli sganciali
datili apparati di partito come dai supermercati della merce ideologizzata (da-
<ili Stati Uniti) come “ benessere” e “ progresso’’ dell*umanità.
Nel commento Pasolini invita a rovesciare ogni forma del prestabilito, radere
a! Mudo tutto ciò che opprime la felicità dell'uomo e incendiare tutto quanto im
pedisce all'uomo di ritrovare la sua dignità e forza del passato. Né comuniSmo
di Slato né democrazia alla MacDonald. I figli di Marx e della Coca-Cola gli
fanno paura. Sono già parte di quella civiltà dello spettacolo che nella ri/pro-
duzione mercantile del conformismo troveranno le risposte (e le nevrosi) alle
loro richieste di garantismo, protezione e controllo sociale. Il commento di Pa
solini è profetico: “ Quando il mondo classico sarà esaurito, quando saranno
morii lutti i contadini e tutti gli artigiani, quando l'industria avrà reso inarre
stabile il cielo della produzione e del consumo, allora la nostra storia sarà fini-
la*. Qualcuno lo definì apocalittico, altri nichilista, altri ancora superficiale e
moralistico. Pasolini era semplicemente venti anni avanti rispetto alla storia
(anche del cinema).
La rabbia si apre con delle esplosioni nucleari. I contadini sovietici ripresi nel
lavoro quotidiano sono contrapposti agli insorti d ’Ungheria del "56 e qui frana
per sempre il mito comunista della “ dittatura del proletariato” . A Parigi si fan
no le "grandi manovre” : la sede del Partito Comunista Francese viene data al
le fiamme. “ Scoppia un nuovo problema nel mondo: si chiama colore” (Pier
Paolo Pasolini). L'assassinio di Lumumba si accosta alla liberazione ilei fan
faluca e il commento dice: “ un’ altra nazione dell'Africa è indipendente” . La
guerra ili Israele contro l’ Egitto annuncia giorni funesti e dall’ altra parte ilei-
la terra. Cuba vince la sua piccola rivoluzione. Il jazz travalica ogni frontiera
i*barriera razziale, come i quadri di Ben Shahn e Georg Grosz. La bellezza so
lare di Ava Gardner che giunge a Roma illumina i sogni degli adolescenti e nel
contrappunto visivo, alla diva italiana Sophia Loren, non resta che giocare con
le anguille del Polesine. Qui Pasolini è sottilmente malizioso, quasi cattivo. 1
bambini martoriati dalla guerra nel Terzo Mondo sono alternati al consumismo
omologante, colonia Lista, guerrafondaio degli Stati Uniti e vede nelle lolle di li
berazione di Algeria, Cuba, Congo i germi della rivoluzione della miseria (che
esploderà ovunque in molli modi sul finire degli anni '60, per non fermarsi mai
più). C’è nel commento di Pasolini (Giorgio Bassani è la voce in poesia. Rena
to Cult uso è la voce in prosa) un sarcasmo profondo verso il neocapitalismo.
Sottolinea con efficacia, il “ bisogno di fede” e di "speranza” dellTiomo nei si
77
mulacri, nei riti, nelle icone pubbliche dove le imbalsamazioni dell’ immagine
rio sono deposte sul sagrato della cronaca come del supplizio. L'in coronazione
di Elisabetta li a regina d Inghilterra non ha niente di fiabesco, semmai divo),
gare. Come sono volgari le corone che ogni re si inette in testa per eredità o pa
tirà nnia (elle è la stessa rosa). Dietro ogni corona c'è sempre un popolo che sof
fre o una ciurma di ribelli scorticati vivi e mandati al rogo. Anche le elezioni
presidenziali CSA non sono poi così diverse da un'incoronazione. È la stessa
evocazione dei semidei che prenderanno nelle loro mani le sorti del mondo
Muore Pio XII. Un bagno di folla segue il suo funerale. Ua storia a venire rive
drà molto l'atteggiamento della Chiesa e di Pio XII. riguardo allo sterminio de
gli ebrei. Il Papa contadino, Giovanni XXII sale sul trono di Roma eoi suo
“ sorriso di tartaruga” (Pier Paolo Pasolini). Sulla faccia lugubre di Lenin si di
ce: "Solo la rivoluzione salva il passato'’ . Kruseev ("vecchio leone puzzolente
di vodka") fa il babbo di tutti i comunisti c inaugura la cultura dipendente del
"realismo socialista". L'Algeria in fiamme e un comizio nero a Orano conseguii
una parte di Africa alla storia. Il volo nello spazio di Jurij Gagarin è visto più
come una violazione dell'immaginario hidico/poetico che un passo verso un fu
turo migliore per l’ umanità ("dall’ alto dello spazio tutti mi erano fratelli” ). Il
frammento su Marilyn Monroc è una specie di ritratto fraterno, qualcosa che
richiama più al sacrificio, alla disperazione del mito moderno (che muore e di
viene così sacro) che a un lutto prolungato. 1 funerali di Palmiro Togliatli a Ro
ma (1964), sono seguiti da più due milioni di comunisti. Le immagini di reper
torio scelte da Pasolini mostrano una folla di orfani, piangente, ammutolita. Su
quelle facce proletarie e piccolo-borghesi e in quei pugni chiusi più per lo spet
tacolo che per il dolore... è già evidente che il comuniSmo non abita più lì (e for
se non c'è mai dimorato), ma sulle vie insanguinate delle lotte d ’indipendenza
del Terzo Mondo. Il fungo surreale della bomba atomica ingoia tutto lo splen
dore del falso, tutto quello che non impedirà alla modernità (ai Paesi ricchi) ili
farla esplodere ancora sul mondo a perdere dell'innocenza tradita. La "nuova
preistoria” nasce dunque dalle lotte di liberazione dei "dannati della terra*’, ai
quali non basta più uè pregare nè sperare, ma "'agire in legittima difesa porgli
indifesi” (Cantilo Torres).
La rabbia è un poemetto politico, un "punto di vista documentato", dove Pa
solini cerca di far perdere aUTionio la paura dell'uomo. Il suo commento si so
vrappone alle immagini che ha scelto (con Carlo Di Carlo) e montato (con Mino
Baragli), ironizza, apologizza, annuncia vessazioni e cambiamenti... quello che
più conta, riesce ad utilizzare le mitologie del potere (come la violenza per «li-
fendere 1 ordine stabilito) contro loro stesse, mostrando che una storiti dell'u
manità priva di amore e di dignità non ha nessun merito di esistere, che non
sia quello di sparire in un immondezzaio. Non si può realizzare nessuna rivo
luzione se non facciamo prima una rivoluzione del pensiero e del cuore. Così
annota sul suo diario l’ aiuto regista di Pasolini, Carlo Di Carlo: "La ricotta era
stato un testo di poesia per immagini, con la rabbia in corpo. La rabbia di IV
78
gitili. La sua rabbia. Contro il mondo borghese, contro la barbarie, contro
I*intnlloranza, contro i pregiudizi, la banalità, il perbenismo. Contro il Potere
soprattutto allora inveiva contro <b lui (che non era ancora il Pasolini di
p(>ì| in modo persecutorio... La rabbia è stato proprio un film-contro, e per
molli versi anticipatore’"97 dei sogni di cambiamento sociale clic agitavano i
tarpi delle giovani generazioni. La parte di Guaresclii ha dell’ incredibile. Non
,.<ce dalla più sozza propaganda razzista e guerrafondaia. L’oratoria fascista è
altisonante e il padre di Don Camillo mostra qui un concentrato di stupidità
tnilturale/storica) che nemmeno nei cinegiornali Luce o nell'apologie risibili
,irl cinema fascista98 ci era stato possibile udire e vedere. Quando Pasolini vi
sionò il materiale voleva ritirare la firma. Non fu possibile per contratto. 11
pubblico disertò le sale e la critica massacrò l'intera operazione.
l,a rabbia rappresentò un fallimento economico c dopo due giorni di program
mazione a Milano, due a Roma e una a Firenze, fu ritirato dalla circolazione
tdal Li Warner Bros) e finì nei magazzini della Cineteca Nazionale per sempre.
l.a rabbia è un film poco amato. Alberto Moravia non trova di meglio che scri
vere: “ Pier Paolo Pasolini ha fatto una scelta di immagini molto bene intonate
iil suo gusto ora austero e cristiano e ora barocco e decadente” .99 I na scine-
( hezza interpretativa su un film e su un autore clic aveva già fatto i conti (cioè
si era chiamato fuori dalle gerarchie ecclesiali e da ogni forma di decadenza in
quanto assumeva su di sé Pinnocenza storica di lina memoria precristiana e
prerulturalc...). Eppure Moravia tutto questo lo doveva sapere, e bene, in
quanto era uno degli amici più vicini a Pasolini. Il fatto è clic la poesia senza
guinzagli esercita sempre una forma di terrore, quello di non comprenderla. Le
àlee volano insieme alle parole... E questo l'errore più stupido che ha com
messo la santa Inquisizione... hanno soltanto bruciato uomini e donne, non i
loro sogni di amore c di libertà dispersi ai quattro angoli della terra... guar
diamoci attorno, dappertutto nascono i ribelli cleU intelligeìiza e mostrano che
la dove è nata una rosa, l‘ ha seminata un poeta.
A proposito di La rabbia, Adelio Ferrerò non vi vede che “ uno squilibralo ex
cursus in cui una delle componenti più flebili e monotone della personalità
umana pasolitiiana, l'inclinazione al lamento, altrove trattenuta e contrastata
con energia polemica, appare scoperta e incontrollata” . 100 La lingua di un
predicatore contiene sia la saliva dell’ erica che la saliva «lei mirto. Lina ha il sa
pore di un cadav ere, Paltra il profumo di un amore. Qualcuno, come Luigi Far
cini. è più attento e coglie qui il “ poeta politico. Punico che l’ Italia moderna ab-
l’ia. in cui possa riconoscere la propria crisi, costretto a soffrire il rimpianto
d una rivoluzione mai avvenuta” . 101 Dove trabocca la vita ogni idolo non tro-
ya altari né predicatoli del suo incenso... violare la vita significa involarsi nel-
1 L'Iopia, non per incantare gli occhi di Dio e degli Angeli (Ignazio di Loyola),
aia pur discendere nell’ anima bella dove il respiro della felicità è superiore e il
percorso delle nostre tentazioni fa del sublime e del mirabile il ritorno all’ Età
d oro «Iella gioia.
79
Pino B ertelli
Pasolini si chiede che cos'è successo nel inondo, '"dopo la guerra e il dopog^
ra? La normalità.
Già la normalità. Nello staio di normalità non ci si guarda intorno: tutto, j
Ui.
torno, si presenta coinè 'normale*. pri\o dell'eccitazione e dell emozione ih..,
sii
anni di emergenza. L'uomo tende ad addormentarsi nella propria normalità
‘i
dimentica di riflettersi, perde Labitudine di giudicarsi, non sa più chieder.si,.e
li
è.
V
- vt>dète questi? Uomini umili, vestiti di stracci o di abiti fatti in serie, miseri,
I,,. vanno e vengono per strade rigurgitanti e squallide, che passano ore e ore
,n lavoro senza speranza, che si riuniscono umilmente in stadi o osterie, in
,%npale miserabili o in tragici grattacieli: questi uomini dai volti uguali a cjuel-
morti, senza connotati e senza luce se non quella della vita, questi sono i
wt.,.vi*\l02 Le osservazioni pasoliniane sui servi & padroni sono di una scon
cante illuminazione. La rabbia di Pasolini è forte ed emerge da quel senso
,j’iui|iotenza intellettuale ohe fa gridare il poeta oltre gli steccati del prestabili-
Il suo documentario contiene il fallimento della politica e il terrorismo «lel-
IVroiiomia trausnazionaii... il disvelamento radicale di una felicità a eredito
MS||a «piale poggia il consenso di una società disumana.
f (, rabbia è un saggio polemico e ideologico sugli avvenimenti e sulle restaura
rmi che i “ nuovi padroni” orchestrano sull* in ter# umanità negli anni '50/’ 60.
|documenti sono presi da materiali di varia natura e sono montati in modo da
svitilire una linea irriverente il cui significato *vè un atto di indignazione contro
l'irrealtà del mondo borghese e la sua conscguente irresponsabilità storica. Per
(ItM'Uinentare la presenza di un mondo che, al contrario del inondo borghese,
possiede profondamente la realtà, ossia un vero amore per la tradizione che so
lo la rivoluzione può dare” (Pier Paolo Pasolini). La storia universale dell’in
famia è fatta di trasformismi e banalità spettacolarizzate dal cappio delle for
che... è nel sangue «Ielle genti che il nuovo conformismo ha celebrato il proprio
«ucccsso massmediatico. La favola degli dei è stata sostituita con la favola dei
padroni e l’ ignoranza e Pineullura sono il pane quotidiano dell*erudizione
giornalistica che garantisce il culo e la poltrona ai propri datori di lavoro. Le
fabbriche sono orinai dei lazzaretti e le scuole si occupano d ’inebetire i bambi
ni «li sapienza virtuale. Il mercato mondiale dell’ edonismo ha imballato tutti
uri linguaggio sapienziale della pubblicità, dove la vanità del razzismo si com
promette con la perspicacia poliziesca che governa il mondo.
I.ii rabbia è un film poetico e disperato. Non piacque né ai comunisti, né ai fa
rcisti né a nessun’ altro... gli studenti lo fischiarono. A vedere a fondo «li quel
la immagini sconsacrate, délournate con grande abilità immaginale, si capisce
iim he perché. E ima visone distaccata dalle cose che tratta, gli eventi storici o
timdistiei sono aggirati, ricomposti, rifluiti su altri versanti del rimili agiti ario
popolare e perdono così la loro ‘aura mitica, divengono tracce obsolete della
storia e rivelano insospettate violenze o inqualificabili ingiustizie. A una lettu
ra non viziata dai soliti opportunismi di cordata, il documentario pasoliniano
lascia emergere anche altri filamenti interpretativi e attraverso la circolarità
poetica rovesciata (delle immagini/parole) che insorge sullo schermo, rim etti
la pasoliniana contro rannientainento dell'identità personale si contrappone
alTanomia spettacolare «Ielle masse... guarda le tracce della tradizione e con
tro il "comuniSmo conformista’ ' invoca “ 1*incendio dei musei... una nazione
che ricomincia la sua storia, ridà, prima di tutto, agli uomini, l'umiltà di asso-
migliare con innocenza ai loro padri*’ (Pier Paolo Pasolini). E un richiamo ab
PUtopia. Una visione libertaria del Mondo Nuovo (Africa. America Latina.
Medio Oriente...) che contiene e annuncia le contraddizioni e le esplosioni del
la società occidentale. Non è con la lotta di classe che si supera il concetto clas
sista della storia e Pasolini chiude il film con queste parole: "la Rivoluzione
vuole una sola guerra ./quella dentro gli spiriti/ehe abbandonano al passato/le
vecchie, sanguinanti strade della terra *. La rabbia segue il cammino opposto
«Iella ragione. Una evoca liquidazioni antiche d ’ insopportabili ingiustizie. Fel
tra è un lutto intollerabile della putrefazione del libero pensiero. La libertà non
contempla nessun principio che si richiami a un re, un capo di Stato o una de
mocrazia. La libertà è un principio etico che nega ogni valore, ogni forma, ogni
regola che impedisca alTuomo/donna di mortificare la propria dignità.
Dopo Pinsuccesso plateale di La rabbia, tra Pagosto e settembre 1963. Pasoli
ni gira un film-inchiesta. Comizi d'amore (1964). Lo stile è mutuato «lai "cine
ma-ve ri té” e dal reportage televisivo. Spurio da ogni finzione cinematografica
e da ogni interlocuzione poetica. Il commento è «li Pasolini. La voce di Lello
Bersani. Intervengono: Pasolini, Alberto Moravia e Cesare Musatti. Tra gli in
tervistati: Giuseppe Ungaretti, Adele Camhria, Camilla .Cedertia, Oriana Fal
laci, Graziella Granata, Antonella Lualdi, Ignazio Buttitta (Eugenio Montale.
Susanna Pasolini, Giuseppe Ravegnani sono soppressi in fase di montaggio) e
giovani incontrati per le strade d ’ Italia. Interpreti: Graziella Ghiarcossi (la
sposa) e Vincenzo Cerami (Io sposo). E un’ inchiesta sull’ amore e sul sesso nel-
ritalia dei primi anni Sessanta. Pasolini veste i panni dell'intervistatore e ri
volge le sue domande (delicatamente impertinenti) a persone di diversa età. ses
so, condizione sociale... sia al nord fortemente industrializzato, che nel sud
profondo, calato in una realtà arcaica, contadina. Il film si compone «li un pro
logo, tre parti chiamate '“ricerche’* e un epilogo. Tra una ricerca e l’ altra Pa
solini commenta le interviste che ha raccolto con Alberto Moravia Cesare Mu
satti. Pasolini assume il ruolo del giornalista. Con il microfono in mano e cor
tesi sorrisi si ritrova faccia a faccia con gli italiani. Per le domande sui modi
d amare, si appoggia a Freud e non dimentica le parole immortali sull"amore
eli Stendhal e sulla morte «li Dostoevskij. Pasolini non è mai entrante. Di trop
po nell inquadratura. Si lascia in disparte quanto basta. Sovente le sue do
mande sono raddoppiate, caparbie, insistite... l’ amore e il sesso non erano più
tabù o roba da confessionale. Parlare allora di divorzio, di sesso o di omoses
sualità non era agevole né tantomeno In tono coi tempi. Le classi povere risul
tano più spontanee, schiette, anche vergognose «Iella propria intimità... i ceti
sociali medio-alti evidenziano più apparenze, superficialità e intolleranze.
Il documentario dura 98 minuti e in un primo tempo doveva chiamarsi Cento
paia di buoi. Si apre su Palermo. Pasolini chiede a dei ragazzi: “ Come sei na
8 2
to? r Le risposte sono gradevoli... '“ Sotto i cavoli’* o “ Dalla cicogna che va da
Orsù, prende un bambino e poi lo porta qui a Palermo” . La cinecamera si spo-
„lii a Firenze. In una bottega artigiana, una donna spera (sofferente) che suo
lidio non divenga omosessuale, in uno stabilimento balneare, Pasolini intervi
sta una ragazza su come e quando mettere al mondo dei bambini. Un uomo (un
no* ridicolo) dice che fare figli è una cosa naturale e chiunque si oppone a que
sto è una persona senza valori. Le domande aperte di Pasolini, rivelano la po
chezza culturale generale e la ristrettezza mentale degli intervistati... il poe
ta/{doma lista comunque non entra mai in merito delle affermazioni, spesso ba
nali. anche stupide. Nella campagna emiliana i contadini sembrano più fre
sili!... una “ massaia” parla della figlia e dice che delle cose del cuore di sua fi
glia è lei la responsabile... è contenta anche che la figlia possa avere più possi
bilità d'amare di quante ne ha avute lei. Quando Pasolini chiede a un calciato
re del Bologna (piuttosto virile) alcune cose sulFamore, emerge forte Fimba-
razzo del giovane e la benevolenza dell'intervistatore. A un tavolo, Alberto Mo
ravia e Cesare Musatti espongono le loro idee sui tabù sessuali. La semplicità
della loro conversazione è affascinante. Entrambi vedono una sessualità libe
rala. Musatti però avverte anche altre possibili cadute. Sulla spiaggia del Lido
<li Venezia, Oriana Fallaci e Camilla Cederna dicono (die il ruolo della donna
muta a secondo della classe e della religione. La Fallaci vede certi operai mila
nesi proiettati su un altro pianeta. Si scorge anche Antonella Lualdi, attrice ab
bastanza nota all'epoca, ma Finterà sequenza sembra ammorbata da un vago
senso di inutile mondanità, quanto di una certa volgare necessità di apparire.
Il pezzo successivo è ripreso in Sicilia. Tre ragazze parlano del rispetto della
verginità, del corteggiamento e dei rituali ancora legati al loro passato... il ma
trimonio è solitamente combinato e il tradimento può essere riparato con l’ o
micidio. Una ragazzina dice che bisogna scappare di casa per liberarsi dagli ob
blighi della comunità. Pasolini chiede a operai del Nord e gente di Napoli cosa
pensano della “ Legge Merlin” (approvata dal Parlamento il 20 settembre 1958)
che chiudeva le “ Case di tolleranza” , poi, di nuovo sulla spiaggia del Lido, la
giornalista Adele Cambria tuona contro la borghesia siciliana, che considera
infida e ipocrita. Giuseppe Ungaretti, sprofondato su una sedia a sdraio, si
pronuncia sull'omosessualità in modo indiretto e afferma che “ la civiltà è un
fatto contro natura” , quindi negli uomini c'è “ qualcosa di innaturale” . Tu una
balera milanese alcune ragazze dicono di non conoscere parole come “ maso
chismo” , “ sadismo” o “ devianza sessuale” . Pasolini insiste. Una ragazza affer
ma che non vorrebbe mai cadere in una “ disgrazia” come Fomosessualità e spe
ra che suo figlio non nasca in “ quel m odo". Un'altra risponde che lei avesse un
figlio omosessuale, cercherebbe di aiutarlo perche è stato “ mandato da Dio'’ . A
Catanzaro alcuni ragazzi dicono che F“ omosessualità è sempre “ schifosa” . Un
ferroviere e alcuni uomini d affari sono concordi sulla conoscenza della “ de
vianza sessuale” ma la considerano con indignazione o superbia. Moravia in
vece afferma che “ essere scandalizzati” è un segnale (l'insicurezza... l'oggetto
83
P in o Bertelli
dell 'uomo/deli a donna c decreta la line ili tutte le soggezioni. E nella felicità in
dividuale che ciascuno restituisce F infanzia della propria innocenza al mondo.
11 1960 è lo spartiacque tra una memoria storica morente c la “ modernità d’im
portazione” che esplode in mille colori riflessi nclTItalia clic cambia... il cine
ma risente di queste stimolazioni culturali, politiche, economiche c si presenta
in perfetta sincronia col mutamento dei gusti o il ricambio dei sogni... alcuni
film sono depositari di ideologie intercambiabili o integrative e raggiungono la
vetta degli incassi... La doler vita ( 1959) di Federico 1‘ eliini. Rocco e i suoi fra
telli (1960) di Luchino Visconti. La ciociara (1960) di Vittorio De Sica. Tutti a
casa (1960) di Luigi Comencini... su piani strutturali desunti dal melodramma
o dal romanzo d ’ appendice, mettono d ’ accordo sinistre sfiorite, destre ram
panti c preti progressisti abbacinati dal romanticismo del passato o dalla dol
cificazione del divenire che traboccavano nella società emergente. L'avventura
(1960) di Michelangelo Antonioni, viaggia per proprio conto nelle prime visio
ni delle grandi città, mostra che la borghesia soffre quanto i proletari iti scio-
jMt n c i soldi non sono tutto quando manca l'amore. Le inquadrature lunghe,
i primi piani tenuti, il montaggio lento, la recitazione un po' spaesata (di tanfo
teatrale) sono tutte cose già sperimentate da Welles. Ejzenstejn. Reiioir o Stro-
heini, ma solleticano i palati morti della critica italiana... rineomunicabilità <li
Vnfonioni passa dai salotti dabbene foraggiati dalPindustria, gli esteti della si
nistra lu eleggono a ‘‘maestro*' e lui lira avanti fino a farneticare apocalissi sim-
Imliehé e amorose menzogne... vero è che al fondo del suo cinema restano sol
tante imitili braci di un fuoco mai veramente appiccato e il suo stile poi è ri
sultato formalmente arido quanto molte delle storie che ha disseminato sulla te
la carogna nel cinema.
Negli stessi aitili, contro ad un'estetica deireuforismo popolare, dell'onirico
provinciale o del formalismo borghese... si possono vedere un pugno di filiti co
raggiosi (sovente sgangherati) che vanno a rompere i “"si deve” e i “ perché " del
••ùlema mercantile e ili quello “ colto” ... Lo sceicco bianco (1952), La strada
11951), Il bidone. Le notti di Cabiria (1957) di Federico Fellini, Il grido (1957)
«li Michelangelo Antonioni, La sfida (1958) di Francesco Rosi, La notte brava
(1959) di Mauro Bolognini, Kapò (1960) di Gillo Pontecorvo, Adua e le com
pagne (I960) di Mauro Bolognini, LI Cochecito (1960) di Marco Ferreri, M or
te di un amico (1960) di Franco Rossi, La giornata balorda (1960) di Mauro
Bolognini, Il carro armato dell 8 settembre (1960) di Gianni Puccini, li tempo
si è fermalo (1960) di Ermanno Olmi, La lunga notte del *43 (1960) di Fiore
ttano Vanenti, Il posto (1961) di Ermanno Olmi. Un giorno da leoni (1961 ) di
Nanni Loy, Accattone (1961) di Pier Paolo Pasolini, La commare secca (1962)
ili Bernardo Bertolucci, Luciano (1962) di Gian Vittorio Baldi, La ragazza con
la valigia (1962) di Valerio Zurlini, Mamma Roma (1962) di Pier Paolo Paso
lini. La legge della tromba (1962) eli Augusto Tretti, L'ape regina (1963) di
Marco Ferreri, I compagni (1963) di Mario Mollicchi. Le mani sulla città
(1963) di Francesco Rosi, La visita (1963) di Antonio Pietrangeli, Il terrorista
( 1963) di Gianni De Bosio, Prima della rivoluzione (1964) di Bernardo Berto-
locri. Pelle viva (1964) di Giuseppe Fina, Il vangelo secondo Matteo (1964) di
Pier Paolo Pasolini, / sovversivi (1965) di Paolo e Vittorio Taviani, Le stagio
ni del nostro amore (1965) di Florestano Vaticini, Uccellarci e uccellini (1965)
ili Pier Paolo Pasolini. L'uomo dei cinque palloni (1965) di Marco Ferreri, /
pugni in tasca (1966) di Marco Bellocchio, La battaglia di Algeri (1966) di (iti
lo Pontecorvo... disseppelliscono turbolenze e pulsioni di mutamento sociale,
ili vengono contenitori culturali che fanno del mezzo cinematografico luogo
«rincontro e di crescita dell'immaginario collettivo.
Sono tempi luccicanti, per niente dolci come la stampa scandalistica e quella a
grande tiratura dispensavano dappertutto... 109 alcune operine si assumono il
compito di guardare da vicino i problemi giovanili (delle famiglie piccolo-bor
ghesi) e Guendalina (1957) di Alberto Lattinola, / delfìni (1960) di Fancesco
Maschi. Il rossetto (i960) di Damiano Damiani, I dolci inganni (1960) di Al
berto Lattuada, La voglia matta (1962) di Luciano Salce... fanno davvero pen-
89
sare che qualcosa sta cambiando c in fretta nelle nuove generazioni. Tutto
rò è tinto di falso o di perbenismo domenicale e in quello stesso tempo la ra|,
bia <le I pugni in tasca di Bellocchio e l'anarchia (un po' goliardica) di Cia,n
di mamma (1969) di Salvatore Samperi accendono i lumi morti della rivolta^,
nerazionale. Con La Cina è vicina (1968). Grazie Zia (1968), Prima della ri.
colazione o Ucccllacci e Uccellini... Bellocchio, Samperi, Bertolucci e Pasolini
spaccano la paralisi culturale di un cinema legato alla commedia di costume,
anche se la Cina non era vicina e nemmeno il comuniSmo... le prospettive rii ri
bah amento della vita quotidiana erano già in atto e almeno qualcuno mostravo
come si accendevano i fuochi estremi della contestazione globale della società.
90
Capitolo II
Sopralluoghi in Palestina
Il vangelo secondo Matteo
Uccellacci e uccellini
La terra vista dalla luna
Che cosa sono le nuvole?
91
Pino B ertelli
esegetica. Quasi non riconoscevo più in lui il mio severo professore (li Bibbja
Mai una concessione al sentimento, neppure nell'inflessione della voce. Dava
soltanto una spiegazione a quei luoghi, faceva udire la loro voce, il dallV.
spressione dei volti mi accorgevo che a parlare all'Intimo di ognuno erano prò.
prio quelle pietre che duemila anni fa furono bagnate dal sangue delTIimocen*
te. Via dolorosa: per qui c passato Gesù, l'uomo - Dio. con la croce sulle spal
le in mezzo a una umanità allora come oggi indifferente” .6
Sopralluoghi in Palestina è un pezzo di cinema grezzo, bruto, non '"abbellito
da tentazioni letterarie o pittoriche. La presenza di Rossellini è «li nuovo av
vertibile - Pasolini ne risente in modo istintivo, senza mediazioni culturali la
disponibilità di Pasolini di fronte alla realtà si fa più priva di necessità di fil
tri” .? Il documentario pasoliniano è «li una lucidità comunicazionale semplice:
l'antico è morto e il nuovo che avanza è morente. L’ alba mediterranea o meri
dionale pasoliniana si affaccia su duemila anni di storia delPumanità ed è pia
cevole vedere e udire don Andrea e Pasolini «Discutere sulle facce, sui «•ostinili
del popolo antico e sui significati filologici del Vangelo... c ’ è differenza fra loro
ma non animosità nè astio. Arrivano a Gerusalemme, visitano l’ orto «li Getse
mani e lungo una strada bruciata dal sole giungono a Betlemme. Anche Bet
lemme è sfigurata dalle automobili e pali del telefono. Il biancore «Ielle riprese
è accecante. La miseria profonda che sborda oltre il cammino dei viandanti è
"toccabile” ... c ’è in ogni attacco fìlmico un’ atmosfera tra il magico e il miste
rioso, il reportage e il diario intimo, il favolistico e la poesia malinconica degli
ad«lii sul tramonto «li un mondo. “ Bisogna trovare un surrogato di Betlemme,
qualcosa che abbia conservato nei secoli la sua integrità. E qui ho trovato ben
poco” , dice Pasolini in chiusa al film. Spaccati di silenzio lasciano fantasticare
torture, peccati, redenzioni... il sopralluogo termina suU’ ambiente dell*Ascen
sione, che Pasolini identifica con “ il momento più sublime di tutta la storia del
la Chiesa, il momento in cui Egli ci lasciò soli a cercarlo” .8 L’ecelesiogenesi pa
soliniana annuncia qui profondi dissensi con la vecchia cristianità e il suo pun
to di vista documentato diviene il luogo in cui una moltitudine anonima e sog
giogala dall’ esercizio della fe«le come potere centrale... si trasforma in popolo
capace di progettare da sé la propria liberazione e diventa il cammino di tanti,
nel quale flusso la chiesa muore nelle proprie sicurezze gerarchiche/mondanee
l’ uomo rinasce come segno ed esempio di salvezza. Pasolini (cosa inconsueta
per lui), aveva lasciato libero l’ operatore di piazzare la macchina da presa do
ve voleva, per questo film trascura completamente il fatto estetico. Non parte
cipa nemmeno al montaggio. Lascia che l’ operatore monti le bobine in modi se
quenziali e con i tagli delle ripetizioni o degli errori «li ripresa. Anche il com
mento fuori campo che elabora in forma colloquiale è immediato. Pasolini non
ama molto questo documentario. Non lo disconosce ma non ne apprezza a fon
do il carattere poetico.
Sopralluoghi in Palestina però è qualcosa di più di un diario filmato, è un do
cumento, una testimonianza, un frammento cinematografico che porta in pri-
91
ino piano la passionalità doli’ auto re. le sue malinconie e sul piano linguistico
raggiunge una capacità dialcttiea/didattica di grande spessore emotivo... gli
^y.azi aperti, accecanti, illuminati di silenzio di un mondo precristiano sono at
tra v e rsa li da lente panoramiche orizzontali che anticipano quelle ancora più
mandi ed epiche tic II Vangelo secondo M atteo. La maestosità delle montagne,
|a mescolanza tra ‘ueinema-diretto'? e appunti di viaggio, la frammentazione dei
piani... fanno di questo film una lucida analisi metafilmica del Vangelo di Mat-
loo e più ancora sulTinterpretazione disorganica o pretestuosa della simbologia
cristiana, lì film venne presentato al VITI Festival dei Due Mondi a Spoleto (Il
luglio 1965). nella serata del cinema di tendenza, promosso e organizzato dalla
rivista Filmcritica, Faccoglienza della critica fu tiepida «juanto scontrosa... i
maggiori quotidiani lo ignorarono, non lo seppero decifrare, lo relegarono tra
gli "abbozzi di lavoro” di Pasolini e lo destinarono ai reportage televisivi da
usufruire in seconda serata... non uscì mai nei circuiti cinematografici, ma So
pralluoghi iti Palestina resta un canto alla purezza di quelle “ facce, tetre, bel
le. dolci, dolcezza animalesca precristiana” (Pier Paolo Pasolini) che il poeta
vedeva nel sottoproletariato della terra. Pasolini scorgeva nei contadini meri
dionali italiani “ una cultura magica nella quale i miracoli sono reali come lo
erano nella cultura in cui visse e scrisse Matteo” (Pier Paolo Pasolini), ed è per
questo che decise di ambientare il suo Vangelo nel Sud italiano.
Pasolini si accosta al Vangelo di Matteo in modo singolare. Nel 1962 era stato
invitato ad Assisi per un convegno sul tema: "‘ Il cinema come forza spirituale
del presente” . Alla fine dei lavori, nella sua stanza trova il Vangelo e lo legge
tutto in una notte. Nel febbraio del 1963 scrive a Lucio Caruso, direttore dcl-
I l Ificio cinema della Cittadella (Assisi) e dice che vuole fare un film sul Va ri -
udo. Non vuole stendere una sceneggiatura né fare una riduzione ma intende
tradurlo passo per passo, fedelmente, in immagini. Anche i dialoghi dovevano
essere rigorosamente quelli di san Matteo, “ senza nemmeno una frase di spie
gazione o raccordo: perché nessuna immagine o nessuna parola inserita potrà
mai essere all'altezza poetica del testo.
E questa altezza poetica che così ansiosamente mi ispira. Ed è un'opera di poe
sia che io voglio fare. Non un'opera religiosa nel senso corrente del termine, né
un'opera in qualche modo ideologica.
hi parole molto semplici e povere: io non credo che Cristo sia Figlio di Dio, per
che non sono credente, almeno nella coscienza. Ma credo che Cristo sia divino:
credo cioè che in lui 1 umanità sia così alta, rigorosa, ideale da andare al di là
dei comuni termini dclTumanità” (Picr Paolo Pasolini).9
II copione di Pasolini piacque molto a Caruso, a don Giovanni Rossi della Cit
tadella ed ebbe il riconoscimento etico di illustri teologi (padre Favaro, prot.
Crasso, prof. Penna)... i tagli furono irrilevanti (la Maddalena, certi vesti
menti militari, alcune frasi ingiuriose del popolo verso i preti). La ricerca dei
fondi non fu facile. Bini (il produttore) si dette da fare con le banche e le isti
tuzioni ma i mezzi economici non si reperivano. Nessuno voleva dare i soldi al-
95
P ino B ertelli
T
l'eretico e immorale Pasolini per fare una vita di Cristo. I direttori di cirn^
banche si opposero a qualsiasi aiuto economico (intanto in quell'anno
ziarono 177 film, per un totale di 18 miliardi) e Bini scoprì che "lavorare fon
Pasolini era come andare a letto con un lebbroso” (Alfredo Bini). Dietro IV
poggio "morale della Chiesa, il film comunque si fece e Pasolini scosse alla
dice la storia ereticale deirumanità.
Il vangelo secondo Matteo è un'enunciazione eretica della "passione di Crbtiè
in terra. Il Cristo di Pasolini non è tic una figura laica (marxiana ) né una mi
tologia rivisitata c ricondotta alle origini della dottrina evangelica (cattolica!...
le venature poetiche/politichc di Pasolini riguardano invece tutta una .spinta
sottoproletaria terzomondista che trabocca dappertutto per cercare di modifi
care il corso preordinato della storia. In questo senso, il film è di fatto uiCojm*
ra nazional-popolare secondo il pensiero di Gramsci, cioè epica, profonda
mente religiosa e perciò sacra. “ Se Cristo avesse avuto Paureola non Lavnb
bcro condannato” (Pier Paolo Pasolini). Jean-Paul Sartre è più attento di mol
ti critici di regime e vede nello scandalo ereticale del "Vangelo di Pasolini"
qualcosa di salutare, di fortemente nuovo, cioè che Gesù c i suoi fratelli erano
tutti proletari e la rivoluzione la facevano tra la gente e non da qualche pulpi
tu... Pasolini ha mostrato col suo film, che spesso "quelli che si ponevano in
questo campo come dei rivoluzionari sono diventati dei reazionari** tJean-Paul
Sartre). Il rifiuto del Premio INobel di Sartre, in qualche modo, allarga lo scan
dalo culturale/politico al (piale tende il Cristo di Pasolini e Sartre - eresiarca
di ogni potere - non banchetterà mai al tavolo degli empi e in compagnia <1
Jean Genet, Pasolini o altri disertori dell'ordine costituito... esprimerà in ogni
scritto il concetto del Cristo: "Non sono venuto a portare la paco ma la spaila
Infatti il Cristo di Matteo “ non parla con dolcezza. Non ha un carattere doler
La dolcezza è una tipica caratteristica della borghesia e, nel lesto di Mallo»,
davvero questa dolcezza non traspare” (Pier Paolo Pasolini). Ma dal film m>n
sembra uscire nemmeno la figura del Cristo/Lenin pensato da Pasolini... e un
clic la "salvezza di un'anima” [Accattone], come "denuncia marxista della mi
seria del sottoproletariato delle borgate romane... [vista dentro] una spericeli
reminiscenza laica c liberale (Pier Paolo Pasolini), non è qui pronunciata.
Il fascino del mistero e delTirrazionale o del divino avvolge l'intero lihn. E m
questo percorso affabulativo che Pasolini ricorda una poesia giovanile dove‘li
ceva: “ Cristo mi chiama, ma senza luce” . E alla fine della lavorazione del Lm
gelo afferma: “ Sono rimasto ateo com 'ero prima” . Il poeta, lo sappiamo ||«’r'
che lo ha scritto spesso c detto ovunque, di avere perso la fede molto giovani* -
non crede che Cristo sia figlio di Dio... ma che Cristo esprima una sorta ili di
vinità, cioè che in lui l'amore per l umanità è così alto e rigoroso ila andar»'*
di là dei comuni termini teologici. Il suo Vangelo non racconta la storia del li1
sto , ma un modo di vedere la realtà at/traverso csii occhi di un eresiarca. i*
La bestemmia del Vangelo pasoliniano scuote alle radici gli scribi ili sinistra.*
destra e idi untori macabri della santa romana chiesa. C'è chi vi trova
P ier P a olo Pasolini/II cin em a in c o r p o
srlio è colui ohe ilice: “ Non vogliate nulla al di sopra della vostra capacità: vie
una falsità perversa presso coloro clic vogliono al di sopra della loro capacità.
Specialmente quando vogliono cose granili! Giacché essi destano diffidenza
verso le grandi cose, questi falsari e commedianti raffinati: - finché si trovano
falsi davanti a se stessi, questi ocelli torti, di virtù da parata, ili opere false e
luccicanti. Siate prudenti a questo riguardo, uomini superiori! Nulla infatti,
secondo me, è più prezioso e più raro deH'onestà, oggi. Non è l'oggi della ple
be? Ma la plebe non sa cosa sia grande, o piccolo, o diritto e onesto: essa è in
nocentemente di-storta, essa mente sempre'’ .22
Ed anche l’ Historia di fra’ Doleino di Pier Francesco Gasparetto23 stringa
non poco le vampate di eresia che il fraticello dispensava nei suoi discorsi pub
blici e si faceva precursore della rivoluzione sociale... e se da un lato Doleino
era "un uomo buono che diceva belle parole, possedeva una Bibbia ed espone
va i vangeli", praticava anche imboscate, predonaggi. saccheggi ai ricchi per
donarli ai poveri. Alla maniera di Robin Hood... Papa Clemente V ordinò ai
suoi v assalli di sterminare quel frate ribelle e la “ setta degli apostolici"... il 2.1
marzo del 1307, i crociati del vercellese li trucidarono quasi tutti sul monte Ze-
bello, dove si erano ritirati e da mesi erano circondati dalle truppe dei "signo
ri ’ del biellese legati allo vStato pontificio. Fra* Doleino e la sua compagna Mar
gherita. furono bruciati vivi sulla riva del fiume Cervo, il primo giugno 1307,
a Vercelli. Le ceneri ancora calde furono raccolte e disperse al vento, “ affmelié
di quei maledetti non rimanesse segno alcuno". Appena informato dello ster
minio degli Apostolici, Clemente V si affrettò a dispensare la seguente bolla:
“ Noi Clemente, vescovo ilei servi ili Dio. auguriamo salute a tutti e ai singoli presenti, e impar
tiamo benedizione.
I'u opera dell Onnipotenti* liberare (il popolo eletto) dalle mani del Faraone, e compire tonti e
eosì grandi miracoli per la salute del popolo «lei tempo antico: dimostrò poi di assistere la (!hi<s
sa militante, che il Figliuol prodigo suo adottò eoi suo sangue prezioso, con grazie e aiuti seniprr
più grandi.
Poco fa. dopo aver trascorsi alcuni anni percorrendo prima la maggior parte della Dalmazia, poi
della Lombardia, l'eresiarca Doleino è stato fatto prigioniero sulla cima delle Alpi con più di mil
le suoi seguaci, e con lutti i suoi seguaci ucciso e arso sul rogo. A noi fu latto presente dai vene
rabili fratelli, i Vescovi di Vercelli e di Novara, clic la Chiesa deve tutto ciò in primo luogo ai co
muni montani della Val (bande e della Val Sesia, e specialmente ad alcune illustri famiglie, mili
tanti in quelle regioni, e poi agli altri nobili, e al popolo della campagna novarese e vercellese.»
quali per estirpare gli eretici, posero a repentaglio gli averi e la vita in una guerra atroce; tra
1 altro ci giunse a notizia che principali attori furono i Ferlizi. i [.ascari, i Tizzoni, gli Avogardi
di Vercelli, i Tornielli. i Morbio. i Brasati, i (lati di Novara, e . fra gli alpigiani, i Visconti di ba
sa, i Signori di Semprolano, di Pragemelle, i de Preti, i de Anseimi. i Ferrari, quelli di Mestami,
di Artogna. di Fobcllo, eoe.
Noi pertanto li riconosciamo legittimi possessori dei beni presenti, delle terre in loro domìnio, r
li dichiariamo cavalieri in perpetuo con tutti i Figli c i discendenti, loro assegnando un'aula in
Luterano, e un sacro concistoro, con facoltà di nominar cavalieri e militi, di insignire della lau
rea del dottorato quelli forniti di virtù, di creare notai, di legittimare i figli illegittimi, e con tut
ti i privilegi, gli onori, le esenzioni solite a concedersi ai Cavalieri ed ai Conti: c affinché non ne
derivi loro qualche danno, deleghiamo i predetti venerabili fratelli Vescovi di Novara e di Ver-
I*ier P a o lo P a»olim /U cin em u in c o r p o
3 riconoscere a tutti e ai singoli doni, diritti, terre, titoli, ere. ere. A nessuno sia lecito an
nullare roti decreti o contrastare temerariamente questa nostra volontaria decisione: se alcuno
M-t-rà tentare ciò. sappia che incorrerà nello sdegno deU‘ Onnipotentc Patire e degli Apostoli Pic-
,n><*Paolo. — Dato a Poitiers il 9 Agosto dell'anno 1307 <Irli* Incarti azione, IIP del nostro Pon-
Tassassimo ili Ira* Doleino da parte della Chiesa. non arresterà Fondata di
«•redimili che con il loro sangue mostreranno alla storia dell*umanità come una
cosca di banditi, di truffatori, di bravacci... hanno eretto forche, roghi, geno
cidi... iti nome di un Cristo in terra che predicava ben altro. I martiri del libe
ro pensiero (Giordano Bruno. Tommaso Campanella. Galileo Galilei...)25 o.
piti lardi, i ribelli della Teologia della liberazione...2 6 hanno gridato che non
basta piti pregare per fare una chiesa dei poveri, e il Popolo di Dio è il risulta
to «li un’espressione storica degli oppressi della terra che rivendicano la loro
dignità di uomini liberi.
“La violenza istituzionalizzata va. generalmente, di pari passo, con l'ipocrisia
istituzionalizzata” (Gustavo Gutierrez). La sola verità evangelica è quella che
si la. che forse si prega, dopo averla fatta. Non sappiamo se la parola che libe
ra c la parola di Cristo... quello che è certo è che l’ armonia sociale si ri/trova
nella «ostruzione di una società più giusta e più umana. E questa società egua
litaria. dove si esprime il diritto di avere diritti, non può che passare dalla par
tecipazione attiva delle periferie del mondo (di (*ui parlava Pasolini), verso il
centro, “ A noi - diceva Don Milani - non interessa tanto di colmare l’ abisso di
ignoranza quanto Tallisse di differenza'* tra i nerbi e i poveri... “ Quando il po
vero saprà dominare le parole come personaggi, la tirannia del farmacista, del
comiziante, e del fattore sarà spezzata. Una utopia?” ... Devo tutto quello che
'o ai giovani operai e contadini cui ho fatto scuola... To ho insegnato loro solo
a esprimersi mentre loro mi hanno insegnato a vivere*’ .2 7 Don Milani, confi
nato a Barbiana dalla curia fiorentina per avere scelto Tevangelizzazione dei
poveri come rovesciamento dei valori e rifondazione della cultura a partire dal
fondo della scala soeiale28... aveva scritto (insieme a 23 ragazzi. nelTanno sco
rtico fc48/M9), una Vita di Gesù che contiene molte analogie con II vangelo se
tolalo Matteo di Pasolini. A partire dalla prima lezione, si studia "“storia e geo
grafìa della Palestina per capire bene che Gesù è un vero uomo” .29 1 precetti
di Don Milani s^intrecciano con quelli della Chiesa dei poveri dell’America La
tina e rappresentano una via d'uscita dalToppressione e dall’ ignoranza.
La Chiesa di Roma “ non può essere profeta del nostro tempo se essa stessa non
"i converte a Cristo” (Gustavo Gutierrez). l'ingiustizia soeiale non è cattiva per-
1nc danneggia i poveri, ma perché deflora grandi pezzi di popolo in nome di
Dio e dello Stato. “ 1 signori ai poveri possono dare una sola cosa: la lingua cioè
li mezzo di espressione. Lo sanno da sé i poveri cosa dovranno scrivere quan-
’I'J sapranno scrivere” (don Lorenzo Milani). Oggi sono molti i poveri che san-
,lf*scrivere, come sanno caricare un fucile... e dalle porte estreme del 'inondo
P ino Bertelli
M*r<* "puri e semplici come i bambini*'. E il Cristo che grida alle genti: "non so
no venuto a portare la pace ma la spada” .
La Palestina di Pasolini è una metafora, infatti la "scopre” o la "ritrova” in Ba
silicata, la Galilea in Puglia. Calabria e nel Lazio. Gli attori non sono profes
sionisti c molti ruoli li affida ad amici ( Alfonso Gatto, Enzo Siciliano. Rodolfo
M.Wilcoek, Mario Socrate, Giorgio Agamben, Francesco Leonetti, Marcello
Morante, Natalia Ginzburg). Ninetto Davoli fa una breve apparizione, nei pan
ni di un pastorello. Pulita e sensuale la danza rii Salomè (Paola Tedesco). Sor
prendente l'interpretazione/icona di Maria giovane (Margherita Caruso). Effi
cace. la ruvida plasticità facciale di Giuseppe (Marcello Morante) e Giuda
(Otello Sestili). Non poteva mancare Vangelo pasoliniano (Rossana Di Rocco),
che insieme allo sguardo ingenuo del pastorello (Ninetto Davoli), sembrano di
ri.* che tutte le cose non sono che vuote apparizioni o epifanie divine della co
scienza. Elsa Morante fa l'assistente alla regia (insieme a Paul A.M. Sclinei-
rler). In aiuto a Pasolini, questa volta non c ’ è Sergio Citti, ma Maurizio Luci
- lAft.
P illo B ertelli
di. Il Cristo ha il volto del catalano Enrique Irazoqui (figlio di un basco e un\..
hrea), uno studente che aveva scritto un saggio su Ragazzi di vita ed era art;
dato a Roma per conoscere Pasolini. E di un'esile bellezza solare. Ha il pas$f|
del patriarca giovane e l’ irrequietezza del rivoluzionario in armi... “ Tutti i mi
stici non ebbero forse, dopo le grandi estasi, il sentimento di non poter più vi.
vere?... Un’ esistenza che non nasconda un grande follia è priva di valore
(E.M. Cioran). Le lacrime hanno radici più profonde di qualsiasi sorriso. In
principio Pasolini voleva dare i “ panni di Cristo'* al poeta sovietico Evtusenko.
poi a Jack Kerouac o Alien Ginsberg. I tratti somatici di Irazoqui lo imprcv
sionarono. perché avevano gli stessi stilemi dei Cristi (volti allungati, scarnigli
estrema malinconia...) dipinti da E1 Greco. Come sappiamo. Maria adulta
prende il volto della madre del regista. La scelta contiene diverse valenze. Pa
solini le affida quasi un carneo. Si vede poco. Senza parole. Solo un grido elu
si perde tra la disperazione e l'invettiva. Una specie di “ assalto al ciclo" dellr
contraddizioni e delle legiferazioni immorali della diversità bastonata c uccisa.
E a questo Cristo e a Maria/madre piangente ai suoi piedi insanguinati, che Pa
solini affida la rivolta dell’utopia ed auspica un rovesciamento eh prospettiva
deirindiffcrcnza insita nella modernità.
Per il suo Vangelo, Pasolini impressiona quasi 100 inila metri di pellicola. La
vora tra aprile e luglio 1964. Poi passa il resto dell'estate ili sala di montaggio.
La fotografia di Tonino Delli Colli è grandiosa. Delli Colli usa la pellicola Fer
ratila P. 30 e compone dei bianchi e dei neri irripetibili. Le scenografie di Lui
gi Schiaccianoce e Dante Ferretti sono austere. Di una bellezza povera e seve
ra. 1 costumi di Danilo Donati contaminano l’ iconologia storica e quella am
pollosa hollywoodiana, e bruciano la falsa magniloquenza cristiana sul sagrata
delle idee. Il film è percorso dalla musica di Johann Sebastian Bach: (“ Pas
sione secondo Matteo", “ Fuga (ricercata) a sei voci” elaborata da Anton vini
Webern. “ Messa in si min.” , “ Dona nobis paccin” ; Wolfgang Amadeus Mozart:
“ Adagio e fuga” ; Sergej Prokof’ ev: “ Aleksaiulr Nevskij” . Ci sono Inoltre spiri*
tuals africani, una “ Missa Luba” congolese, canti rivoluzionari russi e alcun»*
musiche originali di Luis E. Bacalov. Quello che può apparire strano, è che //
Vangelo secondo Matteo è un film sul silenzio. “ I silenzi sono la forza del film
e le parole la debolezza. I silenzi di Pasolini sono affidati all’ organo che più è
legato al silenzio: gli occhi. Aon parliamo degli occhi degli spettatori, bensì do
gli occhi ilei personaggi. Le sequenze silenziose del Vangelo secondo Matteo so*
no le più belle, appunto perché il silenzio è il mezzo più sicuro per farci fare il
salto vertiginoso alEindietro che ci propone Pasolini con il suo film. La parola
è sempre storica: il silenzio si pone fuori dalla storia, nelTassolutezza delle ine
magmi: il silenzio dell'Annunciazione, il silenzio che accompagna la morte di
Erode, il silenzio degli apostoli che guardano Gesù e di Gesù ohe guarda gli apo
stoli, il silenzio di Giuda che sta per tradire, il silenzio di Gesù che sa di esseri’
tradito. II silenzio nel film di Pasolini non è, d'altra parte, quello del ciuenia
muto, cioè un silenzio per difetto; bensì è silenzio del parlato, cioè un silenzio
P ier P a o lo Pasolini/Il cin em a in c o r p o
borghese alle quali sono legate. E improprio dire che il Cristo di Pasolini **ri-
■'rnia sempre di sembrare una figurina" (Alessandro Cappabianca), è piuttosto
il nmtrario... la soluzione estetica scelta da Pasolini (un primo piano di lrazo-
‘pii in studio, doppiato dalla magica voce di Enrico Maria Salerno), lascia tra
sparire (come la forza delFinnocenza con la (piale Dreyer ha illuminalo il vol
te della Faleonetti/Giovanna d ’Arco), i tratti di un icona rihdlisti(‘a che si
•'«•entra con lutto ciò che rappresenta la borghesia intellettuale del suo tempo.
1! (risto pasoliniano non si rivolgo agli uomini inducendo loro a (‘rodere in lui,
quanto per ricordare agli uomini di non dimenticare. Come dire: ""Niente di
nuovo. M hargert yiddn. Ammazzano gli ebrei. Cos'altro vuoi che succeda?"
(I-cslic Fiedler. diceva).
Il \angelo secondo Matteo di Pasolini contiene quel fascino dell’ irrazionale,
de! divino, del mistero che domina tutto il Vangelo... a vedere in fondo, la “ sai-
vezza di un’ anima” , che è il contenuto elementare di Accattone e la denuncia
marxista della miseria del sottoproletariato delle borgate romane, non è poi co-
d distante dalla frustata laica, libertaria del Cristo pasoliniano... (piando Pa
glini pensa ai soldati di Erode, non ha timore di vestirli da fascisti, come quel
li di quelle squadraece che uccidevano i bambini slavi buttandoli in aria o
squartavano con le baionette le donne incinte africane. La fuga di Giuseppe e
di Maria verso l’ Egitto, la filma secondo i ricordi di ‘"certi sfollamenti di prò-
P ino B ertelli
“ ... Voi siete il sale della terra: ma se il sale diventa scipito, con che gli si renderà il sapore? Vtll
serve a niente che ad esser buttato via c calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo. Non può stare nascosta una città collocata sopra un monte, né siar
rende una lucerna per riporla sotto il moggio, ma sul candelabro, e fa luce a tutti (incili clm*,,.
no in casa. Così splenda la luce vostra davanti agli uomini perché vedendo le v o s t r e o p e r e Imo-
ne. glorifichino il Padre nostro che è nei cieli...
Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge e i Profeti: non venni ad abolire, ina a perfe
zionare. In verità vi dico: Non passeranno il cielo e la terra senza che un solo jota <>un solo api
ce della Legge non sia compiuto. Chi dunque violerà uno solo di questi comandamenti, am-hr i
più piccoli, e insegnerà così agli uomini, sarà chiamalo minimo nel regno dei cidi: chi inveri*li
osserverà e insegnerà, sarà chiamato grande nel regno dei cieli. Io vi dico: se la vo-tra giustizili
non abbonderà su quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli...
Udiste che fu detto: Occhio per occhio, dente per dente. Ma io vi dico di non resistere al malva
gio. A chiunque ti schiaffeggi sulla guancia destra porgi anche la sinistra: e a chi \nule citarti in
giudizio per prenderti la tunica, lascia anche il mantello; e se nuoti requisisce per un miglio. va'
con lui per due. A chi ti chiede, dà: e a chi ti domanda un prestito, non volgergli le spalle.
Udiste che fu detto: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, affinché siate figli
del Padre vostro che è nei cieli, il quale fa sorgere il suo sole sopra i cattivi e sopra i buoni e man
da la sua pioggia sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Che se voi amate quelli che vi amano, «piale
ricompensa ne avrete? Non fanno forse Io stesso anche i pubblicani? E se salutate i fratelli vostri
soltanto che fate di straordinario? Non fanno forse lo stesso i pagani? Voi dunque siate dei per
fetti come c perfetto il vostro Padre che è nei cieli...
Badate poi di non fare le vostre opere buone in presenza degli uomini per essere guar dati da lo
ro, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.
Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a le. come gli ipocriti fanno nel
le sinagoghe e nelle strade per essere glorificati dagli uomini: in verità vi dico, som» già in pos
sesso della loro ricompensa. IVIa quando fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra, ciò che fa la
tua destra, affinché la tua elemosina rimanga segreta, e il Padre tuo clic vede nel segreto te nr
darà la ricompensa...
E quando pregate, non imitate gli ipocriti che pregano per essere veduti, stando in piedi in mez
zo alle sinagoghe o agli angoli delle piazze: in verità vi dico che hanno già riecv uto la loro ricom
pensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua stanza e. chiusa la porta, prega il Padre tu"
che vede nel segreto e le ne darà la ricompensa. Pregando, poi. non moltiplicate le parole a fior
di labbra come i pagani: essi credono eoi loro molto parlare di essere ascoltati: non vi rassomi
gliate dunque a loro perché il Padre vostro sa quali cose avete bisogno prima che voi gliele chi*'-
diate. Voi dunque pregate così:
...Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua vo
lontà come in cielo così in terra, dacci oggi il nostro .pane quotidiano, rimetti a noi i nostri de
biti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori, e non ( 'indurre in tentazione, ma libb
ra dal Maligno...
Non giudicale affinché non siate giudicati: con quel giudizio eoi quale giudicate sarete giudicati»
e con quella misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza cheèluT
P ie r P a o lo Pasolini/Il cin em a in c o r p o
IWliio ilei tuo fratello, mentre nella tra\e che è nelPocchio tuo non l'accorgi? () come dirai al
tuo (mirilo: Permeili che io tolga la pagliuzza dal tuo occhio quando una trave è nell'occhio tuo?
Irrita, togli prima dal luo occhio la trave, c allora ci vedrai a togliere la pagliuzza dall occhio
di tuo fratello. Non date le cose sante ai cani, né gettate le vostre perle davanti ai porci, perché
non le calpestino con le loro zampe, c rivoltatisi contro di voi. non vi sbranino...
Entrale per la porta stretta, perché è larga la porta e spaziosa la strada che conduce alla perdi-
:iJ,ne. c molti sono quelli che entrano per essa. Quanto stretta è la porla e angusta la strada che
fondure alla vita, o pochi quelli che la trovano!...
(«M aritatevi «lai falsi profeti, i quali vengono d a voi in sembianza «li pecore, ma dentro sono lu
pi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si colgono forse dalle spine grappoli, e dai rovi fichi?
<>oi ugni albero buono «là frutti buoni c ogni albero cattivo dà frutti cattivi. Non può un albero
Imi«no produrre frutti cattivi, né un aliterò cattivo ilare frutti buoni. Ogni albero che non dà
fuori fruito c tagliato e gettato nel fuoco...
Chi tluntpie ascolta queste mie parole e le mette in pratica è simile a un uomo saggio il quale edi
lli-,, la h,ju casa sopra la roccia. Cadde la pioggia e vennero i fiumi e soffiarono i venti e infuria
rono mi quella casa, ma essa non crollò, perché era fondata sulla r«>ccia. Chi poi ascolta queste
mie parole e non le mette in pratica è simile a un uomo stolto il «piale edificò la sua casa sopra la
vihliia. Cadde la pioggia e vennero i fiumi e soffiarono i venti e irruppero su quella casa, e crol
li». »*la sua rovina fu grande* .37
II Cristo di Pasolini, come quello di Matteo, “ non parla con dolcezza. Non ha
mi carattere dolce. La dolcezza è una tipica caratteristica della borghesia e, nel
testo di Matteo, davvero questa dolcezza non traspare” (Pier Paolo Pasolini).
Ed anche se il regista filmando Cristo, pensava a Lenin, proprio non si vede co
me certa critica di sinistra abbia visto nel suo Cristo, Stalin. Il volto di Gesù si
V.
nenia (OCTC): ‘“...per aver espresso in immagini di un’ autentica dignità esteti
ca le parti essenziali del lesto saero. L’ autore - senza rinunciare alla propria
ideologia - ha tradotto fedelmente, con una semplicità ed una densità umana
talvolta assai commoventi, il messaggio sociale del Vangelo - in particolare Tu
more per i poveri e gli oppressi - rispettando sufficientemente la dimensione
divina di Cristo"’ . Premio Cinefonim: “ ...P er la sincerità e 1*umiltà con le qua
li il regista ha saputo accostarsi al testo evangelico. Riconosce nel film lo sfor
zo, tra dubbi e contrasti, di costruire il racconto cinematografico - fuori dagli
schemi di una abusata iconografia —secondo i moduli sempre rinnovatesi della
poesia popolare, così da offrire un’ opera poetica, efficace veicolo per la comu
nicazione fra gli uomini 4lei messaggio evangelico” . Premio dell*Union Interna
tional de la Critique de Cinema (UN.l.CRIT.). Premio Lega cattolica per il ci
nema e la televisione, della RFT, in (pianto: “ ...notevole esempio di rappre
sentazione di una materia religiosa*’ . Premio (atta di Imola. Grifone d'oro a
Pier Paolo Pasolini: “ ...il quale, con II Vangelo secondo Matteo propone allo
spettatore, in un vasto quadro culturale, figurativo, ambientale, una rappre
sentazione della vita di Cristo vivificata da ampi motivi drammatici religiosi ni
umani” . Il 24 settembre, ad Assisi, viene consegnato a Pasolini il Gran Premio
0C1C: “ ...Quest’ opera d ’ arte attesta una incontestabile preminenza su quan
to fin qui dettato dal cinema nel campo della Sacra scrittura: Fautore ha tro
vato una chiave per illustrare il Vangelo e restituirci la sua realtà senza cari
carla con ricostruzioni storiche. Per la prima volta un autore ha optato per
una ragguardevole fedeltà al testo sacro. Le immagini, spesso molto realistiche,
contribuiscono a prolungare il messaggio fino ai nostri giorni. La persona del
Cristo fondatore della Chiesa, la sua virilità e la sua umanità, la sua vita intc
riore e la sua dottrina sono evocate con sobrietà e senza manchevolezze di c«su-
sto. L esteriorizzazione dei sentimenti, troppo marcata, in certe scene, come hi
strage degli innocenti. Maria di lìetania. la ‘Mater dolorosa’ , non \a oltre
quanto si trova nciriconografia cristiana. La giuria si duole clic, nella versio
ne italiana che le è stata presentata, il Cristo abbia un tono troppo facilmente
aggressivo o da giudice, che non è sufficientemente evocativo della sua miseri
cordia e della sua bontà . Inoltre il Vangelo pasoliniano si arricchisco del Pri\
d excellenoe. IV Concorso tecnico del film (Milano): “ ...per Feccellenza della
Litografia in bianco e nero che, con toni tecnicamente esatti od efficaci, rende
le qualità che il racconto filmico richiedeva” . Premio Caravella d ’ argento. Fe
stival internazionale di Lisbona (26 febbraio 1965): “ ...per valori spirituali
particolari . Successivamente, 1 associazione dei critici cinematografici conse
gna il Nastro d ’ argento 1965 a Pasolini per il miglior film, a Delli Colli per la
fotografia e a Donati per i cosi unii.
Dopo la visione francese del film di Pasolini, sale l’indignazione contro il regi'
sta. Michel Cournot, del I\ouvel Observateur. dice che Pasolini è un ipocrita e
il suo film è un “ perfetto esempio di arte pedo” . F aggiunge: “ Pasolini ci pren
de tutti in giro... E un uomo eolio, di un’ astuzia infernale. Una vera scimmia” -
P ier P a o lo Pnsolini/U cin em a in c o r p o
rhe lui fatto passare un ‘film religioso e di pura propaganda religiosa, una tra
forinone fedele del Vangelo, per Topera di un marxista” (Michel Cournot). An
toni una volta Pasolini trova aiuto in Gramsci e risponde che il suo film è un'o
pera nazional-popolare. Un discorso "libero indiretto” che cerea di afferrare
finterà realtà del racconto mitologico. INe II vangelo secondo M atteo, i riferi
rne» ti/richiami di Pasolini a VApocalisse di Giovanni, l'ultimo libro del INuovo
testamento, sono frequenti. 11 film diviene Immagine/Parola. Trionfo della
spazzatura e storia rivelata come deposito di spaventi, stragi e sterminii. La
menzogna si fa poesia biblica e l’ apparenza del mondo diviene realtà santifica
ta da tutti. Giovanni: “ A ehi vince e persevera nelle mie opere fino alla fine, gli
darò il potere sopra le genti;/egli te tratterrà con bastone di ferro, e saranno in
frante come vasi d ’ argilla./E il potere che io ho avuto dal Padre mio; anche
(podio di darvi la stella del mattino./Chi ha orecchi, intenda quel che lo Spiri
ti» dire alle chiese.../Chi vince, io lo inviterò sul mio trono, così come io ho vin
ti» e mi sono seduto sul trono del Padre mio./Chi ha orecchi, intenda quel che
10 Spirito dice alle chiese./Chi è portato in prigionia, vi si avvìi, e ehi dev’ esse
re ucciso di spada, lo sia./Questa è la splendida pazienza dei santi” .39 Non ba
sta dire ohe “ Famore di Cristo è inseparabile con Paniere al prossimo” (Mat
teo)... quello che più conta è amare il prossimo senza chiedere perché... per co
noscere Cristo è necessario conoscere l’ uomo.
11 ‘fraterno amore” di Agostino situa Cristo fuori dal culto o almeno si pone in
un'umanità dalla quale allontanarsi è cadere, alla quale rivolgersi è risorgere,
nella quale restare è ritrovare la forza, nella (piale abitare è vivere in amore gli
uni con gli altri... E un amare Cristo attraverso i poveri. Niente più. A vedere
in profondità al Cristo pasoliniano, possiamo ritrovare l’utopia del monaco-
eremita Gioacchino da Fiore o la ribellione in armi del fondatore della Lega de
gli eletti, Thomas Miintzer. Gioacchino da Fiore studiò a fondo e in modo sin
golare il Yeecliio e Nuovo Testamento. Scrisse le sue profezie nel Libro della
concordici tra il Nuovo e PA ìttico Testamento (1180), elaborò la fine dello sfrut
tamento dell’ uomo sull’ uomo e le sue idee hanno influenzato utopisti, liberta
ri. marxisti radicali, anarchici... di ogni angolo della terra. L’ abate calabrese,
vide l'ascesa verso VEtà dell'oro dell’ umanità, attraverso tre successive epu
rile. ciascuna presieduta da una delle Persone della Trinità. La rivoluzione
ereticale pasoliniana nasce dalla convinzione che sopprimere Io stato di cose
presenti e cercare di sostituirlo con i valori di una società meno feroce, basata
su rapporti culturali differenti a quelli prestabiliti dalla rcligione/ideologia del
disordine... significa cercare di mettere fine all*assoggettamento di interi po
poli da parte di una classe sociale, quella al potere. La costruzione di una so
cietà nuova/giusta passa attraverso la ribellione e ii superamento della violen
za istituzionalizzata. La libertà di un nomo, come quella ili un popolo, passa
sulla fine dell’ ordine (che si fa ragione) di pochi uomini che continuano a vive
re (come semidei) sulla miseria di molti.
IVr Pasolini 4ila Chiesa è lo spietato cuore dello Stato” e lui V“ Usignolo dol
P illo B ertelli
“ li primo tempo è stato quello della conoscenza, il secondo quello della saggez
za, il terzo sarà quello della piena intelligenza.
11 primo è stato l'obbedienza servile, il secondo la servitù filiale, il terzo sarà la
libertà.
Il primo è stato la prova, il secondo Fazione, il terzo sarà la contemplazione.
Il primo è stato il timore, il secondo la fede, il terzo sarà Famore.
11 primo è stalo Fetà degli schiavi, il secondo dei figli, il terzo sarà quella degli
amici.
Il primo è stato Fetà dei vegliardi, il secondo dei giovani, il terzo sarà Fetà «Iti
bambini.
Il primo è trascorso alla luce delle stelle, il secondo è stato l'aurora, il terzo sa
rà il giorno pieno.
II primo è stato Finverno, il secondo l’inizio della primavera, il ter zo sarà I e*
state.
Il primo ha portato le ortiche, il secondo le rose, il terzo porterà i gigli.
11 primo ha donato l ’erba, il secondo le spighe, il terzo darà il frumento.
Il primo ha donato l’ acqua, il secondo il vino, il terzo donerà Folio.
Il primo si riferisce alla settuagesima, il secondo alla quaresima, il terzo sarà la
Pasqua.
La prima epoca si riferisce dunque al Padre, che è Fautore di tutte le cose, la
seconda al Figlio che si è degnato di rivestirsi del nostro fango, la terza sarà 1b-
poca dello Spirito Santo, di cui Fapostolo dice: "Là dove c'è lo spirito del Si
gnore, là c ’ è la libertà” .4 0
Fece perché le Chiese mentono. Nelle Chiese c'è Io spirito del cannone. E I a*
more è una faccenda da santini e conti in banca. Si trovano vescovi i quali ab
fermano “ che la schiavitù è una legge naturale, perché è molto naturale che ab
euni, molto intelligenti, tengano a servizio altri meno dotati” .41 La pace coni**
tranquillità dell ordine porta a giustificare ogni violenza ed apre le prossim1’
guerre d esportazione (protette dalle Grandi Istituzioni Internazionali) ai veO’
ditori d'armi & di ideologie
Pi<*r P a o lo P a solin i/!! cin em a in c o r p o
Nel 1966, Pasolini filma Uccellarci e uccellini, “ operetta poetica nella lingua
della [irosa (diceva il poeta), che figura con grande destrezza ereticale, la ca
duta degli angeli della diversità. Qui la passione eretica/ascetica e 1 utopia/fa
vola politica del poeta si mescolano alla passione per la verità senza rinunce...
1 oggetto del racconto è la “ scomparsa dell‘'individuo nella società capitalistica
dei monopoli (Pier Paolo Pasolini). Il marxismo che fuoriesce dal film è dis
incantato, amaro, crepuscolare... le attese messianiche del comuniSmo sono
franate e lo sguardo di Pasolini è volto verso i singhiozzi del Terzo Mondo. L’ ib
Iasione rivoluzionaria della sinistra è vista come tradimento (della Resistenza)
c gli operai, i contadini, gli intellettuali, i maestri piccoli del pensiero “ comu
nista" sono sottolineati coinè depositari del mondo borghese che dicono di vo
lere abbattere. Gramsci è morto (per le vessazioni del carcere fascista) e To
gliatti non è certo il suo profeta. La via/poetiea, eversiva di Pasolini, iniziata
con Accattone, Mamma Roma. Lo ricotta, Il vangelo secondo M atteo... in Le-
112
l ler 1 a olo l'a so lin i/ll em onia in c o r p o
121
Pino B ertelli
prezzato la bellezza delle immagini, il pubblico restò deluso perché Totò non fa*
cova ridere. In questo film, se mai ce ne fosse stato bisogno, Pasolini si porla
allo scoperto e assume, come era suo costume, il coraggio delle proprie idee. Il
leiìia cbe tratta è esplicito. lai crisi del marxismo c la fine della Resistenza (tra
dita). Dice il corvo: “ Non piango sulla fine delle mie idee, clic certamente ver
rà qualcun altro a prendere la mia bandiera e a portarla avanti! Piango sudi
ine...” . Quando scrive la sceneggiatura, Pasolini tiene presente “ un corvo mar
xista. ma non non del tutto ancora liberato dal corvo anarchico, indipendente,
dolce e veritiero” (Pier Paolo Pasolini) dell’ autobiografia. Il corvo era dunque,
il punto di non ritorno dell’ideologia marxista e il momento storico del suo su
peramento. Di metafora in metafora si riallaccia alle lotte di liberazione del
Terzo Mondo e airimmensità della storia umana defiorata e calpestata dai nuo
vi padroni. Se in molti lo considerano il suo film migliore (Roberto Rossidimi),
lui con la forza leggera dell’orgoglio, dire che è il suo film più puro. *'l.a vera
via passa su una corda, che non è tesa in alto, ma rasoterra. Sembra fatta pili
per far inciampare che per essere percorsa” (Frantz Kafka). Sotto la coscien
za del vero r'c il sottopassaggio cbe porta alla felicità dell’ infanzia e lì la favo
la bella non è mai finita. Anche se l’eco disperato dei pianti delTinfanzia si tra
scolora nel silenzio cinico della vecchiaia, tutte le strado portano al sogno, al
l’ utopia, alla fantasia che rinnega ogni cosa per volare nella verità dell'anima
o neiresplosione dello spirito: "Sai perché la nostra bandiera è rossonera? Ros
sa, per la battaglia; e nera, perché lo spirito umano è oscuro” (Hans INI. En-
zenherger).
La surrealtà pasoliniana di Uccellarci e uccellini’. travalica i meccanismi socia
li di controllo e di esclusione della parola/imniagine sui pubbliei/consumatori di
ogni grado sociale, mette a nudo i filamenti marci dell’ ordine del discorso ideo-
logico/religioso/eeonomico imperante, dicendo che “ ogni sistema di educazione
è un modo politico di mantenere o di modificare Fappropriazione dei discorsi,
con i saperi ed i poteri eh'essi comportano” (Michel Foucault).51 1 personaggi
del film pasoliniano. non solo Totò e ÌNinetto. ma gli artisti del circo, le putta
ne, i frati, i borghesi, la povera gente... sono parte di un linguaggio subordi
nato alla codificazione del potere. E siccome “ tutti siamo presi nella verità dei
linguaggi (Ronald Baiihes), i sistemi, teatri ideologici o dottrinari non sono
elle finzioni per manipolare e gestire il quotidiano della vita sociale. Il cinema
di Pasolini opera uno sfiguramento della lingua/immagine, sempre. Ecco per
di é critica e pubblico grideranno allo scandalo ad ogni debutto delle sue ope
re... perché non vogliono cbe qualcuno “ sfiguri la natura” (Roland Rarthes).
Pasolini ha compreso presto che i linguaggi seducono e modificano.
Proprio in Uccellarci e uccellini, Pasolini radicalizza ancora con più forza, il
concetto libertario che siamo il linguaggio che parliamo... e continua a picco
nare gli stilemi della cultura di massa che ripetono i contenuti, i disegni ideolo
gici. i dogmi religiosi, l’ allegria domenicale... cancellano le contraddizioni e va
riano in forme spettacolo sempre più uguali c superficiali, libri, film, trasmis-
Pi^r P a o lo Pasolini/Il cin em a in c o r p o
sino dei primitivi’*.5 4 II nudo biancore pasoliniano, veste il film di uno spie?*.,
dorè estetico clic investe nel profondo paesaggi e personaggi. Il montaggio ariu
micio dell’ opera e la ritrattistica degli interpreti... depongono il viaggio di Tote»
e JNinetto fuori dalla brutalità della cultura cinematografica corrente e il filnì
risulta un'elegia del sogno, come trasparenza del presente.
Il “ formalismo’' pasoliniano disvela il mito e lo libera nella poesia. Come Vige»,
Rocha o Stranb... ha una doppia natura: è insieme estremamente surreale
(soggettivo) e estremamente reale (oggettivo). Una certa faccia o un dato luogo,
una canzone o dei dialoghi... hanno un significato e allo stesso tempo ne con
tengono altri. Addirittura anche opposti o celati negli “ anfratti” del discorso,
della far eia o del gesto. Un gesto seguito da una certa angolazione ha un signi
ficato, ripreso ila un’ altra angolazione muta di significato. Una parola accom
pagnata da un’ azione ha un contenuto, sostenuta da un'altra azione, assume
altri percorsi significanti. L’ ambiente non si esprime solo attraverso le immagi
ni che lo compongono ma anche attraverso il saccheggio della memoria e dei so
gni. E per questo clic il cinema è un linguaggio artistico o è merce. Infatti, il ci
nema può essere parabola filosofica o mera riproduzione della realtà. Tutto
«pianto fissa la macchina da presa diviene frammento, restituzione tecnica, e
perciò poetica della realtà” (Pier Paolo Pasolini) e la forma finale dell'opera si
trascolora in poesia o in oggetto ili consumo occasionale. La lingua della prosu
sta al fondo del cinema, del teatro, del romanzo come operazioni
razionali/commerciali... la lingua della poesia esprime la fisicità onirica del-
1 autore che incrina/eontamina tutti i “ generi” e identifica la propria coscienza
con rintera umanità.
lìccellacci e uccellini, apre una nuova fase della cinevita pasoliniana ma ciò che
trasporta sullo schermo è sempre la stessa ferita originaria: resistenza/identi-
tà opposta alla cultura e l’innocenza/ragione che insorge contro la storia. Pa
solini sceglie Totò ‘"per quello che era” . E cioè, un “ napoletano povero con aria
da nobile, e non da piccolo borghese” (Pier Paolo Pasolini). Una faccia da
clown, ma non solo quella. Totò, infatti, non è qui “ Totò” ma un personaggio
del sottoproletariato napoletano allevato alla scuola della miseria. Abietto in
vece, “ radiava la pura innocenza della gioventù, contrapposta alla affettuosa
mente sciocca senilità di Totò” (Pier Paolo Pasolini). Incarnava appieno.
Prosceni) benessere del neo-capitalismo” (Pier Paolo Pasolini). Si preparava
ad essere un uomo normale, tale e (piale al padre. La maschera amara di Totò
attraversa 1 intero film. 11 comico è sarcastico, aggressivo, irriverente... ruoli
innaturali alla commedia di costume che aveva sino a quel momento interpre
tato. Chaplin non c entra nulla o poco (se non per il costume confezionato ila
Panilo Donati: una giacca da frac larga sui fianchi, pantaloni a strisce, corti fin
sopra le caviglie, un cappello schiacciato in testa e un ombrello chiuso, impu
gnato come un bastone). La straccioneria di Charlot è più sentimentale e più
ruffiana ili questa marionetta pasoliniana... per questo borghesi e proletari
piangono le stesse lacrime e per le stesse avventure del Vagabondo più infelice
Pi«*r P a o lo Pasolini/Il cinem a in c o r p o
c piu innocuo del mondo. Anche la faccia di pietra, malinconica, soffusa di ima
gaia tristezza di Blister Keaton, è lontana e poco ricorda i veleni, le credenze e
le scanzonate passioni del sottoproletariato figurato da Totò. Keaton è un’ico
na ironica che taglia in modo trasversale Finterà storia del cinema. E un per
ilente, con la faccia rivolta alle platee ““diverse” o contro un muro, resta sem
pre un “ rompicollo" del linguaggio istituzionale. II suo sogno/riscatto è Futo
pia. mai la stabilità piccolo-borghese (Cliarlot) o la rassegnazione (Stanilo &
Olito). E la Commedia dell'Arte quella che Pasolini fa resuscitare sulla faccia
«li Totò. E sulle ceneri del Totò/guitto, sorge Dario Fo, che ne sarà Finterpre-
to/erede più alto. Non coinvolto con il potere ma depositario di una satira cor
rosiva che mina alle radici ogni potere (questo non gli impedisce di ricevere il
Premio Nobel per la letteratura nel 1997). I saltimbanchi, i guitti, i giullari di
Pasolini (come quelli di Fo) escono dal Medioevo per conquistarsi sulla '"'piaz
za** il diritto dalla •“diversità” ... lo fanno con lo sberleffo, la risata, i doppi sen
si... e mentre tutti ridono affilano la spada che taglierà la testa al He. llg rom -
melot di Fo è molto vicino al tartufismo di Molière che Pasolini impone a Totò.
ho sproloquio onomatopeico di Fo si fonde col gesuitismo pasoliniano che Totò
interpreta con pregio (irripetibile) in Uccellacci e uccellini.
Ucce(lacci e uccellini è un pamphlet anarchico che si scaglia contro le costri
zioni del presente. Non ci sembra che nel suo film, Pasolini alluda a un “ senso
di disfatta e di disillusione [che] nasce in primo luogo dal contrasto tra la 'pu
lii esistenza’ di Totò e Ninetto, che stanno al mondo senza mai giungere a do
mandarsi né il perché né il “verso cosa’ della loro vita penosa, e la “pura cul
tura’ del Corvo, ingannata nella sua ottica di riscatto da una fede cieca nella
Storia che finisce per sottrarre veridicità ed efficacia alle proprie analisi poli
tiche; orinai incomprensibili agli effettivi destinatari del messaggio marxi
s t a 55 Quello che Pasolini ha buttato sullo schermo in Uccellacci e uccellini,
è una metafora sull*utopia come forza sciamanica clic guida Fuomo/donna ver
so i sentieri delle stelle... il passaggio degli ““uomini interi/estremi” , dalla cata
strofe alla libertà possibile. La pienezza di esistere, risplende nella misura che
cresce il deserto... i confini tra genuflessione e criminalità si confondono... gli
“uomini liberi” sono clandestini, stranieri, viandanti del sogno, in casa loro,
nelle loro famiglie e sulla loro terra. Totò e Ninetto figurano una ““geografia del
la taine” che non è solo quella che emerge alla periferia delle metropoli... è la
stessa fame endemica del Terzo M ondo... la società dei ruoli o dei simulacri è
riuscita a distruggere le culture periferiche e ad omologare ogni cosa ai detta
mi mercantili /ideologici delle ““aziende” multinazionali... ““nessun centralismo
fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consu
mi” .56 Più in profondità, nella ““favola ideoeomica” di Uccellacci e uccellini.
cogliamo Finvito alla rivolta sociale, alla messa a morte della civiltà neocapita
listica che ha inglobato tutto, anche il “ respiro degli angeli” e lo ha ridotto a
merce. Il corvo marxista di Pasolini, “ non è del tutto ancora liberato del cor
vo anarchico, indipendente, dolce e veritiero” (Pier Paolo Pasolini) che sta al
P in o B ertrlli
fondo o ne! cuore di ogni ribelle... non occupa nella società nessun posto che
non sia quello del - diritto alla dignità e airautodeterminazione “ L’educa
zione totalitaria non ha mai avuto lo scopo di inculcare convinzioni, bensì ({nel
lo di distruggere la capacità di formarne**.57 Con questo film. Pasolini si e bat
tuto contro ogni forma di tirannide clic annulla le libertà umane, le distrugge
con ordinamenti e leggi, le traveste con religioni c ideologie, le sopprime con
rinformazione e il mercato delle armi... ma non è detto che un pensieio/ordi-
namento sociale condiviso da molti, sia anche giusto. “ Affinché ci fosse un ini
zio, è stato creato Fuorno” (sant’ Agostino). Ciò che frana non va trattenuto ma
aiutato a franare.
In Uccellarci e uccellini. Pasolini va “ oltre la linea” di Ernst Junger e Martin
Heidegger e nella sua opera non c ’è il nichilismo “ come processo spirituale che
lo comprende in sé” , né la luce del pessimismo che “ comincia a risplcndere
quando illudo è più fitto che mai” .5 3 L’ utopia pasoliniana ha “ una stanza tut
ta per sé” 59 e coltiva l’ idea chassidiea che “ in ogni uomo c'è qualcosa di pre
zioso, che non si trova in nessun altro” ... e invita a comprendere queste paio
le: “ ama il prossimo tuo come qualcosa che tu stesso sei” .6 0 La felicità è sem
pre un esilio. L'amore è il frutto della vera gioia, perché “ la parola amore esi
ste” (Marguerite Duras). Uccellarci e uccellini è un film severo, elegiaco, una
sorta di viaggio ecumenico nel Paese del sottosviluppo e della fame. I rimandi
a Fellini sono di natura polemica, quelli a Butìlici di leggiadra fraternità ereti
cale. Non ci sembra proprio che qui appaia “ la lusinga del mondo della strada,
miserabile e commovente” , né tantomeno che le “ frammentarie esemplificazio
ni di un allegorismo irrisolto” (Adelio Ferrerò), affievoliscano Finvcttha. la
polemica, la bestemmia pasoliniana contro l’intero ordinamento sociali*. "La
compiacenza visiva di Fellini per cui Yimmagine fuoriesce dalla funzione e si là
pura, con tutto Fincantesimo che ne deriva” ( Pier Paolo Pasolini), non ha ind
ia di simile nell’ opera pasoliniana... dove Fellini è sempre eccessivo, sovracca
rico, lirico o violentemente veristico... Pasolini è magico, poetico, utopista,
realista... Fellini disegna il linguaggio schematico-sacrale dclFinfanzia perdu
ta... Pasolini figura l'anarchia eroica e tragica dei dannati della terra.
Uccellarci e uccellini è un film picaresco. II corvo è la cattiva coscienza della si
nistra storica. La sua voce (Francesco Leonetti) dipana una serie di metafore
politiche (mutuate da Franco Fortini) e dichiara: "Il mio paese è l’ Ideologia e
abito nella Città del Futuro” . Le parole del corvo si fanno aspre e preannuu-
ciano la fine delle grandi ideologie e delle grandi speranze... non dimenticando
di dire: "I maestri sono fatti pei* essere mangiali in salsa piccante” . TI film è mi
concentrato delle idee pasoliniane sul linguaggio degradato a merce, dove I"in
nocenza delle vittime viene assorbita dal dominio della cultura dei consumi.
Prima di essere arrostito, il corvo sentenzia rosi: wiSe gli operai non si decido
no a riprendere in pugno la bandiera rossa non ci sarà più niente da fare... Do
ve vanno gli uomini? Saranno nel Iut uro comunisti o no? Mah! probabilmente
non saranno né comunisti né non comunisti... Essi andranno, andranno avan
P ie r P a o lo Pasolini/Il cin em a in c o r p o
ti. neJ loro immenso futuro, prendendo dall'ideologia comunista quel tanto che
può esser loro utile, nelFimmensa complessità e confusione del loro andare
avtfiitr.ól Tutto varia a secondo delle turbolenze dei popoli e delle culture dei
tempi... la libertà dell*uomo non è legata all'onnivora potenza delle istituzio
ni... e lo spirito libero di ogni uomo si manifesta in primo luogo nella parola.
Gli dei e le stirpi di dei che governano l’ umanità... aspirano alla soggezione to
tale dell*uomo. L’organizzazione generale dei linguaggi, adeguati alFidcnlogie
dei consumi, tendono a trasformare la forza spirituale dei consumatori in sog
getti dairintelligenza mediata dai prodotti che essi stessi consumano.
Vccellucci e uccellini è un'opera che sconfina in terre senza confini e come la
poesia “ confessionale” di Walt Whitman, Sylvia Piatii o Anne Sexton... ricer
ea alle radici dell’ esistenza, la salvezza, la speranza e il dolore della società.
Pasolini qui è fortemente ambiguo. Ci sono due padri (Totò Innoeenti/Fratc
Ciroilio) e due figli (Ninetto Innoccnti/Frate Ninetto). Non c ’ è nessuna madre.
Solo una puttana con la quale fanno Famore (uno dopo l’ altro). L’ anarchia di
Pasolini è profonda. Disconosce la tradizione e non ammette che lo Stato al
lunghi le sue fauci sulla sua vita. Non si sente cittadino di un qualsiasi Stato né
membro ili qualsiasi nazione o comunità. E straniero ovunque. Le istituzioni
da chiesa, la monarchia, i ceti, le classi...) gli sono estranei c gli risultano osti
li. Egli non è né un educatore né un soldato, né un giudice, né un operaio... le
sue azioni materiali/intellettuali sono prima di tutto il rinnegamento del padre,
poi Fili umiliazione della vita. Su questi percorsi etici/filosofici, Pasolini rac
conta le picaresche dis/awenture di questo “ Don Chisciotte dai piedi piatti e
questo Sancito Panza in blue-jeans” (Barth David Schwartz) e mostra nelle lo
ro gesta, la sopraffazione dclFinnocenza e la violenza dell’ ideologia. Il suo filili
riesce ad esprimere in forma poetica, “ la ricerca degradata di valori autentici
In un mondo degradato” (Gybrgy Lukàes). E un messaggio socratico, che si
chiama fuori dai valori sprezzanti, imposti, omologati, di un mondo dove il for
te sfrutta e opprime il debole.
I. innocenza lunare di Totò e Ninetto è contrapposta alFapologia dell’ingiustizia
come essenza della vita sociale, la loro “ diversità” si riflette in ogni sequenza e
avvolge il film in una specie di favola stellare moderna, dove il pallore della mi
seria è il riflesso del disgusto di ogni potere. Pasolini filma una luna bianca, ma-
pica, infantile... accompagna la sua visione con i discorsi surreali di Totò e Ni
netto... verso la fine del loro cammino, (piando padre e figlio fanno l’ amore tra
I erba con una puttana... si chiama Luna. Il cammino comincia là dove finisce
il viaggio. La poetica dei corpi di Pasolini non contiene niente del post-impres
sionismo, come culto dell*oggetto, <‘he abbaglia le platee e la critica italiana nei
film di Luchino Visconti, Michelangelo Antonioni o Bernardo Bertolucci... e f/c-
cvllucci e uccellini si lira fuori da ogni imperativo morale o normativa dell’ im
pegno marxista... lascia fuori dello schermo anche i falsi pudori della pietà cri
stiana e va a ricostruire un mondo dove tutto ciò che è stato detto e fatto, è sta
lo rubato (con ogni mezzo) alla maggioranza indifesa delFumanità.
P illo Bertelli
i l i
P ier P a olo Pasoliiiì/Il cin em a in c o r p o
questa coscienza” (Enrico Ghez/.i).67 Fino all’ ultimo respiro del cinema, Pa
solini resta a fianco dei grandi poeti deirimmagine cinematografica (Stroheim,
Nlurnau, Ejzenstejn, Dreyer, Bresson, Vigo, Btinuel, Welles, Rossellini, Ro-
cluu Straub...) che hanno fatto dei loro sogni un immagine e dell’ immagine la
magia irripetibile dell'utopia.
La passione eversiva dell’ utopia pasoliniana, non rimanda per nulla ai film del
la crisi (La notte di Antonioni, 8 1/2 di Feliini. Chi lavora è perduto di Brass o
Is stagioni del nostro amore di Vaticini)... visti “ come testimonianze di un dis
orientamento profondo ma anche della tendenza a eluderne il problema, rifu
giandosi spesso nell’ idillio o nella commemorazione” .6 8 Lo sguardo eretico pa-
Miliniuno Ita un profondo rapporto con la libertà del singolo... e nel rifiuto di
ogni fatalismo mette fine allo spavento popolare, legittimando ogni forma di ri
tolta che debella in ciascuno la paura del potere. Aecattone/Straeei/Cristo/To-
tò... sono alle radici della radicalità sovversiva del sottoproletariato terzomon
dista... che spinge fuori dal cinema pasoliniano la ragione marxista e la ragio
ne borghese... la poesia dell’ Altrove di Uccellarci e uccellini non vacilla sotto
l'incubo di un pericolo estremo, spiega con grande amarezza perché la maggior
parte della gente sceglie la costrizione invece della libertà. Ricordando (con le
lacrime piene di rabbia dell’ autore), che la storia autentica non può che essere
fatta da uomini liberi, perché è l’ uomo libero che dà alla storia il destino clic si
merita. Marx oltre Marx, era il sogno pasoliniano di rovesciamento dell’esi
genza quotidiana. Così il corvo di Uccellacci e uccellini: - “ Uno spettro si ag
gira per l’Europa, è la crisi del marxismo. Eppure bisogna a tutti i costi ritro
vare la via della rivoluzione, perché mai come oggi il marxismo si è presentato
come unica possibile salvezza dell’ uomo. Esso salva il passato dell’uomo, sen
za il quale non c ’ è avvenire. Il capitalismo dice di voler salvare il passato, in
realtà Io distrugge: la sua conservazione è sempre stata una manutenzione da
museo, cretina e distruttrice. Ma oggi la rivoluzione interna del capitalismo
rende il capitalismo così forte, da fregarsene del passato” —. Il senso del pecca
to conferma la frusta, il respiro della felicità comporta lo spirito dell’ esilio. E
ancora il corvo —“ Ali borghesia, hai identificato tutto il mondo con te stessa;
questa identificazione segna la fine del mondo; ma la fine del mondo sarà an
ello la tua!” —. Tutte le preghiere sono false, perché falsi sono gli oracoli,
ha lotta politica di Pasolini non è tanto contro i simulacri della fede o gli scran
ni dell'ideologia, “Taccento di Pasolini batte drammaticamente sulla crisi del-
I individuo più che sulla crisi della società” (Alberto Asor Rosa). Tu qualche
modo è la stessa posizione da straniero del “ marxismo al potere” , che farà di
bvurgy Lukàes uno degli autori/teorici del “ pensiero marxiano” più seguiti dei
movimenti extra-parlamentari del '68. Tutte cose, idee, osservazioni socio-po-
liliche che si ritrovano nei libri dei pensatori anarchici/libertari più importan
ti. La parola —Anarchia - viene il al greco (an -arehè) e significa assenza di co
niando. di a u t o r i t à o guida. Max Stirner, Pierre-Joseph Proudhon, Charles
l’ourier. Michail Baluinin, Errico Mala testa, Carlo Pisacane. Carlo Caberù,
F in o B ertelli
A metà degli anni *60, viveva nella “ terra del cinema” un uomo di nome Pier
Paolo Pasolini... si mise a teorizzare un “ cinema di poesia” o un “ cinema come
semiologia della realtà” ... la bestemmia fu imperdonabile. Non è cosa nuova.
Basta leggere una “ breve storia del mondo” ? I adatta ai bambini, per com
prendere clic tutti i portatori delle "buone novelle” sono stati gli “ angeli cadu
ti” delle favole vere che hanno annunciato, anticipato, tracciato il cammino al
progresso dell'umanità. Pasolini sosteneva un cambiamento del linguaggio ci
nematografico at/traverso il “ discorso libero indiretto della macchina da pre
sa... vale a dire l'identificazione dell’ autore come alter-ego del personaggio che
filma e i risvolti psicologici che ne derivano... il “ cinema di poesia” che teoriz-
P ier P a o lo Pasolini/H cin em a in c o r p o
•/ava, si strutturava come una “ soggettiva libera indiretta"', una specie di di
scorso interiore per immagini, suoni, parole... che la letteratura aveva già spe
rimentato col surrealismo o con i grandi poeti immaginali (Leopardi, Whilman,
poe. Rimbaud, Penna, Majakovskij, Pound, Kerouae, Ginsberg...). Per Paso
lini far sentire la “ macchina da presa", significava come per questi poeti, “ far
sentire" la penna o, più ancora, la poetica del sogno clic fa della realtà un vuo
to a perdere o un atto estremo di coraggio. “ La lingua scritta della realtà" era
i>ià cinema, non solo per Pasolini, ma anche per Vigo, Buiiuel, Godard, Ejzen-
stejn, Welles, Straub, Ilerzog, Cassavetes, Rossellini, De Sica, Kicslowski o De-
liord... che hanno rivoluzionato tutte le forme/tecniche prestabilite della mac-
ehina/cinema... dal piano-sequenza, al montaggio parallelo o metaforico, dal
l'impiego attorale (interpreti = corpi, volti, frammenti di vita quotidiana)... al
le contaminazioni lessicali o interpunzioni hlasfemiche (cartelli, slogans, paro
le. vuoti bianchi, schermo nero...) ed hanno colpito al cuore dello schermo,
mostrando le rovine e gli splendori della “ Fabbrica dei sogni".
Pasolini distingueva tra “ Langue" e “ Parole". Sosteneva che la “ langue" è
un'astrazione, perché in effetti conosciamo soltanto concatenazioni di ^paro-
ics". Dal momento che la “ langue" è divenuta forma di un codice e di una gram
matica (aggiunge Pasolini), allora è radicata nella realtà, è concreta. Se nel
campo della “ langue" tutto si risolve nella ragione fredda di un codice, sul ver
sante del cinema o del “Rhulinguistico" (come la ha definito Pasolini), la ragio
ne non ha ancora compiuto questo lavoro d'insieme. Così, Pasolini: -"C o n o
sciamo i “ filma" (come conosciamo gli uomini o le poesie), ma non conosciamo
ii cinema (come non conosciamo Vumanità o la poesia). Oppure, se un po' sap
piamo cos’ è il cinema, lo sappiamo in quanto cinema-industria, o in quanto ci
nema-fenomeno sociale: come cioè, se conoscessimo una “langue' in quanto fat
to strumentale senza sapere che cosa essa è" - .7 2
11 “ cinema di poesia" è frammentario, contiene salti linguistici, violenze lessi
cali... individua le "unità di seconda articolazione negli oggetti reali di una in
quadratura" (Adriano Apra e Luigi Faccini) che Pasolini chiama - “ cinemi'’ -
(che non è una questione di stile) ma una “ lingua scritta detrazione... E la se
miologia della realtà che bisogna fare!... un linguaggio simile in qualche modo
al linguaggio orale degli uomini: il cinema è così —attraverso la sua riprodu
zione della realtà —il momento scritto della realtà".73 II cinema dunque è una
'lingua che non si allontana mai della realtà" (Pier Paolo Pasolini) ma la ri
produce, la reinventa. Per Pasolini dunque, il cinema è un “ infinito piano-se
quenza", che ha lo stesso rapporto che c'è tra la lingua orale e la lingua scrit
ta. Ma è uno “ piano-sequenza" spezzettalo, interrotto da inquadrature dissi
mili... accelerate, fisse, in movimento... che vede nell’ inquadratura un '“ mone-
ma'' linguistico di “ prima articolazione". Ogni inquadratura è composta da un
florilegio di cose, oggetti, segni... che per analogia con i “ fonemi", Pasolini li
chiama “ cinemi". Gli fa eco Roland Barthes e, eom'è suo costume, non ha mez
zi termini (cari ai cattedratici italiani): “ Il cinema è un'arte metonimica... La
Pino Bertelli
natura della sua lingua non è seguirà, ina figurale: la stilizzazione che porta al
la scrittura come alfabeto, non è una stilizzazione dei sogni, ma dei sintagmi,
cioè del montaggio"".74 TSel cinema, più di ogni altra arte, si possono sconvol
gere c reinterpretare le opere per mezzo del montaggio... mescolando. liner-
tendo, togliendo sequenze (sintagmi) secondo un dis/ordine creativo, si può fa
re del film un cinema di poesia.
Il “ cinema di poesia’ ' che auspicava Pasolini non era né riguardava necessa
riamente 1■avanguardia di qualche cosa o movimento artistico... un “ film di
poesia’’ poteva giocare sulla sostituibilità delle inquadrature, montate, « ostrui
te, assemblate secondo un seguito lirico e per niente narrativo oppure una se
rie di inquadrature metaforiche, ognuna compiuta in se stessa. “ Il linguaggio
della realtà — dice Pasolini — , fin che era naturale, era fuori dalla nostra co
scienza: ora che ci appare "scritto’ attraverso il cinema, non può non richiede
re una coscienza. Il linguaggio scritto della realtà, ci farà sapere prima di tut
to che cos’è il linguaggio della realtà: e finirà infine col modificare il nostro pen
siero su di essa, facendo dei nostri rapporti fìsici, almeno, con la realtà, «lei
rapporti culturali” . 75 II segno, col cinema - Pimsegno - , riacquista (secondo
Pasolini) la sua arcaica forza del suggerire eideticamente, attraverso la \iolen-
za fisica la riproduzione della realtà. Pasolini considera il cinema una vera e
propria ""lingua” . E il ""discorso libero indiretto”’ (mutuato dalla sua attività di
romanziere) applicato al film, gli permetteva di sperimentare una miscelazione
linguistica per immagini... il carrello indietro che scopriva, rivelava una storia
laterale al personaggio narrante, certe parole legate al primo piano che indica
vano altro da ciò che il dialogo avrebbe richiesto, la “ lentezza sacrale di una
panoramica o la vertigine del taglio secco di un gesto” (Luigi Faccini)... lo
proiettavano in una libertà espressiva, in una sintesi soggettiva della realtà che
negava se stessa per restituire un “ reale” sognato, dove gli elementi segnici del
la realtà rompevano con le categorie già esistenti della conoscenza.
La macchina da presa poteva dunque, “ tradurre espressivamente la realtà: e
che l’ obbrobrio tecnico gli permetteva la conservazione dello stilema preferito,
di quel singulto sentimentale e irrazionalmente dialettico che ha nome di sine-
cesi. E possedere finalmente la realtà apparente e deformarla, nell'esigenza
espressionistica che si estenua nella ricerca” .76 Un’ idea del cinema diveniva
così mi idea del mondo. La ripetizione di un’ immagine, la ripresa anaforica «li
un frammento, una serie eli piccole sequenze apparentemente distanti tra lo
ro... “ sono fatti stilistici che qualunque cinematografaro usa con la massima
semplicità e incoscienza” (Pier Paolo Pasolini). Se con siile ri amo il cinema una
vera e propria “ lingua” e non più o solo una semplice tecnica, “ il film appare
come una ipotesi istintiva, poetica, eventuale, di cinema del cinema” (Luigi
Faceini). Uccellacci e uccellini, più di ogni altro film di Pasolini. **è la coscien
te necessità della lingua cinematografica; la fusione di poesia e comunicazione:
la rappresentazione «li un se stesso astratto storicamente; la rappresentazione
di una realtà cui la passione ideologica precedente non si attaglia più (perso-
P ier P a o lo P asolin i/!! cinem a in c o r p o
L .
P ino B ertelli
co vita, di Federico Fellini. I contributi per una “ semiologia del cinema veti*
gono in quegli anni da più parti. La significazione cinematografica studiata da
Christian Metz, incentra le sue analisi sulla “ denotazione” e la “ connotazione*.
La “ denotazione” si esprime nell’ analogia, “ cioè nella simiglianza percettiva
del significante e del significalo. Questo, tanto nella colonna visiva (= l'imma
gine di lui cane somiglia ad un cane) clic nella colonna sonora’ (= lo sparo di un
cannone in un film somiglia ad un vero sparo di cannone). C’ è dunque l'analo
gia iconica e l’ analogia auditiva: il cinema è un derivato della fotografia c del
la fonografia, le quali sono, entrambe, tecniche moderne di duplicazione mec
c a n i c a 81
La “ connotazione” cinematografica è sempre di “ natura simbolica: il significa
lo motiva il significante ma lo supera. La nozione di superamento motivalo può
servire a definire quasi tutte le connotazioni filmiche. Analogamente. si dice
che la croce è il simbolo del Cristianesimo perché se da una parte Cristo è mor
to su di una croce (= motivazione), ci sono d ’ altra parte molte più cose nel Cri
stianesimo che in una croce (= superamento). Un esempio semplice: il bacio fi
nale tra l’ eroe e l’ eroina in un film, significa chiaramente che essi si sposeran
no e che tutta una vita in comune li attende. Evidentemente, non a caso, il ba
cio simbolizza Famore, ma c ’ è mollo di più nell’ amore che in un bacio. Anche
le più sottili e le più ingegnose connotazioni filmiche sono fondate in ni lima ana
lisi su questo principio” .82 La “ connotazione” non è altro che la forma della
“ denotazione” . L’immagine cinematografica contiene il pensiero di un autore.
E un segno, una marca, una traccia della memoria storica di qualcuno, di qual
cosa che nel tempo acquista valore o resta soltanto un frammento di “ cronaca” .
E quanto, in fondo, ritroviamo nelle grotte preistoriche, nei geroglifici egizia
ni, nelle scritture primitive o in quelle iconografiche dei nativi d America.
Un film, lo si voglia o no, riflette il punto di vista sociale e politico del suo au
tore. Il cinema a poco a che fare con il film... “ la caratteristica del cinema è di
integrare le significazioni più disparate in una composizione cinematografica;
che la peculiarità del cineasta consiste nel fa r e del cinema (e non solo nel fa re
dei film) con tutto ciò che egli trova; che non basta aver molte cose da dire per
fare buoni film [Michelangelo Àntonioni], ma che bisogna essere capaci di far
le uscire dallo schermo e di pensare cinematograficamente” [Jean-Luc Go
dard].83 La banalità di un film divampa quando la combinazione dei codici
usati riflette, rispecchia, riproduce meccanicamente i “ valori” del Codice vi
gente. Non saremmo proprio certi (come Christian Metz) che un “ film è bana
le quando lo spettatore, vedendolo, prova un insieme di impressioni che si ri
assumono nella dichiarazione clic il film è banale” .8 4 Siamo più portati a pen
sare che lo “ spettatore planetario” difficilmente va oltre la lettura primaria del
film e quello che vede sullo schermo si conforma al ciò che ha già nella testa.
Ecco perchè “ abbiamo l’ arte per non morire della verità” (Friedrich Nietz
sche).
11 cinema è uno sguardo insolente sulla realtà o la celebrazione del banale mer
P ier P au lo P a solin i/!! cin em a ili c o r p o
la realtà, che permangono, riprodotti nel sistema linguistico. —i quali sono de
cretati. illimitati, e unici per tutti gii uomini a qualsiasi nazionalità apparten-
gano".88 Dal cinema nessuno esce innocente.
Al cinema anche l innoeenza è colpevole. Al botteghino, lo spettatore, insieme
con il biglietto d ’ ingresso, paga anche "il prezzo di una espropriazione della
propria identità*" (Liborio Termine) e nel buio della sala accade il “ miracolo de
risorio del cinema*' (Felix Guattari), che consiste in pochi attimi di piombare
nella dolcificazione “ manifatturata" del “ gusli/valori" correnti o di scoprire
^incoscienza deiretcrnità rovesciala e messa a nudo dal cinema di poesia. Le
ombre colorate che “ bagnano*’ lo schermo sono simulacri, modelli, fantasmi...
di una reale (sistema) dominante che invitano alla conciliazione ed evocano una
“ terra promessa" della felicità <h ciascuno e di tutti... ma anche nel più lurido
film commerciale ei possono essere momenti che modificano le '"concatenazioni
del desiderio" e li Vil cinema diviene “ una macchina rii liberazione del desiderio"
(Felix Guattari). Ed è proprio lo studioso francese ad introdurre nella lettura
del cinema una “ semiotica a-significante" in grado di liberare gli sguardi dalla
“ subalternità della dittatura clic il potere esercita sul discorso" (non solo cine
matografico). Più semplicemente. “ le significazioni, al cinema, non sono codi
ficale «Erettamente in una macchina che incrocia assi sintagmatici e paradig
matici: gli vengono in un secondo tempo, dalle costrizioni esterne che Io mo
dellano. Se il cinema muto— è riuscito a esprimere in modo molto più intenso
e autentico di quanto abbia fatto il cinema sonoro le intensità del desiderio nei
loro rapporti con il campo sociale, non era perche era meno ricco sul piano dcl-
Fespressione, ma perché il copione significante non aveva ancora preso pos
sesso dell'immagine... successive del sonoro, del colore, della televisione, eco.,
in quanto arricchivano le possibilità di espressione del desiderio, hanno latto
sì «die il capitalismo s’ impadronisse del cinema e se ne servisse come «li uno
strumento privilegiato di controllo sociale".8 9 Anche Roland Barthes «lice rhe
il cinema, fin dalla nascita, è stato legato alla macchina economica delFimpero
della merce, ed ha poco a «die vedere con Farle dell’ “ inipero dei segni natura
li". La “ via sintagmatica" del cinema - per Barthes - passa attraverso la meta
fora, “ che è il prototipo di tutti i segni il cui senso si sovrappone (/se recom re I
perche entrano in contiguità, si potrebbe dire in contagio... si è tentati di dire
clic al cinema ogni montaggio, cioè ogni contiguità significante, è una metoni
mia e. dato clic il cinema è montaggio, che il cinema è un’ arto metonimica (al
meno per ora )".90
11 cinema, specie quello che si - chiama fuori - dal prodotto di massa, resta un
«liscorso profondo sulla storia. La "lingua-azione" del cinema, della quale par
la Pasolini, ha senso, dice Umberto Eco. se al termine “ azione" si attribuisce
“ non un significato «li 'processo fisico che ha dato origine a oggetti-segni, che
riconosciamo come tali* (quei segni, appunto, di cui parla Lévi-Strauss '«pian
do interpreta gli utensili «li una comunità come elementi di un sistema di co
municazione che è la cultura nel suo complesso’ ), bensì quello «li Sresto si «'nifi-
P ier P a olo Pusolini/ll cin em a in c o r p o
*enso. sui linguaggi disvelati del cinema e, in alcimi casi, hanno raggiunto bril
latili risultati accademici... quello clic è mancato loro è di collegare l'analisi
timi turale con ciò che non va al mondo.
11cinema è “ stato legato fin dalla nascita ad una società nella quale i segni non
sono dichiarati, una società di segni vergognosi. In clic modo il cinema può li
berarsi dalla società nella quale è nato, come può risolvere quieto problema dei
segni manifesti o vergognosi, come può uscire dal modello naturalistico dell*ar
te borghese, come può passare a un ordine di segni volutamente arbitrari, in
una parola: come può diventare una arte?... disalienare il segno manifestan
dolo. manifestando il codice di cui esso fa parte, mi sembra essere oggi il com
pito veramente politico* insito sulla parola, di ogni arte nuova’ '.9 8 La retori
ca clelPininiagine è utile al suo rovesciamento e contaminazione... fare ilei ci
nema non significa solo fare dei film... la semiologia studia la forma del film e
se vuole veramente andare al fondo delle idee/cose clic agitano la storia dei sa
peri (leirumanità. non può fare finta di non sapere ehi sono i “ padroni della
lingua" e delle microfisiche dei poteri audiovisivi... dimenticare che la forma
non è ciò clic si oppone al contenuto ma, anzi, è ciò lo rivela. La forma del con
tenuto è altrettanto importante quanto la forma del significante.
1. autore di cinema - scrive Pasolini - non ha un “ dizionario di ferro” (come lo
'•fritture), ha una possibilità infinita: “ non prende i suoi segni (im-segni) dalla
teca, dalla custodia, dal bagaglio: ma dal caos, dove non sono che mere possi
bilità o ombre di comunicazione meccanica e onirica. Descritta dunque topo
nomasticamente, l’ operazione dell’ autore cinematografico non è urici, mti dop
imi. Infatti: 1. egli deve prendere dal caos Firn-segno, renderlo possibile, e pre
supporlo come sistemato in un dizionario degli im-segni significativi (mimica,
ambiente, sogno, memoria); 2. compiere poi Foperazione dello scrittore: ossia
aggiungere a tale im-segno puramente morfologico la qualità espressiva indivi
duale” .99 La “ soggettiva libera indiretta” pasoliniana esprime dunque 1 ano
malia radicale di ogni film (lo stato d*animo interiore dell’ autore e la rappre
sentazione delle sue idee sullo schermo)... La “ lingua della poesia cinemato
grafica” (Pier Paolo Pasolini) è lo “ stile” di un autore, l’ aurora e il sole di mez
zanotte dei suoi sentimenti profondi, delle sue passioni estreme, dei suoi sogni
più disordinati che portano nel cinema la vita e fanno del cinema la vita.
Pasolini àncora F“ empirismo eretico” del cinema (Funiversalità dei segni) alla
realtà quotidiana intesa come “ langue” ... e di fatto si contrappone alle lezioni
•li semiologia delle comunicazioni visive che in quegli anni fioriscono sulle cat
tedre universitarie di estetica e di semiotica... Umberto Eco. Gianfranco Bet
tetini o Emilio Garroni 100 tracciano percorsi decisamente antitetici alFassun-
U) pasoliniano, per il quale le tecniche audiovisive sono parte importante del
Costume (repressivo) delle società neocapitaliste, ed è attraverso Fuso sapiente
di queste tecniche che i padroni delFimmaginario collettivo rendono ogni segno
un simulacro che ciascuno assume a viatico della propria esistenza... Pasolini
diceva che dobbiamo lottare per disvelare F“ innocenza della tecnica, fino al
Pino B er lei li
uveiti). 102 fa uomo non ha nessuna possibilità di salvezza se non nella corsa
in avanti, verso 1 Utopia. i\on è la rivoluzione che porta la felicità, perché nes
suna rivoluzione infatti, "per quanto abbia aperto le porle alle masse dei po
veri, fu mai avviata dai poveri, come nessuna rivoluzione* per quanto diffusi
potessero essere in un determinato paese il malcontento e persino la cospira
zione. fu mai il risultato di una sedizione” . 103 Là dove i rivoluzionari che han
no strappalo il potere ai generali, ai tiranni, ai despoti di ogni risma... si sono
poi sostituiti a loro ed hanno perpetuato Lingiustizia, la discriminazione, il eri-
mine... eoli gli stessi mezzi. Ciò elle fa più paura al Potere è la rivolta, la som
mossa. lo strappo radicale... perché "dieci uomini che agiscono insieme posso-
ii<> farne tremare centomila disuniti” ( Hannah Arendt). K lo spirito dell*Utopia
che insorge contro ogni forma istituzionalizzala della felicità. Tutte le rivolu
z i o n i iniziano nella strada e finiscono in parlamento. E lì muoiono (insieme al
rratica. La terra vista dalla luna e Che cosa sono le nuvole?, sono due favole
in l’orma di "utopia comica'' che Pasolini appronta contro la mediocrità cosmi
ca dell'insieme sociale. In La terra vista dalla luna. Totò e Ninetto Davolj so
no ancora protagonisti di un viaggio verso il Nulla. 11 richiamo di Pasolini al ci
nema muto chapliniano è dichiarato. La sceneggiatura di questo breve film,
venne elaborata sottoforma di fumetti. 107 Totò è un p o' Pampnrio (del Cor
riere dei piccoli) e un po' llarpo Marx (di Una notte sui tetti). Ninetto è una
specie di macchietta artifìeiata/disarticolata che nulla aggiunge e nulla toglie a
ciò che aveva interpretato in Uccellacci e uccellini. I travestimenti (gli uomini
sono donne, le donne uomini), il trionfo del kitsch della baracca, la desolazio
ne di una realtà spostata nell'assurdo, nel non-senso... compongono una giul-
larata cinematografica di grande respiro poetico. Petraglia si è accorto del con
trario. e cioè che La terra vista dalla luna è soltanto uadoperimi narcisistica...
"lo sperimentalismo che in essa prende corpo (c che in piccola parte riflette le
contemporanee elaborazioni in sede teorica) mette Pasolini in contatto con una
nuova mistica, assai più pericolosa della prima, quella che trovava nel sotto
proletariato una religiosa sacralità di corpi e figure’". 108 Vero niente. TI ‘bre
ve film" di Pasolini (molto attaccato dalla critica), si presenta invece come un
piccolo trattato sulla solitudine c Pineomunicabilità deUTiomo "comune ...
una specie di mondo alla fine del mondo... ancora un viaggio all interno rii
quella periferia-mondo che è la società di massa.
Li
L A T E R R A V IS T A D A L L A L U N A
1966-1967
sceneggiatura a fumetti
E C C O ! E c c o . v e d i. B a c iò , io c i ò .m u o ia q u a lc h e — V o i c h e n o ' la tr o v i ’u a d o n n e t t a , c h e s 'a c c o m p a g n a
.a m ie* i3 i a sp o ra . I o l o Ione», il d e M in o ... So* im p ie g a t o c o ' m e ... C h e m e fa a m e d a tu o je e a te d a m a d r e ...
< e r c o m u n e . n.t ca se tta c e l'h o ... B i n i l o p r o p r i o p r o p r i o Eli si. c a r o m io . n o i d o b b i a m o p e n s a al n o s t r o a v v e n ire
m in m e p a r o ... 1 1
S p et ta lm e n te al tu o !
— N o : B r u tto n u n c e sei!
— S ì, e d o v e la tr o v i n 'a ltra b ra v a c o m e m a m m a !
— E h lo s o ! C o m e le i n o ! P e r ò ... l 'i m p o n a n i c è c h e .
c o m u n q u e , c e p ia c c ia a tutti d u e !
P i l l o B e r t e l li
— A le c o m e le p ia c e ?
— M ora.
— I o in v e c e b io n d a !
— \ a b e b ! b a s ta c h e ritiri c r o s c ia !
?/■
1 it?r r u o lo I uso Imi/Il cin em a in c o r p o
— A li — .-Vìi (E L E I Z I T T A ) — A l l o r a , m e te s p o s o .
— P a pà ! M a è s o r d o m u t a !
— A a h ...!
Q u a si s u b ito d o p o ... — M ia o — M ia o
— V o i , A s s u r d a C a i, v o l e t e p r e n d e r e in l e g i t t i m o s p o s o , — C i a n c i c a t o M ia o ?
il q u i p r e s e n t e C i a n c i c a t o ... N e lla c h ie s a c 'e r a s o l o u n g a t t o ... M ia a a o ...
— M ia o — M ia o ? — M h ! (s i).
— E v o i , C i a n c i c a t o M ia o , v o l e t e p r e n d e r e in le g it t im a a p o s a ,
la q u i p r e s e n t e A s s u r d a C a i?
-Si
— B o n a sera !
M ia o .
C o n la f i s a r m o n i c a a l in c e a in v e c e d e l v i o l i n o ...
- V a p e n s i e r o s u ll’ ali d o r a t e ...»
Pillo Bertelli
Itì nuvole? è un racconto. una riflessione. mi disperato gesto di umanità sid rap
porto che intercorre tra la \ita e la morte, tra l'apparenza e la verità, tra il nul
la e Famore. Questa volta Pasolini scomoda Shakespeare e la tragedia ili Olii pi
lo. Tutto arcade sul boccascena e dietro le quinte di un piccolo palcoscenico ili
teatranti girovaghi. Le marionette sono uomini-pensanti e li manovra il burat
tinaio-artigiano che li ha costruiti. La messa in scena è sempre identica, ogni
sera, ogni giorno della loro vita... il loro spazio non ha ne tempo né sogni che
non siano ciò che ogni sera rappresentano di fronte a un pubblico/società clic
li ascolta ma non li capisce. Ed anche le inarionettc/uomini non capiscono il
mondo esterno, la realtà che accade al di là del palcoscenico.
Il film si apre con un '"immondezzaro*’ (Domenico Modugno) clic canta una
struggente canzone d'amore nel retro di un teatro popolare dove sta per ini
ziare la tragedia di Othello. Le marionette sono parlanti, un p o’ uomini un po'
pupazzi. C'è Jago (Totò). Cassio (Franco Franchi). Desdeinona (Laura Betti).
Bianca (Adriana Asti). Roderigo (Ciccio Ingrassia), Carlo Pisaeane (Brahan-
zio). Luigi Barbini. Mario Cipriani. Piero Morgia (burattini)... il puparo
(Francesco Leonetti) armeggia con l'ultima marionetta. Otello (Ninetto Cavo
li). per dare inizio allo spettacolo. Il canto dclP'iminondczzaro" incuriosisce
Otello c chiede agli altri cosa sia quel suono c chi sono loro... poi mosso dai fi
li del marionettista recita la propria parte. Jago trama alle spalle dell ingenuo
Otello c idi
c
la credere che Desdemona Fila tradito. Il dubbio attanaglia —
Otello
ma la perfidia di Jago vince. Otello crede clic Desdemona ami Cassio perche è
di pelli' bianca e non quel "negri» porco zozzo (ilice Jago) e s infuria... intan
to il pubblico comincia a fischiare contro la rappresentazione... tra le quinte
Otello piange e chiede al puparo - "A sor maestro', perché devo crede nelle co
se che me dice Jago, perché so cosi stupido? —. 11 marionettista gli risponde in
maniera salomonica... "Forse perché, in realtà, sci tu che vuoi ammazzare De-
sdemona” . Stupito Otello chiede: "Come? lo voglio ammazzare Desdemona? E
perché?’ ’. 11 burattinaio: "'T orse perché a Desdemona piace essere ammazza
ta". Otello/ÌN inetto si chiede allora: ’SMa qual'è la verità? E quello clic penso io
de me. o quello che pensa la gente?' . Otello è confuso. Toto/Jago. che dietro le
quinte è saggio e buono, gli dice che la verità è quello che ciascuno sente, se si
ferma ad ascoltarla dentro di sé... ma appena la nomini, non c'è più, svanisce
nel nulla. Otello sta per uccidere Jago, il pubblico irrompe sul palco e Otello e
Jago vengono linciali. Cassio c Desdemona sono portati in trionfo. Le altre ma
rionette. in fila, appese a un'asse nel retrobottega, piangono la morte dei loro
amici. L'"inimondezzaro” carica Jago c Otello su un camioncino sgangherato,
tra mucchi di rifiuti... le marionctte/uomini si guardano attorno spauriti...
r"im m ondezzaro" scarica il camioncino nelFimmondczzaio e quando Jago e
Otello vedono il ciclo per la piima volta, scoprono anche che esiste un altro
mondo... e «marciando quel cielo azzurro, graffiato da alcune nuvole biancjie,
dicono:
Otello ~ ’Tiiiih che so quelle? -
Pino B ertelli
ine nel cuore «Ielle platee popolari e una cascata di film brutti, da buttare. Re*
stano gli incontri proficui con Giuseppe Amato —ìvonne la nuit (1949). Fai nar
do Do Filippo —IKapoli milionaria ( 1950), Steno e Mario Monicelli —(ritardi# e
ladri... ma la scuola della miseria di Potò, esce dalle opere di Roberto Rosse!-
bui — Dov è la libertà? (1952). Vittorio De Sica —L'oro di i\apoli ( 1954). Al
berto Lattinola - La mandragola (1965). Pier Paolo Pasolini - Uccellarci e uc
cellini e La terra vista dalla luna... e non ci sembra poco.
La sua arte. Totò Faveva imparata nella strada, e tra le tante sciocche//»- che
aveva detto o rilasciato in copiose interviste, e’ è un'affermazione importante c
profonda sull"origine della sua comicità: “ lo so a memoria la miseria, e la mi
seria è il copione della vera comicità. Non si può far ridere, se non si conosco
no bene il dolore, la fame, il freddo, l'amore senza speranza, la disperazione
della solitudine di certe squallide camerette ammobiliate, alla fine di una reci
ta in un teatrucolo di provincia: c la vergogna dei pantaloni sfondati, il d« -i«Ie
ri o di un caffellatte, la prepotenza esosa degb impresari, la cattiveria del pub
blico senza educazione. Tnsomma non si può essere un vero attore comic»* >cn-
za aver fatto la guerra con la vita” .118 Quando Pasolini andò a trovarli» nel
la sua casa per parlare di Uccellarci e uccellini... Totò era sconcertato. Mia -ua
compagna. Franca Faldini. gli confidò i suoi timori di non riuscire a fare un
film così importante: "“io lo so, con i Vecchioni mi ci piglio poco, sono t r o p p o
puttaniere’ . Pasolini era accompagnato da Ninelto Davoli. “ inguantato in un
paio di jeans sudici dalla patta stinta” (Franca Faldini). Pasolini e Tot»» si
scambiarono timidamente le loro idee. Dopo un oretta, «pianilo il regista « \i-
netto si congedarono, “ Antonio con un sospiro di sollievo, afferro una pompa
di DD T e lo spruzzò sul posto occupato da Ninetto esclamando: "Porca n u t
ria, i jeans zozzi ini fanno sellilo. Mica dico che uno debba mettersi in frac ma
almeno, se proprio l'esterofilia gli impone di portarli, che siano di Inna
to! M 1 9 T«)tò era anche questo.
Dopo la sua scomparsa. Telò fu imbalsamato di lodi sperticate e i restauratori
«Iella cultura italiana passarono dallo scorticamento alla celebrazione. Non tut
ti. Pasolini era convinto che i suoi film degli anni 550. erano “ tutti orribili,
squallidi e volgari (Pier Paolo Pasolini) e non ci voleva molto a vedere che in
quella robaccia Totò replicava se stesso fino al limite della sopportazione. A
Pasolini ciò che importava però, era quella cultura sottoproletaria clic a\< \a
sulla pelle, nei gesti, nei lazzi... che veniva direttamente fuori dai vicoli di Na
poli. Toto era una maschera comica e tragica insieme, una specie di Pulcinella
clownesco, una “ marionetta disarticolala” e un p o’ crepuscolare che figurava
la poesia della sopravvivenza del sottoproletariato di ogni parte della terra.
Pasolini è il solo che sceglie Totò per decodificarlo dallo statuto della comicità
ridanciana che gli hanno affibbialo (arricchendo molti produttori) e della «pia
le lui ne va fiero... l’ attoralità di Totò “ era il codice del comportamento deb
rinfililo borghese italiano, della piccola borghesia portata alla sua estrema
espressione di volgarità <* aggressività, di inerzia e di disinteresse culturale'’
P ier P a o lo Pasoliiii/D cinem a in c o r p o
(Pier Paolo Pasolini) e il consenso del pubblico era lutto spostato verso que
st'interpretazione superficiale d* in trattenimento.
Nei film eh e Totò gira con Pasolini, loto-marionetta muore e lascia emergere
l’ antica maschera «.Iella commedia dell arte... Pasolini gli cancella ‘'tutta la sua
cattiveria, tutta la sua aggressività, lutto il suo teppismo, tutto il suo ghignare,
tutto il suo fare gli sberleffi alle spalle degli altri. Questo è scomparso comple
tamente dal mio Totò. Il mio Totò è quasi tenero e indifeso, come un implume,
è sempre pieno di dolcezza, d povera fisicità, direi. Non fa le boccacce dietro a
nessuno. Sfotte leggermente qualcuno, ma come un altro potrebbe sfottere lui,
perche è nel modo di comportarsi popolare quello di sfottere qualcuno, ma è
una sfottitura leggera e mai volgare’" (Pier Paolo Pasolini). 120 Quando Totò
parla della sua carriera è solare: “ Sono ormai alTctà in cui si tirano le somme,
e non ho fatto nulla. Sarei potuto divenire un grande attore, e invece, «li cento
e più film ehe ho girato, ve ne sono degni non più di cinque. Ma anche se fossi
diventato un grande attore, cosa sarebbe cambiato? Noi attori siamo venditori
di chiaechere. Un falegname vale certo più di noi: almeno il tavolino ehe fab
brica resta nel tempo, dopo di lui. Chi parla oggi «li Petrolini? Gli attori, si sa.
scrivono sulla sabbia: basta un’ ondata piccola piccola per cancellare la sua
opera. L’ attore cos’è? Non è nessuno, un cantastorie... Che cosa rimane di noi?
Niente. Chi siamo noi?... Siamo come una cosa voluttuaria che proprio per
questo non è indispensabile... Non si può fare a meno del pane, ma di andare
al cinema sì” . 121 Lo scetticismo della sua ragione è condivisibile. Nel cinema
pasoliniano, Totò ha interpretato la melanconia dell'innocenza portata così
fuori dalla storia, «bilia politica e dalla merce che la sua arte si dischiudeva in
ima saggezza ludica senza ritorno, quella che solo i bambini o i folli, conserva
no nei loro cuori.
Con Che cosa sono le nuvole? Pasolini chiude (ma non è poi tanto vero), il ci
elo sulla realtà soffocata delle periferie del mondo... con la storia massacrata
degli ultimi, dei senza voce, dei senzapatria... e si rifugia (forse) nella rivisita
zione del mito o nel Dopostoria di un*umanità in decomposizione. Fino a qui,
il cinema di Pasolini ha spazzato via il tempo degli equivoci ed ha disvelato il
tempo dei saccheggi, delle distruzioni, delle ruberie della cultura, della politi
ca, della religione clic hanno violentato il vissuto quotidiano inventando il pa
triottismo. il familismo, la fede... alla maniera di Shakespeare: —“ la morte si
installa nelle corone dei re” , sui bastoni «lei papi, sugli scranni dei potenti, sul
le bocche dei fucili ehe gli apparati politici organizzano per soffocare ogni for
ma «li dissidio... “ il potere, in se, non crea idee: le utilizza” (Henri Lefebvre).
Quando esce Che cosa sono le nuvole? è il 1967. ai bordi del mondo già si odo
no i venti di rivolta die escono dai ghetti e investono Finterò pianeta. Ovunque
si vuole rovesciare il mondo! Ovunque l’ idea libertaria di una società più giu
sta e meno oppressiva balena negli occhi di tutti quelli che alzano i pugni con
tro il cielo spettacolarizzato del “ vecchio regime” ... ovunque non basta più né
pregare né attendere che la pazienza rivoluzionaria divenga prassi... lo straor-
Pillo B ertelli
dinario doIPordinario è compiuto neIJa testa di molti, si tratta ora di dare fuo
co alle micce, aprire il ballo senza maschere di un'umanità che emerge dai b o r
di della terra per riprendersi la vita, per ritrovare quell'immagina le sociale di
armonia e di civiltà che duemila anni di sfruttamento dclTimmo suU'iioino.
hanno cercato di solforare.
1 tuoni e i fulmini delle giovani generazioni (prima del Maggio francese), s c o p
piano nel mondo nel 1967. Uno dei fuochi culturali/evcrsivi più importanti fu
la "bestemmia” della "beat generation” ... termine che stava a significare di
"una stanchezza verso tutte le convenzioni del mondo” (Jack Kcronac). l a
poesia arrabbiala di Alien Gisbcrg. Gregory Corso, Henri Gru, la violenza al
lucinata di William Burroughs, la poetica della strada come fuga dalla realtà
urbana di Jack Kerouae e JNcil Cassadv, la liberazione del desiderio e della sen
sualità senza ipocrisie di Henry Miller... circolarono (in principio clandestina
mente), in ogni ghetto americano ed europeo, poi sfondarono le porte blindate
delle università... ma quello che più conta, le loro parole sofferte, disperate,
cariche anche di amore e di riscatto verso la parte più in basso della scala c o n
viviale... vennero a far parte di un immaginario collettivo che aprì la strada al
l'ultima rivoluzione sociale. quella del Maggio "68. “ La strada dell'eccesso p o r
ta al palazzo della saggezza’ (William Blake)... e al seguito di questa visione del
mondo, nacquero coscienze nuove, movimenti di ogni idea/colore che cercava
no di liberarsi dalle “ convenzioni borghesi (piali la moderazione, la rispettabi
lità, la sicurezza c rautocontrollo...” 122 e là “ sulla strada” , nei bar. nei b a s
sifondi delle metropoli, in cantine-teatri e cinema alla periferie del sogno... in
molti si ritrovarono c in molti si persero... ubriachi di ogni cosa, sperimenta
tori di tutte le droghe possibili (fino a leccare lucido da scarpe c benzedrina)...
divennero i fantasmi del loro grido (li protesta, continuarono a mostrare attra
verso le loro opere, che c'è un Dio & un Boia al principio c alla fine di ogni
gioia, come di ogni fede.
In America, Germania. Francia. Spagna... ovunque nel mondo, persino in Ita
lia (un popolo di “ voltagabbana” , che ha avuto sempre dei traditori come go
vernanti, dei vigliacchi come generali e degli stupidi come eroi...), grandi fasci*
di umanità cominciano a disobbedire al potere centrale... la marcia della pace
dei quattrocentornila, guidata da Martin Luther King a New York (aprile 1967 ).
suscitò un'eco enorme negli Stati Uniti c oltre i confini del “ grande paese’"... iti
Germania si moltiplicarono le manifestazioni contro la marca montante nazista
e a Monaco di Baviera, studenti, operai, intellettuali gridavano: “ Non voglia
mo il quarto Reich” . Il politecnico di Milano (facoltà di architettura), viene oc
cupato dagli studenti già nel gennaio 1967. Si accendono fuochi davanti all’ u
niversità e si raccolgono fondi per continuare la resistenza. A Roma e in Spa
gna i giovani protestano contro il dittatore Franco, in favore dei detenuti poli
tici (“ terroristi” baschi). A Boston, le donne scendono in piazza e chiedono
l'assistenza pubblica. Vengono bastonate e incarcerate. Alla periferia di New
York la contestazione si allarga, negozi e supermercati sono saccheggiati e dati
P ier P a o lo P a solin i/!! cin em a in c o r p o
alle liamnic. Anche a Detroit avvengono scene di guerriglia urbana tra neri e
forze dell'ordine. Harlem (New York) viene occupata dalla minoranza spagno
la e si hanno degli scontri a fuoco, l’er le strade di Manhattan (New York) sti
lano le “ Pantere nere’ ’ in armi. Jean Genet e Marion Brando intervengono ai
loro raduni. Marcuse. Adorno. Frollini... studiano i comportamenti, i consu
mi, la felicità possibile dell"insieme umano.
In Italia intanto, si processano due preti scomodi, Ernesto Balducci e Lorenzo
Milani. Balducci viene condannato (1964) per avere protestato contro le armi
nucleari e sostenuto il diritto a seguire la propria coscienza riguardo al disar
mo unilaterale (una posizione che sforerà negli anni "70. nella fondazione del
la “ Lega per il Disarmo Unilaterale*'... insieme a Carlo Cassola e agli amici del
la Lega (della quale faceva parte anche chi scrive) si rinnoveranno conferenze,
dibattiti, battaglie libertarie contro il fascio istituzionale della ‘'società milita
rista'*). Don Milani, il priore di Barbiana, autore di “ Lettera a una professo-
ressa” (inviso alla Chiesa tutta...) sarà condannato nel 1967. per avere difeso
pubblicamente gli obiettori di coscienza al servizio militare (che un gruppo di
cx-eappcllani dell’esercito avevano chiamato “ vigliacchi” ). Quando esce la sen
tenza. Lorenzo Milani era già morto da alcuni mesi (aveva 47 anni). 11 suo pen
siero per una “ scuola dei poveri** continua ancora a provocare fratture, crepe,
anfratti... sui muri morti della “ santa romana chiesa” .
In Francia, i Situazionisti elaborano una critica radicale della vita quotidiana
e attaccano alle radici i saperi culturali, politici e dottrinari del potere. I loro
pamphlet sono velenosi... Della miseria nell'ambiente studentesco. Considera
ta nei suoi aspetti economici, politici, psicologici, sessuali e soprattutto intel
lettuali9 e di qualche mezzo per porvi rimedio, di Musthapha Rilavati; La so
cietà dello spettacolo, di Guy Debord o il Trattato di saper vivere a d uso del
le giovani generazioni di Raoul Vaneigem l23... si fondano sull idea che la sov
versione culturale è inseparabile dalla rivoluzione sociale. L'offensiva dell In
ternazionale Situazionista si coglie in queste parole: “ Noi ci collochiamo nel
conflitto generalizzato che va dalla Lite domestica alla guerra rivoluzionaria, e
abbiamo puntato sulla volontà di vivere... Non pretendiamo di avere il mono
polio dell'intelligenza bensì quello del suo uso” . 124 La pratica dell utopia tor
na a volare nelle strade piene di sogni, irrompe nella storia e nella lotta rivolu
zionaria... quello che chiede è distruggere il potere gerarchizzato per ri/co-
struire l'esistenza quotidiana... dove 4T in coscienza è una patria, la coscienza,
un esilio*' (E. M. Cioran). Le giovani generazioni, oltre al pane chiedevano an
che le rose.
Sul filo rosso della Resistenza tradita, in parlamento c nei partiti... intorno a
momenti di aggregazione sociale spontanea, nascono alcuni documentari elle
mostrano la “ coscienza bastonata” dell’ Italia... Banditi a Orgosolo (1961) di
Vittorio De Seta, l nuovi angeli (1961) di Ugo C rogo re Iti, Allarm i siam fa sci
sti (1961 ) di Lino Del Frà, Cecilia Mangini, Lino Miociché, IIposto (1961 ) di Er
manno Olmi, Scioperi a Torino (1962) di Carla e Paolo Gobetti, La rabbia
là L
Pino B ertelli
(1963) di Pier Paolo Pasolini (prima parte). Comizi d'amore (1963) «1i Pier
Paolo Pasolini. La casa in Italia ( 1961) di Liliana Cavalli* Con il cuore /eniio.
Sicilia (1965) di Gianfranco Mingozzi. \oi siamo l'Africa (1966) di Anfano
Giannarelli. Living and Glorious \1966) di Alfredo Leonardi. A Paolo Possi no
stro compagno (1966) di Ennio Lorenzini. Ca ira. il fiume della ricolta \I
di Tinto Brass. Angeli nel fango (1967) ili (Giorgio Bellineioni. Cinegiornali del
Movimento Studentesco Romano ( 1968). coordinati da Silvano Agosti... \aimo
a testimoniare la memoria delLantifaseismo. la condizione contadina. I*inte
grazione della gente del Sud nei grandi centri urbani, gli slanci della solidarie
tà internazionale, i mutamenti «Iella sessualità nei costumi della società moder
na... anticipano i "'documenti, i manifesti, pezzi di filiti militanti" clic a pai li
re dal “68 diverranno la biblioteca immaginalc/multimediale di una grandi* par
te di umanità.
11 terreno o meglio, l’ immaginario di un cinema libertario o fortemente Ir-ah»
alle problematiche sociali... però veniva da opere singolari o più arditi* comi*...
Moi itti noir (1959) «li Jean R ondi. He are thè Lambeth Boy a ( 1959) di Iva ni
Heisz. Arridi do Cobo (1959) di Paulo Cesar Saraceni. Muertc <d invasar
( I960) di Santiago Alvarez e Tomas Gutierrez Alea. Cronique (Puri été ( I9nui .li
Jean Rondi e Edgar Morin. Priìnury (I960) di Richard Leacock (Drew A n n
oiate*). Domain à Ma agitila ( I960) di Joris fvens. Pueblo annodo ( 1961 j di J..-
ris Tvens, Parvo Shònen ( 1961 ) di Susuniu Halli. Ciuco vezes favela (1992 i .
Leo Hirszman. Carlos Diegucs, Miguel Borges. Marco Earrias. Joaquim P ri l m >
de Andrade. Mourir ù Madrid (1962) di Frcdéric Rossi!. Les fusils de la lift
té (1962) di Moliammed Laklidar e Djamal Chanderli. Poin ofO rd er ( 199.; i .li
Emile de Antonio e Dan Talbot. Le joli mai (1963) di Chris Marker, f a peuple
eri marche ( 1963) di ì\asr-Eddin Cuedifi, Ahnied Racliedi e Rene \auh r. Les
paparazzi (1964) di Jacques Rozier. Il cielo e la terra ( 1965) «li Joris I\em. ( li
milo Torres (1965) di Bruno MueL Good Times. Wonderful Times 11965) di Ido
nei Rogosin, The Rrig (1965) di Jonas Mekas e Adolfas Mekas. The TTur (.rame
( 1966) di Peter \Aatlciiis. FALM ( 1966) ili Robert Kramer e Peter Gessner. l e v
minatimi (1966) di Brin e Baille. Portrait o f Jason (1967) di Shirlev Clarkc.
Loia du Vietnam (196/) di Alain Rcsnais. Agnès Varila. Joris Ivcns. ( «laude Le-
lunch. Jean-Luc Godard. William Klein. Luis Malie. Jacques Ri vette. Teli me
Lies { 1968) di Peter Brook, Libre exanicn (1968) di Lue De Urtiseli. 1ietnum.
in thè \ear of thè Pig ( 1968) ili Emile de Antonio. Revolution ( 1968) di Jack t > -
Connell... questi film vanno a toccare gli anfratti della società moderna e I a l i
no delTimmagine “ una forma di coscienza “ (Jean-Paul Sartie),
il cinema diviene qui un’ arma di rottura con la fattoria dei sogni hollywoodia
na... si comincia a pensare differentemente, ad osare spingersi oltre i limiti del
prestabilito e gettarsi fuori dalle concessioni istituzionali... ad opporsi alla bar
barie di un umanismo sottomesso al dominio totali* della politica economica, a
denunciare un’età “ in cui crescono i deserti devastati dalla tecnica * (Martin
Heidegger). Nietzsche, Freud. Marx. Bakunin... sono mescolati, intrecciati.
Hirr P a o lo P asolini/lì cin em a in c o r p o
assorbiti in una storia della conoscenza che non obbedisce più alle regole gene
rali della cultura. Il Sessantotto diviene il erogiuolo di una storia a venire...
non e è un progetto preciso e proprio per questo eiaseuno fa proprio il punto
ili vista degli accadimenti e si prende nella proprie mani il soggetto della storia
rovesciata... è la rivoluzione della libertà per la libertà di quella "sinistra so
ciale'* (non istituzionale) che si è spinta '"‘fin dove poteva e alla fine è stata vin
ta solo perché i suoi rappresentanti l’ hanno ingannata’* (Jean-Paul Sartre).
Qualunque sia stato l'esito, il Sessantotto ha aperto ’“un nuovo periodo della
storia universale” (Corneliiis Castoriadis) dell’ iiifainia e dopo, niente sarà più
come prima.
Un certo cinema radicale (in 8/I6/35mm) circola (piasi clandestinamente ovun
que è possibile... e pone quesiti e riflessioni diverse suiromosessualità. la vio
lenza, Parte, P indifferenza. il fascismo, il razzismo, la rivolta... i linguaggi dei
film-makers riescono ad esprimere una nuova narrativa del cinema, a maneg
giare la macchina da presa in modo "diretto” , sovente grezzo, fortemente vi
ziato da una soggettività poetica di diftieile collocazione... Pulì My Daisy
(1959) di Alfred Leslie e Kobcrt Frank, ilio Flower Thief ( I960) di Roti Ilice r
Taylor Mead. Guns o f thè Irees (1961 ) di Jonas Mekas. Ticice a Man (1961} di
Cregorv Markopoulos. Flaming Creatures (1965) di Jack Smith. Mnlldight
(1965) di Stati Brackage. Little Stubs at ìla])piness (1963) di Ken Jaeobs, Scor
bio Rising (1963) di Kenneth Anger. Sleep (1963-61). Empire (1961). Moie Job
(1964) di Andy Warliol. Mass fa r a Dakota Sioux ( 1964) di Bruco Baillie. Dog
Star Man (1961-64) di Stan Braekage. Lu verifica incerta (1964-65) di Gian
franco Barueliello e Alberto Grifi. The Art of Vision (1961-65) di Stan Braeka
ge. Film n. 4-Rottoms (1966) di M>ko Olio. The Chelseu Girls (1966) «li Andy
Warliol. Tre e basta (1967) di Luca Patella. Amare amore ( 1967) di Alfredo
Leonardi. L'occhio è j>er così dire Devoluzione di lina lacrima ( 1967) di Alber
to Grifi, Wa vele tight (1967) di Michael Snotv. Satellite (1968). Emano non
limano ( 1968) di Mario Schifano. ISostro signora dei turchi ( 1968) di Carmelo
Bene... sono opere che in diversi modi hanno incrinato la clessidra della cultu
ra (non solo) cinematografica dominante... hanno fatto un ““cinema di pensie
ro e scardinato l’ inumanità e la percezione della coscienza ordinaria... certo,
qualcuno poi si è trovato a sviolinare sulle vetrine del mondano e della merce
più bieca... sono diventati dei bottegai in tutto ma il loro marciume artistico
non sopravvive all’ evidenza che niente può essere pensato due volte allo stesso
modo.
Negli anni “60. la "divina commedia del cinema * (Jean-Claude Biette) comincia
a tracimare idee marginali o minoritarie e le storie dei film s’intreeeiano alle
storie (tracce nitiesiche/emozionali) degli spettatori... la verità ripresa ““venti-
quattro volte al secondo (Jean-Luc (rodarci), viola la dispensa dell industria
culturale e il retaggio sacrale dell immagine fa della concatenazione degli
sguardi un viaggio verso un mondo/film dove 1 utopia è il cuore e il sangue del
cinema. La sala buia viene ad essere “*il luogo Mi cui abbiamo sognato, inge-
P ino B ertelli
linamente, rii essere tutti ugnali'' (Serge Daney)... ina i film della nostra \ita
brillano ancora nei nostri sogni. K in quegli anni de 11*inquietudine amorosa,
che sugli schermi italiani (e del mondo) le ombre divengono sempre più rosse...
Siici do ics (1960) ili John Cassavetes. Fino nlVultimo respiro (1960) di Jean-Luc
Godard, Rocco e i suoi fratelli (1960) di Lueliino Visconti. Sabato sera, dome
nica mattina (I960) di Karel Reisz. Accattone (1961) di Pier Paolo Pasolini.
Gli spostati (1961) di John lTuston, Los inutidados (1961) di Fernando Rieri.
Gioventù amore e rabbia (1962) di Tony Richardson, L angelo sterminatore
( 1962) di Luis Bunuel. David e Lisa (1962) di Frank Perry. Goal World ( 1963)
di Shirley Clarkc. 1fucili (1963) di Ruy Guerra. Vidas secas (1963) di JNeLmi
Pereira dos Santos. Il dio nero e il diavolo biondo (1963) di Glauber Roilm.
L'ape regina (1963) di Marco Ferreri, I compagni (1963) di Mario Mollicci li.
Luciano, una vita bruciala (1963-64) di Gian Vittorio Baldi. Prima della rii o-
luzione (1964) di Bernardo Bertolucci, Pelle viva (1964) di Giuseppe Fina. Gli
amori di una bionda (1965) di Milos Formali, ì\on riconciliati ossia solo rio-
lenza aiuta dove violenza regna (1965) di Jean-Marie Straub e Daniele lfuil-
let. I pugni in tasca (1965) di Marco Bellocchio. La caccia (1965) di Carlos
Saura, In thè country (1966) di Robert Kramer. La guerra è finita (I960) di
Alain Rcsnais, La battaglia di Algeri (1966) di Gillo Pontecorvo. Morgan mot
to da legare (1966) di Karel Reisz. Ukatnau (1966) di Jorge Sanjines. Terra in
trance (1966) di Glauber Roclia. Treni strettamente sorvegliati (I960) di .1iri
Menzel. Uccellarci e uccellini (1966) di Pier Paolo Pasolini. Il ritorno non
troppo felice di Joszef Katus noia paese di Rembrandt (1966) di Vini Versta) >-
pen, Chappaqua (1966) 4li Conrad Rooks, Francesco d'Assisi (1966) di libami
Cavalli, La Gioire de... (1966) di Sambène Ousmanc, Memorias del subdesar-
rolo (1967) di Tomas Gutierrez Alea. Tlie Edge (1967) di Robert Kramer. La
cinese (1967) di Jean-Lue Godard, Marat-Sade (1967) di Peter Broook. Poor
Cow (1967) di Kenneth Loaeh. 1 sovversivi (1967) di Paolo e Vittorio Taviani.
La Cina è vicina (1967) di Marco Bellocchio, Fuoco! (1968) di Gian Vittorio
Baldi, Il gatto selvaggio (1968) di Andrea Frezza... sono corsi dagli scritti di
Lenin, Marx, Bakunin. Sartre. Mao, “ Che” Gucvara. Althusser, Lefebviv.
Reich, Marcuse... e disseminati - come veniva - insieme ai testi di utopisti co
me "Nietzsche, Saint-Simon, Fourier o Proudhon... auspicavano una società de
centrata. rendevano manifesta la rappresentazione di un'assenza: quella della
libertà politica come fine delle disuguaglianze sociali... e siccome dopo "Ausch
witz è diventato impossibile scrivere [o filmare] semplicemente inni alla gran
dezza delFuomo” (Theodor VX. Adorno), questo cinema del disvelameli lo (del
la verità possibile), renderà comprensibile Pindieibile e andrà a disturbare il
sonno dei padroni della maechina/einema.
In pieno *68. Pasolini si accosta al teatro. Lo fa in modo singolare. Nel nume
ro di gennaio-marzo 1968 di !\uovi Argomenti, esce il suo Manifesto per un
nuovo teatro, dove grida la rinascita del teatro in mia nazione in cui la bor
ghesia è incapace di produrre una scena teatrale che non sia provinciale c ae-
P ier P a o lo Pasolini/U cinem a in c o r p o
Pa solini raccoglie la sfida del cinema d autore o della poesia del cinema. «*<|
solo (o quasi) a teorizzare un cinema come "i biglia scritta deflazione” . Non
I t a l i a della rivisitazione del “ pedinamento della realtà” auspicato da Cesare
Zavaltini nel 1953 e che. in qualche modo, aveva coinvolto registi di litui rei tà
angolazione politica e sociale come Michelangelo Anlonioni, Dino Itisi. Carlo
Lizzani. Alberto Lattinola. Roberto Rosselliiii. Lochino Visconli. Federico j fi
lini. Luigi Zampa. Gli esperimenti neorealisti zavattiniani della realtà ripresa
così come accadeva. Amore in città e Siamo donne ( 1953). non escono da gene
riche operine scmidoeumentaric e di costume... Le italiane e Idrnore ( 1961 i <*
I misteri di Roma (1963), chiuderanno definitivamente l’ idea zavaltiniana ili
cogliere la realtà sul fatto... molta commedia all’ italiana (cioè molte sciocchez
ze filmale con superficialità e stupida furfanteria), sarà debitrice (nel Lem* e
nel male) al “ sogno za vai tini ano” di trasportare il reale nel cinema, annullan
do (per (fuanto era possibile) rinlervento degli sceneggiatori, fotografi, allori,
registi... non è questo il cinema-verità che farà tirare i “ pugni fuori dalle tli
sche” (Gianni Canova)... altrove ei sono Chris Marker, Joris Ivcus. Jean
Rotteli, Frèdcrie Rossi!. Leon Ilirszman. Don Allan Pennehaker, Lmilc De \n-
tonio... che tracciano sentieri immaginali e sguardi radicali sulla modernità ro
vesciata.
Nel 1966, Pasolini afferma: “ E la semiologia della realtà che bisogna fare!” . N"-
stieiie che il einema è la lingua scritta della realtà e può rappresentare dunque,
la realtà attraverso la realtà del cinema. “ Il mondo non sembra essere, per me.
che un insieme di padri e di madri, verso cui ho un trasporto totale, fatto «li ri
spetto venerante, e di bisogno di violare tale rispetto venerante attraverso dis
sacrazioni anche violente e scandalose... Esprimendomi attraverso la lingua
del cinema - elio altro non è. ripeto, che il momento scritto della lingua «Iella
realtà —io resto sempre nell ambito della realtà: non interrompo la sua conti
nuità attraverso l ’ adozione di quel sistema simbolico e arbitrario clic è il siste
ma dei segni. Che per riprodurre la realtà attraverso la sua evocazione. dew
per forza interromperla .1 2 7 Pei* Pasolini il cinema, come “ nozione primor
diale e archetipa, [è] un continuo e infinito piano-sequenza ” ... il valore e m o
zionale degli oggetti, la sacralità dei corpi e la costruzione di situazioni a / s l o i i-
che estreme, fanno del cinema pasoliniano una rappresentazione ambulante «li
immagini, suoni e parole che vanno a riempire gli spazi vuoti del fignralisnio in
fantile (Fellini) e i tempi morti della figurazione asettica (Anlonioni). divengo
no simultaneamente critica della morale (Nietzsche) e morale della critica
(Gramsci o/o Marx dei Manoscritti Filosofici del 181 /).
II einema oltre il cinema dunque. Cinema dell’ erranza. della ballata, dell’ in
vestitura poetica guittesea... che scardina la quotidianità più povera, più lui-
stonata. piu olfesa... per ridarle forza e dignità. L’ utopia poetica/einematogra-
fiea di Pasolini si schiera dalla parte del maledetti della terra e accanto ai di-
scrtori/seassinatori di tutte le arti... Pasolini sembra nato “ per rubare le rose
nei giardini ilei morti” (Charles Bukowski) viventi e Vangelo del non-dore con
Pi«*r P a o lo P a solin i/n cin em a in c o r p o
*
Capitolo III
La trasfigurazione deWirrealtà
1967/1970
“ ...io mi innamoro esclusivamente elei ragazzi sotto i vent anni, e molto ingenui,
direi quasi soltanto del popolo (ingenui dal punto di vista culturale, non erotico)...
eroticamente io sono fissato' alVadolescenza... Tutto questo comunque
ha un 'importanza meravigliosa per me: ma è un fatto privalo,
in a vita estremamente libera e dissetata non ha scalfito la miti innocenza
di nemmeno un millimetro: sono veramente vergine e ragazzo, da questo punto di visiti".
P ie r Paolo Pasolini
“ Kajka appariva sempre stupefatto quando gli dicevo elle ero andato al cinema.
Una volta vedendolo mutar faccia gli rivolsi questa domanda: 'Lei non ama il cinema
Kafka rispose dopo breve riflessione: *1 dire il vero, non ci ho mai pensato.
Si tratta d'un giocattolo grandioso, ma io non lo tollero, forse perché sono troppo 'visivo'.
Io vivo con gli occhi, e il cinema impedisce di guardare. La velocità dei movimenti
e il rapido mutare delle immagini ci costringono a continuamente a passar altre.
I jO sguardo non si impadronisce delle immagini, ma queste si impadroniscono dello sguarilo.
e allagano la coscienza. Il cinema mette l'uniforme all'occhio che finora era svestito".
“ E un 'osservazione terribile" osservai. 'L'occhio è la finestra dell'anima .
dice un proverbio ceco. Kafka annuì: “ I film sono persiane chiuse".
Gustav Janourh (Colloqui con Kafka)
E dipo re
A ppunti p e r un film suUTndia
Teorem a
La sequenza del fio re di carta
P orcile
M edea
A ppunti p e r u n ’orestia d e africana
fi cinema di poesia di Pasolini, nel 1967 cambia volto... o meglio, rivisita i luo
ghi delPanima o le \ ie dei Canti e mostra in modi singolari, sovente provocato
ri, l'origine violentata dell umanità. ‘"Gii uomini — scrive Bruee Chatwin sul
Pino Bertelli
loti
P ier P a o lo P asolini/ll cin em a in c o r p o
Ora. l ’ azione della tragedia non consiste in altro che nella rivelazione graduai-
mente approfondita e ritardata ad arte - paragonabile al lavoro rii una psicoa
nalisi —che Edipo stesso è l’ assassino di Laio, ma anche il figlio deH’ assassina-
to e ili (riocasta. Travolto dalla mostruosità dei fatti commessi inconsapevol
mente, Edipo si acceca e abbandona la patria. La sentenza delToracolo è com
piuta'’ . Sofocle voleva dire che nessuno uomo può contrastare il sacro volere
degli dei. Freud afferma che "Torse a noi tutti era dato in sorte di rivolgere il
primo impulso sessuale alla madre, il primo odio e il primo desiderio di violen
za contro il padre: i nostri sogni ce ne danno la convinzione. Il re Edipo, che
ha ucciso suo padre Laio e sposato sua madre Giocasta, è soltanto 1 appaga
mento di un desiderio della nostra infanzia’’ .2 Come Edipo, viviamo inconsa
pevoli dei ""desideri, offensivi per la morale, che ci sono stati imposti dalla na
tura e dopo la loro rivelazione noi tutti vorremmo distogliere lo sguardo dalle
scene della nostra infanzia’’ (Sigmund Freud). E dunque «lai primi impulsi ses
suali, dal rapporto con i genitori (sempre diverso e particolare) che il bambino
suscita in sé paure e turbamenti e sovente la fantasia o 1 esplorazione di se co
me gioco, porta il bambino a superare i più semplici timori, le vergogne e le au
topunizioni (sensi di colpa). Comunque sia. ""il tentativo di conciliare 1 onnipo
tenza divina con la responsabilità umana è destinato naturalmente a tallire
(Sigmund Freud)... ci sono più cose senza senso in terra e in ciclo che in un col
po eli pistola sparato in bocca a un vicario di Cristo che ilice messa nelle bi
donville dell’ Ultimo mondo.
Ci sono anche altre letture del mito ili Edipo e Alfred Adler, Erieh Frollini.
Herbert Mareuse, Cari G. Jung, Robert Castel, Jacques Lacan. Franco Basa
glia, Wilhelm Reich... ne hanno fornito angolazioni diverse da quelle di
Freud... Soprattutto Gilles Deleuze e Felix Guattari, nel loro studio L'anti-Edi-
po sono riusciti a portare in avanti i lavori di Freud, a rivelarne alcuni aspetti
più celati nell’ analisi dell’ epoca, mostrare così lo stretto connubio clic c ’ è tra
schizofrenia e capitalismo e anche ad argomentare una critica di separazione
X&L
F in o B o ritili
162
P ier P a o lo P asolin i/!! cinem a in c o r p o
rrimc. dei loro sogni umorosi... bisogna amarli molto gli uomini per sopporta
re la loro stupidità in tutto... “ Impotenti a vivere fino all'ultimo la potenza del
la passione... Pronti a rapire soltanto chi è ugnale a loro. Il vero compagno del
la vita di ini uomo —il confidente reale - non è che un altro uomo** (Margueri
te Dii ras).
L'omosessualità femminile vibra su altre solitudini, su altri profumi, su altre
leggerezze estreme... tra donne è meno frequente la dipendenza occasionale o
Tuniiliazione del bisogno... l’ amore tra due donne ha una sua forma poetica,
una sua grazia sacrale, un suo modo forte di esplodere nel desiderio... niente
cancellerà dalla mente di una donna i ricordi belli... come quelli di Kate Mil
ieu: ;'I ricordi. Ricordo sempre il potere delle sue dita dentro il mio corpo, la
loro forza totale. Non ero inai stata scopata. Me n’ ero accorta la prima volta
con lei. Non era inai stata scopata da una donna, con forza, durezza e comple
tezza da uomo. Mai da una donna, mai prima di allora... E accorgersi dopo,
dalla sua tenerezza, che si trattava di passione, che poteva scoparmi con tanta
forza, con tanta ferocia, perché era piena d ’ amore'’ .4 11 cuore prende le pro
prie decisioni da solo. Così Roland Uarthes: "Giovane maestro di Marrakech:
Farò tutto quello che vuole” , dice pieno d iffu sion e, di bontà e di complicità
negli occhi. E questo vuol dire: glielo metterò dentro, e questo soltanto’’ .5 La
sessualità è una delle più importanti possibilità di soddisfare la propria felici
tà. La sessualità non è una (maschile o femminile) ma sono tante cose... tanti
specchi dell’ erotismo (poco importa se omosessuale) vissuto come atto natura
le... ciascuno si riflette nella propria sessualità... "Tesplodere del proprio im
maginario... Latto erotico che si compie fuori dal prestabilito... segna la rottu
ra, la separazione, la dissoluzione dell’ impalcatura sociale... Godere la pro
pria sessualità significa insorgere contro secoli di convenzioni” .6 Ma forse c ’ è
qualcosa di sbagliato nel sentirsi così disperati in mezzo a tanto amore? In fon
do a tutto, la sola cosa davvero importante è l’ amore. Quando non c ’ è Lamore
e*è il silenzio. Nessuna cosa al mondo può prendere il posto dell’ amore. Dim
mi tutto quello che vuoi... mi puoi insultare, mi puoi picchiare, mi puoi far
piangere... ma poi abbracciami e amami teneramente... sarò tuo/lua per sem
pre.
L’ omosessualità nel cinema di Pasolini, si lascia leggere ai bordi o al fondo di
ogni opera... Pasolini lavora sempre sui temi della diversità, della differenza,
della particolarità come riconoscimento della propria coseienza/identità in rap
porto al riscatto collettivo dell’ amore e della libertà, come sconfitta o disvela
mento della tolleranza (che poggia sempre sulle forche e i roghi della storia).
"Felice chi è diverso/essendo egli diverso./Ma guai a chi è diverso/cssendo egli
comune” (Sandro Penna). All interno di una società omofoba. Lautocoscienza
dello scandalo pasoliniano dissestava anche le coscienze “ particolari” dei "d i
versi” ... il mondo omoerotico che rifuggiva lo strappava agli incontri notturni,
((nasi rapinati dei "ragazzi di vita ... sotto i venti anni, nei quali ricercava la
giovinezza, Limiocenza, 1 allegrezza adolescenziale per sempre perduta nelle
P ino Bertelli
feste paesane, nei bagni nei fiumi o negli amori randagi... come Oscar Wild,. 0
Sandro Penna, Pasolini aveva una cultura del desiderio verso i ragazzi e S(K
steneva che "Òsi nasce omosessuali, rosi come si nasee Inondi in un paese dove
maggioranza ha i capelli scuri” . Avere “ coscienza di classe” non vuol dire nul-
la se non abbiamo conoscenza della storia delle classi. Jean Genet: “ E (piando
mi sono latto inculare da degli arabi che ho compreso l'importanza della rivo-
luzione algerina'*. Su molti fronti, non solo intellettuali, una cultura omoses
suale eversiva si è contrapposta con ogni mezzo alla cultura dominante e ha mo
strato un semplice assunto: non serve a niente dire che siamo oppressi, bisogna
lottare contro gli oppressori per impedire loro di nuocere alla libertà (non so
lo) sessuale.
Ìj Edipo re pasoliniano, non è così fuori dalla storia (come in molti hanno
to) né le inclinazioni autobiografiche suggeriscono letture diverse da ciò <lie
Pasolini ha voluto dire... il film è un viaggio/parabola (nuovo e diverso), co
struito con una grande forza poetica... è un cammino verso la verità punibi
le... elle trascina con sé gli echi metastorici del mito e li sporca di realtà (proti-
diana. Edipo sa quale sarà il proprio destino ma non lo arrena e combatte per
rovesciare la trasparenza del male che è in lui... per questo vagherà ricco ai
confini del mondo che ha ignorato e che lo ha offeso. Sofocle gli ha ispirato que
sto: '“ il contrasto tra la totale innocenza e 1*obbligo del sapere. I\on è tanto la
crudeltà della vita che determina i crimini, (pianto il fatto che la gente non ten
ta di comprendere la storia, la vita, c la realtà’* (Pier Paolo Pasolini). L’ uonm
vive cieco sulle vie della terra e si avvia senza coraggio né innocenza ver^» la
catastrofe annunciala della civiltà dello spettacolo. 11 Dopostoria pasoliniano
non è più nello sguardo disperato e “ hello” delle periferie assolate ma nel ri
volgimento del linguaggio utopistico/angelico che non trova più identificazioni
né contrasti con qualche parte sociale o riva culturale... Pasolini si rivolge al
l’ Ombra deli’ esistenza e nella trasfigurazione creativa dell’irrealtà tocca le
corde più profonde di se stesso.
Il film si apre negli anni *20. In un paesino del JNord Italia. Una lev atrice por
ta alla luce un bambino. La madre (Silvana Mangano) gioca con delle amiche
in un firato. Lo prende in braccio c lo allatta. La musica di Mozart (Dissonno-
zen Quartet) scivola sul volto sorridente della donna che attraversa un mo
mento di paura, poi ritorna a sorridere. Il bambino apre gli occhi (è una sog
gettiva della macchina da presa) e per la prima volta vede gli alberi. n ijadro è
un sottufliciale. Insieme alla madre vanno ad una festa in un palazzo di fronte
a casa loro. Il bambino si sveglia e rantola fino al balcone. Vede le ombre dei
suoi genitori che danzano. Scoppiano i fuochi d ’ artificio, il bambino cade in
preda al panico. Tn piena notte U padre e la madre sono in una stanza, preoc
cupati... una musica etnica africana corre sui loro volti. Il padre va nella ca
mera del bambino e lo afferra con forza alle caviglie e lo solleva. Il bambino è
preso dalla paura. Cambio di scena. Ora siamo nell antica Grecia, sul monte
Citerone. Un servo (Francesco Leonetti) di Laio, re di Tebe, porta sulle spalle,
1Ó4,
P ier P a o lo Paaoliiii/Il cin em a in c o r p o
______ ____ —■
Ifm _____ ___________________
Pino Bertelli
jra. Naturalmente non conio i sogni che ho fatto a piu riprese tutta la vita, in
,‘ui salivo interminabili e tristi rampe di scale o povere o appena dignitose, in
cerca di mia madre scomparsa. Ma insemina adesso è un po che non faccio
questi sogni. E se Silvana Mangano ha certamente il profumo di primule di mia
madre giovane. Franco Cittì, non ha nulla di comune con me se non lo zigomo
un po' alto. È perché egli è così diverso da ine - pur con la sua mostruosa ne
vrosi da complesso di inferiorità e colpa - che Elio scelto come protagonista.
Ciò che succede non è un dramma intimo, ma lina tragedia. La vicenda dunque
è portata tutta all’esterno: nel palcoscenico di un mondo misterioso ma rea-
|/\9 L'oblio pasoliniano disegna altri percorsi estetici... cancella i passaggi di
citi “ insegna'1e riceve devozione, esaurisce la forma come ufficialità dell arte e
nell’ estasi dei sentimenti s'invola nella metafisica dell'essere. Fa toccare le co
se tra loro, senza né limiti né bordi... penetra (è il caso di dirlo) in fondo al cuo
re delle cose per mollificarne le forme e intercambiare i luoghi... si potrebbe di
re che ciascuno è il riflesso pratico, estensivo, figurale del proprio rapporto con
la morte o con Famore (che non è la stessa cosa). E ciò che si dimentica che so
pravvive nel fondo dei nostri ricordi e qualche volta ci sorprende a piangere o
gioire. Ciò che non è ancora è già lì da sempre.
Edipo re è impastato di leggera sensualità e venato erotismo... i corpi di Edipo
e Giocasta si sfiorano, si toccano, si uniscono in abbracci bagnati di tenerezza,
di comprensione, di allegrezza... gli sguardi, le attese, le carezze di Giocasta so
no complementari all irruenza, il desiderio, il coraggio di Edipo e se nessuno
può sottrarsi al proprio destino, Famore e solo Famore (non importa quale,
non importa come, non importa se è giusto o sbagliato...) resta la passione su
blime contro la quale nessuno può vincere. Perché l'amore basta all amore,
semplicemente. “ Io non appartengo a quella razza di fannulloni e di buffoni di
corte. Continuo imperterrito ad affrontare il problema del tempo come Hau-
bert o la Dolly*’ (Pier Paolo Pasolini). Scrivendo da pasticheur e filmando al
la maniera dei grandi pamphlettisti (Luis BuùucI, Jean-Luc Godard, Alexan
der Kluge, Glauber Roclia o Jean-Marie Strani)...). Pasolini disvela un uma
nità devastata dalla soggezione mitologiea/religiosa e riallacciandosi ai misteri
epifanie! del passato, reinventa nuovi candori dell esistenza, dove Fabisso
oscuro della nascita non è soltanto una ferita ma anche il tesoro clic ognuno
può scoprire, con il quale aspirare al piti profondo di sé e spossessare il reale
ili ogni cosa clic non sia il proprio naturale destino.
La differenza tra Edipo re e gli altri film pasoliniani consiste nel fatto che è
un’ opera autobiografica... o almeno negli altri film l autobiografia non era co
sì pronunciata. Così Pasolini: **ln Edipo re io racconto la storia del mio com
plesso di Edipo: il bambino del prologo sono io: suo padre è mio padre, un vec
chio ufficiale di fanteria, e la madre, una istitutrice, è mia madre, io racconto
la mia vita, mitizzata, certo, resa epica dalla leggenda di Edipo. Ma proprio in
quanto c il più autobiografico dei miei film, è anche quello che considero con
maggiore oggettività e distacco-co, poiché se è vero clic racconto un'esperienza
P ino B ertelli
cui lo si vede, prima di fargli fare «lei gesti o di inserirlo in una situazione, in
una scena'’ (Jcan-Claude Biette). E la capacilà di esprimere attaverso una far
cia. un gesto o uno sguardo le tracce di una storia sulla quale non merita par
lare molto. Solo Griffith. Stroheim, Drever. Keaton. Kurosawa. Tati o Bunuel
sono riusciti ad esprimere la medesima forza poetica... e solo Vigo. Godard,
Straub, Klugc o Rossellini... come Pasolini, hanno raggiunto la gaia dispera
zione dei “ senza patria"’ o dei cospiratori di sogni elio si sono chiamati fuori
dalle discariche della fede, tirila merce e dell’ ideologia. L’ intelligenza è geniale
dappertutto, come la stupidità.
VEdipo pasoliniano illumina il contrasto profondo, “ tra la totale innocenza e
l’obbligo del sapere. Non è tanto la crudeltà della vita che determina i crimini,
quanto il fatto che la gente non tenta di comprendere la storia, la vita e la real
tà"’ (Pier Paolo Pasolini). La stupidità inizia col consenso, la ribellione con la
speranza della gioia, sempre. In Edipo re la bellezza eterea di Silvana Manga
no è impressionante. Distaccata e coinvolgente, erotica c ambigua... i suoi
sguardi seducenti sono regali, la sua pelle di luna fa sognare i bambini e in
fiamma gli uomini... e Pasolini dice: “ Chi non ha sognato di fare l’ amore con
la madre? E vive forse spaventato per questo sogno? No. se non vuole condur
re una vita senza inutili angosce!"’ . A congiungere madre e figlio non è l’ ince
sto, ma l’ eros. “ Noi siamo quello verso cui tendiamo, l’iinmagine idealizzata
che muove il nostro girovagare’" (James Hillman) e ci lascia a consumarci nelle
passioni e nei fuochi amorosi dove niente offende nessuno e prima che 1 incesto
divenisse sacrilegio era solo amore. In questo senso la ligul a della Mangano è
caricata di sensualità immortale e lascia trasparire (come nessuna) la sofferen
za e la bellezza dell amore. Il vero cuore dell'autore è 1 immaginazione. Nean
che Moravia sembra avvertire la forza visionaria di Pasolini e recensisce il film
come un’ opera estetizzante, mancata o irrisolta, tanto da fargli dire elle avreb
be preferito in chiusa un “ ritorno al realismo dell inizio, senza simboli, di nuo
vo freudiani, cioè conoscitivo ". 12 Ma è proprio alla radice profonda della co
noscenza di sé che Pasolini voleva arrivare... a figurare cioè il “ contrasto tra
la totale innocenza e l ’ obbligo del sapere” (Pier Paolo Pasolini) scritti da So
focle.
LEdipo pasoliniano non è un intellettuale, è semplicemente un uomo-innocen
te calato in un mosaico di contraddizioni, di imprecisioni storiche, che si lascia
portare alla deriva delle proprie aspirazioni, dei propri impulsi. Pasolini non
proietta il mito sulla psicoanalisi ma spinge la psicoanalisi nel mito. La passio
ne non diventa una fi aminata/oggetto, prevedibile e scontata in ogni genere
Creativo mercantile... lo splendore della passione pasoliniana allarga Pimmeii-
sità del suo dolore a tutti e ciascuno inequivocabilmente conosce di più il suo
inferno. La profondità muta dell "in fan zia emerge sempre nello stupore degli al
tri che ci guardano e fanno di quelTaltrovc senza fine, il cammino di un delirio
annunciato. Nessuno può andare al di là di ciò che è insopportabile. L’ intelli
genza della morte, come l’insolenza dell'amore appartengono all’ infanzia. I
Fino Bertelli
bambini sono geniali. Sanno morire giocando e amare ridendo. "Tutti i capo
lavori del mondo dovrebbero essere trovati dai bambini nelle discariche ed es
sere letti [o visti] ili nascosto, all'insaputa «lei genitori e «lei maestri*' (Margue
rite Duras). 13 anche quelli di Pasolini.
La prima proiezione viene fatta alla XXVI [ Mostra del Cinema di \cnezia
( 1967) e Edipo re vince il Premio C .l.D .A .L.C . (Confederatici! Internationale
poni* la Diffusimi des Arts et des Leltrcs par le Cinema): "...a l regista e scrit
tore italiano Pier Paolo Pasolini per il suo poetico ed etico contributo di scrit
tore e regista all'arte del film"*. INcl 1968, La Grolla d"oro (Saint Vincent):
“ ...per la regia ad un autore elle nell'Edipo re ha sviluppato a approfondito j
suoi rapporti poetici con Parte del film inteso come moderno mezzo di repres
sione: Pier Paolo Pasolini*’ . Premio Nastro (l’ Argento 1968. a Alfredo Bini per
la produzione e Litigi Sehiaccianoce per la scenografia. Quando il film esc»* nel
le sale, la commissione «li censura gli affibbia il divieto ai ininori di dieiotto an
ni. Lo scandalo Pasolini continua. Nessuno gli perdona la sua diversità nino-
sessuale e le crocifissioni o le censure debordano dallo schermo, si giudica Puo-
mo e non la sua opera. S'incrina la sua sessualità e s'incensa la pornografia
abituale che galleggia qua e là nei rivoli privati del pubblico costume.
Anche Edipo re (come il Vangelo) è un'opera molto personale. Pasolini inni ri
costruisce il "tempo storico" né rispetta la filologia narrativa di Sofocle. Aon
ricompone un'età, ile scardina il mito. L*Aliglielo*-Angelo pasoliniano ad esem
pio, è il messaggero delPinnocenza e la figurazione della purezza, che porta in
sé la saggezza dei patriarchi come specchi luminosi che cantano la gioia alla fi
ne della sofferenza. La Sfinge non propone nessun indovinello... ma "invila
Edipo a risolvere Penigma che vive dentro ili lui. assimilandolo cosi al s u o in
conscio ' (Luciano De Giusti). La mescolanza degli stili lascia la critica zeppa di
riserve e per Paolo Yalmarana, questo Edipo "non svela e non comunica le -uè
ragioni poetiche, resta un'operazione gratuita ed entro certi termini inesplica
bile e quindi poco persuasiva . 14 Yalmarana sembra non aver rapilo nulla del
film di Pasolini, che non era per niente “ un’ operazione gratuita ina un affa-
bulazione culturale elio non voleva persuadere nessuno alla causa di Freud,
semmai, intendeva riprendere in chiave soggettiva, la tragedia di Sofocle come
dissociazione tra sé e la realtà. Paolo Bertetto è sulla stessa linea ratto-comu
nista... e scrive che Pasolini "ha dimenticato quella clic era l’ essenza effettiva
ed il significato più profondo del mito: il dramma della conoscenza, la ricerca
della verità” . 15 Vero tutto il contrario. E proprio al realismo primitivo della
leggenda che Pasolini ritorna. L'incantesimo figurativo del film “ diminuisce la
distanza che separa le epoche, e clic distingue leggenda e realtà, realismo e sim
bolismo" (Jean-Louis Bory). La violenza della verità e la nudità ereticale della
conoscenza, sbordano dallo sguardo appassionato di Pasolini che lascia nella
cecità di Edipo la notte intima, le ossessioni segretamente più celate e sovente
disperate, di tutti. Com ò facile intuire, alla prima lettura di Edipo re. Pasoli
ni prende a prestito la struttura tetragona di Godard di La cinese... e articola
P ier P a o lo P a solin i/!! cinem a in c o r p o
-LXL
P illo B e r te lli
fulcro centrale della vita stessa. 11 rapporto tra madre e figlio è un rapporto
d'amore. Sempre e per tutti. Mentre ciò che produce "storia è il rapporto di
odio-amore tra il padre e il figlio... Ilo provalo molto, molto profondamente
r amore per mia madre, e tutto il mio lavoro ne è stato influenzato, ma si è trat
tato di un'influenza la cui origine è nel profondo del mio essere e. come ho det
to. piuttosto fuori della storia; mentre tutto quello elle nelle mie opere «Ii scrit
tore c'è di ideologico, volontario, attivo e pratico dipende dal conflitto con mio
padre'* (Pier Paolo Pasolini). L'Italia intera (che sottolineava Pasolini, è il ]><te-
se più sottosviluppato cl'Europa e ha la borghesia più ipocrita e ignoratile del
m ondo...) rifiutò la provocazione pasoliniana e l'indignazione salì fino al pa
rossismo della criminalizzazione sessuale o politica. Ecco cosa scrive Glauber
Rocha. uno dei maggiori poeti maledetti della storia del cinema, su Edipo re:
"Il film, a colori, è ambientato nella preistoria. Il paese non è precisato. I co
stumi riflettono un deliberato miscuglio di antiche civiltà. Gridato, sanguinoso,
anarchico, antigreeo, il film di Pasolini colpisce gli spiriti bendisposti e non
prevenuti.
E una tragedia aperta quella che si svolge, costringendo Io spettatore a inter
rogarsi sulla condizione umana. Neppure alla fine il pubblico si sottrae all'in-
cubo. Antieincma -grid a n o alcuni critici infuriati davanti alla mancanza «li ri
spetto ili Pasolini per la tecnica tradizionale, la grammatica degli antichi spet
tacoli del cinema americano.
Pasolini non è interessato alla continuità della narrativa, alle tecniche d'inter
pretazione, al realismo degli scenari, ere.
H suo interesse è la riflessione dell'uomo di fronte al dilemma incestuoso, h sol
tanto una sublimazione attraverso la violenza o la poesia libera ruotilo dalla
madre .18 II suo stile può sembrare "barbaro"* o "arbitrario *, a leggere 1 <>-
pera pasoliniana nel profondo, si cogbe la bellezza eversiva di un pensiero in
azione che dice chiaro: "una falsa ricchezza corrisponde a una reale povertà
(Franco Fortini).
Edipo re è un film lirico, perche è un'opera sui ricordi dell'infanzia. Ma non e
un'evocazione emotiva nè un'architettura fredda dei materiali filmici... è piut
tosto una rappresentazione allucinatoria, fantasmagorica, surreale che >egue
(per la maggior parte del film) il puro piacere dell'immaginazione. Pasolini non
ricostruisce nulla, come è suo solito, inventa tutto e ricrea un mito come un *•<>-
gno. Questo spiega la scelta dei costumi, dell'arredo e del ritmo in generale:
"Avrei voluto girare il prologo nei luoghi stessi della mia infanzia, a Saeile. in
Friuli. Ma è stato impossibile per motivi di produzione. Avrei voluto girare hi
parie 'operaia' a Milano, vicino alle fabbriche, e la parte “borghese* a Bologna
(dove ero stato da studente, io stesso “poeta decadente ). Invece ho dovuto op
tare per la campagna milanese, non troppo lontano dalie due città. Si tratta di
ricordi analogici, più che esatti. Ad esempio io mi ricordavo i salici, r la sce
neggiatura parla di salici, ma ho dovuto rimpiazzarli con i pioppi. Quanto al
prato, corrisponde quasi esattamente al prato dove mia madre mi portava a
l'ie r P a o lo Pasoliiù/U cin em a m c o r p o
m
P ino B ertelli
terno del film c ’ è già tutta una casistica della diversità omosessuale... l’ abita
zione tenuta in ordine e ben curata di ninnoli, cose, gli incontri nei giardini, i
club privati di gay e lesbiche... e tutto è fotografato, inquadrato, visto con par
ticolare attenzione alle tematiche omosessuali. La scheda originale del film di
chiarava inequivocabilmente che 4ia ricerca scientifica ha stabilito che l’ omo
sessualità è una tendenza innata, per la quale rindividuo non può essere rite
nuto responsabile, che in Germania, come in molti altri paesi, una persona su
trenta ha tendenze omosessuali'’ .22 11 film fu proibito nel 1921. Karl Th. Dre-
ver. un maestro dell’ arte cinematografica, con Mikael (1924) mostra la parte
• v
poetica dell’ omosessualità. E la storia di un pittore (Benjamin Christensen) clic
s'innamora di una ragazzo (Walter Slezak) (die posa nudo per un suo quadro,
10 fa soffrire per la sua passione e poi lo abbandona per andare con un giova
ne nobile. E nel 1928, in Die li tic lise der Pandora (Lulu) di G.W. Pabst, Alice
Roberts appare tra le braccia di Louise Brooks e in modo esplicito figura il pri
mo ritratto di lesbica sullo schermo. Il tocco leggero di Drcyer o la trasparen
za violata di Pabst, si contrappongono non poco allo sguardo mondano dell’o
mosessualità esposta in Salomè (1923) da Charles Bryant, dove Alla Nazimova,
affondata nei ciarpami e cianfrusaglie della scenografa-gay ÌMatasha Rambova.
non va al di là degli scimmiottameli ti efebici di Rodolfo Valentino, che era ri
uscito a fare dell’ironia omosessuale un mito, una duplicità clic rifletteva la co-
scienza/conoscenza della realtà. Una buona commedia dell’ americana Lillian
Hcllman, The Childrens llou r, tradotta per il cinema da William Wvler, con il
titolo La calunnia (1936), dette un’ altro colpo (anche se timido) a tutto quan
to faceva spettacolo nel circo di cartapesta hollywoodiano. L’ abbiamo scritto
altrove. “ Con La calunnia W vler m
'
intendeva battersi contro la tirannide del-
l’apparenza e le amenità rancide dell’ ordinario visti come fuga dalla libertà...
11 produttore (Samuel Goldwyn), un ex-venditore ambulante di guanti, impose
a Wyler di celare negli artifici accattivanti del melodramma le affettività omo-
sessuali di Martha Dobic (Miriam Ilopkins) e Karen Wright (Merle Oberon).
Wvler, clic non è mai stato un leone in fatto di difesa della propria espressività
artistica, incentrò il filili sulla cattiveria di Mary Tilford (Bollita Granvillc), la
spietata delatrice della relazione (la calunnia!) di Martha con il fidanzato di
Karen, Joseph (Joel MeCrca). Il collegio per ragazze della buona borghesia,
fondato dalle due amiche, cade nell’ amoralità e nello scandalo pubblico. Alla
fine l’infamia di Mary viene espulsa dagli occhi degli spettatori con la ricucitu
ra dell’ amore ritrovato tra Karen e Joseph. Martha resterà sola a scontare la
sua colpa, quella di avere amato un’ altra donna. Wyler non lo dice così ma è a
questo che mira. Quando nel 1961 girerà il remake Quelle due (The ChildrerTs
lloar), la passione omosessuale tra le due donne sarà più pronunciata ma 1 in
sieme del lavoro risulta una commediola senza forza né volontà di affermare di
rettamente il problema centrale: l’ omoscssuaKtà femminile.” 23 Lo strano (ma
non troppo), è che proprio queste “ commedie” di Wyler hanno fatto parlare di
omosessualità nel cinema (più o meno velata) sui giornali specializzati e a gran
P in o B ertelli
non siano l’ amore degli uni verso gli altri, così come viene, senza guardare qua
le sesso abbia... la masturbazione reclusa apre visioni sessuali che si chiudono
in un atto d ’ amore: dei fiori ancora vivi che passano da una finestra a quella
della cella vicina. Gene! rivendica la vita senza limili per attuare l'utopia con
creta.
Le maglie della censura omosessuale si fanno più larghe negli anni '60. In In
ghilterra il governo vota una legge importante per la “ rivolta omosessuale’*: gli
atti omosessuali in privato tra adulti consenzienti non sono più considerati un
atto criminale contro la pubblica morale. E in Victim (1964) di Basii Dearden,
che per la prima volta sullo schermo si sente un uomo dire ad un altro uomo -
ti amo Le produzioni americane lasciano l’ omosessualità (maschile e femmi
nile) sullo sfondo delle storie. The Sergeant, The F ox, Lawrence d Arabia o
Bonnie and Clyde... destinano gli “ eroi di celluloide” omosessuali a sorti in
fauste... suicidi o morti ammazzati da catastrofi naturali o dalla polizia. Holly
wood ha sempre salvato lo Stato (americano) e il botteghino. Un pugno di film
coraggiosi apre le danze della diversità omosessuale (femminile c maschile) e in
cendia gli altari dei timorati di Dio e di ogni Stato. Les Amitiés particulières (Le
amicizie particolari, 1964) di Jean Delannoy, è un’ opcrina di notevole bellez
za estetica e spinge la storia d ’ amore tra due ragazzi (distrutta da un prete
omosessuale represso), nei percorsi dell’ eresia, con importanti venature con
flittuali indirizzate all’ oscurantismo della Chiesa. Fellini-Satyricon (1968). di
Federico Felli ni. Teorema (1968) di Pier Paolo Pasolini, La cadala degli dei
(1969) di Luchino Visconti, \ly Hustler (1965) di Andy Warhol. Trash ( 1970) di
Paul Morisse) c Andy Warhol, Portrait o f Jason (1967) di Shirley Clarke... si
chiamano fuori da ogni predicazione moralistica o esplosione del sensaziona
le... su modelli comunieazionali differenti, questi autori riescono a spargere ol
tre lo schermo la coscienza omoerotica da cineclub e presentare l’ oscenità in
compresa/quotidiana del popolo omosessuale. A partire da The Boys in thè
Band (Festa per il compleanno del mio caro amico Harold, 1970) di William
Fricdkin, si comincia a parlare di comunità gay e tra una risatina di autocom
miserazione e una battuta sui diritti civili degli omosessuali... il cinema mer
cantile diviene popolato di gay... e La Cage au xfolles ” (1978) di Edouard Mo
lina™, The Color Purple (1985) di Steven Spielberg, Maurice (1987) di James
lvory, Salomes Last Dance (1988) di Ken Russell, Philadelphia (1994) di Jo
nathan Demmo... si dividono il mercato con la marea montante dei film a luci
rosse... la trasgressione omosessuale diviene merce domenicale o privata...
pornografia dei sentimenti e sentimenti per la pornografia sono riciclati ovun
que c ’ è uno schermo, un video o qualcosa sulla quale proiettare di tutto, spe
cie certe sessualità nascoste e certe le libertà obbligatorie.
L’ omosessualità è il “ male oscuro’*’ divenuto merce, e quindi può aspirare ora
alla tolleranza di tutti. Ma in quegli anni di sessualità controllata, emergono
dall’ ombra degli schermi in fiore, film come Rocky Horror Pie ture Show
(1976) di Jim Sbarrami, Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo
P in o B ertelli
Pasolini, Morte a Venezia (1971) di Luchino Visconti, Je, tu, elle (1971) di
Chantal Akerman, Faust reet der Freiheit (Il diritto del più fo rte, 1976) di Hai-
noi* Werner Fassbinder... ohe lasciano filtrare il diritto di essere diversi e l'im
possibilità di essere normali... una cultura "'minoritaria” attraversa gli stru
menti di comunicazione di massa e la parola omosessuale entra nel vocabolario
accettato dalTordine costituito. Indiani d ’ America, neri, latinoamericani, zin
gari... entrano a far parte del popolo omosessuale e se molte apparizioni cine
matografiche non escono dal macchiettismo o dalla penosa riproduzione elei
“ sissv” , ci sono anche esempi eroici di omosessualità aperta. The J\aked ( 'ivil
Servant (1977) di Jack Gold, Irnagining Octoher (1984) di Derck Jarinan. I.es
Nuits fauves (1992) di Cyril Collare!, Totally F*** ed up (1993) di Gregg \ra-
ki, Fresa y Chocolate (1993) di Torrias Gutierrez Alea e Juan Carlos Tabù),
Butterfly Kiss (1995) di Michael Winterbottom, Cheun gwong tsa siti Happy
Together. A Story Ahout Reinion (Happy Together. Una storia sulla riconci
liazione (1997) di Won Kar Wai... non raccontano solo la stranezza dell'omo
sessualità ma disseminano ovunque sentimenti, emozioni, valori e terrori che
rivoluzionano rimpianto scenico e la lettura abituale del cinema. Le donne si
baciano con le donne, gli uomini con gli uomini, insieme o in gruppi... gli ete
rosessuali stanno a guardare o stanno al gioco... e quando il cinema è poesia
non c'è nessuna volgarità da censurare nè oscenità da coprire. Qui il gusto del-
Fcccessivo è tenuto in sottotono rispetto all’ estetica Camp (scherzo, gioco in
fantile, rèverie del proprio corpo e desacralizzazione del gesto)... Camp è qual
cosa che sta fuori dei limiti, una replica mitologica o divistica amplificata del
V
nio” e la donna come ‘‘donna” . 11 suo è un discorso sull’ amore, una catenaria
visuale del desiderio di amare e di essere amato, senza pudori falsi... gli sguar
di in macchina di Cineasta e di Edipo (ma anche quelli delle comparse...), so
no messaggi desideranti di amicizia e di amore che evocano i confini ilei cielo e
rascesa spirituale (di uno e di tutti) verso quella Terra (della sessualità) libera,
dove Vangelo dell 'impossibile si divide fra padri e madri, puttane e madonne,
maschietti e uomini... e spazza via dai templi dell’ età moderna i sacerdoti e le
loro corti. “ Non serve a dire che si è oppressi, bisogna lottare contro gli op
pressori” (Pier Paolo Pasolini). E una semplificazione dire che “ Pasolini ave
va intuito che in lui coesistevano un omosessuale e un mostro: credeva che le
due cose non potessero essere separate, il che è falso in generale, ma era vero
in lui” (Walter Siti). L’ omosessualità è una pulsione naturale innata. E questo
Pasolini lo sapeva bene. In qualche lettera scrive: “ Io ero nato per essere sere
no, equilibrato e naturale: la mia omosessualità era in più, era fuori, non c ’ en
trava con me. Me la sono sempre vista accanto come un nemico, non me la so
no mai sentita dentro” . E questo sarebbe un mostro? I ragazzi con i quali an
dava “ rispecchiavano sempre le stesse cose: la gioventù, l’ energia, il candore,
la possibilità di comunicare con un sorriso; tutto ciò andav a a rispecchiarsi ncl-
l’allegria di una sagra, di un ballo all’ aperto, delle nuotate al fiume” 25 o lun
ghe passeggiate sulle spiagge di notte. Lo scambio omosessuale poteva essere
una marchetta come un rapporto amicale... con i ragazzi Pasolini sentiva il sa
pore di un mondo da scoprire, sempre nuovo, sempre diverso e nell'odore del
le loro pelli, nella curiosità dei loro dialetti, nella conoscenza dei loro deside
ri... de/storicizzava l’ Eros della prostituzione e ritornava a volare con le ali di
Peter Pan sulla nave dei sogni. “ L’idea dell’ omosessualità supera un’esaltazio
ne per così dire anarchica arrivando all’ appropriazione di un proprio spazio
di scontro con la storia borghese” .2 6
L’intera opera (non solo) cinematografica pasoliniana è percorsa da una su hli-
mazione, un trattenimento, un ritorno alla forza psichica giovanile [neote
nia)... e proprio nel suo cinema c ’ è una corrente emotiva, figurativa, esisten
ziale... che porta a ri/vivere un’ infanzia interminabile. L’ attività ludica è la co
sa più importante del sognatore ad occhi aperti... ed è lui —soltanto lui - che
attraverso la creatività del gioco ripropone la rivisitazione profonda della real
tà. La rivoluzione eidetica (anche pasoliniana) non rivela a chiunque lo voglia
"a che gioco giochiamo” (Eric Berne) soltanto, ma porta con sé anche “ il pia
cere” e la “ paura di vivere” (Alexander Lovven) come superamento di difficol
tà esistenziali e passaggio verso la consapevolezza che dentro 1 uomo e è un
bambino che vuol continuare a giocare ed essere felice, (ili “ psicologi del pro
fondo” (James llillman, ad esempio), hanno mostrato ampiamente che gli indi
vidui della società moderna sono bruciati dall’ olio dei loro stessi desideri... ed
è per questo che la fantasia della normalità “ una rappresentazione distorta di
come sono realmente le cose” .27 La vera rivoluzione comincia là dove l’ indi
viduo si ricongiunge alla propria infanzia. Gli studi sulla prima comparsa del
179
P in o Bertelli
sorriso nei bambini, hanno rilevato che il sorriso endogeno corrisponde alFira-
mediata spontaneità felice e il sorriso esogeno , che emerge dopo, alla richiesta
costrittiva di risposta sociale... ecco perche nessuno può comprare un sorriso.
Peter Pan scappa di casa il giorno stesso della sua nascita, perché sente parla
re il padre e la madre di ciò che sarebbe dovuto diventare quando fosse stato
uomo .28 Ogni bambino è il re del proprio cuore e Pambiente familiare, so
ciale, culturale, religioso... nel quale capita è responsabile delle sue cadute
quanto delle sue insubordinazioni. Ecco perché siamo dalla parte di lfuekle-
berry Finn, sempre. A ricordo di future memorie: “ il bambino interiore è il no
stro sogno in azione, il nostro stesso futuro in attesa di esplicarsi... non a lutti
appartiene il genio della fanciullezza” (.Aldo Carotenuto).
Il dilettici eidetico pasoliniano contiene un senso dello spazio molto particolare,
molto femminile... è noto del resto che “ la percezione dello spazio da parte del
la femmina è più immediata: lo spazio è misurato attraverso il corpo, laddove
la percezione maschile è più astratta e razionalizzante, come se Fosserv al ore si
ponesse al di fuori dello spazio osservato” .29 L’ inclinazione omosessuale di
Pasol iìii, gli permetteva di esplicare una rappresentazione dei corpi e degli spa-
zi in modo simbolico, anche “ astratto” , surreale... che gli consentiva di eqdo
rare il caos collettivo e riordinare il reale disperso... la meraviglia era con
trapposta alla ragione, il dubbio alla storia e su tutto s’ involava il mistero co
me risposta espericnziale di un tempo perduto dell’ innocenza. “ Lo spazio po
tenziale tra il me e il non-mc è determinato dalle primissime esperienze di vita,
che rendono possibile più tardi il gioco, cioè Filivi sione, solo in quanto il bam
bino ha una certa fiducia nell’ affidabili là della figura materna in un’epoca «Iel
la vita in cui la dipendenza c la vulnerabilità sono estreme” .3 0 I ragazzi di Pa
solini si guardano, si sfiorano, si toccano... fanno l’ amore come viene loro... ed
anche se sono nudi l’inquadratura è sempre “ iconica” , “ plastica” , “ allusiva” ...
tutta protesa a raccontare la forma dei corpi, l’ esaltazione delle lince, la legge
rezza dei gesti... nulla è mai volgare c tutto rimanda alla bellezza dell’ incontro
passionale, dove conoscenza e ignoranza si confondono e accendono Famore e
la felicità. Non c ’ è la rabbia selvaggia di Jean Genet né l’ aristocrazia violata di
Gi de, né la decadenza impotente di Thomas Mann o la seduttività proletaria di
Sandro Penna... nell omosessualità di Pasolini... come in Ejzenstejn. in Fas-
shinder o Jarman... la fascinazione dei corpi e la visone ilei sogni rimodellano
una concezione della '"società aperta” che si contrappone alla radice ad ogni
forma di omologazione dell’ individuo nella comunità. Sovente gli incensi vele
nosi dell invidia disvelano incapacità critiche e gelosie personali dalle quali
ognuno non torna più indietro e ciascuno resta più stupido e più solo.
Certe affermazioni di Dario Bellezza sulle pratiche omosessuali di Pasolini,
buttate lì, su un libro che doveva ricordare la sua vita attraverso la sua ucci
sione, si giudicano da sole. Come quando Bellezza afferma che Pasolini ‘Sole
va i corpi proletari, Famore lo riservava alla donna e madre” . () che era “ un
gattuccio in amore” [e] “ doveva lare, quasi psicofarmaci v iventi, tanti radazzi
P i e r P a o l o P a s o lii r i/I l c i n e m a in c o r p o
a sera; le sue poesie sono piene di questi gruppi trafelati rimorchiati ovunque
nella periferia romana '. Quello di Pasolini (continua Bellezza) - "era un co
muniSmo creaturale, reazionario, e lo è forse già quando parte da Casarsa, do
ve il suo eros è già maturo, se a Roma appena qualche mese dopo può arrivare
a tanta precisione nel descrivere un pischello del Cobianchi” —. E ancora: *‘Ma
non li ama questi ragazzi, no, li usa, li scruta, ne fa oggetto di racconto, e i ra
gazzi non lo amano, non lo piangono quando morirà, tanto che anche per lui.
intelligente prefiguratole della sua morte, si potrebbe scrivere quello che lasciò
scritto per la morte del suo maestro, Carlo Emilio Gadda: Questa sua mancan
za del bisogno degli altri, questa sua autosufficienza nella solitudine, e il bi s il o
sogno, sconfinato, di solitudine, fanno sì che ora la sua morte non dia dolore a
nessuno: è questo un modo stupendo di morire. Togliere, letteralmente, il dis
turbo” .31 Bellezza non si risparmia in niente. Affastella stupidaggini da
"checca inacidita” ad analisi del comportamento, estratte da una raffazzonala
lettura di manuali di psicologia divulgativa (che regalano nei supermercati con
l’acquisto di cioccolatini erotici o preservativi profumali). Così Bellezza: “ Sil
io è questo: una confessione d'impotenza. Edipo irrisolto” . Per Pasolini la ma
sturbazione era 'Tatto più dolce della vita” . Per Bellezza “ il delirio dell’ im
maginazione erotica... Pasolini vi tornerà spesso, in poesia, regredendo alla
sua adolescenza o alla sua prima giovinezza” . Poi Bellezza lo cresima: "per
l’ ultimo Pasolini è valido quello che scrisse Nietzsche: II Cristianesimo ha cia
to da bere a Eros del veleno. Eros non è morto ma ha degenerato in vizio . Gli
untori dell’ inquisizione usavano gli stessi mezzi, gli stessi toni, le stesse amare
carezze prima di passare gli eretici confessi, dal confortorio al rogo. Bellezza
come poeta fu una scoperta di Pasolini. Per un po' di tempo gli fece anche da
segretario.
Enzo Siciliano (primo biografo di Pasolini), ci dice che Pasolini definiva Bel
lezza il “ prete di se stesso” . Ciascuno è la somma della sua mediocrità o 1 in
canto della sua intelligenza. Non c’ è amore nel cuore del presente se non nel li
bero godimento o il piacere di sé. Nel suo libro - Vita di Pasolini - , Siciliano
racconta un uomo c un amico ma resta ai margini dell’ utopia omoerotica paso-
liniana... ne descrive le tracce, le cadute, le attenzioni particolari... non riesce
a non incensarlo tra “ la religiosa disperazione di Rimbaud” e la terribile in
quietudine d esistenziale di Rilke. Baudelaire, Gide o Wilde sono eonseguen-
ziali a “ quel disperato bisogno di amore, di amore fisico, il bisogno di un cla
more e di un trasporto sempre rifiutati e sempre, segretamente, desiderati .
Per Pasolini - afferma Siciliano, con il candore tipico del boia che ingrassa la
forca —“ clinicamente si può parlare, credo, di un arresto della libido alla fase
adolescente” . Ci dice anche che in quegli anni a Roma “ gli incontri omosessua
li sono facili: i ragazzi del popolo disponibili. Servivano un po’ di spiccioli” e
Pasolini insieme a Sandro Penna facevano a gara, ogni notte, sotto Castel San
t’Angelo, a ehi si “ faceva più ragazzi insieme” . Su Ragazzi di vita, il primo ro
manzo di Pasolini (uscito nell aprile 1955), Siciliano è chiaro: “ La pornografia
JJLL
P in o B ertelli
era l’ odore di verità che circola in quel libro picaro; la vitalità essudante e ma
lata dei protagonisti, la loro frenesia urlata, la plasticità derisoriamente spu
dorata dei loro corpi*’ .32 TI 29 dicembre 1955, il procuratore della Repubbli
ca di Milano, pensa la stessa cosa e spicca una “ citazione a giudizio direttissi
mo contro Garzanti Aldo, [roditore] e Pasolini Pier Paolo, imputati di pubbli
cazione oscena". Po scandalo assunse connotati grotteschi. L’ italietta democri
stiana si schierò contro Pasolini, (fucila comunista si lavò le inani e lasciò un
“ comunista scomodo” alla deriva dei suoi sogni. 11 libro di Pasolini ebbe suc
cesso. Poi fu assolto perche il fatto non costituiva reato.
Nel 1957, esce Le ceneri di Gramsci e nel 1959 Una vita violenta. Pasolini di
viene una dei “ cattivi maestri” della cultura italiana. Passa dalla vita alla pa
gina e dalla pagina alla vita con disinvoltura, le sue battaglie politiche e civili
segnano un tempo, quello della rivolta dell'anima o della fin e delVinnoccnza.
Poi il cinema, la parola, il gesto... lutto un armamentario culturale viene espo
sto a favore dei senzavoee, degli sfruttati, degli emarginati... rievoca ovunque
il diritto alla disobbedienza, alla diversità, all'amore gridando che lutti quelli
che vivono nella libertà di spirito fanno ogni cosa senza peccato. Rubare ai ric
chi non è rubare, come sparare a un tiranno non è uccidere. Tri ogni film ope
ra di Pasolini c ’ è la consapevolezza e la capacità dell’ individuo che impara a
sopravvivere sulla propria pelle, sulla propria infanzia... in ciascun individuo
c è un Peter Pan che vuol volare verso i suoi desideri primari (l’ amore per la
madre, per il padre, per gli amici, la prima scoperta sessuale...) ma sovente
non riesce più ad avere la capacità di giocare né con sé né con gli altri. Il suo
immaginale è “ rotto’ ' e non trova la condizione esistenziale né riconosce la dif
ferenza di stare solo e dcll’es.scre solo. Il ritorno all’ amore passa nello spazio
del gioco e nella fine dell illusione che l’e/ù adulta possa davvero essere Vota
della felicità. Per di venire uomini non possiamo fare a meno del nostro primo
sorriso e solo così ritroveremo il coraggio di crescere e tornare a giocare con gli
altri come bambini. Perché ai bambini e solo ai bambini sarà permesso di en
trare nella Terra che nessuno sa. volando.
crazia apparente. Il Manifesto di Fort Iluron, redatto nel 1962, circola nelle
università amerieanee sommuove le coscienze più sensibili (non solo dei giova
ni ma anche di tutto un popolo emarginato). Qui sono posti quesiti sull uso mi
litare dell'energia atomica e sulla sorte dei due terzi di umanità che sprofonda
in una miseria senza rimedio e soffre la fame. Il fine di un mondo più giusto,
sostengono i redattori, “ non è di avere ciascuno la propria strada, bensì di ave
re una strada che sia la propria” . La democrazia partecipatoria che (pii si in
vita a cercare in ogni cuore è limpida: “ Al potere fondato sul possesso, il privi
legio e le circostanze, vogliamo sostituire il potere e l'unicità fondati sull’ amo
re, la riflessione, la ragione e la creatività. Pensiamo a un sistema sociale che
vede lo stabilirsi di una democrazia di partecipazione individuale, governata
da due finalità centrali: la partecipazione dell’ individuo alle decisioni sociali,
in modo da poter determinare la qualità e la direzione della propria vita; una
organizzazione della società che incoraggi l’indipendenza e fornisca il tramite
per la partecipazione collettiva” .33 La risposta deirim pero di Wall Street so
no le bombe al Napalm in Vietnam. I testi e i documenti che si spargono nel
mondo in quegli anni, anticipano le spaccature della facciata politica e affra
tellano le giovani generazioni. Il Free Speech Movement e i diritti civili (1965)
di Jack Weinbcrg, I nuovi radicali e la democrazia partecipatoria (1965) di
Staughton Lynd. Democrazia partecipatorialeadership collettiva e responsa
bilità politica (1967) di Greg Calvert, Non fidarti di nessuno che abbia più di
trentaquattro anni (1968) di Jcrry Rubili, Insegnamenti dell'esperienza di
Berkeley (1969) di Hai .Jacobs e James Petras, Della miseria nell9ambiente stu
dentesco considerata nei suoi aspetti economico, politico, sessuale e special-
mente intellettuale e di alcuni mezzi p er porvi rimedio (1966) di Mustapha
Khayati/lnternazionale Situazionista, Le condizioni storiche per la lotta inter
nazionale di emancipazione (1968) di Rudi Dulselike, Lettera a uria professo-
ressa (1967), di don Lorenzo Milani e la Scuola di Barbiana, Contro Vuniver-
sità (1968) di Guido Viale, Da Nanterre alla Sorbona. L'estremismo rimedio
alla malattia senile del comuniSmo (1968) di Gabriel e Daniel Colin Bendit...
riescono a “ rendere la vergogna ancora più vergognosa denunciandola pubbli
camente” (Mustapha Rilavati). Le donne ri/scoprono Pamore, si accorgono che
Limino è stupido, profondamente stupido, tanto che esprime il suo “ sapere”
con violenza, sull’ altra metà del cielo, perche ha paura di essere visto in tra
sparenza per quello che è: un bambino viziato che si rifiuta rii crescere. Alcu
ne “ femministe” illuminate scrivono da qualche parte: “ Liberate le vostre lin
gue. Usatele per amare, non per leccare il culo ai vostri padroni” . Una vecchia
storiella anarchica la ancora sorridere: “ Il borghese che stava fuggendo dalla
rivoluzione con un carico d’ oro, dice all’ insorto (si piscia addosso mentre gli
avvicina il coltello alla gola)... - di non essersi mai occupato di politica —. L’ a
narchico risponde con semplicità, —è proprio per questo che ti uccido! —
Il *68 debilita a Berkeley, Tokio, Londra, Berlino, Parigi, Praga, Varsavia, d o
rino, Milano, Roma sulle “ vene aperte dell’America Latina e della Grande Ma
Pino Bertelli
dre Africa’’’ (Nanni Balestrimi, Primo Moroni). Cina, Algeria, Cuba. Metnatu
sono i grandi riferimenti internazionali delle lotte studentesche. 1 movimenti
giovanili si facevano carico delle repressioni e delle ondate di ribellione che ve
nivano dal Terzo Mondo e divenivano parte di quelle minoranze bastonate
emarginate, violentate dai programmi di governo del "Prim o Mondo". Il Movi
mento Studentesco occupa più della metà delle trentasei università italiane. \
Trento, Pisa, Torino... si cominciano ad elaborare teorie di ribaltamento di
prospettiva della società intera. Le riviste Quaderni Rossi. Classe Operaia e
Quaderni Piacentini avvicinano studenti e giovani operai... Alla "Scala" di Mi
lano gli studenti sommergono di uova fresche la "‘buona borghesia" milanese...
Mario Capanna (sotto la pioggia) si rivolge ai poliziotti ed urla al megafono:
“ ...Voi vi chiederete perché siamo venuti qui a protestare contro questa esibi
zione del lusso, a disprezzo della miseria in cui versa la maggioranza del popo
lo italiano... perche gli studenti sono vicini e solidali con il proletariato che sof
fre e lavora... ma ora siamo noi a chiedere a voi che strappati alle vostre case
siete costretti ad abbandonare la terra dove siete nati per andare a servire il
governo che vi affama, e ora siete costretti a stare qui davanti a questo tempio
del lusso, sotto la pioggia a difendere queste quattro puttane ingioiellate...".34
Si accendono tafferugli tra studenti e forze delPordinc. Qualche puttana dab
bene scivola in terra, si sporca il vestito firmato e perde le perline argentate,
qualche politico si nasconde sotto il cappotto “ crociato” , certi intellettuali di si
nistra fuggono nel sottoscala della storia (che è il loro posto naturale)... Mario
Capanna viene denunciato per istigazione e incitamento alla ribellione.
A Trento, il 17 dicembre 1968, Renato Curdo e Mauro Rostagno redigono il
dattiloscritto Proposta di foglio di lavoro e scrivono in copertina, accanto ad
un pugno chiuso, vicino alla falce, il martello e una stella a cinque punte: “ Dio
è morto sotto i colpi di mitra di Camilo Torres” . Più avanti spiegano con dise
gni molto semplici la zona di riflessione e/o di difesa (università critica) e la zo
na di offesa (fabbriche, città, stampa, scuole e studenti). 11 coordinamento di
tutto questo ha come obbiettivo 1. “ la restituzione al popolo del sapere sociale
di cui è stato espropriato; 2. rovesciarsi sulla città ed intraprendere... la lunga
marcia attraverso e contro le istituzioni... ce n ’est quVm debout. continuons le
combat'*.35 A vedere a fondo le tosi di rivolta sociale proposte da Ciu cio c Ro
stagno, non sono poi così “ approssimative” o ""avventuristiche” come è stato lo
ro imputato dall’ intera sinistra istituzionale... forse è il luogo non appropriato
(il tipo di società in forte tendenza tecnologica), e nemmeno il momento storico
o la fo mia di filosofia/giustizia sociale che stavano al fondo di quegli scritti,
sembrava propizio a questa rivoluzione sociale. ” 11 pregio delle rivoluzioni
mancate - dice Renato Cuccio in un’intervista a Mario Seialoja - è quello di
non avere il difetto delle rivoluzioni riuscite: in qualche modo tutte le rivolu
zioni riuscite hanno tradito le loro promesse, mentre quelle mancate possono
tradire solo le analisi che le hanno mosse... Non abbiamo potuto vivere nel mo
do in cui ci sarebbe piaciuto perché la generazione precedente ha brutalmente
JM
Pier P aolo Pasolini/II cinema in co rp o
fondano, violentano il mondo arcaico, sacrale, magico delle peritene non solo
con il terrò e col fuoco ma anche con l’ omologazione dei linguaggi aiidiovisua,
li. E un film politico, senza mezzi termini. Pasolini lo vorrebbe fare in (orma
di poema per alleggerire forse, la violazione dell’ indagine sociologica o la cro
naca giornalistica, comunque è un canto radicale contro il colonialismo mo
derno e la ragione dominante delle polii ielle transnazionali, ciò che cerca di
portare sullo schermo. 11 progetto gira intorno alla ri/seoperta e alla ri/nascita
della coscienza culturale e politica in cinque Paesi del Terzo Mondo (Paesi Ara
bi, Africa, India, Sud America, ghetti del Nord America). II sentimento che
spinge Pasolini a raccontare queste storie «Iella marginalità offesa, ha molte
plici venature etiche, morali, esistenziali... è una presa di coscienza clic si inal
bera contro la cultura salottiera «lei suo tempo e permette a Pasolini di parla
re di un “ sogno affettivo” che insegue da tempo... "così fare «lei film stesso
un'azione rivoluzionaria (non partitica, naturalmente, e assolutamente libera
fin «piasi alPanarchia)” .
Pasolini non trova i finanziamenti. Riscrive molte volte il trattamento ma non
ci sono produzioni che rischiano soldi e “ reputazione” su questo progetto par
ticolare. La RAI propone al regista un programma per TV7 e Pasolini accetta
di realizzare un documentario su un Paese del Terzo Mondo. Così, nel dicem
bre 1967, nasce Appunti per uri film sulVIridia. Pasolini va a Bombay. 11 poe
ma per immagini è tutto incentrato sulla ricerca della spiritualità indiana at
traverso gli elementi onirici o magici della religione intrecciata alla sopporta
zione della fame. La prima parte (presa da un racconto popolare indiano) è la
storia (pre-moderna) «li un Maharajah ritmo e istruito. Un giorno mentre pas
seggia sulle sue terre, incontra due tigrotti che stanno morendo «li fame. Folgo
rato da una pietà (di biblica memoria), offre se stesso in pasto ai cuccioli. L’al
tra vicenda è ambientata durante la lotta «li liberazione delPTndia con Irò la do
minazione inglese. La famiglia di un Maharajah si trova ad affrontare la mise
ria profonda dovuta ad una carestia... la morte del Maharajah li costringe a
vendere tutti i loro averi, rinunciare ai privilegi di casta cd andare a lavorare.
Viaggiano per tutta l'India e uno a uno muoiono «li fame. Pasolini inter\ ista
operai, intellettuali, il segretario del Partito Comunista Indiano... chiede loro
se sarebbero disposti a donare il proprio corpo a delle tigri clic hanno fame, co
sa pensano della legge stilla sterilizzazione e mostra (con la leggerezza del cac
ciatore «li farfalle), squarci deirindustrializzazione che, nel passaggio da uno
stato di sottosviluppo a una pretesa "estasi di modernismo” , calpesta o cancel
la l’intera preistoria indiana. Un incaricato dei servizi culturali radiofonici
della RAI, al seguito della piccola troupe per documentare il lavoro di Pasoli
ni, scrive sulla sua agenda: “ Periferia di Bombay: Stamattina Pier Paolo gira
nella periferia della città dove, sulla terra arida, s’ alzano un centinaio di fah-
bri che di media e piccola grandezza. L la fine del primo turno. Sul muro dello
stabili mento FIAT qualcuno ha scritto: Viva il proletariato di tutto il mondo...
[qualche giorno dopo, chiede a Pasolini]: “ Ma quale è il tuo concetto di reli-
1 U A
Pier P aolo Pasolini/II cinema in co rp o
subire la sconfitta della sua storia nel modo più imbecille che un potere abbia
concesso ai propri sudditi: quello di scomparire nel vassallaggio e nel ripudio
ilei propri ideali « speranze di una vita meno inutile... cose che vengono taciu
te da Foa nel libro clic ha scritto sul movimento operaio o sono fantasmate se
condo la visione classificatoria del recupero statuale.5 0 E se una parte della
classe operaia italiana è stata a guardare il crollo della propria identità, è vero
anche che a partire da quel '68. rinsieme delle lotte sociali hanno modificato la
corrente del pensiero dominante e da li nessuno può può tornare indietro.
Teorema è un'opera complessa. Molto sorvegliata. Di grande respiro autorale.
Che proprio non ha niente a che vedere con Deserto rosso di Michelangelo An-
tonioni (come ha detto Adelio Ferrerò) e non è nemmeno vero che la sua poesia
(non solo cinematografica) è un'operazione da "rivoluzionario da salotto” (co
me insinua Sandro Petraglia). Strano, proprio Teorema è il film più vicino al
l'asciuttezza espressiva di Robert Bresson o all’ utopia allegorica di Luis Bu
fine]... eppure nessuno vi ha scorto Vinclinazione al dittico (che Pasolini svi
lupperà poi in Porcile),, alla composizione narrativa che la prima parte annun
cia e la seconda cancella. I personaggi di Pasolini parlano poco e i dialoghi so
no metafore, invenzioni linguistiche care a Jean-Luc Godard... il tempo scorre
lento, il paesaggio è ridotto a poche inquadrature (la casa, i pioppi, la strada,
le periferie squallide)... i primi piani degli interpreti sono forti, elementari, la
sciati alla deriva della loro solitudine. L'urlo del padre nel deserto è strazian
te, indimenticabile. U ospite pasoliniano non è altro che Vangelo sterminatore
di Butilici o il futuro diavolo (probabilmente) di Bresson, che dissolvono alla
radice, una società senza qualità. Ne L’angelo sterminatore (1961), "il nichili
smo utopico di Butilici esplode contro una pace insopportabile, presenzia i
margini (e i fini) di una morale che insorge contro i padroni della s/ragione cen
trale, delinca le tracce radicali dello scollamento, della rottura nei percorsi di
un quotidiano popolare battuto ma non vinto” .51 In II diavolo probabilmen
te... (Le diable probablernent, 1977), Bresson riprende le tematiche angelologi
che pasoliniane, le rovescia e come nessuno riesce a mostrare lo squallore di
una gioventù allo sbando (compresa l’ estrema sinistra), all’ interno di una so
cietà spettacolarizzata nella merce, nell’iiiqiiinamcnto nucleare, nella droga,
nella rapacità del potere, nel nichilismo politico istituzionale, nella rivoluzione
tecnologica... che minacciano l'ecosistema.52 Sotto molti tagli audio/visuali,
etici ed estetici, Robert Bresson restituisce a Pasolini l’ impudenza dell'utopia
"eidetica” e disperata che si chiama am ore... sovente 1 insolenza degli sguardi
di Bresson si sovrappone alla v iolazione della sacralità dei corpi di Pasolini e
tutto quello che scivola fuori dallo schermo diviene metafora di un mondo a
perdere. Fassbinder (dice da qualche parte) che "noi non abbiamo che scarse
informazioni su quella bella anarchia che, nel regno dei folli, rende fruibile la
libertà” . Shelley o Shakespeare hanno esposto le loro poetiche incendiarie agli
estremi dell'arcobaleno... hanno fatto delPimpostura del potere e ili quel mil
lantatore di Dio le fonti del terrore e «Iella menzogna da insabbiare, per non
Pino Bertelli
subire la sconfitta della sua storia nel modo più imbecille clic un potere abbia
concesso ai propri sudditi: quello di scomparire nel vassallaggio e nel ripudio
dei propri ideali o speranze di una vita meno inutile... cose clic vengono taciu
te da Foa nel libro clic ha scritto sul movimento operaio o sono fantasmate se
condo la visione classificatoria del recupero statuale.5 0 E se una parte della
classe operaia italiana è stata a guardare il crollo della propria identità, è vero
anche che a partire da quel '68,1 insieme delle lotte sociali hanno modificato la
corrente del pensiero dominante e da lì nessuno può può tornare indietro.
Teorema è un'opera complessa. Molto sorvegliata. Di grande respiro autorale.
Che proprio non ha niente a che vedere con Deserto rosso di Michelangelo An-
tonioni (come ha detto Adelio Ferrerò) e non è nemmeno vero che la sua poesia
(non solo cinematografica) è un’ operazione da "rivoluzionario da salotto ’ (co
me insinua Sandro Petraglia). Strano, proprio Teorema è il film più vicino al
l’asciuttezza espressiva di Robert Bresson o all’ utopia allegorica di Luis Bu-
iiuel... eppure nessuno vi ha scorto rinclinazionc al dittico (clic Pasolini svi
lupperà poi in Porcile), alla composizione narrativa che la prima parte annun
cia c la seconda cancella. I personaggi di Pasolini parlano poco c i dialoghi so
no metafore, invenzioni linguistiche care a Jean-Luc Godard... il tempo scorre
lento, il paesaggio è ridotto a poche inquadrature (la casa, i pioppi, la strada,
le periferie squallide)... i primi piani degli interpreti sono forti, elementari, la
sciati alla deriva della loro solitudine. L’ urlo del padre nel deserto è strazian
te, indimenticabile. ospite pasoliniano non è altro che Vangelo sterminatore
di Rumici o il futuro diavolo (probabilmente) di Bresson, clic dissolvono alla
radice, una società senza qualità. INe L’angelo sterminatore ( 1961), "il nichili
smo utopico di Butilici esplode contro una pace insopportabile, presenzia i
margini (e i fini) di una morale che insorge contro i padroni della s/ragione cen
trale, delinea le tracce radicali dello scollamento, della rottura nei percorsi di
un quotidiano popolare battuto ma non vinto” .51 In 11 diavolo probabilmen
te... (Le diable probablement, 1977), Bresson riprende le tematiche angelologi
che pasoliniane, le rovescia e come nessuno riesce a mostrare lo squallore di
una gioventù allo sbando (compresa Postrema sinistra), alPinterno di una so
cietà spettacolarizzata nella merce, nell’ inquinamento nucleare, nella droga,
nella rapacità del potere, nel nichilismo politico istituzionale, nella rivoluzione
tecnologica... che minacciano l’ ecosistema.52 Sotto molti tagli audio/visuali.
etici cd estetici, Robert Bresson restituisce a Pasolini l’ impudenza dell’ utopia
"eidetica” e disperata che si chiama amore... sovente Pinsolenza degli sguardi
di Bresson si sovrappone alla violazione della sacralità dei corpi di Pasolini e
tutto cjucllo che scivola fuori dallo schermo diviene metafora di un mondo a
perdere. Fassbinder (dice da qualche parte) che “ noi non abbiamo che scarse
informazioni su quella bella anarchia che, nei regno dei folli, rende fruibile la
libertà” . Shelley o Shakespeare hanno esposto le loro poetiche incendiarie agli
estremi dell’ arcobaleno... hanno latto dell’impostura del potere e di quel mil
lantatore di Dio le fonti del terrore e della menzogna da insabbiare, per non
!2 i.
P ino Bertelli
192
Pier Paolo Pasolini/Il cinema in co rp o
jii fa pensatore d ’ occasione... non sa che “ le idee sono surrogati dei dolori
(Marcel Proust) e nemmeno che ci sono poeti che non gridano am ore, senza ar
rossire. La stupidità che illumina certi momenti della storia non ha equivalen
ti se non nei miti/dei assunti come maestri... provate a mettere i sogni al di qua
delle stelle: avrete davanti a voi il cimitero delle buone intenzioni e i cancelli dei
campi di sterminio sempre aperti per chi stona nel coro. Tutte le rivoluzioni so
no nate nella strada e quando sono finite in parlamento sono morte insieme al
le parole d ’ amore e di libertà dei loro capi.
Teorema è quasi muto. I dialoghi sono scarni, essenziali. Le inquadrature so
no molto frammentate e, cosa insolita per il cinema pasoliniano, ci sono anche
dei brevi piani-sequenza. La fotografia “ pastello” di Giuseppe Ruzzolini (Ko
dak Eastmancolor) e il montaggio elementare, aritmico di Nino Bai agli, confe
riscono al film un’ atmosfera favolesca, che riporta (non poco) al cinema stra
niarne di Jean-Marie Straub o a quello del teatro-azione di Rainer Werner Fas-
sbinder. Ciò che vedi è anche altro c ciò che sogni, forse, è proprio quello che
vedi. La forza deirinquadratura pasoliniana, la non-attorahtà dei personaggi,
la surrealtà delle situazioni... delineano la lezione godardiana, rosselliniana,
straubiana... e ciò che sorge sullo schermo è qualcosa che si riflette nella vita o
nella testa dei lcttori/spettatori. Teorema non è un’ opera carica di rancore o
soltanto un’ esperienza religiosa che tratta della rovina della borghesia. Ciò che
Pasolini cerca di dire è che, “ a parte gli errori storici, come l’ idea di Nazione,
l’idea di Dio, l’idea di Chiesa confessionale, eccetera, anche se la ricerca del
borghese è sincera, intima e nobile, tuttavia è sempre sbagliata. Ma questa con
danna della borghesia, mentre prima (fino al 1967: è un dato autobiografico)
era precisa, era ovvia, qui rimane ‘ sospesa’ , perché la borghesia in realtà sta
cambiando. L’indignazione e la rabbia contro la borghesia classica, come la si
è sempre intesa, non ha più ragione di essere... Ormai è tutta l'umanità che sta
diventando piccolo-borghese” .57 L’ urlo finale di Paolo/Girotti resta un giudi
zio irrazionale, sospeso sulla caducità della vita. 11 perdurare dei grandi miti
all’interno dell’ umanità e più ancora, l’ ingerenza del sacro nella vita quotidia
na di tutti... sono all’ interno dell’ opera pasoliniana e sotto forma di parabole
si esplicitano nelle loro cadute. I reticolati dell’ industria culturale o i circoli vi
ziosi dei mezzi di comunicazione di massa... qui sono superati, abbandonati al
la deriva del loro successo spettacolare, (‘he riduce ogni cosa a prodotto.
Dopo la “ caduta dell’illusione gramsciana” , con Teorema, Pasolini dice di
inaugurare quel cinema d ’élite, che altro non è che il cinema d ’autore o di poe
sia che ha sempre perseguito fin dal suo esordio. Certo, qui il regista costrui
sce un universo chiuso, circolare, ohe non lascia spazi alla retorica, al pedago
gismo, alla propaganda... cerca di elaborare un’ opera inconsumabile o poco
consumabile, comunque un film che è al tempo stesso, prodotto di “ consumo”
e qualcosa che ha che fare con l’ arte. Giovanni Crazzini se ne accorge e scrive
che passando per le "'lezioni di Blow up e di Bresson, Pasolini sviluppa il suo
tema con snella semplicità (il vento e la nebbia sul deserto biblico fanno da cer-
P in o B ertelli
niera fra i vari momenti della storia di oggi, per dirne appunto l’eternità), ma
le situazioni sono così cariche di interna vibrazione da far scaturire il dramma
delle coscienze col solo calibrare i trepidi gesti e le espressioni di figure costan
temente tenute sotto controllo dall'occhio armonico dell’ attento orchestrato-
re” .5 8 Padre Sorgi si accorge che Teorema è un “ film non cristiano, ma 'reli
gioso*, un film che scopre la presenza di un uomo sconcertante, di un artista
contraddittorio ma sincero. Un film sul quale il discorso dell’ arte non ammet
te dubbi e sul quale quindi sono legittime tutte le riserve che possono derivare
dal pensiero e dalla morale cristiana” .59
11 Dio-Eros di Pasolini sconvolge. Provoca rivolgimenti infiniti, ""sovverte i va
lori morali abituali, trasforma la vita di coloro che colpisce” (Michel Cinient).
11 film raggiunge una grande compiutezza formale. C’è una maestria delFin-
quadratura, una sapienza del montaggio, una direzione attoralc che hanno del
magico... l'insieme si compone in una regalità comunicazionale, artistica, che
accompagna lo spettatore nella bellezza cristallina di un viaggio biblico verso le
origini dell’esistenza umana. I dialoghi sono veramente pochi. F la musica di
Mozart sottolinea momenti fantasiosi... Vospite pasoliniano è di un’ irriverente
aristocrazia celestiale, quasi scostumata... ma allo stesso tempo è di una tra
sparenza amorosa e di una leggiadria comportamentale che a qualcuno fa gri
dare al capolavoro: “ Mai forma ha epurato, trasceso una materia così discuti
bile, mai bellezza plastica ha avuto un tale potere di reversibilità * (André Com-
bet) e le immagini di questo film si librano sul piano particolare dell’ arte. C*è
anche chi vi ha visto delle "'pretese nazional-popolari raccolte con delirate fri
volezze d ’ esteta, effetti di macchina in soggettiva, zoom, bruschi slanci lirici in
castratisi con un espressionismo diffuso, soavi lentezze e un ritmo \ieino al ci
nema-verità (Claude Beylie)... ma è un critico americano che macella il film
fino in fondo: “ Deinentia praecox è un termine psichiatrico per giustificare le
pazzie e le altre irrazionalità dell’ adolescenza, eppure molte delle attuali pelli
cole cinematografiche sono una manifestazione di essa. Teorema ne è un esem
pio... Lo straniero non rassomiglia a nessuno così tanto come a una figura sim
bolica al centro della più omosessuale fantasia, un emancipalo die si muove in
mezzo ai non iniziati segretamente distruggendo le loro illusioni di normali
tà” .6 0 Proprio così (a parte la sciocchezza della "demenza precoce . epiteto
che altri avevano già usato per Luis Ruiìuel e Roberto Rossellini). Come dire:
lo "‘straniero” rappresenta lo spirito della rivoluzione che distrugge la società
borghese. Pasolini racconta la sinopsi di Teorema così: "*11 nucleo centrale del
film è costituito dal passaggio di uno sconosciuto molto bello, molto buono, e
molto diverso dagli ospiti che lo ricevono, i grandi borghesi milanesi. Tutti lo
amano, tutti ne restano turbati, posseduti da lui, nel senso assoluto del termi
ne. Poi egli partirà. E questo suo passaggio li lascerà devastati,
lo non cerco lo scandalo. Dio è lo scandalo, in questo mondo. Il Cristo, se tor
nasse, sarebbe nuovamente lo scandalo, egli lo è già stato a suo tempo, egli tor
nerebbe ad esserlo oggi. Il mio sconosciuto —interpretato da Terenee Stamp —
1M
P ier P a o lo Pasolini/Il cin em a in c o r p o
lU>n è Gesù inserito in un contesto attuale, non è neppure Eros in senso assolu
to. è iJ messaggio del dio impietoso, di Jehovah, elle attraverso un segno con
creto, una presenza misteriosa, toglie i mortali dalla falsa sicurezza. E un dio
, |ie distrugge la buona coscienza conquistata a buon prezzo, a riparo della
(jiiale vivono o vegetano i benpensanti, i borghesi, chiusi in una falsa idea di se
stessi” .61 La tolleranza della borghesia (che Pasolini rompe), nasce dall'odio
ohe il borghese nutre per l’uomo che vuol pensare con la propria testa c segui
re il proprio cuore. I borghesi sono capaci di tutto, per conservare l'eredita-
rietà del loro bastone... anche di fare una rivoluzione, ma poi sono i borghesi
elle subito dopo, erigono le forche ilei tribunali, scrivono le regole delle caser
me, proclamano gli editti delle fucilazioni o le carte bollate per le fasce di con
tenzione dei manicomi... il solo borghese buono è quello sgozzato sul sagrato di
mia chiesa in fiamme.
In Teorema, Pinterpretazione brechtiana di Laura Betti c particolare, traso
gnata, sempre divisa tra l’ anomalia figurativa e la guitteria popolaresca... la
Betti, nel cinema pasoliniano (ma non solo), è un’icona libertaria che sembra
uscire dai teatrini della commedia dell’ arte... il suo corpo, i suoi gesti, la sua
faccia ironica, la sua voce antica... gli conferiscono una sensualità blasfema, di
grande seduzione e bellezza sconsacrata mai più apparsi nel cinema post-paso-
liniano... La recitazione della Betti è di quelle che restano nella memoria e ne
gli occhi umidi del pubblico più eterogeneo... è indimenticabile per la misura
tezza degli sguardi, l’ attoralità plebea, la seduzione di una visione che si apre
a tutte le vie e lascia aperte tutte le emozioni (non solo accidentali ma divine).
Pasolini coglie in Laura Betti, qualcosa di profondamente religioso e insieme di
ateo: “ nel suo fondo ha qualcosa delLApocalisse, e dentro è biblica, capace di
maledizioni potenti come di travolgenti benedizioni” (Pier Paolo Pasolini). Lei
lo contraccambia alla sua maniera. Quando Pasolini la chiama per interpreta
re la serva in Teorema, lei non voleva essere Emilia. Lo scontro con Pasolini fu
duro. Lui avrebbe buttalo albana il progetto se la Betti non accettava quella
parte. La Betti ricorda quei giorni, cosi: “ Io lo amavo, lo amo molto. Quindi
mi rassegnai. E mi sa che devo proprio usare questo verbo. Ero inquieta, mi
sentivo braccata. Era un segno premonitore ed ora lo so. con molta chiarezza.
Poi incominciò la preparazione del film e la mia progressiva trasformazione,
hd ecco che Pier Paolo mi coccolava c mi proteggeva con dolcezza. Sapeva di
dover portarmi per mano verso la terra spalancata che mi aspettava per sot
terrarmi ...
h stato detto c scritto che ero molto brava in Teorema. 11 fatto è che, se ho re
citato (e non credo), non me ne sono accorta. Mi vestivo, mettevo la parrucca
e andavo ila Pier Paolo, il mio visitatore. Andavo cioè davanti alla macchina
da presa e vivevo una lunga giornata di set. Proprio come voleva lei e come vo
leva lui.
H o n a t u r a l m e n t e c r e d u t o al m i o s u i c i d i o , al m i o a n d a r e s o t t o t e r r a t e n u t a , ( p i a
si p e r m a n i , d a l l a m a m m a d i P i e r P a o l o .
P in o B ertelli
stiche del film, tutta l'irrequietezza dell’ eresia pasoliniana... la sua nudità tra
la folla evoca epoche dissolute o, più ancora, epoche alle quali appiccare il fuo
co. 11 volto imbronciato, accattivante, sbarazzino della Wiazemsky è bellissimo
e illumina lo schermo di una lacerata sensualità. L’ incontro dell’ attrice con Pa
solini alla Mostra del cinema di Venezia nel 1967, è fulminante. E l’ interprete
di du basarti Ilulthazar (Robert Bresson) e La chinoise (Jean-Luc Godard) lo
ricorda così: “ In quel giorno io avevo incontrato un uomo che doveva contare
molto nella mia vita. Che conta sempre. E avevo anche scoperto che ci sono
persone, celebri in tutto nel mondo intero, che hanno un certo modo di muo
versi, solitarie e anonime come il primo che passa. Che li si riconosca, che li si
abbordi che li si ignori non ha importanza. Vanno per la loro strada. E sono
loro i grandi artisti” .63
In Teorema, Silvana Mangano sembra caduta da una stella brillante... non re
cita, danza l’ amore e la tristezza di non averlo mai conosciuto. La sua pelle di
porcellana invade il film e la sua bravura non sta tanto nel fare compiutamen
te un scena, quanto nell’ ammiccarla appena. Gli occhi di gatta in amore, la
bocca carnosa di fragole c latte, il corpo sinuoso ormai al tramonto, che con
serva ancora la sfrontatezza c la naturalezza del ludico... la innalzano ad
un’incomparabile bellezza che reca su di sé il segno di chi resta in disparte e si
lascia andare soltanto tra le braccia di chi vuole. Silvana Mangano, nel cinema
pasoliniano, non tradisce l’ esistenza di qualcosa che le procura sofferenza o
dolore... al contrario, la nasconde nei sospiri dèlio spirito, nelle resurrezioni
dell’ anima, nelle violazioni dei nobili ideali... la Mangano è un eorpo/simbolo
pasoliniano, una specie di ombra luminosa, un’ anima di luce, una genialità del-
Lerotismo pagano che non edifica in nessun ciclo né sprofonda in alcun infer
no... si lascia andare all’ anarc/iia degli istinti e al di là del bene e del male si
trova a servire la vita, a ri/scrivere la storia della decadenza umana, non come
una Musa né una Grazia, ma come “ una messaggera degli dei... [che] viene in
un mondo di colori e immagini cupi, pieno dei dolori più profondi c incurabili
e racconta consolatrice delle figure di dei belle c luminose in un lontano paese
incantato, azzurro e felice” .6 4 Tutto ciò che è veramente amoroso comincia
con la fine di ogni amore falso. Occorre guardarsi dagli esseri incapaci di vizi,
sogni o passioni estreme... in loro sonnecchia sempre il giudizio del folle o la go
gna dell’inquisitore. La ragione ha fatto dell’ uomo una bestia c l’ uomo si è do
vuto inventare Dio per giustificare i bagni di sangue che ha versato in nome del
la ragione.
V ospite/angelo di Teorema è interpretalo dall’ attore inglese Terence Stanip.
Pasolini avrebbe voluto Lee Yan Cleef, celebre cattivo dei western americani (c
italiani), poi per una questione di soldi, venne coinvolto Stamp (reduce da uno
dei più brutti film italiani di tutti i tempi, Toby Dammit, di Federico Fellini).
Stamp chiese in giro chi era Pasolini... suo fratello lo rassicurò, gli disse che
era “ un poeta comunista, un gay, una persona geniale” e che non doveva per
dere quella parte. Stamp accettò. Rimase stupito che del film non esisteva la
P in o B ertelli
sceneggiatura. Doveva solo dire le battute (in inglese) suggerite dal regista.
.Nulla più. Gli sembrava che "tutto venisse fatto come in un B-inovie, nient'al-
tro che cinéma-verité” (Terenee Stamp). Il ragazzo inglese fu perfetto. Trasfi
gura al meglio la sessualità androgina (o la v isitazione pansessuale) voluta da
Pasolini... il suo corpo efebico, il sorriso enigmatico, l’impudicizia degli sguar
di e l’ ostentazione culturale che Pasolini gli addossa (mettendoli in bocca Rim
bauli)... lo proiettano in un’ interpretazione fuori dalle sue corde consuete e
della quale anche lui si meraviglia. In origine, Pasolini avrebbe voluto fare di
questo visitatore, "un dio della fecondità, il dio tipico della religione preindu
striale, il dio solare, il dio biblico, Dio Padre. Naturalmente, messo di fronte
alla situazione reale, ho dovuto abbandonare l’ idea di partenza, e ho fatto di
Terenee Stamp un'apparizione genericamente ultraterrena e metafisica: po
trebbe essere il Diavolo, o una mescolanza di Dio e Diavolo, quello che impor
ta è tuttavia il fatto clic risulta qualcosa di autentico e inarrestabile” .65
Pasolini è cosciente che il suo Dio/Eros o Dioniso/Jehova... è una pura ipotesi
e filma la reazione o i crolli di una famiglia borghese che viene visitata da un
giovane dio/ospite... e i franamenti della loro ideologia o della loro fedo, co
minciano con questa constatazione: 4"La società industriale si è formata in to
tale contraddizione con la società precedente, la civiltà contadina (rappresen
tata nel film dalla serva), la (piale possedeva in proprio il sentimento del sacro.
Successivamente, questo sentimento del sacro si è trovato legato alle istituzioni
ecclesiastiche ed è talvolta degenerato fino alla ferocia, specie quando alienato
dal potere. Ecco, in ogni caso il sentimento del sacro era radicato nel cuore del
la vita umana. La civiltà borghese lo ha perduto. E con cosa Elia sostituito,
questo sentimento del sacro, dopo la perdita? Con l’ ideologia del benessere e
del potere ’ (Pier Paolo Pasolini).66 II film si lascia leggere come un’ invettiva
culturale, politica, eversiva gettata contro la condizione di inautenticità del-
l’insieme sociale che è fatta di dogmi e di misteri. L■angelo pasoliniano contie-
V
po di Stamp come magnete su cui convergono bramosi gli sguardi di tutti i per
sonaggi del film e, ovviamente, degli spettatori. E di certo la sensibilità omo
sessuale che informa il film (nonché la visione, fuggevole ma decisamente forte
per Eepoca, del corpo nudo di Stamp) fu la ragione prima dello scandalo e del
le inesauribili polemiche che lo colpirono e che sfociarono nel sequestro e in un
processo al regista” (Vincenzo Fatane).6 8 11 merito di Teorema non è stato so
lo quello di rompere i muri del conformismo e di mostrare chiaramente come
l’ omosessualità potesse “ avere” una propria condizione esistenziale... la gran
de grande intuizione pasoliniana è stata quella del masnadiere o del suonatore
del flauto magico che ha fatto della libera associazione (libero pensiero=libero
amore), una comunione tra interpretazione della vita e rivelazione dell’ anima.
Altrove, abbiamo scritto che Fedonismo dell’ ultimo Pasolini, si compcnctrava
a quello del fumettaro della borghesia blasonata Luchino Visconti, c insieme
andavano a trascinare la particolarità omosessuale nell’ indottrinamento mer
cantile che di lì a poco esploderà sugli schermi del mondo e farà della porno
grafia una merce per famiglie da acquistare ovunque, anche nei supermerca
ti.69 Ci sembra oggi un’ affermazione severa e forse ingiusta (almeno per Pa
solini (e solo in parte per Visconti). L’ omoerotismo contenuto nei loro film ha
inevitabilmente aperto la strada a sconce operazioni mercantili o a riesumazio
ni circensi (che entrambi aborrivano), come è vero che proprio l’ opera pasoli
niana e sotto un certo taglio (più decadente o morboso), quella viseontiana,
hanno dischiuso in Italia i cancelli del cielo omosessuale, per non richiuderli
più.
Tra i film più importanti c coraggiosi della storiografia cinematografica mon
diale, si legge un episodio diretto da Raincr W. Fassbindcr, nel film/docurnen-
to collattaneo Germania in autunno (1977/1978), che tratta della ribellione in
armi della RAF (F razione Armata Rossa) e l’emergere del nuovo fascismo te
desco, quello che “ non sfila nelle strade ma sta seduto nei tinelli e nei posti di
lavoro; si annida nei cervelli della gente e costituisce per così dire un avallo al
lo sfruttamento dall’ alto” (Alexander KJuge). L’ anarchia radicale, anomala di
hassbinder (che esce fuori da ogni parrocchia del cinema politico), gli permet
te di elaborare un frammento di cinema (28 ) di straordinaria altezza formale
e dal forte contenuto omoerotico... Fassbindcr mette in scena se stesso, la sua
casa, il suo corpo nudo, grasso, bianco... ed esprime con grande efficacia atto
rcale, il dolore e l'amore per il proprio uomo (di colore) con il quale condivide
tutto... dalla politica alla “ polvere degli angeli” e LI suo nialedettismo non si ac
quieterà neanche con un bacio rubato alla dolce incoscienza dell’ uomo comu
ne, sorvegliato, controllato c genuflesso a un destino inesorabile: quello di es
sere un ingranaggio intercambiabile della macchina sociale che lo sottomette in
regole, dogmi e falsi idoli. Fassbinder riaccende qui la sofferenza dello spirito
e i fuochi profondi che anticipano la calma di un’ interiorità luminosa: quella
di riappropriarsi della propria “ diversità” o sessualità particolare, dispersa in
una quotidianità senza compromessi. Le lacrime hanno radici più profonde di
P ier P a o lo Pasolini/II cin em a in c o r p o
202
F ior P a olo Pasolini/N cin em a in c o r p o
mia vita in rosa (1997) di Alain Berli ner, Un ritratto di Francis Bacon (1998)
di John Maybury, Siticom (1998) di Francois Ozon... rileggono strade poco
esplorate della sensibilità omosessualc/lesbica e si aprono alla realtà circostan
te lasciando spazio alla semplice fisicità, alle differenti pulsioni gay o alla ma
linconia lacerante della malattia delFamore (FAids). Non è poco. Sono film che
lavorano su una sensibilità deiranomalia che si innalza verso una nuova per
cezione della sessualità omoerotica. 11 cinema più commendale approda a par
lare di Aids con Philadelphia e Hollywood conferisce al pietismo ben fatto del
film di Jonathan Demmo, l’ Oscar e il successo internazionale. Di diverso spes
sore autorale si leggono Cartoline dall'America ( 1992) di Steve McLean e i do
cumentari militanti Voci dal fron te (1990) di Robyn Hutt, Sandra Flger e Da
vid Meieran, Trame comuni: storie della coperta (1989) di Robert Epstein e
Jeffrey Friedman... Epstein e Friedman sono anche i realizzatori del film di
montaggio Lo schermo velato (1995), tratto su uno dei saggi più irriverenti sul
l’ omosessualità nel cinema, (dalle origini agli anni *80).70
(Fera una volta il cinema gay... lo schermo incantato si toghe il velo dell’ipo
crisia e l’ iconologia di una controcultura omosessuale si ha, in modo particola
re, con la nascita del cinema indipendente lesbico degli anni *80/’90. Travesti
tismo, transessualità e omosessualità non hanno più bisogno di alibi... la ten
denza diventa atto solare e Fomosessualità si vive nei dolori e nelle gioie del
quotidiano. Le donne che amano le donne o gli uomini che preferiscono gli uo
mini vivono le loro storie d ’ amore o inciampano nelle loro delusioni, semplice
mente. Niente più viene celato o lasciato irrisolto. Ciò che (quasi) tutti chiama
no peccato o "inversione’ , per altri è soltanto il grande respiro delFamore clic
soffia nei cuori di tutti/tutte e in mille modi diversi e sconosciuti si schiude al
mistero amoroso dell’ anima.
L’ amore omosessuale espresso nel cinema lesbico taglia corto con la commedia
degli equivoci e mentre accende altre visioni della difficoltà del vivere da omo-
sessuali/lesbiche, nel contempo impone al pubblico le ragioni e la gioia di ri
vendicare al popolo omosessuale il diritto alla felicità. Cuori kamikaze (1986;
di Juliet Rasliore, Lei starà vedendo qualcosa (1987) di Sheila McLaughlin,
Mio padre sta venendo (1991) di Monika Treut, Claire della luna (1992) di Ni
cole Comi, Baci al nitrato (1992) di Barbara Hammer, Al calare della notte
(1994) di Patricia Rozena, Co fish (1994), di Rose Troclie, Le ragazze del bar
(1994) di Marita Giovanni, Le incredibili e veritiere avventure di due ragazze
innamorate (1995) di Maria Maggenti, Tutto relativo (1996) di Sharon Pollack,
La donna del cocomero (1997) di Cheryl Dunye (primo film di una certa statu
ra etica ed estetica, girato da una lesbica nera)... sono einemacchine del desi
derio attraversate da una freschezza visiva e da una coraggiosa volontà di far
conoscere a quanta più gente possibile, i lati più in ombra e quelli armoniosi
dei rapporti e degli amori omosessuali tra donne. Sul finire del secondo mil
lennio il cinema a tematica gay investe ormai gli schermi del mondo. Autori di
ogni Paese si accostano all omosessualità nei modi più vari e sovente riescono
P ier P a o lo P a solin i/!! cin em a in c o r p o
ad articolare film che trattano le tensioni o le gioie dell’ omosessualità con no
tevole singolarità e compiutezza espressiva. /Voi due (1986) di Roger Tonge, Do
na FIeriinda e suo figlio (1986) di Jaime Humberto llermosillo, L'uomo di ce
nere (1986) di Nouri Bouzid, Breve vita di Eddie (1989) di Philip Saville, lina
grazia stupefacente (1992) di Amos Gutman, Fragola e cioccolato (1993) di To
mas Alea e Juan Carlos Tabio, Addio mia concubina (1993) di Chen Kaige, Il
banchetto di nozze (1993) di Ang Lee, Creature del ciclo (1994) di Peter Jack
son. Vive Vamour (1994) di Tsai Ming-liang, Kavufis (1996) di Jannis Smarag-
dis, Beautiful Thing (1996) di Hettic Mae Donald, Destino (1997) di Muhamed
Camara, Palazzo dell’Est, palazzo dell’Ovest (1997) di Zhang Yuan, Happy lo-
gether (1997) di Kong Kar-wai, Le tentazioni della luna (1998) di Chen Kaige...
sono opere disuguali, ina forte è la lezione non volgare dell’ omosessualità (rna-
selìile/femminile) che contengono e disseminano ovunque una gaia aurora (per
tutti e per nessuno) del popolo senza veli. A qualcuno piace gay, il cinema. Den
tro e fuori lo schermo, nessuno è perfettto.
Teorema è una delle opere più compiute di Pasolini e, forse, uno dei più gran
di film laici sul Cristo apocrifo o sull’ angelo della seduzione, mai apparso sul
lo schermo. L ospite pasoliniano è un angelo ribelle c ovunque va porta nei suoi
fantastici voli, luce, amore, verità... l’ angelo contiene in sé i principi del ma
schile e del femminile, dell’ umano e del divino, della nascita dell'opposizione e
della dimensione lunare dell’ ombra, trasfigurati neU’ ascesi e conoscenza del-
Tamore... sono percorsi filosofici che nulla hanno in comune con le imbaraz
zanti “ vie” fornite dai moderni “ guerrieri della luce” o dai maestri occulti del
sofà...71 la mimesi della stupidità alberga nelle ISew Age che trattano l’ adep-
ta come un cretino e nessuno vede che ogni teologia, come ogni saggezza mora
le, a dovuto prostituirsi e trascolorarsi per raggiungere a una qualche credibi
lità. Pasolini recupera il cielo abbandonato agli angeli e ai passeri di Heine,
non per adorarlo ma per magnificarlo di una salutare anarchia: “ Farsi candi
di come volpi e astuti come colombe. Confondere le piste, le identità. Avvele
nai^ i pozzi” (Franco Fortini) della società costituita in classi, questo è Teore
ma.
Pasolini impiega cinque settimane per girare Teorema e nove per montarlo. Le
riprese sono effettuate tra marzo e maggio 1968. Pasolini dedica un’ attenzione
minuta al film e riesce ad architettare un’ opcra/parabola di grande compiutez
za formale. Al di là del biblico violato e di una “ fisiologia orgiastica” destinata
alla riesumazione di angeli e demoni, il poeta dilacera ogni santità e disvela la
cattiva coscienza di tutti. Con Teorema, Pasolini parte da un’ ipotesi... che co
sa succederebbe se una famiglia borghese venisse visitata da un dio/angelo del-
l’ amore, Dioniso o Jehova? La parabola pasoliniana è matematica e illumina
ovunque la profanazione del sacro nell’ uomo da parte del potere. Pasolini
scorge n e U uomo un sacro antico, mitizzato, un p o’ idealizzato e forse mai esi
stito. dato che il sacro è stato sempre istituzionalizzato sin dall’ inizio dagli seia-
niiani. dai preti, dai costruttori di ideologie... e lo contrappone alla deflorazio
Pino Bertelli
‘)A ^
P ier P a o lo P asolin i/!! cin em a in c o r p o
letterari (sadici e masochisti) che (dice Moscati) si trovano in Mister Hyde: “ Pa
solini non aveva nessuno dei gesti artificiosi che a volte svelano, secondo un’ i
dea caricaturale, la presenza di una checca. La sua voce era sottile, acuta ma
non strascicata, leziosa o cedevole. 1 suoi gesti erano energici, mai sottolineati
dalla piega languida di una mano. Aveva zigomi alti e massiecci, una mascella
robusta, una fronte decisa, d ’ assalto. Quando giocava al calcio, e lo faceva
spesso, mostrava i muscoli allenati, gomiti e ginocchia da tackel proibiti. La sua
omosessualità era un programma d’ esistenza senza limiti: "Sesso, morte, pas
sione politica/sono i semplici oggetti ciò io do/il mio cuore elegiaco’ . Pasolini vo
leva liberare tutti da una madre matrigna: la Chiesa della sessuofobia e dei bor
ghesi. Fu in nome di questa libertà lancia le sue sfide. Era una sfida quando po
polava le sue pagine di ragazzi dal "grembo potente’ , parlando di "corpi sen
z'anima’ , di "valli sacre della libidine’ , di sentinelle del sesso’ che battono sui
lungoteveri "in spossanti attese intorno alle terre latrine’ . Era un’ altra sfida la
stessa spavalda franchezza che lo portava a rendere pubblici i suoi pensieri, i
sogni, gli incubi più intimi. Raccontava del rigido padre Carlo Alberto, uffi
ciale e fascista. l)i quando aveva spiato il suo pene mentre l’ uomo si stava ba
gnando in un fiume; o di quando era stato da lui trascinato su un tavolo di cu
cina e tenuto ben stretto perche gli voleva istillare con forza il collirio negli oc
elli; o, ancora, di quando ne fu posseduto: "Ho sognato di fare l’ amore con mio
padre (contro il comò della nostra povera camera di fratelli ragazzi), e forse
anche, credo, con mio fratello; e con molte donne di pietra’ . Nel padre, signo
re dispotico e marziale finché non si diede all’ alcol, Pier Paolo Pasolini vede
va l’ Italia di Mussolini che da bambino lo aveva vestito da balilla” .
Poi Moscati passa a descrivere le prime esperienze omosessuali, la venula a Ro
ma dal Friuli (Casarsa), gli incontri notturni con i ""ragazzi di vita” ed arriva
all’ utopia pasoliniana del "68. ""C’ erano dovunque i segni della battaglia. Nel
le università, nelle fabbriche, nelle chiese, nei festival cinematografici, nei pre
mi letterari, nelle rassegne d ’ arte. Si creò un impetuoso vortice di pugni alza
ti, cartelli e slogan, drappi sventolati, passamontagna per nascondere il viso ai
poliziotti, manganelli volteggianti sulle teste, eskimo e sciarpe palestinesi. An
dava di gran moda fra gli intellettuali travestirsi da studenti, e gli stilisti, cioè
i principali creatori della moda, erano gli addetti ai mass media, i giornalisti
della carta stampata e i registi della televisione. Quando il fumo dei lacrimoge
ni si disperdeva, riprendevano le discussioni e le assemblee. Rullavano i tam
buri dei seguaci di Mareuse, rispondevano i pifferi latinoamericani” .79 Al cri
tico, vorremmo chiedere dov’ era lui in quei giorni caldi? Forse in un confes
sionale a difendere la propria verginità politica? 0 ha cercare un’ ostia reden
trice da inghiottire insieme alla sua splendente stupidità? Il discorso pasolinia-
no si inscrive nell’ ambito dell’ arte borghese che si rovescia contro se stessa...
"'parte dalla necessità di esprimere le lacerazioni interiori, le angosce, i mostri
le impossibilità di vivere, intese come elementi di una condizione storica, come
dati caratterizzanti e contraddizioni inestricabili di una classe, dell’ esistenza
P in o Bertelli
“La dichiarazione del comitato esecutivo delTUfficio cattolico internazionale del cinema contie
ne una frase che mi colpisce duramente: ...i valori positivi che tale giuria ha creduto di ravvi
sare - rwlVambiente particolare di (pieslo Festival di Venezia 1968 - non sono affatto alla por-
tatù de.lVahituale pubblico del cinema.
A) Da questa frase appare chiaro che Lopinione della giuria dell* Ufficio cattolico inter
nazionale del cinema, che mi ha premiato, per il comitato esecutivo, ad un esame oggettivo, non
ha alcun peso: in altre parole le reali idee e i sentimenti di coloro che hanno espresso la loro opi
nione sono considerati assolutamente ininteressanti.
B) Di conseguenza il mio film è assolutamente inintercssante per il comitati esecutivo. In
altre parole, non è importante che il mio film - oggettivamente - sia hello o brutto, morale o amo
rale. Sono tentato «li dire che si tratta di problemi addirittura mai presi in considerazione dal co
mitato esecutivo.
C) 11 mio film e la decisione della giuria \eneziana interessano il comitato solo in quanto
mezzo per definire una pretestuale relazione tra la Chiesa e un pubblico non ben definito. A me
pare che un interesse così limitato sia piuttosto cinico.
D) In breve, questo pubblico indefinibile viene considerato alla stregua di una massa di
idioti e ignoranti, moralmente e culturalmente inferiori al comitato esecutivo il quale, di conse
guenza, ne diventa arbitro del gusto e delle decisioni.
E) E così, dopo la breve parentesi di Papa Giovanni, è rinato il vecchio spirito paterna
listico delia Chiesa clericale, repressivo e sprezzante; ma è rinato come un anacronismo. In tut
ta evidenza i vecchi burocrati desiderano entrare nelle loro tombe così come i loro padri, la
sciandosi dietro un mondo immutato. Peggio per loro. Invece il mondo è cambiato c sta cam
biando.. 11 potere industriale non sa più cosa farsene della vecchia Chiesa. Solo Franco e i co
lonnelli greci ne sentono la necessità.
K questa la scelta che sta facendo la Chiesa? Per quanto mi riguarda non ho altro da aggiunge
re. Che l'Ufficio cattolico internazionale del cinema si tenga il suo premio e possono riprendersi
indietro anche quello che mi diedero per II Vangelo secondo Matteo. Sto preparando un film sul
la vita di San Paolo, per cui, naturalmente, continuerò il mio "dialogo’ ma con preti indipendenti
e colti e forse un giorno con preti separatisti” .S I
11 cammino della chiesa con gli oppressi non passa da Roma... ricostruire l’
umano come utopia, significa lavorare per dissolvere la schiavitù, il coloniali
smo e la soggezione con le quali la civiltà dello spettacolo impera... la Chiesa
degli umili è composta da tutti quelli che osano ribellarsi ai soprusi e smasche
rano i colpevoli di tanta fame c dolore. Cioè quella minoranza di privilegiati
che continua a depredare l’ intero mondo. Ricordiamo loro, che “‘niente sfuggi
rà alla furia di un popolo insorto” (Darcy Ribeiro). La felicità è un diritto di
tutti. Se II Vangelo secondo Matteo e Accattone erano film eristici, non piena-
niente cristiani, per Lucio Settimo Caruso, della Pro Cavitate Christiana, ami
co e collaboratore di Pasolini per Sopralluoghi in Palestina, ancora nel 1988
afferma che Teorema è ““il film più religioso di Pasolini” . Di più. ‘“È il primo
film autentico sul Cristo, ma un Cristo ancora in gestazione, immaturo... Teo
rema fu il film della pienezza cristiana di Pasolini” .82 Forse non era proprio
così o lo era in parte... noi vediamo in Teorema, un’ apologià dell’ utopia amo
rosa come linguaggio del dolore e della speranza. La conquista di una società
di liberi e di uguali che non è di questo mondo. Lo scandalo ereticale di Teore
ma non ebbe eguali.
Nell’ estate del “68, prima dell esplosione o della “ bestemmia” di Teorema a Ve-
l'in o B ertelli
nezia... Pasolini gira La sequenza del fio re di carta. È un episodio del film co
rale, Amore e rabbia. Gli altri capitoli sono diretti da Carlo Lizzani (Uhidiffe
renza), Marco Bellocchio (Discutiamo, discutiamo), Jean-Luc Godard (L'amo
re) e Bernardo Bertolucci (Agonia). Il cortometraggio di Pasolini (IO minuti e
28 secondi). Fu girato in un solo giorno, in via Nazionale a Roma. Il protago
nista è ISinetto Davoli (Riccetto), la ragazzina dell’incontro, Rochellc Barbie
ri. La fotografia da falso reportage (Kodak Eastmancolor) è firmata da Giu
seppe Ruzzolini. Il montaggio è elementare, sorretto comunque da notevoli so
luzioni metaforiche, opera del solito Nino Baragli (e Pasolini). Le musiche ori
ginali sono di Giovanni Fusco (ed altre curate e scelte da Pier Paolo Pasolini).
Maurizio Ponzi e Franco Brocani fatino da aiuti alla regia.
La sequenza del fio re di carta è un film in forma di favola. Riccetto è un ra
gazzo del popolo. Per lui la vita si riduce al twist, al sorriso perduto nella stra
da, sulle facce dei passanti, a non vedere la sua identità di “ vittima della sto
ria, deiringiustizia, dell’orrore” (Serafino Murri). La sua passeggiata in una
via centrale di Roma, è anche una specie di carrellata nel quotidiano che (co
me Riccetto) ignora le guerre, gli eccidi, le barricate, le rivolte del mondo (in-
terpuntate in bianco c nero con la sua gioiosa danza sulla strada). I rapporti di
Riccetto con i passanti sono superficiali, scanzonati, effimeri... perfino Dio
parla con lui (la voce del cielo muta ogni volta ed è quella di Bernardo Berto
lucci, Graziella Chiarcossi, Aldo Puglisi o Pier Paolo Pasolini) e lo ammonisce
dicendogli che Vinnocenza è uria colpa. Riccetto gioca con il suo fiore di carta
(un papavero), lo porge alle ragazze, scherza con le persone che incontra nel
suo viaggio urbano, si mostra più sciocco, superficiale che portatore di alle
grezza. L’ira di Dio gli cade addosso, perche in un mondo così frastornato dal
la violenza, dall’ indifferenza, dalla cupidigia... nessuno si può dichiarare in
nocente, ignorare la violenza, il dolore e la miseria che gli stanno intorno e ne
gli occhi. RieecUo non è scalfito nemmeno daH’ anatema... sa solo sorridere e
vivere una spontaneità più stupida che naturale. Morirà alFimprovviso. Fol
gorato dall ira di Dio, senza mai capire corn ò vissuto né eom’è morto. Accan
to al suo fiore di carta. Intanto suo suo corpo scorrono immagini di dolore pro
fondo, dei campi di concentramento, della memoria violentata del genere uma
no.
Il film si doveva ispirare a parabole o pezzi del Vangelo e così Pasolini sceglie
“ il fico innocente ’ . TI fico sterile e seccato. Fede e preghiera: La mattina dopo,
mentre rientrava in città, ebbe farne. Vedendo un fico sulla strada, gli si avvi
cinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: “ Non nasca mai più frutto da
te". E subito quel fico si seccò (Matteo, 21 18-19). Pasolini denuda la polisemia
del Vangelo e sostiene che “ non c ’ è innocenza che a un certo punto non diven
ti colpa” . Si appoggia a Sartre, quando afferma: “ Non esistono vittime inno
centi” e va al di là di ogni moralismo o visione religiosa... invita ogni innocen
te a prendere coscienza della propria presenza storica e fare della propria esi
stenza le tracce di un cammino difficile ma non impossibile che porta verso la
a ia
P ier P a o lo Pasoliiii/Il cin em a in c o r p o
non è mai stata una virtù. Le idee dei ribelli come i canti dei profeti senza reli
gione sono Inerba cattiva’ che è difficile sradicare dai cuori della gente... il lo
ro destino sembra essere l assassimo o la prigione, ma non dev’ essere "‘bello
star dalla parte di chi ce li tiene” 8 4 o li uccide. 11 Dio di Pasolini non è quello
dell’/lntzco testamento, che fa sgozzare da Elia 450 profeti di Baal (I re 18,40)
perché non ubbidivano alla sua dottrina... la voce pasoliniana porta ad aprire
gli occhi sulle tenebre a fa dell ingiustizia sociale un percorso di rivolta indivi
duale (e collettiva) che si oppone radicalmente alla perfezione del Nulla.
La sequenza del fio re di carta esce sugli schermi italiani nel 1969. Per l’espo
sizione “ ambigua” di ciò che dice sui terni della religione, della sessualità e del
la morte, sarà vietato (ancora una volta) ai minori di 18 anni. Le istituzioni
(ovunque) sono esterne ai bisogni e ai desideri dell’ Uomo... sono camicie di for
za che governano i sogni, i comportamenti, i corpi di un'umanità senza ritegni.
La felicità dell’ uomo sulla terra dipende dall’ unione dell’intelligenza con la
fiamma della fantasia ludica... perché la città del sole di Campanella o Vabba
zia di Thélème di Rcbelais sono il buon-posto delPultimo dei giusti o del primo
dei disobbedienti. Ogni uomo è un isola ma sono i suoi sogni più estremi a for
mare l’ arcipelago della felicità.
I nodi etici, estetici e politici che vengono al pettine del "68, aprono una porta
sull immaginale sociale che non si è più chiusa... “ a partire dal maggio ‘ 68 non
c ’ è stato imbecille che non abbia scoperto la bontà del gruppo di lavoro, lo
spontaneismo, le prese di coscienza, le ipotesi di comunità esistenziali, le ipo
tesi di rapporto sociale attraverso gli enti statali” (Lea Vergine).85 L’ onda di
rivolta del ‘68 gridava all’ autogestione della vita quotidiana ma in molti modi
fu disintegrata dalla ripresa del controllo sociale da parte dei padroni delVim-
maginario... comunque siano andate le cose... i baci al vaiolo dell’insurrezio
ne lasseranno tracce profonde nelle strade del mondo e dopo il '68 niente più
sarà come prima... ma Vatnor mia non muore.
II cinemasessantotto mostrò tutta l’ inquietudine montante delle giovani gene
razioni— e ci sono dei film da ricordare come tentativi (non sempre poetici) di
ribaltamento di prospettiva della maechina/cinema. Bolw up di Michelangelo
Antonioni, Seduto alla sua destra di Valerio Zurlini, Diario di uria schizofre
nica di Nelo Risi, Queirnada di Gillo Pontecorvo, Sovversivi di Paolo e Vitto
rio Taviani, Fuoco! di Gian Vittorio Baldi, Col cuore ingoia di Tinto Brass, La
Cina è vicina di Marco Bellocchio. Week-end, Il maschio e la femmina, Due o
tre cose che so di lei, Lontano dal vietnan di Jean-Luc Godard, Il seme deh
Duomo, Dilinger è morto di Marco Ferreri, Partner di Bernardo Bertolucci,
Porcile di Pier Paolo Pasolini, Der Lion Have Sept Cabezas di Glauber Roeha,
Shocco d ’Hiver, I disperati di Sandòr, Silenzio e grido. L'armata a cavallo,
n . ^ xmfiSyhz
1 ìer P a o lo P a solin i/ll cinem a in c o r p o
siina qualità se non la forza del più armato. Al nichilismo selvaggio, violento,
fc rino che invade la prima vicenda, Pasolini contrappone “ lo zoomorfismo
grottesco, à la Grosz, dell’ assolutismo economico” (Serafino Murri), con il qua
le chiude il secondo episodio e va ad approfondire — fuori margine -
quell’ "*anarchia apocalittica” che circola al fondo di tutta la sua opera. Il can
nibale è il profeta/santo senza parole clic ritorna ai conflitti delle origini rifiu
tando ogni forma di società. L’ altro è Laguzzino/padrone che sottomette ogni
cosa neirinumanilà e nella volgarità della sua ragione.
In apertura del film appaiono due eartelli/lapidi sulla disobbedienza (la colon
na sonora è lo crepitio di un’ eruzione vulcanica):
fi 1 O
Pi<*r P a o lo P asolini/U cìn em a ra c o r p o
sorta di catalessi. Suo padre non si preoccupa per lui e suona Tarpa. Nel de
serto il cannibale ha trovato un seguace (Franco Cilti) ed insieme fanno stragi
Ji persone che passano in quelle lande fumanti. Nella villa di Klotz arriva il
servo fedele Hans Guenther (Marco Ferreri), ex-criminale nazista. Sul vulca
no il profeta e il suo adepto si mangiano una donna (sotto lo sguardo inorridi
to del marito che si è nascosto). Klotz ed Hans conversano amabilmente sullo
sterminio degli ebrei nelle camere a gas e sono fatti visita da un industriale che
si è arricchito rubando i denti d ’ oro degli ebrei, Hirt (Ugo Tognazzi), ma ora si
fa chiamare Herdhitze. II marito della donna mangiata dai cannibali, raccon
ta alla gente di un paesino cosa è successo sul vulcano... tra la folla un conta
dino di nome Maraeehionc (Ninetto Davoli), ascolta senza stupore. Un uomo c
una donna sono portati nudi nel deserto come “ esche” e tutt’intorno si na
scondo uomini in anni e soldati. Il profeta cannibale ha ora una piccola banda
di seguaci... guardano le prede con diffidenza poi sferrano Fattaccio ma vengo
no catturati... il profeta si spoglia nudo... Julian intanto è guarito. Parla a Ida
della fusione delle industrie Ilerdhitzc-Koltz e quando lei Io lascia per andare
a sposarsi, Julian sfodera un monologo sulTamore (Stendhal) di grande bellez
za discorsiva. In un castello... la banda dei cannibali viene condannata alla pe
na capitale e i membri sono portati sul vulcano. Maraechione guarda atterrito
la processione. Davanti alla croce, il profeta è l’ unico a non pentirsi di ciò che
ha fatto. In quel momento, nella villa di Klotz è in atto un grande ricevimento.
Julian si allontana nel bosco e incontra Maraechione, che sorride. Una bambi
na segue Julian a pochi passi. Nel deserto, mentre si lavora alla costruzione dei
patiboli, Julian entra nel porcile... Cambio di scena e il capo dei cannibali di
ce: “ Ho ucciso mio padre, ho mangiato carne umana, tremo di gioia” . Manie
rinone guarda in silenzio l’ esecuzione della banda... sono legati per le gambe e
le braccia a quattro pali, in attesa d ’ essere sbranati dai cani selvatici. Nella vil
la di Godesherg, al culmine della festa, arrivano i contadini di Klotz e dicono a
Herdhitze clic Julian è stato mangiato dai maiali. L’ industriale/socio di Klotz
impone loro di tacere... E la festa continua.
Porcile è il film “ che più tende al cinema di poesia. E il fratello gemello di Uc-
cellacci e uccellini ed è parente di Teorema per l’ aspetto stilistico, per quel mo
do, forse un p o ’ freddo, un po’ angosciato, di rappresentare dei personaggi in
filzandoli poi come farfalle sotto vetro” (Pier Paolo Pasolini). In Porcile il can-
nibalismo ha la stessa funzione dell’ erotismo in Teorema. Il film costituisce “ un
sistema semiologieo a cui bisogna restituire pieno valore allegorico: un simbolo
della rivolta portata alle sue ultime conseguenze. E una forma di estremismo
spinto al limite dello scandalo e dell’ orrore. E anche un sistema di scambio, o
di rifiuto totale, quindi una forma di linguaggio, di rifiuto mostruoso della co
municazione correntemente accettata dagli uomini.9 0 Pasolini vede i borghesi
come maiali (alla maniera di Grosz o della controcultura americana) e carica i
contadini di una coscienza di classe (di un senso del sacro o di un’ innocenza
istintiva) che li connota come depositari di una cultura emarginata che affon
P in o B ertelli
nuncia la vita quotidiana delle società moderne, dicendo che lo spettacolo non
è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui, mediato dalle
immagini... Lo spettacolo si presenta contemporaneamente come la società
stessa, come una parte della società, e come strumento d unificazione. In quan
to parte della società, è espressamente il settore che concentra ogni sguardo ed
ogni coscienza. Per il fatto stesso che questo settore è separato, esso è il luogo
dello sguardo ingannato e della falsa coscienza; e Vunificazione che realizza
non è altro che il linguaggio ufficiale della separazione generalizzata” .93 De-
hord come Stirner, Proudhon, Bakunin, Guillaume, Kropotkin, Malatcsta,
Henry... hanno mostrato che l’ emancipazione dell’individuo passa dalla desa-
cvalizzazione delle istituzioni e dalla trasfigurazione dei valori collettivi. Tutti
i principi della nostra educazione sono falsi, ecco perché Pumanità si è model
lata nella menzogna e nell’impostura. Nietzsche è andato oltre alla teologia del
la merda9 4 cattoliea/eristiana e alla dottrina bastarda di ogni commediante al
potere... ha fatto cantare l’uccello della saggezza in modo lieve, per non parla
le più né «li morale degli dei né di storia degli uomini.
Porcile segna la crescita stilistica di Pasolini (lo considera il suo lavoro miglio
re). L’ uso geometrico delle inquadrature (Marnati, Lang, Welles, Ejzenstejn...)
è sostenuto da un cromatismo visivo di notevole originalità e anche il montag
gio parallelo/analogico che Pasolini sparge un p o’ dappertutto nelle sue ope
re... assume «pii momenti d ’importanza emozionale inusuali. Il tonfo che criti
ca e pubblico riservano a Porcile è di quelli forti. Che non lasciano nessun ap
pello. “ Opera aberrante di un regista occidentale” (Sergej Jutkievie), patetica
farsa dei disegni di Grosz e degli apologhi di Brecth o apoteosi del macabro e
dello scandalo... sono i riferimenti lessicali più abusati.
!1 film è irriverente, come pochi. Contiene pezzi di grande poesia. Sotto molti
tagli è innovativo. La fotografia del primo episodio (Armando Nannuzzi) è den
sa di emotività figurali e si compenetra con straordinaria «sincronia a quella
più “ fredda” del secondo atto (Tonino Delli Colli, Giuseppe Ruzzolini). La mu
sica (Benedetto Chiglia) è corale, sottolinea e raccorda i vari sottocapitoli... il
tema che accompagna le seeptenze salienti del film, è il canto di marcia delle
truppe d ’ assalto naziste (“ Horst Wessel Lied” ) e ci sono momenti in cui è diffi
cile trattenere l’ indignazione. Il montaggio di Nino Baragli è coinvolgente, com
pone una specie di ballata figurale/auditiva che scivola/s’invola dallo schermo
e raggiunge gli sguardi fuori tempo dei lettori. T costumi di Danilo Donati re
stano negli occhi, quasi a significare clic ciò che è stato non sarà più ma quello
che stiamo vivimelo è forse l’ ultimo atto di una tragica commedia dove buratti
nai e burattini celebrano il potere. I personaggi interpretati da Pierre Clemen
ti, Franco Citti, Ninetto Davoli, Jean-Pierre Léaud, Alberto Lionello, Marghe
rita Lozano, Anne Wiazemsky, LTgo Tognazzi e Marco Ferreri... formano una
galleria di ritratti indimenticabili... c he fanno del “ clamore dell’ essere” (Mar
tin Heidegger) l’ accecamento della “ teologia delle parti” , la falsa opposizione
della società dei ruoli. Qui ogni ritratto si identifica senza residui eoi potere che
P in o B ertelli
"Cristallizzare l'orrore.
Fare un sonetto di Petrarca su un soggetto di Lautréamont.
Un film atroce e soave.
Il contenuto politico esplicito del film ha come oggetto, come situazione storica, la Germania. Ma
il film non parla della Germania, bensì del rapporto ambiguo tra vecchio e nuovo capitalismo.
La Germania è stata scelta in quanto caso limite.
Il contenuto politico implicito del film, invece, è una disperata sfiducia in tutte le società stori
elle: dunque, anarchia apocalittica.
Lssendo così atroce e terribile il senso del film, io non potevo che trattarlo, a) con distacco qua
si contemplativo: b) con umorismo.
Sono certo che qualcuno mi chiederà: “ Ma questo è un film autobiografico?” . Fhhene *sì*. ri
sponderei a ehi mi facesse questa domanda. Il film è autobiografico, se non altro in quanto la
mia autobiografia mi ha portato prima a concepirne l’ orrore e poi ad esprimerlo con distacco ed
umorismo. Non che ci tenga tanto a questo distacco e a questo umorismo, ma tcnt'c, ci sono ar
rivato.
Inoltre il film è in parte autobiografico per le sue seguenti ragioni:
Primo, io mi identifico in parte con il personaggio di Pierre Clementi (anarchia apocalittica e.
diciamo, contestazione globale sul piano esistenziale).
Secondo, io mi identifico in parte con il personaggio interpretalo da Jean-Pierre Léaud (l'ambi
guità. 1 identità si uggente, e insormna tutto quello che il personaggio dice di se stesso nel lungo
monologo rivolto alla sua ragazza che se ne va).
Il messaggio semplificato del film è il seguente: la società, ogni società, divora sia i figli disobbe
dienti che i figli né disobbedienti né obbedienti. I figli devono essere obbedienti e basta".96
niu. A qualcuno che obietta che 'Teorema, è un’opera che e stata molto consu
mata. che ha avuto successo, e Porcile si avvia sulla stessa via... il poeta ri
sponde che i suoi film “ sono stati o vengono consumati... per una serie di ra
gioni contraddittorie. Ma sono almeno indigesti o addirittura indigeribili: i
consumatori li mettono in bocca ma poi li sputano, o passano la notte col mal
di pancia"’ (Pier Paolo Pasolini). Era vero. Insieme alla lezione eversiva del ci
nema godardiano, Pasolini andava ad operare una rivoluzione all’interno del
linguaggio cinematografico, disvelando la stupidità planetaria del mondo con
temporaneo. Porcile non fu compreso alTunanimità (o quasi). Moravia lo di
fende con la bava alla bocca. Cita Mizoguehi, Straub e perfino Schopenhauer:
“ L’ingiustizia si esprime in concreto nel modo più compiuto, più caratteristico
e più tangibile col cannibalismo: questo è il suo tipo più chiaro ed evidente,
l'orrenda immagine del massimo contrasto della volontà con se medesima, nel
grado supremo della sua oggettivazione, che è Puomo” .9 7 Resta solo a soste
nere che Porcile è il “ miglior film di Pasolini dopo Accattone e La ricotta” . Il
Tempo sentenziò che Porcile era “ il titolo giusto per l’ ultimo film di Pasolini” .
L’apologo pasoliniano sul mondo neocapitalista suscitò indignazioni e perples
sità tra gli addetti ai lavori. Sergio Erosali (La Razione, 31 agosto 1969) ravvi
sa nel film un “ tema scontato e sufficientemente generico, almeno come l’ ha
emmziato, cioè la degenerazione della società capitalistica, e comunque di ogni
tipo di società storica, c vi ha sovrapposto una rete di allegorie intellettualiz
zanti che dovrebbero coprire il semplicismo del discorso di base. Ha dato ai-
razione, debole in sé, un carattere estremamente letterario” . Gian Luigi Ron
di (Il Tempo, 12 settembre 1969), scrive che “ lo stile del regista, questa volta,
a parte le nauseabonde cose che ci propone, sfida molto di più che in passato
ogni ferma esigenza di chiarezza e buon gusto” . Claudio G. Fava si compiace
della sua raffinatezza, così: “ Da Teorema in poi, si vede come Pasolini abbia
pienamente ceduto al "cote’ più intellettualistico. Non sprezzando deliberata
mente (anzi cercando di arricchirla di notazioni paseaggistiche sempre più raf
finate) la chiarezza e la coerenza della scrittura, ma nella sostanza immergen
dola in un contesto così impregnato di ‘ interruzioni’ , allusioni e simbolismi,
che finalmente si risolvono, nonostante ogni sua sincera speranza e appetizio
ne in contrario, in un faticato e cerebrale sperimentalismo” (Rivista del Cine
matografo, XLTT, settembre-ottobre 1969). Morando Morandini (Tempo, 20
settembre 1969) e Guido Aristarco (Cinema R , settembre-ottobre 1969)
u o l o
non cadono nella critica del riciclo e se Morandini ha l’ impressione che Lui ti
mo Pasolini sia quello di un “ letterato che trasferisce immagini (il proprio mon
do) da una lingua all’ altra, invece che quello del cineasta che inventa senza me
diazioni./ senza ‘ traduzioni” ... Aristarco riconosce al film di Pasolini di essere
“ un interessante e intelligente saggio sul cannibalismo” . A Michel dimeni (Po
sitif* dicembre 1969) non sfugge la “ disperata sfiducia” di Pasolini nella socie
tà capitalista e ravvede al fondo dell’ opera, la “ sua fumosa ideologia” . Ma s’ in-
djana molto, “ per il fatto che Pasolini mescoli con rara confusiono-autogiusti-
IL
Fino Bertelli
"Cristallizzare l’ orrore.
Fare un sonetto di Petrarca su un soggetto di Lautréamont.
Un film atroce e soave.
Il contenuto politico esplicito del film ha come oggetto, come situazione storica, la Germania. Ma
il film non parla della Germania, bensì del rapporto ambiguo tra vecchio e nuovo capitalismo.
La Germania ò stata scelta in quanto caso limite.
Il contenuto politico implicito del film, invece, è una disperata sfiducia in tutte le società •'tori-
che: dunque, anarchia apocalittica.
Essendo così atroce e terribile il senso del film, io non potevo che trattarlo, a) con distacco qua
si contemplativo: b) con umorismo.
Sono certo che qualcuno mi chiederà: “ Ma questo è un film autobiografico?” . Ebbene *sì\ ri
sponderei a ehi mi facesse questa domanda. Il film è autobiografico, se non altro in quanto la
mia autobiografia mi ha portato prima a concepirne l’orrore e poi ad esprimerlo con distacco ed
umorismo. [Non che ci tenga tanto a questo distacco e a questo umorismo, ma tent ò, ci sono ar
rivato.
Inoltre il film è in parte autobiografico per le sue seguenti ragioni:
Primo, io mi identifico in parte con il personaggio di Pierre Clementi (anarchia apocalittica e.
diciamo, contestazione globale sul piano esistenziale).
Secondo, io mi identifico in parte con il personaggio interpretato da Jean-Pierre Léaud (1 ambi
guità, I identità sfuggente, e insomma tutto quello che il personaggio dice di se stesso nel lungo
monologo rivolto alla sua ragazza che se ne va).
11messaggio semplificato del film è il seguente: la società, ogni società, divora sia i figli disobbe-
dienti che i figli né disobbedienti nc obbedienti. I figli devono essere obbedienti e basta* .9 6
tua. A qualcuno clic obietta che Teorema è un’ opera che è stata molto consu-
uiata, clic ha avuto successo, e Porcile si avvia sulla stessa via... il poeta ri
sponde che i suoi film “ sono stati o vengono consumati... per una serie di ra
gioni contraddittorie. Ma sono almeno indigesti o addirittura indigeribili: i
consumatori li mettono in bocca ma poi li sputano, o passano la notte col mal
di pancia” (Pier Paolo Pasolini). Era vero. Insieme alla lezione eversiva del ci
nema godardiano, Pasolini andava ad operare una rivoluzione alPinterno del
linguaggio cinematografico, disvelando la stupidità planetaria del mondo con
temporaneo. Porcile non fu compreso alPiinanimità (o quasi). Moravia lo di
fende con la bava alla bocca. Cita Mizoguchi, Straub e perfino Schopenhauer:
•'L'ingiustizia si esprime in concreto nel modo più compiuto, più caratteristico
e più tangibile col cannibalismo: questo è il suo tipo più chiaro ed evidente,
l'orrenda immagine del massimo contrasto della volontà con se medesima, nel
grado supremo della sua oggettivazione, che è l’ uomo” .9 7 Resta solo a soste
nere che Porcile è il "miglior film di Pasolini dopo Accattone e La ricotta” . Il
Tempo sentenziò che Porcile era '"il titolo giusto per Pultimo film di Pasolini” .
L'apologo pasoliniano sul mondo neocapitalista suscitò indignazioni e perples
sità tra gli addetti ai lavori. Sergio Frosali (La Nazione, 31 agosto 1969) ravvi
sa nel film un "tema scontalo c sufficientemente generico, almeno come l’ ha
enunziato, cioè la degenerazione della società capitalistica, e comunque di ogni
tipo di società storica, e vi ha sovrapposto una rete di allegorie intellettualiz
zanti che dovrebbero coprire il semplicismo del discorso di base. Ha dato al
iamone, debole in sé, un carattere estremamente letterario” . Gian Luigi Ron
di (Il Tempo, 12 settembre 1969), scrive che "lo stile del regista, questa volta,
a parte le nauseabonde cose che ci propone, sfida molto di più che in passato
ogni ferma esigenza di chiarezza e buon gusto” . Claudio G. Fava si compiace
della sua raffinatezza, così: "Da Teorema in poi, si vede come Pasolini abbia
pienamente ceduto al 'cote’ più intellettualistico. Non sprezzando deliberata
mente (anzi cercando di arricchirla di notazioni paseaggistiche sempre più raf
finate) la chiarezza c la coerenza della scrittura, ma nella sostanza immergen
dola in un contesto così impregnato di 'interruzioni’ , allusioni e simbolismi,
che finalmente si risolvono, nonostante ogni sua sincera speranza c appetizio
ne in contrario, in un faticato e cerebrale sperimentalismo” (Rivista del Cine
matografo, XLIT, settembre-ottobre 1969). Morando Morandini (Tempo, 20
settembre 1969) e Guido Aristarco (Cinema Nuovo, settembre-ottobre 1969)
non cadono nella critica del riciclo e se Morandini ha 1 impressione che l'ulti
mo Pasolini sia quello di un "letterato clic trasferisce immagini (il proprio mon
do) da una lingua all’ altra, invece che quello del cineasta che inventa senza me
diazioni, senza 'traduzioni” ... Aristarco riconosce al film di Pasolini di essere
"un interessante e intelligente saggio sul cannibalismo” . A Michel Cirnent (Po
siti/, dicembre 1969) non sfugge la "disperata sfiducia” di Pasolini nella socie
tà capitalista e ravvede al fondo dell’ opera, la "sua fumosa ideologia” . Ma s’in-
diona molto, "per il fatto che Pasolini mescoli con rara oonfusione-autogiusti-
P in o B ertelli
una grazia surreale che ha pochi eguali sullo schermo. E un saggio sull’ origine
della trasgressione e sulla nascita della parola. Teatro di una coscienza indivi
duale che si svincola dalla repressione che subisce da ogni forma di istituzione,
da ogni tipo di società storica. E un film sulla sognata giustizia popolare del-
ranarchismo mistico egualitario del primo medioevo,9 8 quando le turbolenze
e i furori della Jacquerie utopista riuscirono a tagliare con una spada doppia
mente affilata, le teste dei nobili, dei chierici e dei tiranni. “ L’ orrore della fine
illumina di cruda luce l’inganno delle origini” (Theodor W. Adorno). 11 disin
canto etico pasoliniano, rompe la contemplazione della beatitudine mondana
che concilia il mito con la storia. La malignità del vero non ammette obiezioni.
Solo l’eredità dell’ autoritarismo intervallato tra le forche e le assoluzioni. Ec
co perché INlietzsche tagliò corto con le comunicazioni col mondo e cominciò a
cantare i suoi segreti per “ tutti e per nessuno” . Pasolini (come Nietzsche), si è
fatto scrutatore d ’ anime e corsaro delle vie/forme di vita... ha elevato la po
tenza spirituale di ognuno a capacità teoretica di tutti quelli che appartengono
al futuro sulle macerie del presente (e s’ involano verso il ciclo aurorale degli
atei). L'ottusità dei servi è la stessa ottusità dei loro padroni, ma meno splen
dente.
p0po Teorema e Porcile, in un areo di tempo di 12 mesi, Pasolini chiude il trit-
•,0 stili epifania della rivolta o sull’ insurrezione dell’intelligenza con Medea.
I^usia della ricerca pasoliniana è lirica, a tratti simbolica, surreale... e il suo
filiti-è di quelli scomodi, non proprio graditi ai pennivendoli di regime e al pub
i c o , sempre teso a cose che non fanno pensare o che aiutano a dimenticare,
j a gua Medea è quella barbara, dove sogno e realtà travalicano la leggenda e il
e vanno ad istituire sullo schermo una delle tragedie moderne più corn
ante. Le rivoluzioni le fanno le minoranze, le maggioranze e i loro capi le af
fossano. Medea è un discorso sulla violenza, sui falsi miti, sui miti traditi, sul
Nnoto spirituale, sull’ impossibilità di adattamento di una donna in amore, con
tro le apparenze e i razzismi della società del suo tempo. Pasolini vede la “ ci-
*ilizzazione” compromessa col colonialismo. L’ architettura filmica è essenzia
le. scevra da ogni riferimento hollywoodiano, le contaminazioni sono molte e
non solo di carattere estetico... anche la tragedia greca viene “ toccata” e al fon-
,jo dell’ opera, il ritratto di Medea può benissimo essere inteso come la raffigu
razione in fieri, di un intero popolo del Terzo Mondo. Il mitico diviene reali
stico e ciò che è reale si strafigura nel mito. Pasolini accosta personaggi, am
bienti, sogni in un vigore espressivo non comune... amore, disperazione, vio
lenza sono miscelati in misteri e parabole che fanno di questo film un conteni
tore di segni, tutti esposti sulla linea della diserzione e della “ diversità” . La for
za dei significati pasoliniani assume sovente, momenti di grande poesia e ciò
che tracima dallo schermo è un’ originale lezione di cinema, oltre ad essere, for
se. una delle maggiori opere di cultura popolare mai viste prima.
Linterprete di Medea (sorprendente), è Maria Calla», una musa per gli omo
sessuali di tutto il m ondo (cosa che lei non gradiva, come non le piacevano le
idee sul marxismo che aveva Pasolini). Pasolini scrisse per lei delle singolari
poesie e le dedicò alcuni disegni (mescolando vini bianchi e rossi, cera di can
dele, petali di fiori frantumati...) di grande valore emozionale.9 9 “ Callas: Tut
to cessa da se, quando la (il) cliente/non ha più soldi” , disse il collega einico/a
Jung. Ma niente è m ai cominciato! C’è stato/forse il momento inaugurale in cui
la vittima/da buttare nel fuoco fu sostituita (presso gli seozzesi)/da un fantoe-
eio?/Le due cose furono (e sono) sempre contemporanee./I superamenti, le sin
tesi! sono illusioni,/dico io, da volgare europeo, ma non per cinismo -/e Lèvy-
Bruhl fondava il razionalismo delle società.../superiori (e lo faceva a ragione)
su “ tempo, spazio e sostanza” ,/terna di cui mancano (e avevano dunque ragio
ne.../le società inferiori) i due primi dati! La tesi/e l’ antitesi convivono con la
sintesi: eeeo/la vera trinità dell’ uomo né prelogico né logico,/ma reale. Sii, sii
scienziato con le tue sintesi/ehe ti fanno procedere (e progredire) nel tempo (che
non c ’ è),/ma sii anche mistico curando demoeratieamente/nel medesimo taber
nacolo, con sintesi, tesi e antitesi./La storia non c ’ è, diciamo, c ’ è la sostanza:
che è apparizione./Così potrai vivere, da bravo cittadino rivoluzionario,/nella
storia che è la sola illusione possibile per te./Infatti, il sole domenicale splende,
e fervono lavori/di falegnameria, evidentemente supplementari, o “ straordina-
Fino Bertelli
ri” ,/nella pace del sole della Cappadocia, la cui realtà/dopo una lunga interni-
zione, riprende il suo corso,/attendendo, oggi, ad esempio, l’ arrivo della Cal-
las./(Sotto questo sole, poi, sia detto ancora, per incidente,/San Paolo è passa
to invano. Migliaia di creature/lianno continuato senza interruzione e pace/a
pascolare greggi se maschi, a zappare e filare se femmine:/tntti ugualmente sof
focati da polvere o fango secco -/mentre supremamente indifferenti mandorli e
pistaechi/convivono smaglianli/eon chi ha ancora un p o ’ di soldi da spende
re)” . ! 0 0 Sul volto della Callas, Pasolini scorge “ qualcosa di antico, misterio
so, magico, dei terribili conflitti interiori” (Barth D. Schwartz) che fa propri e
li sparge sullo schermo. T lineamenti, gli occhi, Pattoralità prosaica della Cal
las divengono il tratto di unione tra il mondo contadino greco e la civiltà bor
ghese in decomposizione. Lavorano fianco a fianco per due mesi e Pasolini e la
Callas divengono amici. L’ atmosfera figurativa del film è solare, investita di
una luce che Pasolini definisce “ sacra” e qui il suo stile, la sua tecnica rag
giungo una finitezza dreyeriana d ’incomparabile nitore filmico. In Medea, Pa
solini rimanipola materiali, intuizioni, parabole già usati in Edipo re e Porci
le... ne esce fuori un pastiche aristocratico di notevole bellezza estetica e di
grande respiro eversivo. Il poeta trasfigura la tragedia di Euripide e lavora sul
le “ visioni surrealiste” di Medea (il titolo provvisorio e purtroppo abbandona
to era Visioni della Medea). La profondità intcriore e la storiografia conflui
scono in un conflitto irrimediabile dove l’ individuo è sempre più dissociato dal
la società.
Il film si apre sulla città di Ea. nella regione antica della Colchidc, un sole gial-
lo/rosso abbacina un sacrificio umano... è il rito per la fertilità della terra che
avviene alla presenza dei figli di re Reta e Medea (Maria Callas), dea della mor
te, sacerdotessa di Ecatc. La vittima viene crocifissa e strangolata (tra la folla
eccitata) e le sue carni offerte al popolo (in una comunione apertamente eroti
ca). Nella tazza che contiene il suo cuore, gli eletti si bagneranno le mani e lat
ta la lunga sequenza del sacrificio è accompagnala da una nenia funebre... Me
dea la girare la ruota solare che simboleggia il tempo ciclico della vita e dice:
“ Dà vita al seme, e rinasce il seme” . Giasone (Giuseppe Gentile) ormai uomo,
torna nella città di Jolco per rivendicare il trono... Pelia gli promette il trono
e gli onori di re se se lui riuscirà a conquistare il vello (Poro. Giasone s’imbar
ca su una zattera, Argo (la prima nave della storia...) c con gli argonauti ap
prodano nella terra di Golclùde. Predano ogni cosa che incontrano nel loro
cammino... intanto a Ea infuria la paura. Giasone appare in sogno a Medea
(che resta affascinata dal suo volto) e insieme al fratello ruba il velia d oro e
fuggono su un carro. Eeta e le sue guardie cercano di riprendere i suoi figli e il
vello... Medea raggiunge Giasone e gli argonauti, uccide il fratello, si unisce a
Giasone e gli dona il vello d'oro. Per arrestare l’ avanzata dei soldati di Eeta.
Medea sparge i pezzi del corpo del fratello sulla strada, il padre si ferma per ri
comporre il figlio. Medea, Giasone e gli argonauti prendono il mare verso Jol
co. Appena a terra, Medea cade nel terrore... la bellezza del sole e la freschez-
P ier P a o lo Pasolini/II cin em a in c o r p o
/,a della terra gli sono estranei... e mentre gli argonauti festeggiano l'impresa,
Medea avverte i venti del disastro... Giasone la prende per la inano, la porta
nella sua tenda e fanno Vamore. Giasone consegna a Pelia il vello d'oro e ri
vendica il trono... Pelia tradisce la promessa e Giasone (sprezzante contro tut
ti i valori del regno) volge il suo immaginario verso nuove conquiste. Medea è
cestita di nuovo e viene a far parte di una nuova comunità. Sono passati dieci
aiuti. Giasone e Medea vivono a Corinto ed hanno tre figli. Giasone ha lasciato
Medea e vuole sposare Glauce (Margaret Clementi), figlia di re Creonte (Mas
simo Girotti). Medea cade nel dolore. Giasone incontra il centauro (metà uomo
e metà animale) che gli comunica i sentimenti amorosi che ancora lo legano a
Medea. Medea (in sogno) torna a parlare col sole e dona a Glauce le sue magi
che vesti... la maledizione di Medea è che quando la ragazza le indosserà, pren
deranno fuoco e Glauce brucerà nel suo giorno più bello. Creonte espelle Me
dea dalla città... Medea chiama Giasone e fanno di nuovo Pamore. Per rulli-
ma volta. Medea strappa a Giasone l’impegno che i suoi figli possono restare a
Corinto, vicino al padre. Gli affida i suoi abiti per donarli a Glauce. Giasone e
i tre figli vanno alla reggia di Creonte. Alla vista delle vesti alchemiche di Me
dea, Glauce corre fuori dal palazzo e si uccide. Medea chiama i figli, ad uno ad
imo fa il bagno e poi, prima di metterli a letto, li uccide teneramente. 11 giorno
dopo Corinto brucia e tra le fiamme del sole appare Medea (con i corpi dei fi
gli vicino a sé)... Giasone è sconvolto e Medea gli dice: “ niente è più possibile
ormai” . Un grande sole rosso/sangue chiude la storia, rosi come si era aperta
in principio dell’ opera.
Con Medea, Pasolini prosegue la sua rivisitazione dell’ amore come conflitto e
apologia della morte... vede in Medea l’ abbandono di una comunità tribale vio
lenta, sanguinaria, religiosa... per andare incontro ad una società laica, su
perficiale non meno violenta di quella che aveva conosciuto... l'insieme di due
umanità resta irrisolto (e forse irrisolvibile) e la diversità di Medea mostra che
non c fcè nessun mito/dio nelPindoltrinamento dei sentimenti. Medea incarna la
femminilità dell’amore 9 la p ro lificità della terra e l’ anima incandescente del-
rimmaginale della sessualità dove i margini della sofferenza e i limiti della real
tà si confondono... il suo odio per tutto ciò che il suo amore aveva partorito è
radicale e ciò che non è più amore non ha più ragione di vivere. La filosofia
eversiva della Medea pasoliniana, ricorda non poco, la favola ebraica di Lilith,
la prima donna di Adamo: “'Dio creò dapprima la donna dalla terra e la chia
mò Lilith: fantasma notturno. La diede in moglie al primo uomo. Lilith si con
siderava di pari valore rispetto a Adamo e non voleva essergli soggetta. Dice
va: wTu non sei in nulla migliore di me. Kntrambi siamo fatti di terra. Ho i tuoi
stessi diritti e quindi non voglio essere tua subalterna’ .
Dopo un violento alterco, gli si ribellò e fuggì via. Allora Dio mandò tre ange
li. Snoij, Sansoij e Smanglof per inseguirla e riportarla dal marito. La prese
ro: ma poiché lei si rifiutava di tornare a casa, volevano affogarla in mare.
Allora Lilith rivelò loro che era stata fatta per uccidere i neonati. Ma se l’ a
Fino Bertelli
vesserò lasciata andare, lei si sarebbe impegnata a non uccidere alcun neonato
di nome Snoij, Sansoij e Smangio!’.
Questo giuramento lo ha mantenuto fino ai nostri giorni. Nella stanza dove sta
la partoriente si disegna un cerchio e in mezzo stanno scritte le parole: ‘Adamo
ed Èva, Lilith fuori , vale a dire: qui ci sono Adamo ed Èva, Lilith non ha il
permesso die entrare. E sulla porta della stanza stanno scritti i nomi dei tre an
geli: Snoij, Sansoij e Smangio!'. Questi scacciano Lilith dalla lunga chioma
quando di notte compare, per far soffrire i neonati e ucciderli'’ (ha lasciato
scritto Aleph Betli D’Ben Sira). 101
La rivolta contro il potere di vino/secolare di Lilith è la stessa di Medea... sia Li
lith che Medea insorgono contro la grana delle parole e l’origine della ferita che
l’uomo porta contro la donna, sempre. Agli occhi di Lilith e di Medea... l’uo
mo è incapace di sostenere lo splendore amoroso delle donne, si disperde nel
l’ ascesa al potere e nella stupidità dei giorni rompe ogni forma di armonia dei
cuori. Difficilmente Duomo conosce la leggerezza angelica delle donne né il re
spiro luminoso della loro seduzione... sovraccarica l’ anima di razionalità, di
tradimenti, di paure e costruisce un mondo dove la tenerezza è immobile e La-
more marcisce all’ ombra delle abitudini e dei valori costituiti. Medea (come Li
lith) rinuncia ad ogni forma di dominio per difendere il suo amore c nell’ emer
sione del dolore più grande, ritrova la dignità e il rispetto di sé. L’ universo
amoroso della donna eleva la parola fino alle stelle e fa dei suoi baci il crogiolo
dove l’ emozione canta con i tamburi del cuore. La donna rispetta l’ invisibile e
fa del piacere d ’ amare il raccoglimento delle proprie attenzioni. La donna sol
leva il velo dell’ amore e accende la fiamma della malinconia dove la presenza
del suo amore abita Laria intorno a lei e tutto diventa possibile. E l’ amore sen
za possesso dell’ amore la luce più alta e raggiungibile che libera la pesantezza
del dovere... è l’ amore che fa da ponte fra noi e il mondo ed è Lalterità dell’ a
more che brucia il mondo nella sua mediocrità. L’ amore è una nascita. Rico
nosce nelLaltro/altra la possibilità di amare senza chiedersi perché e nel con
tempo offre all’ altro/altra l’ opportunità di divenire quello che siamo. Nascere
donna è nascere con un marchio o una destinazione. Quella di fìglia-donna-ma-
dre. Per l’ uomo questa trinità fantastica, costituisce un oggetto o poco meno.
L’uomo dimentica che è alla donna che si deve l’ emancipazione della sessualità
e la rivoluzione delie donne è stata forse la sola grande rivoluzione delLumani-
tà... il vedere in trasparenza delle donne, significa liberare le proprie energie
per andare a migliorare il dentro e il fuori di sé, praticare ]a filosofia della ca
rezza (del toccare, del toccarsi), riconoscere la possibilità d ’ amare nelle anime
gentili della terra e favorire il respiro dell’ amore nella vita quotidiana. L’ oc
chio dionisiaco del cinema pasoliniano va al di là della semplice percezione
estetica, si commuove della bellezza e della sofferenza e fa degli affetti del cuo
re, l’epifania di ogni amore.
In Medea, Giasone incarna la razionalità, il contagio, la coerenza cieca che non
capisce nulla al di fuori del “ nuovo” ... la sua scalata al potere è quello che con
P ie r P a o lo Pasolini/H cin em a in c o r p o
ta su tutto e paga con la morte dei tigli e la perdita di Medea la sua visione pic
colo-borghese del mondo. Il mito di Euripide è rovesciato. Lì la citta insorge
contro la “ barbara” che infrange le loro regole e uccide i suoi figli. Qui è la don-
tia/raaga che rompe tutti i valori di una società eretta su falsi idoli e restituisce
al fuoco e alla terra i suoi amori più grandi. La “ maga'’ Medea è il solo perso
naggio forte del film... la sua sapienza è in queste parole: “ Forse hai ragione.
Sono restata quella che ero, un vaso pieno di un sapere non m io...” , ma non è
vendetta la sua, è invece il ritorno a qualcosa di meno volgare, più vicino alle
lacrime dell’ amore perduto che all’ effimero totemico nel quale fluiscono i va
lori correnti. Giasone è il guerriero del “ nuovo” che avanza... bello quanto stu
pido, egoista quanto inutile... c un uomo in carriera al quale manca l’ epicità di
Ulisse o il coraggio di Spartaco. Pasolini elabora ancora un dittico. Ancora una
bestemmia poetica sulla sacralità della modernità che ha violato e calpestato le
proprie origini. Medea dice questo. E con forza. Ciò che è sacro non si confer
ma accanto alla sua forma sconsacrata ma proprio abolendo il sacro che pos
siamo vedere al di là di ogni oracolo.
Il film è terribile e Pasolini fu profondamente incompreso. Il pubblico disertò
le sale (o quasi), la critica lo bollò con i soliti strali di formalismo, velleitarismo
o estetismo... furono in molti a non capire nulla di questo film duro, agghiac
ciante, terrorista contro ogni forma di religiosità istituita... qualcuno lo trovò
collerico e pregno di un “ barbarico manierismo” (Adelio Ferrerò), altri lo con
finarono nel limbo della preistoria dell’uomo, come “ inglorioso cantore di
astrazioni inafferrabili” (Sandro Pctraglia). Tutto un’ altra cosa. L’ amore e il
pianto di Pasolini per l'età del sacro e Vetà del profano contengono ampia
mente le turbolenze di quegli anni... ed è sulla preistoria della civiltà (che Pa
solini disvela senza pietà), che possiamo mettere fine ai giochi favolistici e alle
chiacchere filistee dispensate dai corpi diplomatici del Paesi più sviluppati... c
dentro un nco/colonialismo della parola, delFimmagine, della merce, Pasolini
scrive: “ Nei miei film storici io non ho mai avuto Vambizione di rappresentare
un tempo che non c ’ è più: se ho tentato di farlo, l’ ho fatto attraverso l'analo
gia, cioè rappresentando un tempo moderno in qualche modo analogo a quello
passato. Ci sono ancora dei luoghi nel Terzo Mondo dove si fanno dei sacrifici
umani: e ci sono tragedie dell’ inadattabilità di una persona del Terzo Mondo al
mondo moderno: è questo persistere del passato nel presente che si può rap
presentare oggettivamente, che diviene una metafora del presente... il passato
nel presente è l’integrazione figurale del passato... Poi, si sa, il sentimento del
la storia è una cosa molto poetica, e può essere suscitato dentro di noi e com
muoverci fino alle lacrime, da qualunque cosa: perchè ciò clic ci attrae a tor
nare indietro è altrettanto umano e necessario di ciò che ci spinge ad andare
avanti” . 102 Le catene immaginarie con le quali il potere continua a soggioga
re gli uomini, sono gli oracoli, le culture e le ideologie. Liberarsi dalle religioni
come dalle impalcature dei falsi valori, significa far baluginare dappertutto i
lampi dell’ intelligenza sovversiva. Scavare sotto la realtà del fittizio i frana
Pino Bertelli
menti dei castelli di rabbia. E così sia. L’ inizio della “ storia” coincide con la
“ storia” della merce. Il passaggio dalla civiltà-nomade (decentrata) a l’instau
razione della soeietà-sedentarizzata (centralizzata), segna anche la separazio
ne tra Fi «dividilo e la comunità. La materia prima dell’ umanità cui dirizzata,
sembra essere la repressione. C ’è stato un tempo che non esistevano i maitres
à penser e ciascuno viveva secondo i suoi desideri e l’ inautenticità dei ruoli era
bandita dalla comunità. La capacità di sognare di uno era anche la capacità di
sognare di tutti. Ciascuno a proprio modo. II piacere di appartenersi sconfig
geva qualsiasi delirio di dominazione dell’ uomo sull’ uomo. Poi vennero i giu
dici e nacquero i colpevoli. 11 mercato del peccato proliferò. Si alzarono le mu
raglie della mentalità protezionistica e si eressero le forche dei padroni. 11 re
sto sono i bagni i sangue con i quali la giustizia della storia ha concimato gli al
bori della civiltà dello spettacolo.
Riguardo a Medea, il solito Petraglia impugna la falce e il martello della criti
ca militante, accusa Pasolini di “ tradimento” , “ ingannatore” e “ millantatore”
di insensatezze filmiche, poi esce allo scoperto e grida: “ 11 cinema [di Pasolini]
è poesia senza passione e ideologia senza carne, ectoplasma che nasce mo
struoso e elle cerca Passenso generale per dimostrare a se stesso di essere vero.
Buono per letterati borghesi e patiti dell'immagine in movimento, per vec
chietti scandalizzati c impietosi nascosti nel buio delle sale a godersi il peccato
prima di stendere un frettoloso esposto al procuratore della repubblica” .103
Il tono degli stupidi è sempre volgarmente “ alto” . Gli rispondiamo con una sto
riella che circolava nel "68 tra certi Situazionisti toscani, quando si riunivano
nelle osterie e cantavano Virino della rivolta di Luigi Molinari (1894)... “ Ai gio
vani Incerti, sedicenti e ridicoli ideologhi dell’ cstreiiiismo critico (i vari club si
contano numerosi in Italia, a partire da quelli che hanno una prosa da fumet
ti), capita loro quello che capitò alla scimmia che aveva assistito alla rasatura
dell’ uomo. Racconta Heine: Quando questi uscì dalla stanza, la scimmia en
trò, tirò fu ori dal cassetto gli arnesi da barba, s'insaponò e si tagliò la go
la” . 104 La ballata di Molinari riecheggiava ovunque e alla strofa - “ Per le vit
time tutte invendieate/là nel fragor dell’epico rimbombo/compenseremo sulle
barricate/piombo con piombo” - . . . il vino, il pane e le rose invadevano gli oc
chi di tutti ed i sogni d ’ amore e di libertà di uno divenivano i sogni di tutti.
Medea è l'opera con la quale Pasolini affronta senza mezzi termini, il rappor
to violento del mondo occidentale nei confronti col Terzo Mondo, visto come un
“ universo umano perv aso dal senso del sacro e del mitico e perciò ancorato al
la realtà ’ (Luciano De Giusti). Il regista lo contrappone alla degradazione del
mondo borghese inghiottito dal consumismo e dalle ideologie e si richiama alla
“ forza del passato” per affrancarsi ai fratelli più offesi della terra. Lo ilice con
chiarezza: “ Io sono ateo. Ma i miei rapporti con le cose sono pieni di misero e
di sacro. Per me niente è naturale, nemmeno la natura” . 105 E il
Centauro/mentore di Giasone gli dice: “ Tutto è santo, tutto è santo, tutto è san
to. Non c ’è niente di naturale nella natura, ragazzo mio, tientelo bene in meri-
Pier Paolo Pasoìiiii/II cinema in corpo
tt?. Quando la natura ti sembrerà naturale, tutta sarà 1inito c coniincera qual
cos'altro. Addio cielo, addio mare! Che bel cielo! Vicino, felice! D i', ti sembra
che un pezzetto solo sia innaturale? Non sia posseduto da un Dio? E così il ma-
ce, in questo giorno in cui tu hai tredici anni, e peschi con i piedi nell’ acqua tie
pida. Guardati alle spalle! Che cosa vedi? E forse qualcosa di naturale? No, è
un'apparizione, quella clic tu vedi alle tue spalle, con le nuvole che si spec
chiano nell’ acqua ferma e pesante delle tre del pomeriggio!
...Guarda laggiù... quella striscia nera sul mare lucido e rosa come Eolio. E
quelle ombre di alberi... quei canneti...
In ogni punto in cui i tuoi occhi guardano è nascosto un Dio!
E se per caso non c ’ è, ha lasciato li i segni della sua presenza sacra, o silenzio,
o odore di erba o freco di acque dolci...
Eh sì, tutto è santo, ma la santità è insieme una maledizione.
Gli dei che amano - nel tempo stesso - odiano” . 106
Pasolini non vedeva differenza tra l'Edipo e Medea, e nemmeno tra Accattone
e Medea o tra II Vangelo e Medea... perché come tutti i veri autori, ciascuno fa
lo stesso film, scrive la stessa poesia, lavora sullo stesso quadro, approfondisce
Io stesso libro... e il tema reale dei suoi film è sempre “ una specie di rapporto
ideale e sempre irrisolto, tra mondo povero e plebeo, diciamo sottoproletario,
e mondo colto, borghese, storico” (Pier Paolo Pasolini). E questa proiezio
ne/visione dell’ uinanità, in M edea, Pasolini l’ affronta direttamente. Medea in
fatti “ è l’ eroina di un mondo sottoproletario, arcaico, religioso. Giasone inve
ce è l’ eroe di un mondo razionale, laico, moderno. E il loro amore rappresen
ta il conflitto tra questi due monili” (Pier Paolo Pasolini). Il testo di Euripide
non è che una labile traccia nell’ opera pasoliniana e anche le letture di etnolo
gia e antropologia di Eliade, Frazer o Levy-Bruhi restano abbastanza sullo
sfondo... così Pasolini mescola gli esterni solari della Cappadocia con la lagu
na di Grado, la Piazza dei Miracoli di Pisa con i costumi contaminali di retag
gi popolari che ricordano il Messico, Marocco, Perù, la Turchia... fino a certi
abiti da festa del folclore sardo. Qualcuno rilevava alcuni “ incantamenti este
tizzanti della camera” e bollava il regista di intellettualismo criptico. Vero nien
te. Medea segna un punto espressivo altissimo dell’opera pasoliniana e resta
una “ un’ opera d ’ autore, intensamente personale e che non bisogna a nessun
prezzo trascurare, quali che siano le riserve che essa può ispirare’ (Marc Ger-
vais). Straub, Godard, Dreyer... sono lì, in quelle immagini eterne a significa
re che amare vuol dire non tradire l’ amore.
L’interpretazione della Callas è emozionante. Quasi muta. Tutta latta di gesti,
sguardi e disperazione del corpo. I sui primi piani incorniciano il racconto di
antica nobiltà, le sue mani prendono il posto delle parole e graffiano la tela put
tana dello schermo ili un orgoglio disperato, sciamanico, ribellistico di rara
bellezza. Jung o Lévi-Strauss emergono in parte nei suoi rituali totemici e il fa
scino dell’ arcano o leggere alchimie della memoria, vengono registrate dalla let
tura pasoliniana della tragedia, che separa l’ impuro dalla sostanza più pura (lo
P in o B ertelli
spirilo della trascendenza), come è scritto nei sacri testi esoterici, neIVApolo
gia del diavolo (di G.B. Ehrard) o in La liberta di pensare e il libero pensiero
(dell abate Canet).107 Medea impersona lo sguardo aperto della ribellione
contro la vita offesa. Rompe l’incantesimo dei “ dominatori che si trasmette e
continua attraverso i dominati’* (Theodor W. Adorno). Infrange la totalità ma
gnificata della vita come regressione verso uno stadio di schiavitù edipica e par
ricida, e con la violenza restituisce la violenza che le fanno subire.
Mentre lavora a M edea, Pasolini scrive alcune poesie, una delle quali amplifi
ca il suo distacco dalla cultura corrente che lo vuole allievo di quell*autore o fi
glio di puttana... La ricerca del relativo: "‘Chi ha paura di Balzac? lo./Dreyer
cala, cresce Murnau, cala Mizoguehi, cresce Kenoir;/alte le azioni di Keaton,
alte quelle di Flaherty./La diegesi perde terreno rispetto alla mimesi;/ma né
Platone né Aristotile avevano eontemplato/la possibilità del discorso
vi$suto;/ebbenc, anche quest’ ultimo è in ribasso./Toccano [mute altissime le
funzioni diesegetiche/della descrizione, evviva Boileau;/soyez riches et porn-
pcux dans vos descriptions;/cataIi$i, catalisi da dare in pasto ai porci radunati
a Venezia/sempre nuove catalisi, con funzioni narrative oscure, oscurissime/la
Grazia è negli fndizi/la Storia nelle Funzioni/nelle catalisi c ’ è la grazia impura
e Findecifrabilità della storia/la pagano cara i poeti del ridondalite!/D*altra
parte i guai che passano se li cercano loro./Non c ’è dubbio che nel ridondante
c ’ è il Demonio,/poiché in esso non si dice sì è sì no se è no” . 108 In Medea, la
lotta metafisica pasoliniana del sacro contro il profano si fa più aperta. L’ope
ra diviene una specie di catechismo della diversità dove riti barbarici c litur
gie processionali sono depositari di visioni realistiche che escono fuori dalla
storia delle religioni per andare a depositare negli occhi del lettore, la trama
originaria della ribellione di Medea contro le raffinatezze false dei “ corinzia-
ni” . Certo, c ’ è anche una storia d ’ amore dentro Medea, ma quello che più im
porta a Pasolini, è dire (die nella scelta di questa “ tragedia della ‘barbarie’ , in
cui si vede una madre uccidere i figli per amore di un uomo, quel che più mi ha
affascinato è la dismisura di quest’ amore” (Pier Paolo Pasolini). Così per Me
dea, Pasolini sceglie una narrazione filmica mitica, favolistica, surreale... e ri
esce (come nessuno) a filmare quella che lui stesso chiama - “ la violenza in
cancellabile dell’ irrazionalità” - .
L antinaturalismo pasoliniano esce con forza da ogni inquadratura c secondo
Fintenzioni dell’ autore, Medea (come ogni opera grande) rappresenta “ la rico
struzione completa del mondo, quindi non è naturalistico” (Pier Paolo Pasoli
ni). C’ è però una notevole caduta nel film, è Tinterpretazione “ naturalistica”
di Giuseppe Gentile (Giasone), che con fin troppa disinvoltura entra ed esce di
scena come se si trattasse di un teatrino parrocchiale. La faccetta furba di Gen
tile (nipote del filosofo che ha omaggiato il fascismo), eroe dell’Italia sportiva
per avere conquistato la medaglia di bronzo (di salto triplo) alle Olimpiadi di
Città del Messico del ‘ 68, non sembra sostenere il peso culturalc/politico che
Pasolini gli aveva affidato. E una delle poche volte che un interprete pasoli-
O Ort
Pier Paolo Pasolini/ltl cinema in co rp o
uiano di primo piano, crolla sia per la scelta tipologica che nell’ interpretazio
ne. Gentile è sempre fuori tono, asincrono a tutto eiò che si dipana nel film. I
suoi ingressi in campo, sono grezzi, legnosi, falsi... c ’ è una ruvidezza degli at
teggiamenti che travalica ogni buona intenzione... manca di carisma, di sedu
zione, di leggerezza... non si capisce come Pasolini abbia effettuato questa scel
ta. U aIteri là seduttiva di Massimo Girotti (Creonte) e la bellezza diafana di
Margareth Clementi (Glauoe) lo abbacinano e lo relegano a una semplice com
parsala. L’immaginifico Centauro è impersonato da Laurent Terzicff e (piando
illumina lo schermo si avverte si avverte una sorta di misteriosa magia. Me-
dea/Calias si porta addosso la storia di un popolo del Terzo Mondo, che ha su
bito la deflorazione della civiltà occidentale e Giasone è il portatore della spa
da e della fede della storia moderna. Anche il Centauro, mano a mano che pas
sa il tempo, diviene un possessore della ragione e finisce per diventare uguale
a Giasone. Alla fine, “ i due centauri si sovrappongono, ma non per questo si
aboliscono. Il superamento è un’ illusione. Nulla si perde. Il Centauro è un’ im
magine onirica relativamente chiara, nella simbologia freudiana: il simbolo del
blocco parentale, padre e madre. 11 cavallo raffigura sia il padre che la madre.
s
E il simbolo dell’ androgino: della potenza paterna e della maternità (nel senso
in cui viene intesa la coppi a-figlio, dato che la madre antica porta il bambino
sulla schiena” . Così Pier Paolo Pasolini. 109 La chiusa di Medea è nichilista.
Chiama a se i figli, “ li lava, li veste con bianche tuniche e (sempre in silenzio)
li pugnala a morte. Pazza di dolore dà fuoco all’ abitazione” (Barth D.
Schwartz)... quando giunge Giasone (per abbracciare un’ ultima voglia i propri
figli bruciati) lo respinge con queste parole: “ No. Non insistere, ancora, è inu
tile! Niente è più possibile, ormai” . Il coraggio di Pasolini è quello di dire, sem
plicemente, elle la mediocrità (Giasone) resta quella clic era anche dopo un
evento così drammatico e nessuno è in grado di distruggerla né renderla invisi
bile. La ribellione (Medea) ha sempre un prezzo alto, feroce, disperato... per
ché sa che in fondo alla morte o al silenzio soffocato c ’ è la follia della felicità.
Medea “ costò molto e non andò molto bene, ma che abbia rifatto o meno le spc-
se conta poco. E il film, che conta. Un’ opera ammirevole, una delle più belle
che mai siano state fatte si questo tema” (Laurent Terzicff). L’ attore francese
resta affascinato per il modo di girare di Pasolini... anche se aveva alle spalle
una grossa produzione internazionale, il regista lavorava in economia di mezzi
e alla fine, tre (piarti del film furono girati da Pasolini con la cinecamera a ma
no. Le riprese vennero effettuate (tra maggio-agosto 1969). Anche se il sac
cheggio figurale di Euripide è esplicito, Pasolini contamina altre utopie... il gu
sto fuori storia dello scenografo Dante Ferretti è di uria bellezza viva c i costu
mi di Piero Tosi sono belli quanto arditi. Il commento musicale è curalo da Pa
solini (con la collaborazione di Elsa Morante), sono brani religiosi antichi del
Giappone, canti e danze d ’ amore iraniani. Il montaggio, minuto, ellittico di Ni
no Baragli, danno al film una visione quasi sperimentale. La fotografia (Kodak
Eastmancolor) di Ennio Guarnieri, sovente riesce ad infondere all’insieme fil
Pino Bertelli
mico quel sapore di fa vola che stempera la crudezza della trattazione. Il film
esce Milano (Cinema Mignon) il 28. 12. 1969, con il divieto ai minori di 18 an
ni (27. 12. 1969), decreto revocato un anno dopo (2 2 . 1 . 1970). Dura 110' e 28
secondi. JNon fu un successo commerciale. Le analisi della critica furono varie
gate. L'incomprensione del pubblico fu generale e disertò le sale. C’ è anche chi
intuì nel film, momenti di autentica poesia.
Gian Maria Guglielmino {La Gazzetta del Popolo, 24 gennaio 1970), trova in
Medea una conferma, di quelle che erano le intenzioni iniziali di Pasolini: “ di
contrapporre, cioè, due mondi; quello religioso, primordiale, contadino, a suo
modo morale pur se fedele a costumi barbari e cupamente superstiziosi come i
sacrifici umani a onore di un Mio* cui s’ implora la fecondità della terra (il mon
do cioè, della Colchidc dura e avara, da cui proviene Medea), e quello ‘laico*,
tecnico, ricco, potente con cui la protagonista, a differenza dello scaltro e am
bizioso Giasone, non riesce a integrarsi nella florida e raffinata Corinto” . Per
Dario /anelli {Il Resto del Carlino, 25 gennaio 1970), “ questa Medea è soprat
tutto un’ opera di grande fulgore figurativo, che rapisce ed incanta per la raffi
nata sensibilità con cui sa intonare le luci, i colori, la composizione delle in
quadrature al clima dei vari momenti della tragedia; per la vivida estrosità dei
suoi costumi... per l’ esotico fascino delle sue musiche orientali... e ancor più
per l’ arcana, remota, struggente bellezza dei suoi paesaggi, delle sue architet
ture; le assolale campagne della Gappadocia e quei torrioni rocciosi - fitta
mente bucati da grotte, fantasiosamente lavorate dalla mano doU noino - che
laggiù chiamano “camini delle fate’ Mino Argentieri, su Rinascita (30 gen
naio 1970), scrive che Medea “ ha la malia stregante dei film che sposano una
felice ispirazione poetica e una purezza di linguaggio raramente applicabile,
comunque lo si giudichi, Pasolini non intacca mai la sua tempra di autore sin
golare ed eccezionale nel contesto italiano e nel panorama mondiale” . Tutto ve
ro. La stampa francese riserva a Medea le osservazioni più acute. Jean-Louis
Bory (Le ISouvel Observateur, 23 febbraio 1970). comprende lo sforzo pascli-
niano di rappresentare “ Furto della Grecia contro l’ Asia, della civiltà contro
le barbarie, del procedere logico contro il rito, del giorno contro la notte...
St raordinario spettacolo nel quale Pasolini s abbandona, con un piacere che
diviene nostro, a un carnevale barocchistico, malva e zafferano, nel cuore del
fantastico paesaggio della Gappadocia. Stravaganti processioni d ’ una etnolo
gia di pura poesia” . And ree Tournès (Jeune Cinema, 4 marzo 1970) è meno
prosaico: “ La tradizione classica aveva ridotto il personaggio di Medea all im
magine un p o’ 'flou* di un’ amante tradita, assassina dei figli: Pasolini gli ha re
stituito la sua dimensione sociale: Medea resta la donna disgustata dalla bas
sezza dell’uomo che ama, ma è anche e soprattutto la donna di un’ altra razza,
spaesata, sradicata, che il mondo razzista di Corinto esclude per la sua diver
s i t à M e d e a . infatti, è un elogio della diversità che Pasolini getta sullo scher
mo come apertura e interrogazione della storia. Medea incarna la diversità ra
dicale ed esprime un turbamento elei modelli sociali. l\on partecipa al gioco,
wwi ■ t ig y fc iw
P ier P a o lo P asolini/Il cin em a in c o r p o
denuda LI reale negli squilibri di soggettività deviatiti dall’ ordine dei simulacri.
La sua diversità è una condizione esistenziale che pone l’ oggetto dei desiderio
fuori dai canali del conforme e della consolazione.
In Medea, come in tutto il cinema di Pasolini, vivere la propria “ diversità” , si
gnifica non mortificare la propria identità... partire dunque dai propri deside
ri e utopie per deviare o modificare la temporalità... mettere la soggettività al
servizio della conoscenza e dell’ eversione... tessere reti, canali, percorsi... svi
luppare spazi, ambienti, territori... decontestualizzare il discorso dominante
sul quale si regge la società dello spettacolo... lavorare per la sua decomposi
zione anziché tentare di distruggerla... ogni Stato ignora la libertà perché teme
le sue interrogazioni. La libertà dai pregiudizi e dai valori imposti si afferma
come lotta quando si combatte per la libertà delValtro e degli altri... che poi è
la propria. Essere liberi vuol dire essere capaci di rispondere ai propri bisogni
e approfondire il diritto di avere diritti... sapere ascoltare e agire, muoversi
nella condivisione dell’ amore dell’ uomo per gli altri uomini. Le catene della li
bertà sono più pesanti di qualsiasi catena, perché il raggiungimento della li
bertà è una promessa, un’ avventura, un canto comune a molta parte di un’u
manità calpestata, derisa, violentata... le catene della libertà esprimono la ve
rità, la devianza e il contrasto di tutte le diversità contro ogni forma di autori
tarismo e di tirannia.
Medea, contiene in sé una teoria di cambiamento sociale e situa nei comporta
menti, negli atteggiamenti, nelle azioni della vita quotidiana rovesciata... il
passaggio dal “ sogno di una cosa” (una pratica utopica della mutabilità) alla
rottura del cerchio conviviale. L’ amore non è mai innocente. Proprio perché è
aggressione, diversità, anomalia... liberazione dal serraglio convenzionale.
L’amore è un attentato contro l’ insieme dei valori e della morale dominanti,
dissimulati come coscienza sociale. I cuori degli stupidi (come quelli dei tiran
ni o dei re) sono impenetrabili... ovunque la “ diversità” minaccia ciò che mi
naccia la sua disperazione estrema. La Medea pasoliniana elabora anche una
poetica del cambiamento che non rimanda al Val di là ma segna il passaggio dal
la teoria alla pratica rivoluzionaria. Medea privilegia gli aspetti erotici del cam
biamento. In fondo, la sua è la vittoria dell’ amour fo u sulla morte sociale. Me
dea, è qui vista come un’ eroina che insorge contro le regole e le norme dell’ or
dine. Dà una dimensione concreta alla teoria inetabletica (scienza del cambia
mento sociale) che trova le sue origini sovversive “ nella problematica del sog
getto e nell’ analisi delle percezioni e delle fantasie umane, possiamo infine ri
conoscere nella mctabletica lo studio delle dimensioni dell’ ottimizzazione della
lotta dell’ uomo da rivolgere verso e per una propria auto-affermazione e non
contro altri e verso un altrui distruzione” . 1 1 0
La inetabletica pasoliniana trasfigurata in Medea, non è una —lotta contro ma
una lotta per - infrangere gli scenari immutabili della storia. La psicologia mc
tabletica di Mcdea/Pasolini, va al di là della contingenza storica, rimanda ad
una temporalità/immaginaria utopica, che pone il soggetto di fronte ai proble-
Pino Bertelli
c un altro per l’ occupazione del Palazzo del Cinema di Venezia, nel settembre
del *68), Pasolini lavora al documentario Appunti per un’orestiade africana
(che uscirà nelle Giornate del Cinema Italiano, Venezia 1973, poi a festival di
Cannes, sezione Les Yeux fertiles* nel maggio 1976). Le riprese sono effettuate
in Uganda, Tanzania, lago Tanganika e a Roma. Macchina da presa (Arriflcx
gl.) 16mm, pellicola (Eastmancolor-b/n). Operatori, Giorgio Pedoni, Mario
Bagnato, Einore Galeassi. La musica originale di Gato Barbieri è eseguita da
Barbieri (sax), Donald F. Moyc (batteria) e Marcello Melio (contrabbasso). Le
voci sono di Yvonne Murray c Archie Savage. Il montaggio di Cleofe Conversi.
[1 film è scritto, diretto, fotografato e commentato da Pasolini.
Il documentario pasoliniano è girato nell’ Africa “ moderna” , perché li Pasolini
vede i gemiti di democrazie reali e non formali (dal I960, la maggior parte de
gli Stati africani conquistano Tindipendenza)... la civiltà tribale africana so
miglia molto alla civiltà arcaica greca e Pasolini esprime con chiarezza le in
tenzioni, le allusioni o le incomprensioni di un’ Orestiade negra* dove l’irra
zionalità selvaggia si integra con i suoi miti (Yetnos africano) alL’ intcrno di un
nuovo tipo di società e (dice Pasolini), segna il passaggio tra “ un periodo stori
co medioevale c un periodo storico democratico: dalla trasformazione delle
Menadi (dee medioevali del terrore esistenziale) in Eumenidi (dee dell’ irrazio
nalità in un mondo razionale)” . Appunti per un’orestiade africana è un altro
pezzo del suo Poema sul Terzo Mondo iniziato con Appunti p er un film sa lii ri
dia, un anno prima. Il progetto è la trasposizione (contaminata) dell’ Orestiade
di Escili]o, nell’ Africa attuale. Il documentario riflette l’ idea profonda, radi
cata in Pasolini, di andare all’ origine della sacralità poetica, della tradizione
africana, per attaccare, riorientare, trasporre nell’immaginario collettivo oc
cidentale i valori e le ricchezze culturali di una società trillale lungamente vio
lata... una rivisitazione dell’ umanità primitiva, una visione trasfigurata della
grande madre Africa come depositaria del senso del sacro (c di canti di guer
ra) dove la poesia del giusto si connota con la rivolta dell’affamato. Per YOre-
stiade africana, Pasolini si avvale della terza parte della trilogia di Eschilo,
nella metafora politica “ in cui le Erinni, dee del momento animale dell’uomo,
la cui arma di giustizia è la strage e la vendetta, vengono trasformate, per in
tervento di Atena, dea della giustizia, in Eumenidi, e costrette a dar vita alla
prima forma di democrazia possibile: quella del Tribunale. La funzione di Ore
ste il liberatore, dunque, che torna in patria per uccidere l’ usurpatore Egisto
e la madre traditrice Citemnestra, è quella di portare le forze irrazionali che
governano la sua gente a confrontarsi con la razionalità organizzativa che na
sce, come esigenza, dal trauma della liberazione. Nella figura di Oreste si ri
flette così la condizione di quella giovane élite intellettuale africana che si è
formata all’ estero, sul modello di studio anglosassone o francese, che torna in
patria a fare la rivoluzione, e che può slavare Videntità del proprio popolo so
lo attraverso l’ adozione di quegli strumenti politici che appartengono, in tutto
e per tutto, agli usurpatori di cui ci si è liberati” . ! 14
2A7
P in o B ertelli
contadino africano zappa sotto un sole accecante la terra arida. L etcì dell in
nocenza è in quella zappa e ad ogni colpo sulla terra anticipa l'età della rivol
ta che nasce sull "apologia della disobbedienza. L’ altrove arcaico pasoliniano è
situato fuori dall’ ouropeizzazione dei sentimenti e i primi piani dei volti afri
cani (bellissimi), tenuti sullo schermo fino alle lacrime... si spingono oltre la
contemplazione antropologica o del saggio di costume... divengono la trasfor
mazione in atto di un’ umanità violata che rivendica le proprie radici con ogni
mezzo. La necessità storica di una vera integrazione tra culture diverse, la
sciata sospesa in Appunti per un’orestiadc africana, sarà ripresa da Pasolini
più tardi, (piando scriverà la sceneggiatura de 11 padre selvaggio.
Ecco le parole di Pasolini, tratte dalla lista dei dialoghi: “ Ma come concludere?
Ebbene la conclusione ultima non c ’ è, è sospesa. Una nuova nazione è nata, i
suoi problemi sono infiniti, ma i problemi non si risolvono, si vivono. E la vita
è lenta. Il procedere verso il futuro non ha soluzione di continuità. Il lavoro di
un popolo non conosce né retorica né indugio. Il suo futuro è nella sua ansia di
futuro; e la sua ansia è una grande pazienza” . 115 Per Pasolini, il futuro delle
nuove coscienze passava dall’ Africa. ÌNel 1960 (su richiesta di Vittorio Gas-
sman), (piando Pasolini affronta la traduzione di Eschilo, avverte che la sua
“ Orestiade” sarà un p o ’ diversa a quanto veniva suggerito dagli accademici del
tempo: “ ...certi elementi del mondo antico, appena superato, non andranno
del tutto repressi, ignorati: andranno, piuttosto, acquisiti, riassimilati, e natu
ralmente modificati. In altre parole: l’ irrazionale, rappresentato dalle Erinni,
non deve essere rimosso (che poi sarebbe impossibile), ma semplicemente argi
nato e dominato dalla ragione, passione producente e fertile. Le Maledizioni si
trasformano in Benedizioni. L’incertezza esistenziale della società primitiva
permane come categoria dell’ angoscia esistenziale o della fantasia nella società
evoluta” . 116 V
Appunti p er un ‘orestiade africana esce da queste intuizioni. E un taccuino di
viaggio, sopralluoghi, appunti, incontri, discussioni, parabole, favole... che
raccontano la trasformazione profonda dei costumi, delle culture, dei senti
menti e dei corpi... di una parte di umanità perduta per sempre. Vordine nuo
vo della modernità cancella l’ ordine selvaggio delle comunità ancestrali e la ra
zionalità tecnocratica affonda nei programmi di neo-colonizzazione ogni forma
antica di civiltà. In questo documentario, “ le Maledizioni si trasformano in Be
nedizioni. L’ incertezza esistenziale della società primitiva permane come cate
goria dell’ angoscia esistenziale o della fantasia nella società evoluta” (Pier Pao
lo Pasolini). Il piccolo film pasoliniano contiene momenti figurativi altissimi.
La cinecamera del poeta si sofferma sui volti, luoghi, atteggiamenti di una con
dizione popolare ormai irrimediabilmente perduta. E uno sguardo poetico sul
mistero, l’ accezione, Lepifania di un mondo mitico, tagliato fuori dal presente.
L’Africa diviene così la metafora di un Altrove saccheggiato (dalla cultura/po-
litiea occidentale) nel più profondo alla sua anima nera. Il rapporto tra la Gre
cia arcaica di Medea e l’ Africa di Appunti p er un’Orestiade africana... è stret-
Pino Bertelli
£40
anza fra gli uomini non sta nell’ essere identici... ma nell esprimere la pro
pria diversità su un piano conviviale... Vuguaglianza della diversità non fiori
sce necessariamente con la nascita di nuovi poteri, semmai con Veliminazione
di tutti i poteri... la diversità degli uguali è il debutto di una società di giusti
dove ciascuno esprime quello che è (secondo le sue capacità) ed è ciò che dav
vero esprime (secondo i suoi bisogni). Né Marx né Morellv dunque, ma fu om o
per l’ uomo in cammino verso VEu-topia (= il buon posto) di tutti e per tutti...
ogni legge, regola o dogma che obblighi ad agire contro coscienza è stata fatta
dagli uomini e nessuno può avere l’ autorità di legiferarla in nome degli altri.
Ciascun uomo è il responsabile del proprio destino come dei propri sogni.
241
C ap itolo IV
Decameron
12 Dicembre
I racconti di Canterbury
Il fiore delle mille e una notte
Le mura di Sana a
Salò o le centoventi giornate di Sodoma
ÌNci primi anni w70, la miseria ilei finto benessere denunciata da Pasolini nei
suoi scritti (come nel suo cinema), era splendente. L’ euforia deU’ utopia capita
le è ormai consumata. Anche le utopie di cambiamento e conquista di una so
cietà diversa, che avevano incendiato i sogni di intere generazioni... sono in
globate nella mutazione culturale e politica dei nuovi tecnocrati. La civiltà dei
consumi che si affaccia al terzo millennio, “ non ha altro futuro se non di mor
te, la gente comune già lo intuisce sia pure, e questo è tragico, senza consape-
P ino B ertelli
gurative mirate alla stupidità recettiva del “ grande pubblico” . Grimaldi che
aveva già realizzato dei film con Fellini, Bertolucci, Pontecorvo, lo lascia libe
ro di lavorare come più gli piace... e quello che per Pasolini voleva essere una
forma di “ liberazione dei rapporti sessuali” , per altri divenne principalmente
un inno scostumato all'omosessualità.
I libri di Paul Goodman (La gioventù assurda), Herbert Marcuse (L’uomo a
una dimensione), Theodor W. Adorno (Dialettica negativa), Max Horkheimer
(Eclisse della ragione) o la pedagogia dionisiaca di Friedrich W. Nietzsche (Ca
si parlò Zarathustra) lo riguardano da vicino ma non è nella Trilogia che più
si sentono i loro strali... la visione libertaria (con venature panteistiche) che as
sume Pasolini in questi lavori è quella di un eresiarca della Chiesa primitiva,
che vede i suoi profeti più impertinenti trucidati in nome della verità, dell e-
nunciazione, della denuncia pubblica senza compromessi... non è a Martin Lu
tero che pensiamo, anche se proprio lui ebbe il coraggio di combattere le belve
delFOrdine della Chiesa di Roma così: “ Il sacramento dell’ordine è una ma
gnifica macchinazione volta a mantenere e difendere le mostruosità fatte fino
ra e ancora oggi si fanno nella Chiesa. Così è andata in rovina la fraternità cri
stiana: così da pastori sono diventati lupi, da ministri tiranni, da uomini di
chiesa potenza mondana” .5 Belle parole. Ma dopo Lutero i contadini restaro
no ancora più poveri e il potere centrale divenne ancora più ricco. Il prote
stantesimo e il cattolicesimo divennero le ancelle del potere economico moder
no che Max Weber o Karl Marxò individuarono come la fonte di tolte le op
pressioni alle quali la civiltà dei consumi andava incontro. Sono le prediche in
fiammate di Thomas Mùntzer o quelle di fra’ Doleino che scossero alla radice
la menzogna e la violenza del cattolicesimo7... se tutte le cose le ha fatte
“ Dio’ dicevano, allora appartengono a tutti e ciascuno ha diritto alla propria
parte di felicità sulla terra. Ogni uomo nasce libero e deve essere signore di sé,
perché è soggetto a tutte le cose e servo di nessuna.
Per il Pasolini della Trilogia, non si tratta di elaborare una quotidianità arcai
ca dove il “ Cristo silenzioso” dei cattolici s’incontra col “ Cristo senza catene”
dei protestanti né di riformare alcuna Chiesa o alcun Stato... ma farsi diserto
ri sia dai “ valori di scambio” che dai “ valori d ’ uso” sui quali si fonda il siste
ma dell’ utopia capitale.8 Pasolini s’invola in un mondo amoroso dove il piace
re e le passioni sono la sola legge che gli uomini inseguono, il resto è solo pote
re. La felicità non può che essere dell’ insieme sociale c non di un solo uomo o
di un gruppo di “ eletti” ... in questo senso il Decameron esprime un'utopia sub
lime che contesta il presente ed auspica il passaggio “ immediato dal caos socia
le all’ armonia universale” (Charles Fourier) con ogni mezzo. 11 A uovo mondo
amoroso è lì tra la gente, nei destini dell’ amore dell’ uomo per l’ uomo e sono le
passioni scatenate a indicare la rotta... sono gli amori per tutto ciò che è di
verso, che è fo lle, che è sconosciuto clic hanno fatto camminare il mondo e mo
strato a chiunque che nulla di ciò che stato strappato, rivoltato o soltanto so
gnato è stato inutile.
24.A
P ie r P a o lo P a s o l i n i / ii „ t L'o r p o
pTel film di Pasolini c ’ è una visione mediterranea dei segni (gesti, abiti., sfondi,
corpi, parole, vicoli, giardini, ambienti, scorei di m are...) che riporta a II Van
gelo secondo Matteo, Medea o alla solarità accecante di Edipo re... e tutta una
quotidianità sgangherata “ ricostruisce” un Medioevo profanato nel fondo dei
valori imposti. In Italia, il Decameron viene letto in modo indecente. Le de
nunce di pornografia (più di ottanta) piovono da ogni città e tra sequestri c li
berazioni orchestrate (con il tocco sull’ “ appestalo” dalla stampa dabbene), il
film coglie un successo di pubblico insperato. La inorale pubblica è contamina
ta, i valori dispersi nell’ iconografia sublime dell’eresia, la plebe e le signorie
tutte, si sentono smascherati. E difficile parlare alla gente senza scrostarsi di
dosso la miseria istituzionale che gli uomini hanno eretto a loro immagine e so
miglianza. Ci sono popoli che ricordano i loro avi nelle pietre, altri si accon
tentano di chiese e musei... il fanatismo degli uomini è nato con la cultura e i
forni crematori con la politica.
11 Decameron si compone in una struttura a fiore... otto episodi s’intersecano
a due storie portanti, quella di Ser Ciappelletto (Franco Cittì) e quella di Ciot
to (Pier Paolo Pasolini). Ciappelletto è Sant’ Infame, omosessuale, assassino,
blasfemo... prima di morire esprime una “ falsa purezza” così profonda che si
fa credere santo. Giotto (sotto le spoglie del suo miglior allievo) giunge a Napo
li per dipingere un affresco nella chiesa di Santa Chiara. Diviene testimone di
una sottoumanità che si lascia vivere giorno dopo giorno e va incontro al futu
ro come un toro clic incrocia la spada della propria morte... sogna il Paradiso,
l'Inferno e la Madonna (Silvana Mangano)... qui trova l’ ispirazione figurativa
(trecentesca) che cercava e alla fine del film, Giolto/Pasolini dice: “ Perché rea
lizzare un’ opera, quando è così bello sognarla soltanto” . Tra giochi e lazzi Pa
solini dileggia anche il Boccaccio. Nel testo del Boccaccio infatti non appare né
Giotto né l’ affresco che Pasolini/Giotto dipinge nella chiesa è contemporaneo ai
racconti... poco male, perché per l’ autore il film è soltanto “ giocare con la real
tà che scherza con se stessa” (Pier Paolo Pasolini). Nessuno ci crede. Forse
nemmeno lui. Sa bene Pasolini che il Decanterò ri al di là delle immediate nu
dità sbattute sullo schermo o della seminagione dei dialetti meridionali e più
ancora è il primo capitolo di una “ libertà per YE-utopia'' (viaggio verso il
Buon-Posto) dove ciascun letlore/spettatore è chiamato a vivere la propria vi
sione del mondo o a crocifiggerla. Per lui la sola Ekklcsia (Chiesa) buona è
quella defecata con i frali dai diavoli del suo Inferno. Pasolini è chiaro. L’in
terpretazione di una vita pre/industriale e pre/borghesc che inette in scena non
prevede né la costruzione del consenso né il superamento della povertà... i no
bili, gli artigiani, il clero sono corrotti, stupidi, ipocriti... stuprano, violenta
no, vesseggiano senza pudore il popolo in nome di Dio, del Sapere e dell’ Ordi
ne Pubblico, s’ intende... i poveri sono poveri e basta e si sperticano dalle risa
te... imbecilli, ladri, bastardi in tutto, non hanno altra scelta che fare l’ amore,
rubare o morire così come viene per ascendere nel più profondo degli inferi.
Sulla vita scanzonata del Decameron aleggia un senso a/religioso della morte e
Pino Bertelli
i*e una realtà altra o una possibilità estrema di amore tra gli uomini che avan
za dui confini della terra e che bisogna aiutare a far crescere.
Né il Decameron i corpi dei ragazzi e delle ragazze sono belli, solari, splenden
ti. perfino troppo goduti... le loro nudità iniziano a un diverso modo di vedere
il cinema, si fanno carico di spaccare i velameli ti dolcificanti del prestabilito e
del conforme. Di lì a poco la circuitazione della pornografia esploderà forte e
la richiesta consolatoria sarà sempre più ampia. Le maglie della censura si fa
ranno più larghe, i sessi c le carni tremule dei film a “ luce rossa” confineranno
[‘erotismo in una faccenda domestica, l’ aura del desiderio, della violazione del
limite resterà nella testa dei poeti maledetti, nelle trasgressioni irrinunciabili e
fuori tempo dei randagi in amore. La pornografia si lega così alla laboriosità
del costume, ai valori e alle leggi del pensiero dominante. Come sempre, l’ ero
tismo resta fuori da qualsiasi comprensione... c estraneo ad ogni esercizio dei
corpi come didattica del “ tutto è comprabile” all’ interno del cerchio sociale...
Perotismo non si fa acchiappare da nessuno, perché nessuno è in grado d ’ im
prigionare gli eccessi della voluttà e i desideri senza limiti dell’ erotismo (non
importa se eterosessuale o omoerotico). L’ erotismo accende l’immagi naie e
quando incendia la luce degli occhi ciascuno diviene sovrano di sé, si spinge agli
estremi della pcrmessività amorosa, li viola, li trasgredisce, l’infrange... fa «Iel
la trasgressione dell’ amore l ’ atto più profondo di ribellione al codice costitui
to. L’erotismo non c ’entra nulla con la bassa prostituzione o con la vergogna
dell’ osceno... si ha coscienza del divieto nel momento che il divieto è superato.
L’oscenità più oscena è murare in fondo al cuore i turbamenti dell’ anima. L’ e
rotismo è l’ accesso al sacro, è un’ infrazione del Male come Peccato e cono
scenza del gioco dei corpi come profanazione della sfera sociale evangelizzata,
confessata e benedetta da ogni Chiesa e da ogni Stato. L’ erotismo dei corpi è
sempre un accadere in aperto contrasto con le regole e la pubblica opinione.
L’erotismo “ lascia in travedere il rovescio di una facciata la cui apparente pu
lizia non viene mai smentita: in questo rovescio si manifestano sentimenti, par
ti del corpo e modi d ’ essere di cui generalmente proviamo vergogna \ 1 1 L’ e
rotismo coglie in profondità le condizioni dell’ anima e le stravolge... scopre
una realtà più intima, libera, complessa... denuda l’essere sotto ogni aspetto,
lo inchioda nella grazia del gioco e nel disvelamento del simulacro in uno stato
di eccitamento, di godimento, di trepidazione orgasmica va a dissolvere l’insie
me delle forme/regolo costituite. La felicità dell’ erotismo si manifesta nel supe
ramento della vergogna che accompagna il suo sorgere e il ritorno alla natura
lezza, alla spontaneità, al respiro libertino dei corpi... porta al di là del reale
immediato e la vita interiore diviene Voggetto del desiderio posto al di fuori di
ogni convenzione.
In La filosofia nel boudoir A 2 De Sade capovolge i valori educativi della socie
tà... la fanciulla Eugénie non viene soltanto avviata al vizio, alla prostituzione
o al crimine... (come sovente viene scritto in quarta di copertina della sua ope
ra)... De Sade rovescia il Bene e il Male, il Piacere e il Dolore, la Vita e la Mor-
P in o B ertelli
le... nega il fasc io dei valori imperanti e taglia la gola all’ uomo morale per da
re voce, corpo e luce “ a spiriti rari, in grado di accedere, in seno al genere
umano, a un’inumana solitudine” (Georges Bataille). De Sade (come il Pasoli
ni della Trilogia) mostra un viaggio all’interno dell’ Uomo/della Donna non per
far trionfare la Malvagità sulla Virtù, la rottura del limite sulla misura... in Sa
de (Pasolini, Bunuel o Nietzsche), lo scandalo dei sentimenti e dei piaceri pri
vilegia l’esperienza interiore, si abbatte violentemente contro i recinti della ra
gione, fa della bellezza del desiderio il trionfo della morte e l’ apologià della li
bertà. La “ Madama saviezza” è anche la “ savia Puttana” (Lutero)... incontra
re il coraggio della propria sensualità significa uscire dai “ labirinti del cuore”
(Goethe) e incrinare la genealogia della morale corrente dove india è vero per
che tutto è merce. “‘Si incide a fuoco qualcosa affinché resti nella memoria: sol
tanto quel che non cessa di dolorare resta nella memoria” (Friedrich Nietz
sche). 13 E quanto scrive Bunuel nei suoi sospiri estremi: “ Degli amici mi pre
starono La filosofia nel budoir, sublime... Vedo la dignità solo nel nulla. Se og
gi come oggi il mio interesse per Sade è invecchiato — ma l’ entusiasmo, per
qualsiasi cosa, è sempre effimero — non posso tuttavia dimenticarne la rivolu
zione culturale” . 14 Sul filo dell’ amore tutto finisce per arrivare al cuore. I
poeti imparano dai propri errori e da quelli degli altri, gli stupidi non impara
no mai... è nel disordine delle idee che i poeti trovano un p o’ di libertà. La go
gna per quel che dicono, viene dopo.
Il Decameron apre una battaglia culturale sulla falsa tolleranza sessuale. Pa
solini riprende qui la bellezza dei ragazzi di strada come presa di coscienza po
litica di una generazione alla macchia: “ saranno belli i ragazzi che faranno la
Resistenza, e sarà bella la natura, la città, la montagna: la bellezza, già nel
l’ antifascismo, acquisirà quel valore rivoluzionario posizionale di fronte alle
brutture delle divise, delle architetture e dei corpi fascisti” . l o Durante la
guerra di popolo, all’ atto della liberazione, in quel breve momento, a Pasolini
(come a molti), tutto era parso possibile. Così Pasolini: “ Ora la vita mi sembra
più lunga. La retorica giovinezza fascista non è ancora che uno stato di ine
sperienza... Sento nelle narici un odore ancora fresco di morti; i cimiteri del
Rinascimento hanno la terra appena smossa e recenti le tombe. E poi abbiamo
una vera missione, in questa spaventosa miseria italiana, una missione non di
potenza o di ricchezza, ma di educazione, di civiltà” . 16 La bellezza resisten
ziale dei ragazzi pasoliniani resterà (in parte) nell’ utopia e la loro gioventù sa
rà destinata a sfiorire, anche carnalmente, nella mercificazione dei corpi, o
meglio, nello “ sviluppo senza progresso” (Pier Paolo Pasolini) dell’economia
politica. 1 dialoghi del Decameron sono ridotti all’ essenziale. Cifra stilistica
perseguita da Pasolini in tutto il suo fare-cinema. Ser Ciappelletto, Andreuccio
da Perugia, Masetto da Lamporecchio, Lisabetta, Peronella, Tingoccio, Metic
cio, Donno Gianni, Caterina, Ricciardo... non “ parlano” tanto le parole del
Boccaccio ma interpretano la freschezza irriverente dei messaggi pasoliniani...
Così Ciappelletto al frate confessore più santo della città: Ciappelletto (parlan-
Pier P aolo Pa8oIini/II cinema in co rp o
u
Fino Bertelli
cammino del giusto né di quello dell’ empio... sa che “ difficile non è la parten
za né l’ arrivo. Il rischio maggiore sta nella travesata” (Guimarcàs Rosa) del-
rinforno quotidiano. Non è l’ amore che appartiene all’ uomo/alla donna, ma è
I uomo/la donna che appartengono all’ amore. Nessuno è padrone di nessuno...
c Pasolini rivendica Vutopia delia dignità di ogni essere umano. Il suo cinema
annulla il baratro tra padrone e schiavo, nobile e plebeo, ricco e povero... re
stituisce la credenza profonda che “ lutti gli esseri umani sono uguali e che l*u-
guaglianza tra le persone dimostra la loro nobiltà. 11 peccato più grande di un
essere umano è dimenticare di essere un principe” (Abraham Ilesehel). Aboli
re l’ amma della storia dunque dai sogni che Plianno avvelenata... cercare nel
le profondità interiori Vanima nuova la spiritualità e le sensazioni inqualifica
bili della rivolta come evento nudo di tutti gli eventi. Fare delle “ belle carogne
disseminate lungo i millenni” (F. M. Cioran) una corona di verità insostenibili
e disperdere nel vento della gioia i principi dimostrabili di ogni avvenimento
luttuoso legittimato dalle regole. Se per Maeister Eckhart, la divinità precede
Dio, per noi il cuore dell’ Uomo è il contenitore di tutto senza Dio. Non c ’è nien
te da sostenere né da giustificare che non sia già accaduto come tragedia ed è
finito in farsa (pensando in maniera eretica a Hegel).
II Decameron è tutto questo e altro ancora. A Pasolini non gli viene concesso
né di sbagliare né di essere un provocatore intelligente. Giovanni Arpino si ac
coda agli “ addetti ai lavori” sconvolti dagli insolenti nudi pasoliniani e vede nel
film “ una pretestuosa ricerca di castità e uno scrupolosissimo intendimento di
voler épater uomini e cose... La scoperta pubica di Pasolini, insomma, né ci
danneggia né ci offende. Ci rattrista, ecco tutto. Perché l’uso e la mercifica
zione rendono davvero triste questo sesso, gettato sulla bilancia di ogni storia
o interpretazione o dialogo come la caritatevole ‘ giunta’ del salumiere” .22 Ve
ro tutto il contrario. Il Decameron è un’ opera briosa, scapestrata, irriveren
te... ciò che è crudamente disvelato non è mai osceno e il piacere visivo di tan
ta naturalezza disposta come su dei dipinti dimenticati, è una grande lezione di
storia popolare. La bellezza plastica, figurativa del film è sensuale, seducente,
eroica... evoca maestrie del colore e dettagli popolareschi che nulla hanno a che
fare con il cristianesimo o con Fanima gerarchica del cattolicesimo, semmai è
la mancanza di ogni fede che sborda ovunque e ci ricorda che Famore libero
non è il Male, quando è condiviso, partecipato. “ E un inno al desiderio, all'a
more, al piacere. Un canto d ’ allegrezza e di felicità” .23 Ma non è un film ‘ di
vertente” , per niente. Anzi è tragico, e molto. 11 mito, la favola e la tragedia si
mescolano e deeontesualizzano il presente nei sorrisi dei protagonisti sbattuti
in “ un’eterna stagione [clic] individuarla è impossibile” .2 4 E l’ apoteosi pre
ziosa e allucinata di chi ha solo amato senza chiedersi perché o di chi ha solo
ucciso per non morire di verità e di paura.
Alberto Moravia, scrivendo del Decameron, illumina quanti accusano Pasolini
di narcisismo o di fotoromanzi filmati: “ E giunto forse il momento di parlare
ilei modo con il quale Pier Paolo Pasolini affronta e risolve il problema delTil-
P ier P a olo Pa-solini/ll cin em a in c o r p o
257
P in o B ertelli
2fSft
l'ior raoiu i asu corp o
ji tino alla scoperta della carta cinese hi Occidente (751 dell'era cristiana)... li
no ad allora i popoli arabi stampavano le loro favole delle mille e una notte su
una carta estratta dal cotone, poi passarono ad utilizzare gli stracci vecchi. Nel
.(•colo XV un tipografo di Magonza, Gutenberg, fuse le lettere dell alfabeto nel
piombo e i segreti di pochi divennero la conoscenza di tutti. In quello stesso
tempo la polvere da sparo debuttò sulle scene del mondo e decretò la fine del
feudalesimo. Fu l'inizio di una rivoluzione culturale e politica che scosse alle
fondamenta l'anima primordiale dell'umanità.. Di lì a poco i mari saranno sol
cati da navi sempre più grandi e sempre più armate, i più forti colonizzeranno
grandi fasce di terra, uccideranno i più deboli e si assolveranno dai loro pec
cati in nome del progresso del genere umano. La caduta dell’ Impero Romano,
le invasione barbariche e il trionfo del Cristianesimo sono al centro delTintol-
leranza sulla quale prenderà vita il mondo moderno. Gh eserciti, l’ oro, le in
quisizioni... si abbatteranno contro tutti quelli che intralcieranno la progetta
zione dell’ opera... si moltiplicheranno le persecuzioni, gli assassinii, le oppres
sioni... ma non ci sarà mai nessun governo (come nessun tiranno) che riuscirà
a salvare la propria testa... il senso profondo di tutte le rivoluzioni è sempre
stalo quello di una giustizia sociale più larga e di un amore fraterno che leghi
di nomini tra loro senza condannare ciò che pensano, ciò che pregano « ciò che
sognano... le conquiste sociali si fanno con le idee di poche persone che germo
gliano nelle teste di molti c non ci sono armi o torture che possono vincere la
battaglia delle idee di libertà, di giustizia e di amore tra i popoli.
Contro la luce delle idee si sono accaniti despoti, stati, religioni... nessuno mai
è riuscito a fermare il pensiero di un uomo o di un popolo in cammino verso la
propria liberazione. L’Umano come Utopia travalica vecchi e nuovi testamenti
o comuniSmi primordiali e dissolve le schiavitù imposte dalla civiltà dello spet
tacolo nell’ espropriazione dei sogni mercantili della “ modernità” ... le Utopie di
Platone, More o Campanella36 respingono tutti i paradisi del passato e proiet
tano nel divenire l’ uomo cosciente di se e padrone delle sue responsabilità. E il
protagonista di una società della reciprocità e del mutuo appoggio che non fa i
tonti con Lovola ma con Kropotkin, che non chiede agli uomini di farsi profe
ti ma chiede (con ogni mezzo) la fine dei colpevoli (privilegiali, istruiti, nobili,
industriali, politici, chierici...) di tanta fame e dolore nel mondo. Quando la ri
voluzione della fame sarà anche la rivoluzione della politica, allora e solo allo
ra i poveri e gli oppressi entreranno nel regno dove ciascuno è un principe e
nessuno è servo. In un mondo dove i ricchi divengono sempre più ricchi e i po
veri sempre più poveri, c ’ è da vergognarsi a pronunciare la parola democrazia
o spiritualità cristiana.
Negli anni ancora caldi di lotte e utopie che scuotevano alle fondamenta la so
cietà catto/comunista italiana... Pasolini si avvicina alla sinistra extra-parla
mentare, presta la sua firma di direttore responsabile del giornale Lotta Con
tinua (subendo una serie di processi) e collabora alla realizzazione del docu
mentario 12 dicembre (1970/1972). 11 titolo è preso dalla data della strage (di
P ino B ertelli
Stato) di Piazza Fontana del 1969 a Milano. I dissapori estetici e politici che av
vengono tra Pasolini e i militanti di Lotta continua non sono pochi. Il film esce
con la dicitura - “ da un’idea di Pier Paolo Pasolini” . Il soggetto e la sceneg
giatura sono stesi da Giovanni Bordanti e Goffredo Fofi. Bonfanti firma anche
la regia, il montaggio (con Maurizio Ponzi) e la produzione per Lotta Continua.
L’ assistente al montaggio è Lamberto Mancini e alla regia Fabio Pellarin. La
musica è a cura di Pino Masi, il suono di Bruno Nappa e Pasquale Rotolo. II
mixage, di Nino renda con la collaborazione di Nicola Dimitri e Maurizio Pon
zi. Direttore di produzione, Umberto .Angelucci. Le riprese iniziarono un anno
dopo la strage di Piazza Fontana, a Milano, il film viene terminato e montato
nel marzo del 1972. La distribuzione fu difficoltosa, il documentario circolò
soltanto nelle programmazioni di base dei Circoli Ottobre.
12 dicembre un film-diario nelPTtalia deW autunno caldo, della strage di stato.
della rivolta di Reggio Calabria, dell’incontro possibile fra proletari e giovani
rivoluzionari. Scomparso nel naufragio di Lotta Continua, ritrovato in un ar
chivio tedesco, ridotto e restaurato a cura del “ Fondo Pasolini” (sostenuto e
diretto da Laura Betti), il film restituisce con forza il bianco e nero di un’ epo
ca nella quale si gridava che era 64proibito proibire” e il solo modo per fare la
festa al potere era la rivoluzione. Gli operai di Mirafiori, della Bicocca, i ca
vatori di marmo di Carrara, i girotondi dei ragazzini di Napoli, il fiume di gio
vani che sfilava il 12 dicembre del ] 970 a Milano (dove un ragazzo, Saverio Sal
tarelli, fu ucciso da un candelotto della polizia)... erano segnali di qualcosa che
stava finendo, i colpi di coda di una cordata politica che aveva fatto il suo tem
po e stava franando sotto i colpi libertari dei movimenti del *68.
Il *68 - chi ha orecchie intenda - ... è stato un’esplosione generazionale di uto
pie sociali che cercavano (li praticare “ democrazie (non democrazia) autogesti
te con consigli di fabbrica, di scuola, di quartiere, di zona, di circoscrizione, di
sindacati, con assemblee diffuse, in testa quelle dei malati mentali in manico
mi contestati dall’interno, eco., istituzioni con pratiche nuove (‘he, se non han
no retto al tempo, hanno tuttavia dato inizio a una cultura diversa” .37 Le lot
te eversive del *68 hanno mostrato che le “ democrazie dirette” naseonono e vi
vono dentro pratiche di libertà, giustizia, uguaglianza portate fino agli estre
mi... le turbolenze e i conflitti che contenevano hanno segnato l’ ora di chiusu
ra di un’ epoca dove anche l’ ultimo degli imbecilli aspirava a diventare santo in
un universo di croci e bandiere rosse dove tutti facevano finta di capire quello
che i comunardi della libertà avevano già capito e praticato con la rivolta in ar
mi, prima e dopo l’incendio di Parigi (1871)... lì per settanladue giorni ciascu
no fece la sua parte e si prese la sua dose di piombo nel nome insolente dell
Anarchia. “ Questi briganti muoiono con una certa spavalderia” (osservò un ca
pitano delle guardie regie)38, più tardi e ad ogni angolo della terra, altri mo
riranno allo stesso modo per cercare di conquistare una vita quotidiana fuori
dalla tirannide e dalla schiavitù. Fu l’ anarchico Amilcare Cipriani a sparare
all’ orologio del municipio di Parigi e fermare il tempo rapace della borghesia
P ier P a o lo P a solin i/ll cin em a in c o r p o
Gli echi della Resistenza ci sono tutti ed anche quelli della battaglia politica...
uno dei lavoratori del marmo dice: “ Io tutte le notti, tutte le sere sogno, sogno
che succeda la mattina presto qualcosa di grosso, magari anche la rivoluzio
ne!''. Non era questo il “ sogno di una cosa’ 41 chiamata Utopia che Pasolini
aveva preso da Marx, l’ aveva fatto suo e qui assumeva l’ aspetto di storia por
tata agli estremi del convenzionale? Il populismo politico di Lotta Continua
toccò in questo film la “ questione meridionale” , forse per l’ ultima volta in mo
llo forte, una parte del popolo italiano chiedeva giustizia per le genti in fondo
alla scala sociale e indicava all’interno del Parlamento i mandanti delle scene
di mafia o di guerra urbana che hanno insanguinato l’ intero Paese dall’ avven
to del regime fascista in poi. La testimonianza della madre di Pinchi, Rosa Ma
lacarne, è dura, lucida, di notevole fierezza espositiva... anche quella della mo
glie dell’ anarchico, Licia Rognini, è partecipata, sofferta, di grande spessore
umano... con dignità e doloroso distacco lasciano un ricordo bello e doloroso
di un uomo ucciso dall’ ingiustizia dello Stato. L’ ex-partigiana di Porta Palaz
zo a Torino, anticipa di non poco certe tematiche oggi molto dibattute e parla
con disprezzo del razzismo contro gli immigrati: “ Facciamo emigrare i padro
ni...” . L’ ultima immagine del documentario è di straordinaria attualità... la ci
necamera è in una casa operaia della periferia torinese. Riprende due donne,
due generazioni, due modi di interpretare la vita. La madre dice che tutte le
Torino del mondo non basterebbero a restituire la sua Conca d ’ Oro” , la figlia:
“ La Sicilia è bella, però io trovo che sia bella solo per passarci le ferie... Qui
ho trovato un altro sistema di vita” . L’ omologazione culturale della società
mercantile della (piale parlava Pasolini era già qui e mostrava che “ nessun cen
tralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei
consumi” .42 II potere scaturisce dalla delega ed ogni volta che gli viene sot
tratto il consenso, frana nei modi più miserabili. Nessuno può regnare impu
nemente su uomini vivi. Si tratta di andare a rovistare nelle eresie dei secoli ciò
clic i secoli vorrebbero volentieri dimenticare (pensando alla rapidità di spiri
to di Fdias Canetti).
In principio, 12 dicembre fu fatto per raccogliere un p o’ di soldi a sostegno dcl-
Tattività politica di Lotta Continua. Bonfanti incontrò Pasolini sul set di Me
dea e il regista coinvolse nel progetto il suo produttore. All)erto Grimaldi. Pa
solini girò di persona a Milano, alla tomba di Pinelli, a Carrara, a Viareggio, a
Napoli... partecipò a diverse sedute di montaggio ma ciò che intendeva fa re Pa
solini strideva mollo con quanto volevano dire i militanti di Lotta Continua.
Per lui era importante esprimere un “ punto di vista documentato” , per gli al
tri la documentazione politica amplificata dei loro credi. Per Pasolini le facce
incolte, i gesti, i vestiti, le case del sottoproletariato erano più importanti dei
pugni chiusi e dei cori che accompagnavano quel viaggio della miseria e della
speranza attraverso V Italia. Vennero girati circa 80. 000 metri di pellicola ma
ne furono montati soltanto 3 o 4 mila. Quando il film fu terminato i soldi era
no finiti. Ne furono stampate soltanto cinque copie (che lo stabilimento non vo-
P in o B ertelli
se inopportunità, I aziono politica dei giovani: molto di quello mio critiche si so
no sfori una ta mente rivelate giusto e non no abiuro. Tuttavia mi sombra che la
tensione rivoluzionaria reale - la stessa ohe noi lontani 644 o 645 - così pura e
necessaria allora —sia vissuta oggi dalle minoranze di estrema sinistra. La cri
itea globale e quasi intollerante ohe questo esprimono contro lo stalo italiano e
la società capitalistica mi trovano completamente d accordo nella sostanza, an
che se non spesso nella forma. Perciò, fin che ne sono capace, e no ho la forza,
è ad esse clic mi unisco” .4 6 Pronta scattò da più parti Paccusa di simpatiz
zante delle “ Brigate Rosse” (ohe non smentì mai). Sartre (in Francia), Adorno
(in Germania) o Marcuse (in America) erano insorti contro la civiltà dei consu
mi e (come Pasolini in Italia ma con più contraddizioni e meno certezze) la lo
ro terribilità intellettuale c pratica veniva pagata con ostracismi, aggressioni,
attentati alla libertà di pensiero e censure delle loro opere. I loro libri comun
que circoleranno nelle teste di molti ed avranno una parte importante nella fio
ritura eversiva generazionale di quegli anni.
Il secondo atto della Trilogia della vita è I racconti di Canterbury (I97I/’ 72),
Pasolini lo scippa da The Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer. Qui la poeti
ca della gioia pasoliniana soffia sotto le ceneri del passato e riesce a cogliere gli
istanti di un’ epoca della spontaneità e della purezza dove attraverso la viola
zione dei significati, della parola, dei valori costituiti... innesta Fin veniva, la
polemica, la provocazione necessarie a risvegliare la libertà dclFimmaginazio-
ne... è un energia randagia, un fuoco ereticale, un incendio dell'anima ciò che
Pasolini dispone sullo schermo... le concatenazioni delle immagini sono tese a
raccontare trascendenze ed elevatezze dell’ utopia che si coagulano, si intrec
ciano o si amalgamano in una conoscenza originaria della storia come coscien
za personale di una sognata società ludica. Solo Fimmaginario insegna al reale
a superarsi, perché l’immaginazione ingigantisce ogni cosa, accende le passio
ni, anticipa i conflitti e spezza i destini preordinali dcll’ umanilà. Pasolini rivi
sita Chaucer ma come è accaduto per Boccaccio lo contamina, lo sconvolge e lo
relega in una malinconica allegrezza erotica, impudica, fratturata in scene e si
parietti da commedia dell’ arte... l’insieme è ancora più estremizzato che nel
Decameron e la messa in scena della “ diversità” , della “ mostruosità” , del "re
pellente” assume qui una filosofìa dello sconcio ("della disinibizione delFimma-
ginale) e una poetica del fu oco (della distruzione della storia) che non poco
hanno latto sobbalzare i critici del restauro e i lettori abusivi del cinema d ’au
tore. Alle domande insinuanti di un inviato della rivista francese Jeune Cine
ma, che vedeva ne il Decameron e 1 racconti di Canterbury un certo disimpe
gno politico, ritorno a una forma arcaica di società, rivisitazione del costume
di un’epoca epica clic la letteratura popolare e gli stilemi mercantili della ‘fa b
brica dei sogni” hollywoodiana restituiscono come squisitamente allegra, dove
i briganti sono dalla parte del popolo, i re si sbarazzano dei cattivi consiglieri,
sposano la lidia che viene dalla campagna e mostrano di avere anche un cuore
(s’intende quello traslucido delle “ star” ) oltre che la spada, il regista risponde:
P ier P a o lo P asolin i/! I cin em a in c o r p o
mula niente e fa dell’ amore “ ludro” una presenza visibile del riso c della gioia
dappertutto... Pasolini solleva Tamore fino alla parola, airimmagine, al sogno,
seopre Parmonia dei corpi, il respiro dell’ anima, i tumulti dei cuori in tempe
sta... congiunge l’ eterno ritorno all’infanzia con l’ istante eversivo della tra
sgressione... ribadisce il carattere magico di un’ epoca come fotografia bruta,
emozionale e sordida di una poetica proiettiva che si abbandona alla ri/scoper-
ta dell’ anima, (di attori pasoliniani sono “ Persone” , nel senso che Cari G.
Jung dà alle maschere indossate dagli attori del teatro originario... la “ Perso
na” junghiana viene definita un “ segmento dell’ inconscio collettivo... una ma
schera che simula l’individualità, che fa credere agli altri che chi la porta sia
individuale (egli stesso vi crede), mentre non si tratta (die di una parte rappre
sentata in teatro, nella (piale parla la psiche collettiva... Tutto sommato la Per
sona non è nulla di reale. E un compromesso fra l’ individuo e società su ciò
che uno appare” .53 Tra la “ Persona/maschcra” studiata da Jung e le “ ma
schere sottoproletarie” pasoliniane c ’ è un identificazione totale, infatti espri
mono una dimensione umana che è molto diversa dal ruolo (die sono costretti a
rivestire. La società esige (die ciascuno di noi assuma la sua “ maschera” e nel
la “ mediazione tra il singolo c il mondo esterno, promuove Padanamente"* ( Vi
de Carotenuto) o l’esclusione. Quando intereagiamo con un soggetto sociale
agiamo con la “ Persona” , riproducendo regole, adattamenti, comportamenti
attinenti al ruolo gerarchico (die la società espone come flusso di valori preor
dinali. Tu questo senso, le “ Persone/maschere” pasoliniane divengono sullo
schermo tracce somatiche di una parte di popolo che sovente è costretta idea-
V
tifi carsi nel “ teatro vero” della sopravvivenza. “ E la responsabilità del pecca
to che porta alla condanna” (Aldo Carotenuto).
L’ intera opera pasoliniana, e ancora con più “ mascheramelili visionari * nella
Trilogia, è percorsa da lina psicologia del profondo dove dappertutto c ’è un’in
tenzionalità angelica o daimonica (il Daimoti è il contenuto della nostra imma
gine, Tanima-respiro clic custodisce il nostro genio, la nostra follia, la nostra
creatività, il nostro destino...), secondo la quale ciascuno nasce con un imma-
V
gine già definita. E la Teoria della ghianda esposta da James Hillman in un te
sto di grande importanza psicoanalitica. Il codice delTanima* una specie di psi
cologia delia provvidenza dove si afferma che tutti i bambini “ diversi” , “ diffi
cili” , “ particolari” ... sono sovente frutto delTincapacità dei grandi o degli edu
catori a comprendere i loro sintomi, accidenti o epifanie. “ I bambini cercano
di vivere due vite contemporaneamente, la vita con la quale sono nati e quella
del 1uogo e delle persone in mezzo a cui sono nati. L’immagine di un intero de
stino sta tutta stipata in una minuscola ghianda, seme di una quercia enorme
su esili spalle” .5 4 Le cause di disadattamento e sofferenza di molti bambini do
tati si ritrovano in molti messaggi dei quali è difficile conoscere Torigine ma non
è difficile comprendere il senso di aiuto che contengono. Non sempre le debo
lezze iniziali si trasformano in punti di forza (Sigmund Freud), sovente i segnali
di non adattamento all’ ambiente circostante sono già microdevianze che si prò-
Ksasasssmm.
P ier P a o lo PasSDm riì èiiìì: «*ia in c o r p o
chauceriano... allargano il limite dell’ indicibile, fanno rii una diversa rappre
sentazione dei corpi e dei linguaggi (qui Pasolini impiega ancora dialetti diver
si), uno sbilanciamento del terribile che richiama fuori dall’ apparenza di cia
scuno il diavolo che è in tutti. Il Peterkin di Ninetto Da voli è spumeggiante.
Forse troppo. Una macchietta da avanspettacolo che strappa sorrisi e malin
coniche ribalderie. E comunque un omaggio riuscito a Charles Chaplin (con
tanto di bombetta c bastoncino) e una rivisitazione delle comiche del cinema
muto americano. TI riferimento chapliniano è Sunnyside (Un idillio nei campi
o Vissi d'arte, vissi d'amore o Charlot campagnolo, 1919). Erano i tempi in cui
la surrealtà anarcoide di Charlot vagabondava tra Nietzsche e il cinema di Da
vid W. Griffith, che proprio nello stesso anno di Sunnyside, firmava la sua ope
ra più amara e poetica, Broken Blossoms (Giglio infranto, 1919). 1 vagabon
daggi urbani di Ninetto ridicolizzano gli agenti di polizia, Pomone con i baffi al
la “ tedesca” e invitano ad una vita senza né tetto né legge che s invola nell’ ac
cidente, ncirimprevisto, nel gioco portato all’estremità surreale del sogno, do
ve l’ immagine intcriore diviene vera, viva, altra... tanto quanto la realtà og
gettiva dello cose. Lungo il film i lazzi c gli sberleffi delle slapstick-comedies di
Mac Sennett sono molti ma ci sono anche rimandi ad autori più raffinati come
Kurosawa (Rufo e il tesoro nascosto) c Ingmar Pergolati (l’ esattore/Diavolo).
Nel prologo Pasolini dice: “ Tra scherzi e giochi grandi verità si possono dire” .
Lo sguardo pasoliniano del grottesco pone l’ accento sull’immoralità del potere
e la genuflessione arcaica del popolo. 1 sottoproletari napoletani del Decame
ron somigliano mollo ai popolani inglesi e la fisicità denudata dei corpi viene
incorniciata in ambientazioni più distaccate, quasi fredde, spesso suggestive
(come il bordello, Linfemo/Etna o la reggia di Gennaio). Il film si chiude con
un “ Amen” ed è difficile non apprezzare il senso di utopia che contiene.
La scenografia (Dante Ferretti) è essenziale, gradevole, fantastica quanto ba
sta per restituire un mondo scomparso... belli, scabri, accattivanti i costumi
(Danilo Donati). La fotografia (Tonino Delli Colli) è di grande bellezza croma
tica ed insieme al montaggio, molto ritmico, “ musicale” , (Nino Baragli) com
pongono una “ sinfonia visiva” di grande forza emozionale. La lavorazione del
film dura due mesi (settembre/ottobre ‘ 71). 11 film è presentato all XXII Festi
val di Berlino (2 luglio 1972) e gli viene assegnato l’ Orso d ’ Oro come migliore
opera in concorso. II 2 settembre / racconti di Canterbury fu proiettato in Ita
lia, a Benevento. Qualche giorno dopo un magistrato ordinò il primo dei tre se
questri che tolsero il film dalla circolazione. L’investimento economico della
United Artists nel film di Pasolini era forte c non poteva rischiare i proventi
che tale scandalo potevano fluire nelle loro casse. In difesa di Pasolini scese in
campo Eduardo De Filippo e insieme alTavvocato napoletano Alfredo De Mas
sico, riuscirono a far dissequestrare il film. L’8 settembre rientrerà nel circui
to (c farà registrare più di 4 miliardi e mezzo di incassi). Un mese dopo la pri
ma sentenza, il 18 settembre, la corte di Benevento ordina il sequestro dell’o
pera pasoliniana e porta in tribunale Pasolini, il produttore (Alberto Grimal
274.
P ier P a o lo Pasoliiii/II fù ie m a in c o r p o
di) e il gestore del cinema (Salvatore lannolli) che aveva proiettato il film. L’ ac
cusa chiede otto mesi di carcere per Pasolini e Grimaldi* una grossa multa per
la PEA... il capo d'imputazione viene letto in aula:
“ ...Sono ad esempio impudiche le immagini relative al coito anale fra omosessuali. alTinferno pa-
soliniano di figure clericali espulse dall'ano di un demonio come escrementi, al postribolo e al-
faccoppiamento 'more pccudunr. aH’ insistito richiamo del rigonfiamento dell*inguine del ma
schio sottolineato dalla mano portata sul luogo, ai rumorosi peti dei due amanti nudi in facci ad
Assalonne, alla prolungata masturbazione «Iella moglie di Giannozzo, aH'orinare che un giovane
fa da un balcone interno di taverna sugli altri avventori. La pellicola rappresenta continuamen
te incontri sessuali o gesti che, se compiuti «la taluno in luogo pubblico o aperto o esposto al pub
blico, darebbero luogo all'arresto in flagranza di reato; continua è Linsisttniza su organi e gesti
sessuali «li intensa libidine c a carattere deviatile, con fraseggio volgare e intriso di doppi sen
si” .5 7
2Z&
P ino B ertelli
delle coso (parole/immagini) che portano lo spettatore in quell’ altrove senza li
ne che è l'immaginario liberato da tutte le croste del perbenismo culturale. Pa
solini, tocca come nessuno (e non solo qui), la profondità viva/muta dell'infan
zia che grida nello stupore di tutti quelli che la guardano e soprattutto la rico
noscono. Le storie del Boccaccio c di Chaucer prefigurano Shakespeare, Paso
lini lo sa e li trascolora... i due film in fondo, riguardano “ la storia della bor
ghesia e della sua cultura" (Pier Paolo Pasolini). Nei suoi film, Boccaccio resta
una forza ludica della realtà, in fondo la “ diversità boccaccesca" è sempre par
te della “ buona educazione’ del tempo... Chaucer è più selvatico, ineducato c
le sue invettive contro il potere, provengono dalla rozzezza popolare.
La gioiosità del Decameron si riversa ne I racconti di Canterbury e. forse, an-
cor di più, diverte ma non distrae. I racconti pasoliniani sembrano mirati al
cuore delle donne. Al silenzio della loro intelligenza. Gli uomini ei escono un
po’ stupidi, un po’ sciocchi, un p o’ quello clic realmente sono... degli eterni co
dardi (die senza l’ usurpazione del potere, non sarebbero clic merda di ordina
ria quotidianità. Le donne non hanno patria né dei, ammicca Pasolini, perché
la loro patria è il loro cuore e i soli dei (die conoscono, sono i loro amori. E
(piando dura l’ amore, si prende tutta la vita e se la porta nel regno delle stelle.
Di fronte alla marea montante della critica che lo bolla come pornografo... Pa
solini risponde così: “ Implicitamente, poi, io credo che questi miei film finisca
no con l’ essere anche politici, proprio perché vanno controcorrente alla moda,
sbagliata ed ipocrita, dei film impegnati e politicamente qualunquisti". Certo,
le contraffazioni si moltiplicano e i decameroni e i racconti scollacciati ehaucc-
riani si prestano a basse operazioni commerciali che non hanno nemmeno la
sfrontatezza di essere pornografia. Però “ non una sola voce si è levata a pro
testare contro tutto questo. Non c ’ è stato un prete o un magistrato che abbia
protestato contro l’indegnità morale e giuridica di una concorrenza sleale che
- sia ben chiaro - non è eccezionale ma tipica della vita italiana. Non c ’ è stato
un prete o magistrato clic abbia protestato contro Pindegnità inorale e giuridi
ca - ai danni di una singola persona e dell’ intero pubblico - della confusione di
valori creata da tale concorrenza. Non e’è da meravigliarsi, certo. E ben nota
l’ indifferenza dei moralisti italiani ai reali problemi morali, quelli su cui si fon
da una realtà nazionale. A compensare questo colpevole silenzio dei nostri mo
ralisti si è avuta, però, un’ altra vibrante, generale protesta per la libertà della
rappresentazione sessuale del Decameron e del Canterbury (non delle contraf
fazioni, però). 63
La sessualità ereticale pasoliniana travalica lo schermo. L’indignazione gene
rale è enorme. Il fatto è che una persona che si scandalizza per qualcosa di ses
suale non potrà mai comprendere la sua cecità culturale, “ se non attraverso
una palingenesi della propria cultura o l’intervento di una terapia —infatti so
lo le persone sessualmente anormali si scandalizzano per cose sessuali — (Pier
Paolo Pasolini). K difficile comprendere tanta ottusità moralistica che molta
parte della critica e, nella sostanza, anche del pubblico... nei confronti de /
P ino B ertelli
Affo
P ier P a o lo Pasoiiiii/II ciitenia in c o r p o
questa ribellione vbalistica della naturalezza irrompe nei riti quotidiani di una
preistoria sottoproletaria e borghese che sembrava ormai relegata alla mitolo
gia letteraria o alla tartuferia accademica. “ La verità non è in un sogno, ma in
molti sogni” (Pier Paolo Pasolini). L’irriverenza figurativa di Roseli (ma anche
Dùrer, Paolo Uccello...) si mescola alle lezioni di estetica di Roberto Longhi e
insieme la grossolanità di Chaueer restituita anche con i dialoghi dialettali ve
neti, emiliani, lombardi... Pasolini elabora un’opera di elegante e raffinata
rappresentazione di un medioevo perduto. Il recupero memoriale pasoliniano
ha radici profonde. Non si rifà a una vita di perfezione né ad una vita imper
fetta ma ad una quotidianità per niente santa, un p o’ vigliacca, un po’ pecca
trice, un po’ libertina... dove le inquietudini del quotidiano si liberavano nel
la festa, nel gioco, nella rozzezza o nella cupidigia di un’ esistenza senza confi
ni né regole che non le proprie. La ricerca dell 'alterità era nella soddisfazione
del cuore. Si trattava non di dire la verità ma di fa r e la verità, semplicemente.
L’insulto degli oppressi non era lode a Dio (come diceva Lutero) o al Potere (co
me diceva san Tommaso) e ciascuno usava le armi che conosceva per riportare
la vita in relazione all’Uomo. Non si può lodare nessun Dio in una situazione
di oppressione (dice la Bibbia nel salmo 137) e nessuno conosce il sentiero dei
giusti (Fil 4, 13.) che non sia quello del piacere e delle passioni gettate “ sul filo
dei secoli sotto lo sguardo obliquo della morte” (Raoul Vaneigem) sociale. Ai
Padri della Chiesa: “ Come piedistallo avrete un letamaio e come tribuna un ar
mamentario di tortura. Non sarete degni che di una gloria lebbrosa e di una co
rona di sputi” (E. M. Cioran). À conoscere gli usi e i costumi di certe società
primitive si capisce come il dominio dell’ uomo sull’ uomo sia nato con la civil
tà. Dove non si usava autorità non cera Stato né oppressione. Lo sfruttamento
dell’ uomo sull’ uomo è nato con l’ economia politica e la divisione del lavoro. Il
potere si traveste come può. Modifica le sue armi, le sue forme, le sue pedago
gie... ma è sempre al cuore dell’ uomo che mira. Al raggiungimento della sua
soggezione. In principio dunque è stata operata una scelta (che poteva anche
essere diversa). Quanto più una decisione comunitaria è presa in maniera egua
litaria, tanto meno sarà sbagliata, cantano i vecchi sciamani dell’ Amazzoni».
Le società opulente si ereggono su quella scelta, che non è stato un processo di
libera creazione ma un modello imposto da una minoranza di sciacalli. La men
zogna c il cannone sono il credo di ogni governo... la storia mostra che non ci
sono stati governi buoni ma solo tirannie mascherate che hanno tenuto i popo
li in servitù e li hanno sfruttati per mantenere e perpetuare i loro privilegi.
Vimmaginario ladro pasoliniano associa fantasia e politica, antropologia e sto
ria, devianza e insubordinazione... lo fa disconoscendo il modo di produzione
capitalista che accompagna ai feticismo della merce (Marx) massificato al il ri
ciclo dei linguaggi audiovisuali come composizione (in forme fantasmate nei sa
peri ordinari) di rapporti sociali che hanno la funzione di costruire un imma
ginario assoggettato a progettualità preordinate e finizzate alla monopolizza
zione del pensiero generale. Pasolini sa bene che la società mercantile ingloba
P in o B ertelli
Là dove l’ età della corruzione ha preso il posto dell’ età dell'innocenza, l’in
fantilismo regressivo e il rimbecillimcnto degli uomini hanno dato il via alla
corsa del possesso c sull’ onda inaudita dell’ omologazione eulturale/politiea (de
nunciata con veemenza —anche - da Pasolini)... la violenza istituzionale è di
venuta planetaria. Ma c ’ è un diritto al futuro clic a nessuno è permesso viola-
l'i e r P à o lo P asolini/ ju . 1 corp o
re* Non basta piu lottare per il bene connine eli una nazione, ciò che importa e
lottare per il bene reale di tutti gli uomini e del loro ecosistema.
iBTra il 1500 e il 1800, in conseguenza di un progresso sociale aggressivo, spa
riva (in media) una specie vivente ogni 10 anni;
dal 1850 al 1950 spariva una specie vivente ogni anno;
a partire dal 1990 spariscono 10 specie viventi al giorno.
Si presume che, con questo livello di aggressione, di contaminazione e distor
sione degli equilibri ecologici, nell’ anno 2000 sparirà una specie vivente, sia ve
getale che animale, ogni ora” .
Dal 1950 in poi, si è persa la quinta parte della superficie coltivabile e delle fo
reste tropicali. Ogni anno 25 milioni di tonnellate di humus a causa dell’ ero
sione, della salinizzazione e della desertificazione. Le foreste del mondo stanno
scomparendo con una velocità di 20 milioni di ettari l’ anno” ...67 e due terzi
dell’umanità sono condannati all’esclusione, alla misera e alla fame. Le risor
se naturali sono limitate, non rinnovabili, occorre involarsi verso “ un’ecologia
della mente e un’ ecologia del cuore” (Leonardo Boff) e chiedere ovunque il ri
spetto e lo sviluppo di un’ ecologia sociale che non sia contro ma in armonia con
la natura c la felicità degli uomini. L’età della corruzione è iniziata con la bom
ba atomica di Hiroshima e sembra continuare con l’ uso perpetuato dei missili
intelligenti o le guerre umanitarie che le “ grandi potenze” o i “ paesi più svi
luppati” buttano contro popolazioni inermi (soggiogate da piccoli dittatori,
trafficanti di ideologie, terroristi delle Borse internazionali...). L’età dell’inno
cenza ci aveva insegnato ohe noi apparteniamo alla natura e la natura ci ap
partiene. La nostra memoria, i nostri sogni, la nostra capacità di volere un
mondo diverso... non possono essere a lungo calpestati, torturati, uccisi...
ovunque le richieste di pace, d ’integrazione fra i popoli e le loro culture sono
forti... i popoli massacrati dalla politica economica dei Paesi ricchi, chiedono
(con ogni mezzo) che le nuove tecnologie siano adoperate non solo per una mi
noranza persone ma distribuite a lutti gli esseri umani e costruire così un’ eco-
sistema di scambio fraterno che consenta alle nuove generazioni di avere un fu
turo. La rivolta del cuore in atto, indica una via per la salvezza del pianeta az
zurro c negli occhi aperti di tutti i bambini della terra si manifesta un’ esisten
za senza né oppressi né oppressori che si fa storia.
Il fiore delle mille e una notte, con il quale Pasolini chiude la Trilogia della vi
ta è saccheggiato dalla raccolta di novelle orientali Alf Laylah tva-Laylah (te
sto celebre e di anonimo). E un’ opera anomala, sotto un certo taglio più radi
cale e leggera dei due capitoli che l’ hanno preceduta. La tessitura filmica è qua
si incantata e in ogni fotogramma si respira la polvere e la luce di un sole anti
co. Anche i tempi interni al film sono più lievi, disadorni, quasi a ripercorrere
spazi dimenticati o flagellati dalla memoria... i colori delle città, dei palazzi, dei
deserti, dei fiumi, degli abiti, dei cieli... esprimono silenzio, raccoglimento su
qualcosa che sta sparendo o che non c ’ è più e qui Pasolini raggiunge un canto
d’ amore alla vita tra i più alti mai apparsi sullo schermo. Il fiore delle mille e
P ino B ertelli
una notte è un film “ realistico, pieno di polvere e di facce povere... un film vi
sionario’" (Pier Paolo Pasolini). Il poeta mescola la letteratura araba con ([lid
ia dei ragazzi di borgata, dei contadini friulani, del sottoproletariato napoleta
no... li doppia coti i dialetti leccesi e riesce a ri/produrrc “ una koinè generica
mente meridionale, non immediatamente identificabile” (Pier Paolo Pasolini)
che diviene specchio provocatorio per gli spettatori italiani. Pasolini lavora
molto. Tra febbraio e marzo 1973 gira in India, Eritrea, Etiopia, Nepal, Ye
men. L’ atmosfera della troupe è amichevole. Con l’ Arriflex (senza suono) a ma
no Pasolini filma inquadrature su inquadrature, instancabilmente. Difficil
mente ripete le scene molte volte. I dialoghi saranno registrati in studio. 11 di
rettore della fotografia misura la luce e l’ operatore monta gli obiettivi. Gli at
tori hanno istruzioni minime, poco prima di girare. E una tecnica semplice,
quasi documentaria, quella pasoliniana e dopo di lui... il buio. Un film di una
lunghezza normale consiste in circa 420 scene, “ il Fiore ne ebbe 4820’’ (Tonino
Delli Colli). Tutto il cinema pasoliniano è una composizione di frammenti di
scene, di tagli iperbolici, di inquadrature non convenzionali che cuciti insieme
trasformano le ombre & la luce della “ bottega magica” in arte.
Il fiore delle mille e una notte non è solo il raccontare "“per il piacere di rac
contare” del quale parlava Pasolini ma anche un film sul Fato e la Provviden
za. La storia di Sitt e Hasan è emblematica. Un re dice alla regina di avere vi
sto in strada il ragazzo più bello del mondo (gli risponde che anche lei ha visto
una ragazza di una bellezza mai vista) e vogliono vedere chi Famore renderà il
meno bello... “ Amore per la bellezza libero da schemi e amore omosessuale ap
pena adombrato vengono fatti confluire in una sconfinata tenerezza dei due so
vrani nei confronti di quelli che potrebbero essere loro figli. La storia si con
clude con il confronto tra i due bellissimi ragazzi: il primo dei due che si inna
morerà dell’ altro, sarà il meno bello. Ma l’ uno consuma Fatto d ’ amore con l’ al
tro mentre l’ altro dorme, senza svegliarlo. Così la scommessa tra il re e la re
gina (che assistono, non visti, alla scena) su chi sia il più bello dei due. resta
senza vincitore. Nessuno dei due ragazzi è il più debole, nessuno dei due può
essere punito per la colpa di innamorarsi” .6 8 Humour fo n di Aziz (Ninctto
Davoli) per Butur, una misteriosa ragazza che vede per la prima volta a una fi
nestra è straordinario. Aziz si deve sposare con la cugina Aziza (Tessa Bouchè)
ma è incapace di amare sia Luna che l’ altra, perché è schiavo del suo sesso (del
suo senso della superiorità maschile). In qualche modo tra Butur e Aziza nasce
un rapporto amicale e Aziz diviene messaggero d ’ amore per entrambe (si scam
biano frammenti poetici). Quando Aziza muore di dolore per Aziz, Butur lo
vuole uccidere per vendicarla. Aziz si salverà recitando i versi di Aziza: “ La fe
deltà è un bene, ma è un bene anche la leggerezza” . Aziz sarà punito da un
gruppo di bambini con l’evirazione. L’innocenza con cui Aziza ha amato il suo
sposo non viene macchiata dalla colpa Aziz, il quale non ha saputo amarla e ha
confuso la sessualità con il vero amore. Per tutta la la vita sarà costretto a sof
frire e non potrà più esercitare il potere del fallo. Pasolini insiste contro la stu-
O ù»)
pi dita (tutta maschile) della falloerazia e rovescia gli stilemi culturali nei quali
fiorisce. L'uomo dagli occhi azzurri è lo straniero del quale nessuno deve fi
darsi.. prima droga INur-ed-Din (Franco M erli), poi rapisce la sua
sehiava/amore Zurnurrud (Ines Pellegrini) e l’ affida a un mereante. La favola
inverte i ruoli. La ragazza si traveste da uomo e viene fatta re. Lo stramerò da
gli occhi azzurri appare nel suo palazzo, le guardie lo catturano e lo crocifig
gono. La storia di TSur-ed-I)in e Zurnurrud tocca la sensibilità della diversità o
del desiderio d ’ amore come destino... ÌNur-ed-Din e Zurnurrud si amano ma
non riescono a fare l’ amore e solo quando la parte femminile del ragazzo sarà
afferrata, piegata, profanata (ma è un gioco) da quella maschile della ragazza
(che costringe Nur-ed-Din ad avere un rapporto omosessuale), potranno risco
prire le loro vere sessualità. I sessi e le genealogie sono superati. E con essi an
che le maschere e le appropriazioni indebite da parte dei soli uomini. “ Le pre
tese di uguaglianza degli uomini, delle razze, dei sessi, significano un disprez
zo o un diniego di fenomeni reali che provocano un imperialismo più deleterio
ancora di quelli che conservano traccia delle differenze. Lo scacco dell’ ugua
glianza nel possesso di ricchezze oggi è evidente, quello dell’ uguaglianza nel di
ritto alla cultura che ci fa Guerra” (Luce Irigaray).69 Qui Pasolini pone lo
sguardo su una società impossibile senza la fantasia le donne né la libertà dei
sessi. Auspica una comunione diversa fra i sessi e una diversa spiritualità ses
suale tra gli amori. Il suo film sembra portare un soffio verginale sopra gli scaf
fali polverosi del “ rigore e del decoro istituzionali” e fare del gusto libertino
della vita una manciata di tenerezze, di dolcezze, di carezze amorose clic ri
splendono come gocce di sole nella città della gioia.
Il fiore delle mille e uria notte è una specie di metafora sul silenzio, sul racco
glimento, sull’ oblio dell’ aria e le sue immagini sono carnali, semplici, luminose
abitate da strane magie angeliche clic si disperdono nella musica del cuore.
Quelle facce, quei gesti, quei luoghi persi nel tempo fanno emergere il dolore e
la beatitudine, la risorgenza della vita c l’ essenzialità della parola, la bellezza
dei corpi e Piinione delle anime (die rispettano 1*invisibile abbagliante dell’ ar-
tnonia universale. Pasolini (cinecamera a spalla) lambisce i muri, le strade, i
volti dei personaggi che infila in un’immaginaria collana di celluloide... non to
me traballamene, interpunzioni pesanti (i fotomontaggi del volo di Shazaman
con il Diavolo o rincontro di Nur-ed-Din con il leone nel deserto) e riesce ad af-
fabidare quel cinema di poesia che tante volte aveva teorizzalo e sognato. An
che qui i personaggi sono doppiali con dialetti diversi... lo stridore non e è, an
zi ne esce fuori una mescolanza multietniea che si lascia leggere come anticipa
zione o come recupero dialettale di una società aperta. Di eccezionale bellezza
è il sogno della principessa Dunja (Abadit Giudei). In un paesaggio assolato un
colombo resta impigliato in una rete, lina colomba lo libera e insieme s’ invola
no nelle profondità del cielo blu. Poi è la colomba a cadere nella rete... il co
lombo prosegue il suo volo nel nulla e la colomba resta strozzata nel tentativo
di liberarsi. La simbologia è precisa. La colomba (l’ utopia) muore per avere Ii-
283
P i K io ~ Y T é r lelli
284 -
* te r s « 10 10 M ni c o r p o
Il fiore delle mille e una notte è costellato di un leggero erotismo, di una gioia
naturale per la sessualità femminile e maschile liberata da tutti i tabù e totem
della civiltà... i corpi sono fotografati in una nudità bellissima (anche le ere
zioni sono esposte con garbo), senza esitazioni o allusioni pornografiche e l’in
tero film sembra calato in un’ atmosfera quasi mistica che lascia presagire la fi
ne di una sessualità al servizio della vita c dell’ amore. E la sessualità della co
scienza lo stimolo erotico per “ fecondare l’immaginazione” (James llillman).
Pasolini aveva certamente una visione del mondo idealistica e idealizzata ma
era tutt’ altro che un “ pedagogo pederasta” (Barili David Schwartz) che sogna
va di fare il suo ultimo film su Socrate, “ il più famoso dei pedagoghi pederasti”
(Barth David Schwartz). L'erotismo pasoliniano non è mai forzato, stupido o
volgare secondo i canali recettivi della pubblica tolleranza... la nudità ladra
dei corpi, degli sguardi, dei sorrisi riporta ad una naturalezza senza confini do
ve gli amplessi, le masturbazioni, i pompini sono momenti di grande emozione
culturale e un ritorno a quell’ Etò dell'innocenza che fondava sul piacere la
propria Utopia. La metafora pasoliniana che emerge dal film non è solo quella
attribuita a Maometto: “ Nessun uomo che non sia stato pastore diventa profe
ta” ... più ancora, è la visione laica, libertaria con la quale Pasolini ha rivisita
to le favole delle mille e una notte... che ha fatto discutere o inorridire chi vi
ha visto parabole o evangelizzazione (eretica) dei poveri (che c ’ era...) e non ha
compreso le vie dei canti pasoliniane che si aprivano (incantate) a un regno di
immacolati sorrisi che poteva esistere solo nel cuore dei bambini. Per Rilke co
me per Chatwin, per Pasolini come per Rimbaud, per Lorca come per Penna o
Campana... “ cantare era esistere” , rievocare “ il Tempo del Sogno, quando gli
Antenati col loro canto crearono il mondo” .70
Il fiore delle mille e una notte si annoda sui temi eterni, profondi, irrinuncia
bili dell’esistenza... la vita, la morte, la felicità, il dolore, la solitudine, l’ eros...
la dissonanza pasoliniana con la letteratura alla (juale attinge è forte e inequi
vocabile. Il film non ha un filo conduttore o un camminamento visivo al quale
aggrapparsi. Pasolini compone un florilegio di piccole storie che incasella Lu
na nell’ altra (procedimento usato dai surrealisti e nel cinema da Luis Burìuel,
Francisco Arrabai, Alejandrò Jodorowsky, Federico Fellini o Glauber Ro-
cha)... e il lettore si trova sprofondato nel sogno di un sogno chiamato utopia.
È il suo grande “ Poema sul Terzo mondo” . Qui il sesso si situa fuori da tutti i
rapporti di genuflessione, possesso o prostituzione abituali nelle società occi
dentali... è il fulcro di una purezza interiore che travalica i limiti dell osceno o
le inibizioni della cultura... l’ atto sessuale diviene un dono, uno scambio, un
gioco sul quale ognuno restituisce l’ amore così come gli viene e il piacere non
guarda in faccia al sesso ma resta un evento sessuale espresso nella semplicità
più estrema. L’ ardore eterosessuale, omosessuale o per la giovinezza ludica dei
bambini/bambine viene esposto secondo gli usi e i costumi del mondo arabo e
ogni atto d ’ amore è così delicato che sfiora l’ innocenza e il pudore sconosciuti
nelle società evolute.
Pino Bertelli
segnazione e la loro passività... Sono anche queste forme di vita. Se nella mag
gior parte dei casi, peraltro, esse sono "estraneità culturale’ dalla cultura del
potere non mi sembra che questo sia il caso del mondo arabo delle Mille e una
notte: i poveri hanno la stessa cultura dei ricchi (mondo magico, omosessuali
tà. senso comune, frazionamento del potere, (die sembrerebbero elementi ar
caici e fortemente tradizionali, non sonno elementi della cultura dei poveri, ma
anche dei ricchi e dei privilegiati. Forse in questa unità di potenti e di sudditi
consiste il fascino delle Mille e una notte ’ .73 Anche 11fiore delle indie e una
notte è un viaggio. Come lo sono Uccellarci e uccellini o 11 Vangelo secondo
Matteo... ma a leggere in profondità il cinema di Pasolini, non è difficile vede
re che tutti i suoi film sono dei "‘viaggi” , degli spostamenti verso un’ altrove di
irraggiungibile ma fortemente sentito, che è V utopia della felicità. Sono opere
che manifestano il destino, lo sconvolgono, lo dissacrano (anche scherzosa
mente) ma alla fine, ciò (die resta sullo schermo (e nel cuore degli spettatori), è
l’eterno ritorno all’ infanzia, una specie di ""seconda nascita” dove gli eroi pa-
soliniani compiono un’ iniziazione, quella appunto di mettersi in cammino ver
so un inondo che non c ’ è.
Nella Trilogia della vita, Pasolini mostra la purezza del sesso e la scherzosità
della morte... più ancora, ne II fiore delle mille e una notte espone Pamore ses
suale fuori dalle gerarchie del consumo, affermando (die in quel inondo arcai
co non ci sono nessi tra peccato e confessione... la superstizione contadina, l’ a
more omosessuale, la civiltà feudale, la magia del loro immaginale... esprimo
no la grazia e la punizione del destino di un uomo, come di un popolo. ""11 de
stino può diventare anomalo, farsi storia: gli elementi antagonisti che lo "co
stringono’ a questo e restano invece ontologici, immutabili. Ci sono nelle Mille
e una notte infiniti, patetici elogi dell’ omosessualità e infinite esemplificazioni
veneranti della magia: ma nessun tentativo di spiegazione” .74 Pasolini libera
il film nella pura, semplice bellezza formale. I corpi nudi che passano sulla sin
done puttana dello schermo, riproducono qualcosa di perduto che rivive nel-
l’encomio di un’innocenza e di un desiderio c si trasformano in un atto di ac
cusa contro l’ omologazione della cultura. Pasolini sa che questo taglio stilisti
co alimenterà incomprensioni e forcature... e che per questo il suo film verrà
considerato di grado inferiore alle opere impegnate... ""Quanto "interesse reli
gioso’ e quanto "interesse politico’ sono invece realmente inferiori all’interesse
sessuale! Quest’ ultimo ha almeno la qualità di essere innocente, di essere tutto
sommato antecedente ai condizionamenti sociali che talvolta lo immiseriscono e
Io involgariscono. Ma anche a voler sentirlo così, come colpa, nello spettatore
clic sceglie di andare a vedere un film che rappresenta liberamente i rapporti
P in o B ertelli
sessuali, quell’interesse è infinitamente più libero degli altri: se non altro per
ché riguarda la cosa che nella vita un uomo oscuramente antepone a tutte le al
tre. Ciò clic un giudice moralista non vuol sapere o ammettere è il culmine
espressivo finale di una ricerca formale, compiuta per un destinatario che ab-
bia una nozione completa e rigorosa di tale ricerca: il bruno cazzo eritreo di
Fessazion Ghermitici e la dolce fichina di Giana Idris” .75
In questo film, Pasolini elabora i motivi erranti della sessualità taciuta. Recu
pera la realtà viva dell’ omosessualità preistorica e la contrappone all’eteroses-
sualità imperante, celebrata dalle istituzioni. Sostenendo queste opinioni in ar
ticoli, libri e film... Pasolini viene fatto oggetto da ogni sorta di linciaggio. An
che se tutti sanno che non è l’ unico artista famoso a praticare il desiderio omo
sessuale, raccanimento dispregiativo contro la sua persona è continuo. In mol
ti non gli perdonano di "scrivere tra di loro senza essere infeudato ad alcun po
tere né vincolato dalla legge della sopravvivenza. Il mio vero peccato è di ave
re esercitato il mestiere di giornalista da polemista e da poeta, nella più totale
insubordinazione” (Pier Paolo Pasolini). Per la qualità etica/estctiea dei suoi
lavori... è stato impossibile ignorarlo. Così si è dovuti passare alla vecchia tec
nica della calunnia e del processo alle idee... che hanno visto sul banco degli
imputati, uomini di genio come Socrate, Charles Baudelaire, Oscar Wilde o
Jean Genet... i loro crimini sono stati la libertà del loro pensiero e il coraggio
di esprimerla anche nell’ attività erotica. La "diversità” omosessuale è tollera
ta nella società evolute come viene accettata la lebbra in certe parti del mondo.
Ci sono larghe fasce di umanità che attiverebbero volentieri i campi di stermi
nio nazisti, per cancellare dalla faccia della terra ebrei, neri, zingari, handi
cappati, "freaks” ... e tutto in nome della "purezza della vita” (leggi: purezza
della razza)!). Per non dimenticare: "il discredito morale, con tutti i mezzi, ha
sostituito l’ esclusione sancita dal triangolo rosa o dal lager. L’ omosessuale con
tinua a vivere in un universo concentrazionario, sotto il vigile controllo della
morale dominante. Faccio osservare che, dopo la guerra, gli scampati del trian
golo rosa sono stati gli unici a non aver beneficiato delle riparazioni accordate
agli altri deportati. E un’ omissione terribilmente rivelatrice” (Pier Paolo Pa
solini). 76 Lo scandalo Pasolini è sorto non solo dal fatto clic non taceva la sua
omofilia, ma anche perché non taceva nulla.
A II fio re delle mille e uria notte viene dato il Gran Premio Speciale della Giu
ria del Festival Internazionale di Cannes 1974. Questo non impedisce una de
nuncia per oscenità (dopo la proiezione organizzata con lo scopo di raccogliere
fondi per realizzare un documentario a favore di una Milano più umana). Il so
stituto procuratore che si occupa del caso applica al film lo statuto di "opera
d ’ arte” , non promuove nessuna azione penale e II fiore... esce con il divieto ai
minori di 18 anni. La sceneggiatura pasoliniana (alla quale collabora Dacia
Maraini) è complessa, circolare, intreccia le storie tra loro con passaggi inusi
tati e contaminazioni poetiche. I dialetti si mescolano a facce arcaiche e lo stra
niamente attorale assume una coralità di cristallina freschezza comunicativa. I
£88
i mt r a o i o rnnuun a y g s a in c o r p o
mini semplici che la povertà ha mantenuto puri, in nome della grazia sei secoli
oscuri, in nome della scandalosa forza rivoluzionaria del passato’’ ... la sua
rabbia di salvare una città antica dall’ assurda rovina e aggressione della ce
mentificazione... nel 1985, la città di Sana’ a sarà dichiarata dagli organismi in
ternazionali per la tutela dei diritti dei popoli, “ opera d ’ arte del mondo” .
Pasolini racconta la lavorazione del documentario in un articolo sul Corriere
delia Sera (20 giugno 1974): “ Era l’ ultima domenica che passavamo a Sana’ a.
capitale dello \emen del Nord. Avevo un p o’ di pellicola avanzata dalle ripre
se del film. Teoricamente non avrei dovuto possedere l’ energia per mettermi a
fare anche questo documentario; c neanche la forza fisica, che è il requisito mi
nimo. Invece energia c forza fisica mi son bastate, o perlomeno le ho fatte ba
stare. Ci tenevo troppo a girare questo documento. Si tratterà forse di una de
formazione professionale, ma i problemi di Sana’ a li sentivo come problemi
miei. La deturpazione che come una lebbra la sta invadendo, mi feriva con un
dolore, una rabbia, un senso di impotenza e nel tempo stesso un febbrile desi
derio di far qualcosa, da cui sono stato perentoriamente costretto a filmare...
Non ho trovato nessuno — scrive Pasolini — nelle mie lunghe permanenze in
quella città che capisse veramente la mia angoscia, che io credevo di condivi
dere con lui. Evidentemente nessun yemenita sa che Sana’ a è degna, mettiamo,
di Venezia. Una città (Taiz) è stata completamente distrutta e ricostruita. Do
veva essere stupenda. Ora è una delle più brutte città del m ondo...” .
Il film si apre su uno spaventapasseri yemenita (al quale Pasolini dedica il do
cumentario) che in un campo di grano allontana i corvi con una frusta... poi la
cinecamera si sofferma su Sana’ a, costeggia le case, i tetti, la cattedrale minac
ciati dall’ avanzarc della civiltà industriale. 11 deserto muore e con lui anche le
tracce di una cultura irripetibile. Le mura di Sanala è qualcosa di ecceziona
le. Travalica il documentario antropologico e non ha niente a che vedere con il
documento scientifico... è un atto d ’ amore della macchina da presa per una cit
tà che sta morendo sotto l’ avanzare sprezzante della modernità consumistica.
La “ nuova borghesia” che governa lo Yemen vuole spazzare via la “ città vec
chia’ , misera, sporca, avvolta in un’ atmosfera arcaica, misteriosa, magica...
per far posto alle brutture urbanistiche di una nascente megalopoli. Pasolini
ritorna "al modulo della cultura di base, quella reale, quella del proletariato o
del sottoproletariato, quella autoctona con tutta una serie di illuminanti privi
legi* estranea al linguaggio, ai segni o alle manipolazioni del consumi
smo'’ .78La fotografia (Tonino Delli Colli) gronda di colori pastello... le cromie
dei bianchi e marroni, delle luci c delle ombre di quelle mura di fango sono sur
reali, anche fantasiose, come i cieli affogati di azzurro clic sembrano mari se
reni. Di grande importanza dis/armoniea il montaggio (curato da Tatiana Casi
ni Morigi). 11 commento è detto da Pasolini con estrema chiarezza c spudora
tezza nei confronti della desolazione suburbana che avanza dappertutto e co
lonizza il mondo. La cinecamera di Pasolini guarda con estrema severità la mo
dernizzazione della città e la contrapposizione fra i beni di consumo c una prò
fonda miseria salta fuori dallo schermo con efficacia e dolore. Lo lente pano
ramiche della macchina ila presa sfiorano le facciate dei palazzi di cristallina
bellezza medievale... il commento dell’ autore sospende osservazioni e invettive
in “ un religioso silenzio contemplativo rotto solo dalTirromperc spontaneo dei
gridi umani e dei canti popolari” (Luciano De Giusti). Pasolini, in modo sprez
zante e deciso, deborda dallo schermo incantato un testo che è anche un’ invet
tiva: “ La vecchia città dentro le mura di cinta, è ancora completamente intat
ta.
Saua’ a è una vera, grande, città medioevale. Grande circa quanto Spoleto e ri
masta tutta intera esattamente com’ era molti secoli fa. Caso orinai, forse uni
co al mondo. Non avendo subito mai nessuna contaminazione con nessun mon
do diverso, la sua bellezza ha una forma di perfezione irreale, quasi eccessiva
ed esaltante. Benché su un registro infinitamente più rustico e popolare, essa è
bella come Venezia o Urbino o Praga o Amsterdam. La classe dirigente yeme
nita se nc vergogna perché è povera e sporca. E certo ha ormai tacitamente de
ciso la sua distruzione. Ormai la distruzione del mondo antico, ossia del mon
do reale, è in atto dappertutto. L’ irrealtà dilaga attraverso la speculazione edi
lizia del neocapitalismo. Al posto dell’ Italia belle e umana, anche se povera, c ’ è
ormai qualcosa di indefinibile che chiamare brutto è poco” . Qui Pasolini inse
risce un frammento televisivo sulla città di Orte (tratto dalla trasmissione Io e
la forma di una città, 1974) assalita dalla speculazione edilizia e commenta:
“ l*er l'Italia c finita - ma lo Yemen può essere ancora salvato’*. Quando ritorna sulle immagini
di Sana’ a, il testo di Pasolini si trasforma in appello: Ci rivolgiamo all*UNESCO perché aiuti Io
Yemen a salvarsi dalla sua distruzione, cominciata con la distruzione delle mura di Sanala.
Ci rivolgiamo alPUN ESCO perché aiuti lo Yemen ad avere coscienza della sua identità e del pae
se prezioso che esso è.
Ci rivolgiamo all’ Uneseo perché contribuisca a fermare una miseranda speculazione in un paese
deve nessuno la denuncia.
Ci rivolgiamo all’UNESCO perché trovi la possibilità di dare a questa nuova nazione la coscien
za di essere un bene comune deH’umanità e di dover proteggersi per restarlo.
Ci rivolgiamo all*UNESCO perché intervenga, fin che è in tempo, a convincere un’ ancora inge
nua classe dirigente che la sola ricchezza dello Yemen è la sua bellezza, che conservare tale bel
lezza significa, oltretutto, possedere una risorsa economica clic non costa nulla, e che lo Yemen
è in tempo a non commettere gli errori commessi dagli altri paesi.
Ci rivolgiamo alEUNESCO in nome della vera, seppur inespressa, volontà del popolo yemenita.
In nome degli uomini semplici che la povertà ha mantenuto puri. In nome della grazia dei seco
li oscuri. In nome delia scandalosa forza rivoluzionaria del passato .79
beni culturali) e dal “ Fondo Pier Paolo Pasolini” , rappresentato da Laura Bet
ti. Francesca Sanvitale, Enzo Siciliano, si reca a Sana’ a, per dare inizio al re
stauro di un'area pilota. 11 preventivo, consiste in circa quindici miliardi di li
re, per due anni di lavoro (a cura delle società Bonifica e ltalstat e dello Studio
Quaroni di Roma). Il documentario di Pasolini, sarà .sottotitolato in arabo e
donato al direttore del progetto di salvaguardia della città, Abdulrahman Al-
fladdad, il quale nel corso della cerimonia dichiarò: “ Dobbiamo tutto a Paso
lini. che ha messo in moto la solidarietà internazionale sul problema della sal
vaguardia della nostra città” .82 I lavori continuano... ciò che è importante, è
che qualche volta i sogni irriducibili degli utopisti divengono realtà.
Il fiore delle mille e una notte e Le mura di Sana a si lasciano leggere in un cer
to primitivismo artistico ma non e è in nessun modo identificazione o caduta
nel naturalismo o nel manierismo dei quali Pasolini è stato sovente incolpato.
Le miniature persiane (sce. XI d. C.) raffigurano le cose su vari piani sovrap
posti e le forme risultano fortemente demarcate... i colori fondamentali sono il
rosso, il verde, Parandone, l’ azzurro, compattati con il viola, Poro e l’ argen-
to. Senza sfumature, separati l’ uno dall’ altro con linee di contorno. Il cinema
pasoliniano è molto lavorato sulla bidimensionalità (anche quello in bianco e
nero) e la sua tessitura filmica ha molto a che fare con le scene illustrate dei
grandi libri del passato... i giochi, le feste, le battaglie, i santi, gli angeli, i de
moni, i re , i mostri, l’ amore, la gioia, la vita, la morte... che brillano nelle mi
niature persiane si mescolano ai grandi amori pittorici pasoliniani (Masaccio,
Pontorno, Rosso fiorentino, Piero Della Francesca, Giotto, Bruegel il vec
chio...) e il suo cinema divine un tappeto magico prezioso che riporta alla luce
il mistero dell’ arte, la calligrafia del limite, la maestria della libertà assoluta
che muove i propri giochi da regole/spazi fissi per violarli, sconfinare al di là
delle parole nella fantasia. In questo senso il cinema pasoliniano assimila (ri-
elaborandolc) influssi e culture antiche... riesce a dare una varietà di emozio
ni, di colori, di bianchi, di neri, di gusti e sogni così distanti tra loro che a vol
te sembra impossibile come riescono a coesistere e divenire poesia... è qualco
sa che si erge sul confine dell’ anima di ogni autore non costituito al regime del
la merce e nelle sue opere la naturalezza, la sensualità, la spiritualità si fondo
no in un realismo “ decorato” che contamina e rovescia i canoni del linguaggio
figuratico e comunicazionale. Qui come nelle miniature persiane, “ tutto è reso
su un unico piano, bidimensionale, colori e forme sono accostati fra loro come
sagome, disposti sulla superficie, senza alcuna preoccupazione prospettica, se
parati da una linea netta di contorno. Queste miniature ci ricordano le forme
più antiche dell’ arte; si pensi ai disegni dei bambini o all’ arte dei primitivi, agli
antichi amanuensi italiani e gotici, all’ arte popolare e anche al doganiere Rous
seau con i suoi seguaci” .83
Le impurità stilistiche pasoliniane sono anche il riflesso di un lucida fantasia,
di una capacità creativa sgorgante di vitalità, di magia, di ritmi figurativi uni
versali che è ancora in grado di stupire e di stupirsi. Per Pasolini è importan-
P illo B ertelli
te conservare certe forme, tracce o segni della memoria quotidiana. L'ha detto
più volte e da molte parti. Dai suoi viaggi non riportava la visione turistica dei
monumenti, moschee, grandi palazzi ma la configurazione delle città... “le
strade, i cancelletti. i muriccioli, le piccole casette sorte a difesa dei campicelli
di viti, abitate normalmente dalla povera gente” . Le “ città inventate” di Paso
lini non sono una fuga dal presente ma un ritorno alla nostalgia dei Paesi Per
duti, come ricostruzione di un cammino delle “ società evolute” , tanto ingiusto
quanto violento. C'è un senso profondo di amarezza nella visione pulp pasoli-
niana del progresso non ancora accessibile a tutti e nel contempo, la rèverie
amorosa di un'epoca del pane pura, nuda, bella come l'età delVinnocenza dei
bambini che vanno a piedi scalzi sulle strade del mondo e continuano a tirare
sassi in difesa dei loro sogni. La lezione pasoliniana muove dalla violazione del
la bellezza etica ed estetica che i Paesi ricchi perpetuano contro i Paesi poveri,
espropriati dei loro valori culturali, economici e sociali nei secoli dei secoli... è
un atto d'amore verso tutto ciò (die è bello e profondo e cela in sé la semplicità
della bellezza nascosta nell*Uomo... E la bellezza trascendentale o mistica di
una “ terra senza mali” , dicono gli indigeni Guarani (che ancora sopravvivono
nella regione orientale del Paraguai, Brasile, Argentina) dove tutta la vita è vis
suta come arte, creazione, amore e incontro tra gli uomini... un uscire da sé per
abitare il cuore delPaltro/altra e allacciarsi ad antiche sapienze orientali (che
hanno varianti ovunque) e dicono: “ Si può vedere la bellezza delle montagne e
delle grotte, apprezzare il vento e la luna, sole se non si possiede nulla alTin
fuori di ciò” .
Lo sguardo corsaro di Pasolini si fa sempre più insolente, avverte con profeti
ca luminosità l’ avanzare del nuovo potere e di un fascismo più sofisticato che
dopo il ‘ 68 ha iniziato a tessere percorsi culturali e a organizzare modelli com
portamentali di identificazione politica... i partiti stanno cambiando di sogno...
le ideologie sono interscambiabili e i politici si affrettano a trovare altre intese
e comunioni programmatiche per gestire il consenso elettorale. Si è passati dal-
1 età dell'innocenza a Vetà della corruzione” (Pier Paolo Pasolini). Un’ altro
poeta maledetto (dell’ anarchia), Fabrizio De André, canterà in quegli stessi
anni la stessa “ visione del mondo” : — Anche se il nostro maggiolini fa tto a me
no del vostro coraggio!se la paura di guardare! vi ha fa tto chinare il mento!se
il fu oco ha risparmiatone vostre millecento!anche se voi vi credete assolti!siete
lo stesso coinvolti.!E se vi siete detti/non sta succedendo niente Jle fabbriche ri
apriranno Jarresteranno qualche studente!convinti che fosse un giocola cui
avremmo giocato poco!provate pure a credervi assolti!siete lo stesso coinvol
ti. /Anche se avete chiuso!le vostre porte sul nostro muso/la notte che le punte-
re!ci mordevano il sedere!lasciandoci in buona fede!massacrare sui marcia
piedi! anche se ora ve ne frega te Jvoi quella notte c ‘eravate./E se nei vostri
quartieri!tutto è rimasto come ierijsenza le barricate!senza feriti, senza gra
nate J se avete preso p er buone/le verità della televisione!anche se allora vi sie
te assolti!siete lo stesso coinvoltiJE se credete ora!che tutto sia come
; >^n hiàaa
P ier P a o lo P asolini/Il cin cillà in c o r p o
mino di liberazione dell uomo come lettura orante della comunità biblica c lo
trasforma in urlo laico, in Parola dell’ Uomo che si fa carne dei giorni... in fon
do il suo apologo rimanda all’ ascolto dell’ atto d ’ amore per la società tutta, al
ia solitudine interiore, al soffio della libertà iniziale dal quale la relazione con
l’Altro/Altra diviene possibile. La sete e la fam e dell’ Uomo libertario si dispie
gano in una comunità nuova, una specie di mutirào della solidarietà85 dove la
spiritualità evangelica è tutta rivolta nell’ aiuto reciproco e nella fraterna eco
nomia di comunione posta fuori dalla compassione c dal perdono. E un ritor
no alle culture popolari (con radici arcaiche nere, rosse, gialle...) che speri
mentano la comunità del dono e della reciprocità che è condivisionc e ciascuno
diviene soggetto del proprio destino.
Questi sono anche i precetti disseminati negli scritti della Teologia della libera
zione, dove si afferma una Chiesa dei poveri tra i poveri, “ l’importanza liber
taria della fede cristiana” (Leonardo Boff) diviene memoria pericolosa, sov
versiva, non porge l’ altra guancia ma organizza la liberazione degli oppressi.
Senza mezzi termini, i vescovi di questa teologia degli oppressi individuano le
cause della miseria e del sottosviluppo che molti popoli patiscono nel sistema
capitalistico, che deve essere attaccato alla radice, per il quale “ non esiste cu
ra, ma solamente il suo superamento” (Leonardo Boff). E una lotta contro l’i
gnoranza. Un male celato, più grave dell’intolleranza che lo produce. Per vin
cere l’ ignoranza non basta l’indignazione né l’istruzione istituzionalizzata...
ma un gesto radicale di disobbedienza. “ La liberazione giunge attraverso il ri
spetto della realtà e l’ amore per la verità” (Leonardo Boff). Il mondo sarà mi
gliore soltanto quando le sofferenze dei popoli poveri saranno bandite e il be
ne comune sarà anche il bene di tutti... uniti tra loro i poveri saranno non più
poveri perché tutti saranno uno e uno l’ intera umanità. L’ amore deUTomo per
gli altri uomini va adagio, ecco perché ha molta fretta di arrivare alla libera
zione dell’ umanità soggiogata.
Sul finire del 1974 e nei primi mesi del 1975 la polemica pasoliniana contro il
potere democristiano (e la passività dei comunisti) si acuisce, diviene sfrontata
e profondamente vera. “ Nel momento in cui si delineava in Europa una nuova
forma di civiltà e un lungo futuro di sviluppo programmato dal Capitale - che
realizzava così una propria rivoluzione interna: la rivoluzione della Scienza
Applicata, pari per importanza alla Prima Seminagione, su cui si è fondata la
millenaria civiltà contadina —si è sentito che ogni speranza di Rivoluzione ope
raia stava andando perduta. E per questo che si è tanto gridato il nome di Ri
voluzione... 1 giovani hanno vissuto disperatamente i giorni di questo lungo ur
lo, che era una specie di esorcismo e di addio alle speranze marxiste” .8 6 Vero
tutto. John Kenneth Galbraith lo aveva già scritto nel 1965 in La società opu
lenta. 8 7 Mostrando che il premio e l’ aspirazione più alta dell’ umanità è il po
tere e rimbecillita sul quale si erge. Per le masse silenziose l’impotenza segue
l’ ordine naturale delle cose e come alle frustate del re si sottomettono al con
sumismo come garanzia dei loro bisogni. Ciascuno è condizionato (convinto)
P ier P a o lo Pasoliiii /1 1 cin em a in c o r p o
•Io so.
lo so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà
è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io .so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io .so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia c di Bologna dei primi mesi
del 1974.
Io .so i nomi del vertice che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideato
ri di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli
ignoti autori materiali delle stragi più recenti.
lo .so i nomi che hanno gestito le due, anzi, opposte, fasi della tensione: una pri
ma fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia
P in o B ertelli
e Bologna 1974).
lo so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della CI A (e in seeond'ordi-
ne dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto misera
mente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e in seguito,
sempre con l'aiuto e per ispirazione della CIA, si sono ricostituiti una vergini
tà antifascista, a tamponare il disastro del referendum.
lo so di coloro che, tra una messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicu
rato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, For-
ganizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neo-fa
scisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali co
muni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la
successiva tensione antifascista). To so i nomi delle persone serie e importanti
che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale
ehe operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi ita
liani bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il ge
nerale Miceli.
To so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragaz
zi che hanno scelto le suicide atrocità antifasciste e ai malfattori comuni, sici
liani o no, ehe si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si
sono resi colpevoli...” .90
“ Io penso che, prima, non si debba mai, in nessun caso, temere la strumentalizzazione da parte
del potere c della sua cultura. Bisogna comportarsi come se questa eventualità pericolosa non
esistesse. Ciò che conta è anzitutto la sincerità e la necessità di ciò che si deve dire. Non bisogna
tradirla in nessun modo, c tanto meno tacendo diplomaticamente, per partito preso.
Ma penso che, dopo, bisogna saper rendersi conto di quanto si è stali strumentalizzati, even
tualmente. dal potere integrante. K allora se la propria sincerità o necessità sono state asservite
e manipolate, io penso che si debba avere addirittura il coraggio di abiurarvi,
lo abiuro dalla ‘“Trilogia della vita” , benché non mi penta di averla fatta. Non posso infatti ne
gare la sincerità c la necessità che mi hanno spinto alla rappresentazione dei corpi e dei loro sim
bolo culminante, il sesso.
Tale sincerità e necessità hanno diverse giustificazioni storiche e ideologiche.
Prima di tutto esse si inseriscono in quella lotta per la democratizzazione del “ diritto a espri
mersi” a esprimersi e per la liberazione sessuale, che erano due momenti fondamentali della ten
sione progressista degli Anni Cinquanta e Sessanta.
In sec ondo luogo, nella prima fase della crisi culturale e antropologica cominciata verso la fine
degli Anni Sessanta - in cui cominciava a trionfare l'irrealtà della sottocultura “ dei mass media''
e (piindi della comunicazione di massa - ultimo baluardo della realtà parevano essere gli “inno
centi'* corpi con l'arcaica, fosca, vitale violenza dei loro organi sessuali.
Infine, la rappresentazione dell’eros, visto in un ambilo umano appena superato dalla storia, ma
ancora fisicamente presente (a Napoli, nel .Medio Oriente) era qualcosa che affascinava me per
sonalmente, in quanto singolo autore e uomo.
Ora tutto si è rovesciato.
Primo: la lotta progressista per la democratizzazione espressiva e per la liberazione sessuale è
stala brutalmente superata e vanificata dalia decisione del potere consumistico di concedere una
vasta (quanto falsa) tolleranza.
Secondo: anche la “ realtà” dei corpi innocenti è stata violata, manipolata, manomessa dal pote
re consumistico: anzi, tale violenza sui corpi è diventato il dato più macroscopico della nuova
epoca umana.
Terzo: le vite sessuali private (come la mia) hanno subito il trauma sia della falsa tolleranza che
della degradazione corporea, e ciò che nelle fantasie sessuali era dolore e gioia, è divenuto suici
da delusione, informe accidia.
II
Però, a coloro, che criticavano, dispiaciuti o sprezzanti, la "Trilogia della vita . non venga in
mente di pensare che la mia abiura conduca ai loro “ doveri .
La mia abiura conduce a qualcos'altro. Ho il terrore di dirlo: e cereo, prima di dirlo, coni è mio
reale “ dovere” , degli clementi ritardanti. Che sono:
a) L’ intrasgredibile dato di fatto che, se anche volessi continuare a fare film come quelli della
“ Trilogia della vita” , non lo potrei: perché ormai odio i corpi e gli organi sessuali. Naturalmen
te parlo di questi corpi, di questi organi sessuali. Cioè dei corpi dei nuovi giovani e ragazzi ita
liani. Mi si obietterà: «Tu per la verità non rappresentavi nella “ Trilogia” corpi e organi sessua
li contemporanei, bensì quelli del passato». E vero: ma per qualche anno mi è stato possibile il
ludermi. Il presente degenerante era compensato sia dalla oggettiva sopravvivenza del passato
che. di conseguenza, dalla possibilità di revocarlo. Ma oggi la degenerazione dei corpi e dei ses-
P iiio B ertelli
si ha assunto valore retroattivo. Se coloro che allora erano cosi e cosi, hanno potuto diventare
ora cosi e cosi, vuol dire che lo erano già potenzialmente: quindi anche il loro modo di essere di
allora è. dal presente, svalutato. 1 giovani c i ragazzi del sottoproletariato romano - che son poi
quelli che io ho proiettato nella vecchia e resistente Napoli, e poi nei paesi poveri del Terzo Mon
do —se ora sono immondizia umana, vuol dire che anche allora potenzialmente lo erano: erano
quindi degli imbecilli costretti a essere adorabili, degli s quallidi criminali costretti a essere dei
simpatici malandrini, dei vili inetti costretti a essere santamente innocenti, ere. ecc. JI crollo elei
presente implica anche il crollo della passato. La vita è un mucchio «li insignificanti e ironiche
rovine.
b) I mici critici, addolorati o sprezzanti, mentre tutto questo succedeva, avevano dei cretini “ do
veri” , come dicevo, da continuare a imporre: erano “‘doveri** vertenti la lotta per il progresso, il
miglioramento, la liberazione, la tolleranza, il collettivismo, eoe. ere. Non si sono accorti che la
società italiana è indubbiamente migliorata, cioè è divenuta più democratica, più tollerante, più
moderna ecc. Non si accorgono della valanga di delitti che sommerge l'Italia : relegano questo fe
nomeno nella cronaca e ne rimuovono ogni valore. Non si accorgono che non c‘ò alcuna soluzio
ne di continuità tra coloro che sono tecnicamente criminali e coloro che non lo sono: e che il mo
dello di insolenza, disumanità, spietatezza è identico per l'intera massa dei «iovani. Non si ac
corgono che in Italia c'è addirittura il coprifuoco, elle la notte è deserta e sinistra come nei più
neri secoli «lei passato: ma questo non lo sperimentano, se ne stanno in casa (magari a gratifica
re di modernità la propria coscienza con Taiuto della televisione). Non si accorgono che la tele-
visione, e forse ancora peggio la scuola d'obbligo, hanno degradalo tutti i giovani e i ragazzi a
schizzinosi, complessati, razzisti borghesumi di seconda serie: ma considerano ciò una spiace
vole congiuntura, che certamente si risolverà - quasi che un mutamento antropologico fosse re
versibile. Non si accorgono che la liberalizzazione sessuale anziché dare leggerezza e felicità ai
giovani e ai ragazzi, li ha resi infelici, chiusi, e di conseguenza stupidamente presuntuosi e ag
gressivi: ma di ciò addirittura non vogliono occuparsene, perché non gliene importa niente dei
giovani e dei ragazzi.
c)
Insomma, è ora di affrontare il problema: a cosa mi conduce l’ abiura alla “ Trilogia” ?
Mi conduce al l'adattamento.
Sto scrivendo queste pagine il ló giugno 1975. giorno «li elezioni. So che se anche - come è mol
to probabile - si avrà una vittoria delle sinistre, altro sarà il valore nominale del voto, altro il
suo valore reale. 11 primo dimostrerà una unificazione dell’ Italia modernizzata in senso positi
vo: il secondo dimostrerà che I Italia —al di fuori naturalmente dei tradizionali comunisti - è nel
suo insieme ormai un paese spoliticizzato, un corpo morto i cui riflessi non sono che meccanici.
L Italia cioè non sta vivendo altro che un processo di adattamento alla propria degradazione, da
cui cerca di liberarsi solo nominalmente. Tout va lucri: non ci sono nel paese masse di giovani
criminaloidi, o nevrotici, o conformisti fino alla follia e alla più totale intolleranza, le notte sono
sicure e serene, meravigliosamente mediterranee, i rapimenti, le rapine, le esecuzioni capitali, i
milioni di scippi e eli furti riguardano la pagina di cronaca «lei giornali, ecc. eee. Tutti si sono
adattati o attraverso il non voler accorgersi di niente o attraverso la più inerte sdrammatizza-
zione.
Ma devo ammettere che 1 essersi accorti o l’ aver drammatizzato non preserva affatto «laITadat
tamento o dall accettazione. Dunque io mi sto adattando alla degradazione e sto accettando l*i-
naccettahile. Manovro per risistemare la mia vita. Sto dimenticando com'erano prima 1«* cose.
Le amate facce di ieri cominciano a ingiallire. Mi è davanti —pian piano senza più alternative -
il presente. Riadatto il mio impegno ad una maggiore leggibilità” («Salò»?).9 1
Sono lo parole di un inguaribile utopista che non guarda tutto ciò che non c'è
più ina tutto quanto non potrà più essere. E pensare il dolore così, è in qual
che modo dargli la voce. L'inquieto poeta delle periferie interroga la sicurezza
P ier P a o lo P a solin i/!! cin em a in c o r p o
fra il 1968 e il 1982 le lotte sociali in Italia prendono vie diverse. Dopo VAu
tunno caldo del '69, la classe operaia del "‘Compromesso storico'', sindacaliz
zata, estromessa da ogni forma di identità autonoma, incanalata negli interes
si multinazionali delle aziende, messa a tacere dai leaders di massa della sini
stra (Luciano Lama, Enrico Berlinguer, Bruno Trentin...), indossa gradata-
mente i panni sporchi del potere consumistico asserviti ai nuovi modelli di svi
luppo sostenibile c diviene una colonna portante della “ nuova piccola borghe
sia” ... legittimando l’ operato del Potere centrale e il passaggio politico da un
fascismo alPaltro. Le giovani generazioni si disperdono in mille rivoli di dis
senso profondo... dalle frange estreme del Movimenti del '68 emergono i sog
getti della Lotta armata (Brigate Rosse, Prima Linea, Cacori. Azione Rivolu
zionaria e altri...) e per quasi un quarto di secolo cercano (armi in pugno) di
attuare la loro utopia, non soffocare l’insegnamento libertario uscito dalla Re
sistenza (ai quali valori dicono e scrivono di rifarsi). E vero in parte. Si apro
no gli “ anni di piombo” . Il “ cuore dello Stato” (ma è un eufemismo perché lo
Stato non ha cuore) è attaccato con il sequestro (16 marzo 1978) e l’ uccisione
di Aldo Moro (9 maggio 1978). Poi la compattazione della classe politica italia
na recita la parte consunta degli scopritori deli'acqua calda... e si accorgono
che dietro gli attentati, le stragi, le rapine, gli ammazzamenti tra bande riva
li... ci sono i Servizi Segreti, la P2, il neo-fascismo, la mafia, la camorra, il cri
mine organizzato (sovente in Parlamento) che strumentalizza tutto, anche le
idee di mutamento sociale nelle quali molti giovani credevano, e magari sba
gliando, cercavano di conquistare un mondo meno stupido e volgare di quello
nel quale vivevano. Il sostegno dei mass-media funzionò come cassa di riso
nanza del pensiero mediano e il popolo italiano si unì tutto sotto le bandiere
baldracche di un nuovo regime.
La generazione in armi passò dalla “ propaganda del fatto” auspicata dall’a
narchico Errico Mala testa al motto di Lenin: “ Colpirne uno per educarne cen
to ’ . Basta leggere Gli anni del terrorismo del francescano laico Giorgio Bocca,
Storia del partilo armato del politologo eretico Giorgio Galli o L'Italia degli
anni di Piombo del voltagabbana più sopravvalutato del giornalismo italiano,
Indro Montanelli e del suo scudiero più lugubre, Mario Cervi...” 93 e possiamo
vedere che la Lotta armala in Italia ha radici profonde nella Resistenza tradi
ta, comincia nel Palazzo, là dove per oltre trentanni di corruzione e malgo
verno i partiti si dividevano Eelettorato a colpi di scandali. Centomila poliziot
ti. ottantamila carabinieri, i servizi segreti, le altre forze militari... i sindacati,
i partiti, la piccola borghesia, gli imprenditori... la croma della crema nobilia
re italiana... tutti si ritrovarono - nudi - di fronte alla rivoluzione eidetica che
P ier P a o lo Pasoliiii/Il cin em a in c o r p o
sbordava da ogni angolo delia terra... tra infiltrati, traditori, infami o accor
ti delatori... l’ ondata terroristica italiana che emerse tra il 1968 e il 1982 riuscì
comunque mostrare uno Stato sociale in decomposizione, a processare Finterò
arco costituzionale e con Veliminazione del loro esponente più vincolato con le
sinistre (Aldo M oro), disvelare le connivenze fra potere politico e potere crimi
nale, colpevoli delle stragi ehe avevano insanguinato il territorio italiano a par
tire da quella della Banca dell’ Agricoltura a Milano nel *69.
L’ asse portante del Partito armato (le “ BR” ) affiliava poco più di 300 giovani
pronti a tutto, cioè a fare la rivoluzione in un paese dove il cattofaseismo de
mocristiano era profondamente legato al fascismo rosso del P.C.I. che orche
strava per mano dei sindacati (legati ai libri paga col padronato industriale) le
turbolenze delle giovani generazioni in rivolta. Gli “ irregolari” o “ simpatiz
zanti” delle “ BR” erano 2/3 mila, forse più, larghi strati proletari e sottoprole
tari infatti non stavano né con le Brigate Rosse né con lo Stato. Sulla morte di
Moro, Renato Cureio fu lapidario: “ Uccidere un uomo può essere la forma più
alta di giustizia sociale” . Era confortato dalla storia dell’ infamia... Sono stati
milioni i morti appartenenti al popolo ad essere ammazzati per qualcosa che
nemmeno conoscevano. Nessuno si è scandalizzato. Le medaglie al valore si so
no sprecate. I tiranni hanno fatto posto ai tiranni. Hanno riverniciato le ban
diere e olialo le armi con lo stesso grasso... i poveri sono restati più poveri e i
ricchi sono divenuti più ricchi. Cambia il colore della pelle ma la frusta del pa
drone è sempre quella. Le prospettive di liberazione si ampliano e si diversifi
cano imparando dagli errori. Gli alberi che sopportano gli uragani hanno ra
dici profonde ma anche le canne di bambù riescono a non essere sradicate dai
venti forti, perché sono flessibili ma indocili alla furia improvvisa... si tratta di
lavorare non - p er —il popolo ma - insieme —al popolo... “ 11 popolo è in cam
mino c lotta già da secoli; noi ci uniamo semplicemente alle sue lotte” (Leonar
do Boff). La pacificazione della classi dominate legittima i rivestimenti autori
tari delle classi dominanti. Perfino il Dio dei poveri, si ribellò all’ oppressione
del suo popolo e scese dal cielo per liberarlo (Esodo 3. 7-8). La Bibbia è come
sempre ambigua anche qui ma la morale ultima è che ogni oppresso ha il dirit
to a rivendicare la propria libertà. Il mondo sarà davvero migliore quando il
piccolo che ha fame crederà nella forza del piccolo che insorge contro una so
cietà malvagia, corrotta e violenta (come quella che conosciamo).
-Ancora con gli echi giudiziari della Trilogia della vita che si aggirano come fan
tasmi dentro e fuori dei tribunali italiani e in un clima di caccia alle streghe per
l’ eversione montante della Lotta armata in Italia... gli scritti di Pasolini si fan
no corsari e chiedono ovunque la fine del potere democristiano e la resa dei
conti del potere comunista... in un articolo profetico (ormai celebre), quello
della “ scomparsa delle lucciole” apparso sul Corriere della Sera (1° febbraio
1975), il polemista incorreggibile grida il suo sdegno contro la passività e To-
mologazione culturale e politica nella quale versa il popolo italiano:
P illo B ertelli
4'«La distinzione tra fascismo aggettivo e fascismo sostantivo risale niente meno elle al giornale
7/ Politecnico . cioè all immediato dopoguerra...» Così comincia un intervento di Franco Forti-
ni sul fascismo (h Europeo. 26-12-1974): intervento che, come si dice, io sottoscrivo tutto, c pie
namente. Non posso però sottoscrivere il tendenzioso esordio. Infatti la distinzione tra «fasci
smi» fatta sul «Politecnico» non è né pertinente né attuale. Essa poteva valere ancora fino circa
una decina di anni la: quando il regime democristiano era ancora la pura e semplice continua
zione del regime fascista.
Ma una decina di anni fa, è successo «qualcosa». «Qualcosa» che non era prevedibile non solo ai
tempi del «Politecnico», ma nemmeno un anno prima che accadesse (o addirittura, come vedre
mo. mentre accadeva).
Il confronto reale tra «fascismi» non può essere dunque «cronologicamente», tra il fascismo fa
scista e il fascismo democristiano: ma tra il fascismo fascista e il fascismo radicalmente, total
mente. imprevedibilmente nuovo che è nato dal quel «qualcosa» che è successo una decina d'an
ni fa.
Poiché sono uno scrittore, e scrivo in polemica, o almeno discuto, con altri scrittori, mi si lasci
dare una definizione di carattere poetico-letterario di quel fenomeno che è successo in Italia una
decina d'anni fa. Ciò servirà a semplificare e ad abbreviare il nostro discorso (e probabilmente
a capirlo anche meglio).
Nei primi anni sessanta, a causa dell'inquinamento dell’aria, e soprattutto, in campagna, a cau
sa delFinquinamento dell’ acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a scom
parire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c’e
rano più. (Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato: e un uomo anziano che ab
bia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane, e dunque non può
più avere i bei rimpianti di una volta).
Quel «qualcosa» che è accaduto una decina di anni fa lo chiamerò dunque «scomparsa delle luc
ciole».
Il regime democristiano ha avuto due fasi assolutamente distinte, che non solo non si possono
confrontare tra loro, implicandole una certa continuità, ma sono diventate addirittura storica
mente incommensurabili.
La prima fase di tale regime (corno giustamente hanno sempre insistito a chiamarlo i radicali) è
quella che va dalla fine della guerra alla scomparsa delle lucciole, la seconda fase è quella clic va
dalla scomparsa delle lucciole a oggi. Osserviamole una alla volta.
Prima della scomparsa delle, lucciole. La continuità tra fascismo fascista e fascismo democri
stiano è completa e assoluta. Tacciò su ciò, che a questo proposito, si diceva anche allora, ma
gari appunto nel «Politecnico»: la mancata epurazione, la continuità dei codici, la violenza po
hziesca, il disprezzo per la Costituzione. E mi soffermo su ciò che ha poi contato in una coscien
za storica retrospettiva. La democrazia che gli antifascisti democristiani opponevano alla ditta
tura fascista, era spudoratamente formale.
Si fondav a su una maggioranza assoluta ottenuta attraverso i voti di enormi strati di ceti medi e
di enormi masse contadine, gestiti dal Vaticano. Tale gestione del Vaticano era possibile solo se
fondata su un regime totalmente repressivo. In tale universo i «valori» (come del resto durante
il fascismo) erano «anche reali»: appartenevano cioè alle culture particolari e concrete clic co
stituivano l’Italia arcaicamente agricola e paleoindustriale. Ma nel momento in cui venivano as
sunti a «valori» nazionali non potevano che perdere ogni realtà, e divenire atroce, stupido, re
pressivo conformismo di Stato: il conformismo del potere fascista e democristiano. Paradigmi di
questa ignoranza erano il pragmatismo e il formalismo vaticani.
Tutto ciò risulta chiaro e inequivocabile oggi, perché allora si nutrivano, da parte degli intellet
tuali e degli oppositori, insensate speranze. Si sperava che tutto ciò non fosse completamente ve
ro, e c he la democrazia formale contasse in fondo qualcosa.
Ora, prima di passare alla seconda fase, dovrò dedicare qualche riga al momento di transizione.
P ier P a o lo P asolin i/ll cin em a m c o r p o
Durante La scomparsa delle Lucciole. In questo periodo la distinzione tra fascismo e fascismo
operata sul «Politecnico» poteva anche funzionare. Infatti sia il grande paese che si stava for
mando dentro il :paese —cioè la massa operaia e contadina organizzata dal I Gl —sia gli intellet
tuali anche i più avanzati e critici, non si erano accorti che «le lucciole stavano scomparendo».
Essi erano informati abbastanza bene dalla sociologia (che in quegli anni aveva messo in crisi il
metodo dell "analisi marxista): ma erano informazioni ancora non vissute, in sostanza formalisti-
che. Nessuno poteva sospettare la realtà storica che sarebbe stalo l'immediato futuro: né identi
ficare quello che allora si chiamava «benessere» con Io «sviluppo» che avrebbe dovuto realizza
re in Italia per la prima volta pienamente il «genocidio» di cui nel Manifesto parlava Marx.
Dopo la scomparsa delle lucciole. I «valori», nazionalizzati e quindi falsificati, del vecchio uni
verso agricolo e paleocapitalistico, di colpo non contano più. Chiesa, patria, famiglia, obbedien
za. ordine, risparmio, moralità non contano più. E non servono neanche più in quanto falsi. Es
si sopravvivono nel elericofascismo emarginato (anche il VISI in sostanza li ripudia). A sostituir
li sono i «valori» di un nuovo tipo di civiltà, totalmente «altra» rispetto alla civiltà contadina e
paleindustriale, questa esperienza è stata fatta già da altri Stati. Ma in Italia essa è del tutto par
ticolare, perché si tratta della prima «unificazione» reale subita dal nostro paese; mentre negli
altri paesi essa si sovrappone, con una certa logica, alla unificazione monarchica e alla ulterio
re unificazione della rivoluzione borghese e industriale. Il trauma italiano del contatto tra ^ a r
caicità» pluralistica e il livellamento industriale ha forse un solo precedente: la Germania prima
di Hitler. Anche qui i valori delle diverse culture particolaristiche sono stati distrutti dalla vio
lenza omologazione delfindustrializzazione: con la conseguente formazione di quelle enormi
masse, non più antiche (contadine, artigiane) e non ancora moderne (borghesi), che hanno co
stituito il selvaggio, aberrante, imponderabile corpo delle truppe naziste.
In Italia sta succedendo qualcosa di simile: e con ancora maggiore violenza, poiché l'industria
lizzazione degli anni settanta costituisce una «mutazione» decisiva anche rispetto a quella tede
sca di cinquant anni fa. Non siamo più di fronte, come tutti ormai sanno, a «tempi nuovi», ma a
una nuova epoca della storia umana: di quella storia umana le cui scadenze sono millenaristiehe.
Era impossibile che gli italiani reagissero peggio di così a tale trauma storico. Essi sono divenu
ti in pochi anni (specie nel centro-sud) un popolo degenerato, ridicolo, mostruoso, criminale.
Basta soltanto uscire per strada per capirlo. Ma, naturalmente, per capire i cambiamenti della
gente, bisogna amarla, lo, purtroppo, questa gente italiana, favevo amata: sia al di fuori degli
schemi del potere (anzi, in opposizione disperata ad essi), sia al di fuori degli schemi populistici
e umanitari. Si trattava di un amore reale, radicato nel mio modo di essere. Ilo visto dunque
«eoi miei sensi» il comportamento coatto del potere dei consumi ricreare e deformare la coscien
za del popolo italiano, fino a una irreversibile degradazione. Cosa che non era accaduta duran
te il fascismo fascista, periodo in cui il comportamento era completamente dissociato dalla co
scienza. Vanamente il potere* totalitario»iterava e reiterava le sue imposizioni comportamenti
stiche: la coscienza non ne era implicata. I «modelli» fascisti non erano che maschere, da mette
re e levare. Quando il fascismo fascista è caduto, tutto è tornato come prima. Lo si è visto anche
in Portogallo: dopo quarant anni di fascismo, il popolo portoghese ha celebrato il primo maggio
come se l'ultimo lo avesse celebrato Panno prima.
E ridicolo dunque che Fortini retrodati la distinzione tra fascismo e fascismo al primo dopo
guerra: la distinzione tra fascismo fascista e il fascismo di questa seconda fase del potere demo-
cristiano non solo non ha confronti nella nostra storia, ma probabilmente nell intera storia.
Io tuttavia non scrivo il presente articolo solo per polemizzare su questo punto, benché essi mi
stia molto a cuore. Scrivo il presente articolo in realtà per una ragione molto diversa. Eccola.
Tutti i miei lettori si saranno certamente accorti del cambiamento dei potenti democristiani: in
in pochi mesi, essi sono diventati delle maschere funebri. E vero: essi continuano a sfoderare ra
diosi sorrisi, di una sincerità incredibile. Nelle loro pupille si raggruma della vera, beata luce
delParguzia e della furberia. Cosa che agli elettori piace, pare, quanto la piena felicità. Inoltre,
; nostri potenti continuano imperterriti i loro sproloqui incomprensibili: in cui galleggiano \fla
tus vocis delle solite promesse stereotipe.
P in o B ertelli
In realtà essi sono appunto delle maschere. Son certo che. a sollevare quelle maschere, non si
troverebbe nemmeno un mucchio d'essa <>di cenere: ei sarebbe il nulla, il vuoto.
A /*
P ie r P a o lo T^àaTolìni/ii cin em a in c o r p o
9AO
P ier P a o lo Pasoìini/II cin em a in c o r p o
tecnocratici del futuro (visti come autentiche e insignificanti rovine delia mo
dernità truccate d ’ altro). Per Pasolini (come per molti altri disertori del gaze-
bo culturale e politico della società dominante...) la “ nuova gioventù” ha in
trapreso il viaggio senza ritorno verso il Paese Inesistente della felicità mer
cantile ed è abbastanza evidente che la prima merce ad essere consumata, rici
clata, manomessa è proprio quella dei loro giovani corpi. Occorre fare una pre
cisazione sulla quale non pochi hanno dissertato con la maestria degli sciocchi
0 con la volgarità degli stupidi. E il concetto o l’ accezione che Pasolini dà in Sa
lò... del termine anarchia... c se de Sade aveva detto che niente è più profon
damente anarchico del potere, Pasolini diceva che non c e mai stato in Euro
pa un potere più anarchico di quello della Repubblica di Salò. Pasolini non
confondeva un’epoca della crudeltà con quella del libero arbitrio, sosteneva
anzi che quando il potere crolla o s’ instaura, la barbarie viene accettata come
Fato e la forca o il plotone di esecuzione non conoscono nessuna ideologia “ giu
sta” che non sia quella ascesa al potere. E in nome di Dio, del Popolo e dello
Stato che l’ umanità ha commesso le piti atroci violenze contro se stessa.
Già nel 1969, Pasolini aveva preso un “ brano” del libro di Pier Carlo Masini,
Storia degli anarchici italiani 101 e l’ aveva citato in contrapposizione al fasci
smo montante (di destra e di sinistra): “ Giù, si brucino i municipi e le prefet
ture, le caserme e le banche, gli uffici postali e quelli del registro, le parrocchie
e le stamberghe e si pigli possesso dei palazzi buttando dalle finestre tutti i gros
si borghesi e le loro puttane. Si dia tosto l ’ assalto ai magazzini che contengono
1 viveri e le stoffe per coprirsi; si rompano i fili telegrafici, i binari c le altre vie
di comunicazione... Le barricate, la pioggia di tegole e di acqua bollente, il get
to di frantumi di vetro, e di chiodi dalla larga capocchia (ciò per cavalleria) e
di tabacco da naso o di bombe di dinamite. Si agisca di propria iniziativa, si
scanni o si bruci dove vi è stato un torto o dove si riparerà a un ingiustizia pas
sata; si odi troppo se si vuol amar molto in avvenire. La rivoluzione si faccia
senza capi, se questi si presentano, siano per loro le prime schioppettate” . Era
un pezzo uscito sul giornale II Pugnale nel 1889, redatto da due anarchici
(Achille Vittorio Pini e Luigi Parmeggiani) riparati in Francia per reati politi
ci. Certo è che le parole di Pini e Parmeggiani sono infuocate. Oggi fanno tra
salire. Anche indignare. Ma se pensiamo alla miseria profonda (e alla violenza
prolungata) che re, regine, capi di Stato & padroni imprimevano alle popola
zioni della terra... i bambini morivano per fame, gli uomini venivano tenuti
nell’ignoranza e nell’ inedia... nascevano schiavi e morivano schiavi... si com
prende meglio perche alla violenza di Stato un pugno di ribelli rispondeva con
la violenza e il diritto alla vita. Giovanni Passanantc, Pietro Acciarito, Gaeta
no Bresci, Ravachol (Claudius Francois Koeningstein), Edouard Vaillant o
Emile Henry ai quali Cesare Lombroso aveva dedicato dei profili 102 (per i
quali andava fucilato all’ istante)... hanno pagato con le loro vite l’ uso legitti
mo della ribellione e mostrato che l’ amore di un uomo verso i propri simili non
si misura dalle prediche ma dalle sue azioni. Tutti gli uomini hanno gli stessi di
P ier P a o lo Pasolm i/II cinem a in c o r p o
ritti in quanto esseri umani. E<1 è una serie di rivoluzioni che 1 hanno detenni
nati.
Pasolini vede in certe frange giovanili della sinistra, cerimoniali della violenza
che non approva e scrive che il fasciamo di sinistra non è diverso dal fascismo
di destra, anzi forse è peggio perché si camuffa da portatore di democrazie e di
liberazioni. Pronuncia il suo dissenso da questo tipo di “ anarchia” sulle pagi
ne del settimanale Tempo: “ Ciò che più commuove e stupisce nella storia degli
anarchici sono i riferimenti agli atteggiamenti veramente spontanei e naturali
delia gioventù moderna. L’ anarchia allo stato puro dei giovani che non voglio
no nulla dalla vita: che non lavorano, non pensano al futuro, si lasciano tra
sportare come pesi morti - in fondo neanche colti e anzi appartenenti a una
specie di sottobosco culturale - che si drogano eoe.” ... 103 a leggere bene Par
ticelo in questione e conoscere a fondo il pensiero libertario pasoliniano non è
difficile comprendere il senso alto che Pasolini dà alla parola/morale anarchia.
Ricordiamo che proprio lui considerava il leader nero Carmichael come un pa
dre. Non accettava la “ coscienza dei propri diritti” quando diventava aggres
siva e terroristica, così: “ Quanti cattolici, divenendo comunisti, portano con sé
la Fede e la Speranza, e trascurano, senza neanche rendersene conto, la Cari-
\
là. E così che nasce il fascismo di sinistra” . 104 Ecco perché non aveva scritto
nelle sue opere più tre volte la parola Vietnam. Perché “ l’ orrendo universo del
consumo e del potere” (Pier Paolo Pasolini) ingoia tutto e riproduce ogni cosa
sotto forma di merce. Per lui (e lo scriveva al presidente della Repubblica Ita
liana Leone) non ci sono socialismi veri né democrazie attendibili, gli spiriti li
beri sono chiamati a una “ lotta per la democrazia reale o diretta - e il conse
guente decentramento del potere statale - come vera azione rivoluzionaria...
Da democrazia nasce democrazia ma da ordine non nasce ordine” . 105 Pasoli
ni dice che il popolo italiano non ha mai conosciuto un momento di democrazia
reale, se non nell’ attimo di libertà partigiana nel 444-’ 45 o nell’ esplosione ever
siva nel ‘ 68... “ La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche
esperienze dcmocratiehe-rivoluzionaric del popolo italiano. Intorno c ’ è silen
zio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradi
zioni sabaude, borboniche, papaline. Sia nella Resistenza sia nel Movimento
Studentesco, la richiesta di democrazia reale veniva convogliata all’interno di
un’ idea più vasta: l’idea del socialismo... Una richiesta realmente democratica
(collettivizzazione, gestione diretta, decentramento del potere) non può essere
che socialista: tuttavia permane in essa un momento puramente democratico,
al quale nessun Potere ha il diritto, neanche soltanto formale, di rispondere
con la brutalità e la violenza” . 106 “ Il futuro e la speranza albergano nel cuo
re degli esclusi” (Leonardo Boff). Le periferie sono in ebollizione, chiedono so
lo una cosa: essere riconosciuti come Persone, uomini tra gli uomini. Chi non
sente il clamore del proprio popolo in ginocchio, sarà giudicato dalla sua rab
bia.
Salò o le 120 giornate di Sodoma venne giralo tra marzo/maggio 1975. La fo
P in o B ertelli
tografia (Tonino Delli Colli) è livida, quasi distaccata dalle atrocità visive ma
non raggiunge mai toni sanguinolenti. I costumi (Danilo Donati) sono essenzia
li, con qualche tocco di aristocratica nobiltà da casino d ’ alto bordo (specie nel
le narratrici). La scenografia (Dante Ferretti) assume un’ enorme importanza
figurativa, riesce a comunicare un’ atmosfera decorativa Futurista, Dada, Sur
realista... sulla quale si sostiene l’ intera metafora pasoliniana. Le musiche (cu
rate da Pier Paolo Pasolini) e il montaggio (Nino Baragli e Tatiana Casini Mu
ngi) s’intrecciano in accadimenti truci, allusivi, fortemente ambivalenti... dan
no alla lettura del film una certa pacatezza formale che contrasta e aiuta alla
comprensione delTirrequiclezza che adombra lo schermo. Gli interpreti sono
icone di vittime, di collaborazionisti, di puttane o del Potere. Niente più o
niente altro. Salò.., (paradossalmente) è il film più “ riuscito” (dal punto di vi
sta “ formale” ) di Pasolini e il carattere metonimico dell’ opera lo colloca nel
l’ apogeo sovversivo di una sinistra bellezza, che anticipa i giorni dell’ ira o
quelli dell’ amore dell’ uomo per i suoi simili.
La lavorazione di Salò... suscita perplessità e il cast è tenuto in una specie di
limbo espressivo dove nessuno sa bene cosa fare o cosa interpreta (nemmeno i
pochi attori professionisti). Nessuno ha il copione e quelli che circolano sono
soltanto canovacci senza dialoghi, (ili attori dicono le battute al momento del
le riprese e sovente sono solo numeri... la dissolutezza del crimine viene degra
data in lunghi silenzi ed estenuanti monologhi, la lingua della violenza afferma
una visione della realtà che è aberrazione, una disperata corruzione o gioco al
massacro della “ perduta giovinezza” . Pasolini si scaglia contro ogni forma di
educazione istituzionale, fa un discorso da “ cattivo maestro” o “ profeta solita
rio” dove l’etica del male diviene una lezione di vita che provoca (fa uscire fuo
ri) una rivisitazione/scontro tra Eros c Thanatos (tra amore e morte) che ri
mandano le loro pulsioni alla lotta della coscienza. Elsa De Giorgi, Caterina
Bora Ito e Helène Surgère (doppiata da Laura Betti) interpretano le puttane
con grande pregnanza del ruolo... sul corpo fuori tempo della Buratto sembra
passare tutto il “ cinema in camicia nera” e il volto incipriato, diafano della
Surgère ricorda non poco la Gloria Swanson di II viale del tramonto di 13iIIy
Wildcr. (ili otto ragazzi e le otto ragazze appaiono un p o’ spauriti o perfino
troppo ribaldi... anche i quattro soldatini alternano a momenti di legnosità at-
torale ad altri più sanguigni, Tinsiemc risulta un’ attoralità così estraniante e
frammentata di difficile decifrazione.
Il film si apre con un rastrellamento dei ragazzi nelle campagne dell’ Italia set
tentrionale e solo in questo “ Antinferno” come preludio dell’ orrore, la luce dei
campi ricorda la bellezza figurativa di molto cinema pasoliniano. C’ è anche un
partigiano ucciso dai fascisti ed è un anticipo del “ film cattivo, senza speranza,
tinto di violenza e nel quale, però, si vede poche volte il sangue” , del quale par
lava Pasolini. Al posto del castello di De Sade c ’ è una villa e qui le vittime ac
cetteranno il loro destino crudele come necessità, “ identificandosi quindi con
l’ aggressore” (Theodor Adorno). E quanto in effetti hanno fatto milioni di mor
Pier Paolo Pasolini/II cwefnft in co rp o
ti noi campi di sterminio sotto Hitler, Stalin e in modo più sofisticato (ma non
meno atroce) sotto i regimi neocolonialisti delle democrazie affluenti. Orrore
stare attenti ai “ moralizzatori” , perche sovente dietro i loro strali profetici si
celano la camere a gas della ragione storica. Per non dimenticare, basta legge
re un Libro, quello sulla distruzione degli ebrei d ’ Europa, di Raul Hilberg, per
comprendere a fondo gli orrori di cui è stata capace di fare una parte di uma
nità contro un’ altra. 107 L’insegnamento di questa barbarie non sembra avere
avuto effetto sui detentori dei grandi interessi economici/politiei della terra...
perché ovunque si pratica il genocidio sistematico contro popolazioni inermi,
colpevoli soltanto di essere povere c sovente nate su una terra ricca.
In Salò... c ’ è solo “ un momento di consapevolezza politica, che getta un’inat
tesa luce su tutto il film ’ (Pier Paolo Pasolini), quando il ragazzo viene sor
preso con la serva di colore e prima di essere ucciso alza il pugno chiuso con
tro i suoi uccisori. Le esecuzioni sono visualizzate nei quattro modi di uccidere
“ che le nostre istituzioni giurìdiche ancora praticano: impiccagione, fucilazio
ne, garrota e sedia elettrica” (Pier Paolo Pasolini). La sodomia, il masochismo,
il sadismo... dei quali è stato accusato il film galleggiano in ogni sequenza ma
non è a questo che a Pasolini importa dire, quanto la fine del piacere e l’ ab
brutimento dei corpi che il potere ha corrotto e violentato. 11 film suscita criti
che sonanti c si distinguono per le loro salaci sciocchezze interpretative Italo
Calvino, Enzo Biagi, Giovanni Grazzini, Fernaldo Di Giaminatteo... Calvino
scrive (malamente) che “ la mancanza di chiarezza intcriore obbliga Pasolini a
una serie di manovre diversive, a fingersi come bersaglio un 'potere* che più
egli cerea di determinare storicamente più si fa astratto e generico, a accusare
tutto il mondo di corrompere e lasciarsi corrompere, tranne se stesso... Un ef
fetto *mora le1 da Sade si può ricavare solo se la "denuncia’ tiene il suo indice
puntalo non su gli altri ma su noi stessi. Il “luogo dell’ azione’ può essere solo la
nostra coscienza” . 108 Che bella scoperta questa di Calvino. Le sue parole si
possono leggere in qualsiasi messale di teologia applicata o nel manuale di qual
siasi boia, tanto sono così finemente inutili. Il patriarca del giornalismo italia
no, Biagi. con quell’ aria discinta e sprezzante da sindacalista al servizio per
manente dei valori dominanti... si fa avanti, anche se si dichiara “ incompeten
te” (ed è vero) sulla materia filmica, vede in Salò... una “ triste e noiosa con
fessione, il trionfo del deretano inteso come messaggio, il gioco macabro di una
fantasia alterata, un esercizio che richiederebbe, più che l’ interpretazione del-
l’ estcta, quella dello psichiatra” . 109 La stupidità non ha età. Tutte le verità
prostituite cominciano con un conflitto su ciò che non si comprende e finiscono
col gridare “ Fuoco!” al plotone di esecuzione. Ciascuno è responsabile della
propria imbecillità. La storia è zeppa di cadaveri scorticati da chi (come Biagi)
ha trasformato 1*acquasantiera dei propri trionfi mercantili, nel pulpito dove
anche l’ ultimo scemo della chiesa è più vivo del retore sull’ altare dove è stato
sgozzato l’ agnello di un Dio che non è mai esistito (se non sulla punta della spa
da dei tiranni o sulle croci dove impalavano i ribelli per far posto agli asperso
P in o B ertelli
ridotto a cosa. È un’ insubordinazione antica. Luis Bunuel, Jean Vigo, Dziga
Yertov, Jean-Luc Godard, Jean-Marie Straub, Miklós Jancsó... Favevano dis
seminata nei loro film... curiosamente, Pasolini, concepisce Salò... in rappor
to con Vanarchia del potere (?). Anzi sostiene che “ il potere è anarchico. E in
concreto, mai il potere è stato anarchico che durante la repubblica di Salò...
Nel potere - in qualsiasi potere, legislativo e esecutivo - c ’ è qualcosa di bellui
no. Nel suo codice e nella sua prassi, infatti* altro non si fa che sancire e ren
dere attualizzabile la più primordiale e cieca violenza dei forti contro i deboli:
cioè, diciamolo ancora una volta, degli sfruttatori contro gli sfruttati. L’ anar
chia degli sfruttati è disperata, idillica, e soprattutto campata in aria, eterna
mente irrealizzata. Mentre l’ anarchia del potere si concreta con la massima fa
cilità in articoli di codice e in prassi” . 115 La nozione di Anarchia in Pasolini
ci lascia perplessi. In quanto consideriamo Pasolini un utopista inguaribile.
L’Anarchia degli utopisti è proprio quella che gridava Ilenri D. Thoreau: “ Il
compito più importante che ci aspetta in questo momento è di costruire castel
li in aria” . Non dobbiamo avere paura che il nostro lavoro vada perduto. Una
società Anarchica non significa Disordine o Caos ma assenza di Ordine come
cemento sociale repressivo. Filosofi come Godwin, Fourier, Owen, Nietzsche o
poeti Whitman, Rilke, Wilde o Rimbaud... consideravano le istituzioni umane
completamente esterne all’ uomo/alla donna... “ esse significavano altrettante
camicie di forza che maligni governanti avevano stretto intorno alla comunità
per far sì che persone sane e ragionevoli si comportassero come pazzi” . 116
Considerare il “ potere anarchico” (come fa Pasolini) è abbastanza generico.
Cosa, fra l’ altro, che il suo stesso film, smentisce.
In Salò... Pasolini infrange la ripetizione dell’ eros come degenerazione del po
tere e consumazione dei corpi. Che c ’ entra l’ anarchia? Niente. Il modello che
Pasolini incrina è - il modello di Dio - . . . perchè nel momento che gli dei del po
tere “ lo negano non freddamente diciamo così secondo la filosofia razionale, li
bertina - ma con passione, lo rendono reale. Lo accettano come modello” (Pier
Paolo Pasolini). In tutto questo. Salò... è un “ mistero medioevale, una sacra
rappresentazione, molto enigmatica. Quindi non deve essere capito, guai se
fosse capito. Voglio dire il film. Certo che rischio di essere io stesso capito ma
le, ma è intrinseco al film anche questo” (Pier Paolo Pasolini). Come infatti è
successo. Pasolini non confonde l’ideologia col messaggio, nè il messaggio col
senso... “ Il messaggio pertiene per metà (quella logica) all’ideologia, per l’ altra
metà (quella alogica) al senso. Il messaggio logico è quasi sempre sclerotico,
menzognero, pretestuale, ipocrita, anche quando è sincerissimo. Chi potrebbe
dubitare della mia sincerità quando dico che il messaggio di Salò è la denuncia
dell’ anarchia del potere e dell’ inesistenza della storia? Eppure così enunciato
tale messaggio è sclerotico, menzognero, pretestuale, ipocrita, cioè logico della
stessa logica che non trova affatto anarchico il potere e che trova esistente la
scoria, anzi, pone ciò come un dovere. La parte del messaggio che pertiene al
senso del film è immensamente pili reale, perché include anche tutto ciò che
Pino B ertelli
l’ autore non sa, c ioè l’illimitatezza delia sua stessa restrizione sociale storica.
Ma tale parte del messaggio è imparabile, non può che esser lasciata al silenzio
e al testo. Ora cos’ è, infine, il senso di un’ opera? E la sua forma. Il messaggio
quindi è formale: c, appunto per questo, illimitatamente carico di tutti i conte-
miti possibili purché coerenti (in senso strutturale) tra loro” . 117 Tutto vero.
Salò comunque, è una requisitoria radicale contro il potere e il suo messaggio
non lascia spazi che ad una ritrovata/utopica innocenza giovanile (vedi il pu
gno alzato comunista c il hallo finale dei due giovani). L’ utopia pasoliniana qui
è tanto più forte quanto più feroce era cresciuto il suo scetticismo nei confron
ti della nuova gioventù: “ ...come potrei più lare film come quelli della Trilogia
della vita? In Oriente ci sono stato, non posso mica tornarci. Qui, hai voglia a
tagliare capelli alle citrulle in jeans attillati e barbe da menippi o da bramirli:
ciò che salta fuori è sempre la stessa faccia infelice e vagamente sinistra che ti
guarda non si sa se con provocazione o con aria supplice, se mediti di chieder
ti aiuto o di darti un calcio. Non resta che adattarsi. E poiché l’ adattamento è
una sconfitta e la sconfitta rende aggressivi e magari anche un p o ’ crudeli, ec
co SaZò, o diciamo pure salaud” . 118 La critica è feroce. Coglie il cuore della
realtà giovanile del nostro tempo. Il film resta a testimoniare quelTangoscia di
morte (e quella folgorazione utopica della vita) clic Pasolini ha espresso in tut
ta la sua opera. Concordiamo con Alberto Moravia, (piando scrive elle Pasoli
ni è "il maggior poeta apparso in Italia nel dopoguerra. Un poeta civile che nel
la sua poesia civile si riallaccia a Leopardi, ne ha lo stesso atteggiamento: la pa
tria è degradata, e il poeta piange sulla sorte del proprio paese. Un poeta civi
le «die non canta le glorie della patria, ma le sue rovine; clic non esalta la forza
della patria, ma ne piange le debolezza e la degradazione” . 119 Salò è il film di
Pasolini <*he Glauber Rocha preferisce, "perché (dice il poeta dell’ estetica del
la fame e dell’ estetica della violenza latinoamericana) penso che sia il migliore
dal punto di vista della forma: sono belle le inquadrature, è ben montato, ben
recitato e il film diventa un corpo convincente, con una sua violenza esisten
ziale, e non la violenza teorica degli altri film. Perche in Salò egli dice la veri
tà quando afferma: Ecco, io sono pervertito, la perversione è il mio personag
gio, il mio protagonista ama i torturatori come io amo il mio assassino” .120
Ciascuno è profeta o vittima della propria intelligenza come della propria mor
te.
In SaZò..., Pasolini elabora la "filosofia scellerata” (Pierre Klossowski) di De
Sade per interrogare il sadismo del potere, ma è abbastanza improprio dire,
come fa Moravia, che "De Sade è uno dei pochissimi scrittori che avevano da
esprimere una rara anomalia psicologica: la particolare forma di crudeltà che,
appunto, va sotto il nome di sadismo. Cioè T)e Sade ha descritto il sadismo non
perché era scrittore ma perché era sadico. Analogalmente Poe ha descritto la
necrofilia non perché era scrittore rna perché era necrofilo” .1 21 Quello che
sembra non abbia compreso Moravia di De sade, è che il "divin marchese” ha
incrinato come nessuno il rapporto trasfigurato tra orfismo e tragedia. Tra
P ier P a o lo P a solin i/!! cin em a in c o r p o
ta” . Sette partigiani armati (fucile in spalla), guidati da un uomo con logli, mi
tra e binocolo al collo scendono a valle. Sembrano andare verso la tomba di An
tonio Gramsci montata in controcanto. 11 ritratto di Gianfranco Contini è sor
ridente, sereno. Parla e agita le mani. Segue un’inquadratura de II vangelo se-
concio Matteo, filmata nei pressi di Viterbo. Si vede Gesù/Irazocjui a capo sco
perto elle riceve il battesimo da il Battista. 11 frontespizio di Poesia informa di
rosa (1961-1964) è messo a contrasto con la fotografia del Gruppo ‘63, sette in
tellettuali dell’ a van guardi a letteraria visti come “ piccoli narcisi” . Nelle pagine
successive si vedono un gruppo di fascisti che fanno il saluto romano (c’è anche
una vecchia signora) contrapposti alla votazione del Premio Strega. È il 1968.
Quindi è la volta di Emilio Cerchi, elegante in abito spigato, cravatta e pan
ciotto, fissato addosso a uno scaffale di libri, sicuro di se. Di lato Sandro Pen
na, in un consunto maglione ed un'effeminata grazia d ’ altri tempi. Nelle ultime
foto si vedono la chiesa di Casarsa e il monumento ai caduti della Resistenza e
a fianco un gruppo di ragazzini africani, scalzi, poveri e austeri come le ca
panne del loro villaggio. Il libro uscirà postumo nel novembre 1975 ed è un pic
colo capolavoro di “ poesia visiva” . 122
In agosto, Pasolini va a Fregene a trovare Man Ray, ospite del gallerista Lu
ciano Anselmo. Lì conosce Pamico/amantc di Anseimo, il giovane fotografo Di
no Pcdriali. Pasolini stava lavorando al suo libro/testamento, Vasi Petrolio... e
chiese a Pedriali di fotografarlo, quelle immagini sarebbero servite per illu
strare il volume. Dopo qualche incontro (con richieste anche erotiche di Paso
lini verso il ragazzo), le cose fra i due si chiariscono, in quanto Pedriali disse a
Pasolini che anche lui era omosessuale e che amava “ gli stessi ragazzi che lui
amava” (Dino Pedriali). Il lavoro comunque andò avanti e Pasolini ospitò Pe
driali in un rifugio del poeta, nella torre di Ghia, presso Viterbo. Pasolini chie
se a Pedriali di essere fotografato nudo (in luce ambiente), a letto, in piedi e al
tavolo di lavoro, vicino a un cartella delle Lettere luterane inserita nella Oli
vetti “ lettera 22” ... Sovente Pasolini non guarda l’ obiettivo di Pedriali, posa
con non curanza e il fotografo sembra rubare l’ attimo impudico, sospeso tra il
gioco e l’ esibizione... gli scatti furono molti, le fotografie davvero buone, una o
due.
11 montaggio di Salò... assorbì Pasolini per quasi due mesi. Come è nolo, lui era
tra quei poeti del cinema che teorizzava il processo di montaggio alla moviola,
il momento in cui la scelta dei materiali è anche una scelta di morte,/ cioè di li-
berta creativa dell’ autore che si manifesta nell’opera. Il 31 ottobre (venerdì),
il produttore (Alberto Grimaldi), visionò la copia appena stampata di Salò... e
suggerì a Pasolini alcuni tagli riguardo a certe scene di coprofagia... pensava
che nel momento in cui quel personaggio col volto sporco di merda, che dopo
aver baciato un compagno era costretto a mangiare degli escrementi... “ la gen
te sarebbe uscita dalle sale (Alberto Grimaldi). Pasolini acconsentì di tagliare
qualche cosa nei giorni successivi ma il film sarà contaminato da altre mani e
altre intenzionalità “ poetiche” . Quella notte (tra FI e il 2 novembre)... Pascli-
.i—
l gj im*ms*
■
P ier P a o lo Pasolini/H cinem a in c o r p o
ili viene ammazzato a bastonale (per una marchetta) ila un ‘‘ragazzo di vita” ...
;ii limiti di un oampetto di calcio tra le baracche di Ostia. 123
piccola cronaca giudiziaria di un film maledetto. 31 ottobre 1975: Pier Paolo
Pasolini è ancora vivo quando Alberto Grimaldi, il produttore, compila la do
manda di revisione al fine di ottenere il permesso di proiezione in pubblico el
film Salò o le 720 giornate di Sodoma. Nel consueto riassunto della trama si ac
cenna al tema del film e, di sfuggita c vagamente a rituali sadici cui un gruppo
di ragazzi vengono sottoposti. Solo alcuni giorni dopo viene presentata la do
manda e il 12 novembre (Pasolini è morto da dieci giorni) viene reso pubblico
il giudizio: “ La Commissione, visionato il film, ascolta il produttore Grimaldi
il quale dichiara di essere disposto ad eseguire anche dei tagli se la Commis
sione lo ritiene opportuno. La Commissione, a unanimità, rileva che il film
nella sua tragicità porta sullo schermo immagini così aberranti e ripugnanti
di perversioni sessuali che offendono sicuramente il buon costume e come tali
sopraffanno la tematica ispiratrice del film sulVanarchia di ogni potere. Si
esprime pertanto parere contrario alla proiezione in pubblico del film stesso
Ma le commissioni di appello accolgono il successivo ricorso, che puntava sul
la personalità artistica dell autore del film, e stabiliscono che “ lo spettacolo
suscita sempre e soltanto disgusto. Il sesso - chiamato a simboleggiare il pos
sesso dispotico, devastatore e distruttore della creatura umana, quale viene
attuato dal potere politico assoluto, che il regista accusa di giungere (dVan
nientamento della personalità morale e fìsica delVindividuo, degradandolo ad
oggetto - , non assume mai nel film il carattere di un intenzionale ed eccitante
allusione alla lussuria” .
11 permesso viene dunque rilasciato, pur mantenendo il divieto ai minori di 18
anni contro il quale Grimaldi fa un ulteriore ricorso dove si sostiene che un’ o
pera non può contemporaneamente essere considerata artistica e oscena. A so
stegno dell’ artisticità di Salò o le 120 vengono citate 17 recensioni, italiane e
straniere, che riconoscono l’ alto valore estetico del film. Ma la battaglia legale
Ila una svolta il 13 gennaio 1976, quando la Procura di Milano ordina il seque
stro del film uscito da tre gionri nelle sale milanesi. Viene citato anche lo stes
so Grimaldi che “ ha realizzato e messo in circolazion e a scopo di lucro il sud
detto film costituito tutto da scene e da linguaggio osceno” . La sentenza è pe
santissima e porta al sequestro del film e alla condanna di Grimaldi, tenuto a
pagare 200.000 lire di multa e costretto a due mesi di reclusione (ovviamente
sospesi con la condizionale). Secondo la sentenza, “ il film, violando aperta
mente la sfera della riservatezza sessuale ed offendendo il senso morale del-
/ uomo comune, era di un’oscenità allucinante, sia che le immagini rappre
sentate fossero considerate singolarmente, sia che le stesse venissero riviste nel
loro insieme ed in tutto il contesto dell’opera” . Inoltre “ Vinevitabile patente di
oscenità delVopera non poteva ritenersi annullata da alcun pregio artistico,
ne per forma né per contenuto” . Grimaldi ricorre in appello, in considerazio
ne del fatto che il principio ispiratore delVarl. 529, per l’identificazione del-
Pino Bertelli
tri. Ma state attenti. L’inferno sta salendo da voi. E vero che viene con ma
schere e con bandiere diverse... Non resterà per tanto tempo l’ esperienza pri
vata e rischiosa di chi ha, come dire, toccato la vita violenta. Non vi illudete.
E voi siete, con la scuola, la televisione, la pacatezza dei vostri giornali, voi sie-
P ier P a o lo P a so lin i/!! cin em a in c o r p o
JL9LL
P ie ^ P a o I o F a sòffln rn ^ m ru i^ in c o r p o
A 25
P ino B ertelli 1
Pasolini dissemina in ogni inquadratura... affermando cioè che non ci può es
sere nessun autentico lirismo senza un pizzico di (autentica) follia amorosa. Di
più. Pasolini sostiene qui, che il crollo dell’ ordine costituito avviene sempre
per un eccesso di poesia interiore. “ Le esperienze soggettive più profonde sono
anche le più universali, perché in esse si tocca il fondo originario della vita”
(E.M. Cioran). Un altro critico americano, Rex Reed, mostra quanto la cecità
del momento gli sia fatale e vede in Salò... “ uno spregevole e nauseante pezzo
di immondizia, che schiferebbe gli avventori di un bordello della 42esima stra
da... Chiunque abbia a che fare con questa aggressione all’ umanità dovrebbe
essere arrestato... È un calderone di sconvolti e disperati, Fopera di una men
te bacata e malata, e a New \ork non vogliamo averla tra i piedi. Abbiamo già
abbastanza rifiuti avariati. Non è il Lincoln Center [la sede del Festival] il po
sto giusto per Sa/ò, ma il cesso” . 131 Sovente la stupidità prende la mano alla
ragione e ricorre alla frusta, alla galera o alla forca... il vero senso dell’ agonia
si ha quando la rivelazione dell'amore travalica l’immanenza della morte so
ciale... Ognuno porta in se non soltanto le tracce della propria esistenza ma an
che gli scranni della propria morte. Perché la vita è soltanto una prolungata
agonia dei propri sogni come delle proprie cadute.
Sulla morte di Pasolini, lasciamo in eredità le preziose parole di Franco Forti
ni: “ Ci si commuove per la morte di Pasolini più che per quella di un altro qual
siasi militante solo perché era Fautore di qualcosa che è, o può, diventare no
stro; e allora questo qualcosa, questa eredità guardiamola... fuor del consiglio
di prendere i suoi libri di versi e di capirli. Gli sono stato amico per molti an
ni; avverso per altri; sempre ho cercato di intenderlo e amarlo. Ho in connine
con lui la divisione, la dupliclità di cui si fa, quando si fa, la poesia. Nel testo
autentico d ’ altronde, come nell’ attimo della morte, coincidono elezione desti
no, scelta e inevitabilità. Meno commozione per Pasolini, più amore c intelli
genza per quello che egli ci ha detto (4 novembre 1975)... Quel che chiamava
"vita’ era solo il sapore della morte, è quasi ovvio ricordarlo. E che la morte
non fosse che un delizioso soprassalto delle viscere, lo sapeva fin troppo bene.
Era fedele solo a se stesso; cioè a un padrone crudele e distruttore. La sua li
bertà era solo il sogno di disporre del mondo, dei suoi corpi e testi: era dunque,
una schiavitù. Il suo comuniSmo, esattamente come il suo cristianesimo, era so
lo un sistema di reti che intesseva per poi disfarne faticosamente i nodi. La sua
opera resta come un grande palazzo splendido, abbandonato dopo il passaggio
di una epidemia. Lo si visita per sapere com’ c finita l’ Italia delia nostra giovi
nezza. 0 , per parlare più precisamente, per sapere quel era l’immagine ingan
nevole che del nostro paese, del mondo intero, della poesia e dei nostri doveri,
troppo a lungo abbiamo, insieme a Pasolini, portato attraverso le nostre esi
stenze. Eppure questo basta alla sua gloria; e alla nostra” (6 novembre
1985). 132 Ti temerà tino finché splenderà il sole, finché brillerà la luna, di ge
nerazione in generazione [scrivevano gli antichi dei guerrieri di luce o dei co
spiratori di sogni]... perché solo la poesia ereticale deH’ amore può spengere
P ie r P a o lo Pusoììni/D cin em a iu c o r p o
l'odio istituzionale dei secoli e mettere fine sia alla farne di Dio che alla fam e di
pane.
Salò o le 120 giornate di Sodoma ha continuato ad essere sequestrato, disse
questrato, processalo fino agli anni ‘80... ed infine assolto dalla Corte d ’ Ap-
pello di Milano (sentenza confermata in Cassazione) che lo giudicò: "‘opera
d ’ arte e documento di raro valore etico” . Salò o le 720 giornate di Sodoma -
sotto qualsiasi taglio io si veda o giudichi —resta il film più tormentato ed ever
sivo di un maestro del cinema di poesia. Quando Pasolini viene assassinato ai
confini di una periferia invisibile —come uno dei personaggi che tante volte ave
va descritto/filmalo nelle sue opere —... per molti era morto VAgnus Dei, per al
tri un teppista degenerato. Per qualcuno era scomparso uno dei più grandi
poeti del nostro secolo, un maestro del cinema civile, un uomo con le sue diffi
coltà esistenziali e i suoi sogni amorosi, spezzati dalla stupidità di un ragazzo
di borgata, un marchettaro semianafabeta, incapace di amare e di essere ama
to. Sui resti di Pasolini ancora sporchi di sangue c del fango di periferia...
qualcuno si era affrettato a dire che con la sua scomparsa anche il suo pensie
ro aveva cessato di esistere. E vero il contrario! A dispetto dei suoi scorticato-
ri di professione (in abito talare o in doppiopetto fa lo stesso)... Pier Paolo Pa
solini continua ad essere un riferimento costante della cultura/politica interna
zionale e Pinsieme delle sue opere continuano a partecipare, a combattere, a
insorgere a fianco degli oppressi di tutto il mondo. Pier Paolo Pasolini è vivo,
perché è viva la poesia utopica/erctieale del suo pensiero.
Ti puoi dimenticare con chi hai riso ma non ti dimenticherai mai con chi hai
pianto o sognato un mondo più giusto e più umano per tutti.
Indice
n
Goffredo Fofi................................................................................. i
Enrico Gliozzi.................................................................................
Pasolinaria
Elogio e difesa di Pier Paolo Pasolini.
1. L’ amicizia, l’ amore, l’ omosessualità....................................... 15
JI. La trasparenza amorosa dell’ anarca..................................... 17
III. Il cinema in utopia.................................................................. 19
Capitolo I
Poetica dell9imperfezione 1961/1964
I. Le lacrime di INietzsche e l’ anarchia di Accattone................. 23
IL II cinema in corpo di Pier Paolo Pasolini.............................. 51
111. Atti impuri di un eretico........................................................ 67
Capitolo II
Uutopia del dolore 1965/196)7
1. In principio era la luce... poi un avvenire al cianuro........... ..91
IL II cinema di poesia o la poesia nel cinema............................. 112
III. INori riconciliati o solo violenza aiuta dove violenza regna 126
Capitolo 111
La trasfigurazione delVirrealtà 1968/1970
I. Il sonno delle spade e la vita sognata dell’ omosessualità...... 159
II. Fragole & sangue di una stagione all’inferno...................... 182
III. La rivoluzione egualitaria.................................................... 214
Capitolo IV
Estetica della provocazione 1971/1975
1. Le ceneri di Pasolini e la poetica della seduzione.................. 243
IL Dall’ età dell’i nnocenza all’ età della corruzione.................. 280
III. Da un fascismo all’ altro e la scomparsa delle lucciole....... 302
Note................................................................................................. 331
Filmografìa pa soli rilana.............................................................. .349
Indice dei nomi.............................................................................. .371
Note
Cap.I
Poetica delPini perfezione 1961/1964
100. Adelio Ferrerò: Il cinema di Pier Paolo Pasolini, pag. 30, op. cit.
101. Luigi Faccini: Filmcritica, 161, ottobre 1965
102. Pier Paolo Pasolini: Vie Nuove, 20 settembre 1962
103. Bari David Schwartz: Pasolini requiem, pag. 629. op. cit.
101. Sandro Pctraglia: Pier Paolo Pasolini, La Nuova Italia 1974. pag. 56
105. Maurizio Ponzi: Filmcritica. 158, giugno 1965
106. Jean Delmas: Jeune cinema. 101, mrs 1977 (citato in I film di Pier Paolo Pasolini, di Lu
ciano De Giusti. Cremese 1983, pag. 64)
107. Vedi: La macchina!cinema e l immaginario assoggettato. Trattalo di liberazione degli
sguardi, di Pino Bertelli, Nautilus 1987
108. Renato Curdo, Mauro Rostagno: Proposta di foglio di lavoro, dattiloscritto originale,
Trento 17 dicembre 1968, archivio della rivista Tracce.
109. Vedi: L'Italia delle stragi 1. Da Portello, della Ginestra alla strategia della tensione, nella
relazione della Commissione stragi, Il Minotauro 1997
P ier P a o lo Favolilii/Il cineinu in c o r p o
Cap.II
i;u to p ia del d o lo r e 1 9 6 4 /1 9 6 7
33. Adelio Ferrerò: II cinema di Pier Paolo Pasolini. Marsilio 1994, pag. 58
34. Pier Paolo Pasolini: L'usignolo dello chiesa cattolica. Einaudi 1976, pag. 85
35. Pier Paolo Pasolini: Cit. a memoria
36. Alberto Moravia: L'Espresso. 4 ottobre 1964
37. Pier Paolo Pasolini: Il Vangelo secondo Matteo, Garzanti 1994, pagg. 14/15
38. Vedi: Pasolini requiem, pag. 643. op. cit.
39. Vedi: Apocalisse, di Giovanni, a cura di Cesare Angelini, Einaudi 1972. pagg. 11/17/55
40. Vedi: Il Vangelo secondo Matteo, pagg. 73/89. op. cit.
41. Raoul Vaneigcm: Il movimento del libero spirito. Indicazioni e testimonianze sugli affiora
menti della vita alla superficie del Medioevo del rinascimento incidentalmente della nostra epo
ca. Nautilus 1995, pagg. 41/42
42. Vedi: Pasolini requiem, pag. 668. op. cit.
43. Vedi: Uccellarci e uccellini, di Pier Paolo Pasolini, Garzanti 1966, pagg. 7/31
44. Ernst Jtinger: Lo stato mondiale. Organismo e organizzazione, Guancia 1998, pag. 19
45. Pier Paolo Pasolini in: Cinema A Eilm, n. 1, inverno 1966-67, pag. 4
46. Pier Paolo Pasolini in: Cinema & Film” , pag. 5, op. cit.
47. Lino Micciché: Avanti!. 12 maggio 1966
48. Mino Argentieri: Rinascita, XXIII, 21.21 maggio 1966
49. Guido Fink: Cinema Nuovo, XV, 184, novembre-dicembre 1966
50. Alberto Moravia: L’ Espressso, 15 maggio 1966
51. Vedi: Microfisica dei poter i, Einaudi 1977; Sorvegliare e punire, Einaudi 1976: L'ordine del
discorso, Einaudi 1972 di Michel Foucault
52. Vedi: L’ovvio e l'ottuso, Einaudi 1985: Barthes di Roland Barthes, Einaudi 1975: La grana
della voce, Einaudi 1986 di Roland Rarthes
53: Vedi: Ai viventi sulla morte che li governa e sulPopportunilà di disfarsene, Nautilus 1998
54. Pier Paolo Pasolini, in: Cinema A Film, n. 1, pag. 6, op. cit.
55. Serafino Murri: Pier Paolo Pasolini, Il Castoro Cinema 1994, pag. 66,
56. Pier Paolo Pasolini, in: Tracce n. 25, invero 1997
57. Hannah Arendt: Le origini del totalitarismo. Comunità 1967, pag. 640
58. Vedi: Oltre la linea, di Ernst Jiinger e Martin Heidegger, Adelphi 1989
59. Vedi: I na stanza tutta per sé, di Virginia Wolf, SE 1993
60. Vedi: Racconti c-assidici. I dieci gradini della saggezza, di Martin Buber, Red 1997, pag. 71
61. Vedi: Un film ài Pier Paolo Pasolini, Uccellarci e uccellini, di Pier Paolo Pasolini, Garzan
ti 1966
62. Pier Paolo Pasolini: Le regole di un’illusione, pag. 131, op. cit.
63. Vittorio Paliotti: Totò il principe del sorriso, Fiorentino 1987, pag. 166
64. Pino Bertelli: Luis Huhuel. Il fascino discreto delVanarchia, BFS 1996. pag. 77
65. Pier Paolo Pasolini: Un film di Pier Paolo Pasolini. Uccellacci e uccellini, pag. 57, op. cit.
66. Franco Fortini: Cit. a memoria
67. Enrico Ghezzi: Cose (mai) dette. Fuori orario di fuori orario. Bompiani 1996, pag. 92
68. Adelio Ferrerò: Il cinema di Pier Paolo Pasolini, pag. 73, op. cit:
69. Vedi: LAnarchia. Storia dei movimenti libertari nel mondo, di Domenico Tarizzo. Monda-
dori 1976
10. Max Stirner: L'unico e la sua proprietà. Vulcano 1977
11. Breve sfocia del mondo, di Ernst IT. Gombrich, Salani 1997
72. Pier Paolo Pasolini: Cinema A Film, n. I, inverno 1966-67, pag.4
73. Pier Paolo Pasolini: Cinema A* Film. il. 1. inverno 1966-67, pag.5
74. Pier Paolo Pasolini: Le regole di un’illusione, pag. 127, op. cit.
nl5. Pier Paolo Pasolini: Le regole di un ’illusione, pag. 128, op. eit.
76. Luigi Faccini, in: Cinema A: Film, n. 1, pag. 6, op. cit.
77. Luigi Farcini, in Cinema & Film, n. 1, pag. 63. op. cit.
78. Luigi Faccini, in: Cinema & Film, n. 1, pag. 64, op. cit.
i9. Roman Jakobson, in: Cinema & Film, n. 2, primavera 1967, pag. 160
80. Roman JakoI)son, in: Cinema & Film, pag. 164-, op. citata sopra.
8J. Christian Metz. in Cinema & Film, pag. 171, op. citata sopra.
82. Christian Metz, in Cinema & Film, pag. 172. op. citata sopra.
83. Jean-Luc Godard: Cit. a memoria
84. Christian Metz: Linguaggio e cinema, pag. 97, op. cit.
85. Jean-I.nc Godard: Il cinema è il cinema. Garzanti 1981, pag. 99
86. Pier Paolo Pasolini: Empirismo eretico. Garzanti 1972.
87. Pier Paolo Pasolini: Empirismo eretico, op. cit.
88. Vedi: Defitto Fimmagine. Il cinema tra strutturalismo e semiologia, a cura di là borio Ter
mine. Tirrenia-Stampatori 1979
89. Felix Guattari: La rivoluzione molecolare, Einaudi 1978
90. Roland Barthes, in: Dentro Fimmagine. Il cinema tra strutturalismo e semiologia. pag. 57,
op. cit.
91. Vedi: Dentro Fimmagine. Il cinema tra strutturalismo e semiologia, pagg. 1/26. op. cit.
92. Pino Bertelli: La macchinaicinema e Fimmagìnario assoggettato. Trattato di liberazione de
gli sguardi, Nautilus 1987
93. Vjaceslav Ivanov, in: Dentro lo schermo..., pag. 166, op. cit.
94. Vedi: Andrej Tarkovskij: Scolpire il tempo, Ubulibri 1988
95. Luigi Faccini, in: Cinema & Film, n. 2, primavera 1967, pag. 179
96. E la lettura cinematografica alla quale si affrancano Metz, Barthes, Pasolini...
97. Francesco Casetti, Federico Di Olio: Analisi del film, Bompiani 1990, pag. 158
98. Roland Barthes, in: /Vuovi Argomenti, n. 2, aprile-giugno 1966
99. Pier Paolo Pasolini: Un film di Pier Paolo Pasolini..., pag. 10, op. cit.
100. Vedi: Appunti per una semiologia delle comunicazioni visive, di Lmherto Eco. Bompiani
1967: Cinema: lingua e scrittura, di Gianfranco Bettetini, Bompiani 1968: Semiotica ed estetica
di Emilio Garroni, Laterza 1968
101. Marshall McLuhan: Gli strumenti del comunicare. Il Saggiatore 1979
102. Vedi: L'utopia o la migliore form a di repubblica, di Thomas More, Laterza 1993
103. Il annali Arendt: Sulla rivoluzione. Comunità 1996, pag. 124
104. Vedi: L'utopia e le sue form e, a cura di Nicola Matteucci, 11 Mulino 1982; Inopie degli an
ni ‘HO, a cura di Giuseppa Saccaro Del Buffa, Arthur O. Lewis, Gangenii 1986: Ideologici e uto
pia, di Karl Mannheim, Il Mulino 1965; L’utopia selvaggia, a cura di Emanuele Amodio, La
Fiaccola 1981
105. Carlo Pisacane: Saggio sulla rivoluzione, a cura di Giaime Pintor, Einaudi 1956, pag. 17
106. Carlo Pisacane, pag. 229, op. cit.
107. Vedi: Le regole di un illusione, di Pier Paolo Pasolini, a cura di Laura Betti e Michele Gu-
linueci, Associazione “ Fondo Pier Paolo Pasolini” 1991. pagg. 131/135
108. Sandro Petraglia: Pier Paolo Pasolini, pag. 81, op. cit.
109. Goffredo Fofi, in: Ifilm di Pier Paolo Pasolini, di Luciano De Giusti, Gremese 1983, pagg.
79/80
110. Pier Paolo Pasolini, in: Filmcrilica, n. 174, 1967
111. Vedi: Fotogenia. Storie e teorie del cinema, il colore nel cinema, n. 1, Clueb 1994
112. Pier Paolo Pasolini: Pier Paolo Pasolini. Il cinema informa di poesia, Ginemazcro, 1979.
pag. 65
113. Pier Paolo Pasolini, in: Pasolini requiem, pag. 707, op. cit.
114. Giulio Cesare Castello, in: Bianco e Nero, XXIX. 7-8, luglio-agosto 1968
115. Giuseppe Turroni. in: Filmcritica, XIX, 191, settembre 1968
116. Vedi: Pier Paolo Pasolini, di Sergio Areeoo, Partisan 1972
117. Laura Betti, in: Le regole di un illusione, pag. 150, op. cit.
118. Vedi: 'fatò Fuomo e la maschera, di Franca Faldini e Goffredo Fofi, Feltrinelli 1977
119. Totò: Tato, di Franca Faldini e Goffredo Fofi, Pironti 1987, pag. 70
337
Pino Bertelli
120. Pier Paolo Pasolini, in: Tato, di Franca Caldini e Goffredo Fofi, pag. 296, op. cit.
121. Totò, in: Le regole di un illusione, pag; 150. op. cit.
122. Vedi: L'angelo raduto. di Steve Turncr, Fazi 1997. pag. 15
123. Vedi: Della miseria nelTambiente studentesco. Considerala nei suoi aspetti economici, po
litici, psicologici, sessuali e soprattutto intellettuali, e di qualche mezzo per porvi rimedio, di
Musthapha khayati, Nautilus 1988: La società dello spettacolo, di Guy E. Debord, Vallecchi
1979: Trattato di saper vivere ad uso delle giovani generazioni. di Paoni Vaneigeni, Vallecchi
1973
121. Vedi: Rovesciare il mondo. Storia dellTnternazionale Situazionista. di Jean-Francois Nlar-
tos, SugarCo 1991. pag. 140
125. Jean Baudrillard: La trasparenza del male. SugarCo 1991. pag. 47
126. Vedi: Il caos. Le leggi del disordine, a cura di Giulio Casati, Le scienze 1991
127. Pier Paolo Pasolini, in: Cinema & Film, inverno 1966-67. op. cit.
128. Friedrich W. Nietzsche: Così parlò Zarathustra, Editrice Apuana 1935-36
129. D. A. De Sade, Cit. a memoria
P ier P a o lo P asolin i/!! cin em a in c o r p o
Gap. Ili
La trasfigurazione delTirrealtà 1966/1970
40. Vedi: Il genocidio degli ebrei d'Europa, di Bruno Sepi e, li Saggiatore. Flammarion 1908
41. Vedi: Formidabili quegli anni, di Mario Capanna, Rizzoli 1988
42. Vedi: L’Orestiade. traduzione di Pier Paolo Pasolini, Einaudi 1996
42. Pier Paolo Pasolini, in: Le regole di un illusione, pag. 180. op. eit.
44. Pier Paolo Pasolini: Inodore dell'India. Longanesi 1974. pagg. 111/1 12
45. Sandro Petraglia: Pier Paolo Pasolini, La Nuova Italia 1974, pag. 9049. Vedi: Teorema, di
46. Pier Paolo Pasolini, Teorema, Garzanti 1994
47. Pier Paolo Pasolini: Le regole di un'illusione, pag. 180. op. eit.
48. Vedi: Illuminazioni, di Arthur Riinbaud. SE 1986: Elegie duinesi. di Rainer Maria Rilke,
Fabbri 1997: Duende. Teoria e giuoco, di Federico Gareia Lorea. Semar 1996: L'angelo stermi
natore (1961), film di Luis Bunuel
49. Pino Bertelli: L'angelo del non-dove. Encomio sull'eresìa dell’amore e sulla ribellione del
cuore dei ladri di sogni, Traci-Edizioni 1996
50. Vedi: Per una storia del movimento operaio, di Vittorio Eoa, Einaudi 1980
51. Pino Bertelli: Luis Bunuel, Il fascino discreto dell'anarchia, BFS, 1996. pag. 92
52. Felix Guattari: La rivoluzione molecolare, Einaudi 1978, pag. 15
53. Sandro Petraglia: Pier Paolo Pasolini, pag. 94. op. eit.
54. Pier Paolo Pasolini in: Le ceneri di Grajnsci. (Le poesie). Garzanti 1971
55. Koala Jewell: Pier Paolo Pasolini, una storicità poetica. Empirìa 1997, pag. 30
56. Pier Paolo Pasolini: Cit. a memoria.
57. Pier Paolo Pasolini: Le regole di un’illusione. pag. 180. op. eit.
58. Giovanni Grazzini: Corriere della Sera. 6 settembre 1968
59. Padre Caludio Sorgi: L'Osservatore Romano. 7 settembre 1968
60. H.H.: Filnis in Review, New York, 6 June 1969 (citato da Luciano Giusti. I film di Pier Pao
lo Pasolini, pag. 99. op. cit.)
61. Pier Paolo Pasolini: Cinefonim, IX, maggio 1969
62. Laura Betti: Le regole di un'illusione, pag. 185, op. cit.
63. Anne Wiazemskv: Le regole di un’illusione, pag. 184, op. cit.
64. Pier Paolo Pasolini: Cit. a memoria
65. Pier Paolo Pasolini: Pasolini requiem, pag. 741, op. eit.
66. Pier Paolo Pasolini: Le regole di un'illusione, pag. 182, op. eit.
67. Pier Paolo Pasolini: Cit. a memoria
68. Vincenzo Patanè. in: Lo schermo velato, di \ ito Russo, Baldini & Castoldi 1999. pag. 450
69. Pino Bertelli: Cinema e diversità 1895-1987. Storie di svantaggio sul telo bianco. Masche
ramento. mercificazione, autenticità, Notor Editore 1994
70. Vito Russo: Lo schermo velato, di Vito Russo, Costa X Nolan 1984
11. Vedi i libri di lettura estiva, buoni per signori X signore di tutti* le età c ogni ceto sociale, del
gesuita .Anthony de Mello: Messaggio per un ’aquila che si crede un pollo. La lezione spirituale
della consapevolezza. Piemme 1997 o Chiamati all'amore. Conosci te stesso per essere felice.
Mondadori 1997
1 2 . N e l m i o l i b r o ( o l o g r a f i c o . Il p a n e & le r o s e d e l l a f o t o g r a f i a d i s t r a d a ( T r a c e - E d i z i o n i 1 9 9 8 ) . h o r i c o r d a t o In m i a a m i c i
z i a g i o v a n i l e c o n P i e r P a o l o P a s o l i n i e il n o s t r o i n c o n t r o n e i g i o r n i d e l l a c o n t e s t a z i o n e d e l l a M o s t r a d e l C i n e m a a V e n e z i a
nel 1968.
/ m i g l i o r i a n n i d e l l a n o s t r a v ita e n i e n t e b a c i s id la h o r c a
L a p r i m a m a e e h i n a f o t o g r a f i c a m e l 'h a r e g a l a t a P i e r P a o l o P a s o l i n i , n e l 1 9 5 8 . A v e v o q u i n d i c i a n n i . F r a u n a K o l l e i . . . c o n
u n a b o r s a d i p e lle n e r a e l 'i n t e r n o r o s s o c a r d i n a l e . F a c e m m o a l c u n e f o t o g r a f i e a lla s t a z i o n e d i L i v o r n o . . . u n m a r i n a i o c o n
gli o c c h i a l i e u n s a c c o d i t e la s u l l e s p a l l e , u n a s i g n o r a c o n i c a p e l l i r a c c o l t i a t r e c c i a e u n v e s t i t o l e g g e r o - l c g g e r o c h e a d o g n i
p a s s o s e m b r a v a v o l a r e v i a . . . g u a r d a v o il s e n o g o n f i o e i c a p e z z o l i c h e gli l i n e a v a n o le r o s e t a t u a t e s u l v e r d e . . . l e l a b b i a e r a
n o r o s s o - f r a g o l a d a i n z u p p a r e n e l l a t t e c il s u o p r o f u m o s a p e v a d i p i n i d i m a r e . . . s c h e r z a v a c o n d e i r a g a z z i s g u a i a t i e u n v e t
t u r i n o . a p p o g g i a t a a d u n c a l e s s e e o i c a v a l l o b i a n c o a t o p p e m a r r o n e d e g l i i n d i a n i . . . d i t r a v e r s o , f i s s a i s u l l a p e l l i c o l a il v o l t o
d i u n b a m b i n o p i c c o l o - p i c c o l o c h e si t e n e v a s ù c o n u n a s t a m p e l l a d i l e g n o , c h i e d e v a q u a l c h e s o l d o a i p a s s a n t i , in u n g i a r d i
n o c o n gli a l b e r i p o p o l a t i d i u c c e l - l a e e i e u c c e l l i n i .
A n d a m m o s u l l a s p i a g g i a , t r a gli s t a b i l i m e n t i c i n e m a t o g r a f i c i d i T i r r e n i a . F o t o g r a f a i u n a b a m b i n a m o r a , s p o r c a , s c a l z a . . . s e -
P ier P a o lo PasoKiu/Il cinem a in c o r p o
( l u t a s u u n l i u l o n e a r r u b i n i l o d i l i e n / . i n u a i b o r d i d u l i a s t r a d a . . . p o i Ir g a m b e d i u n a s i g n o r a c h e p r e n d e v a il s o l e c o n il v e
stito t ir a t o sù f i n o a lle m u t a n d in e b i a n c h e . . . m i p i a c e v a n o le su e s c a r p e d i c o r d a n e r e , le g a le i n t o r n o a lla c a v ig lia . C h i e d e
v o a P a s o l i n i c o m e f a r e p e r le c o s e t e c n i c h e . . . Ini t o c c a v a q u a l c h e l e v e t t a e p o i d i c e v a - " m e t t i a I n o r o e s c a t t a . . . n o n p e n
s a r e t r o p p o a q u e l l o ehi* v e d i , f o t o g r a f a q u e l l o c h e t i a t t r a e , e l l e ti a f f a s c i n a , e l l e li i n c u r i o s i s c e . . . " N on c a p iv o b en e q u e l
l e d i a v o l e r i e d e l l a l u e e . . . p e r ò m i d i v e r t i v o m o l t o e d o g n i v o l t a c h e g u a r d a v o in q u e U o c c h i o q u a d r a l o , s u c c e d e i a q u a l c o s a
t r a m e e e h i a v e v o d a v a n t i . . . m i t r e m a v a la p e l l e .
D o p o q u a l c h e g i o r n o , v e n d e t t i la f o t o c a m e r a ( a n c o r a c o n il r u l l i n o d e n t r o ) a u n c e n c i a i o c h e c h i a m a v a n o "T ^enin". p e r a n
d a r e c o n u n a p u t t a n a b i o n d a c h e s o m ig lia v a tutta a M a r ily n M o n r o e . . . m i e r o i n n a m o r a t o d e lle s u e c a lz e n e r e a r e t e , q u a n
d o vid i al S u p e r c in e m a di P i o m b i n o , tre o q u a t t r o v o lte d i s e g u ilo "F e r m a lo d 'a u t o b u s " . E r o u n " r a g a z z o d i s tr a d a " ( c o m e
t a n t i ) . . . c r e s c i u t o t r a le m a c e r i e d i u n a g u e r r a a p p e n a m o r t a , i f u c i l i d e i p a r t i g i a n i ( a n c o r a c a l d i ) e l ’ A m e r i c a in b i a n c o <$:
n e r o d i " F r o n t e d e l p o r t o " . P e r ò n o n e r a n o g i o r n i t r i s t i . C o l " g o b b o " si r a c c a t t a v a n o i p e s c i d e i b o m b a r o l i s u l f o n d o d e l m a
r e . si s c a r i c a v a n o i p r o i e t t i l i d i m i t r a g l i - a t r i c e p e r r e c u p e r a r e il r a m e e l ' o t t o n e , c o n la p o l v e r e n e r a si f a c e v a n o i " b o l l i " p e r
il c a r n e v a l e . C o n i s o l d i c h e c i d a v a i l " C o i n o " ( u n o s t r a e c i v e n d o l o ) s ' a n d a v a d a " R a d i o " a c o m p r a r e b l u e - j e a n s , c a m i c i e a
f i o r i u s a t e e t u t t i i g i o r n i a l " c i n e " . . . p o i a s c a l d a r s i ( i n s i e m e ) t r a l e g a m b e d i R i a n e a m a r i a la p u t t a n a ( c h e s t a v a in u n l a i c o
a lle “ m a c e r i e ” ).
P i c c o l a d i g r e s s i o n e e r o t i c a : A v e v o c o n o s c i u t o P a s o l i n i n e l 1 0 5 7 . S u u n a s p i a g g i a d i L i v o r n o , v i c i n o a i R a g n i P a n e - a l d i . F .ra
i n s i e m e a d u e r a g a z z e ( e l i o p o i h o v i s l o i n t a n t i f i l m d e g l i a n n i ' 6 0 ) . C o n il " g n i d i o " e il " m a n c i n o " a v e v a m o r u b a t o in u n a v i l
le tta ... u n a r a d i o , u n a b ic ic le t t a , d e lle m e d a g lie d i g u e r r a d 'a r g e n t o , u n o r o l o g i o a c u c i i , d e lle b i r r e s tr a n ie r e e u n g r o s s o c o
c o m e r o . . . c i b u t t a m m o in m a r e m i d i e f e l i c i . Q u a n d o u s c i d a l l ' a c q u a e o i c o c o m e r o s o t t o il b r a c c i o , il ' m a n c i n o " e il " g o b b o "
s t a v a n o g i à t r a f f i c a n d o c o n gli o t t o n i d i u n m o t o s c a f o a r e n a t o . . . u n a d e l l e r a g a z z e m i c h i e s e u n p o ' d i c o c o m e r o . . . l o s p a c
ca i su u n o s c o g l i o , c h i a m a i i m ie i a m i c i , b r u c i a m m o u n p a i o d i s e g g io le e u n t a v o l i n o e ci m e t t e m m o i n t o r n o al f u o c o a m a n
g ia re c o c o m e r o , b e r e b i r r a c a ld a e a r i d e r e d i n ie n te .
P a s o l i n i p a r l a v a p o c o , f a c e v a d o m a n d e . . . c o m e v i v e v a m o , se c i p i a c e v a l e g g e r e , q u a l i e r a n o i n o s t r i s o g n i . . . il " m a n c i n o ' d i s
s e c h e s i r u b a v a p e r a v e r e q u e l l o c h e h a n n o gli a l t r i e d e r a g i u s t o c o s ì . . . il " g o b b o " a g g i u n s e c h e p r i m a o p o i a v r e m m o f a t t o
u n " c o l p o g r o s s o " e s a r e m m o s c a p p a t i in A m e r i c a a f u m a r e s i g a r t n e i b o r d e l l i , a s c o l t a r e il v v o o g ie b o o g i e e v i v e r e s u l l a s p i a g
g ia d o v e i " c a v a l l o n i " s o n o a lti c o m e i p a l a z z i a l t i . . . i o a v r e i v o l u t o c o n o s c e r e B l i s t e r K e a t o n . a n d a r e a v e d e r e l ' A u s t r a l i a o
l'A fr ic a in b a r c a a v e la e le g g e r e fu m e tti a m e r i c a n i . . . s e n z a u n f ilo d 'i m b a r a z z o d is s i c h e p o t e v a m o f a r e a n c h e d e lle " m a r
c h e t t e ", m a s o l o u n " p o m p i n o " e n ie n t e b a c i s u lla b o c c a .
R i c o r d o g li o c c h i a l i n e r i d i P a s o l i n i s u l l a s a b b i a . . . l a g o b b a d e l " g o b b o " m i s e m b r a v a u n d e l f i n o d ' a r g e n t o i l l u m i n a t o n e l l a
n o t t e . . . n o n r i u s c i v o p i ù a v e d e r e l a t e s t a d e l " m a n c i n o * a f f o n d a t a i n n o n s o q u a l i c o s c e . . . l a " f r a n c e s i n a " c o n la " c o d a d i c a
v a l l o " . m i l e c c a v a il r o s s o d e l c o c o m e r o c l i c s c e n d e v a d a l l a l i n c e a e s c i v o l a v a s u t u t t o il c o r p o , f i n o a r a g g i u n g e r e l ' a n i m a a l
l ' i n f e r n o . . . q u e l l a n o t t e f u d a v v e r o " b r a v a " , le s t e l l e n o n s t e t t e r o a g u a r d a r e e u n a l u n a p u t t a n a e b l u c i p o r t a v a l a g g i ù d o
v e f i n i s c e il c i c l o e d o v e c o m i n c i a il m a r e .
C o n P a s o lin i c i v e d e m m o a n c o r a q u a lc h e e s ta te , b r e v e m e n t e , d a a m ic i... d a " c o m p a g n i d i s tr a d a " c r e d o , c o in è lo s o n o sta to
di C a r lo C a s s o la . P ie t r o B ia n c o n i. L u c ia n o B ia n e ia r d i. E n z o A p rea . G ia n fr a n c o B c r to li. R e n a to C u c c io . G o ffr e d o l o fi.
F r a n c o F o r t i n i . P i o B a l d e l l i . M a u r o R o s t a g n o . G i a n n a C i a o P o i n t e r . .A lda M e r i n i , p a d r e F . r n e s t o R a l d u c e i . . . h o c o m i n c i a t o
a f a r e f o t o g r a f i e , f i l m - d o c u m e n t a r i , a d o c c u p a r m i d i c i n e m a c o m e c r i t i c o . . . h o f a t t o il c o n t r a b b a n d i e r e d i s i g a r e t t e <• d i w h i -
s k e y . f o n d a t o u n a p i c c o l a c a s a e d i t r i c e ( T r a c e F .d i z i o n i ) e la r iv is t a d i c r itic a r a d i c a l e " T r a c c e " . D i r e t t o g i o r n a l i e r iv is te d 'i m
p e g n o s o c i a l e , s c r i t t o s a g g i s u l c i n e m a , f o t o g r a f i a , c a n z o n i e f a v o l e p e r b a m b i n i d i t u t t e le e t à . S o n o r i u s c i t o a s u b i r e a n c h e
s e t t e o o t t o p r o c e s s i p o l i t i c i m a q u e l l o c h e h o s e m p r e p e n s a t o è c h e là d o v e le n o s t r e a l i s i s f i o r a n o , i n o s t r i c u o r i si d a n n o
del tu .
A id i d i n u o v o P a s o l i n i a V e n e z i a , n e l 1 9 6 8 . L u i p r e s e n t a v a a l l a X X I X M o s t r a d e l C i n e m a , il s u o f i l m " T e o r e m a " . i o f a c e v o
d e i " c i n e g i o r n a l i " ( i n U m ili) s u l l e r i v o l l e g e n e r a z i o n a l i p e r u n g r u p p o d e l l a S i n i s t r a e x - l r a p a r l a m e n t a r e . . . m i r a c c o n t o d i J a c k
K e r o i i a o e d i q u e l s u o m o d o d i s c r i v e r e l a r e a l t à u r b a n a , d i . l u l i a n B e c k , c h e a v e v a r i v o l u z i o n a t o il t e a t r o m o d e r n o , d e l r o c -
k n 'r o ll d i K lv is P r e s l c y . P a r l a i a m o l t o . Q u a s i a d i s a g i o p e r la f r e t t a . G li p a r l a i d e H ’ l n t e n i a z i o n a l e S it u a z io n i-it a ( A s g e r J o r n ,
G u y D e h o r d . G i a n f r a n c o S a n g u in e t li. L u c a C a s t e lla n o . R a o u l Y a n e ig e m ). d e ll'u t o p ia a n a r c h ic a /lih e r t a r ia ( E r r i c o A la la te sa .
C a r lo P is a e a n e . F r a n c is c o F e r r e e . M a x S t ir n e r )... d e lla te o lo g ia d e lla lib e r a z io n e (C a n tilo T o r r e s . L e o n a r d o Boff. G u stavo
G u t i e r r e z ) . . . l u i t i r ò f u o r i R o l a n d B a r t h e s . la " s e m i o l o g i a s c r i t t a d e l l a r e a l t à " , l a r a b b i a m o n t a n t e d e l T e r z o m o n d o e le s u e
t e o r i e s u l l a R e s i s t e n z a t r a d i t a d a l P C I . . . m i s e m b r a v a d i c a p i r e c h e il " s o g n o d i u n a c o s a " c h i a m a t o "comuniSmo" p e r lu i e r a
t r a m o n t a t o p e r s e m p r e e la s p e r a n z a d i u n 'u iu a n it à m ig lio r e n o n r is ie d e v a n e lle s o c ie t à m o d e r n e m a n e lla r i s c o p e r t a d e i v a -
lo ri u t o p is t ic i e d e l l o r o r e c u p e r o su lle V ie d e i C a n ti d i u n a c iv iltà p e r d u t a .
A P i a z z a S . M a r c o la p o l i z i a c a r i c ò il c o r t e o d e i m a n i f e s t a n t i ( s t u d e n t i , o p e r a i , i n t e l l e t t u a l i , c a s a l i n g h e ) . . . P a s o l i n i . M a r e o
F e r r e r i . C e s a r e Z a v a t t i n i . E g o G r e g e i - e t t i . F r a n c e s c o M a s c h i . V a l e n t i n o O r s i n i . . . o c c u p a r o n o il P a l a z z o d e l C i n e m a e f u r o
n o p r o c e s s a t i . " T e o r e m a " f u s e q u e s t r a l o p e r o s c e n i t à ( p o i a s s o l t o c o m e o p e r a d a r l e ) . T o r s e , In d a v v e r o I u l t i m a v o l t a c h e
l a f a n t a s i a c e r c a v a d i s o t t r a r r e a l p o t e r e l a f e r o c i a , p e r c o n q u i s t a r e il d i r i t t o d i a v e r e d i r i t t i a u n m o n d o p i ù g i u s t o e p i ù
u m a n o p e r t u t t i . F o r s e , l e g e n e r a z i o n i f u t u r e n o n c o n o s c e r a n n o p i ù " n é g li o p e r a i n e i c o n t a d i n i " ( P i e r P a o l o P a s o l i n i ) . . . H o
s e m p r e p e n s a t o c h e i m i g lio r i a n n i d e l l a n o s t r a v ita s o n o q u e lli c h e d o n i ag li a ltr i s e n z a c h i e d e r e p e r c h é . . . d a l p r i m o a t t o di
d i s o b b e d i e n z a è n a t o a n c h e il p r i m o a t t o d i l i b e r t à . . . U n p o r l a v e d e , s c r i v e , d i p i n g e , f i l m a , f o t o g r a f a , s o g n a a d o c c h i a p e r
ti q u e l l o c h e gli i m b e c i l l i c r e d o n o d i a v e r c a p i t o v e n t i a n n i d o p o .
C o n P a s o l i n i r i r i v e d e m m o a n c o r a n e l 1 9 7 1 . in a g o s t o o s e t t e m b r e , a R o m a . . . v e n n e a v e d e r e u n a m i a d i a p r o i e z i o n e s o n o r a
( " T e c n i c h e e f u n z i o n a r i p e r un c o l p o d i S t a t o '’ ), s u t e s t i d i D a r i o F o c h e f e c i p e r r a c c a t t a r e f o n d i in f a v o r e d e l f e r r o v i e r e
a n a r c h ic o P in c h i ( q u e llo "b u tta to " d a lla fin e s tr a d e lla q u e s t u r a d i M ila n o nel '6 9 )... M e n tr e u n c e n t in a io di p e r s o n e e n t r a
v a n o r u m o r o s e in q u e l l a s e d e e x t r a p a r l a m e n t a r e , c i s e d e m m o s u i b o r d i d i u n a f o n t a n a «li T r a s t e v e r e , l ' a r q u a e r a f r e s c a , le
l u c i d e l l e f i n e s t r e a c c e s e - s u l l a n o t t e <• s u d i m e . in ’ i n r u r i o s i v a n o . . . t r a u n d i s c o r s o s u l l a " f i l o s o f i a d e l m a t t i n o " «li N i e t z s c h e e
il m i o a m o r e p e r la p o e s i a d i W a l t W h i t m a n . E m i l y D i e k i n s n n «• li* p a r o l e , t u t t e , «li M a r g u e r i t e D u r a s . . . g li c h i e s i d e l c i n e
m a . c o s a a v e v a v i s t o , «tosa gli e r a p i a c i u t o in q u e g l i a n n i . T i r ò c o r t o s u M i z o g u e l ù . D r e y e r e il N e o r e a l i s m o . E r a s t a t o f u l
m i n a t o d a l l a g r a n d e z z a e r e t u - a «li " B e l l a d i g i o r n o " , d a l l a b e l l e z z a p o l i t i c a «li " L a c i n e s e " e «la i c i n e m a d i g u e r r i g l i a d i ( d a u -
P in o B ertelli
b e r K o r l i a . P r i m a d i a n d a r e v i a ( d i p e r d e r s i n e l l e s t r a d e d e l l a n o t t e ) m i c h i e s e c o m e si c h i a m a v a m i o f i g l i o : " P e r P a o l o * , r i
s p o s i . S o r r i s e . M ot» r i i n c o n t r a m m o p i ù .
73. Vedi: Pasolini e il teorema del sesso. di Italo Moscati, 11 Saggiatore 1995, pag. 126
74. Vedi: Pasolini e il teorema del sesso, pag. 127, op. cit.
75. Vedi: Pasolini e il teorema del sesso, pag. 128, op. cit.
76. Vedi: Pasolini e il teorema del sesso, pag. 128. op. cit.
77. Joe MeA cigli: La chiesa del conflitto: Guerra e liberazione iti Irlanda. Edizioni della Batta
glia 1998, pagg. 13/14/15
78. La giuria del Premio OCIC che si era pronunciata a favore di Teorema era composta da:
Marc Gervais (Canada), Raimundo Dinello (Uruguay), Negib lladdad (Siria). Phillip Ilarting
(USA), Italo Moscati (Italia), Jean Roehereau (Francia), Jules Segers (Belgio). Due componenti
della giuria, Jean Roehereau e NeRil.ll addaci, si rifiutarono di firmare il verbale.
79. Italo Moscati: Pasolini e il teorema del sesso, pag. 137, op. cit.
80. Gianni Volpi, Paolo Bertetto in : "Ombre rosse” , n. 6, gennaio 1968, pag. 40
81. Pier Paolo Pasolini: Le regole di un illusione, pagg. 190/191. op. cit.
82. Lucio Settimo Caruso: pag. 191, cit. sopra
83. Vedi: Pasolini su Pasolini. Conversazioni con Jon Ilalyday, a cura di O. Stack. Guanda
1992, pagg. 129/130
84. Vedi: L'obbedienza non è più una virtù e altri scritti pubblici. di Don Lorenzo Milani, a cu
ra di Carlo Galeotti, Stampa Alternativa 1998
85. Lea Vergine: Attraverso Parte. Pratica politica!pagare il *68, Arcana 1976. pag. XIII
86. Pier Paolo Pasolini: Empirismo eretico. Garzanti, 1972. pag. 155/159
87. Aedi: Mondo Nuovo, 23 giugno 1968
88. Raoul Aaneigem: Ai viventi, sulla morte che li governa e sull 'opportunità di disfarsene. Nau-
tilus 1998, pag. 92
89. Vedi: Il caos, b orren d o universo del consumo e del potere\ di Pier Paolo Pasolini, a cura
di Gian Cario Ferretti. Editori Riuniti 1995
90. Pier Paolo Pasolini, in: Il sogno del centauro, a cura di Jean Duflot, Editori Riuniti 1982.
pag. 89
91. Vedi: La nuova gioventù, di Pier Paolo Pasolini, Einaudi 1975
92. Vedi: In girimi imus nocte et consurnitnur igni, di Guy Debord. Mondadori 1998, pag. 10
93. Guy Debord: La società dello spettacolo, Edizione pirata, senza editore né data di pubbli
cazione, pagg. 5/6
94. Vedi: Merda: Note di teologia delle cose ultime. di Giovanni Franzoni. EDI P 199»
95. Una prima proiezione di protesta fu fatta a Grado, Cinema Cristallo, 30 agosto 1969 (matti
na). La proiezione ufficiale al XXX Festival del cinema di Venezia, 30 agosto 1969 (sera).
96. Vedi: Cinema Aliavo, XVIII, n.201, settembre-ottobre 1969
97. Alberto Moravia: L'Espresso, 28 settembre 1969
98. Aedi: / fanatici delPApocalisse. di Norman Cobo, Comunità 19»6
99. Aedi: Pasolini e la morte. Mito alchimia e semantica della ‘'nulla lucente', di Giuseppe Zi-
gaina, Marsilio 1987
100. Pier Paolo Pasolini: Medea. Un film di Pier Paolo Pasolini, Garzanti 19*0, pag. 133
101. Aedi: Fiabe ebraiche, a cura di Israel Zwi Kanner, Mondadori 1991. pag. 13
102. Pier Paolo Pasolini, in: Cinema Nuovo, n. 205, 1970
103. Sandro Petraglia: Pier Paolo Pasolini. La Nuova Italia 1974. pag. 105
104. Aedi: Miseria della politica. Risposta alla politica della miseria delle ideologie correnti, di
Bernard Rosenthal, La Pietra 1978, pag. 149
105. Pier Paolo Pasolini, in: Cinefonim, n. 85. maggio I960
106. Pier Paolo Pasolini: Medea, Garzanti 1994, pagg. 544/545
107. Vedi: Apologia del diavolo, di Giovanni Beniamino Ehrard, Laterza 1943; La libertà di pen
sare e il libero pensiero, dell’ abate Canet, Deselée & C., 1908
108. Pier Paolo Pasolini: Medea. Garzanti 1994, pag. 597
Pier P aolo Pasolini/u » i««» ..V.vAn c o r p o
109. Pier Paolo Pasolini, in: Il sogno del centauro, pag. 104, op. cit.
] 10. Enzo Spaltro: Lotta contro e lotta per. Cehie L977, pag. 14
3 LI. Vedi: 1 fiori del Buddha, a cura di Pierre Crepoli, Red 1995
3 12. Vedi: lao. i racconti della vita, a cura di Shantena \. Sabbadini. Red 1996
113. Vedi: 'lontra, la potenza dell'energia femminile, Red 1998
114. Serafino Murri: Pier Paolo Pasolini. La Nuova Italia 1994, pag. 115
J15. Pier Paolo Pasolini: Le regole di un'illusione, pag. 222. op. cit.
116. Pier Paolo Pasolini: L'orestiade. Einaudi 1960, pagg. 177/178
1J7. Alberto Moravia: L'espresso„ 14 febbraio J971
118. Giovanni Grazzini: Corriere della Sera. 30 novembre 1975
119. Vedi: La disuguaglianza fra gli uomini, di Roberto Guidlicci, Rizzoli 19 <t
343
P illo B ertelli
Cap.IV
Estetica della provocazione 1971/1975
1. Ernesto Balducci, in: L ria prospettiva di liberazione. La teologia, la Chiesa, i poveri, di Leo
nardo Boff, Einaudi 1987. pagg. Vll/XTX
2. Antoine de Saint-Exupéry: Il piccolo principe. Bompiani 1976
3. Vedi: Cinema e diversità 1893/19117: storie di svantaggio sul telo bianco. Mascheramento,
mercificazione. autenticità. di Pino Bertelli, Notor Editore 1994
4. Pier Paolo Pasolini: La nuova gioventù. 1975, pag. 23/21
5. Martin Lutero: Citazione a memoria
6. Vedi: Il metodo delle scienze storico-sociali, di Max Weber, Einaudi 1974; Lineamenti fonda
mentali di critica dell'economia polittico, ( “ Grundrisse"). di Karl Marx, Einaudi 1976. (due vo
lumi).
7. Vedi: I fanatici dell'Apocalisse, di Norman Colin, Edizioni di Comunità 1976
8. Vedi: Critica della ragion pura, di Immanuel Kant. Laterza 1985. due volumi; Critica, della
ragione dialettica, di Jean-Paul Sartre, due volumi. Il Saggiatore 1963; Teoria dei quattro mo
vimenti. Il nuovo mondo amoroso, di Charles Fourier. Einaudi 1971
9. Vedi: Aurora e Frammenti postumi, di Friedrich W. Nietzsche; versione Ferruccio Musini e
Mazzino Montinari. Adelphi 1986. Ne il Decameron. Pasolini riconduce, con gradevole senso
dell umorismo "‘basso” , alla “ morale della sofferenza volontaria*’ e alla crudeltà che '‘appartie
ne alla più antica gioia festiva delPuinanità” sulle quali dissertava Nietzsche con sdegnata iro
nia (pag. 20).
10. Vedi: Stato e anarchia e altri scritti, di Michail Bakunin; Feltrinelli 1968. Pasolini fa de 11
Decameron un crogiuolo di eresie dove si "’nega dell'esistenza di un dio reale, exlraterreno, per
sonale e perciò anche di ogni rivelazione e di ogni intervento divino sugli affari ilei mondo e sul-
Pumanità” , come scrive Bakunin in “Il catechismo rivoluzionario" (pag. 311).
11. Georges Bataille: L'erotismo. SE 1986, pag. 105
12. Vedi: La filosofia nel boudoir, di D. A. F. De Sade. SE 1986
13. Friedrich Nietzsche: Genealogia della morale. Scelta di frammenti postumi 1886/1887. a cu
ra di Giorgio Colli e Mazzino Montinari. Mondadori 1979. pag. 44
15. Luis Bunuel: Dei miei sospiri estremi. Rizzoli 1983. pag. 214
16. Raffaele Mantegazza: Con pura passione. L'epos pedagogico di Pier Paolo Pasolini. Edizio
ni della Battaglia 1997, pag. 11
17. In: Cinemnsessanta n. 87/88, gennaio-aprile 1972
18. Vedi: Gli anni settanta in cento film, di Giovanni Grazzini, Laterza 1976. pagg.
113/114/115/159
19. Pier Paolo Pasolini: Cahiers du Cinema, 212, maggio 1969
20. Vedi: L'Espresso, n. 47, novembre 1970
21. Goffredo Lofi: Quaderni Piacentini, n. 44, pag. 45, 197215.
22. Giovanni Alpino: La Stampa. 8 ottobre 1971
23. Claude Mauriec: Le Figaro, novembre 1971
24. Maurizio Ponzi: Pier Paolo Pasolini. Aiace 1972, “ Quaderno 9” , pagg.31/32
25. Alberto Moravia: L'Espresso. 11 luglio 1971
26. Pier Paolo Pasolini: Le regole di un'illusione, pag. 243, op. cit.
37. Barth David Sehwartz, pag. 809, op. cit.
28. Nella sceneggiatura e negli scritti del regista, il personaggio interpretato da Pasolini è Giot
to, nel Decameron, viene trasformato in un “ allievo di Giotto".
29. Pino Bertelli: L'angolo del non-dove. Encomio sull'eresia dell'amore e sulla ribellione del
cuore dei ladri di sogni. Traci-Edizioni 1996, pag. 27
30. Vedi: Rainer Maria Rilke, E'degie duinesi, Fabbri 1994; Federico Garcia Lorea, Il Duende.
Teoria e giuoco. Semar 1997; Walter Benjamin, Angelus Novus, Einaudi 1962.
Pier Paolo Pasolini/fl cinema in corpo
31. Walter Benjamin: Lettere 1913-1940, raccolte e presentate da Gershom G. Scholem c Theo
dor W. Adorno, Einaudi 1978. pag. 13
32. Hannah Arendt: Sulla rivoluzione. Edizioni di Comunità 1996. pagg.XXl/XXlll
33. Parabola ebraica, cit. a memoria.
34. Vineenl Camby, in: IJìlm di Pier Paolo Pasolini, pag. 120, op. cit.
35. Federico Garda borea: Sui libri. Discorso al paese di Fuenie Vaqueros, a cura di Lucilio
Santoni. L'Onagro/11 Grandevetro, 1998
36. Vedi : La Repubblica. di Platone (427-347 a. C.), Vallecchi 1931; Utopia, di Thomas More
(1478-1535, prima pubblicazione in latino nel 1516), Laterza 1993; La città del sole (1568-1639,
prima pubblicazione 1637), Feltrinelli 1991
37. Luciano Della Mea: Una vita schedata, Jaca Book 1996, pag. 122
38. Vedi: La comune, di Louise Michel, Editori Riuniti 1969, pag. 156
39. Louise Michel: pag. 301, op. cit.
40. Adriano Sofri (a cura): Il malore attivo dell'anarchico Pinelli. La sentenza del 1975 che chiu
se ristruttoria sulla morte del ferroviere Pino Pinelli, che entrò innocente in un ufficio al quar
to piano della Questura di Milano, e ne uscì dalla finestra, il 15 dicembre 1968, Sellerio 1996,
pag. 9
41. Vedi: Il sogno di una cosa, di Pier Paolo Pasolini, Garzanti 1975
42. Pier Paolo Pasolini: Tracce n. 25, Inverno 1997/'98
43. Adriano Sofri, pag. 14. op. cit.
44. Hannah Arendt: Vita adiva. La condizione umana, Bompiani 1989. pag.
45. In: Ombre Rosse, n. 3/4/ 1972, nota redazionale sul cinema militante, pagg. 19/20
46. Pier Paolo Pasolini, in: Cinemazero, 1979, pag. 97
47. In: Pasolini Requiem, di Barth David Schwartz, pag. 823, op. cit.
48. William Godwin, in: L’anarchia. Storia dei movimenti libertari nel mondo. di Domenico Ta
rizzo, Mondadori 1976, pag. 183/384
49. Mary Wollstonecraft: Il manifesto femminista. Per la rivendicazióne dei diritti della donna,
Edizioni Elle 1977
50. Pier Paolo Pasolini, in: Erotismo, eversione, merce, Cappelli 1974, pagg. 101/100
51. Pier Paolo Pasolini: Empirismo eretico. Garzanti 1972, pag. 139
52. Roland Barthes: L’ovvio e l’ottuso, Einaudi 1985, pag. 39
53. Cari Gustav Jung, in: Trattato di psicologia della personalità e delle differenze individuali,
di Aldo Carotenuto, Cortina 1991, pag. 217
54. James Hillman: Il codice dell’anima, Adelphi 1997, pag. 29
55. Lou A nd re as-$ alomé : La materia erotica. Scritti di psicoanalisi. Edizioni delle donne 1977,
pag. 46
56. Vedi: Così parlò Zarathustra, in Opere di Friedrich Nietzsche, a cura di Giorgio Colli e Maz
zino Montinari, Adelphi 1986: La rivoluzione sessuale, di Wilhelm Reieh. Erre Emme Edizioni
1992; Il piacere. Un approccio creativo alla vita, di Alexander Lowen, Astrolabio 1984; Amore
e psiche. Un’interpretazione nella psicologia del profondo, di Erieh Neumann, Astrolabio 1989
57. Vedi: Pasolini: cronaca giudiziaria, persecuzione e morte, a cura di Laura Betti, Garzanti
1980, pag. 190
58. Claude Beyle, in: Pasolini, cinema di poesia, a cura di Tullio Musoni, qui anche le citazioni
di Le Monde e Figaro, Comune di Reggio Emilia 1985, pag. 78
59. Renato Filizzola: I film degli anni ‘70. Crèsi e certezze, Edizioni Paoline 1980, pag. 51
60. Luigi Bini: Letture, XXVII, novembre 1972
61. Gianfranco Corbucci: Cinema Nuovo. XXI, novembre-dicembre 1972
62. Alberto Moravia: L'Es]>re$$o, 1 ottobre 1972
63. Pier Paolo Pasolini: Corriere della Sera. 4 febbraio 1973
64. Marguerite Duras: Il nero atlantico, Mondadori 1998, pagg. 49/50
65. Eduardo Colombo: L’immaginario capovolto, Elcutera 1987, pag. 153
66. Vedi: Il catechismo del rivoluzionario, Bakunin e l’affare Necaev, di Michael Confino, Adel-
P illo Bertelli
phi 1976; Scritti e materiali I (1830-1848). a cura di G. Danvicr, Tsonomia 1988: L’uomo in ri-
volta, di Alberi Camus.. Bompiani 1981: La giustizia nella rivoluzione e nella chiesa, di Pierre-
Joseph Proudlion. a cura di Mario Albertini. UT ET 1968
67. Leonardo Boff: Il cammino della chiesa con gli oppressi. EMI 1983, pag.123
68. Serafino Murri: Pier Paolo Pasolini, 11 Castoro 1994, pag. 139
69. Luce 1rigarav: Sessi e genealogie. La Tartaruga 1989. pag. 5
70. Bruco Chatwin: Le vie dei canti. Adelplii 1988, pag. 23
71. Lino Micciccliè: Cinema Sessanta, XIV, settembre-ottobre 1974
72. Pier Paolo Pasolini: Aulointervista, 44Corriere della Sera’’. 25 Marzo 1975
73. Pier Paolo Pasolini: Stampa Sera. 24 agosto 1974
74. Pier Paolo Pasolini: Le mie 44mille e una notte'’. Play Boy, 9 settembre 1973
75. Pier Paolo Pasolini: Play Boy. op. cit.
76. Pier Paolo Pasolini: Il sogno del centauro, a cura di Jean Ouflot, Editori Riuniti 1982. pag.
163
77. L'origine realizzativa di Le mura di Sana ci è controversa. Storici e studiosi collocano la ge
nesi del film in tempi diversi e anche sulla durata non concordano. Per qualcuno c lungo 13‘ e
venti secondi, per altri 16'. E anche Pasolini ha contribuito non poco a confondere le attribu
zioni. Noi siamo inclini a considerare l'inizio della lavorazione nel 1970, durante le riprese del
Decameron e la completezza del documentario, alla fine de IIfiore delle ridile c una notte (1974).
Comunque sia, non cambia il coraggio di Pasolini a fare un film in forma di appello, per salva
re quello che resta di una grande storia, di una magica cultura del passato. Un coraggio intel
lettuale e di uomo del mondo, sconosciuto alle “ scimmiette sapienti'' della cultura italiana, la piu
viggliaeea della terra, che riproduce se stessa in ordine delle cordate (politiche, clericali, mer
cantili) alle quali genuflettersi.
78. Pier Paolo Pasolini: Il sogno del centauro, a cura di Jean Duflot, Editori Riuniti 1982, pag.
163
79. Il testo di Le mura di Sana’a, è reperibile in diverse citazioni e non sempre è riportato in ma
niera completa o corretta. Per alcuni frammenti vicini all'originale, vedi: I film di Pier Paolo
Pasolini, di Luciano De Giusti. Gremese 1983, pagg. 141/142
80. Pier Paolo Pasolini, cit. a memoria
81. Pier Paolo Pasolini: Il Mondo, 31 maggio 1973
82. Vedi: Pier Paolo Pasolini: Le regole di un'illusione, pag. 265, op. cit.
83. Emil Preetorius: Miniature persiane, Il Saggiatore 1959, pag. 14
84. Pier Paolo Pasolini, in: Vita di Pasolini, di Enzo Siciliano, Giunti 1995. pag. 490
85. Lavoro comunitario, scambio di lavoro gratuito tra contadini poveri di alcune regioni del
Brasile.
86. Pier Paolo Pasolini, in II Tempo, 1° febbraio 1974
87. John Kenneth Galbraith: La società opulenta, Mondadori 1963
88. Pier Paolo Pasolini: Scritti corsari. Garzanti 1975, pagg. 31/32/33/34
Giampaolo Bernagozzi: Il cinema corto. La casa Usher 1980. pag. 151
89. Pier Paolo Pasolini: pagg. 114/115, op. cit. sopra
90. Pier Paolo Pasolini: pagg. 11 1/112, op. cit. sopra
91. Pier Paolo Pasolini, in: Trilogia della vita, a cura di Giorgio Gattei, Cappelli 1975. pagg-
11/13
92. Vedi: I fiori del Buddha, di Pierre Crépon, Red 1995, pag. 23
93. Vedi: Gli anni del terrorismo. Storia della violenza politica in Italia ded <70 a oggi, di Gior
gio Bocca. Cuccio 1898; Storia del partilo armalo 1968-1982, di Giorgio Galli, Rizzoli 1986: L*l-
tedia degli anni di piombo, di Indro Montanelli e Mario Cervi, Rizzoli 1991
94. Pier Paolo Pasolini: Scritti corsari, pagg. 160/168, op. cit.
95. Enzo Spaltro: Lotta contro e lolla per, Celue 1977, pagg. 7/8
96. Pier Paolo Pasolini, in: I film degli altri, a cura di Tullio Kezich, Guanda 1996, pag. 102
97. Pier Paolo Pasolini: Petrolio, Einaudi 1992, pag. 63
P ier P a o lo PasoJini/1 1 ' cn re-u ^ S ^ oriM J
Regia: Mario Soldati. Sceneggiatura: Antonio Altoviti, Giorgio Bassani, Basilio Franchini, Pier
Paolo Pasolini, Mario Soldati, I*Infestano Vannini. Interpreti: Sophia I.oren, Riek Battaglia.
Produzione: Kxcclsa-Carlo Ponti. Disribuzione: Minerva Film.
Regia: Luis Trenker. Sceneggiatura: Luis Trenker, Giorgio Bassani, Pier Paolo Paoslini. Inter
preti: Marianne Hold, Luis Trenker.
Produzione: Bardo Film. Distribuzione: Regionale.
Regia: Federico Fellini. Soggetto e sceneggiatura: Federico Fellini. Ennio Flaiano, Tullio Pinel-
li. Collaborazione ai dialoghi: Pier Paolo Pasolini. Interpreti: Giulietta Masina, Amedeo l a z
zari.
Produzione: Dino De Laurentis Cinematografica. Distribuzione: Paramaount.
Regia e soggetto: Mauro Bolognini. Sceneggiatura: Mauro Bolognini, Titina Demby, Pier Paolo
Pasolini. Interpreti: Marisa Allasio, Renato Salvatori, Francisco Rabal, Ettore Manni.
Produzione: Carlo Ponti (Roma)/Baleazar (Madrid). Distribuzione: Cel-Ineom.
Regia: Mauro Bolognini. Soggetto: Massimo Franciosa, Pasquale Festa Campanile. Sceneggia
tura: Ezio Curdi, Luciano Martino, Pier Paolo Pasolini, Mauro Bolognini. Interpreti: Isabelle
Corey, Antonio Cifariello, Franco Interlenghi, Anna Maria Guarnieri, Raf Mattioli. Rosi Maz
zacurati, Gerard Blain. Enio Girolami, Antonella Lualdi, Sylva Kpseina.
Produzione: Aepi Film. Distribuzione: Lux Film.
Regia: Mauro Bolognini. Soggetto: Pier Paolo Pasolini (dal suo romanzo Ragazzi di vita). Sce
neggiatura: Pier Paolo Pasolini, Jacques-Laurent Bost. Interpreti: Rosanna Schiattino, Lau
rent Terzieff, Jean-Claude Brialy, Franco Interlenghi. Antonella Lualdi, Mvlène Demongeot, El
sa Martinelli.
Produzione: Antonio Cervi e Oreste Jacovoni per Ajace Film (Roma)/Franco-London Film (Pa
rigi). Distribuzione: Euro International Films.
P in o B ertelli
Regia: Franco Rossi. Soggetto: Giuseppe Berto, Oreste Biancoli, Pier Paolo Pasolini, 1 ranco
Riganti. Sceneggiatura: Franco Riganti. Lgo Guerra, Franco Rossi. Interpreti: Gianni Garko.
Spiros Focas, Didi Perego, Angela Luce. Fanfuila.
Produzione: Alfredo Bini per (ano del Duca-Arco Film-Lvre Cincmatographique. Distribuzione:
Cino del Duca.
Regia: Mauro Bolognini. Soggetto: dal romanzo omonimo di Vitaliano Braneati. Sceneggiatura:
Pier Paolo Pasolini, Gino Viscntini, Mauro Bolognini. Interpreti: Marcello Mastroianni, Clau
dia Cardinale. Produzione: .Alfredo Bini. Distribuzione: Cino del Duca.
Regia: Cecilia Mangiai. Soggetto: da un capitolo di Ragazzi di vita, di Pier Paolo Pasolini. Com
mento: Pier Paolo Pasolini.
Produzione: Giorgio Patara
La giornata balorda (1960)
Regia: Mauro Bolognini. Soggetto: Pier Paolo Pasolini e Alberto Moravia (da Racconti romani
c Nuovi racconti rom a n idi Alberto Morav ia). Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini, Alberto Mo
ravia, Marco Visconti. Interpreti: Jean Sorci, Lea Massari, Paolo Stoppa.
Produzione: Paul Graetz per Produzioni Intercontinentali. Distribuzione: Euro International
Film.
Regia: Florestano Vaticini. Soggetto: Giorgio Bassani (dal suo racconto, Una notte del 943). Sce
neggiatura: Ennio De Concini, Pier Paolo Pasolini, Florestano Vaticini. Interpreti: Gabriele
Ferzetti, Enrico Maria Salerno. Gino Cervi, Beiinda Lee.
Produzione: Antonio Grevi e Alessandro Jacovoni per Ajace Film-Euro International Filnis. Dis
tribuzione: Euro International Films.
Regia: Gianni Puccini. Soggetto: Rodolfo Sonego, Tonino Guerra. Elio Petri. Sceneggiatura:
Bruno Baratti, Elio Bartolini, Goffredo Parise, Pier Paolo Pasolini, Giulio Questi. Interpreti:
Gabriele Ferzetti, Dorian Gray, Jean-Mare Bory, Elsa Martinelli. Yvonne Forneaux, Marisa
Merlini.
Produzione: Film Napoleon. Distribuzione: Euro International Films.
Regia: Luciano Emmer. Soggetto: Emanuele Cassuto, Luciano Enimer, Rodolfo Sonego. Sce
neggiatura: Luciano Emmer. Pier Paolo Pasolini, Luciano Martino, Vinicio Maritateci. Inter
preti: Lino Ventura, Marina Vlady, Magali Noel, Bernard Flessoti.
Produzione: Nepi Film (Roma)/Sofidctip-Zodiaque Film (Parigi). Distribuzione: Lux Film.
• J P A
Pier Paolo Pasolini/ll cinema in co rp o
Regia: Paolo limiseli e Brunello Rondi. Soggetto: dal romanzo omonimo di Pier Paolo Pasolini.
Riadattamento: Franco Brucati. Ennio De Concini. Sceneggiatura: Paolo Beliseli. Brunello
Rondi, Franco Solinas. Interpreti: Franco Cittì, Serena Vergano, Enrico Maria Salerno.
Produzione: Zebra Film (Roma)/Aera Film (Parigi). Distribuzione: Varielv.
Regia: Bernardo Bertolucci. Soggetto: Pier Paolo Pasolini. Sceneggiatura: Bernardo Bertoluc
ci, Sergio Cittì. Interpreti: Francesco Ruiu, Giancarlo De Rosa. Vincenzo Ciccora, Marisa Soli
nas.
Produzione: Antonio Cervi per Cervi Film-Gineriz. Distribuzione: Cineriz.
In terp retazion i
Accattone (1961)
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. Collaborazione ai dialoghi: Sergio Citti. Direttore del
la fotografia: Tonino Delli Colli. Assistente operatore: Gioacchino Sofia. Ambierà azione e sce
nografia: Flavio Mogherini. Arredatore: Gino Lazzari. Coordinamento musicale: Carlo Rustic-
ghelli. Musica: Johann Sebastian Bach, ‘"Passione secondo Matteo” , BWV 244; William Prirn-
rose, “ St. James Infirmar) blues” . Montaggio: Nino Baragli. Aiuto regia: Bernardo Bertolucci.
Assistente alla regia: Leopoldo Savona. Segretaria di edizione: Lina D’Amico. Fonico: Luigi Pu
ri. Microfonista: Manlio Magara. Truccatore: Cesare Biseo. Fotografo di scena: Angelo Penno
ni.
Interpreti e personaggi: Franco Citti (Cataldi Vittorio, detto Accattone, doppiato da Paolo Fer
rari), Franca Pasut (Stella), Silvana Corsini (Maddalena), Paola Guidi (Ascensa, doppiata da
Monica Vitti), Adriana Asti (Amore), Adriano MazzeUi (il cliente di Amore), Romolo Orazi (suo
cero di Accattone), Massimo Caceiafeste (cognato di Accattone), Francesco Orazi (il Burino),
Mario Guerani (il commissario), Stefano D’Arrigo (il giudice istruttore), Enrico Fioravanti (1°
agente), Nino Russo (2°) agente), Emanuele Di Bari (sor Pietro), Franco Manieri (Franco), Car
lo Sardoni (Carlo), Adriana Moneta (Margheritona), Polidor (becchino), Danilo Alleva (Iaio),
Sergio Citti (il cameriere), Elsa Morante (una detenuta). Amici di Accattone: Luciano Conti (il
Moicano), Luciano Gonini (Piede d ’oro). Renato Capogna (il Capogna), Alfredo Leggi (Pupo
Biondo), Galeazzo Riccardi (il Cipolla), Leonardo Muraglia (Mommoletto), Giuseppe Ristagno
(Peppe il Folle), Roberto Giovannoni (il Tedesco), Mario Cipriani (Balilla), Roberto Searingella
(Cartagine), Silvio Citti (Sabino), Giovanni Orgitano (lo Scucchia), Piero Morgia (Pio). 1 napo
letani (doppiati da attori della compagnia di Eduardo De Filippo): Lamberto Bevilacqua (Salva
tore), Franco Bevilacqua (Franco), Amerigo Bevilacqua (Amerigo), Sergio Fioravanti (Gennari-
no), Adele Cambria (Nannina). Gli amici di Cartagine: Mario Castiglione (Mario), Dino Frondi
(Dino), Tommaso Nuovo (Tommaso). Ifarlocchi: Edgardo Siroli, Renato Terra,
Produzione: Arco Film (Roma)/Cino Del Duca (Roma). Produttore: Alfredo Bini. Direttore di
Produzione: Marcello Bollerò. Ispettore di produzione: Eliseo Boschi. Pellicola: Ferrania P. 30.
Formato 35mm, b/n, 1:1.33. Macchine da presa: Arriflex. Sviluppo e stampa: Istituto Nazionale
Luce. Doppiaggio e sincronizzazione: Stabilimenti Titanus. Distribuzione: Cino Del Duca. In
cassi: lire 390.163.000, Italia, primi 3 anni. Costo approssimativo del film: 30 milioni. Riprese:
aprile-prima metà di luglio 1961. Teatri di posa: Jneir De Paolis, Roma. Esterni: Lazio: Roma,
Via Casilina, Via Portuense (la strda delle puttane). Via Appia Antica, Via Bacchia, Ponte degli
Angeli (la scommesa di Accattone), Acqua Santa (Maddalena pestata dsai napoletani). Via Ma
nuzio (il furto della moto); Ponte Testaccio (la morte di Accattone), il Pigneto (la casa di Accat
tone e il bareno), borgata Gordiani (la casa di Ascenza), la Maraneila. Subiaco (il cimitero). Pel
licola girata: 50.000 metri. I manifesti pubblicitari furono eseguiti da Carlo Levi e Mino Macca-
ri. Vietato ai minori di anni 16. Prima proiezione: XXII Mostra del cinema di Venezia, “ Sezione
informativa” , 31.8.1961. Premi: Festival di Karlowy Vary, 1962. Primo premio per la regia.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. Direttore della fotografia: Tonino Delli Colli. Ojìeralo-
re alla macchina: Franco Delli Colli. Assistente operatore: Gioacchino Sofia. Architetto: Flavio
Mogherini. Arredatore: Massimo lavazzi. Coordinamento musicale: Carlo Rustichelli. Musica:
Antonio Vivaldi: “ Concerto in do magg. Per ottavino, archi e basso continuo” ; “ Concerto in do
Pino Bertelli
magg. Per fagotto, archi e basso continuo''; Ha "Concerto in re min. per viola d'amore, liuto e
basso continuo (registrazione Erato); "Violino tzigano” di Cherubini e JBixio (edizioni musicali
Bixio), cantata da Joselito (registrazione RCA). M on ta gg io : Nino Baragli. Assistente al m ontag
g io: Andreina Casini. Aiuto regia: Carlo di Carlo. Assistente alla regia : Gianfranco Salina....
S egreta rie di ed izion e: Lina D’ Amico. Mirella Comaechio (c.s.c.). Fonico: Leopoldo Rossi. Truc
ca to re: Marcello Ceecarelli. P a rru cch iera : Amalia Paoletti. F otog ra fo di scem i: Angelo Novi.
In terp reti e p erson a gg i: Anna Magnani (Mamma Roma), Ettore Carotalo (Ettore, doppiato da
se stesso). Franco Cittì (Carmine), Silvana Corsini (Bruna). Luisa Orioli (Biancofiore), Paolo
Volponi (il prete), Luciano Gonfili (Zacaria), Vittorio La Paglia (il sig. Pellissier). Piero Moggia
(Piero). Leandro Santarelli (Legalo, il Roseio), Emanuele Di Bari (Gennarino il Trovatore), An
tonio Spolettai (un pompicretto), Nino Biotici (un pittoretto), Roberto Venzi (un avieretto), Ni
no Venzi (un cliente), Maria Bernardini (la sposa). Santino Cittì (padre della sposa). Lamberto
Maggiorata (un malato). Gli am ici di E ttore: Franco Ceecarelli (Carletto), Marcello Sorrentino
(Tonino), Sandro Meschino (Pasquale). Franco Tovo ( Augusto), Pasquale Ferrarese (Lino lo
Spezzino). P rostitu te : Eletta Camcron, Maria Benati. Inferm ieri: Renato Montalbano, Enzo Fio
ravanti. P erip atetici: Loreto Ranalli, Mario Ferraguti. P apponi: Renato Capogna. Fulvio Orgi-
tano. Renato Troiani. C oatti: Mario Cipriani, Paolo Provenzale. Malati: Umberto Conti, Sergio
Profili, Gigione Urbinati.
P rod u zion e : Arco Film (Roma). P rod u ttore: Alfredo Bini. D irettore di p ro d u zio n e : Eliseo Bo
schi. Isp ettore di p rod u zion e: Fernando Franchi. Isp ettore am m inistrativo: Vincenzo Taito. Se
g reta ri di p ro d u zio n e : Franco Casali. Bruno Frasca. C assiere: Giulio De Sthephanis. Pellicola:
Ferratila P.30, Ferrania 14. Formato: 35 mm, b/n, 1:1.85. M acchine da p resa : Arriflex, Mit-
chcll. Sviluppo c stam pa, effetti p o n ici: S.P.E.S. (dir. Ettore Catahicei). S onorizzazione: Inter
national Recording (West re x Recording System). M ixage: Renato Cadueri. D istribuzione: Cine-
riz. Incassi: lire 188.504.000, Italia, primi 5 anni. R iprese: 9 aprile-giugno 1962. Teatri di posa:
Incir De Paolis. Esterni: Lazio, Roma, Trastevere (il ristorante dove Ettore lavora), Porta Por
tese, Cecafumo, i grattacieli dellTNA-Casa (la casa nuova di Mamma Roma e il mercato), Casal
Bertone (la prima casa di Mamma Roma), Cava Amelia (casa di Biancofiore), Quadrato, Torre
Spaccata, Via Flaminia, Palazzetto dello Sport, Eur. Piazza dei Navigatori, pressi dell'Ospeda
le S. Eugenio (il furto della radiolina), palazzo delTEur (interni chiesa: Mamma Roma incontra
il prete). Frascati (il pranzo di nozze in una fattoria abbandonata). Guidoriia. Subiaco (il cimi
tero). Vietato ai minori di anni 14. Durata: 105' 34*’ (2.888 m). Prima proiezione: XXIII Mostra
del cinema di Venezia, 31.8.1962. Premi: XXIII Mostra del cinema di Venezia: Premio della
F.l.C.C. (Federazione Italiana dei Circoli del Cinema).
La ricotta (1961/1963)
La ricotta è il quarto episodio del film R oG oP u G . Gli altri episodi sono: Illibatezza di Roberto
Rossellini, Il n u ovo m ondo di Jean-Luc Godard, Il p ollo ruspante di Ugo Gregorctti.
S crin o e diretto da Pier Paolo Pasolini. D irettore della F otogra fia : Tonino Pelli Colli. O p era
to re alla m acchina: Giuseppe Ruzzolini. C om m ento e coord in am en to m usicale: Carlo Rusti
ebelli. M usica: Alessandro Scarlatti: "Cantata” ; Giuseppe Verdi: da “ Dies ireae die» illa” : Gio
vanni Fusco: "'Eclisse twist” . M ontaggio: Nino Baragli. Aiuto regia: Sergio Cittì, Carlo di Car
lo. S egretaria di edizione: Lina D’ Amico. F on ico: Luigi Puri. T ruccatore: Goffredo Rocchetti.
P a rru cch iera : Maria Teresa Corridoio. F o to g ra fo ili scen a : Paul Ronald.
In terp reti e p erson a g g i: Orson Weiles (il regista, doppiato da Giorgio Bassani). Mario Cipriani
(Stracci), Laura Betti (la "diva” ), Edmund a .Aldini (un'altra "diva” ), Vittorio La Pagba (il gior
nalista), Maria Bernardini (la strip-teaseuse), Rosssana Di Rocco (la figlia di Stracci). Le com
p a r s e : Ettore Carotalo, Lamberto Maggiorata, Alan Midgette, Tomas Milian, Giovanni Orgita-
no, Franca Pasut. (rii invitati: Avv. Giuseppe Berlingeri (il produttore), Andrea Barbato, Giu-
liana Calandra, Adele Cambria, Romano Costa, Elsa de’ Giorgi, Carlotta Del Pezzo, Gaio Fra
tini. John Francis Lane, Robertino Ortensi, letizia Paolozzi. Enzo Siciliano.
P rod u zion e : Arco Film (Roma)-Cineriz (Roma)-Lyre Film (Paris). P ro d u tto re : Alfredo Rini. O r
ga n izza zion e g en era le: Manolo Bolognini. D irettore di produzione. : Eliseo Boschi. Isp ettore di
p rod u zion e: Fernando Franchi. S egretari di p rod u zion e: Enzo Ocone, Bruno Frasca. Franco
Casati. Pellicola: Fcrrania P. 30. Kodak Eastinancolor. F orm ato: 35 rum, b/n e colore, 1:1.85.
M acchine da p resa : Arriflex. Sviluppo e sta m p a : Istituto Nazionale Luce. D op p ia g g io : C.I.D.-
C.D.C. S incronizzazion e: Titanus. D istribuzione: Cincriz. Incassi: lire 95.766.000. Italia, primi
5 anni. Vietato ai minori di anni 18. R ip rese: J7 ottobre-novembre 1962. Teatri di posa: Cine
città (la Deposizione del Pontorno). Esterni: periferia di Roma, Piatone dell’Acqua Santa pres
so l’Acquedotto romano. Durata 35 (9< 1 in). Prem i: Premio Grolla d ’ oro per la regia. Saint-
Vincent, 4/7/1964.
La Rabbia (1962)
La rabbia è un film di montaggio in due parti. La prima parte è di Pier Paolo Pasolini, la se
conda di Giovannino Guaresehi.
Scritto e d iretto da Pier Paolo Pasolini. Aiuto reg ia : Carlo di Carlo. C om m ento in versi: Pier
Paolo Pasolini. L etto da: Giorgio Bassani (voce in poesia) e Renato Guttuso (voce in prosa). M u
sica: canti della rivoluzione cubana; canti della rivoluzione algerina; canti popolari russi; “ lo
shimmy” di Angelo F. Lavagnino (Edizioni musicali C/À/M.); “ Concerto disperato*’ di Simoni-
Rosso-A.F. Lavagnino (registrazioni Sprint); “ Tiger Twist” di Armando Sciascia; “ Suoni in co
reografia” di Armando Sciascia (A. Sciascia e la sua orchestra, registrazioni Vedette); Tomaso
AJbinoni: “ Adagio” . Q uadri: Ben Shahn, Jean Fautrier. Georges Grosz, Renato Guttuso. M on
taggio: Pier Paolo Pasolini, Nino Baragli. Mario Serandrei. A ssistente al m ontaggio: Sergio
Montanari.
P rod uzione: Opus Film. P ro d u tto re : Gastone Ferranti. O rgan izzazion e g en era le: Antonio Mo
relli (A.D.C.). F orm a to: 35 min, b/n, 1:1.66. Sviluppo e stam pa: S.P.E.S. D istribuzione: War
ner Bros. Incassi : lire 5.516.000, Italia, primi 5 anni. R ea lizza zion e : gennaio-febbraio 1963.
M ateriali di d ocu m en ta zion e: cinegiornali “ Mondo libero” e materiali reperiti in Cecoslovac
chia, Unione Sovietica e Inghilterra. Durata: 53’ (1.449 m). La Rabbia è stato proiettato l’ 11 lu
glio 1965, nella serata cocnlusiva del Festival del cinema di tendenza, promosso e organizzato
dalla rivista Film critica nell’ ambito dell’VIII Festival dei Due Mondi a Spoleto.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. D irettori della fo to g r a fia : Mario Bernardo, Tonino Bel
li Colli. O p era tori alla m acchina: Vittorio Bernini, Franco Delli (.olii. Cesare Fontana (c.s.c.).
Assistenti o p e r a to r i : Francesco Cappelli, Sandro Ruzzolini. M usica: le canzoni **I Wabissi” di
Edoardo Vianello: “ Partita di pallone” di Mario Cantini e Edoardo Vianello; “ Son finite le va
canze” di Mario Cantini; “ Se mi perderai” di Domenico Colarossi e Pasquale Tassone; “ Stessa
spiaggia stesso mare” di Piero Soffici. Giuseppe Verdi: “ 1 vespri siciliani ’ , Ouverture (Edizioni
e registrazioni musicali RCA Italia). M ontaggio: Nino Baragli. Assistente al m ontaggio: Andrei
na Casini. A iuto regìa: Vincenzo Cerami. Fonici: Oscar De Arcangelis, Carlo Ramando. Spea
ker: Lello Bersani. F otogra fo di scen a : Angelo Novi.
in terven ti di: Alberto Moravia e Cesare Musatti. In ordine di apparizione: Camilla Cedcrna,
Oriana Fallaci, Adele Cambria. Peppino Di Capri, Squadra di calcio del Bologna (Bulgarelli,
Furlanis, Negri, Pascutti, Pavinato, Janich, Nielsen, Haller, Tumburus, Fogli, Perani), Giusep
pe Ungaretti, Antonella Ltialdi, Graziella Granata, Ignazio Buttitta. Nel ruolo della sposa: Gra-
355
ziella Chiarcossi.
P rod u zion e: Arco Film (Roma). P ro d u tto re : Alfredo Bini. D irettore dì p rod u zion e: Eliseo Bo
schi. Pellicola: Ferrania P. 30. Kodal plus x. F orm ato: 16 c 35 inni b/n, 1.1.35. M acchine da p r e
sa: Arriflex. Sviluppo e stam pa: Istituto Luce. S on orizzazion e: Fonolux. D istribu zion e : Titanus.
Incassi: lire 24.335.000. Italia, primi 5 anni. R ip rese: marzo-novembre 1963 (con interruzioni).
Esterni: Campania: Napoli, Porta Capuana (interviste ai passanti sulla prostituzione), vicoli
bassi napoletani. Sicilia: Palermo, intervista a Ignazio Bnttitta, popolani al rione San Pietro,
contadini e braccianti a Camporeale e Partinico: Cefali!. Lazio: Roma. \ia Eufrate alLEur. ca
sa di Pier Paolo Pasolini (intervista a Alberto Moravia c Cesare Musatti), chiesa di centocelle (il
matrimonio di Graziella), spiagge romane: Fiumicino. Lombardia: Milano, fabbriche (intervista
alle operaie sulla legge Merlin). Idroscalo. Toscana: Firenze, una bottega d'artigiano (intervista
ai clienti); Viareggio, lungomare (intervista di notte ai passanti), campo sportivo (intervista a
Peppino Di Capri e altri). Emilia-Romagna: Bologna. Università (intervista agli studenti). Sta
dio comunale (intervista alla squadra di calcio del Bologna). Campagna emiliana tra Bologna e
Modena (intervista ad alcuni contadini). Veneto: Venezia Lido (intervista a Camilla Cedermi,
Oriana Fallaci, Adele Cambria). intervista ad alcuni bagnanti tra cui Antonella I.nabli. Cala
bria: Catanzaro, la campagna, un bar (intervista ai frequentatori del bar); Crotone. Vietato ai
minori di anni 18. Durata 92’ (2. 527 m). Prima proiezione: XVII Festival di Locamo,
26.7.1964. Gli interventi di Susanna Pasolini, Giuseppe Ravennani ed Eugenio Montale sono eli
minati al montaggio.
Regia di Pier Paolo Pasolini. C om m ento in ov er-sou n d di Pier Paolo Pasolini. Interventi: Pier
Paolo Pasolini e don Andrea Carraro. O p era to re: Aldo Pennelli. M usica: Johann Sehastian
Bach, "'Passione secondo Matteo" BAVA 244. F onico: Walter Cantatore. F otog ra fo di srena: An
gelo Novi.
R ip rese: 27 giugno-li luglio 1963. Esterni: Galilea: Lago «li Tiberiade, Monte Tu boi*. Nazareth,
Capharnaum. Giordania: Baram. Gerusalemme, fiume Giordano, i confini della Giordania,
Bersabea, Betlemme. Siria: Damasco.
P rod u zion e: Areo Film (Roma). P rod u ttore: Alfredo Bini. Isp ettore di p rod u zion e: Walter Can
tatore. D u rata: 52* (1.426 m). Prim a p roiezion e: li luglio 1965, serata conclusiva del Festival
de! cinema di tendenza promosso e organizzalo dalla rivista Film critica nell'ambito delI'VIII Fe
stival «lei Due mond a Spoleto. Il film non è mai uscio nei circuiti commerciali.
Scritto e d iretto da Pier Paolo Pasolini. D irettore della fo to g r a fia : Tonino Delli Colli. O p era to
re alla m acchina: Giuseppe Ruzzolini. Aiuto o p er a to r e: Gianni Cianfarelli Modica. Assistente
o p er a to r e: Aict«>r Dogo Contino. A rch itetto scen og ra fo: Luigi Schiaccianocc. A iuto architetto:
Dante Ferretti. A rred a tore: Andrea Fantacci. C ostum ista : Danilo Donati. Aiuto costum ista: Pie
ro Giroletti. M usica: Johann Sehastian Bach: “ Passione secondo Matteo" BWV 244. ‘"Fuga (ri
cercata) a 6 voci*1elaborata da Anton von Webern, “ Messa in si min." BWV 232 “ Dona nobis pa-
cein*'; Wolfgang Ama«leus Mozart: “ Adagio c fuga" K. 546; Sergej Prokof’ev: “ Aieksandr Nev-
skij", Cantata opera 78. Negro spiritual cantato da (Ideila; Missa Lidia congolese; “ baiaio" bra
siliani; canti rivoluzionari russi. M usiche originali: Luis F.. Bacalov. M ontaggio: Nino Baragli.
Assistente al m ontaggio: Andreina Casini. Aiuto regia: Maurizio Lucidi. Assistenti tdlu regia:
Paul A.M. Schneidcr, Elsa Morante. S egretaria di ed izion e: Lina D'Amico. Fonu.o: Mario Del
356
Pezzo. T ru ccatore: Marcello Cecca rolli. Aiuto tru cca to re: Lamberto Marini. P ar n icch ierà :
Minima Pomilia. A ccon cia tu re : Rocchetti. S artoria: P iero Farani. A rm i: Rancati. F otogra fo di
scen a: Angelo N on i.
in terp reti e p erson a gg i: Enrique Irazoqui (Cristo, doppiato da Enrico M. Salerno). Margherita
Caruso (Maria Giovane). Susanna Pasolini (Maria anziana), Marcello Morante (Giuseppe), Ma
rio Socrate (Giovanni Battista). Rodolfo Wileoek (Caifa), Alessandro Clerici (Ponzio Filato).
Amerigo Bevilacqua (Erode I). Francesco Leonctti (Erode li), Franca Cupane (Erodiade), Pao
la Tedesco (Saloinè), Rossaba Du Rocco (1*Angelo ilei Signore). Renato l’erra (un fariseo), Eli
seo Boschi (Giuseppe D'Ariniatea). Natalia Ginzsburg (Maria di Befania), Ninetto Datoli (un pa
storello). Apostoli: Settimio Di Porto (Pietro). Otello Sestili (Giuda). Ferruccio Nuzzo (Matteo),
Giacomo Morante* (Giovanni), Alfonso Gatto (Andrea), Enzo Siciliano (Simone). Giorgio Agam
ben (Filippo), Guido Cerretani (Bartolomeo), Luigi Brabini (Giacomo di Zehedeo), Marcello
Gal «'tini (Giacomo di Alleo). Alio Spaziarli (’laddeo). Rosario Migalc (Tommaso).
P roduzione: Arco Film (Roma)-Liix Compagnie Cinématographique de France (Paris). P rod u t
tore: Alfredo Bini. O rganizzazione g en era le: Manolo Bolognini. D irettore di p rod u zion e: Eliseo
Boschi. Isp ettore di p ro d u zio n e : Enzo Ocone. Isp ettore am m inistrativo: Vincenzo Frasca. P el
licola: Ferrama P. 30. F orm ato: 35 min. li/n, 1:1.85. M acchine da p re sa : Arriflex. Sviluppo e
sta m p a , effetti ottici: S.P.E.S. (dir. E. Catalucci). R egistrazione sonora. : Nevada. D op p ia ggio :
C.D.C. M ixage: Fausto Ancillai. D istribuzione: Titanus. Incassi: lire 449.332.000. Italia, primi
5 anni.
R ijìrese : 24 aprile-fine luglio 1964. Teatri di posa: Roma, Incir De Paolis (l'Ultima cena, il car
cere di Giovanni Battista). Esterni: Lazio: Castello di Ghia presso Orte (battesimo di Cristo):
Monte Cavo (il Discorso della montagna): Tivoli (orto del Getsemani). Basilicata: dintorni di Po
tenza (Nazareth): Matera, Sassi e Rione S. Agnese (Gerusalemme); Barile-Matera (Betlemme):
dintorni di Barile (la strage degli innocenti). Puglia: la campagna tra Barletta e Taranto (luoghi
delle predicazioni); Castel del Monte-Bari (il pretorio): Castello di Gioia del Colle-Bari (la cac
ciata dal tempio, la reggia di Erode); Massafra (Cafarnao). Calahria: Catanzaro-Lc Castella (la
moltiplicazione dei pani e dei pesci); dintorni di CroLone (luoghi delle predicazioni. Lago Tibe-
riade). Sicilia: Valle dell*Etna (le tentazioni nel deserto). Prima proiezione: XXY Mostra del ci
nema di Venezia, 4.9.1964. Durata: 137' (3.749 m). P rem i : Mostra di Venezia - Premio speciale
della giuria; Premio Office Catholique International du Cinema (O.C.I.C.): Premio Cinefonim:
Premio dcirUxiion International de la Critique de Cinema (UN. I.CRIT.); Premio Lega cattolica
per il cinema e la televisione, della RFT; Premio Città di Imola '"Grifone d'oro": Gran Premio
O.C.I.C. (Assisi, 27 settembre 1964); Prix d ’exellence, IV Concorso tecnico del film (Milano):
Premio Caravella d'argento. Festival internazionale di Lisbona (26 febbraio 1965); Premio Na
stro d*Argento 1965 per la regia. la fotografia e i costumi.
Scritto e d iretto d a Pier Paolo Pasolini. D irettori della fo t o g r a fia : Tonino Delli Colli. Mario
Bernardo. O p era tori alla m acchina: Franco Di Giacomo, Gaetano Valle. A iuto a rch itetto : Dan
te Ferretti. Costum ista: Danilo Donati. Aiuto costum ista: Piero Cicoletti. M usiche originali: En
nio Mol l icone, Edizioni c registrazioni musicali RCA Italiana. D irettore d o rch estra : Bruno Ni
colai. Itotob di lesta sono cantati da Domenico Mod ugno. Le parole sono di Pier Paolo Pasolini.
M usica: "Carme, Carme” , composta e cantata da Totò. ""Quelli come noi , di Amedeo Cassola.
M ontaggio: Nino Baragli. Assistente al m ontaggio: Rossana Maiuri. Aiuto reg ia : Sergio Cittì. A s
sistenti alla re g ia : Carlo Morandi, Vincenzo Cerami. Fonine. Pietro Ortolani. M icrofon ista: Ar
mando Rondarli. T ruccatore: Vittorio Biseo. P a r n icch ierà : Adriana Cassini. A ccon cia tu re:
Rocchetti. C upo squadra m acchinisti : Mariano Sargenti. C apo squadra elettricisti: A. Ridolfi,
M. Cardarelli. S u rtoria : Piero Farani. C alzatu re: Pompei. A ttrezzeria : Angelo Rancali. Piante
e fiori: Adriano Ceceotti. C ollezione orn itologica: Domenico Rossi. E sperto della fa u n a : Pino
357
Pino Bertelli
P erson aggi ed in terpreti: Totò (Monsieur Courneau), Flaminia Siciliano (Madame Courneau),
Ninetto Davoli (Minetto), la Signora Aquila, il Signor Orso del Canada. Monsieur lo Chimpanzé
del Ruanda, il Leone d’Algeria, il Cammello del Ghana, il Pagliaccio Mediterraneo, la Signora
Jena del Sahara. D u rata: 8’ (202 ni). Senza colonna sonora. Sottotitolato. Cartelli con citazioni
da Pensée» di Pascal. Le msuiche previste per l’episodio erano: Johann Sebastian Bach. “'La
Passione secondo San Giovanni” BWV 245 e “ Bella ciao” , canto della Resistenza.
Terzo episodio del film Le stregh e, (ili altri episodi sono: La siciliana di Francesco Rosi; Senso
civico di Mauro Bolognini: La strega bruciata viva di Luchino Visconti; Una sera ta com e le al
tre di Vittorio De Sica.
S critto c diretto da Pier Paolo Pasolini. D irettore della fo to g r a fia : Giuseppe Hotunno. O p era
tore alla m acchina: Giuseppe Maecari. S cen ografia: Mario Garbuglia. Piero Poletto. Costumi
sta: Piero Tosi. M usiche originali.: Ennio Morrieone. M ontaggio: Mino Baragli. Aiuto regia: Ser
gio Citti. A ssistente alla regia: Vincenzo Cerami. F on ico: Vittorio Trentino. Sculture: Pino Zac.
F otog ra fo di scen a: Angelo Movi.
In terp reti e p erson a ggi: Totò (Ciancicato Miao). Minetto Davoli (Bacili Miao), Silvana Mangano
(Assurdina Cai), Mario Cipriani (un prete). Laura Betti (un turista), Luigi Leoni (la moglie del
turista).
P rod u zion e: Dino De Laurentis. Pellicola: Kodak. F orm ato: 35 nini, colore, 1:1.85. M acchine
da p resa : Arriflex. D istribuzione: Dear Film/United Artists Europa. Incassi: lire 370.043.000.
Italia, primi 5 anni. R ip rese: novembre 1966. Esterni: Lazio: Roma, il Colosseo, Fiumicino, la
Fiumara, Ostia. Vietato ai minori di anni 18 (con decreto del 9.2.1967 il divieto ai minori di an
ni 18 è stato modificato nel divieto ai minori di anni 14). Durata: 31’ (858 ni). Partecipa al XVII
Pier Paolo Pasolini/Il cinem a in co rp o
Terzo episodio del film C apriccio alPitaliana. Gli altri episodi sono : Il m ostro della dom enica di
Steno; P erch é di Mauro Bolognini; Viaggio di la v oro di Pino Zac: La bam binaia di Mario Mo-
nicelli; La gelosa di Mauro Bolognini.
Scritlo e diretto da Pier Paolo Pasolini. Direttore della fotografia: Tonino Dclli Colli. Scenogra
fia e costumi: Jurgen Henze. Musiche originali: ‘‘Che cosa sono le nuvole” ? di Modugno-Pasoli-
ni, cantata da I). Modugno (Edizioni musicali Dino, Roma). Montaggio: Nino Baragli. Aiuto re
gia: Sergio Citti. Fotografo di scena: Angelo Novi.
Interpreti e personaggi: Totò (Jago), Ninetto Davoli (Otello), Laura Betti (Desdemona), Franco
Franchi (Cassio), Ciccio Ingrassia (Roderigo), Adriana Asti (Bianca). Francesco Leonetti (il ma
rionettista), Domenico Modugno ( f immondezzaro). Carlo Pisacane (Brahanzio). Altri burattini:
Luigi Barbini, Mario Cipriani, Piero Morgia, Remo Foglino.
Produzione: Dino De Laurentis Cinematografica, Roma. Produttore: Dino De Laurentis. Pelli
cola: Kodak. Formato: 35 mm, colore, 1:1.85. Sviluppo e stampa: Technicolor. Distribuzione:
Dear Film/United Artists. Incassi: lire 189.171.000, Italia, primi 5 anni. Riprese: marzo-aprile
1967. Teatri di posa: Cinecittà. Esterni: dintorni di Roma. Durata: 22’ (601 m).
Edipo re (1967)
Da “ E dipo r e ” e “ E dipo a C o lo n o ” di Sofocle.
Scritto e d iretto da Pier Paolo Pasolini. D irettore della fo to g r a fia : Giuseppe Ruzzoli ni. O p era
tore alla m acchina: Otello Spila. A ssistente o p e r a to r e : Sergio Rubini. S cen ografia: Luigi
Schiaccianoce. A r r e d a to r e ; Andrea Fantaoci. Aiuto scen og ra fo: Dante Ferretti. Costum ista: Da
nilo Donati. Aiuto costum ista: Piero Giroletti. C oordinam en to m usicale: Pier Paolo Pasolini.
M usica: Wolfgang Amadeus Mozart: “ Quartetto in di magg.' K. 465. “ Il canto dei martiri can
zone slava; suite di motivi popolari rumeni; arie della rivoluzione russa; musica antica giappo
nese (Edizioni musicali Rete). M ontaggio: Nino Baragli. Aiuto regia: Jean-Claude Biette. S a rto
ria: Farani, Roma. F onico: Carlo Tarchi. T ruccatori: Giulio Natalucci, Goffredo Rocchetti.
P a rru cch iere: Ernesta Cesetti, Maria Teresa Corridoni. A ccon cia tu re: Rocchetti. I o lo g r a fo di
scen a: Bruno Bruni. S egretaria di edizione: Lina D’ Amico.
In terp reti e p erson a gg i: Silvana Mangano (Giocasta), Franco Citti (Edipo), Alida 'Valli (Mero-
pe), Carmelo Bene (Creonte), Julian Beck (Tircsia), Luciano Bartoli (Laio), Ahmed Belhachmi
(Poliho), Pier Paolo Pasolini (il Gran sacerdote), Giandomenico Davoli (pastore di Polibo), Ni
netto Dvaoli (Anghelos), Francesco 1.conciti (servo di Laio). Sacerdoti: Jean-Claude Biette, Ivan
Smaniglia.
P rod uzione: Arco Film (Roma), con la partecipazione della Somafis, Casablanca. Produttore:
Alfredo Bini. D irettore di p rod u zion e: Eliseo Boschi. Isp etto re di p rod u zion e: Mario Cocciolet
ti. S egreta rio di p rod u zion e: Walter Fabrizio. Pellicola: Kodak Eastmancolor. Io r m a to : 35 mm,
colore, 1:1.85. M acchine da p resa : Arriflex. Sviluppa e stam pa . effetti ottici : Technicolor Ita
liana. R egistrazion e son ora : NIS Film. M ixage: Fausto Ancillai. D istribuzione: Euro Interna
tional Films. Incassi: lire 548.908.000, Italia, primi 5 anni.
R iprese: seconda metà di aprile-prima metà di luglio 1967. Teatri di p osa : Dino De Laurentis Ci
nematografica. Roma - Studio n. 4 (la reggia di Tebe, la camera di Giocasta e i giardini). Ester
ni: Italia: Veneto: fiume Livenza. Lombardia: Bassa Lombardia (infanzia di Edipo); dintorni di
Lodi; S. Angelo Lodigiano (prologo); periferia industriale di Milano (epilogo); caseina La Mon-
cuca nei pressi di S. Angelo Lodigiano. Emilia-Romagna: Bologna (epilogo). Marocco (seconda
P illo B e r te lli
parte: il mito dell’ antefatto; terza parte: la tragedia di Sofocle sintetizzata e tradotta in prosa):
It’ ben addii: Guarzazate: Zagora. Vietato ai minori di anni 18. Durala: 104’ (2. 861 ni). Prima
proiezione: XXVI11 Mostra del cinema di Venezia. Premi: Premio C.I.D.A.L.C. (Confederatimi
Internationale polir la Diffusion dcs Arts et de» T^ttres par le Cinema) ex aequo: Premio Crolla
d’ oro, Saint Vincent. 6.7.1968: Premio Nastro d’ argento, 1968. a Alfredo Bini per la produzio
ne e Luigi Sehiaecianoee per la scenografia.
Scritto, diretto e commentato da Pier Paolo Pasolini. Collaborazione: Gianni Baccelloni Corte.
Operatori alla macchina: Federico Zanni, Roberto Nappa. Montaggio: Jcnner Menghi.
Produzione: Rai Radiotelevisione italiana. Produttore delegato: Gianni Barcolloni Corte, RBG
cin. S.r.l. Pellicola: Kodak. Formato: 16 nini, b/n. Macchine da presa: Arriflex RL.
Riprese: 20 dicembre-10 gennaio 1968. Esterni: Stato di Maharashtra: Bombay, la “ Porta del
l’ India” , la sede del Parlamento, Palare Kailas (intervista al maharajah), fabbrica della Fiat (in
tervista agli operai), giardino del Taj Mabai Hotel (interviste a intellettuali e scrittori), sede di
“ The Times of India” ; villaggio tra Bombay e Pune. Stato di Uttar Pradesh: RishTkesh (conven
to); Dehradun; villaggio di Bhavani: Gita Bhavan, Ganga Kinara. la zona dei santoni. Stato di
Rajastan: Udaipur: Ajmer, Hotel Circuit House, Jaipur. New Delhi, sede del Partito Comunista
all’ Urdù Bazar. Connaugh Place (National Book Fair). Il Gange ai confini della Cina. Prima
proiezione: XXIX Mostra del cinema di Venezia, sezione “ Documentari” , 18.8.1968. Durata: 34’
20” (941 m). Il film non è uscito nei circuiti commerciali.
Teorema (1968)
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. Direttore della fotografia: Giuseppe Ruzzolini. Opera
tore alla macchina: Otello Spila. Assistenti operatore: Luigi Conversi, Giuseppe Buonaurio.
Scenografia: Luciano Puccini. Costumista: Marcella De Marehis. I vestiti di Silvana Mangano
sono di Roberto Capucci. Musica originale: Ennio Morricone. Direttore d ’orchestra: Bruno Ni
colai (Edizioni musicali Curei). Musica: Wolfgang Amadeus Mozart: “ Requiem in re min.” K.626
(registrazione MK nell’ esecuzione deirAcademic Russian Chorum e deH’ Orchestra Sinfonica
della Filarmonica di Mosca). Tcd Cursen: “ Per la morte di un sax alto” . Consulenza per le tec
niche pittoriche: Giuseppe Zigaina. Montaggio: Nino Baragli. Aiuto regia: Sergio Cittì. Segreta
ria di edizione: Wanda Tuzi. Fonico: Dino Fronzetti. Capo truccatore: Goffredo Rocchetti.
Truccatore: Manlio Rocchetti. Parrucchiera: Maria Teresa Corridoni. Acconciature: Dutta
Rocchetti. Fotografo di scena: Angelo Novi.
Interpreti e personaggi: Luigi Barbini (il ragazzo della stazione). Laura Betti (Emilia, la serva),
Adele Cambria (l'altra serva), Ninetto Davoli (Angelino, il postino), Carlo De Mejo (un ragaz
zo), Cesare Garboli (l'intervistatore del prologo), Alfonso Gatto (il medico). Massimo Girotti
(Paolo, il padre), Silvana Mangano (Lucia, la madre), Susanna Pasolini (la vecchia contadina).
André José Cruz Soublette (Pietro, il figlio), Terence Stainp (l’ ospite). Anne Wiazemsky ((Met
ta, la figlia), Ivan Scratuglia. Le comparse delle sequenze relative alla cascina Torre Bianca so
no state trovate tra i vecchietti del Pio Albergo Petrusati di Pavia.
Produzione: Aetos Film (Roma). Produttori: Franco Rossellini, Manolo Bolognini. Direttore di
produzione: Paolo Frasca. Segretario di produzione: Sergio Galiano. Pellicola: Kodak East-
mancolor. Formato: 35 min, colore. 1:1.85. Macchine da firesa: Arriflex. Sviluppo e stampa, ef
fetti ottici: S.P.E.S. (dir. E. Catalucei). Sonorizzazione: NIS Film. Mixage: Fausto Aneillai. Uf
ficio stampa: Lueherini-Rossetti-Spinola. Distribuzione: Euro International Films. Incassi: lire
915.687.000. Italia, primi 5 anni. Riprese: fine marzo-15 maggio 1968. Teatri di posa: Elios
Film, Roma. Esterni: Lombardia: Milano, Istituto Le Marcelline (la scuola di Odetta); villa a S.
P ier P a o lo Pasolini/D cin em a in c o r p o
Siro (esterni della casa di Paolo); Istituto Parini (la scuola di Pietro); la stazione centrale (Gi
rotti si spoglia); Tenuta Ciampi, nei pressi di Milano (Paolo sedotto dall'ospite). Zona industria
le tra Lainate e Arese (il prologo, uscita della fabbrica); cascina Torre Bianca tra Pavia e Mila
no (la levitazione di Emilia). Lazio: Roma, villa al quartiere Trionfale (gli interni della casa di
Paolo). Sicilia: Etna (l'urlo di Paolo). Vietato ai minori di anni 18. Durata: 98’ (2. 692 m). P ri
ma p ro iez io n e : XXIX Mostra del cinema di Venezia, 4.9.1968. P rem i : Coppa Volpi per la mi
gliore interpretazione femminile, a Laura Betti. Navicella d ’ oro, Premio O.C.I.C. (Office Ca-
tholique International du Cinema) a T eorem a.
Terzo episodio del film A m ore e rabbia. Gli altri episodi sono: l/indifferenza di Carlo Lizzani,
Agonia di Bernardo Bertolucci, U a m ore di Jena-Luc Godard. D iscutiam o , discutiam o di Mar
co Bellocchio.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. Direttore della fotografia: Giuseppe Ruzzolini. Musiche
originali: Giovanni Fusco. Musica: Johann Sebastian Bach, “ Passione secondo Matteo” B\VV
244. Montaggio: Nino Baragli. Assistente al montaggio: Attilio Vinicioni. Aiuti regia: Maurizio
Ponzi, Franco Brocani. Segretaria di edizione: Marina Chierici. Fonico (presa diretta): Amelio
Verona.
Interpreti e personaggi: Ninetto Davoli (Riccetto), Rochelle Barbieri (una ragazzina). Le voci di
Dio: Bernardo Bertolucci, Graziella Chiarcossi, Pier Paolo Pasolini, Aldo Puglisi.
Produzione: Castoro Film (Roma)/Anouchka Film (Paris). Produttore: Carlo Lizzani. Direttore
di produzione: Armando Bertoluccioli. Pellicola: Kodak Eastniancolor. Formato 35 nini, colore,
cinemascope. Macchine da presa: Arriflex. Sviluppo e stampa: Cinecittà-Teatri C.S.C Registra
zione sonora: Sound Recording Service. Sincronizzazione: NIS Film. Mixage: Renato Caducri.
Distribuzione: Italnoleggio Cinematografico. Incassi: lire 25.919.000, Italia, primi 5 anni.
Riprese: estate del 1968. Esterni: Roma, Via Nazionale. Vietato ai minori di anni 18. Durata: 10’
28” (287 m). Prima proiezione. 29.5.1969.
P orcile (1968-1969)
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. D irettori della fo to g ra fia : Armando Nannuzzi (/ ep iso
d io ); Tonino Delli Colli, Giuseppe Ruzzolini (II episod io). O p era tori alla m a cch in a : franco Di
Giacomo, Michele Cristiani. Assistenti o p e r a to r e : Giuseppe Lanci, Federico Del Zoppo, Rober
to Forges Davanzati. C ostum i : Danilo Donati. Musica orig in a le : Benedetto Chiglia. Tenui musi
ca le: “ Horst Wessel Lied” (canto di marcia delle truppe d’ assalto naziste). M ontaggio: Nino Ba
ragli. A ssistente al m ontaggio: Andreina Casini. Aiuti reg ista : Sergio Cittì, Fabio Garriba. Assi
sten te albi regia: Sergio Elia. S egretaria di edizione: Beatrice Banfi. F on ico: Alberto Salvatori.
T ru ccatore: Piero Meeaeei. F otog ra fo di scen a : Marilù Parolini.
In terp reti e p erson a gg i del 1 episod io: Pierre Clementi (primo cannibale), Franco Citti (secondo
cannibale), Luigi Barbini (il soldato), Ninetto Davoli (Maracehione, il testimone dei due episo
di), Sergio Elia (un domestico). In terp reti e p erson a g g i del II episod io: Jean-Pierre Léaud (Ju-
lian), Alberto Lionello (Klotz. il padre). Margherita Lozano (M.me Klotz, la madre, doppiata da
Laura Betti), Anne Wiazemsky (Ida, la figlia), Ugo Tognazzi (Herdhitze), Marco Ferreri (Hans
Gunther, doppiato da Mario Missiroli).
P rod uzione I ep isod io : Gianni Bareelloni Corte. BBG cin. s.r.l. P rod u zion e l i episod io: Gian
Vittorio Baldi e IDI Cinematografica (Roma), 1 film dell’ Orso. C.A.P.A.C. Filmcdis (Paris). Di
retto re di p rod u zion e: Rodolfo Frattaioli. Isp ettore di p ro d u zio n e : Enzo .laccio. Pellicola: Ko
dak Eastmancolor. F orm ato: 35 min, colore, 1:1.85. M acchine da p re sa : Arriflex, non sonora
P ino B ertelli
Scritto, diretto, fotografato e commentato da Pier Paolo Pasolini. Operatori: Giorgio Pedoni.
Mario Bagnato, Emore Galeassi. Musica originale: Gaio Barbieri: eseguita da Gato Barbieri
(sax). Donald F. Move (batteria), Marcello Melio (contrabbasso); cantanti: Monne Murrav e Ar
due Savage. Montaggio: Cleofe Conversi. Fonico: Giorgio Pedoni. Con la partecipazione rii un
gruppo di studenti africani dell'l niversità di Roma "La Sapienza” .
Produzione: Gian Vittorio Baldi e IDI Cinematografica (Roma). I film dell’ Orso. Produttore de
legato: Gian \ ittorio Baldi. Direttore di produzione: Claudio Rispoli. Pellicola: Eastmancolor.
Formato: 16 nun. b/n. Macchine da presa: Arriflex Bl. Sviluppo e stampa: Luciano Vittori. Sin
cronizzazione: MS Film. Distribuzione: DAL. Incassi: lire 4.362.000, Italia, primi cinque anni.
Riprese: effettuate in due periodi. Una prima parte nel dicembre "68 e una seconda parte nel feb
braio *69. Esterni: Uganda: lago Vittoria-Rampata. Tanzania: Dar es-salaam (università c fab
brica nelle vicinanze della città): Dodoma Kigoma. città sulle rive del lago Tanganika; scuola di
Livingstone nei pressi di Kigoma: villaggio Rasili u sulla strada per Kigoma: la tribù dei Wa-go
gò. Interni: Italia: Roma, il Folkstudio. Durala: 63* (2.006 ni). Prima proiezione: Giornate del
cinema italiano, alla Mostra del cinema di Venezia, 1.9.1973.
Medea (1969-1970)
Da **Medea" di Euripide
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. Direttore della fotografia: Ennio Guarnieri. Operato
re albi macchina: Sergio Salvati. Assistenti operatori: Giorgio Urbinelli, Pasquale Raduni. Sce
nografo arredatore: Dante Ferretti. Architetto: [Nicola Tainburro c.s.c. Costumista: Piero Tosi.
Aiuti costumista: Piero Cicolctti, Gabriella Pescucei. Commento niusicfde: Pier Paolo Pasolini,
con la collaborazione di Elsa Morante. Musica: musiche sacre giapponesi e canti d ’ amore ira
niani (Edizioni musicali Bixio Sani. Milano). Montaggio: Nino Baragli. Collaborazione alla re
gia: Sergio Cittì. Assistente alla regia: Carlo Carunehio. Segretaria di edizione: Beatrice Banfi.
bollico: Carlo Tarclii. Truccatore: Romolo Sensoli: trucco di Maria Callas: Goffredo Rocchetti.
Pamicchi-era: Marcella De Marzi: pettinatura di Maria Callas: Maria Teresa Corridoio. Accon
ciature: Ditta Rocchetti. Sartoria: Tirelli. Gioielli: Nino Lembo. Roma. Arredamento, armeria,
attrezzerie: Set Mancini. Roma. Fotografo di scena: Mario Tursi.
Interpreti e personaggi: Maria Callas ( Medea ). Laurent Terzieff (il Centauro). Massimo Girotti
(Creonte), Giuseppe Gentile (Giasone), Margareth Clementi (Glauco), Sergio Tramonti (il fratel
lo di Medea). Anna Maria Chio (nutrice), Paul Jabara. Gerard Wciss. Luigi Barbini, Gianpaolo
Duregon. Luigi Masironi. Michelangelo Masironi, Gianni Brendizi, Franco Jacobbi. Piera Degli
Esposti, Graziella Chiarcossi (c.s.c.), Mirella Panfili (c.s.c.).
Produzione: San Marco S.p.A. (Koma)/Los Films Numbcr One (Paris)/Jami.s Film und Fernse-
hen (Frankfurt). Produttori: Franco Rossellini, Marina Cicogna. Produttori associati: Pierre
Kalfon, Klaus Hehvig. Direttore di produzione: Fernando Franchi. Ispettore di produzione: Pie
tro Nardi. Segretario di produzione: Paolo Luciani. Ispettore: Sergio Galiano. Amminislrazio-
Pier P aolo Pasolini/Il emémà in co rp o
no: Aurelio La Ili Persiani. Pellicola: Kodak Eastmancolor. Formato: 35 min, colore, 1:1.85.
Macchine da presa: Arriflex. Sviluppo e stampa: Tecnostampa. Sincronizzazione: IMS Film. Uf
ficio stampa: Luchertini-Rosselti-Spinola. Distribuzione: Euro International Filins. Incassi: li
re 328.949.000, Italia, primi cinque anni.
Riprese: 7 maggio-16 agosto 1969. Teatri di posa: Cinecittà (casa di Medea nella Oolchide. la reg
gia di Corinto). Esterni: Turchia: Urgiip; Goreme; Anatolia; Cappadoeia. Siria: Mura di Alep-
po (esterno della casa di Medea nella Colchide); Geboul, nei pressi di Aleppo (l'assalto degli Ar
gonauti). Interni: Aleppo (casa di Medea a Corinto). Italia: Pisa, Piazza dei Miracoli (Corinto);
Marechiaro di Anzio (facciata esterna della casa di Medea a Corinto; Pincendio finale); laguna
di Grado (infanzia di Giasone); Viterbese, Castello di Ghia (alcuni primi piani di Maria Callas).
Vietato ai minori di anni 18 (decreto revocato il 22.1.1970). Durata: 110" 28" (3.022 in). Prima
proiezione: 28.12.1969.
Il Decameron (1970-1971)
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. Direttore della fotografia: Tonino Pelli Colli. Operato
re alla macchina: Giovanni Ciarlo. Aiuto operatore: Carlo Tafani. Assistenti operatore: Alessio
Gelsini, Giuseppe Fornari. Scenografia: Dante Ferretti. Aiuto scenografo: Carlo Agate. Arre
datore: Andrea Fantocci. Costumista: Danilo Donati: Aiuto costumista: Piero Giroletti. Musica:
a cura delPautore con la collaborazione di Ennio Morricone: Anonimo XIII see., “ Canto delle
lavandaie del Vomero” ; canti popolari napoletani antichi e moderni. Montaggio: Nino Baragli,
Tatiana Casini Morigi. Assistente al montaggio: Anita Gocciolati. Aiuti regista: Sergio (atti. Cili
berto Angelucei. Assistente alla regia: Paolo Andrea Mettel. Segretaria di edizione: Beatrice
Banfi. Edizione: Enzo Ocone. Fonico: Pietro Spadoni. Truccatore: Alessandro Jacoponi. Par
rocchierà : Jole Cecchini. Sartoria: Farani. Fotografo di scena: Mario Tursi.
Interpreti e personaggi: Franco Cittì (ser Cepparello-san Ciappelletto). Ninetto Davoli (An
dreuccio da Perugia), Jovan Jovanovie (Rustico), Vincenzo Amato (Masetto da Lamporecchio).
Angela Luce (Peronella), Pier Paolo Pasolini (Giotto), Guido Alberti (un ricco mercante), Gian
ni Rizzo (il Padre superiore), Giuseppe Zigaina (frate confessore), Elisabetta Genovese (Cateri
na), Silvana Mangano (la Madonna). Giorgio Jovine, Salvatore Bilardo. Vincenzo Ferrigno, Lui
gi Seraponte. Antonio Diddio. Mirella Catanesi. Vincenzo De Luca, Erminio Nazzaro, Giovanni
Filadoro, Lino Crispo. Alfredo Sivoli, E. Jannotta Cacrino, Vittorio Vittori, Monique Van Yo~
rcn, Enzo Spilateri, Luciano Telli, Annie Marguerite Latroye, Gerard Lxel, Wollgang Hillinger,
Franco Marletta (c.s.c.), Giacomo Rizzo, Vittorio Fanfoni (c.s.e.), Ufile Detlef Gerd, Adriana
Donnorso, E. Maria De Juliis, Patrizia De Clara, Guido Mannari, Michele Di Matteo, Giovanili
Scagliola, Giovanni Davoli, Giuliano Fratello, Lucio Amalelli, Gabriella brankel, Vincenzo Cri
sto, Giovanni Esposito.
Produzione: PEA (Roma)/Les Produetions Artistes Assoiés ( Paris)/Arlemis film (Berlin). Pro
duttore: Franco Rosscllini. Organizzazione generale: Alberto De Stcfanis. Direttore di produ
zione: Mario Di Biase. Ispettore di produzione: Sergio Galiano. Segretario di produzione: Vit
torio Bucci. Pellicola: Kodak Eastmancolor. Formato: 35 min. colore. 1:1.85. Macchine da pre
sa: Arriflex. Sincronizzazione: Cinefonieo Palatino. Mixage: Mario Morigi. Assistente al mixa
ge: Gianni D' Amico. Distribuzione: United Artists Europa. Incassi: lire 4.145.925. Italia, primi
5 anni.
Riprese: settembre-ottobre 1970. Teatri di posa: Sala Palatino. Esterni: Campania: Napoli,
Piazza S. Chiara (“ Giotto"), bassi napoletani. Cascia; Amalfi; Vesuvio; Ravcllo (“ Masetto*’ e
'■'Gemmata” ); Vieta di Sorrento; Caserta Vecchia (“ Peronella” ). Lazio: dintorni di Roma e Vi
terbo; Nepi, Abbazia di Fossanova-Latina (“ Gioito” ). Trentino: (“ Ciappelletto"); Bolzano: Vi
colo della Pesa, S. Martino (interno della chiesa). Dintorni di Bolzano: Castel Roncolo (sala da
363,
P ino B ertelli
pranzo). Bressanone-Bolzano: chiostro del Duomo (interni). Yemen: Sanala (4*Alibech” , non in
serito nel film). Francia: Valle della Loira. Vietato ai minori di anni 18. Durata: 110" 41” (3.038
in). IJrima proiezione: XXI festival di Berlino, 29.6.1971. Premi: XXI Festival di Berlino, Pre
mio Orso d'argento.
Regia: Pier Paolo Pasolini. Commento: Pier Paolo Pasolini. Direttore della fotografia: Tonino
Delli Colli. Montaggio: Tatiana Casini Morigi.
Produzione: Rosima Anstalt. Produttore: Franco Rosselllini. Pellicola: Kodak Eastmancolor.
Formato: 35 min, colore, 1:1.33. Macchine da presa: Arriflex. Sincronizzazione: Cinefonim-
Palatino.
Riprese: domenica 18.10.1970. Esterni: Yemen del nord: Sana'a. Yemen del sud: Adramaut. Du
rata: 13' 20'" (365 ni). Prima proiezione: Milano, 20.6.1974. In occasione dell’ anteprima italia
na di 11fiore delle mille e una notte. Il film non è mai uscito nei circuiti commerciali.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. Direttore della fotografia: Tonino Delli Colli. Operato
re alla macchina: Carlo Tafani. Aiuto operatore: Maurizio Luechini. Scenografia: Dante Fer
retti. Aiuto scenografo: Carlo Agate. Arredatore: Kenneth Muggleston. Costumista: Danilo Do
nati. Aiuto costumista: Vanni Castellani. Musica: scelta da Pier Paolo Pasolini con la collabora
zione di Fnnio Morricone: Anonimo, “ Fenesta ea luoive” ; musiche popolari inglesi e irlandesi:
elaborazioni a temi di commento di Fnnio Morricone (Edizioni musicali Topic Records-Philips-
Caedmon Kecords). Montaggio: Xino Baragli. Assistenti al montaggio: Anita Cacciolati. Ugo De
Bossi. Aiuto regia: Sergio Cittì, Umberto Angelucci. Assistente alla regia: Peter Shepherd. Se
gretaria di edizione: Beatrice Banfi. Edizione: Enzo Ocone. Fonico: Primiano Muratori. Truc
catore: Otello Sisi. Parrucchiere: Giancarlo De Leonardis. Sartoria: Farani. Fotografo di sce
na: Mimmo Cattarinieh. Capo macchinista: Augusto Diamanti. Capo elettricista: Alberto Ki-
dolfi.
Interpreti e personaggi: Ilug Griffith (sir Jantiary), Laura Betti (la donna di Balli), [Vinetto Da-
voli (Perkin, il buffone). Franco (.'itti (il diavolo). Josephine Chaplin (May), John Francis Lane
(il monaco). Alan Webb (il vecchio). J.P. Vari Dyne (Cook), Pier Paolo Pasolini (Chaucer), \er-
non Dobtcheff, Adrian Street. O.T., Derek Deadmin, Nicholas Smith. George Dateli, Dan Tho
mas, Michael Balfour, Jennv Runacre, Peter Cain. Daniele Buckler. Settimio (Castagna. Vthol
Coast, Judy Stewart-Murrav. Tom Gordon King, Patrick Duffet. Kamann Howell, Albert King.
Zileen King, Ileather Johnson, Robin Asquit. Martin Whelar, John McLaren. Edward Monteith
Kervin, Franca Sciutto, Vittorio Fanfoni.
Produzione: P.E.A. Produzioni Europee Associate, Roma. Produttore: Alberto Grimaldi. Di
rettore di produzione: Alessandro von Normann. Ispettore di produzione: ennio Onorati. Se
gretaria di produzione: Franca Tasso. Coordinatori albi produzione inglese: Adriano Magi-
stretti, Anthony Moore. Pellicola: Kodak Eastmancolor. Formato: 35 inni, colore, 1:1.85. Mac
chine da presa: Arriflex. Sviluppo e stampa: Technicolor. Sincronizzazione: Cinefonico Palati
no. Rumori ed effetti speciali: Luciano Anzellotti. Mixage: Gianni D' Amico. Ufficio stampa:
Studio Longardi. Distribuzione: United Arlists Europa. Incassi: lire 2.138.971.000, Italia, pri
mi 5 anni.
r»— t-
Riprese: 16 settcmbre-23 novembre 197i. Interni: Safa Palatino, Roma (interno della Dean Can
terbury Catbedral. racconto del frate; dettagli di Pier Paolo Pasolini). Esterni: Inghilterra:
Contea di Kent: Canterbury; Maidstone (il racconto deirindulgenziere). Contea di Cambridge:
Cambridge. Cont«'a di Warvvieksili ree: Warwick. Contea di Gìoucenstershire: Chipping Camp-
den. I villaggi di St. Osyth; Layer Vlarney (il racconto del cuoco; il racconto del mercante); La-
venham (il racconto della donna di Balli); Paycoeks Greenacrey, Ickleshan (il racconto deirin
dulgenziere); Rohenden (il racconto dei fattore). Sicilia: Etna (l'inferno). Vietato ai minori di
anni 18. Durata: 110’ (8.038 m). Prima proiezione: XXII Festival di Berlino. 2.7.1972. Premi:
Premio Orso d oro, XXII festival di Berlino.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. Collaborazione alla sceneggiatura: Dacia Maraini. Di
rettore della fotografia: Giuseppe Ruzzolini. Operatore alla macchina: Alessandro Kuzzolini.
Assistente operatore: Marcello Mastrogirolamo. Scenografìa: Dante Ferretti. Costumista: Dani
lo Donati. Musica: Ennio Morricone. Montaggio: Nino Baragli, Tatiana Casini Morigi. Assisten
te al montaggio: Ugo De Rossi. Aiuto montaggio: Alfredo Mene bini. Aiuto regia: Umberto Ange-
lucci, Peter Shepherd. Segretaria di edizione: Beatrice Banfi. Edizione: Enzo (Icone. Fonico:
Luciano Welisch. Truccatore: Massimo Giustini. Parrucehiera: Iole Cecchini. Acconciature:
Rocchetti-Carboni. Sartoria: Farani. Calzature: Pompei. Spedizioni: Cecchetti. Fotografo di
scena: Angelo Pennoni.
Interpreti e personaggi: Ninetto Davoli (Aziz), Franco Cittì (il Genio), Franco Merli (Nur-ed-
])in), lessa Bouchè (Aziza), Ines Pellegrini (Zumurrud), Margareth Clementi, Luigina Tocchi,
Alberto Argentino (il principe Shahzaman), Francesco Paolo Governale (il principe Tadji), Sal
vatore Sapienza (il principe Yiuian), Zeudi Biasiolo, Barbara Grandi, Elisabetta Vito Genovese,
Gioacchino Castellini, Abadit Giudei (la principessa Dunja), Christian Alegny, Salvatore Ver
detti, Jocclyn Mtinchcnbach, Luigi Antonio Guerra (e.s.c.), Jeanne Gauffin Mathieu, Graneeli
se Noel, Franca Sdutto (e.s.c.), Fessazion Gherentiel (Berthanè), Gian Idris (Giana), Ali Ab-
dullah, Gheener Aielew, Mohamed Fara Seebani, Hassart Ali Ahmed, Rino Ilammemet. Adda
Ibrahim, Emanuel Matthews, Mohamed Ali Zedi.
Produzione: PEA (Roma)/Les Productions Artistes Associés (Paris). Produttore: Alberto Gri-
maldi. Direttore di produzione: Mario Di Biase. Ispettori di produzione: Giuseppe Banchelli,
Alessandro Mattei. Segretaria di prouzione: Carla Crovato. Amministratori: Daniele Tiberi.
Maurizio Forti. Pellicola: Kodak Eastmancolor. Formato: 35 nini, colore. 1:1.85. Macchine «la
presa: Arriflex. Effetti ottici speciali: Rank Film Labs, England. Sincronizzazione: X1S Film,
Roma. Mixage: Fausto AnciJIai. Ufficio stampa: Xico Xaldini. Distribuzione: United Artists Eu
ropa. Incassi: 2.092.868.000, Italia, primi 5 anni.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. Collaborazione alla sceneggiatura: Sergio (.itti. Pupi
Avati. Direttore della fotografia: 'Fonino Delli Colli. Operatori alla macchina: Carlo Tanfani,
Emilio Bestetti. Aiuto operatore: Sandro Ballaglai. Assistente operatore: Giancarlo Granatili.
Scenografia: Dante Ferretti. Arredatore: Osvaldo Desideri. Costumista: Danilo Donati. Aiuto
costumista: Vanni Castellani. Consulente musicale: Ennio Morricone. Esecuzione al pianoforte:
Arnaldo Graziosi (Edizioni musicali Eureka). Musica: Le canzoni: “ Son tanto triste** di .Ansai-
P in o B ertelli
ilo. Bracchi; '‘Fiori d’ arancio” , di Giovanni BWnzi, Michele Galdieri; “ Maestro improvvisa” , di
D’Anzi, Galdieri; “ Dormi bambina” , di Corrado Pintaldi, Enzo Bonfanti; “ Valzer di mezzanot
te” di Frank Antodio, Michele Cittadino; “ Quel motivetto che mi piace tanto” , di Donato Caso-
laro. Michele Galdieri; “ Settembre ti dirà” , di Antonio Moretti; “ Torna piccina mia**, di Cesare
Bixio. Andrea Bivio; “ Canzone ilei platano” , di Giuseppe Barziz/.a. Riccardo MorbeUi: “ SteJu-
tis Alpinis” , di Enrico Zardini. Fryderyk Chopin: “ Preludio in mi min.” , op. 28 n.4; “ Valzer in
la min.” , op. 34 n.2; Cari Off: “ Carmina Burana” . Montaggio: Nino Baragli, Tatiana Casini Mo-
rigi. Assistente al montaggio: Ugo De Rossi. Aiuto al montaggio: Alfredo Monchini. Aiuto regia:
Umberto Aligelucci. Assistente alla regia: Fiorella Infaseelli. Segretaria di edizione: Beatrice
Banfi. Edizione: Enzo Ocone. Fonici: Domenico Pasquadibisceglie, Giorgio Loviscek. Microfo
nista: Giuseppina Sagliano. Truccatore: Alfredo Tiberi. Parrucchiera: Giuseppina Bovino. Ac
conciature e effetti speciali trucco: Carboni-Rocchetti. Sartoria: Farani. Calzature: Pompei.
Arredamento e tappezzeria: D'Angelo. Cristalleria: D.O.M. Porcellane: Richard-Ginori. Foto
grafo di scena: Deborah Beer.
Interpreti e personaggi: Signori: Paolo Bonacelli (il Duca: Blangis), Giorgio Cataldi (il Vescovo,
doppiato da G. Caproni), Umberto Paolo Quintavalle (Sua Eccellenza il Presidente della (an te
d ’Appello: Curvai), .Aldo Valletti (il Presidente Dureet, doppiato da Marco Bellocchio). Aarra-
irici: Caterina Boratto (signora Castelli), Elsa de* Giorgi (signora Maggi), Hélène Surgere (si
gnora Vaccari), doppiata da Laura Betti), Sonia Saviange (la virtuosa). Vittime (maschi): Sergio
Fascetli, Bruno Musso. Antonio Orlando, Claudio Cicchetti, Franco Merli, Umberto Chessari,
Lamberto Book, Gaspare Di Jenno. Vittime (femminine): Giuliana Melis, Faridak Malik, Gra
ziella Aniceto. Renata VIoar, Dorit Ilenke, Antinisca Nemour, Benedetta Gaetani. Olga Andrei».
Figlie: Tatiana Mogilansky, Susanna Radaelli, Giuliana Orlandi, Liana Acquaviva. Militi: Ri
naldo Missaglia, Giuseppe Patruno, Guido Galletti, Klfisio Ftzi. Collaborazionisti: Claudio
Troeeoli, Fabrizio Mcnichini, Maurizio Vaiaguzza, Ezio Marini. Ruffiane e serve: Paola Pierac-
ei, Carla 7'erlizzi, Anna Maria Dossena, Anna Recchimuzzi, Ines Pellegrini.
Produzione: PEA (Roma)/Les Produetions Art iste» Associés (Paris). Produttore: Alberto Gri
maldi. Organizzatore generale: Alberto De Stefani». Direttore di produzione: Antonio Girasan-
te. Ispettori di produzione: Alessandro Mattei, Renzo David, Angelo Zernclla. Segretario di pro
duzione: Vittorio Guida. Amministratori: Maurizio Forti, Piero Innocenti. Pellicola: Kodak
Eastmaneolor. 33 mm, colore. 1:1.83. Macchine da presa: Arrillcx. Sviluppo e stampa: Techni
color. Effetti e rumori: Luciano Anzellotti. Sincronizzazione: International Recording, Roma.
Mixage: fausto Ancillai. Ifficio stampa: Nico Naldini. Distribuzione: United Artists Europa.
incassi: lire 2.308.374.000. Italia, primi 3 anni. Riprese: 3 marzo-9 maggio 1973. Teatri di po
sa: Cinecittà, teatro n. 13. Esterni: Lombardia: Salò; Mantova. Emilia: Gardelletta, frazione rii
Vado. Gli interni della villa dei “ Signori” furono girati a Mantova (Villirnpenta) e Villa Arrigoni
(Ponte Merlano). La facciata della villa dei “ Signori*’ fu girata a Bologna, Villa Aldini. Vietato ai
minori di anni 18. Durata: 116* (3.185 m). Prima proiezione: I Festival di Parigi. 22.11.1973.
Bibliografia pasoliniana
Poesia
Critica politica/letteraria
Le lettere
5AU
Lettore, voi. 1 ( 1940-1954). a cura di Nico Naldini, Torino, Einaudi, 1986
JAattere, voi. JJ (1955-1975). a cura di Nico Naldini. Torino. Einaudi, 1988
A
Acciarito Pietro, 312,
Adler. .Alfred, 161, 268.
Adlon Percy, 203,
Adorno Theodor W., 47, 87, 151, 154, 224, 232, 246, 266, 309. 314, 324,
Agamben Giorgio, 103,
Agosti Silvano, 152. 201,215
Agostino, santo, 120, 129,
Akerman Chantal, 178,
Aldini Edmonda, 69,
Alea Tomàs Guticrrez, 152, 154, 178,
Alexander Jane, 203,
Alfieri Vittorio, 47
Al-Haddad Abdulralnnan, 293
Alighieri Dante, 47, 319
Allyson June, 203,
Almodovar Pedro, 87,
Alquati Romano, 87,
Althusser Louis, 154,
Alvarez Santiago, 152,
Amari Paolo (Pier Paolo Pasolini), 27,
Amato Giuseppe, 148,
Amico Gianni, 215,
Anderson Lindsav, 215,
Anet Jon, 202.
.Angeli Alfredo, 206,
Angelucci Umberto, 260.
Anger Kenneth, 153, 176,
Ansaldo Giovanni, 217,
Antonioni Michelangelo, 39, 66, 88, 89, 107, 121, 125, 130, 156, 191, 208, 214, 308,
Apra Adriano, 127,
Araki Gregg, 178, 203,
Arbus Diane, 54, 58,
Areeeo Sergio, 147,
Arendt Hannah, 21, 137, 240, 257, 336 n., 337 n., 345 n., 347 n.,
Argentieri Mino. 38. 115, 234,
Argentino .Alberto, 284,
Aristarco Guido, 31. 134. 223,
Arpino Giovanni. 254.
Arrabai Francisco, 285,
Arrigo Giuseppe, 272.
Artaud Antonin, 147, 155, 316,
Arzner Dorothy, 176,
Asor Rosa Alberto, 125.
Asti Adriana. 29. 145, 147,
P in o B ertelli
B
Babelico Hector, 203.
Bacalov Luis K., 104,
Bach, Johann S.. 25. 31, 35. 93, 104. 106, 122.
Bachelard Gaston, 17, 92. 188.
Bagnato Mario. 237,
Baille Bruce, 152,
Bakunin Michail A., 86, 126, 153, 154, 221* 248. 280.
Baldelii Pio, 134, 261.
Baldi Gian Vittorio, 89, 154, 214,
Balducci Ernesto, 151, 244,
Balestrini Nanni, 184,
Baragli Nino, 33. 61.71. 78. 84, 122. 144. 147. 168. 193, 212, 221. 233. 256. 274. 289. 31
Barbieri Gato, 237, 238.
Barbieri Rochelle, 212,
Barbini Luigi, 145,
Barilli Carlotta, 155,
Barkcr Lex. 98,
Barthes Roland, 48, 111. 116. 117. 127, 132, 133, 134. 163. 269. 310. 323. 325. 336 n.. 33
339 n., 341 n., 345 n.,
Baruchello Gianfranco, 153,
Basaglia Franco, 161,
Bashore Juliet, 204,
Bassa ni Giorgio, 27, 44, 45, 77, 107, 111, 308.
Basso Lelio, 289,
Hata il le Georges, 53, 250,
Baudelaire Charles, 181, 288. 311,
Bazin André, 92, 134,
Beck Julian, 155, 165.
Beery Wallace, 174,
Beethoven, Ludwig vari, 25.
Bel haduni Ahmed, 165,
Bellei Mino, 202.
Bellezza Dario, 180, 181,
Bcllincioni Giorgio. 152,
Bellocchio Marco, 89. 90, 154, 212, 214,
Bellocchio Pier Giorgio. 264,
Beimondo Jean, 37,
Bendit Daniel Colui, 183,
Bendit Gabriel Oohn, 183,
Bene Carmelo, 153, 165. 215. 253,
Benjamin Walter. 87, 256, 257,
Benussi Fcmi, 114,
Bergman Ingmar, 30. 37, 131, 208, 215. 271. 274. 276. 308.
Berliner Alain, 204,
Berlinguer Enrico, 185, 302,
Bernardini Maria. 69,
Bernardo Mario, 84. 122,
Berne Eric. 179,
Bernini Vittorio. 84.
Bersani Lello. 82. 84.
Bertelli Pino. 331 n., 338 a>, 334 n., 335 336 n., 337 n., 339 ri.. 340 n., 344 n..
Bel letto Paolo. 170. 210,
Bertini Antonio, 76.
Bertolucci Attilio. 27. 44. 45, 46,
Bertolucci Bernardo, 33, 66. 89, 121, 154, 201, 212, 214. 245, 324.
Bertolucci Giuseppe* 20L,
Betocchi Carlo. 25.
Bettetini Gianfranco. 134, 135, 337 n.,
Betti Laura (Maura Trombetti). 68. 142, 143. 145, 147. 155, 189. 195. 196. 208. 260, 272, 293,
314. 332 n., 335 n., 337 n., 339 n., 340 ri., 345, n.
Beylie Claude, 194, 276,
Biagi Enzo, 315. 347 n.,
Biamonti Enrico, 206,
Bianchi Pietro, 308,
Biette Jean-Ckaude, 153, 169,
Bigia retti Libero, 27,
Bignardi Agostino, 25,
Bini Alfredo, 64, 76, 84, 93, 95, 96. 111, 123, 170, 333 n.,
Bini Luigi, 276, 345 n.,
Birri Fernando, 154,
Blake William, 126. 150, 157, 188, 271,
Blanchot, Maurice, 310,
Blanqtii Louis-Auguste. 280,
Blicr Bertrand, 202,
Bo Carlo, 45,
Bobbio, 87,
Bobby Bazzico, 124,
Bocca Giorgio, 264, 295. 302,
Boccaccio, 245, 247, 250. 251. 253, 257, 266, 26*, 2*7,
Boff Leonardo. 102, 281,296. 303, 313, 335 n., 341 n., 344 n., 346 n.,
Bogart Paul. 203,
Bogavevicz Yurek, 202,
Bogdanovich Peter, 75,
Bologna Sergio, 87,
Bolognini Mauro. 27, 35, 89. 142, 143, 144, 199, 308,
Bompressi Ovidio. 262.
Bonaeelli Paolo, 152, 310.
Bonfanti Giovanni, 260, 261,263, 264,
Bontempelli Massimo, 217,
Boorman John, 215,
Boralto Caterina, 311,314,
Borges Miguel, 152.
Bory Jean-Louis, 170. 234, 275.
Bosc Robert, 75,
Bosch Ilieronymus, 278, 279,
Bosc Lucia, 53,
Boucbé lessa, 282,
Bouzid \ouri, 205,
Brackage Stan, 153,
B r a m a t i Vitaliano, i l i ,
Pino Bertelli
C
Cafiero Carlo, 125,
Calabresi Luigi, 262,
Calamai Clara, 53,
Calla* Maria. 54, 225. 226, 231. 233,
Calvert Greg. 183.
Calv ino Italo, 45, 46, 295, 308, 315, 332 n., 317 n.,
Cambria Adele, 28, 82, 83, 264,
Campana Dino, 26. 285, 308, 309,
Campanella Tommaso, 101, 136, 214, 259,
Campanile Festa Pasquale, 199,
Compari Roberto, 60, 333 n.,
Camus Albert, 87, 280, 316 n.,
Canbv Vincent, 258, 325,
Candii Klias. 37, 42, 251, 263, 309,
Canova Gianni, 156.
Cantatore Walter, 93,
Capa neo, 51.
Cappabianca Alessandro, 105,
Cappelli, 45.
Caprioli Vittorio, 199,
Caproni Giorgio, 27, 44, 45,
Capuano Antonio, 201,
Caravaggio, 55,
Carducci Giosuè, 25, 27,
j
P ier P a o lo Pasolini/II cin em a in c o r p o
D
D’ Ambrosio Gerardo, 264,
D’Annunzio Gabriele, 25, 276, 309.
Da Campo Gianni, 202,
Da Vinci Leonardo, 57,
Damiani Damiano, 89, 199,
Danev Serge, 154,
Dapporto Carlo, 199,
Da voli Ninetto, 64, 75, 103, 113, 122, 138. 142. 143 , 144, 138, 145, 148, 165, 189, 212. 219
221,256, 272, 274. 282, 286, 307,
De Saint-Exupérv Antoine. 245,
De Amicis Edmondo, 316,
De Andrade Joaquim Pedro, 152,
De Andrò Fabrizio, 294,
De Antonio Kmile, 156,
De Beauvoir, 310,
De Bernardi Tonino, 201,
De Bosio Gianni, 89,
De Filippo Eduardo, 148, 274, 307,
De Giorgi Elsa, 69. 311, 314,
De Giusti Luciano, 170, 230, 291, 334 n., 337 n., 346 n
De Hcusch Lue, 152.
De Laurentis Dino, 144,
De Luigi Filippo, 206, 222,
De Marsico Afredo, 274,
De Mille Cecil B., 105,
De Montaigne Michel, 47, 236», 253, 332 n.,
De Palma Brian. 202,
De Pisi? Filippo, 111,
De Roberti? Giuseppe, 46.
De Sade D on atici Alphonse-Francois, 157, 201, 249, 250. 314. 316, 318, 319. 338 n., 344 n.,
De Santi? Giuseppe, 55,
De Seta Vittorio, 151.
De Sica Vittorio. 32, 33, 55, 88. 127, 112, 148, 168,
Dean James, 34.
Dearden Basii. 177,
Debenedetti Giacomo, 308,
Debord Guy, 87, 127, 151, 220, 221, 338 n., 341 n., 342 n..
Degan Teresina, 41,
Del Fra Lino, 151,
Delannoy Jean, 177,
Deleuze Gilles, 161, 162, 222,
Dell’ Arco Marco, 44,
Della Francesca Piero, 39. 98, 293,
Della Mea Luciano, 87, 88. 345 n.,
Della Volpe Galvano. 134,
Delli Colli Franco, 84,
Delli Colli Tonino, 33, 61, 71, 84, 104, 108, 147, 221, 256, 274, 282, 290, 314,
Delluc Louis, 129,
Dolly, 167,
Delmas Ginette, 275, 334 n.,
Dcmmc Jonathan, 177, 202, 204,
Demy Jacques, 39,
Deville Jacques, 39,
Di Carlo Carlo, 78, 333 n.,
Di Chio Federico, 337 n.,
Di Gennaro Giuseppe, 73,
Di Giammatteo Fernaldo, 315, 316, 347 n..
Di Rocco Rossana, 103,
Dickinson Emily, 53, 333 n., 341 n.,
Diderot Denis, 236,
Dietrich Marlene, 176,
Di mitri Nicola, 260,
Dmytryk Edward, 176,
Dolcino, frate, 20, 99, 100, 101, 246, 335 n.,
Donati Danilo, 71, 104, 108, 118, 122, 168, 221, 256, 274, 289, 314,
Dos Santos Nelson Pereira, 154,
Dostoevskij F., 46, 82, 308.
DouchetJean, 39,
Dovzenko Aleksandr, 37,
Drever Cari Th., 30, 33, 35, 37, 61. 65, 69, 71. 97. 105, 125, 129, 169. 175. 231.232. 311 n „
Dunyc Cheryl, 204,
Duras Marguerite, 19, 39, 57, 120, 162, 163, 170. 236, 243, 258, 278. 339 n., 341 ri., 345 n..
Dii rei*. 279,
Dutschkc Rudi, 183, 217,
D m iv ie r Julien, 105,
Dvlan Bob. 86,
P illo B ertelli
E
Eckhart, 254,
Eco Umberto, 111, 132, 133. 134, 135, 295, 337 n.,
Edison Thomas A., 174,
Edwards Blake. 203,
Ehrard G.B., 232, 342n.,
Einaudi (Giulio, 76,
Eisenschitz Bernard, 171,
Ejzenstejn Sergej. 30. 35. 37. 65, 69, 71,89, 125, 127, 129. 134, 160. 180. 221.269, 308.
E1 Greco, 104,
Elger Sandra, 204,
Elia, profeta, 214,
Eliade Mi reca, 231.
Eliot Thomas Stearns, 111. 255,
Elisabetta II, regina, 78.
Elisei Marcello, 56,
Emmer Luciano, 27,
Engels Friedrich, 48, 87, 332 n.,
Enzenberger Hans M., 116,
Epstein Koberl, 202. 204,
Eschilo, 28, 237, 239,
Euripide, 226, 229, 231, 233,
Evans Walker, 54,
Evola J., 323,
F
Fabi Giulio, 64,
Faccini Luigi, 71, 79, 127, 128, 134, 333 n., 334 n., 336 n., 337 n..
Faenza Roberto, 215,
Falconetti. Renée, 105,
Faldini Franca, 148. 337 n.,
Fallaci Oriana, 82, 83,
Falcpii Enrico, 27,
Farolfi Franco, 25,
Farrias Marco, 152,
Fassbinder Rainer W.. 178, 180, 191, 193, 200, 203, 253,
Fava G. Claudio, 223,
Favaro, padre, 95,
Fellini Federico, 27, 35, 49. 50, 66, 68. 69. 72, 88, 89, 98. 120. 125. 130. 156, 177. 197, 246.
271, 285, 308.
Ferii righetti, 86,
Ferranti Gastone, 76,
Ferrara Maurizio, 295,
Ferrarolti Franco, 295,
Ferreri Marco, 39, 89, 154, 206, 207, 214, 219, 221, 222, 308. 341 n.,
Ferrerò Adelio, 59, 60, 79, 120, 124, 191, 229, 251, 276. 333 n., 334 n., 336 n..
Ferretti Dante, 104, 233, 256, 274, 289. 314,
Ferretti Massimo, 45.
Festa Campanile Pasquale, 199,
Fiedler Iveslie, 105,
Filizzola Renato, 276. 345 n.,
Fina Giuseppe, 89. 154,
P ier P a o lo Pa*oliiti/II cin em a in c o r p o
G
Gadda Emilio, 27, 44, 45, 181, 319,
Gaetani Paolo, 123.
Gagarin Jurij, 78,
Galhraith John Kenneth, 296, 346 n..
Calcassi Kinore, 237,
Galilei Galileo, 101.
Galli Giorgio, 295. 302. 346 n.,
Gambetti Giacomo, 275,
Gandhi, 213, 244,
Garbo Greta. 176,
Garholi Osare, 45, 188,
Garofolo Ettore, 56. 64, 70, 75, 224, 319,
Garroni Emilio, 134, 135, 337 n..
Garzanti Aldo, 27, 28,
Garzanti, Livio, 44, 45. 46, 182,
Gasparotto Pier Francesco, 100. 335 n.,
P ino Bertelli
H
Hakuin, 157,
Hammer Barbara, 204,
llampton Christopher, 201,
Hangmann Stuart, 215.
Ila ni Su s u it i u. 152,
Hardy Codfrey, 271,
Hardy Oliver, 174,
Haselwood, 86,
Hayworth Rita, 52.
Hegel, G.W.F., 87, 254,
Heidegger Martin, 120, 152, 221, 331 n., 336 n.,
Heine IL, 205, 230,
Ilelfer Renzo, 50,
Henry Emile, 312.
Henze Jurgen. 147,
llepburn Katharine, 176,
Hermosillo Jaimc llumherto, 205,
Herzog Werner, 127.
Heschei .Abraham, 254,
flesse Hermann, 38, 335 n.,
Ileywood Anne, 203,
Hilbers Raul, 315, 347 n..
F in o B ertelli
Hillman James, 31, 56, 57, 92, 169, 179. 190. 270, 285, 331 n.. 339 n., 345 n.
Hirszman Leo, 152. 156,
Hitchcoek Alfred. 176, 215, 333 n.,
Hitler Adolf, 92, 199, 218. 305, 315,
Holbein, 276,
Honegger. 26.
Hopkins Miriam, 175,
Horkheimer Max. 87, 246, 309,
Huillet Daniele, 154, 160.
Huston John. 154.
Hutt Rohvn. 204.
Huysmans Joris-Karl, 308. 311.
1
Iannelli Salvatore, 275.
Idris Giana, 288.
Ingrassia Cieeio. 145, 147,
Interlenghi Franco, 34.
Irazoqui Enrique, 104. 105, 320,
Irigaray Luce, 283, 346 n.,
I saia,
* r* r»
J
Jackson Peter. 205,
Jacobs Hai, 183,
Jacobs Ken. 153,
Jacopone da Todi, 70.
Jakobson Roman. 129. 337 n.,
Jancsó Miklós, 215. 317,
Janouch Gustav, 159,
Jarman Derek, 178. 180,
Jefferson T., 21,
Jevvell Keala, 47, 18. 332 n.. 340 n.,
Jodorowsky Alcjandro, 285,
Jones Ernst. 31,
Jordan Neil. 203,
Jorn Asger, 87, 341 n.,
Joslin Tom, 203,
Jung Cari G., 16, 26. 42, 57, 126, 161, 173, 188. 225, 231. 268. 270, 271. 345 n.
Jiinger Ernst. 19. 36. 112, 120, 331 n., 336 n., 345 n.,
Junghans Cari, 37,
Jutkievic Sergej, 221,
Jutzi Piel. 37,
K
Kafka Erantz, 116, 159.
Kaige Chen, 205, *
Kanievska Marek, 202,
Kar Wai Won, 178.
Pier Paoìo PasoBiù/U cm em à in co rp o
L
Lacan Jacquea ,31,161, 331 n.,
Lakhdar Mohannned, 152,
Lama Luciano, 302,
Lamberti Mariano, 201,
Lampedusa, di Tornasi, 28,
Landauer Gustav, 20, 280,
Landi Mario, 25, 44,
Lang Fritz. 215, 221,
Laterza Nicola, 261,
Latour, 276,
Lattuada Alberto, 89, 148, 156,
Laurei Stan, 174,
Lauro Achille, 123,
Lawrence I). IL, 255,
Leacock Richard, 152,
Léaud Jean-Pierre, 218, 221,222, 224.
Lee Ange, 205,
Lefebvre Henri, 149, 154,
Léger F., 122,
Leigliton Margaret, 203,
Lelouch Claude, 152,
Lenin, 78, 87, 96, 107, 154, 216, 302, 339 n., 341 n.,
Leonardi Alfredo. 152, 153,
leeone Giovanni, 217, 313,
Leone!ti Francesco, 25, 4-4, 45, 103, 120, 145, 146, 164,
Leoni Donalo, 210,
Leoni Luigi, 142,
Leopardi Giacomo, 48, 127, 318,
Leslie Alfred, 153,
Levi Carlo, 61, 111,
P in o B ertelli
M
Maeciocehi Maria Antonietta, 40, 41,
MaeDonald Ilettie, 77, 205,
Machiavelli Niccolò, 301,
Maggenti Maria, 204,
Maggiorani Lamberto, 5 7 ,
Magnani Anna. 52. 54. 56, 58, 5 9 , 62. 63. 64, 66, 196.
JVlagubane Peter, 5 4 ,
Mai Ottavio, 2 0 1 ,
Majakovskij, 127,
Malacarne Rosa, 263,
Malaparte Curzio, 216,
Malatesta Erricro, 125. 221.295. 302, 3 4 7 n .
Malatesta Guido, 199,
Malcolm x, 8 6 , 213,
Mallarmé, 48,
Malie Luis, 152,
Mancini Lamberto, 260,
i ! r , E T V 5 . » . s i . 46, 48, 50. 50. 77. 80- 87. 407, 114, 125, 152. 154, 156. 1 » . 166.
241.246, 251,263, 267. 279, 295, 305. 309, 310. 316. 332 344 n..
Masaccio, 25, 35, 39, 54, 55, 57, 60, 70, 71, 29.3,
Maschi Francesco, 89, 206, 222, .341 n.,
Masetti Otello, 45,
Masi Pino, 260,
Masini Pier Carlo, 312, 34* n.,
Masolino, 25,
Massobrio Lionello, 206, 222,
Masters Lee Edgar, 49, 3.32 n.,
Mastroianni Marcello, 168,
Mathias Sean, 2 0 1 g 9 5 .9 6 .9 7 ,9 8 ,1 0 1 ,1 0 2 ,1 0 3 , 104,105,107,108, 109,
Matteo, santo, a0, (u , . 6 , 89, 91, 9.., ’ Tìn n
111, 112, 211.212. 245, 247, 253, 286, 28 „ 320, 33d 336 n., 339 n.,
Mauri Silvana, 43,
Mainino Ferdinando (“ Carlino” ), 41, 332 n.,
Maybury John, 204,
Me Giure, 8 6 ,
McCrea Joel, 175,
McLaughlin Sheila, 204,
McLean Steve, 204.
MeLuhan Marshall, 136, 3.37 n.,
McYeigh Joe, 207, 342 n.,
Meacliam Anne, 203,
Mead Taylor, 153.
Meieran David, 204,
Mckas Adolfas, 152,
Mekas Jonas, 152, 153,
Méliès Georges, 55, *5,
Melio Marcello, 237,
Melli Elio, 25,
Melville J .P*? 1 ^ ’
Menghi Jenner, 187,^
Menzel Jiri, 134, 215,
Mercouri Melina, 203,
Merli Franco, 283,
85
Pino Bertelli
Metz Clirislian. 91. i l i , 129, 130, 131. 133. 134. 337 n..
Mezzanotte Luigi, 155.
Micciehé Uno. 115, 151, 323, 336 n.,
Michel Louise, 261. 345 n..
Milani I/orenzo. 101. 151. 183. 213. 335 n., 342 n.,
Miller Henri. 8 6 . 150. 319.
Millet Kate. 163, 267. 339 n..
Minello Gianni. 201,
Minerba Giovanni, 201. 339 n..
Ming-liang Tsai. 205.
Mingozzi Gianfranco. 152,
Mittler Leo. 37.
Mizoguehi, 30. 37. 61. 223. 232. 276. 341 n.,
Modotti Tina. 58.
Modugno Domenico, 122. 145. 146. 147.
Moglierini Flavio. 71.
Molière. 119.
Molinari Luigi. 230.
Molinaro Kdouard, 177, 202.
Mondadori Alberto. 28.
Moni celli Mario, 55, 89. 144. 148. 154,
Monroe Marilyn. 52. 78. 178. 341 n..
Montagnana Mario. 41,43.
Montaldo Giuliano. 202,
Montale Eugenio, 25. 82. 309.
Montana. 8 6 ,
Montanelli Indro. 123. 302. 346 n..
Muore Marianne. 308.
Moorhouse Joeelyn. 202.
Morandi Rodolfo, 111,
Morandini Morando. 97, 134. 223. 308. 331 n., 339 n.,
Morante Elsa, 29. 45. 103. 124. 187. 233. 308.
Morante Marcello, 103.
Moravia Alberto. 17. 27. 30. 38. 44. 45, 46. 65. 71, 73. 79. 82. 83. 84. 98. 105. 111. 115, 155,
166, 169. 173, 187, 208, 222. 223. 240. 254. 255, 276. 295. 318. 331 n.. 333 n.. 336 n.. 339 n..
342 n.. 343 n.. 344 n.. 345 n., 347 n..
More Thomas, 136. 259. 337 n.. 345 n..
Morclly. abate. 185. 241. 339 n..
Morgia Piero. 64. 145.
Morigi Casini Tatiana, 256, 289. 290. 314.
Morii» Edgar, 152.
Moro Aldo.302, 303. 306,
Moroni Primo. 184. 339 n.,
Morrieone Ennio. 122, L55. 256, 289.
Moscati Italo, 208, 209, 342 n..
Move Donald E., 237,
Mozart V. Amadeus. 104, 164. 189, 194, 208.
Muel Bruno. 152,
Mugliini Gianpiero, 264.
Muhamcd (.amara, 205.
Miintzer Thomas. 109, 246.
Murnau F.W., 125. 2 2 1 , 232.
386
Murray Yvonne, 237. 238.
Murri Serafino, 67. 146. 2 1 2 . 218. 336 n.. 343 n.. 346 n..
Musatti Cesare, 82. 83. 84.
Muscelta Carlo, 27,
Mnsil Robert. 309.
Mussolini Benito, 72. 185. 209. 262.
N
Nauti uzzi Armando. 221,
Nappa Bruno. 187. 260.
Nazimova Alla. 175.
Necaev Sergej, 280.
Negri Antonio ( Ioni). 87.
Nenni Pietro. 73.
Neumann Erieli, 173, 273. 339 n.. 345 ri..
Niblo Fred. 105,
Nichols Mike, 202.
Nietzsche W. Friedrich. 16. 20. 23. 24. 25. 48. 50. 51, *0 . 71. 72. 8 6 . 8 8 . 92. 9 9
152, 154. 156. 157, 181. 196. 221. 224. 2 16. 248. 250. 251.253. 273. 274. 308. 31 f 317 3 9 -
331 n.. 333 11.. 335 n., 338 n.. 341 n., 344 n., 345 11.. ' * 1 — '>*
O
O’ Gonnell Jack. 152.
Oberon Merle. 175,
(Icone Knzo. 261.
Olmi Ermanno. 89. 151.
Ono Yoko, 153.
Orioli Luisa. 56.
Orioli Raniero. 99, 335 n..
Orsini Valentino. 206. 215. 341 11..
Osliima Nagisa. 202,
Oswald Richard. 174.
Ousniane Samhène. 154.
Owen Vi.. 317.
Ozon Francois, 201.
Ozpetek Ferzan. 201,
P
Pahst G.W., 175.
Pampaioni Geno. 48.
Panagonlis .Alessandro, 217.
Panzieri Raniero. 87.
Paolo Vi. papa. 207,
Paolo, santo. 51.211.226. 265, 307.
Parini Ermes (Paria). 25.
Parlanti Luciano. 262,
Panneggiarti Luigi. 312.
Pascal Blaise, 6 8 . 122.
Pascoli Giovanni. 25, 47.
Pasolini Pier Paolo (il nome di Pier Pachi Pasolini è citato in «piasi ogni pagina di questo atu
dio, pertanto ci è parso non opportuno inserirlo nelJ’ iudiee).
Passanante Giovanni. 312.
Pino Bertelli
Q
Quasimodo Salvatore, 25, 217,
Quintavalle Uberto Paolo, 310,
R
Rachedi Ahnied, 152,
Radiguet Raymond, 51,332 n., 333 n.,
Raggliianti Carlo L., 92, 335 n.,
Ramhov a Natasha, 175,
Rame Franca, 309,
Ravachol (Claudius Francois Koeningstein), 312,
Rav Man, 320,
Ray Nicholas, 176, 215,
Rebelais, 214.
Reclu.s Elisée, 126,
Reed Rex, 326,
Reich Wilhelm, 26, 126, 154, 161,273, 345 n.,
Reisz Karel, 152. 154,
René Norman, 203,
Renoir Jean, 25, 67, 89, 232,
Resilais Alain, 39, 152. 154,
R ilici ro Darcv, 211,
Rice Ron, 153,
Ridiardson Tony, 154, 276,
Riesrnan David, 309,
Righelli Gennaro, 52,
Rilkc Rainer Maria, 54. 157, 181. 188, 190. 236, 256. 257. 285, 317, 340 n „ 344
Rimbaud Arthur, 25, 48, 52. 127. 157, 1781, 189, 190, 198, 271, 285, 317, 340 n
Rinaldi Antonio, 25.
Risi Dino, 55, 156,
Risi Marco, 201,
Risi Neh», 214,
Rivette Jacques, 39. 105, 152, 215,
Roherts Alice. 175,
Rocha Glauber, 118, 125, 129, 154, 167, 168, 172, 214, 285. 318, 339 n.,
R ogni ni Licia. 263,
Rogosin Idonei, 152,
Rohmer Eric, 215,
Rolandi, 262,
Romano Angelo, 45,
Rondi Gian Luigi, 223, 308,
Ruoks Conrad, 154,
P in o B ertelli
S
Saba Umberto, 46.
Saint-Just, 1 2 1 ,
Saint-Simon, 154,
Sala Vittorio, 199,
Salee Luciano, 89,
Salerno Enrico Maria, 105,
Salgari Emilio, 25,
Salinari Carlo, 46, 332 n.,
Saloni6 Andrea-Lou, 271.345 n.,
Saltarelli Saverio, 260,
Samperi Salvatore, 90, 2 0 2 , 215,
Sander August. 54, 58,
Sanguinoti E., I l i ,
Sangui net ti Gianfranco, 87, 341 n.,
Sanjines Jorge, 154,
Sansoni, editore, 27, 4 4
Sanvitale Francesca, 293, 332 n.,
Sapienza Salvatore, 284,
Saraceni Paulo Cesar, 152,
Sartre Jcan-Paul, 42, 87. 96, 97, 152. 153, 151, 212, 266, 324, 335 n.. 341 n •*
Saura Carlos, 154.
Savage Archie, 237, 238,
Saville Philip, 205,
' - v\a in cor|»u
P ier PaoTtf
39 L
Pino Bertelli
l
Tabio Carlos Juan, 178. 205,
Talbot Dan, 152.
Tambroni Fernando. 45, 49,
Taranto Nino, 199,
Tarkovskij Andrej. 134, 160, 337, n.,
Tasso Torquato, 25,
Iati Jacques. 169. 215, 258.
Taviani Paolo. 89. 154, 211.
Taviani Vittorio. 89. 154. 214,
Taylor Lily, 203,
Techiné André, 203,
Tedesco Paola. 103,
Telinoli Sergio. 25,
Termine Liborio, 132, 133, 134, 337 n.,
Terzieff Laurent, 233,
Thoreau Henry David., 35, 126, 317,
Thurman l ’ina, 203,
Tito. 26.
Togliatti Palmiro, 27, 41,43. 76, 78, 86. 112. 113, 114. 115, 185.
Tognazzi Ugo, 219, 221,
Tommaso, santo, 279,
Tonge Roger. 205,
Torquato Tasso. 25.
Torres Camilo, 78, 88. 152, 184. 213, 341 n..
Tosi Enzo, 262,
Tosi Piero. 144. 233.
loti Gianni, 105,
Tutù, 12. 105, 113, 114. 115. 116, 118, 119, 121. 122, 123, 124, 138. 142, 143, 144, 145.
P ier P a o lo Pasolini/Il cin em a in c o r p o
146, 147. 148, 149. 178, 199, 336 n., 337 n., 338 n.,
Tourncs And rèe, 234,
Trentin Bruno, 302,
Tretti Augusto. 89,
Treut Monika, 204,
Truche Rose, 203, 204,
Trombadori Antonello, 73,
Tronti Mario, 8 i,
Trotsky L., 87,
Truffaut Francois, 37, 308,
Tse-tung Mao, 87,
Tucker Benjamin, 126
U
Uccello Paolo, 276, 279,
Ungaretti Giuseppe, 25, 27, 45, 46, 82, 83, 332 n.,
Urbani Giovanni, 97, 335 n.,
V
Vailati Bruno, 199,
Vaillant Edouard, 312,
Valentino Rodolfo, 1*5,
Valiani Leo, 295,
Valitutti Pasquale, 264,
Valletti Aldo, 310,
Valli Alida, 165,
Val ma rana Paolo, 1*0, 339, n.
Valpreda Pietro, 262,
Vaticini Florestano, 27, 35, 55, 89, 125, 308,
Vaneigem Raoul. 87, 117. 151.273, 279, 336 n., 338 n „ 341 n., 342 n.,
Varda Agnès, 152, 215,
Vauter Bene, 152,
Vecchiali Paul, 203,
Verdi Giuseppe, 85,
Vergine Lea, 214, 342 n.,
Vermeer, 208,
Veronese, 57,
Verri Alessandro, 47,
Verstappen Vini, 154,
Vertov Dziga, 317,
Viale Guido, 87, 183,
Vidal Gore, 176,
Vidali Vittorio, 41,
Vidor Charles, 52,
Vigo Jean. 13. 37, 55, 65, 118, 125, 127, 129, 169, 317,
Visconti Luchino, 32, 39, 52, 55, 58, 66, 88. 100. 121, 142. 154, lo6. 1
215. 245. 253. 308.
Vishniac Roman, 54, 58,
Vitale Tony. 201,
Vitti Monica, 107,
Vittorini, 111,
Vivaldi Antonio, 61,
P in o B ertelli
W
Waagcnaar Sani. 62, 333 n.,
Wajda Andrej, 215,
Walsli Baoul, 39, 215,
Warhol Andy, 153, 177, 203. 215. 333 n.,
Watkins Peter, 152,
Wayne John, 178,
Weber Max, 246, 344 n.,
Webern von Anton, 104,
Weil Simone, 124,
Weinberg Jack, 183,
Weir Peter, 203,
Weiss Luigi, 210,
Weitling Wilhelm, 126,
Welles Orson, 33, 37, 61,68, 71. 72, 73, 75, 89, 125, 127, 160, 215, 221, 251,333
Wellman William A., 215,
West Mae, 178,
Whale James, 76, 176,
Whitman Walt, 46. 49, 86. I l i , 121, 126, 127, 217. 309, 317. 332 n., 341 n..
Wiazemsky Anne, 189. 196, 197, 218. 221, 340 n.,
W iderberg Bo , 215.
Wilcoek Rodolfo M., 103,
Wilde Oscar, 23, 111, 126, 164. 181, 201,217, 255, 256, 261, 288, 317,
Wilder Billy, 203. 314.
Williams Tenne sse, 176,
Willis Bruce, 203,
Winterbottom Michael, 178,
Winters Shelley, 203,
Wise Robert, 215,
Wollstonecraft Mary, 267, 268, 345 n.,
Wyler William, 175,
Y
Yeats William Butler, 255,
York Susan, 203,
Young Flizabeth, 176,
Yuan Zliang, 205,
Z
Zac Pino. 144,
Zampa Luigi, 156,
Zanelli Dario, 234,
Zanni Federico, 187,
Zanzotto Andrea, 308,
Zavattini Cesare, 156, 206, 222, 341 n.,
Zeffirelli Franco, 123, 253,
Zengarli Giuseppe, 41,
Zitara Nicola, 264.
Zarlini Valerio, 89, 214,
m m -