Il Novum Organum ha uno scopo opposto alla filosofia e logica aristotelica. Esso è una logica del
procedimento tecnico-scientifico, dove la vecchia logica aristotelica cercava di prevalere
sull’avversario, la nuova baconiana cerca di espugnare la natura. La scienza è a servizio dell’uomo,
ed il suo compito è di espugnare la natura attraverso: arti e non argomenti, principi veri e non
approssimativi, progetti ed indicazioni di opere e non ragioni probabili. L’uomo è ministro ed
interprete della natura e tanto opera e intende quanto ha osservato.
Scienza e potenza umana coincidono, sapere è potere ed ignorando la causa non si può conseguire
l’effetto, non si può vincere la natura senza obbedirla, la causa per l’osservazione è la regola per
l’operare. I sensi non sono sufficienti a carpire la natura, l’intelligenza umana ha bisogno di
strumenti efficaci a penetrare la natura e dominarla. Essi consistono negli esperimenti escogitati ed
adattati unicamente allo scopo che si intende realizzare.
Bacone distingue tra anticipazione e interpretazione della natura. La prima prescinde
dall’esperimento, è propria della logica aristotelica che appena sfiorata l’esperienza e le cose
sensibili giunge a verità universali, ed è perciò sterile. La seconda invece addentrandosi con metodo
e ordine nell’esperienza ascende gradualmente dalle cose particolari agli assiomi, ed è perciò
feconda producendo sempre nuove cognizioni particolari che rendono attiva e produttiva la scienza
I pregiudizi della mente
Il primo libro del Novum Organum è dedicato ad eliminare le anticipazioni. Bacone intende
purificare l’intelletto dai pregiudizi ovvero gli idòla attraverso un triplice critica: filosofica,
dimostrativa, della ragione umana. Le anticipazioni coincidono con gli idòla tribus e gli idòla specus, i
primi comuni a tutti gli uomini, i secondi propri di ciascun individuo. L’insufficienza dei sensi, il
supporre un’armonia naturale superiore a quella effettiva, prediligere certi concetti ad altri,
concentrarsi sul fantastico più che sul lontano e nascosto, l’impazienza, il pretendere una natura
adattata alle proprie esigenze respingendo ciò che non conviene conduce agli idòla tribus ai quali
sfuggono le forze nascoste della natura. Gli idòla specus dipendono dall’educazione, abitudini, casi
fortuiti di ciascun individuo, è come se ogni uomo avesse dentro sé una spelonca che rifrange e
distorce il lume della natura.
Si aggiungono poi gli idòla fori (gli idoli della piazza) derivanti dal linguaggio, ovvero le convenzioni
rese necessarie dai rapporti tra esseri umani. Talvolta l’uomo non riesce ad imporre la propria
ragione sulle parole ed esse si ritorcono e riflettono la loro forza sull’intelletto. Essi possono essere
nomi di cose che non esistono, o di cose che esistono ma confusi ed indeterminati. Da questi
nascono dispute verbali fondate sulle sole parole, che possono cessare solo con un ritorno al reale.
In fine troviamo gli idòla theatri che derivano dalle dottrine filosofiche del passato o da
dimostrazioni errate. Bacone paragona le filosofie del passato a mondi fittizi o scene teatrali. Bacone
suddivide le false filosofie in tre specie: la sofistica (Aristotele) che adatta il mondo naturale a
categorie logiche aprioristiche ed è più interessata alle definizioni che alla verità, l’empirica
(alchimia) pretende di spiegare ogni cosa a partire da pochi e ristretti esperimenti, la superstiziosa
(Platone) si mescola alla teologia.
La verità è figlia del tempo e non dell’autorità. La riverenza dell’antichità è anche un pregiudizio da
eliminare, l’antico è antico per noi, ma da una visione d’insieme il presente è l’antichità del mondo, e
come da un vecchio ci si aspetta maggior conoscenza che da un giovane, così la modernità sarà
scientificamente superiore all’antichità. La verità si rivela gradualmente all’uomo, attraverso gli sforzi
che si sommano e si integrano nella storia. Per abbandonare le vie della contemplazione
improduttiva e intraprendere quella della ricerca tecnico-scientifica bisogna mettersi sul terreno
dell’esperimento, non basta l’esperienza incontrollata. Bisogna cominciare dall’esperienza ordinata e
matura non da quella saltuaria e disordinata, solo l’esperimento può estendere il dominio dell’uomo
sulla natura. Bacone fa una similitudine con un uomo sperso in vicoli bui di notte che cerca la giusta
via procedendo a caso, la risposta è accendere un lume e procedere lentamente.
Il metodo induttivo
L’intelletto produce nozioni arbitrarie ed infeconde, i sensi nozioni disordinate ed inconcludenti, la
scienza, per essere una dottrina certa, dovrà prendere il meglio da entrambi, e dare quindi
all’intelletto la disciplina dei sensi, e ai sensi la disciplina dell’intelletto, e si può far ciò mediante
l’induzione. Bacone rigetta l’induzione aristotelica, una mera enumerazione di casi particolari che
può essere smontata in ogni momento da un caso contrario. L’induzione utile alla dimostrazione
consiste in un’eliminazione dei casi particolari gradualmente mediante esperimenti, che porta,
gradualmente appunto, dai fatti generali a dei principi sempre più primi, fino agli effettivi assiomi
generalissimi.
L’induzione ha come scopo giungere alle cause delle cose naturali, ovvero la forma. Bacone accetta
la distinzione quattro cause aristoteliche: materiale, formale, efficiente ma rigetta la causa finale,
nociva alla scienza. Essa è relegata alla religione, è infatti lecito contemplare il progetto finale di Dio,
ma ciò è appunto contemplazione, non rientra nel programma attivo della scienza di scovare le
cause utili all’uomo per dominare il mondo. Inoltre le cause efficienti e materiali sono superficiali per
lo studio scientifico. Rimane solo la causa formale, accompagnata dalla dibattuta interpretazione di
forma per Bacone. La forma rivela l’unità della natura come nessun’altra cosa, e permette di
operare e conoscere davvero. Bacone distingue in ogni fenomeno naturale due aspetti: lo
schematismo latente ovvero la struttura intrinseca dei corpi staticamente e il processo latente il
movimento intrinseco dei corpi, che li porta alla realizzazione della forma. La forma è
simultaneamente il principio dello schematismo e del processo, essa è quindi la struttura che
costituisce essenzialmente, individua e definisce un fenomeno, la legge che regola il movimento di
generazione e di produzione del fenomeno.