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La scuola toscana

Dolce Stil Nuovo


Le origini della SCUOLA DI TOSCANA

Nel 1266, con la morte di Manfredi, figlio di Federico II, viene meno il potere
della casa di Svevia e l'esperienza della Scuola siciliana si esaurisce. Nella
seconda metà del Duecento, il primato culturale si sposta quindi a nord,
nell'Italia comunale e in particolare in Toscana, nelle città di Arezzo, Lucca, Pisa,
Pistoia, Firenze con l'eccezione extraregionale di Bologna.

La tradizione siciliana viene dunque proseguita in Toscana perché molti


intellettuali di questa regione erano vissuti per vario tempo alla corte di Federico
II. Qui i componimenti ispirati al tema dell'amore non si discostano dai motivi
cari ai siciliani e ai provenzali, però la preoccupazione -essendo le condizioni
politico-sociali delle città toscane molto sviluppate- è quella di fare una lirica
dotta, erudita, in uno stile complesso-difficile-ricercato.
Alla fine del XI secolo la nobiltà urbana di alcune delle città più ricche e floride dell’Italia
settentrionale cominciò ad associarsi in consorterie per garantire ed ampliare i propri privilegi,
arrogandosi progressivamente prerogative regali come: riscuotere le imposte, garantire
l’ordine pubblico, arruolare milizie, battere moneta. Quando anche i mercanti più ricchi si
unirono ai nobili nell’esercizio di questi poteri pubblici nacquero i comuni, vere e proprie
istituzioni territoriali riconosciute da tutti gli abitanti della città. I comuni che via via si
costituivano, non si limitavano al governo della città, ma sin dal XII secolo ampliarono l’area
di gestione del potere ai territori rurali limitrofi (il contado). I primi ordinamenti comunali di
cui abbiamo notizia diedero vita al cosiddetto comune consolare. In queste città, gli abitanti
più ricchi e influenti si riunivano in delle assemblee non elettive che nominavano dei consoli
cioè magistrati che governavano la città per un periodo limitato di tempo, generalmente un
anno, per non avere modo di sviluppare un potere personale.

L’ETA’ COMUNALE il contesto storico


I grandi TEMI

 una concezione più intima e individuale


dell'amore;

 la spiritualizzazione della figura femminile;

 la trattazione di alcuni temi oltre a quello amoroso,


quali la guerra, l'esilio, la passione politica;

 l'uso di una lingua aderente alla realtà quotidi ana.


I RIMATORI TOSCANI DI TRANSIZIONE

I rimatori toscani di transizione, conosciuti anche come "rimatori


siculo-toscani", sono un gruppo di poeti, che dopo la caduta degli
Svevi nel Regno di Sicilia, hanno ereditato la tradizione della poesia
siciliana e il suo tema centrale dell'amore, introducendo anche altri
temi come la politica, la guerra, la morale.
Tra i rappresentanti più importanti della scuola siculo-toscana ci
sono Bonagiunta Orbicciani, Guittone d'Arezzo, ma anche Chiaro
Davanzati, Monte Andrea e la poetessa Compiuta Donzella.
CONFRONTO TRA
I POETI SICILIANI e I POETI SICULO TOSCANI

POESIA SICILIANA POETI SICULO TOSCANI


NASCE NELLA CORTE IMPERIALE DI FEDERICO II NASCE NELL’AMBIENTE POLITICO DEI LIBERI COMUNI
DOVE LA VITA CIVILE E’ DINAMICA E PERCORSA DA
CONFLITTI E LOTTE

IL TEMA CENTRALE NON E’ SOLO L’AMORE PER LA


IL TEMA E’ SOLTANTO L’AMORE SENZA RIFERIMENTI DONNA MA ANCHE LE QUESTIONI SOCIALI E
SOCIALI I POLITICI POLITICHE (PRESENZA DELLA TEMATICA CIVILE E
MORALE)

I POETI SONO BUROCRATI E CORTIGIANI CHE I POETI SONO CITTADINI INSERITI NELLA VITA
SVOLGONO L’ATTIVITA’ DEI POETI PER DILETTO POLITICA DELLA LORO CITTA’ E QUESTA
PARTECIPAZIONE DIVENTA ELEMENTO DELLA POETICA

UTILIZZANO IL SICILIANO «ILLUSTRE» COMPONGONO IN VOLGARE TOSCANO


GUITTONE D’AREZZO

Guittone d'Arezzo nasce a Santa Firmina nel 1230; è stato un poeta e religioso italiano.
Fu appassionato della fazione guelfa. Ebbe moglie e tre figli, ma "a mezza etate",
convertitosi a vita religiosa, abbandonò la famiglia nel 1256. Intorno al 1265 entrò
nell'ordine religioso di recente creazione dei Cavalieri di Santa Maria, nei quali si
accedeva anche in base al censo, testimoniando così una sua estrazione familiare
piuttosto alta.
Guittone è probabilmente il poeta duecentesco più influente in territorio toscano,
costituendo un punto di riferimento per molti altri poeti e rappresentando sicuramente
la principale ispirazione dei primi tentativi poetici del giovane Dante Alighieri. Tra le sue
opere citiamo il Canzoniere che è particolarmente ricco, il corpus conta infatti 50
canzoni e 251 sonetti. Nella vasta opera di Guittone si contano anche circa 50 lettere di
argomento civile e cortese.
Muore a Firenze nell’ Agosto del 1294.
DOLCE STIL NOVO

Negli ultimi decenni del 1200, a Firenze, una delle città più all’avanguardia e che sta diventando il
centro della cultura italiana, si forma il nucleo più importante di una nuova tendenza poetica, cioè il GUIDO
CAVALCANTI
“dolce stil novo”, con cui la lirica amorosa di stampo provenzale e di ispirazione cortese, tocca la
sua fase culminante. I poeti più rappresentativi sono Guido Cavalcanti, Guido Guinizzelli e Dante
Alighieri. Questi poeti si vogliono distaccare dall’impostazione della scuola siciliana, in particolare
GUIDO
polemizzano con Guittone d’Arezzo. Dobbiamo dire anzitutto che si tratta di poeti da una spiccata GUINIZZELLI
personalità, tanto che ciascuno ha delle proprie caratteristiche, ma tutti sono accomunati dall’idea di
allontanarsi dallo stile guittoniano. Essi vogliono uno stile più limpido e lineare, che viene definito,
appunto, dolce. DANTE
ALIGHIERI
Sul piano dei contenuti, al motivo dell’omaggio feudale del cavaliere alla
La donna angelo dama, si sostituisce una visione molto più spiritualizzata della donna
amata che, appunto, viene proprio gradualmente esaltata non solo per le
sue qualità femminili, ma soprattutto come una figura angelica, come se
fosse un angelo in terra. In quanto donna-angelo, la donna diventa
dispensatrice, cioè colei che può donare all’uomo la salvezza, e una
mediatrice tra Dio e l’uomo: l’amore per la donna diventa la via per
arrivare a Dio. E’ chiaro che facendo della dama una dispensatrice, il
poeta si caricava di una grossa responsabilità perché intellettualmente
doveva motivare la funzione della dama e quindi questa poesia è molto
densa per i contenuti intellettuali, del pensiero; per esempio è una poesia
dove non sono rari dei riferimenti di carattere filosofico e teologico.
GUIDO CAVALCANTI
Nacque attorno al 1250. Egli proviene da una delle famiglie più importanti di
Firenze. E’ figlio di un uomo dotto, Cavalcante. Anche Cavalcanti, come Dante,
viene esiliato intorno al 1300 e trascorre il suo esilio a Sarzana (Liguria), dove
si dedica alla sua attività letteraria. In esilio si ammalerà e morirà a Firenze
poco tempo dopo essere reintegrato nel capoluogo fiorentino. Aveva una
personalità molto accentuata, era considerato molto fiero, solitario e possedeva
una profonda cultura filosofica che, specie in alcuni sonetti, emerge in modo VOI CHE PER LI OCCHI MI
evidente. PASSASTE ‘L CORE
Della sua opera sono pervenuti circa 50 componimenti: di questi, 35 sono
sonetti, 10 sono ballate e il resto sono canzoni. Il tema affrontato è quello Titolo dell'Opera: Rime
amoroso: Cavalcanti parte da una visione oggettiva, per poi fare alcuni
riferimenti a donne amate da lui stesso, come Giovanna, in modo da Data: circa 1300
spiritualizzare la figura della donna. L’amore in lui diventa una forza Genere: Poesia lirica
travolgente; Guido è interessato soprattutto ad analizzare gli effetti spesso Forma metrica: Sonetto di 14
devastanti, distruttivi dell’amore sull’uomo. Quindi si passa rapidamente in endecasillabi suddivisi in due quartine e
Cavalcanti da una visione dell’amore come una forza positiva e luminosa a una
concezione mistica, cioè l’amore è una forza irrazionale che, in quanto non
in due terzine. Rime: ABBA ABBA nelle
razionale, sfugge al controllo dell’uomo e lo sovrasta, perché lo rende come quartine (rima incrociata), CDE CDE
impotente. nelle terzine (rima ripetuta).
Voi che per li occhi mi passaste ’l core
e destaste la mente che dormia,
guardate a l’angosciosa vita mia,
che sospirando la distrugge Amore.

E’ vèn tagliando di sì gran valore,


che’ deboletti spiriti van via:
riman figura sol en segnoria Voi che per gli
e voce alquanta, che parla dolore.
occhi mi passaste
Questa vertù d’amor che m’ha disfatto
da’ vostr’ occhi gentil’ presta si mosse: ‘l core
un dardo mi gittò dentro dal fianco.

Sì giunse ritto ’l colpo al primo tratto,


che l’anima tremando si riscosse
veggendo morto ’l cor nel lato manco.
Dante Alighieri
LA VITA NUOVA

Il sommo poeta, giovanissimo, già all’età di 18 anni cominciò a cimentarsi con la produzione lirica, seguendo i modelli
della poesia siciliana e aderendo al gruppo dei poeti della scuola toscana. La spiccata personalità del poeta lo portò a
notevoli innovazioni poetiche che diedero vita al DOLCE STIL NOVO
Elementi biografici

 Dante (il nome è il diminutivo di Durante) nasce a Firenze da una famiglia della piccola nobiltà (da Alighiero di Bellincione e dalla sua
prima moglie Bella degli Abati), nel maggio o giugno del 1265. Nel 1285 circa sposa Gemma Donati. L’amicizia con Guido Cavalcanti
influenza l’arte poetica dantesca, unitamente ai poeti stilnovisti e ai poeti bolognesi, come Guinizzelli.

 Partecipa attivamente alla vita politica dell’epoca schierandosi dalla parte dei Guelfi Bianchi (fazione dei Guelfi che perseguiva una
politica di autonomia contrapponendosi ai Guelfi Neri, legati invece al papato e sostenuti da Papa Bonifacio VIII).

 Quando i Guelfi Neri salgono al potere iniziano una violenta repressione degli avversari politici, tra cui Dante che viene condannato a
morte e alla confisca dei beni. Da quel momento (1302) per Dante, che si trovava fuori Firenze, inizia un lungo periodo d’esilio ed un
errabondo viaggio presso varie corti dell’Italia centro-settentrionale alla ricerca di protezione e ospitalità. Egli non farà mai più ritorno a
Firenze.

 Si stabilisce infine a Ravenna, presso Guido Novello da Polenta. E’ a Ravenna che il Poeta, dopo aver terminato il cantico del Paradiso,
muore per una malattia a 56 anni, la notte fra il 13-14 settembre del 1321.
Dante Alighieri OPERE
• RIME: E’ un insieme eterogeneo di 54 poesie. Raccolgono scritti della giovinezza e della maturità, alcuni
appartengono allo “Stilnovo”.

• VITA NUOVA: Opera autobiografica in versi e in prosa, che narra l’amore di Dante per Beatrice, idealizzata come
figura angelica, fonte di virtù. Si riconoscono i principi fondamentali dello stilnovismo.

• CONVIVIO: Incompiuta, è un’opera scritta in volgare incentrata sull’analisi di alcuni aspetti della cultura del tempo.
Ha ambizioni enciclopediche e vuole rappresentare un simbolico “banchetto di sapienza” (da qui il titolo). In origine
prevedeva la pubblicazione di 15 libri ma si è interrotta al IV libro.

• DE VULGARI ELOQUENTIA: Incompiuta, è un’opera scritta in latino sull’origine e sulla natura della lingua italiana.

• MONARCHIA: Trattato politico, scritto in latino, sui rapporti tra il Papato e l’Impero. Tre i concetti cardine
approfonditi: necessità della monarchia universale; esaltazione dell’impero romano; autonomia delle due massime
autorità, quella papale e quella imperiale, derivanti direttamente da Dio.

• COMMEDIA (cui poi fu aggiunto l’appellativo “divina”). E’ il capolavoro di Dante, narra il viaggio del Poeta
nell’oltretomba, guidato prima da Virgilio e poi da Beatrice. E’ divisa nelle 3 cantiche: Inferno, Purgatorio e Paradiso.
LA VITA NUOVA
Dante scrive la Vita Nuova tra il 1294 ed il 1295 recuperando 31 liriche scritte da lui stesso nei
precedenti dieci anni: un vero e proprio procedimento di critica letteraria che l’autore compie sulle
sue stesse liriche, che riporta nel testo alternandole con parti in prosa.

Si tratta di un prosimetro, in cui parti poetiche e parti in prosa si alternano armonicamente nel
corpo completo del testo. Se le parti poetiche sono, ovviamente, le liriche dello stesso Dante, quelle in
prosa sono destinate al commento critico delle prime.

La Vita Nuova racconta il processo di maturazione interiore e consapevolezza spirituale del narratore,
un percorso unico ed irripetibile, inevitabilmente ancorato all’esperienza personale del protagonista.

Nei suoi 47 capitoli, la Vita Nuova racconta e ricostruisce l’amore di Dante per Beatrice, e di come
questo lo abbia trasformato ed elevato a livello spirituale. Viene strutturato il modello della DONNA
ANGELO
Nella prima parte dell’opera Dante riprende il concetto di «cor gentil» e la
visione dell’amore come sofferenza di Cavalcanti

La seconda fase dell’opera segna una svolta nella poetica amorosa


dell’autore e l’amore per Beatrice assume un valore completamente
spirituale, mistico. Beatrice è una creatura celeste che fa da tramite tra il
poeta e Dio

Il conflitto tra amore e fede i risolve, ma a prezzo della rinuncia all’amore


terreno.

DANTE nella VITA NUOVA

IL SUPERAMENTO DELLA VISIONE CORTESE DELL’AMORE


Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta, TANTO GENTILE E
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
TANTO ONESTA PARE

Ella si va, sentendosi laudare,


benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira,


che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la può chi non la prova:

e par che de la sua labbia si mova


un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.

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