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LA NASCITA DI UN NUOVO STILE :

Nel Duecento, Guittone d'Arezzo usava una lingua complicata parlando di amore, politica e
morale. Alla fine del secolo, Dante Alighieri e Guido Cavalcanti cercarono uno stile nuovo,
chiamato "Dolce Stil Novo", distanziandosi da Guittone e tornando alle radici nobili provenzali e
siciliane. Dante usò l'espressione nel Purgatorio, e De Sanctis coniò il termine nel XIX secolo. Il
"Dolce Stil Novo" segnò un distacco dallo stile di Guittone, evidenziando una forte
consapevolezza intellettuale. Dante, in De vulgari eloquentia, escluse Guittone, definendo così
questa fase come nuova nella storia della letteratura italiana.
Gli studiosi oggi tendono a vedere il "Dolce Stil Novo" non come una scuola letteraria con regole
e programmi comuni, ma piuttosto come un gruppo di poeti legati da una simile atmosfera
letteraria. Questi poeti condividevano formazione, gusto poetico e maestria nell'uso del volgare,
anche se alcune opinioni contrarie persistono tra i critici.
LE PAROLE DI DANTE ALL’ORIGINE DEL STILNOVO :
Le parole di Dante che hanno dato vita al "Dolce Stil Novo" si trovano principalmente nella sua
opera Vita Nova. In De vulgari eloquentia, Dante collega i nuovi poeti, tra cui se stesso, ai
predecessori provenzali e siciliani. La formula "dolce stil novo" appare nel Purgatorio, quando
Dante, incontrando Bonagiunta da Lucca, viene riconosciuto come il poeta che ha introdotto
uno stile nuovo e chiaro. Bonagiunta suggerisce che questa innovazione non riguarda solo
Dante, ma un gruppo di poeti che seguono questo nuovo stile fedele al dettato di Amore.
L’AMORE COME TEMA ESCLUSIVO:
Gli stilnovisti, poeti del "Dolce Stil Novo", si concentrano solo sull'amore, a differenza di
Guittone. Vedono l'amore come segno di distinzione per animi nobili. Parlano d'amore in modo
astratto, trasfigurando esperienze in termini filosofici. Focalizzano sull'innamoramento,
usando metafore guerresche e descrizioni fisiologiche, evidenziando un cambiamento
significativo rispetto alla poesia precedente.
LA NOBILTÀ SPIRITUALE E LA RIGOROSA SELEZIONE DEL PUBBLICO:
Gli stilnovisti del "Dolce Stil Novo" mettevano l'amore in connessione con un'anima nobile.
Vedevano Guido Guinizzelli come il predecessore che ha collegato l'amore alla gentilezza.
Questa forma poetica aristocratica dava importanza alla nobiltà dell'animo, non a quella di
famiglia. Il pubblico ideale doveva condividere la sensibilità e la raffinatezza degli stilnovisti,
essendo aperto all'elevazione spirituale. I destinatari desiderati erano poeti o donne "gentili,"
scelti per la loro gentilezza d'animo, creando un’aristocrazia basata su intelligenza e spirito, non
su discendenza o ricchezza.
LO SCAVO INTERIORE :
Nelle poesie stilnoviste, si analizzano gli effetti dell'amore sull'io. L'ambiente esterno perde
importanza, e il rapporto diretto con la donna è escluso. La donna appare perfetta e
inaccessibile lungo una via, portando l'io a esplorare gli effetti della passione su di sé. Un tratto
distintivo è la personificazione degli spiriti psichici e vitali, che reagiscono all'attacco d'amore
come esseri autonomi. Anima, mente, cuore e organi prendono la parola, creando una scena
teatrale dentro di sé, un dialogo amoroso che il poeta non può avere direttamente con la
donna amata.
L’IMMAGINE DELLA DONNA :
Nella poesia stilnovista, la donna è causa dell'amore, ma resta in secondo piano. Gli
stilnovisti si differenziano dalla tradizione provenzale e siciliana, meno focalizzata sul ruolo
feudale della donna e sulle ricompense per l'innamorato. Gli ostacoli esterni svaniscono,
ponendo l'attenzione sulle conseguenze interiori dell'amore.
La donna è spesso associata alla luce in un contesto di sacro stupore, ma i dettagli fisici sono
minimi: occhi, capelli biondi e portamento armonioso. La bellezza femminile diventa astratta
e spirituale, rinunciando alla sensualità del passato. Gli stilnovisti adottano l'immagine della
donna-angelo, simbolo di eccezionalità. In Dante, questa immagine diventa reale: Beatrice è
un angelo inviato da Dio per salvare gli uomini.
LA DOLCEZZA NELLA FORMA :
Gli stilnovisti scelsero di scrivere in volgare per comunicare con le donne che non conoscevano
il latino, secondo Dante nella Vita nova. Nel De vulgari eloquentia, Dante considerò la lingua
dei nuovi poeti come "illustre", nobile e adatta alle corti.
Lo stile delle loro poesie era definito "dolce", cioè scorrevole e trasparente, a differenza della
complessità e della retorica dei guittoniani. Dante e Cavalcanti desideravano una poesia nobile
nei contenuti ma accessibile nella forma, criticando Guittone per la sua retorica priva di
significato. Dante lo accusò di unire parole retoriche senza comprendere il contenuto, mentre
Cavalcanti lo criticò per la mancanza di conoscenze che portava a un'espressione scadente.
AMICIZIA E ANTAGONISMO :
L'idea che gli stilnovisti fossero tutti molto amici, come mostrato nel sonetto di Dante "Guido, i'
vorrei che tu e Lapo ed io", è stata messa in dubbio da alcuni critici. Donato Pirovano
suggerisce che, nonostante sembrassero uniti contro avversari esterni, spesso c'erano conflitti e
competizioni interni nel gruppo. Questo emergeva attraverso gli scambi di versi e le
corrispondenze poetiche, creando una dinamica complicata di riconoscimenti reciproci e accuse
tra gli stilnovisti. In sintesi, l'immagine di un'amicizia perfetta potrebbe essere stata meno
accurata di quanto si pensasse inizialmente.
DUE CONCEZIONI DISCORDANTI DELL' AMORE: CAVALCANTI E DANTE :
Dante e Cavalcanti, nel Dolce stil novo, hanno idee diverse sull'amore. Cavalcanti lo vede in
modo laico e tragico se non è corrisposto, mentre Dante lo considera un sentimento
salvifico, separando la felicità dal desiderio. La rottura tra loro è evidente nella Vita nova di
Dante, che inizia con un'amicizia e finisce con visioni poetiche divergenti. Cavalcanti vive un
amore passionale, mentre Dante vede l'amore come un sentimento disinteressato, un'occasione
di salvezza senza aspettarsi nulla in cambio.
GUIDO GUINIZZELLI : FONDATORE
Guide Guinizzelli, nato circa nel 1235 a Bologna, fu un giudice e mercante di libri. Lasciò
Bologna nel 1274 durante scontri politici e probabilmente morì nel 1276.
La sua poesia si distingue per l'approccio indipendente rispetto a Guittone d'Arezzo, ispirandosi
ai modelli provenzali e siciliani. Le opere, tra cui cinque canzoni e quattordici sonetti,
innovano nella lingua e incorporano forme e immagini della poesia sacra. La lode della donna è
centrale, con la sua bellezza paragonata a elementi naturali. Guinizzelli è considerato un
maestro del Dolce Stil Novo, soprattutto grazie alla canzone "Al cor gentil rempaira sempre
amore," che collega amore e nobiltà spirituale.
GUIDO CAVALCANTI : LA VITA
Guido Cavalcanti era una figura importante a Firenze nel Duecento. Rispettato per il suo
pensiero e ammirato insieme a Dante, era noto soprattutto per la canzone "Donna me prega". I
Cavalcanti, famiglia potente, avevano influenza economica e politica, sostenendo i guelfi
Bianchi. Guido, persona forte e studiosa, spesso coinvolta in risse, suscitava ammirazione e
qualche ostilità. Descritto da Boccaccio come un grande filosofo, era anche bello e abile
nell'arte cavalleresca. Nel 1267 si fidanzò con Bice, figlia di Farinata degli Uberti. Nel 1300,
esiliato a Sarzana per una rissa, si ammalò e tornato a Firenze, morì tra il 27 e il 28 agosto a
causa della malattia contratta durante l'esilio.
LA POETICA (GUIDO CAVALCANTI) :
Cavalcanti, figura notevole come filosofo, cavaliere e poeta, collaborò con Dante Alighieri e
Cino da Pistoia. Le sue relazioni poetiche si manifestarono in tenzoni, scambi di rime e sonetti
polemici, incluso uno rivolto a Guittone d'Arezzo. La visibilità delle sue rime e gli scambi
intellettuali riflettono l'interesse per la sua personalità e idee. La disposizione frammentaria delle
opere potrebbe derivare dall'attenzione alla produzione filosofica. Il corpus di 52 componimenti
è organizzato dagli studiosi in base a temi, destinatari e stile, poiché manca una chiara
datazione cronologica.La fama di Cavalcanti si basa sulla sua canzone "Donna me prega," che
parla dell'amore secondo Aristotele. Nel Duecento, si conosceva Aristotele grazie ai commenti
di Avicenna e Averroè. La teoria di Michele Scoto, chiamata averroismo, dice che essere
felici dipende dalla conoscenza, rendendo l'uomo simile a Dio. Le passioni irrazionali,
come l'amore, ostacolano questo processo, venendo dalle emozioni e contrastando il pensiero.
Controllarle porta a diventare perfetti e ad avvicinarsi a Dio, ma la Chiesa nel 1277 la considerò
pericolosa e la condannò. Cavalcanti pensava che l'amore fosse una passione eccessiva,
influenzata dalla filosofia di averroismo. Questo amore, causato da troppi pensieri, confonde il
pensiero, allontanando le persone dalla loro felicità intellettuale. Per Cavalcanti, l'amore
non è un modo per realizzarsi, ma un'esperienza che porta a sentirsi svuotati e infelici. Anche
se è un sentimento naturale, separa la persona dal pensiero, impedendole di concentrarsi su
di esso. Questa visione triste dell'amore non toglie il fatto che Cavalcanti ammirasse la bellezza
straordinaria della persona amata, che provoca emozioni intense. La donna è descritta nei
testi con pochi dettagli, come il camminare, lo sguardo e il saluto, iniziando un processo
distruttivo nelle funzioni vitali dell'io. Cavalcanti usa la "teatralizzazione degli spiriti" nella sua
poesia, raffigurando gli spiriti come personaggi in una lotta interna. Questi spiriti vitali, secondo
la fisiologia medievale, sono mostrati come deboli, angosciati e in lotta. Nella sua poesia,
l'anima, il cuore e la mente sono travolti dall'angoscia amorosa, mentre la mente cerca di
capire l'immagine della donna, che però rimane fuori dal suo controllo. Queste situazioni di
sconfitta si ripetono spesso, senza sviluppi o evoluzioni, concentrandosi sulle lotte interne
senza una storia d'amore esterna.Dante e Cavalcanti erano poeti amici, ma si sono allontanati
perché volevano entrambi essere i migliori poeti e pensatori della città. Cavalcanti pensava
che la conoscenza fosse importante per avvicinarsi a Dio, mentre Dante, con una visione
religiosa, non la vedeva così. Dante ha criticato le idee di Cavalcanti nelle sue opere,
sostenendo che cercasse la felicità solo nei piaceri terreni. Questo pensiero di Dante mette in
dubbio che il poeta fosse negatore di Dio . Gli studiosi attuali non sono sicuri se Cavalcanti
fosse davvero incredulo. La sua sepoltura in una chiesa suggerisce che i suoi contemporanei
non lo consideravano ateo.

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