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Il componimento è un sonetto con due quartine e due terzine secondo lo schema tipico del dolce stil novo

(ABBA, ABBA; CDE, EDC). I periodi sono ampi e facilmente comprensibili, viene usato un linguaggio
semplice, leggero e privo di suoni aspri. Il ritmo è lento e l’ultima parola di ogni verso è piana. Ci sono
proposizioni causali e consecutive che sottolineano la coesione delle parti e creano attesa. Si nota che in
questo sonetto abbondano i verbi perché il poeta vuole descrivere non le bellezze fisiche della donna
amata, e quindi con aggettivi, ma le sue azioni e degli effetti benefici che provoca sugli altri.

Dal punto di vista contenutistico, c’è una struttura raddoppiata nel senso che Beatrice nelle quartine
risveglia gli effetti dell’amore tramite lo sguardo e il saluto; invece nelle terzine per mezzo del sorriso e delle
parole ottiene il medesimo risultato.

Questo sonetto è diviso in tre parti:

Nella prima parte, Dante racconta come Beatrice per mezzo dello sguardo faccia nascere l’amore e i suoi
effetti, che si manifestano con pallore e presa di coscienza dei propri difetti e manchevolezze, e fanno
emergere il bisogno di migliorarsi.

A metà del sonetto Dante si rivolge alle donne che hanno esperienza e capacità di intendere l’amore
attraverso mezzi intellettuali, per aiutarlo a “fare onore” a Beatrice. Quindi non parlerà più della sua
bellezza o di sé stesso, ma d’ora in avanti scriverà esclusivamente per lodare la sua donna, le sue virtù e le
sue azioni miracolose sugli altri.

Il miracolo a cui fa riferimento il poeta è la capacità di Beatrice di salvare l’uomo e avvicinarlo a Dio
attraverso la sua apparizione, che la rende un angelo vero e proprio. Oltre a ciò lei è capace non solo di
risvegliare il sentimento dormiente d’amore in un cuore nobile, ma perfino di rendere predisposto anche un
cuore vile ad amare. Quindi Beatrice è l’angelo “venuto da cielo in terra a miracol mostrare”, l’anello di
congiunzione tra l’uomo e Dio e rappresenta la teologia. Perciò incarna una funzione spirituale
presentandosi quale tramite e manifestazione miracolosa della divinità.

Le due terzine spiegano come Beatrice faccia risvegliare l’amore, stavolta non attraverso lo sguardo ma con
la bocca, e lo fa in due modi diversi: sia tramite il suo dolcissimo parlare, sia col suo sorriso.

Il sonetto si chiude con uno dei pochi aggettivi: “gentile”, che mette in risalto la dolcezza della donna amata.

Dante va a riprendere le tematiche del Dolce Stil Novo ispirandosi a Guido Guinizzelli per quanto riguarda la
gentilezza, nobiltà, il saluto della donna con la sua ambivalenza di significato: saluto e salvezza, e l’incedere
e gli effetti della donna sugli uomini che incontra e saluta.

Ci sono anche punti di contatto con la poesia cavalcantiana, come il motivo di tremore che evidenzia la
presa di coscienza da parte dell’uomo delle sue imperfezioni e dei suoi difetti, e il tema dell’ineffabilità,
dove non si può né dire né ricordare i miracoli di Beatrice. L’amore cortese è superato da Dante, il quale gli
attribuisce un significato molto più elevato: Beatrice È un angelo, quindi ha una valenza religiosa, e propone
l’amore mistico dei beati verso Dio. L’immagine della donna-angelo che era metafora per gli stilnovisti
diventa teologia. Dante supera quindi la poetica stilnovistica.

La Vita Nova è un’opera esistenziale che rispecchia non solo l’esperienza di Dante, ma una condizione
universale dell’uomo. Il quale grazie all’amore per una donna si eleva e vive un’esperienza intima, spirituale
e diretta con Dio. Da questa vicenda contingente Dante trova le tracce dell’etero e dell’universale che indica
agli altri.

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