Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Vita
Le scoperte astronomiche
Galilei non fu l'inventore del cannocchiale, che era comparso in Olanda all'inizio
del secolo, ma fu il primo a usarlo a scopi scientifici. Lo perfezionò per
accrescerene l'ingrandimento e lo usò per osservare il cielo. Nascerà così uno
strumento scientifico, il telescopio. Galilei, dunque, puntò il telescopio sulla luna e
vide le irregolarità della sua superficie ingrandite di venti volte, comprendendo che
un corpo celeste, che secondo la fisica aristotelica doveva essere una sfera
perfetta estranea ogni mutamento, appariva come una superficie irregolare. A
Galilei si deve poi la scoperta dei pianeti in orbita Giove, che in onore della famiglia
dei medici, suoi protettori, chiamò "pianeti medicei". Anche questa era una
profonda anomalia rispetto alla cosmologia tradizionale, che ammetteva
l'esistenza di pianeti satelliti solo nel caso della Terra. Anche le macchie solari
osservate successivamente costituirono per Galilei un altro segno che la teoria
aristotelica dei corpi celesti, secondo la quale essi non erano soggetti al divenire,
era sbagliata. Infatti le macchie solari costituivano la prova che sul sole avvengono
mutamenti. In generale le scoperte di Galilei mostravano che il Sole, la Luna e gli
altri pianeti presentavano caratteristiche simili a quelli della Terra, distruggendo la
distinzione tra mondo celeste e mondo sublillulare.
Il conflitto tra Galilei e la Chiesa cattolica non dipese esclusivamente dalle sue
scoperte astronomiche. Difatti la teoria copernicana era stata a lungo tollerata
dalla Chiesa cattolica ed era considerata soprattutto come un'ipotesi specialistica,
che riguardava matematici e fisici. Il problema si poneva dal momento in cui
l'ipotesi eliocentrica contraddiceva alcuni passi biblici, per esempio quello in cui
Giosuè ordina al Sole di fermarsi, presupponendo quindi che esso si muova. Galilei
affrontò la questione in una serie di lettere, le cosiddette "lettere copernicane",
schierandosi contro un'interpretazione letterale delle scritture. Tra queste
ricordiamo quella indirizzata al suo discepolo Benedetto Castelli, in cui Galilei
sostiene che la Natura e la Scrittura, essendo prodotte da Dio, devono entrambe
essere vere e non possono contraddirsi. Il testo biblico, infatti, è stato scritto per
un popolo ignorante e non va quindi preso alla lettera. Quando l'esperienza
scientifica, dimostra che la natura agisce in un certo modo, gli interpreti delle
Scritture devono sforzarsi di interpretare il testo in modo conforme a queste
verità. Le scritture quindi non sbagliano, ma possono farlo i loro interpreti. Con la
sua presa di posizione Galilei voleva invitare le autorità cattoliche ad accettare la
nuova scienza, riconoscendo che essa non ostacolava la fede. Tuttavia, così
facendo violava il divieto di interpretare le Scritture. In seguito a diverse denunce a
carico di Galilei, intervenne il Sant'Uffizio e si giunse a un decreto formulato il 26
febbraio 1616 in presenza del Cardinale Bellarmino e su ordine del papa:
l'immobilità del Sole veniva giudicata falsa e formalmente eretica perché
contradiceva le Scritture, e anche la mobilità della Terra era definita falsa. Galilei fu
ammonito a non insegnare l'eliocentrismo e la mobilità della Terra, mentre il De
revoluzionibus di Copernico fu inserito nell'Indice dei libri proibiti, dove rimase fino
al 1815.
La questione si riaccese alcuni anni dopo, quando Galilei pubblicò il Dialogo sopra i
due massimi sistemi. Scopo dell'opera, in accordo con il nuovo Papa Urbano VIII,
doveva essere quello di presentare le tesi copernicane in forma ipotetica
attraverso un dialogo in cui personaggi avrebbero dibattuto sui due modelli
cosmologici, tolemaico e copernicano. L'opera si articola in quattro giornate. I
personaggi sono tre, due dei quali, Salviati e Sangredo, realmente esistiti. Il terzo,
Simplicio, è un personaggio di fantasia, il cui nome ricorda il semplice, lo sciocco.
Salvati sostiene il copernicanesimo e pare essere l'alter ego di Galileo Galilei;
Sangredo, invece, è colui che ascolta le due tesi a cuore aperto, senza pregiudizi;
l'aristotelico Simplicio viene accostato in un certo senso a papa Urbano VIII e nel
corso dell'opera viene ripetutamente smentito e addirittura ridicolizzato. Il Papa,
dunque, ragì violentemente convocando Galilei e facendolo processare dal
Sant'Uffizio fino a condannarlo e a costringerlo all'abiura delle tesi copernicane.
Soltanto secoli dopo la posizione della Chiesa cattolica fu modificata: papà
Giovanni Paolo II nel 1992 stabilì che Galilei aveva avuto ragione ad affermare che
le Scritture non stabiliscono veritità scientifiche sulla natura. Nella prima giornata
vengono esposti i due modelli cosmologici, anche se Galilei fa già emerge il suo
punto di vista; nella seconda giornata si smentiscono le obiezioni che gli estrolerici
fanno al copernicanesimo; nella terza e nella quarta si espongono argomenti
relativi alle maree, che però si riveleranno errati.
Come già accennato in precedenza, nella seconda giornata del Dialogo sopra i due
massimi sistemi Galileo smentisce diverse obiezioni che gli aristoteli muovono al
copernicanesimo. Tra queste ricordiamo quella inerente alla caduta dei gravi.
Aristotele aveva stabilito che soltanto i corpi dotati per natura di pesantezza
cadono verso la Terra e che la velocità di caduta di ogni corpo cresce
proporzionalmente al suo peso. Galileo riprende questa ipotesi ma la porta
all'assurdo, immaginando che due pietre di peso diverso vengano attaccate l'una
all'altra: se il ragionamento aristotelico fosse valido, la pietra più pesante dovrebbe
essere rallentata dalla più leggera, da chi conseguirebbe che la pietra composta
dalle due pietre, pur essendo più pesante, cadrebbe più lentamente. Galilei
afferma quindi che tutti i corpi cadono con una velocità proporzionale al quadrato
del tempo di caduta. In teoria, secondo Galilei, i corpi per natura ricevono tutti una
stessa accelerazione, anche se in concreto noi osserviamo che essi cadono con
velocità diversa. Infatti bisogna tenere in conto del fatto che corpi non cadono nel
vuoto, ma nell'aria. L'aria esercita una resistenza diversa a seconda della densità
dei corpi, determinando la diseguaglianza tra i moti di caduta. Galilei conclude
affermando che, "se si levasse totalmente la resistenza di mezzo tutte le materie
discenderebbero con eguali velocità". Oggi, essendo possibile produrre
fisicamente il vuoto, si può osservare come una sfera di piombo e una piuma che
cadono effettivamente con un moto identico.
Il metodo galileiano