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1. Saluti
Saluti e ringraziamenti.
Lapsus per il titolo.
2. Premesse: metodo
Questo incontro è anche occasione per tornarci tanti anni dopo. Dentro
un percorso di recupero “adulto” di un bagaglio giovanile dettato dalle
urgenze politiche del presente e del futuro, dal disastro che attraversiamo,
nel trionfo apparentemente senza avversario di un neoliberismo quanto
mai rapace e totalmente pervasivo nelle esistenze materiali e nelle
coscienze. Personalmente dopo l’illusione e la disillusione “populista”, se
volete, per utilizzare una categoria analizzata proprio qui due anni fa, di
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«Difendete le mie verità»
cui pure è necessario ereditare ampie componenti. Non per ritornare ad una
categoria oramai per me inutilizzabile, quella di “sinistra”, nel suo
continuo slittamento di significato, ma tornare a parole, cariche di
contraddizioni, “tragiche”, ma esse sì portatrici di un significato, certo non
univoco ma inquadrabile: per esempio, socialismo o, meglio, comunismo.
Per altro, mi rendo conto, appena uscito il mio secondo libro saggistico,
che si è aperta una nuova fase di riflessione (me ne rendo conto dalle mie
reazioni anche rispetto alla guerra ucraina) che segna un nuovo transito
tutto da esplorare. E credo che il recupero dell’opera di Fortini per me,
“maestro” del tutto assente nei due libri che ho scritto, oserei dire
“rimosso”, significhi tanto. Probabilmente, giunto anche ad una tappa di
maturazione biografica, familiare, esistenziale, l’approdo ad un realismo
che dismette ogni tentazione angelica, irenica, che c’è sempre stata nel
fondo del mio animo, del mio carattere. È come se, mediata dalla
riflessione su Eraclito, dalla breve ma intesa esperienza politica diretta,
fosse finito il tempo di sognare, di auspicare. Dell’anelito che salva
l’anima. Che sia venuto il tempo di accettare “il movimento reale” senza
però cadere nel giustificazionismo dell’esistente, mettendo l’accento,
dunque, non tanto sul “reale” ma sul “movimento”. Ma anche senza cedere
alla (fortissima, credetemi) tentazione di credere che tale movimento
prescinda dall’azione dei soggetti storici.
Che cosa mi allontana da Fortini: l’incapacità di amare, di cui era
perfettamente consapevole: «Ho saputo soltanto una parte, / ho inteso
soltanto la vita che m’era nemica, / e non l’amore, che esiste».
Turbamento mi suscita il rapporto con la figlia adottiva Livia,
convinta sionista, su cui è difficilissimo trovare materiale critico.
Nicchia di “fedeli”, irrisioni del mainstream (Fortini e il pane del poeta,
“Il Foglio”, dicembre 2021).
Sicuramente non è un classico né un santino buono per tutte le
occasioni.
Ansia di assoluto e quiete piccolo-borghese. “Rivoluzione” e
“sopravvivenza”. Religione e politica.
Chi conosce Fortini tra i presenti? Storia di una “rimozione”. Sua
sopravvivenza “carsica”. Ma, in generale, saremmo in grado di stilare un
“canone” di “auctores” di riferimento? Il PCI funzionava da “ortodossia”
che rendeva possibile, secondo una celebre affermazione di Bloch”, le
feconde “eresie” (tra cui quella fortiniana). Venuta giù la Chiesa, anche le
eresie si sono dissolte, lasciando spazio ad una indistinta melassa liberal-
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«Difendete le mie verità»
riformista, rapidamente declinata in individualismo dei diritti, capitalismo
ben temperato, gestione dell’esistente.
Questo è un invito, un “tolle, lege” articolato in quattro quadri
4. Nodi biografici
5. Fortini poeta
«La sua assoluta non complicità con una storia inadempiente quanto a
giustizia, eguaglianza, verità, si è infatti determinata in una poesia non solo
estranea a ogni sorta di novecentismo poetico, ma, anche più
profondamente, cioè a partire dalle particelle costitutive del discorso
poetico, in un sentimento della lingua e in una pratica del verso ostili a
ogni immediatezza, comunicazione diretta, naturalezza espressiva»
(Roberto Galaverni).
Consiglio la lettura della sua opera integrale da Foglio di via (vedi
edizione critica) a Composita solvantur e alle poesie postume.
Lettura e commento di La gronda.
7. Fortini oggi
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«Difendete le mie verità»