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L'unico ambiente che non conosco fisicamente, per partecipazione diretta, per coazione, l'ambiente operaio. Dunque quest'ultimo che
potrebbe farmi rivivere una situazione romanzesca e farmi di conseguenza
ritrovare il diritto di essere narratore. Oppure potrei avere un ritorno di
fiamma per l'ambiente contadino o sottoproletario. Sto meditando ma
sapendo che non ne far niente, un Nuovi ragazzi di vita. Nel cas che
il ritorno di fiamma lo avessi per il mondo contadino, esso difficilmente
sarebbe italiano: sarebbe piuttosto africano, o arabo, o indiano. Quanto
alla minaccia dell'esotismo, potrebbe succedere che i paesi contadini
del terzo Mondo finissero col diventare, anche oggettivamente, del tutto
prossimi; ma per il momento non so in quale veste potrei scriverne.
L'unica possibilit sarebbe che io imparassi--anche male--il somalo
2 Un'operona tutta voluta e velleitaria; un gioco di pazienza. Ma invecchiando si diventa impazienti; e cos anche i parziali risultati che questa
macchina una volta messa in moto, mi farebbe forse ottenere, fanno
parte dell rinl:r,cia dovuta all'impazienza, e soprattutto alla mancanza
di fiducia nella stabilit del mondo che produce simili macchine letterarie.
Ho perduto la forza;
non so pi il senso della razionalit;
decaduta si insabbia
--nella tua religiosa caducit-la mia vita, disperata che abbia
solo ferocia il mondo, la mia anima rabbia.
No. A me sembra che il mondo sia oggi molto feroce, e che banale se
mai, fosse durante gli Anni Cinquanta. Volgendoci indietro la visine
che si presenta ai nostri occhi una visione di banalit: la Speranza il
Prospettivismo, I'lntegrazione ainnocente, la polemica anti novecntesca, la Razionalit, I'lmpegno, il problema del Sud, l'intellettuale come
prete o guida spirituale, il generale ottimismo, lo stalinismo, sia prima
Laing chiama sistema del falso io e gli esiti schizoidi sono irrevers~ili. La stessa cosa si pud dire di tutti gli strumenti della Produzione
(danno meno scandalo solo perch non invadono il terreno propriamente culturale). Mai il mondo stato tanto regresso (gli Anni Cinquanta in tal senso erano ancora anni della classicit), e di conseguenza
tanto nevrotico e duro, moralistico e infelice.
La Rivoluzione, lei dice, in Teorema, pu farla solo chi veramente morisse di consunzione, vestito da mugik, non ancora
sedicenne...
una volont conservatrice: i Re, i Feudatari, i Capi trib ecc. erano certamente pi vicini al popolo che non i benefattori occidentali o
orientali: essi facevano parte di quel tutto, che in moltissimi casi non
si mai autocriticato e non ha mai iniziato un'autodistruzione di propria
8 iniziativa. Voglio dire con questo che una condizione umana medioevale o
preistorica migliore di una situazione umana borghese o socialista ? S,
voglio dire questo. A un giovane rivoluzionario non passa neanche lontanamente per la testa che la sua lotta non debba avere come scopo
quello di assicurare al povero (operaio sfruttato o contadino miserabile)
un treno di vita pi~colo borghese (non c' altra alternativa, perch questo treno di vita quello della storia). Da che punto del mondo io contesto disperatamente tutto questo? E chiaro: da un punto del mondo
dove urge un desiderio folle di regresso. Ma non c' progresso senza
profondi recuperi nel passato, senza mortali nostalgie per le condizioni
di vita anteriori: dove si era comunque realizzato l'uomo spendendovi interamente quella cosa sacra che la vita del corpo.
Quel piccolo groppo di idee deprimenti e avvilenti che un giovane rivoluzionario ha in testa come meta della rivoluzione, comprende naturalmente anche un'idea della scuola come servizio pubblico. C' una
grande disperazione dentro quella testa: la paura di perdere la presenza
con la sistemazione, I'ansia piccolo-borghese (ex contadina) per il
domani, la fobia per la miseria e l'insuccesso: una specie di piccola e
intensa malattia mentale, tenuta nascosta, taciuta. Ma dev'essere ben
grave se essa che presta limmagine,del domani migliore: un domani in cui tutti avranno la casa assi~rata, con gli annessi beni di consumo e il denaro per acquistarli, i~ cui tutti andranno a scuola per im-
Monologo di un re
Una nuova reli~ione, lei dice, in Teorema, potrebbe fare una rivoluzione: ma il nuovo tipo di reli~ione che allora nascer (e
~e ne vedono ~i nelle nazioni pi avanzate i primi se~ni) non
avr nulla a che fare con questa merda (scusi la parola) che il
mondo bor~hese, capitalistico o socialista, in cui viviamo .
E un futuro da profezia?
Chi ama veramente la vita non pensa mai al futuro. Sia chiaro per:
secisi una volta illusi che nel mondo c' qualcosa di giusto e qualcosa
di ingiusto, e ci si poi accorti che giustizia e ingiustizia non sono che
un aspetto--uno dei tanti delle cose--io penso che si debba continuare
a vivere (e a lottare) come se quell'illusione fosse rimasta intatta:
Preghiera su commissione
Caro Dio,
venuto un certo signor Homais a trovarci
dicendo di essere Te:
gli abbiamo creduto:
ma tra noi c'era uno scemo
che non faceva altro che masturbarsi,
notte e giorno, anche esibendosi
davanti a fanti e infanti, ebbene..
Il Signor Homais, caro Dio, Ti riproduceva punto per punto:
aveva un bel vestito di lana scura, col panciotto
una camicia di seta e una cravatta blu;
veniva da Lione o da Colonia, non ricordo bene
E ci parlava sernpre del domani.
Ma tra noi c'era quello scemo che diceva che invece Tu
avevi nome Axel..
Caro Dio
liberaci dal pensiero del domani.
E del Domani che Tu ci hai parlato attraverso M. Homais.
I'idea del potere non ci sarebbe se non ci fosse l'idea del domani;
non solo, ma senza il domani, la coscienza non avrebbe giustificazioni.
Caro Dio, facci vivere come gli uccelli del cielo e i gigli dei campi.
zioni del caso; ma anche sappiamo che Pasolini crede a una illogica logica.
per usare un esempio di sineciosi (la parola di Fortini) tanto a lui
cara, molto sotterranea, o sottocarnale, che percorre la sua carriera, incominciata, probabilmente, proprio al tempo dei rosignoli e delle verzure . Non sar stata proprio predestinazione, ma molto selettivo e
molto eletto Pasolini sempre stato.
Il suo esordio poetico avviene, esclusa ~uella del Contini, senza una
voce di accompagnamento: nessuno di quei clamori che accompagneranno
le successive prove: recensioni a non finire, premi, insulti, applausi, processi, apologie, sino agli onori delle battute degli sketch televisivi. Nel 1942
pubblica, a sue spese, presso la Libreria Antiquaria di Bologna, il suo
primo volumetto di versi, Poesie a Casarsa. Sono poesie in dialetto friulano; le ragioni di questa scelta ce le fornisce lui stesso, come far spessissimo, per ogni altra scelta:
Ora, c' stato un periodo di quest,a nostra storia in cui l'unica liberta rimasta pareva essere la libert stilistica: il che implicava passivit sul fronte
esterno e attivit sul fronte interno. Ma non poteva trattarsi che di una libert
illusoria [...] Tuttavia t...] dotava chi iniziasse il suo apprendistato fra il '30
e il '40--e, in parte, tuttora--del senso di una estrema libert stilistica:
normali del razionale : una reimmersione , per cui conoscere equivaleva ad esprimere , cio a un atto d'amore filologico, un'adesione sensuale a parole, suoni che la lingua dialettale offre a una particolarissima
e privata necessit di conoscere.
E scontato, quindi, che un'operazione di questo tipo non possa approdare a esiti di poesia popolare; n Pasolini lo nasconde: dopo aver definito, congetturato come dice lui, la poesia popolare come prodotto
del rapporto tra le due classi sociali, dominante e dominata, borghesia e
popolo, precisa:
15
La nostalgia per il mondo friulano e, sopratutto, per il dialetto friulano; la nostalgia di un uomo di una civilt in crisi (filologica) per una
civilt ancora pura, incorrotta, vergine, gi nell'epigrafe che Pasolini
pone all'inizio delle Poesie a Casarsa: Ab l'alen tir vas me l'aire /
qu'eu sen venir de Proensa: / tot quant es de lai m'agensa . L'autore dei
tre versi il trovatore provenzale Peire Vidal: Con il respiro tiro verso
di me l'aria / che io sento venire di Provenza: / tutto quanto di laggi
mi d piacere .
Il ritorno al Friuli, il processo di conoscenza di quel mondo, non avviene, stato gi detto, attraverso le vie del razionale : Jo i soj un
spirt di amour / che al so pas al torna di lontan . Il desiderio di capire
per il poeta un atto d'amore. E questo sar un limite insormontabile
per Pasolini: un rapporto di quel tipo, un rapporto sensuale, nell'accezione pi estesa del termine, non potr che essere parziale, e non solo per
Abbiamo anticipato uno dei motivi conclusivi dell'esperienza dialettalefriulana di Pasolini; ma ci parso necessario, per chiarire meglio la natura
del rapporto tra il poeta e quella terra. Un rapporto, lo ripetiamo, sensuale; lo stesso che lega, misteriosamente, il paesaggio, la natura, alle
creature umane; viventi, tutti, della stessa vita, colta, quasi sempre, nelle
vibrazioni pi sottili e oscure: Sera imbarlumida, tal fossl / a cres l'aga
na femina plena / a ciamina pal ciamp. / Jo ti recuardi, Narcs, ti vvis ii
colur / da la sera, quand li ciampanis / a snin di muart ( Sera luminosa, nel fosso / cresce l'acqua, una donna incinta / cammina per il
campo. / Io ti ricordo, Narciso, avevi il colore / della sera, quando le
campane / suonano a morto ). Il procedimento analogico, qui particolarmente chiaro, tra l'immagine dell'acqua che cresce nel fosso e quella della
donna incinta che ciamina nel silenzio del campo, esprime, appunto,
il senso, fisico, della vita che emerge dall'oscurit. Un richiamo, ancora,
se non altro a livello di suggestione, si pu fare al Pascoli (Il gelsomino
notturno), dell'influenza del quale si parler pi tardi. Nella seconda terzina appare Narciso, il giovinetto , il primo dei tanti giovinetti della
poesia di Pasolini, simbolo, anche esso, della vita che ha in s il germe
triste della morte, vestito del colore della sera: quindi cielo, aria, natura
anche esso, di una sera che presentimento intenerito di morte. Ancora:
il mistero della vita, dell'uomo, della natura, creature d'una stessa sensuale vitalit: Jo i nas / ta l'odur che la ploja / a suspira tra i pras /
di erba viva [...] I nas / tal spieli da la roja ( Io nasco / nell'odore
che la pioggia / sospira dai prati / di erba viva [...] Io nasco / nello
specchio della roggia ). La gioia della vita giovane la stessa della terra,
del cielo: Rit, tu, zvin lizir, / sintnt in tal to curp / la ciera calda
e scura / e il fresc, clar sil ( Ridi, tu, giovane leggero, / sentendo nel
tuo corpo / la terra calda e scura / e il fresco, chiaro cielo ). Ma anche
Anche qui un problema politico viene inteso come problema morale: la libert libert di vivere, di essere felice, di essere giovane
(il Nini aveva conosciuto allora la sua prima, dolcissima esperienza
d'amore); l'oppressione la privazione di questi elementari, primitivi e perci puri diritti; la violenza nazista si accanisce non contro il patriota , ma contro l'innocente che dal sole trascinato all'ombra, su un
camion. E la violenza della morte crudele si addolcisce in quel gelso gentile, accanto all'osteria.
20 p / chis-ciu legris fants pars via dal pas ( Signore, siamo soli, non
ci chiami pi! / Non ci guardi pi anno per anno, giorno per giorno! /
[ .... ] Venite, treni, portate lontano la giovent / a cercare per il mondo cic
che qui perduto. / Portate, treni, per il mondo a non ridere mai pi /
questi allegri ragazzi scacciati dal paese ). Il richiamo alla croce, al
Cristo operaio tace: Dio troppo lontano, troppo splendente per le miserie
di questa povera parte di terra. I giovani che stanno per emigrare, che
cantano per soffocare il pianto, che si ubriacano per non capire, sono portati via dal treno, lontano, per il mondo, dove non rideranno pi. La vita
nel Friuli, povera, misera, era pur sempre giovent; e l'ingiustizia questo
violento spegnersi dell'innocente, pura giovent.
non gli si rivela che un tempo di sensazioni felici, risentite, forse, col rimpianto, ma ancora e sempre sconosciuto: Dis lusns coma l'aga, / lumns
frescs, ta l'umit / co la sera a si dislaga / ta li rojs che a profmin... / A
dut fint, dut: / un Fril che al vif scunusst cu la me zoventt / di l
dal timp, ta un timp / sdrumt dal vint ( Giorni lucenti come l'acqua, /
freschi lumicini, nell'umido / della sera che si scioglie / sulle rogge profumate... / Tutto finito, tutto: / un Friuli che vive sconosciuto con la
mia giovent, / al di l del tempo, in un tempo / rovesciato dal vento )
2:
pelle e gli occhi, che / la moderna vita nutre a dure / necessit e bassezze
ormai / su Roma, la stringe in impure / confusioni, in ciechi smarrimenti / di stile, come una piena sale / oltre i rotti argini: impotente /
la Roma del potere ne sente, / ancora plebe, l'ansia nazionale (L'umile
Italia). Parecchi anni pi tardi, nel '68, nella gi citata intervista a
Camon, Pasolini nominer razzismo borghese l'atteggiamento della
storia e della civilt che ha impedito, e impedisce, a quell' ansia nazionale di realizzarsi. E le responsabilit non sarebbero soltanto dei borghesi
che, quando lui parlava di quel sottoproletariato, lo avrebbero voluto
mettere in prigione ; ma dei comunisti, che mi ridevano in faccia
L'incontro con Gramsci, con le sue povere ceneri, avviene nel Cimitero
degli Inglesi, in una triste giornata di maggio, di impuria aria , abbagliata di cieche schiarite , sotto un cielo di bava . In questa atmosfera pesante, grigia, sparsa di una mortale pace appare la piccola
tomba: Uno straccetto rosso, come quello / arrotolato al collo ai
partigiani / e, presso l'urna, sul terreno cereo, // diversamente rossi,
due gerani. / L tu stai, bandito e con dura eleganza / non cattolica,
elencato tra estranei // morti: Le ceneri di Gramsci... Tra speranza / e
vecchia sfiducia, ti accosto, capitato / per caso in questa magra serra...
Il tentativo di dare una dimensione storica al proprio dramma individuale visibile anche ne Le ceneri di Gramsci, quando si denuncia
drammaticamente, l'incapacit dell' ideologia , anche marxista, di conoscere la natura del millenario popolo; nei limiti, evidentemente
in cui un mito riesce a storicizzarsi. La insufl~cienza ideologica
di Pasolini, sulla quale tutti, o quasi, sono d'accordo, non tanto una
mancanza di chiarezza teorica e pratica, quanto una resistenza della volont, della coscienza a violare il rispetto che si deve all'autonomia
dell'uomo, del popolo, intesi al pi basso livello esistenziale, extrasociologico. :~ una linea che Pasolini porter avanti sempre, fino ad oggi, con
tale intransigenza da qualificarsi come una sorta di dommatismo morale.
dalla storia accoglie dei fatti, delle lezioni dalle quali il suo dramma,
ancorch pacificarsi e risolversi, si sostanzia di nuovo dolore e di nuova
storicit . i~ il caso dei tre maggiori poemetti, successivi a Le ceneri
di Gramsci: Il pianto della scavatrice, Una polemica in versi e La terra
di lavoro. Sono tutti del 1956, un anno cruciale della storia del mondo e
in particolare, del mondo comunista: l'anno del XX Congresso del PCUS
e della rivolta d'Ungheria: l'anno della speranza e della sconfitta .
Il pianto della scavatrice, tuttavia, non un canto di speranza o alla
speranza; ma il canto della inadattabilit del poeta ad accedere a una
speranza che venga da fuori del suo mondo e del suo mito: Ecco, se
acceso / alla speranza--che, vecchio leone / puzzolente di vodka, dall'offesa // sua Russia giura Krusciov al mondo -- / ecco che tu ti
accorgi che sogni. [...] Anzi, quel nuovo soffio di vento // ti ricaccia
indietro dove / ogni vento cade: e l, tumore / che si ricrea, ritrovi //
il vecchio crogiolo d'amore, / il senso, lo spavento, la gioia . i~ l'insorgere, sempre, del sentimento, quel sentimento che lo fa vergognare di
non poter essere al punto in cui il mondo si rinnova , di non potersi
accordare col mondo; quel sentimento che lo richiama indietro, al vecchio
crogiolo d'amore in cui si consuma e si rinnova la disperata comunione
col suo mondo escluso dalla storia.
preciso obbiettivo polemico e per una pi marcata impostazione ideologica . Il tempo morale della poesia quello dei tragici fatti d'Ungheriaall'amico comunista awilito, confuso, perduto , addita le rosse bandiere [...] cascare t...] senza vento . S' compiuto il tradimento del
popolo, e l'errore stato commesso dai capi, dai politici , dai tatticisti , dal prospettivismo letterario: a vi siete assuefatti, / voi, servi
della giustizia, leve // della speranza, ai necessari atti / che umiliano il
cuore e la coscienza. / Al voluto tacere, al calcolato // parlare, al denigrare senza / odio, all'esaltare senza amore; / alla brutalit della prudenza // e all'ipocrisia del clamore. / Avete, accecati dal fare, servito /
il popolo non nel suo cuore // ma nella sua bandiera . Gli uomini dell'idea hanno voluto guidare il popolo, che odio e amore, senza odio
e senza amore : non hanno saputo conoscerlo; e lo hanno servito in
ci che esso non capiva e non chiedeva.
ad oggi.
sono stati rinchiusi nel ghetto, fuori della storia. E colpevoli sono tutti
guelli che vivono nella storia: Gli nemico chi straccia la bandiera /
ormai rossa di assassini; // e gli nemico chi, fedele, / dai bianchi
assassini la difende. / Gli nemico il padrone che spera // la loro resa,
e il compagno che pretende / che lottino in una fede che ormai
negazione / della fede . E, insieme agli altri, impotentemente colpevole,
anche il poeta: e anche la tua piet gli nemica .
analogici, il continuo ricorso alle immagini, alle comparazioni, sotto l'influenza, anche, del Pascoli, che si riscontra pure in certe strutture metriche.
Il discorso si fa pi concreto verso la fine, con la scoperta di Marx , di
30 Roma, della realt.
La stessa passione che ci aveva fatto adottare con violenza faziosa e ingenua
le istituzioni stilistiche che imponevano libere esperimentazioni inventive, ci fa
ora adottare una problematica morale, per cui il mondo che era stato, prima,
pura fonte di sensazioni espresse attraverso una raziocinante e squisita irrazionalit, divenuto, ora, oggetto di conoscenza se non filosofica, ideologica: e
impone, dunque, esperimentazioni stilistiche di tipo radicalmente nuovo (Passione e ideologia, p. 488).
Per questo ritorno alla tradizione sono stati fatti i nomi di Carducci e, principalmente, di Pascoli (rinviamo, per questi aspetti, alle
illuminanti analisi di Ferretti, Asor Rosa, Brberi Squarotti); si potrebbe
anche fare il nome di Leopardi, dell'ultimo, ovviamente. I1 passaggio dalla
poesia lirica al poema epico-lirico avviene, infatti, sotto il segno di un
illuminismo poetico attento, con un rigore insospettabile in Pasolini, a
realizzare nella concretezza del linguaggio la logica interna al pensiero,
al sentimento. L'esito pi alto di questa poesia, infatti, quello di aver
razionalizzato, e quindi concretizzato, e quindi, anche storicizzato, una
crisi che muoveva da troppo volutamente oscure origini.
ma questo potrebbe anche non interessare troppo, a meno di non fare del
valore poetico un canone mitico.
della vita stessa, per povera che sia, l'allegria naturale di Eligio, figlio
del popolo, si consuma nella fame patita in Jugoslavia, dov'era andato per
trovare lavoro e da dove era tornato deluso e malato; nello spietato lavoro
alla cava, patito con sorridente semplicit, per spegnersi nella morte,
all'ospedale, ormai finita, distrutta. Una morte che assume il significato
d'un martirio, la testimonianza d'una cosa che la giovent, e il popolo,
hanno dentro ma non sanno esprimere:
Stette a guardarlo per qualche tempo fissamente: pareva che qualcosa come
un sorriso nascesse in fondo ai suoi occhi spenti. Punt ad un tratto un dito
verso il Nini, ma il braccio gli ricadde subito, mentre nuovamente diceva, gemendo, delle parole senza senso. Una cosa , pareva dicesse, una cosa! .
E accennava, come ammiccando, a qualcosa che sapevano bene lui e il Nini e
Milio. Ma non parlava, non riusciva a dire che cosa fosse. Ce l'aveva negli occhi.
Non sarebbe riuscito a dirlo nemmeno quand'era forte e pieno di vita, figurarsi
se riusciva a dirlo adesso che stava morendo (p. 213).
Non dimcile cogliere nella vicenda di Eligio spunti che saranno poi,
con ben altra epicit , sviluppati ne Le ceneri di Gramsci e, in maniera
ancora diversa, nei romanzi successivi.
Livio [...] fece due passi verso la parete opposta, dove, dietro l'armadio,
stava appoggiata la bandiera, e ridendo la tir fuori di tra i calcinacci e la
srotol. Domani sventolerai in testa alle Avanguardie di San Giovanni , disse.
Auguri! . Gli altri risero divertiti alle sue parole. Domani , continu un
adolescente di Braida, afferrandola, ti metteremo sotto il naso dei Pitotti e
degli Spilimbergo . Che sentano bene di che cosa sai! , grid Onorino, e la
scosse forte per un lembo: la bandiera si spieg del tutto e quasi ricoperse le
teste di quelli che erano accanto. Evviva la nostra bella bandiera , grid
Eligio, cominciando ad agitarla allegramente (pp. 93-94).
Eligio. Poi ognuno pedal verso casa sua, col cuore leggero per la bella
vittoria (p. 129).
Per far parlare le cose, bisogna ricorrere a una operazione regressiva: infatti
le cose --e gli uomini che ci vivono immersi, sia proletari, nelle cose
intese come lavoro, lotta per la vita, sia borghesi, nelle cose intese come
totalit e compattezza di un livello culturale--si trovano a dietro allo scrittore.filosofo, allo scrittore-ideologo. Tale operazione regressiva si traduce quindi
in una operazione mimetica (dato che i personaggi usano un altro linguaggio,
rispetto a quello dello scrittore, atto a esprimere un altro mondo psicologico e culturale). L'operazione mimetica poi l'operazione che richiede le pi
abili e accanite ricerche stilistiche (data la necessaria contaminazione di linguaggi, quello del narratore e quello del personaggio, lingua e dialetto ecc.).
Sicch risponderei, in conclusione: bisogna, certo, lasciar parlare, fisicamente, immediatamente le cose: ma per lasciar parlare le cose , occorre essere scrittori, e anche perfino vistosamente scrittori ( Nuovi Argomenti , 1957).
Ma il filologo Pasolini, a un certo punto, com' suo costume, si appassiona a quel gergo e cosi per puro, questa volta, amore di filologia,
sembra volerci informare che, per esempio, prostituta in quel gergo
si pu dire in quattro o cinque modi. Tanta disponibilit di sinonimi
potrebbe, anche, essere tipico di quei ragazzi di vita; ma stupisce, di contro,
la univocit per significare altre cose. Cos come non riusciamo a
spiegarci, se non, appunto, con il puro interesse filologico, per esempio,
questo passo: fece il Riccetto schioccando con la bocca. "Ih li zeeeeppi",
fece poi, guardando sull'acqua, "li zeeeeppi! Sul pelo della corrente
passavano un po' di rottami, una cassetta fraccica e un orinale (p. 11).
Zeppi , c'informa l'autore, vuol dire stecchi ; e di stecchi un fiume
ne trasporta tanti, certo molto di pi che non rottami, cassette fracciche
e, sopratutto, orinali; il Riccetto, inoltre, non andava proprio in cerca di
uno zeppo . Evidentemente deve essere una parola interessante .
Si veda, ancora: poi, dopo un po', ciondolando pieni di fiacca, s'alzarono
e come un branco di pecore si spostarono, su verso lo spiazzo di sabbia
sotto la cannofiena, davanti al galleggiante (p. 17).
liriche a cui Pasolini si lascia andare, ma anche per l'efficacia oggettivante di certe descrizioni.
" E noi forse nun c'annamo a rubb? ", fece sempre per tirarla su
di morale, con la sua solita delicatezza, il Lenzetta, ~ semo disoccupati,
semo! " (p. 152). Non ci pare che siano aspetti insignificanti: questo
tentativo di prendere la posizione attraverso l'ironia Pasolini lo ripeter spesso successivamente. Anche in lingua sono, quasi sempre, le
espressioni intenerite per i ragazzetti: la testa tutta riccioletti , gli
occhi neri come il carbone e le guance belle rotonde di una tintarella tra
l'ulivo e il rosa , con la nuca piena di riccioletti , col suo vocino
d'uccelletto e cos via. ~ di nuovo il poeta che s'intenerisce per la fanciullezza che, anche quando malvagia, tenera. Proprio questi usi
privati della lingua sono la spia per rilevare il grado di oggettivit
del racconto.
Il capitolo che d il titolo al libro si apre con una citazione da Tolstoj: Il popolo un grande selvaggio nel seno della societ . Che il
popolo di cui parla Pasolini sia spesso, se non sempre, altra cosa di cui
parlano i sociologhi, lo ha rivelato lui stesso, ne Le ceneri di Gramsci.
La vicenda di Tommaso Puzzilli non si svolge, come quella di Ragazzi di vita, fuori dalla storia, ma ne partecipa, al livello pi basso,
naturalmente; al livello, cio, di istinto, di violenza, di disperazione, di
fede. Cos Tommasino, all'inizio, fascista: e non sent nemmeno
Tommaso che guardando Mussolini diceva: " Ecchelo, chi stato 'n'omo!
e se lo stava a filare con ammirazione, tutto malandro (p. 38). Con i
fascisti partecipa alla manifestazione contro i cecoslovacchi, violenta e
allegra, a base di insulti, pernacchie e secchi di ciufega . L'adesione di
Tommasino e dei suoi amici al fascismo naturale , connaturale alla
loro violenza: Semo sempre prepotenti e lo potemo fa'! ; Noi, la
tirannia, l'avemo potuta fa', ma a voialtri ancora nun ve riesce! , dice
Ugo, cui i partigiani hanno ammazzato il padre e il fratello, rivolto ai
comunisti. E l'anticomunismo la componente politica del fascismo
di Tommasino, e non solo del suo:
Tommaso s' fatto due anni di carcere per una coltellata data a uno
della Garbatella che lo aveva insultato e aggredito. Torna da bottega e
trova una casa nuova, civile :
Poi, con un nodo alla gola, per la commozione, che quasi piangeva, Tommaso
entr dentro, ingrugnato, un poco, per non far vedere quello che provava. Era
sempre vissuto, dacch se ne ricordava, dentro una catapecchia di legno marcio,
coperta di bandoni e di tela incerata, tra l'immondezza, la fanga, le cagate:
e adesso, invece, finalmente, abitava nientemeno che in una palazzina, e di
lusso, con le pareti belle intonacate, e le scale con delle ringhiere rifinite al
bacio (p. 180).
Il sottoproletario Tommasino tende naturalmente a diventare piccolo-borghese: la casa nuova, la fidanzata, con gli impegni civili ~> e
L'amara ironia di Pasolini ci riconduce ai motivi degli ultimi poemetti de Le ceneri di Gramsci: il distacco dloroso tra il popolo , la
povera gente e tutto il resto, Partito compreso. La disperata solitudine
di questa gente trova la sua rappresentazione nell'alluvione:
Non era successo niente: una borgata allagata dalla pioggia, qualche catapecchia sfondata, dove ci stava della gente, che, nella vita, ne aveva passate
pure di peggio. Ma tutti piangevano, si sentivano spersi, assassinati. Solo in
quel pannaccio rosso, tutto zuppo e ingozzito, che Tommaso ributt l a un
cantone, in mezzo a quella calca di disgraziati, pareva brilluccicare, ancora, un
po' di speranza (p~ 324~.
Il pannaccio rosso , gi altre volte simbolo di una disperata-speranza, ripropone tutta la mitologia popolare di Pasolini. Come la morte
di Tommaso, l'eroe dell'alluvione, eroe continuamente diseroicizzato dal
gergo e dall'autoironia. Tommaso muore per una ricaduta della malattia;
ha chiesto di morire nella casa nuova, ma il suo martirio s' con-
di tenerezza; come scrive Asor Rosa sono angioletti, scesi quasi per
caso in questo inferno di baracche (Scrittori e popolo, p. 423). E si
ripropone l'ironia, come strumento di distacco, molto pi efficace che non
nel primo romanzo, e vaccino contro la piet, molto pi contenuta.
Il titolo della raccolta significativo della qualit dell'impegno critico e teorico di Pasolini; il quale, tuttavia, com' sua abitudine, ne d
in una nota a fine libro, la sua spiegazione:
Passione e ideologia: questo e non vuole costituire un'endiadi (passione ideologica o appassionata ideologia), se non come significato appena secondario. N una concomitanza, ossia: Passione e nel tempo stesso ideologia .
Vuol essere invece, se non proprio avversativo, almeno disgiuntivo: nel senso
che pone una graduazione cronologica: Prima passione ~ e poi ideologia ,>, o
meglio: ff Prima passione, '~ ma poi ~ ideologia (p. 493.
tativi, qualche rigo dopo: La passione, per sua natura analitica, lascia
il posto all'ideologia, per sua natura sintetica . L'ideologia, insomma, 49
l'inserimento nella visione storica della individuazione , della constatazione dei fatti; in particolare dei fatti letterari.
In questo senso una analisi, pi che una sintesi, appare il saggio sul
Pascoli nel quale il tentativo di una visione storica appena accennato.
Per cui l'interesse di queste pagine tutto nell'esame della figura poetica
del Pascoli nelle sue componenti psicologiche e stilistiche:
Nel Pascoli coesistono, con apparente contraddizione di termini, una ossessione , tendente patologicamente a mantenerlo sempre identico a se stesso,
immobile, monotono e spesso stucchevole, e uno sperimentalismo che,
quasi a compenso di quella ipoteca psicologica, tende a variarlo e a rinnovarlo
incessantemente In altri termini coesistono in lui, per quanto meglio ci riguarda,
una forza irrazionale che lo costringe alla fissit stilistica e una forza intenzionale che lo porta alle tendenze stilistiche pi disparate (p. 270).
La lezione pascoliana ha esercitato su Pasolini ben pi di una suggestione stilistica, sopratutto nelle prime poesie, sia in friulano sia in
lingua, come, del resto, su tutti i poeti del '900; ma, accettando per
Sbaglia per quando afferma che la sua [di Gadda] funzione non
critica perch mancherebbe della speranza prospettivistica . E non
coerente sopratutto se si tiene conto delle polemiche contro il prospettivismo del realismo socialista e del PCI.
Oggi una nuova cultura, ossia una nuova interpretazione intera della realt
esiste, e non certamente nei nostri estremi tentativi di borghesi d'avanguardia
nello sforzo sempre pi inutile di aggiornare la nostra: esiste, in potenza, nel
pensiero marxista; in potenza, ch l'attuazione da prospettare nei giorni in cui
il pensiero marxista sar (se questo il destino) prassi marxista nella storia
di una nuova classe sociale organizzante la vita. Ma bench in forma potenziale
esiste, agisce, gi oggi, se quel pensiero marxista determina, nei nostri paesi occidentali, una lotta politica e quindi una crisi nella societ e nell'individuo:
esiste dentro di noi, sia che vi aderiamo, sia che la neghiamo; e proprio in
questo nostro impotente aderirvi, e in questo nostro impotente negarla (p. 330).
L'interesse del passo non solo nella poetica amarezza di quell'impotenza; il motivo l'abbiamo gi incontrato (d'altronde la data del
saggio, 1954, la stessa del poemetto Le ceneri di Gramsci); l'interesse
sopratutto nella equazione che si pu incominciare a - stabilire: crisi
nella societ = crisi nella poesia. Difatti una nuova cultura e, quindi.
una nuova poesia non pu essere altro che il prodotto di una nuova
societ ; in assenza di questa la crisi. E in questa crisi l'occasione
per la poesia, per una nuova poesia:
compiuta, di dramma irrisolto per ipocrisia o per debolezza, di falsa distensione , di scontento per tutto ci che ha dato una sia pur inquieta pienezz~
alle generazioni che ci hanno preceduto, sembra sufficientemente drammatica
perch possa produrre una nuova poesia (p. 330).
~ questo il discorso che ci rivela il significato particolare di ideologia in Pasolini: ideologia = poetica.
Lo troviamo confermato in un saggio di tre anni pi tardi: La confusione degli stili. Scartate le soluzioni di un realismo del concretosensibile , della vita quotidiana, di un realismo prospettivistico ,
che cosa sembrerebbe pi coerente che mettere l'accento su quella
crisi?:
Il bambino poi tace, mentre come due ladri risalgono la scala; e sta anzi
quasi per piangere. Ha paura che il notaio se ne vada senza dargli niente. Non
ha il coraggio di chiedergli i soldi, e perci il mento quasi gli trema e gli si
formata una accigliata, furiosa ombra nell'arco delle sopracciglia, nella bocca.
Ma il notaio caccia tre fogli da cento; cerca poi di~6alutarlo affettuosamente,
ma Rafele intascando le piotte corre gi verso ponte Sisto senza neanche guardarlo
in viso, tanta la distanza tra la vecchiaia del notaio e la sua infanzia (p. 75).
Attraverso il Romanino, ma in termini pi scientifici : Vive dentro di lui una vita " doppia di lenza, un patrimonio di convenzione
54 rionale: una assoluta mancanza di piet. L'istinto di difesa ha compiuto
Uno, che dei suoi coetanei sconosciuti chiamano A ricce' , per doman-
dargli del fuoco, appoggiato allo stipite della porta, sta aspettando il suo turno:
ha le gambe col lungo, leggero, e castigato calzone domenicale, incrociate, e
il grembo, cos casto dentro quel calzone senza un'ombra nel grigio, un po~
spinto in avanti, abbandonato come sta con le spalle allo stipite, e il torace
sottile inguantato in un maglione di lana nera [...] Il viso d'un bruno quasi
cinereo, equino, un po' scavato. Espressione di avidit, frigida e scattante, la
calma ostentata... (p. 89).
Nello stesso tempo va avanti la ricerca stilistica, anche se la direzione, il dialetto, gi indicata dalla scelta dei contenuti. Tuttavia ci
sono altri esperimenti , come ne Il biondomoro, una satura in cui la
mescolanza di prosa e di versi, di poesia in prosa o viceversa, di lingua
di dialetto, di contaminazione obbedisce a esigenze a volte squisitamente, a volte impacciatamente letterarie e in cui certi miti si dichia-
Ma la ricerca di Pasolini tutta rivolta al dialetto e i lavori successivi, posteriori anche a Ragazzi di vita e a Una vita violenta, si possono
considerare le prove migliori. La tecnica del racconto, innanzi tutto,
cambiata: non pi il bozzetto, ma la rappresentazione , nei personaggi, della vicenda. Si tratta, infatti, di vere e proprie sceneggiature, se
non altro nell'impostazione, tre delle quali, poi, realizzate in altrettanti
film: La notte brava, Accattone, Mamma Roma e La ricotta. A1 cinema
Pasolini non approdato soltanto perch sfiduciato dalla letteratura: il
Su Testaccio si vedr sempre un cielo caliginoso e allucinato. Tepore primaverile ancora gelido; vernice.verde degli alberi macchiati dal viola o dall'indaco
di alberelli da frutta, con grazia da paesaggio giapponese. Panoramica iniziale
--dall'alto, come in qualche classico del cinema francese, Ren Clair: Porta
Portese, Riformatorio dei minorenni--di uno stinto, solido barocco romano-lungoteveri alti, deserti. Ma questo di scorcio: l'obbiettivo si fermer subito
contro la riva di Testaccio... (p~ 81).
D'altra parte la tendenza a rappresentare negli altri il suo messaggio o non messaggio o, comunque, una sua interpretazione, sembra
essere la tendenza dell'ultimo Pasolini che, sappiamo, ha scritto ultima-
Perch rinnego questa profezia? Perch mentre allora ero solo e ridicolo a
farla, oggi divenuta merce comune: ma questo non significa che io presuntuosamente voglia attribuirmi il monopolio di certe idee e la prerogativa ad
appassionarmene: no, vuol dire che quella profezia era giusta allora ma in
quanto era sbagliata; era un capriccio vitale e fecondo della passione politica
un rovesciamento voluto e cosciente del buon senso del futuro. Perch dunque
il' fatto che tale speranza posta ndla potenzialit rivoluzionaria dei contadini del
Terzo Mondo ora sbagliata? Perch non guardata in prospettiva rivoluzionaria (Intervista a F. Camon, pp. 132-33).
ciasse i nostri (p. 494). Brahim, insomma, il portatore della crisi; colui
che, se accettato, sconvolgerebbe tutto. Un preannuncio di Teorema.
Le due raccolte di poesie degli anni '60, La religione del mio tempo
(1961) e Poesia in forma di rosa (1964) indicano, accanto a frequenti
ritorni, e spesso veramente fastidiosi, ai motivi della poesia precedente,
un nuovo atteggiamento di Pasolini di fronte alla realt. La storia, la
civilt borghese hanno preso definitivamente il sopravvento su di lui,
come realt che si impone con tutto il peso della sua volgarit, della sua
ipocrisia, della sua corruzione. Costretto, Pasolini deve rinunciare ai suoi
miti, alla sua piet, al suo amore; solo l'impotenza rimane, ma non uguale:
una volta era dolorosa, chiusa; ora diventa rabbiosa. Ma lo sforzo della
rabbia non pu durare: una tensione insostenibile a lungo, nel cuore e
nella poesia; al suo esaurimento succede l'ironia e, pi ancora, l'autoironia. Come se il distacco dal mondo amato cos soffertamente, l'aggressione del mondo borghese di cui, purtuttavia, egli ed sempre stato
parte, lo costringano a guardare se stesso pi da vicino, o pi da lontano,
a vedersi qual' e quale appare, o, peggio ancora, quale deve essere:
un donchischiotte di tre anni .
Una poesia civile che sia religiosa, com' nelle ambizioni del poeta,
non pu continuare per la strada dell'elegia, lacrimevole o no. E cos
anche lo stile s'innalza, l'andamento della poesia si fa pi sostenuto
anche se con i modi pi tradizionali della buona retorica, come nelle intonazioni delle frequentissime imprecazioni : Guai a chi non sa che
borghese / questa fede cristiana, nel segno // di ogni privilegio, di
ogni resa, / di ogni servit; che il peccato / altro non che reato di
lesa // certezza quotidiana (ibidem), con quell'esordio guai ripetuto per la settima volta in otto terzine.
Friuli, della semplice, innocente, dolce-violenta religione del Friuli; e questo ricordo acuisce il dolore nella visione della Chiesa presente: tutto
distrugge la volgare fiumana // dei pii possessori di lotti: / questi cuori
di cani, questi occhi profanatori, / questi turpi alunni di un Ges corrotto // nei salotti vaticani, negli oratori, / nelle anticamere dei ministri,
nei pulpiti: / forti di un popolo di servitori . La corruzione della Chiesa
si poggia sulla vilt del tempo, che essa stessa ha provocato; vilt
di borghesi grandi e di borghesi piccoli, brulicanti intorno a un benessere / illusorio ; vilt che paura , mancanza di vera passione ;
cio irreligiosit .
A volte pare che la vera colpa della Chiesa sia quella di non aver
saputo corrispondere ai sogni del poeta, al dolceardente usignolo della
chiesa cattolica; a volte, come nell'epigramma A un Papa, scritto per
la morte di Pio XII, quelle colpe si concretizzano, in un tono di oratoria
profetizzante e anatemizzante: Migliaia di uomini sotto il tuo pontificato, / davanti ai tuoi occhi, son vissuti in stabbi e porcili. / Lo sapevi,
peccare non significa fare il male: / non fare il bene, questo significa
peccare. / Quanto bene tu potevi fare! E non l'hai fatto: / non c' stato
un peccatore pi grande di te . ~ il passaggio dal poemetto epico-lirico
all' epigramma , dall'elegia all'invettiva, in una progressiva, diversa ac-
quisizione di dati reali alla poesia, che lo porter all'approdo disperato della rabbia . La realt che ora gli si impone tanto diversa da
quella antica: il popolo non pi: la massa , ora, al suo posto:
Altre mode, altri idoli, / la massa, non il popolo, la massa / decisa a
farsi corrompere / al mondo ora si affaccia, / e lo trasforma, a ogni schermo, a ogni video / si abbevera, orda pure che irrompe / con pura avidit, informe / desiderio di partecipare alla festa. / E s'assesta l dove il
Nuovo Capitale vuole (Il glicine).
Non serve pi, ora, il suo offeso angosciarsi : fallito il suo privato sogno di amore. E da questo fallimento non potr che nascere una
disperata rabbia che proprio nell'aggettivazione, tuttavia, ripropone,
sterilmente, la sua impotenza.
sare, / finire d'essere fanciullo per diventare cittadino, / tradire gli Dei
per lottare con Marx! (Alla Francia). Ma il processo di questo nuovo
popolo non sar diverso da quello delle plebi italiche. Dalla conoscenza amorosa di un'India immensa borgata romana , come dice
il Ferretti, alla speranza di Al dagli occhi azzurri, alla desolazione della
deludente linea grigia , dell'ineluttabile imborghesimento (nella gi citata intervista Camon): un'altra sconfitta del troppo amore .
vermi, di serpenti, / orrendi a loro insaputa, condannati / a essere atrocemente miti, puerilmente violenti, // odiate! straziate il mondo degli
uomini bennati! / Solo un mare di sangue pu salvare, / il mondo, dai
suoi borghesi sogni destinati // a farne un luogo sempre pi irreale! /
Solo una rivoluzione che fa strage / di questi morti, pu sconsacrarne
il male! (ibidem). I1 tono naturalmente ~> retorico della poesia civile,
suggestionato a volte da una tradizione lontanamente biblica, disciplinato
in una struttura metrica severamente tradizionale, anche se non classica ,
il tono di queste prime nuove poesie. Una misura, quindi, rigorosamente letteraria, che spesso, tuttavia, cede a movimenti di raffinata sapienza stilistica, o a sovrabbondanza passionale, o a effetti realistici, o,
nei momenti migliori, a prosaicit . Come in Pietro II, poesia d'occasione, come tante altre, e non solo di questa raccolta, scritta nei primi
giorni del marzo del 1963, durante il processo per il film La ricotta: apologia della sua eretica religione, del suo modo di intendere la santit: I1
santo Stracci . I1 processo, la condanna, conseguenze di uno scandalo , diventano l'occasione per riproporre la divisione tragica tra il
poeta, il diverso e la classe borghese che lo giudica; ma il tono molto
meno drammatico e retorico di altre volte, molto meno carico: consente
persino di fare un po' di ironia: Ecco, sono stato condannato. / Fatto personale, cicuta che dovr bermi da solo. / Come l'eroe di un'operetta di do-
lore, in coturni / tra il basso coro, scendo nella notte--tiepida--/ l'orrenda scalea. Gli amici se ne vanno a cena. / Solo. Con tre gatti di fotografi, e la piccola / folla che non guardo, eroe compreso nel suo dolore .
L'ironia, e soprattutto l'autoironia, il tono nuovo di questa raccolta di poesie; il tono nuovo di gran parte dell' ultimo Pasolini .
Pi spesso esercitata sulla propria funzione di poeta; del poeta di
una volta: Ma lasciamo stare: / ho descritto fin troppo, / e mai
oralmente, / i miei dolori di verme pestato / che erige la sua testina e
si dibatte / con ingenuit ripugnante (Una disperata vitalit, VI3; e del
poeta di oggi, che prende coscienza della mistificazione del proprio mestiere e ne denuncia, volontariamente, i gi di per s chiari strumenti
e meccanismi: Verit evanescente della situazione domestica, l'ossessione
narcissica, sempre per l'infatuata, arbitraria irrazionalit dell'idea dell'abiura (Poema per un verso di Shakespeare); Continuare ossessive iterazioni visionarie, il reportage interpolato anaforicamente al motivo dell'abiura (ibidem); e la falsit programmata di un nuovo stile: ironia,
sul melodramma -- caduta di ogni speranza di comprensione presso i
destinatari di letteratura, che, per fenomeno contradditorio, assume una
forma di recitativo melodrammatico, in una levigatezza linguistica generica, da traduzione --con sopra appunto l'allegria del suicidio, per
Altre volte l'ironia vuole proporre un mito nuovo di poeta, dopo quello del diverso ,~dell' unico : Sotto / di me, che mi batto come un
Don Chisciotte di tre anni, / un Orlando noioso, tirato dai miei bei fili
(ibidem), ma, questa volta, senza la fastidiosa esibizione di un singolarissimo destino.
Con questo nuovo strumento Pasolini potrebbe dare una svolta alla
sua carriera di poeta, incominciare da capo; ormai ha abiurato dal
ridicolo decennio degli anni '50; si trova di nuovo, come sempre,
solo, ma con in pi una consapevolezza nuova del suo quasi inutile mestiere di poeta. Quale, dunque, potr essere il suo progetto di opere
questa contraddizione che tiene prigioniero il poeta: sentimentale e, quin<li, stilistica. Cos in Vittoria, una delle poesie alle quali Pasolini tiene
di pi, perch vi vede prefigurato lo spirito politico e idealistico d'oggi.
L'autoironia pronta a demistificare, sul nascere, la poesia: Bene, mi
sveglio per la prima volta in vita mia / col desiderio d'impugnare un'arma. / I1 ridicolo che lo dico in poesia // [...] Non la mia che frenesia dell'alba. / A mezzogiorno sar coi miei connazionali / alle opere,
ai pasti, alla realt che inalbera // la bandiera, oggi bianca, dei Destini
Generali ; ma davanti al vecchio mito della Resistenza tradita si arresta.
68 Ed naturale. Si pu ironizzare sulla realt presente, sulla propria mitopoiesi, ma una volta consentito al mito di riproporsi, l'ironia deve tacere.
La contraddizione , quindi, nella volont: lo stile la segue. Per cui
ovvio che il poeta debba commuoversi per quei partigiani, giovani, ingenuamente risuscitati e crudelmente riseppelliti; come ovvio il tono
tribunizio-profetico dell'esortazione a fare piazza pulita: a vadano, tanto
per incominciare, dai Crespi, dagli Agnelli, / dai Valletta, dai potenti
delle Societ / che hanno portato l'Europa sulle rive del Po: // giunta
per ognuno di loro l'ora che non ha / proporzione con quanto ebbe e
quanto odi. / Coloro poi che hanno sottratto al bene comune // capitale
prezioso, e che nessuna legge pu / punire, ebbene, andate, legateli con la
fune / dei massacri ~>; come ovvio l'intenerimento per l'infelice fratello: Con la testa spaccata, la nostra testa, tesoro / umile della famiglia, grossa testa di secondogenito, / mio fratello riprende il sanguinoso
sonno, solo`// tra le foglie secche, nei sereni / eremi di un bosco delle
prealpi, perso nell'oro / della pace d'una interminabile Domenica . Cosicch il verso conclusivo Eppure, questo un giorno di vittoria non
dettato dall'ironia, ma dall'antica piet.
Teorema, il libro pubblicato nel '68, quindi l'ultimo sino ad oggi, non
la sceneggiatura del film omonimo, anche se un libro da film o per
film (Camon). Non c' una battuta di dialogo, non c' una rappresentazione come in Accattone o La ricotta. L'autore stesso, d'altra parte,
definisce l'opera: parabola e il contenuto una irruzione religiosa
nell'ordine di una famiglia milanese , borghese. Qui la prima novit
dell'opera: il mondo borghese. i~ la prima volta, infatti, che Pasolini
sceglie di parlarne direttamente. La qualcosa comporta due grossi problemi: la posizione da assumere e, di conseguenza, la lingua da adottare.
Tl Pasolini realista del sottoproletariato stato mimetico; ora, nei
confronti della borghesia, non sa o non pu esserlo (l'ha detto all'inizio
dell'intervista lui stesso); quindi un romanzo sulla borghesia non pu
scriverlo: pu scrivere una parabola per, la~ cui programmatica alle-
Pasolini si scusa col lettore per il linguaggio che dovr adoperare: quello
<. usato nel commercio culturale quotidiano--i giornali, la televisione-e, meglio che dozzinale, addirittura volgare . Ma il discorso tutto pasoliniano; ch di discorso si tratta, e non di domande e risposte. Quei con~adini, infatti, non saprebbero rispondere. E le risposte, inoltre, sono nella
logica stessa delle domande: Per quale ragione, secondo lei, Dio ha
scelto una povera donna del popolo per manifestarsi attraverso il miracolo? [...] Per la ragione che i borghesi non possono essere veramente
religiosi? (pp. 176-77). Sono definizioni: Essa tla santa matta ,
Emilia] non una terribile accusa vivente contro la borghesia che ha
ridotto--nel migliore dei casi--la religione a un codice di comportamento? . Solo all'ultima domanda non c' risposta. E perci l'abbiamo
riproposta a Pasolini nell'intervista: Ma il nuovo tipo di religione che
allora nascer (e se ne vedono gi nelle nazioni pi avanzate i primi segni)
non avr nulla a che fare con questa merda (scusi la parola) che il
mondo borghese, capitalistico o socialista in cui viviamo? (p. 179).
Pasolini ci ha risposto: Chi ama veramente la vita non pensa mai al
futuro . Una risposta di semplicit evangelica , uguale all'ultimo verso
della Preghiera su Commissione: Caro Dio / facci vivere come gli
uccelli del cielo e i gigli dei campi . Una risposta che mette in crisi
tutto il rigore del ragionamento .
Lo stesso accade alla fine della seconda inchiesta , sulla donazione . Stabilito che la donazione della fabbrica da parte del padre-padrone agli operai non un atto isolato, ma rappresenta, piuttosto, una
generale tendenza di tutti i padroni del mondo moderno ; e che attraverso una serie di donazioni o di concessioni la mutazione dell'uomo
in piccolo borghese sarebbe totale , fino alla completa identificazione
del borghese con l'uomo ; in questo universo borghese saprebbe la borghesia rispondere alle domande che la storia--che la " sua " storia
--le pone? . A quest'ultima domanda non segue una risposta, n un'altra domanda. Anche qui, dunque, un ragionamento si conclude senza
possibilit di risposta logica . A meno di non `rispondere: no; ma la
negazione, nonch risolvere, aggrava il drammatico problema che l'intervistatore-Pasolini rileva.
lazione.
Non un motivo nuovo: gi in Poesia in forma di rosa e, in particolare, nel Progetto di opere future, questo disimpegno ~ stilistico era
stato preannunciato. Ma questa volta Pasolini sembra andare pi in profondit: stabilita la vanit di un impegno originale , tanto vale
registrare, o meglio, ripetere quello che ci circonda, con tutta la sua
illogicit: Tendo dunque con tutto me stesso all'agrammaticale / (per
rielaborato in studio) / Vorrei mimare l'ecolalia, essere fatico, fatico /
e cos esprimere, al grado pi basso, il tutto (ibidem). Ma queste dichiarazioni di poetica restano, come sempre, in gran parte irrealizzate.
coesistono, come in Ortodossia (La restaurazione di sinistra, Nuovi Argomenti , aprile-giugno 1970). Il rimprovero, esplicito, rivolto ai comu-
danno, a volte, I'impressione di essere diverse accade perch lo sperimentalismo , le tendenze stilistiche riescono a rinnovarle. Abbiamo
usato di proposito i termini che Pasolini stesso ha usato nei confronti
del Pascoli nel saggio raccolto in Passione e ideologia, perch abbiamo
avuto la conferma che quel giudizio non era del tutto estraneo a chi lo
pronunciava. Le dichiarazioni di poetica restano spesso intenzioni:
vero che il linguaggio, generalmente, cambiato: s' fatto pi discorsivo,
pi prosaico , volontariamente banale, a volte; vero che non ci sono
pi i versi inteneriti, i crudi realismi, le raffinate analogie; che le strutture metriche della tradizione sono state progressivamente ripudiate per
composizioni pi libere, ma sempre controllate (basti vedere con quanta
precisione Pasolini riesce a isolare nel verso la parola pi importante);
ma anche vero che tutto questo rinnovamento non avvenuto in profondit, perch basta che i vecchi miti insorgano e anche il linguaggio
si adegua: cos abbiamo i riecheggiamenti biblici, le non infrequenti maledizioni e profezie: il tono serio e impegnato. E la passione che prevale sempre sull' ideologia : solo nei momenti di silenzio di quella pu
parlare questa. Cos troviamo le novit delle dichiarazioni di poetica.
Se le occasioni stimolano la passione il poeta continua a scrivere, come Geremia, le sue lamentazioni; se stimolano l' ideologia il
I due testi teatrali che Pasolini finora ha pubblicato, Pilade, sul numero 7-8 di Nuovi Argomenti (1967) e A~abulazione, sul numero i5
(1969), sono, in diversa misura, opere a canone sospeso , come Teorema, del resto. Di quest'ultima opera si ripropone il rifiuto della logica ,
della ragione come possibilit di conoscenza e, a maggior ragione, di
soluzione dei problemi. Cosicch quella disponibilit alla discussione ,
che dovrebbe essere tipico del teatro di Parola, ci appare ancora una volta
ambigua e provocatoria, in un senso tuttaltro che negativo, non tanto nei
confronti della societ borghese, quanto proprio di quel pubblico selezionato CUi 1I teatro dovrebbe essere rivolto.
e soltanto consolatrice . Cos le sue azioni sono sempre apparse snaturate ; cos i suoi ideali, i suoi entusiasmi. Nel farsi, ogni cosa si rivela
in una luce che non pi quella di prima, dal momento in cui, dall'oscurit emerge. E la tragedia si chiude con un'imprecazione: Che tu sia
maledetta Ragione, / e maledetto ogni tuo Dio e ogni Dio . Con la rivelazione di quest'epilogo possibile fare miglior luce sulla vicenda, in
verit di non sempre facile decifrazione.
Ad Argo la tirannia di Clitennestra e di Egisto stata abbattuta. Oreste, il regicida, fuggito ad Atene ed assolto dal tribunale che Atena ha costituito, ritorna; ma un uomo cambiato: un uomo non pi sottomesso al
passato e alle sue divinit, le Furie, ma alla nuova dea, ad Atena.
Quindi non vuole pi essere tiranno: chiede al popolo se deve essere Re.
E il popolo lo acclama Re. Cos mutato appare irriconoscibile ad Elettra,
anche essa regicida, ma tenacemente legata al passato, alla tradizione, alla
religione: a tutto ci che sacro . La citt, intanto, sotto il nuovo governo, progredisce: La citt ora un'altra. / Sopravvivono, certo, quelli
che come sempre / s'incaricano di custodire il passato. / Ma, in realt,
noi cittadini di Argo / ci costruiamo giorno per giorno il futuro. / Il
reddito di ciascuno di noi cresciuto del doppio. / I commerci della nostra citt si sono moltiplicati (p. 30). E il Coro che parla cos, i cittadini che contano : i nuovi borghesi, se si vuole. Ma un giorno met
delle Furie, le passioni intransigenti e ossessive / della religione antica ,
quelle Furie che Atena aveva trasformato in Eumenidi, benigne deit del
sogno, ritornano ad essere quello che erano prima, riconducendo nel popolo le antiche paure. Oreste riconosce in questo la giustizia degli dei: Ah,
troppo giusta, la giustizia degli dei! / Essi mi hanno ascoltato con grande
attenzione, / certo, quando io, nel momento della scoperta / di una nuova
divinit, / che, da una nazione pi avanzata, ho portato / qui nella mia,
ancora contadina e ossessionata / da povert e religione / mi sono offerto
di sacrificarmi! (p. 41). I poveri, i contadini sono sempre rimasti schiavi
delle furie: solo Oreste e il suo Parlamento hanno creduto in Atena. Questo ha capito Pilade, il silenzioso e misterioso compagno di Oreste, il 79
diverso , lui che non giudica, ma giudicando ama, / [...] lui che
forte, ma la sua forza la dona .
Non stato facile dipanare dall'intrico delle vicende i motivi che abbiamo
cercato di illustrare. La confusione, naturalmente, voluta, obiettiva ,
cos come il carico simbolico che personaggi e vicenda si portano appresso.
Cosicch l'analisi dell'opera non pu far altro che registrarne le componenti significazioni simboliche, lasciando sospeso, com' richiesto dalla
struttura stessa dell'opera, ogni interpretazione definitiva . E queste
comp\onenti sono molte, e diverse. E possibile, innanz tutto, registrare
quella autobiografica: Pilade , in gran parte della vicenda, Pasolini stesso:
la sua evoluzione , per molti aspetti, quella dell'autore. La diversit ,
l' ambiguit del personaggio, quel sentirsi appartenere, a diversi li
velli, a entrambe le classi sono caratteri del mito personale di Pasolini; come pure, alla fine, il rifiuto della ragione consolatrice . Addirittura, se proprio si vuole cercare un motivo unificatore dell'opera, lo si
pu trovare nell'autobiografismo, a conferma della tendenza generale
della poesia di Pasolini. Cos si possono spiegare anche altri motivi dell'opera: come il conflitto natura-ragione , o passato-futuro , o
popolo-organizzazione ; come la sfiducia nelle pseudo trasformazioni
sociali viste come progressivo assorbimento nell'unit, passiva, senza speranza, delle diversit attive e rivoluzionarie; come il rifugio nella psicanalisi (il rapporto incestuoso Pilade-Elettra), vista ora come possibi-
gno, e io, del resto, / come per tutta la vita, mi nascondo nella realt .
(p. 26). Per non nascondersi pi nella realt, la rinnega: rinnega l'ironia,
la buona educazione, la paura del ridicolo, la buona reputazione: le qualit del borghese ricco e sicuro di s.
riassume cos il fatto: i padri / vogliono far morire i figli (per questo
li mandano / in guerra) mentre i figli vogliono uccidere i padri / (per
questo, per esempio, protestano contro la guerra, / e disprezzano, pieni
di fierezza, la societ dei vecchi / che la vuole). Ebbene io, anzich / voler
uccidere mio figlio... / volevo esserne ucciso!! / Non ti pare strano? /
E lui, anzich voler uccidermi /--o lasciarsi uccidere / volenteroso e
rassegnato / come i suoi coetanei obbedienti--/ non voleva n uccidermi n lasciarsi uccidere! ! / N l'una cosa n l'altra, capisci, Cacarella? / Non gliene importava niente di me, / e di tutte le uccisioni, vecchie e nuove, / che legano un padre a un figlio... / Quindi si era liberato
di tutto, / se ne andava via, se ne stava per conto suo, / mi ignorava, mi
fuggiva, era altrove. / Se questo era il futuro, era il tutto imprevedibile
(p. 111). Ci parso necessario riportare questo lungo brano perch consente di illuminare un po' il groviglio di situazioni in cui la tragedia si
inviluppa. Il padre uccide nel figlio il fallimento del tentativo di sottrarsi
a una logica, alla sua logica. Il rifiuto della realt non stato totale: egli
rimasto padre : non riuscito ad assomigliare al figlio, a regredire a quella che non era la sua natura. Il figlio, e non il padre, era
riuscito a dare scandalo di s, a sottrarsi alle regole , a realizzare
fuori dalla realt, la propria libert e, quindi, la propria vera realt:
Per so che non c' bisogno che le azioni / di vero amore o di vero
odio servano a qualcosa, / che non importa che il mondo che metti in
imbarazzo / col tuo troppo odio o il tuo troppo amore, / I'abbia vinta,
infine, facendo di te il suo buffone (p. 103). Ci si accorge subito che
viene riproposto, qui, veramente per l'ennesima volta, il mito della testimonianza scandalosa di se stesso, insieme a tutti gli altri traumi che
Pasolini adulto, Pasolini-padre, ha sofferto, primo di tutti quello dell'incomunicabilit con i figli : ne abbiamo gi parlato a proposito del
Frammento epistolare, al ragazzo Codignola; ma non ci si pu limitare a
ricondurre i motivi della tragedia alla ovvia esperienza autobiografica. In
questa seconda tragedia la volont del canone sospeso diventa davvero imbarazzante per chi voglia tentare un'analisi dei contenuti, molto
pi che per Pilade. Sembra che l'intento principale dell'autore sia quello
di provocare il lettore, lo spettatore; di costringerlo a verificare su quei
problemi la validit delle sue idee, delle sue certezze, dei suoi metodi.
I] pi utile di questi potrebbe essere quello psicanalitico: Freud e Jung,
d'altra parte, sono nominati direttamente nell'opera, nell'episodio del
padre e della negromante. Ed proprio questa a rilevare nell'analisi psicanalitica tradizionale del rapporto padre-figlio un limite: Si sempre
steso un velo su questo, / con la pretesa che si tratti soltanto / di un
rapporto di rivalsa o di rivalit. / E la causa della rivalsa sarebbe l'odio
per il nonno, / mentre quello della rivalit, sarebbe l'amore per la mo-
anche, almeno nelle poesie) riuscivano, e riescono, a concretizzarsi, comunque, in un impegno di conoscenza, di presenza critica e, quindi, di
giudizio. Nelle due tragedie e, in misura diversa, in Teorema, quando, 85
cio, Pasolini, sceglie di parlare per interposta persona , di rappresentare dei fatti, chiari od oscuri che siano, rifiuta, praticamente, la
concretezza lirica per una infinitamente libera disponibilit di invenzioni
o di rappresentazioni. Ci pare che si possa trovare, n questo un influsso
della sua esperienza cinematografica, sopratutto di quella degli ultimi film,
e della sua concezione dello strumento linguistico cinematografico .
Scriveva nel 1966, pubblicando la sceneggiatura di Uccellacci e Uccellini:
Lo strumento linguistico su cui si impianta il cinema dunque di tipo
irrazionalistico: e questo spiega la profonda qualit onirica del cinema, e
anche la sua assoluta e imprescindibile concretezza, diciamo, oggettuale .
~ vero che lo strumento linguistico della poesia , invece, un sistema
reale, storicamente complesso e maturo , ma non certo inadattabile
nella sua infinita disponibilit al simbolo e all'irrazionale, a qualunque
operazione mitopoietica. Una volta, cio, constatato il fallimento della
ragione e, anche, della passione , che pure era un modo, e lo , lo
ripetiamo, tuttora, di conoscenza, per quanto viscerale , tendente in
una logica; una volta, cio, rifiutato il canone della logica e, quindi,
della storia, si offre al poeta un'inconsumabile disponibilit di occasioni
di poesia, tante quante sono le invenzioni che la parola, irrazionalmente usata, pu offrire. ~ chiaro che l'irrazionalit di questo uso non si
riferisce, come per il teatro dell' Urlo (cos lo chiama Pasolini) alla
sua alogica, bruta pronuncia; ma alla capacit della parola, nell'immagine
poetica, nel mito di oggettualizzare , per usare l'espressione della precedente dichiarazione di Pasolini, in s e per s, fuori da ogni controllo
logico e storico, o prima di ogni controllo logico e storico, le tendenze
irrazionalistiche che si trovano nel poeta. E si sono sempre trovate; solo
che ora la scoperta della psicanalisi pu offrirgli un contributo di sperimentazioni vastissimo.
mare in causa quella che abbiamo definito l' inerzia dell'ultimo Pasolini, autorizzati, in un certo senso da lui stesso: non si tratta solo dell'inerzia di un'anima che, tuttavia, sente, proprio per questo, di dover
continuare a testimoniare se stessa; ma anche dell'inerzia di un intelligente letterato che, proprio per questo, sente di dover fare, ogni tanto,
degli esperimenti .
Per quanto riguarda l'attivit cinematografica di Pasolini dobbiamo precisare che, essendo l'interesse di questo libretto principalmente rivolto
al poeta e allo scrittore, ci limiteremo ad alcune indicazioni di carattere
generale, senza entrare nel merito dei problemi specifici, compito, tra
l'altro di ben pi qualificati esperti.
Abbiamo gi rilevato che l'approdo di Pasolini al cinema sia da riferire sopratutto alla sua vocazione di sperimentale, pi che a una obbiettiva sfiducia nella letteratura. Piuttosto, a quest'ultimo fatto, si pu richiedere la giustificazione del maggior impegno cinematografico rispetto a
quello letterario nell'ultimo quinquennio.
Il problema del destinatario, lettore o pubblico delle sale di proiezione, non ha mai costituito una preoccupazione determinante per Paso-
]ini: tranne che per il teatro di Parola non pare che il problema dei
fruitori abbia avuto specifica presenza nell'elaborazione ideologica
di Pasolini. Anche quando si poneva l'obbiettivo del poema popolare .
il suo interesse si rifletteva scarsamente sul problema del popolo come
destinatario. Ma nel colloquio che abbiamo avuto durante l'intervista la
questione venuta fuori: Pasolini ha coscienza che il messaggio letterario, oggi come ai tempi della rivoluzione manzoniana, riservato
a un'elite; esagerando, probabilmente, ha detto che attualmente scrive
solo per gli amici e, comunque per assai pochi interessati. Il cinema,
invece, gli offriva la possibilit di comunicare con un pubblico molto pi
vasto, per l'obbiettiva maggiore facilit di aggancio di questo mezzo. Per
questo, anche per questo, i suoi primi film, da Accattone al Vangelo secondo Matteo, si ispiravano a una precisa volont di poema epico-popolare. La svolta rappresentata da Uccellacci e Uccellini (1966) si spiega
ovviamente con l'insorgere di nuove, o diverse esigenze poetiche, certamente meno popolari , ma non per questo meno valide; ma testimoniano, anche, della rinuncia a un campo pi vasto di destinatari. La qual
cosa, se non , come non , un limite, pu pur sempre essere un condizionamento, anche nel senso del rifiuto di certo tipo di condizionamento.
Mito, analogia, favola, simbolo sono i procedimenti stilistici che Pasolini assume nei suoi film. Anche nel neorealista Accattone, epopea
Nei film successivi: Edipo Re, Teorema, Porcile, Medea, la problematica via via proposta meno conoscibile a livello di metodologia razionale , marxista: si introduce la psicanalisi che, insieme, strumento
di conoscenza e ulteriore arricchimento di disponibilit stilistica, proprio
in relazione a quella profonda qualit onirica del cinema come s'
detto precedentemente, a proposito degli influssi del cinema sulla poesia.
Non tentiamo un'analisi di questi film in quanto esula dal nostro compito e per la quale rimandiamo alle ben pi qualificate analisi riferite in
bibliografia. Solo vorremmo accennare alle corrispondenze di certi motivi
dei film nella poesia e, segnatamente, in Pilade e A~:abulazione. Prescin-
dendo dalle ovvie corrispondenze dei due Teorema, ci pare utile e, pi, significativo, indicare il motivo dell' enigma e del mistero presente
nelle due tragedie e in Edipo Re: non l'enigma del mondo, ma l'enigma
che nell'uomo, in se stessi, Pilade il padre, Edipo chiedono di chiarire; il motivo del conflitto padre-figiio in A~abulazione e in Porcile; il
motivo tra mondo barbaro e mondo civile in Pilade e in Medea.
Nel 1971, sette anni dopo Poesia in forma di rosa, Pasolini pubblica
il suo ultimo libro di poesie, Trasumanar e organizzar, che raccoglie gran
parte dei versi pubblicati su Nuovi Argomenti .
Ma giustificazioni dirette le fornisce lui stesso: la mancanza di fiducia nella stabilit del mondo che produce simili macchine letterarie , (com~:
dice nell'intervista che apre questo lavoro), l'aflermazione caparbia, e
quasi solenne, dell'inutilit della poesia (come scrive nel risvolto di
copertina di Trasumanar e organizzar); affermazione che deriva dalla vo-
Che cosa comunico, alla fine / dlla mia carriera di poeta, che sotto
sotto, / si considerava indispensabile all'umanit? (La nascita di un nuovo
tipo di bu~one).
Un'ennesima confessione che conferma tutto ci che s' detto di Pasolini, del suo fin troppo esibito soggettivismo scandaloso , della visceralit, direbbe Ferretti, della sua conoscenza e del suo rapporto col mondo. Dalla consapevolezza di questa vanit della poesia, vanit intesa sia
come inutilit, sia come esibizionismo, doloroso e civettuolo insieme, deriva
una scelta stilistica: il poeta smette di essere poeta originale , perch
un sistema stilistico troppo esclusivo , e adotta schemi letterari
collaudati (Comunicato all'Ansa). Ma proprio per vanit il poeta
ama anche concedersi una certa libert linguistica rasentante talvolta
l'arbitrariet e il gioco (cose in precedenza mai avvenute, poich le sue
mistificazioni furono sempre ingenue, appassionate e zelanti) , come
scrive nel risvolto di copertina.
Questa la novit delle ultime poesie: un atteggiamento meno passionale e viscerale, perch pi sfiduciato e consapevole, un distacco a
volte addirittura schizoide, come vorrebbe far intendere il poeta se l'ironia
non rivelasse l'insanabilit del conflitto. E il conflitto sempre lo stesso:
da una parte la natura , dall'altra la storia ; da una parte l' umano
dall'altra 1' istituzione , la Chiesa , 1' organizzazione . Organizzare
significa snaturare, far violenza alla natura:
Qui stanno costruendo un'altra Chiesa, se non mi sbaglio. / Ah barbari, unici amici miei, / nessun uomo di Chiesa ha mai distrutto una
Chiesa; / la lotta sempre stata tra l'ortodossia vecchia e la nuova / Questo mi dispera, e mi tiene fuori dal gioco (Rifacimento de " L'orto-
L'entropia borghese, cio la conversione di tutti e di tutto nell'organizzazione-sistema che la classe borghese sta preparando, la marea ch~
sta per sommergere anche l'ultima spiaggia.
La sostanza dell'affermazione, tuttavia, non nuova: l'entropia borghese la dilatazione, nella storia, dell'istituzione per antonomasia, della
istituzione invincibile: la borghes;a. Ai margini restano, senza neanche
pi resistere, se non col loro corpo, gli esclusi : l negri, gli ebrei, i
poveri, soprattutto: i diversi . ~ la riproposizione, sotto altra forma,
dell'antico mito pasoliniano, il conflitto corpo-ragione che si risolve col
trionfo della ragione sistematrice. ~: una ragione astorica, metafisica, che
ha trasumanato , organizzato , o sta trasumanando o organizzando
le singole storie, le singole civilt, le ideologie, le prassi, i comportamenti.
La lucidit e l'impegno che Pasolini pone nel suo abbozzo di grammatica cinematografica sono anche testimonianza della validit che il
cinema, il cinema d'arte , naturalmente, ha per lui: non altrettanto,
come s' visto, si pu dire per la poesia. Ma il ritratto che Pasolini fa
dell'autore di cinema lo stesso, antico ritratto che faceva di se stesso
poeta:
diversit, e perch no?, all'ammirazione, sia pure un po' sospetta (p. 274).
Tra questi due tipi di personaggi si svolge un conflitto la cui risoluzione, a favore del personaggio sano , cio della ragione, dell' organizzazione , scontata. Perch questi vive ; l'altro, il diverso
sogna: e la vita, come s' detto, non sogno.
6 I ' membri normali ' sono ' membri normali ': a loro, / nel migliore
dei casi, basta un fascismo democratico. Restano gli ' esclusi ': tu, Velzquez, i Negri, / i matti, i delinquenti, gli andalusi. Cosa devono fare? ~.
S, perch tu sei esclusa come povera, / ed esclusa inoltre come puttana. / Come povera, sei negata tra i negati, / come puttana, anche i
negati ti negano .
La borghesia, dunque: ent~opia assimilante ed annullante; la borghesia ormai eterna, ed eterna perch sa rinnovarsi pur rimanendo borghesia; e per rinnovarsi, per liberarsi concede ai suoi figli di farle la
rivoluzione.
<~ ...cantando / entrano gli operai. Hanno bandiere rosse / strette nei
pugni, con le falci e i martelli; hanno i mitra imbracciati; hanno fazzoletti / rossi annodati al collo, sui colletti anneriti / delle tute... ' Siete
liberi'--ci ripetono, / come se noi non fossimo pi in grado / di capire
queste parole--' Siete liberi ' .
Anche morendo, dunque, il poeta ha voluto essere scandaloso, testimone-martire dello scandalo che pi d'ogni altro aveva denunciato sino
all'ultimo giorno della vita: la violenza.
Cos troviamo, negli Scritti corsari, ma sarebbe pi giusto dire ritroviamo, la descrizione d'una societ ormai omologata in un universo tecnologico, consumistico che totalitario e repressivo quanto pi
si mostra tollerante e permissivo; la denuncia di uno sviluppo senza
progresso , di una centralizzazione acculturante che distrugge le culture periferiche e, pi drammatica e disperante, anche perch tragicamente profetica, la denuncia dell'orrore della mancanza di piet .
E troviamo, anche, i motivi pi ambigui delle contraddizioni pasoliniane, come il recupero nostalgico di un'et precapitalistica, contadina,
paradossalmente libera e liberante anche nella sua repressivit.
Pasolini, cio, non scriveva, per esempio sul Corriere della Sera ,
come il cronista di costume usa scrivere sulla terza pagina: il suo stile,
il suo linguaggio, costruito spessissimo su immagini, violento e candido
insieme nella qualit, finisce con l'essere poetico, anche nella provocazione pi scandalosa. E, del resto, il linguaggio della provocazione
non certamente quello della semplice comunicazione .
rienze umane, specifiche d'un'epoca, d'una classe... il cui pensiero caratteristicamente segnato da un'accentuazione ottimistica o pessimistica
della visione del mondo e delle cose, che, come tale, esula dalla pura
indagine scientifica .
NOTIZIE BIOGRAFICHE.
E' stato assassinato, in mezzo alle baracche della periferia di Ostia, la notte
del 2 novembre 1975.