Nella Francia dell'XI secolo nasce una letteratura laica in lingua volgare dovuta alla formazione
di una nobiltà minore (cavalieri) che crea una committenza e un pubblico nuovo alimentato da
un ideale di vita in cui le virtù militari e feudali si fondono con i valori cristiani. Questo ideale è
il motivo ispiratore delle chansons de geste -----> poemi in lingua d'oil composti nel nord della
Francia tra il XI e il XIII secolo destinati alla recitazione orale con accompagnamento musicale.
Nel XII secolo nasce un nuovo ideale quello "cortese" che celebra la signorilità dei modi e
l'esaltazione della donna e dell'amore espressi nel romanzo cavalleresco derivante dalla
tradizione francese delle chansons. Le vicende, ambientate in un contesto leggendario, traggono
la loro materia da antiche leggende bretoni legate alla figura di re Artù e dei suoi cavalieri. I
romanzi cortesi hanno come tema centrale l'amore e ammetono la presenza di personaggi
femminili. Altro tema è quello avventuroso.
-----> Sono destinati all'intrattenimento della corte e l'autore più significativo fu Chrétien de
Troyes (1160-1180)
Altro genere di questo periodo è quello della lirica provenzale in lingua d'oc, opera di poeti detti
trovatori. I componimenti venivano cantati di fronte al pubblico e i temi erano di vario
argomento anche se quello principale era l'amore. L'amata diveniva un oggetto di venerazione e
fonte di gioia, ma allo stesso tempo oggetto di desiderio inappagato e anche tormento.
Questa produzione si esaurì all'inizio del XIII secolo con il periodo delle crociate per via delle
quali i trovatori provenzali emigrarono diffondendo la loro cultura e favorendo così la nascita di
scuole poetiche come quella siciliana.
Il sentimento religioso
Nel XIII si assiste alla nascita dei movimenti religiosi risultato della corruzione della Chiesa e
del disagio legato alle trasformazioni politiche. Alcuni di questi come la Patarìa furono
considerati ereticali e perseguitati. Importante era anche l'attività di predicazione affidata a nuovi
ordini monastici che incarnavano gli ideali evangelistici di povertà e carità (francescano) o la
difesa dell'ortodossia (domenicano).
1. Ordine francescano -------> fondato da Francesco d'Assisi (1181-1226) e approvato nel 1223
si basa sull'umiltà, sulla pace e sulla fratellanza. Dopo la morte del suo fondatore si divise in due
tronconi: conventuali e spirituali.
Lo stesso San Francesco fu autore di numerosi scritti tra i quali il primo testo in volgare della
letteratura italiana Il Cantico di Frate Sole (1224), un'ode a Dio. Altro personaggio importante è
Iacopone da Todi (1236-1306) autore di un gruppo di Laude e di un Trattato sull'unione mistica
dell'uomo con Dio. Ricordiamo anche Bernardo da Siena (1380-1444) autore di prediche che
affrontano temi morali in un liguaggio popolare.
2. Ordine domenicano ----> fondato da Domenico di Guzman e approvato nel 1216 aveva il
compito di difendere la dottrina cristiana attraverso lo studio e la predicazione.
- fornire ammaestramenti
l'aneddotto -----> il più famoso è il Novellino (XII secolo) una raccolta anonima che si
propone di fornire modelli di comportamento cortese. Legato a questo filone c'è anche
l'allegoria e ricordiamo Brunetto Latini (1220-1294) maestro di Dante, scrisse un'opera
in versi Il Tesoretto.
cronache stroriche ------> si incrina la concezione della storia come manifestazione del
disegno provvidenziale divino favorendo una interpretazione degli avvenimeti in modo
laico dando perciò una spiegazione umana. Esempio di ciò è l'opera di Dino Compagni
(1225-1324) la Cronica che narra le lotte di Firenze tra il 1280 e il 1312.
poesia lirica ------> A seguito delle crociate molti trovatori dovettero stabilirsi in Italia
alimentando un fenomeno d'imitazione della poesia provenzale e fu così che alla corte di
Federico II i poeti utilizzarono il loro idioma creando la prima poesia d'arte in volgare
italiano. Da qui la nascita della Scuola Siciliana che si concentra sulla tematica amorosa e
tra i maggiori esponenti ricordiamo: Iacopo da Lentini (1210-1260) a cui si deve
l'invenzione della forma metrica del sonetto e per quanto riguarda la scuola toscana
(tematica civile e morale assieme a quella amorosa) Guittone d'Arezzo (1235-1294) la
cui produzione comprende canzoni d'ispirazione politica.
prosa
poesia comico-parodistica ------> Nasce dal rifiuto della lirica alta e tratta temi legati alla
realtà quotidiana rovesciando i valori. All'amore per la donna depositaria di tutte le virtù
si contrappone l'attrazione per le donne dai modi grossolani, alla libertà si sostituisce lo
sperpero di denaro. E' il frutto di un'operazione letteraria, ossia un gioco colto che si rifà
alla tradizione goliardica dei clerici vagantes. Il suo principale esponente è Cecco
Angiolieri (1260-1313) che esalta nelle sue poesie uno stile di vita sregolato (S'i fossi
foco).
poesia religiosa
Il dolce stil novo
Nasce a Firenze da un gruppo di poeti che si distinguono dai loro predecessori per l'adozione di
uno stile più limpido e piano con una visione più spiritualizzata della donna, esaltata come
dispensatrice di salvezza e approfondiscono l'analisi degli effetti che l'amore produce
sull'interiorità dell'amante. Tra i raprresentanti più importanti ricordiamo:
Guido Guinizzelli (1230-1276) autore della canzone manifesto Al cor gentil reimpara
sempre amore dove il tema del componimento è quello della gentilezza (nobiltà) intesa
come qualità personale legata all'intelligenza e alla cultura. Solo chi possiede queste
qualità può amare.
Dante Alighieri
E' una figura centrale (1265-1321) della letteratura che visse in un'epoca di cambiamenti politici
e sociali, incarnando il modello dell'intellettuale-cittadino. Tra le sue opere più celebri
ricordiamo:
La Vita nova -----> è una raccolta composta tra il 1293 e il 1295 delle rime più
significative da lui scritte. Dante vi ricostruisce la propria vicenda poetica e sentimentale
dal primo incontro con Beatrice a quando gli appare nella gloria dell'Empireo.
Rappresenta il superamento della concezione cortese dell'amore, infatti se all'inizio si
nutre della speranza di una ricompensa da parte della donna, ora il poeta trova il proprio
appagamento nella contemplazione disinteressata di lei divenendo esperienza spirituale e
mistica di elevazione a Dio. Approfondimento: La Vita Nova vedrà la prima
pubblicazione soltanto nel 1576. E' un organismo prosimetrico (alternanza di versi e
prosa), come molte opere dottrinarie e filosofiche del Medioevo (ad esempio, il De
Consolatione Philosophiae di Boezio). L'opera può essere considerata una sorta di
antologia della prima produzione lirica di Dante, a tema soprattutto amoroso e ispirata dal
personaggio di Beatrice; l'elemento di novità è il fatto che sia il poeta a commentare e
spiegare i suoi stessi versi. La Vita Nova si compone di due parti: la prima è dedicata
all'esaltazione e alla gioia per l'amata in vita, mentre la seconda tratta la consolazione per
la sua morte; questa struttura verrà ripresa da Petrarca nel Canzoniere, nella suddivisione
"In vita di Madonna Laura" e "In morte di Madonna Laura". Il titolo dell'opera allude allo
scambio reciproco tra letteratura e vita: l'una rinnova l'altra e viceversa. Nelle prose,
sogni e visioni si accompagnano alle spiegazioni degli episodi e dei versi: memorabile è
quello in cui appare Amore, che invita Beatrice a cibarsi del cuore del poeta (topos della
poesia provenzale). L'ambientazione avrà moltissima fortuna in ambito decadente e
simbolista, i cui autori si ispirarono quasi più alla Vita Nova che alla Divina Commedia
per fare loro il culto di Dante. Ci sono inoltre diversi riferimenti alla poesia di Cavalcanti,
ad esempio nella personalizzazione dello spirito dell'amata o nelle immagini più cupe e
dolorose, come nella grande canzone Donna pietosa e di novella etate.
Le Rime -----> sono il complesso della produzione lirica del poeta dagli esordi al periodo
dell'esilio. Vi affronta temi filosofico-morali, sperimenta la poesia comica e burlesca e i
modi della lirica amorosa provenzale.
Il Convivio -----> opera scritta tra 1304-1307 e rimasta incompiuta. Avrebbe dovuto
configurarsi come una vasta enciclopedia di tutto il sapere umano articolata in 14 trattati
concepiti come commento in chiave allegorica di una canzone. Viene usato il volgare
perchè si rivolge non solo ai dotti, ma a un pubblico più vasto che s'identifica con la
nobiltà di rango o di spirito.
Le Epistole ------> raccolta di 13 lettere ufficiali scritte in latino di argomento politico tra
le quali ricordiamo l'Epistola a Cangrande della Scala scritta tra il 1315 e il 1317 che dà
fondamentali indicazioni di lettura della Commedia.
La Commedia -----> poema composto a partire dal 1307 animato da una nostalgia per i
valori del passato e da una visione cupa della realtà. Al tema morale e politico si collega
una riflessione sulla vicenda personale segnata dalla dolorosa esperienza dell'esilio.
Dante si propone come profeta investito da Dio perchè denunci la corruzione e indichi
agli uomini la via della salvezza. La Commedia è il racconto del viaggio nell'aldilà
compiuto dal poeta per liberarsi dal male e giungere a Dio.
Francesco Petrarca
Petrarca (1304-1374) s'identifica come un intellettuale cosmopolita legato a diversi ambienti e
istituzioni. Tra le sue opere più importanti ricordiamo:
Il Secretum -----> opera di riflessione morale (1342-43) è strutturata come dialogo tra
Sant'Agostino che rappresenta la superiore coscienza morale, religiosa e Francesco. Tale
dialogo viene al cospetto della Verità e si traduce in un'analisi dell'io autore lacerato da
profonde inquietudini e pervaso dal bisogno di raggiungere la pace interiore.
Il De vita solitaria -----> opera che tratta il tema della solitudine (1346) nella quale
l'ideale cristiano di vita ritirata dedita alla preghiera si fonde con quello classico
dell'otium (distacco da ogni attività pratica per un impegno letterario totale).
L'epistolario ------> sono quattro raccolte di lettere scritte in latino e indirizzare ad amici
sottoposte ad un'accurata elaborazione letteraria eliminando ogni riferimento alla realtà
quotidiana e fornendo un ritratto ideale di sè con valore esemplare.
Giovanni Boccaccio
Boccaccio (1313-1375) rappresenta la figura di un'intellettuale che subisce il fascino dei modi di
vita raffinati dell'ambiente aristocratico che frequenta. Fu anche impegnato nella vita pubblica
del comune fiorentino, tutte esperienze che si riflettono nella sua produzione letteraria nella
quale l'attenzione alla realtà concreta coesiste con il nostalgico vagheggiamento dei valori
cortesi. Tra le sue opere più importanti ricordiamo:
Opere del periodo napoletano -------> una serie di opere di carattere narrativo in versi e
in prosa come: la Caccia di Diana (1334), il Filostrato (1335-38), il Filocolo (1336) e il
Teseida (1339-40). Attinge la materia dai miti classici e li rielabora in modo tale da
riflettere gli ideali cortesi e cavallereschi. Non mancano motivi tratti da forme letterarie
popolari come i cantari medioevali.
Opere del periodo fiorentino ------> La Comedia delle Ninfe fiorentine (1341-42)
narrazione in prosa inframmezzata da versi che riprendono i motivi della poesia pastorale
antica, l'Amorosa visione (1342-43) un poema concepito come viaggio-visione, Elegia di
Madonna Fiammetta (1343-44) romanzo in prosa autobiografico dove racconta la
vicenda della dama Fiammetta abbandonata dal giovane Panfilo. In queste opere si assiste
ad un rovesciamento della prospettiva in quanto la vicenda è narrata dal punto di vista
della donna. Il Ninfale fiesolano, un poemetto in cui la materia classica si fonde con la
spontaneità dei cantari popolari e affiora una visione laica della realtà e dell'amore
descritto come istinto naturale legittimo.
Decameron -----> scritto tra il 1348 e il 1353 è una raccolta di 100 novelle con l'intento
di alleviare le pene delle donne che amano, ossia di intrattenere un pubblico composto da
non letterati. Una cornice narrativa racchiude le novelle presentandole come raccontate in
dieci giorni da una brigata di dieci giovani fiorentini che si sono ritirati in campagna per
sfuggire alla peste. Tale cornice rispecchia il motivo fondamentale dell'opera: la socialità
serena della brigata è l'emblema dell'uomo che con la sua forza e intelligenza sa imporre
un ordine alla realtà travagliata dal caos. La realtà rappresentata è varia: passato e
presente, personaggi di diversa estrazione, situazioni tragiche e comiche. Attenzione
particolare legata al mondo dei mercanti di cui celebra l'industria, ossia la capacità di
superare le avversità con intelligenza e intraprendenza. C'è anche un attegiamento di
nostalgia per il mondo cavalleresco. Antagonista dell'industria è la Fortuna concepita
laicamente come forza cieca del caso. Tema dell'amore inteso come impulso naturale e
declinato nelle forme più varie. L'opera ha una costruzione unitaria racchiusa in una
cornice resa armonica da una serie di richiami e di corrispondenze interne tra le varie
parti.
La tradizione medioevale tendeva a negare il valore autonomo della vita terrena intesa come
"ombra" di quella vera e piena che verrà dopo la morte, quando si potrà ricongiungersi al proprio
Creatore --------> Da ciò scaturisce il disprezzo per il mondo (atteggiamento che associa la vita
terrena con la malvagità e il peccato).
Questa concezione trova espressione nel trattato De contemptu mundi (il disprezzo del mondo) di
Lotario de' Segni (1160-1216) conosciuto come papa Innocenzo III.
De contemptu mundi : (Della viltà della condizione umana) trattato ascetico di Lotario
de' Segni che sostiene l'assoluta superiorità delle forze spirituali sui valori umani e sui
beni materiali. Presenta un mondo privo di speranza dove tutto è malvagità e peccato.
Lotario de' Segni : (Lotario Diacono) nacque ad Anagni nel 1160 e morì a Perugia nel 1216. Fu
eletto papa nel 1198 con il nome di Innocenzo III e ribadì l'egemonia del papato sui poteri laici e
promolse le crociate contro gli Albigesi (1208) e contro gli infedeli (1215).
La svalutazione della realtà mondana si manifesta in forma meno estrema in autori come Petrarca
(1304-1374), risolvendosi in una sofferta constatazione della caducità dei beni terreni destinati a
svanire senza lasciare alcuna traccia di sé: è il motivo dell'ubi sunt? formula con cui ci si
interroga sulla sorte toccata alle grandezze del passato. Questa considerazione è fonte
d'ispirazione della produzione di Francois Villon (1431-1463), poeta francese considerato
precursore dei poeti del Decadentismo.
Con lo sviluppo della civiltà comunale si assiste a una rivalutazione dell'attività pratica. Nel
Quattrocento, l'Umanesimo segna il superamento della visione pessimistica della realtà terrena e
dell'uomo. Giannozzo Manetti (1396-1459) nella sua opera De dignitate et excellentia hominis
riconosce la dignità ed eccellenza dell'uomo, dove il corpo e il piacere sensibile vengono esaltati
in una prospettiva religiosa, ma in polemica con l'impostazione ascetica della spiritualità
medioevale.
La stessa rivalutazione della vita terrena è al centro della riflessione filosofica di Marsilio Ficino
(1433-1499) che nella Theologia platonica (1482) afferma che l'uomo, unico essere dotato di
razionalità, partecipa dell'essenza del divino e istituisce con la natura inferiore lo stesso rapporto
che Dio ha con il mondo. In questo senso, anche l'uomo può essere considerato un creatore, in
grado di dominare e modificare gli elementi della realtà, secondo una visione che avrà poi
successo nel Rinascimento.
Marsilio Ficino : importante è la docta religio (religione dotta) una religione a sfondo razionale
basata sulla filosofia platonica: se l'uomo partecipa dell'essenza divina, con le proprie forze deve
ascendere fino a ritrovare in essa la sua origine. Tema dell'amore da cui sprigiona l'azione
creatrice di Dio che x primo ha amato l'uomo.
- filosofia neoplatonica
- modelli classici
Lorenzo de' Medici : (detto il Magnifico 1449-1492) signore di Firenze e cultore delle arti. La
sua produzione poetica contempla una varietà di temi e toni, includendo liriche d'amore,
componimenti realistici e opere di argomento religioso. Toni allegri improntati ad un edonismo
paganeggiante emergono nelle Canzoni a ballo e nei Canti carnascialeschi tra cui ricordiamo il
Trionfo di Bacco e Arianna, sorta di inno a godere della vita e dei sensi finchè ciò è ancora
possibile. La variante bucolica caratterizza il Corinto un poemetto d'imitazione virgiliana che
riproduce i lamenti del pastore Corinto per il suo amore infelice.
Leon Battista Alberti : (1404-1472) il suo scritto più famoso è il Della Famiglia dove esprime
l'amore per l'armonia, la bellezza, la serenità, l'operosità, la vita e la fiducia nell'uomo.
Iacopo Sannazaro : (1456-1530) attivo presso la corte napoletana, scriverà l'Arcadia un'opera
appartenente al genere bucolico, composta in prosa alternata a poesia: la natura incontaminata e
quasi irreale fa da sfondo ad una vicenda amorosa ispirata ai grandi modelli classici e ad
un'esperienza autobiografica dell'autore.
Il poema epico-cavalleresco
Nel paesaggio della civiltà feudale a quella comunale, i valori etico-religiosi dell'epica delle
origini perdono la loro efficacia, mentre la narazione delle avventure cavalleresche continua a
godere di grande fortuna presso il pubblico popolare e incolto. Per soddisfare le richieste di
svago e divertimento di tale pubblico nascono i cantari, componimenti narrativi in versi che
fondono la materia avventurosa propria del ciclo carolingio con quella amorosa e fiabesca del
ciclo bretone e che ammettono l'intrusione dell'elemento comico attraverso la deformazione
buffonesca degli eroi della tradizione. Tra gli autori più important ricordiamo: Luigi Pulci,
Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto indirizzando le loro opere al pubblico colto delle corti
signorili.
Luigi Pulci : (1432-1484) la sua opera principale è il Morgante, un poema cavalleresco vicino
ai modi dei cantari di cui riprende la forma metrica, la materia carolingia e l'elemento comico
(derivazione tradizione comico-parodica fiorentina). E' un'opera irriverente, che svuota i
contenuti dell'epica attraverso il rovesciamento parodico dei suoi valori più autentici
(deformazione degli eroi, introduzione personaggi grotteschi). Destinata alla recitazione
nell'ambito della corte, l'opera manca di un disegno organico e unitario, la lingua ha come base il
toscano parlato ricco di espressioni vivaci e tratte dal lessico furfantesco ma include anche
latinismi, vocaboli letterari e termini scientifico-filosofici.
Matteo Maria Boiardo : (1441-1494) Dopo aver composto opere enconomiastiche in latino e in
volgare, una commedia e un Canzoniere (o Amorum libri) alla maniera petrarchesca, si dedicò
alla composizione di un poema cavalleresco in ottave rimasto incompiuto l'Orlando innamorato.
La narrazione che si interrompe al III libro sarà poi ripresa dall'Orlando Furioso di Ariosto.
Sulla scia dei cantari, la materia carolingia è fusa con quella bretone, in quanto l'eroe principale è
rappresentato come vittima dell'amore. La nostalgia per il mondo della cavalleria e della cortesia
pervade l'opera che mira a recuperare i valori feudali adattandoli al contesto
umanistico-rinascimentale. La virtù è intesa come capacità di affermare se stessi dominando la
Fortuna; l'etica cavalleresca si apre all'esaltazione della cultura e al rispetto della personalità
altrui e delle civiltà diverse dalla propria; l'amore s'intride di vitalismo edonistico. Una vitalità
esuberante pervade la struttura del poema che presenta un proliferare di avventure, incontri e
situazioni narrative che si susseguono all'infinito. La lingua corrisponde al toscano letterario
mescolando elementi linguistci padani e libero dalle codificazioni classiche.
Orlando Innamorato composto a partire dal 1476 circa e pubblicato nel 1483, è un
poema cavalleresco nato dalla penna di Matteo Maria Boiardo. L’opera, secondo il
progetto dell’autore, avrebbe dovuto svilupparsi in tre libri, ma solo i primi due sono
completi e vedono appunto la luce nel 1483; della terza parte si vedrà solo qualche
estratto negli anni successivi, e rimarrà incompiuta. Le vicende dell’Orlando innamorato
vengono elaborate dal Boiardo durante la sua permanenza alla corte estense e, come
dedicatario del poema, troviamo infatti Ercole I d’Este. Già il titolo dell’opera ci indica i
modelli adottati dall’autore, che sintetizza così il ciclo carolingio, ponendo come
protagonista del proprio scritto l’eroe carolingio Orlando, con quello bretone, da cui
deriva la preminenza del tema amoroso. All’inizio del primo libro dell’Orlando
innamorato ci troviamo alla corte di Carlo Magno durante i festeggiamenti di un torneo
tra cavalieri. Qui giunge la bellissima principessa del Catai Angelica, accompagnata dal
fratello Argalìa. La bellezza della giovane strega immediatamente i partecipanti alla
giostra (primo tra tutti il nostro protagonista Orlando), che acconsentono senza indugio
alla proposta della ragazza: chi riuscirà a prevalere sul fratello Argalìa in duello la otterrà
in sposa, chi perderà sarà fatto prigioniero. Argalìa è però dotato di armi magiche che gli
assicurano sempre la vittoria fino a che il buffo e imbranato Astolfo, riesce a rubargliele
durante la notte, e quindi Argalìa perisce nello scontro con il saraceno Ferraguto.
Angelica però, non disposta ad onorare gli accordi presi, scappa per non finire tra le
braccia del saraceno. Alcuni cavalieri, mossi dall’amore e dal desiderio per la giovane,
decidono di seguirla. Tra questi troviamo anche Orlando e suo cugino Ranaldo, entrambi
persi d’amore per la principessa orientale. Ed ecco che Gradasso, approfittando del fatto
che il re Carlo sia momentaneamente sprovvisto di cavalieri (dato che l’unico rimasto a
difenderlo è sempre il povero Astolfo), lo attacca. Durante la fuga della principessa e
l'inseguimento di Orlando e Ranaldo, capita che Ranaldo si abbeveri ad una fonte magica
in un bosco che muta radicalmente i suoi sentimenti: Ranaldo quindi inizia ad odiare
Angelica, mentre quest'ultima, dissetatasi a quella speculare dell'amore, si innamora
follemente di Rinaldo. Strada facendo la principessa raggiunge il Catai, dove Angelica
trova rifugio nel castello di Albraca, per salvarsi dall’amore del re di Tartaria Agricane,
ucciso successivamente da Orlando in duello. Il nostro protagonista, accecato dall’amore
per la giovane, si scontra anche col cugino Ranaldo, deciso a distoglierlo dal suo
desiderio per Angelica. Ma Orlando non desiste, sfida Ranaldo e così la principessa,
infatuata di lui, allontana Orlando mandandolo a combattere contro la maga Fallerina.
Così si conclude il primo libro. La seconda parte del poema vede il regno di Francia
minacciato dal re pagano Agramante. Questo non vuole però affrontare i cristiani senza
l’aiuto del valoroso guerriero Rugiero, che viene liberato dalle mani del mago Atlante
grazie all’intervento del ladro Brunello che si appropria dell’anello magico di Angelica.
Nel frattempo Ranaldo e la bella principessa si scambiano ancora una volta i ruoli, l’uno
ritornando ad amarla e l’altra iniziando ad odiarlo. Ricomincia quindi la contesa amorosa
tra Orlando e Ranaldo, che si ritrovano nuovamente a desiderare la stessa donna.
Interviene quindi il re Carlo, che promette di consegnare la ragazza a chi dei due
combatterà con maggior vigore l’esercito pagano che si appresta ad attaccare. Passiamo
così al terzo libro, rimasto incompiuto, che vede lo scontro tra i due eserciti e l’amore tra
Rugiero e Bradamante, da cui discenderanno gli estensi. Il poema cavalleresco di Boiardo
è scritto in ottave, metro narrativo e tipico della tradizione cavalleresca. Mentre l'amore
sta alla base della struttura del poema, la lingua dell'opera è assai originale, dato che il
Boiardo opta per la contaminazione di forme toscane, forme tipiche delle parlate
settentrionali ed espressioni latineggianti. Non mancano poi registri linguistici assai
variabili, da quelli più popolari a quelli aulici e petrarcheschi. Proprio per tal motivo,
l'Orlando innamorato fu poco apprezzato dai contemporanei.
Pietro Bembo : (1470-1547) scrisse gli Asolani un dialogo filosofico in tre libri che sviluppa
un'idea dell'amore ispirata al neoplatonismo: il solo amore buono è quello puro e spirituale, che
tende alla perfezione e si risolve nella contemplazione della bellezza ideale, rapressentata nella
sua forma più alta da Dio. Tale visione inciderà sulla pratica dei rapporti sociali e nel costume
culturale. Le Rime (1530) offrono un esempio di una poetica caratterizzata dalla ripresa a livello
lessicale, stilistico e tematico del Canzoniere di Petrarca. Bembo espone la propria teoria
letteraria nelle Prose della volgar lingua (1525), un dialogo in tre libri che indica nel toscano
trecentesco di Petrarca e di Boccaccio il modello linguistico cui far riferimento x la poesia e x la
prosa.
Prose della volgar lingua : in cui predomina però la descrizione delle proprietà
stilistico-retoriche del suo "ottimo modello" (il Petrarca), nella ricerca di un equilibrio
formale assieme a una commistione armonica tra gravità e piacevolezza. Pubblicate per la
prima volta nel 1525, le Prose sono un trattato in forma di dialogo ambientato a Venezia
in un periodo antecedente al 1503, tra Federico Fregoso, Giuliano de' Medici, Ercole
Strozzi e Carlo Bembo, preceduto da una dedica al cardinale Giulio de' Medici. L'opera è
suddivisa in tre libri: il primo tratta delle origini del volgare e dei suoi legami con il latino
e il provenzale; in questa prima sezione vengono meglio definite le caratteristiche del
volgare italiano e viene confutata la tesi della lingua cortigiana (sostenuta ad esempio dal
Castiglione), a favore della teoria arcaizzante, dell'eccellenza del toscano letterario e
dell'imitazione di Boccaccio per la prosa e di Petrarca per la poesia. Nel secondo libro,
vengono trattate le tesi già citate della gravità e della piacevolezza, oltre a quella della
variatio, esposta attraverso le parole di Federico Fregoso. In questa parte, Bembo mette in
atto un confronto stilistico tra Dante e Petrarca, a favore di quest'ultimo. Nel terzo libro è
contenuta la descrizione di una lingua stabile e depurata, e cioè una vera e propria
grammatica della lingua toscana letteraria, esposta attraverso numerosi esempi. Con il
modello delle Rime e la teoria delle Prose, il “classicismo moderno” di Bembo stabilisce
un nuovo e più definito orientamento della lingua letteraria italiana e determina la
progressiva scomparsa del latino.
Baldesar Castiglione : (1478-1529) opera principale il Cortigiano (1528) che intende definire la
natura e le qualità del perfetto uomo di corte. La regola fondamentale del suo comportamento
deve essere la sprezzatura ossia la capacità di far apparire come naturali anche gli atti più
studiati. Nella parte dedicata al modo di esprimersi del cortegiano è espresso un ideale di lingua
che sia la sintesi dei diversi idiomi parlati. L'opera affronta inoltre le qualità che deve possedere
la donna di palazzo e la questione centrale del rapporto tra uomo di corte e potere politico: il
cortigiano deve evitare ogni forma di adulazione.
Giovanni Della Casa : (1503-1556) la sua opera principale è il Galateo (pubblicazione postuma
1558) dove si immagina che un vecchio esponga in forma monologica ad un giovane le buone
maniere, affinchè sappia comportarsi bene in società. L'opera riduce la riflessione a una specie di
precettistica minuta, volta ad insegnare una pratica delle buone maniere che si possa applicare
denne comuni circostanze della vita. Al restringimento della prospettiva corrisponde un
allargamento dell'ambito sociale dei destinatari.
La poesia petrarchistica
Petrarca assume un ruolo centrale nella poesia cinquecentesca dando luogo a un diffuso
fenomeno di imitazione ossia al petrarchismo, cantando un amore esclusivo e ideale x una figura
stilizzata dai tratti analoghi a quelli di Laura e il dissidio profondo e insanabile fra tale sentimnto
e l'amore divino.
Gaspara Stampa : (1523-1554) scrisse le Rime che pur essendo concepite secondo i canoni
petrarchisti costituiscono una delle più interessanti raccolte di liriche testimonianza di vicenda
umana sentimentale al femminile. L'imitazione del Petrarca rimane esteriore e formale senza
che il modello riesca a imporsi come paradigma esistenziale di valore assoluto.
La prosa narrativa
La prosa narrativa ha grande sviluppo nel Cinquecento perchè:
Matteo Bandello : (1485-1561) scrive le Novelle concepite come racconti autonomi ciascuno dei
quali è preceduto da una lettera dedicatoria secondo l'esempio del Novellino di Masuccio
Salernitano- Lo scopo dell'opera è il diletto di un pubblico identificabile con i frequentatori delle
corti.
Benvenuto Cellini : (1500-1558) scrisse Vita la prima autobiografia della nostra letteratura con
un linguaggio espressionistico e popolare narra in prima persona la propria vita proponendola
come esempio di catarsi della degradazione morale x grazie di Dio. Lo slancio vitale del
protagonista e il suo cedimento a credenze irrazionali rappresentano una rottura rispetto all'ideale
rinascimentale di equilibrio.
L'anticlassicismo
Nei confronti del classicismo rinascimentale sorge una letteratura di contestazione, che rifiuta il
principio di imitazione e la visione idealizzata dell realtà prodotti dall'ambiente cortigiano. Gli
autori anticlassicisti sottopongono la cultura ufficiale a una deformazione parodica o a un
rovesciamento attraverso l'elaborazione di tematiche volgari, strutture caotiche e di una lingua
composita ed espressiva.
Lirica : Domenico di Giovanni detto il Burchiello (1404-1449) priva l'enunciato di ogni logico
significato dando vita a un linguaggio dell'assurdo. L'intento parodistico nei confronti del
petrarchismo è più marcato nei componimenti di Francesco Berni (1496-1535) che sfrutta il
repertorio di stilemi e immagini tradizionali immettendovi contenuti imprevisti.
La trattatistica : Pietro Aretino (1492-1556) scrive i Ragionamenti due dialoghi incentrati sulla
figura della monaca Nanna. La tematica oscena e immorale si contrappone al codice di eleganza
enunciato dai trattati cinquecenteschi sulle buone maniere, proponendo una concezione
alternativa dell'uomo, basata sul prevalere degli istinti.
L'epica : Teofilo Folengo (1491-1544) è autore di una serie di opere poetiche confluite in
un'unica raccolta dal titolo Maccheronee. Adottando la forma epica la svuota dei suoi significati
originari attraverso l'introduzione dell'elemento comico-grottesco e lo stravolgimento dei valori
cavallereschi. Il carattere surreale dell'opera è potenziato dall'uso del latino scorretto intriso di
vocaboli e strutture del volgare italiano (latino maccheronico).
Il teatro : Angelo Beolco (1500-1542) detto il Ruzante nelle sue commedie usa i meccanismi
drammatici tipici del genere ma introduce un nuovo elemento di polemica sociale portando in
primo piano la miseria e la sofferenza degli umili. Innovativa è anche la scelta di far parlare i
personaggi in dialetto padovano in polemica con il classicismo linguistico.
Ludovico Ariosto
Fu il massimo esponente del Rinascimento poetico italiano visse al servizio dei signori d'Este
(1474-1533). La condizione di intelletuale cortigiano gli garantì la sicurezza economica e gli
imposi gravosi incarichi politici che sentì sempre come estranei alla propria indole. L'aspirazione
ad una vita tranquilla e l'insofferenza nei confronti dell'ambiente di corte si riflettono nella sua
opera.
La produzione lirica comprende liriche latine (1494-1503) e rime in volgare pubblicate postume
(1546). Le prime sono espressione della formazione umanistica e del suo amore x i classici latini.
Gli spunti personale si intensificano nelle rime in volgare incentrate sull'amore per Alessandra
Benucci. Particolare importanza hanno i Capitoli ampi componimenti in terzine dantesche affini
alle Satire x il tono colloquiale e pacato, il linguaggio medio e i riferimenti autobiografici.
Fu incaricato di allestire spettacoli scenici per le feste di corte e non si limitò a riproporre testi
latini tradotti ma inaugurò una produzione originale di commedie in volgare prima in prosa La
Cassaria e i Suppositi (1508-1509) poi in versi Gli Studenti (1518-19). Esse segnano la rinascita
di questo genere i cui modelli sono classici. Ariosto tende a rappresentare realisticamente
ambienti familiari agli spettatori mettendo a nudo la meschinità e l'opportunismo della società
contemporanea.
Le Satire sono sette componimenti in forma di lettere poetiche composte tra il 1517 e il
1525 e pubblicate postume. Ispirate alle Satire e alle Epistulae di Orazio hanno in
comune con il modello la varietà dei temi, i riferimenti autobiografici, il tono colloquiale,
l'impostazione dialogica, la struttura divagante, l'ironia con cui si presentano i difetti
dell'uomo, l'esaltazione di un ideale di vita quieta e libera da condizionamenti esterni.
Niccolò Machiavelli
Rappresenta un punto di riferimento x gli sviluppi successivi del pensiero politico europeo. Egli
incarna l'esempio di quel connubio tra cultura e impegno dell'ambito pubblico che affonda le sue
radici nella tradizione comunale medioevale.
La personalità privata, il pensiero politico e gli interessi culturali emergono nella reccolta delle
lettere tra le quali ricordiamo quella indirizzata nel 1513 all'amico Francesco Vettori nella quale
si accenna alla composizione del Principe.
Al periodo in cui fu segretario della secondo cancelleria risale una serie di scritti connessi con
quella funzione: le Legazioni e commissarie brevi interventi su questioni d'attualità, opere di
riflessione sull'organizzazione politica di paesi stranieri.
Ma l'opera più importante rimane il Principe composto nel 1513 e dedicato a Lorenzo de'
Medici. L'opera si riallaccia alla tradizione degli specula principis, scritti diffusi sin dal
Medioevo che delineano la figura del sovrano ideale. Il Principe non intende proporre un
modello di perfezione sotto il profilo morale ma fornire indicazioni ai politici perchè adottino i
mezzi più efficaci x conquistare e mantenere il potere. Tale finalità si spiega alla luce
dell'esigenza che si formi in Italia una compagine statle forte in grado di contrastare le mire
egemonistiche degli stati europei. L'attenzione alla realtà caratterizza la trattazione che muove
sempre induttivamente dall'esperienza dei fatti x ricavare da essi le leggi della politica. Tale
attenzione si riflette anche a livello stilistico, nella scelta di una forma agile e concreta.
L'Arte della guerra (1519-20) trattato che affronta anche gli aspetti tecnici della gestione
delle milizie
Istorie fiorentine (1519-25) che ripercorrono la storia di Firenze ricercando nel passato le
cause dell'attuale decadenza della città
La vita di Castruccio Castracani (1520) che ricostruisce la vita del condottiero vissuto
nel 300 proponendolo come sempio di capacità politica
Francesco Guicciardini
Agli inizi della carriera pubblica di Guicciardini risale la sua prima opera storiografica le Storie
fiorentine (1509) che trattano il periodo compreso tra il 1378 e 1509. Il medesimo atteggiamento
pragmatico impronta i Discorsi politici riordinati nel 1537-40 ma composti negli anni dell'attività
politica che trattano le diverse forme di governo. La critica alle istituzioni repubblicane è ripresa
nel Dialogo del reggimento di Firenze (1526) nel quale emerge la sfiducia dell'autore sulla
possibilità di elaborare teorie politiche sistematiche. Questo tema è al centro delle Cosiderazioni
intorno ai Discorsi del Machiavelli (1528) che criticano l'impostazione di fondo del pensiero
machiavelliano, ossia l'idea che il passato possa fornire dei paradigmi di comportamento validi
anche per il presente infatti la storia non è regolata da leggi o modelli che si ripetono identici e
dunque non può insegnare nulla.
Tale visione pervade i Ricordi una raccolta di riflessioni basate sulla propria esperienza di
diplomatico e di uomo politico dal 1512 al 1530. Possono essere definiti un antiritratto perchè le
diverse riflessioni sono giustapposte le une alle altre senza essere raccordate da una struttura
complessiva e senza seguire un ordine preciso.
Negli ultimi anni della sua vita ritorna alla storiografia componendo un trattato in venti libri dal
titolo Storia d'Italia che presenta una struttura organica e coesa. Lo stile varia prima era
essenziale e asciutto, privo di dispersioni, logico e deduttivo mentre poi la prosa divena più
ampia e articolata, complessa. La lingua tende ad adeguarsi al modello proposto da Bembo.
Giordano Bruno : (1548-1600) Al centro della sua riflessione c'è la celebrazione della filosofia
intesa come libera ricerca della verità e ritenuta superiore alla religione stessa. Nel dialogo Degli
eroici furori ridicolizza la cultura del suo tempo alla quale contrappone l'idea della poesia come
libera ispirazione di origine divina.
Anton Francesco Doni : (1513-1574) nel suo dialogo dal titolo Mondi due personaggi veggono
un nuovo mondo, utopico nel quale la combinanza dei beni, la giustizia e la semplicità legislativa
si contrappongono al disordine e alla profonda ingiustizia della realtà contemporanea.
Torquato Tasso
Rappresenta il tipico intellettuale cortigiano, che concepisce la propria realizzaione umana e
artistica solo nell'ambito della corte, ma prova nei confronti di quell'ambiente una segreta
avversione che lo spinghe a continue fughe. La sua figura rispecchia la crisi nel rappoto tra artisti
e committenti che si manifesta nella seconda metà dell'500.
Tra le prime prove poetiche di Tasso si annovera il Gierusalemme (1559) un poema epico sulla
prima crociata rimasto interrotto. Segue di pochi anni il Rinaldo (1562) un poema cavalleresco
d'argomento carolingio. Si dedicò alla poesia lirica e pubblicò a più riprese raccolte parziale di
Rime. La produzione di argomento amoroso riflette il momento di transizione del petrarchismo
dominante al nuovo gusto barocco che si affermerà nel 600. Su una base linguistica si innesta il
gusto x la complicazione metaforica, x le atmosfere e i sentimenti indefiniti x la musicalità
dell'espressione.
Al 1573 risale la composizione della favola pastorale Aminta che porta in scena la pssione del
pastore Aminta x la ninfa Silvia; la vicenda si conclude lietamente con il matrimonio dei due
giovani. Scritta x il pubblico cortigiano ma nello stesso tempo rivela una profonda insofferenza x
i suoi rituali e le sue costrizioni. In esso affiora un edonismo rinascimentale, unito alla
conoscenza della sua impossibilità di esprimersi in un ambiente opresso dal rigido senso
dell'onore. Una tragedia Galealto re di Norvegia pubblicata nel 1587 con il titolo di Re
Torrismondo. Essa riproduce lo schema della tragedia classica e risente del modello di Seneca x
le atmosfere cupe e la rappresentazione di passioni torbide.
Negli anni compresi fra il 1565 e il 1575 Tasso si dedica alla sua opera maggiore La
Gerusalemme liberata. La vicenda si svolge negli ultimi mesi della prima crociata in Terra
Santa: i cristiani, guidati da Goffredo di Buglione hanno posto l'assedio a Gerusalemme ma sono
indeboliti dall'assenza di molti combattenti spinti da pulsioni egoistiche o irrazionali ad
abbandonare il campo. Il loro ritorno garantirà la vittoria sugli avversari pagani. La
composizione è accompagnata da un'attenta riflessione teorica che confluisce nei Discorsi
dell'arte poetica e in particolare del poema eroico. Tasso concepisce l'idea di un poema eroico
conforme ai canoni aristotelici, caratterizzato da una struttura unitaria da una materia verisimile e
da una finalità di giovamento morale: di qui la scelta di un argomento storico-religioso, integrato
da elementi d'invenzione. X garantire il diletto il poema deve presentare una varietà di situazioni
narrative legae al tema principale x nn compromettere l'unità complessiva. Al diletto concorre
anche l'elemento meraviglioso reinterpretato in chiave cristiana come intervento soprannaturale
di segno divino o demoniaco. Tali presupposti dimostrano la volontà di conformità ai valori
dominanti dell'epoca ma il poema rivela un atteggiamento ambivalente da parte del poeta. La
preoccupazione che l'opera non fosse conforme ai principi di poetica e ai valori religiosi
dell'epoca spinse Tasso a sottoporla al giudizio di altri letterati e a rivederla negli anni successivi.
Il frutto di tale lavoro è un poema diverso pubblicato nel 1593 col titolo di Gerusalemme
conquistata.
Nel '600 il modello tassiano continua ad essere imitato, ma si tratta di una produzione che
concede molto al nuovo gusto barocco, tanto da apparire estranea alla tradizione cui gli autori
vorrebbero rifarsi. La crisi del sistema conoscitivo tradizionale ha come esito la trasformazione
profonda del genere epico fino alla sua dissoluzione.
Giovan Battista Marino : (1599-1663) scrisse L'Adone che dissolve il tessuto narrativo e
rovescia i valori eroici tipici dell'epica. Rifacendosi al mito di Adone e Venere cantato nelle
Metamorfosi di Ovidio, Marino amplia a dismisura il racconto introducendo continue
digressioni, descrizioni, divagazioni che mettono in secondo piano il filo conduttore della storia.
Elemento di coesione è la voce del poeta che indugia nella rappresentazione di una realtà
preziosa in cui l'unica esperienza possibile è il godimento sensuale: il compito di evocare
l'infinita gamma di sensazioni piacevoli è affidato al linguaggio, musicale e costruito su una fitta
rete di metafore. Condannato dalla Chiesa e dal mondo intellettuale come poema immorale,
L'Adone è stato riscoperto dalla critica recente, che ha visto in alcune sue parti l'intento di
teorizzare una visione del mondo basata su presupposti materialistici di ascendenza epicurea
coerente con alcune tendenze filosofiche del Seicento.
Paolo Sarpi : (1522-1623) la sua opera maggiore è l'Istoria del Concilio di Trento, altre sono le
Lettere ai protestanti, il Trattato di pace, la Breve relazione della Valtellina e la Quaestio
quodlibetica.
Sforza Pallavicino : (1607-1667) cardinale, scrissa una Istoria del Concilio di Trento in
opposizione a quella di Sarpi.
Ludovico Antonio Muratori: (1672-1750) scrisse trattati di vari argomento sempre permeati da
uno spirito di revisione critica delle certezze tradizionali. La sua opera più impegnativa è una
poderosa raccolta di documenti storici riferibili al periodo che va dal 500 fino al 1500 Rerum
Italicarum Scriptores accompagnata da commenti in latino ai materiali editi. Oltre ad avere una
straordinaria importanza documentaria la raccolta ha il duplice merito di aver scoperto il Medio
evo e di aver proposto un'interpretazione della storia come logica concatenazione di vicende
mosse da ragioni concrete. Notevele interesse x il trattato Del governo della peste e delle
maniere di guardarsene (1714) composto sotto l'urgenza di un'imminente pestilenza, esso offre
alcuni suggermenti x gestire razionalmente l'epidemia senza affidarsi a spiegazioni superstiziose.
L'opera scritta in lingua volgare dimostra un intento divulgativo che Muratori confermerà più
avanti traducendo in italiano i Rerum Italicarum Scriptores.
Giambattista Vico : (1668-1744) partendo dal presupposto che l'uomo non può conoscere
razionalmente ciò che ha creato, il filosofo s'impegna nell'elaborazione di un'opera la Scienza
nuova (1725) incentrata sulla storia di tutte le attività umane. La teoria di Vico individua nella
storia un'evoluzione simile a quella della vita del singolo: come nell'uomo si succedono la
fanciulezza, la giovinezza e la maturità così nella storia si succedono tre età quella degli dei
contrassegnata dalle credenze religiose, quella degli eroi animata dalla fantasia e dominata
dall'uso della forza e quella degli uomini caratterizzata dalla razionalità e dal diritto. Vico supera
così la tradizionale distinzione tra società primitive e società civili dimostrando che le prime
sono tappe essenziali nell'evoluzione delle civiltà. La Scienza nuova rappresenta una svolta
importante nella storia del pensiero occidentale poichè getta le basi su cui si svilupperà lo
storicismo romantico e dà origine allo studio scientifico di aspetti della cultura rimasti fino ad
allora trascurati come la mitologia, la religione e il linguaggio.
Pietro Metastasio : ( pseudonimo di Pietro Trapassi 1698-1782) la sua poetica è influenzata dalla
formazione cartesiana e dall'impostazione arcadica, che lo inducono ad indagare con razionalità
il mondo dei sentimenti , il tema principale della sua opera mettendone in luce la complessità
attraverso un linguaggio limpido e lineare. Si cimenta anche nel campo del melodramma
portando a compimento la riforma di genere iniziata da Apostolo Zeno. Il poeta punta
all'organicità dell'opera rendendo funzionali allo svolgimento drammatico le ariette cantabili che
si alternano ai recitativi. L'analisi delle umane passioni, condotta attraverso la contrapposizione
di sentimenti e personaggi antitetici, è al centro dei melodrammi di situazione La Didone
Abbandonata e Olimpiade. A partire dal 1733 il poeta predilige il tema della grandezza eroica e
rinnova la struttura dei melodrammi fondando la vicenda sulla presenza costante del protagonista
come nel celebre Attilio Regolo (1740).
L'Illuminismo in Italia
In Italia l'Illuminismo si diffonde negli Stati guidati da sovrani che attuano una politica di
riforme intese ad ammodernare le strutture amministrative ed economiche. A Milano e Napoli si
formano gli esponenti più significativi i quali provengono dalle file dell'aristocrazia ma si fanno
portavoce delle istanze della borghesia emergente e dei valori di equità, cosmopolitismo e
razionalità elaborati dai philosophes francesi. Sul piano letterario essi si battono x una cultura
attenta ai problemi concreti della realtà contemporanea e capace di raggiungere un pubblico
eterogeneo grazie a un linguaggio semplice e diretto.
A Milano il gruppo degli illuministi si forma in seno all'Accademia dei Pugni ma l'esigenza di
avvicinare un pubblico più ampio di quello accademico induce questi intelletuali a scegliere la
rivista come luogo privilegiato dell propria attività culturale sull'esempio del giornalismo
inglese. X iniziativa di Pietro e Alessandro Verri viene fondato Il Caffè un periodico
(1764-1766).
Cesare Beccaria : (1738-1794) il suo capolavoro è il saggio Dei delitti e delle pene (1763-64)
che propone un'analisi del sistema giudiziario e penitenziario del tempo mettendo in evidenza le
barbarie dei procediementi di accertamento della verità e di carcerazione. L'opera ebbe una vasta
risonanza e ispirò la riforma della giustizia attuata in Russia da Caterina II.
Pietro Verri : (1728-1797) è autore di trattati filosofici che recepiscono le teorie sensiste secondo
le quali la sensazione è la fonte esclusiva di ogni conoscenza. All'interesse filosofico egli
affianca l'impegno come funzionario e consigliere del governo austriaco in materia economica,
un campo d'indagine cui si collega il saggio Meditazioni sull'economia politica (1771). Alcune
sue opere sono dedicate alla ricerca storica è il caso delle Osservazioni sulla tortura (1777), nelle
quali sono sottoposte a dura critica le pratiche giudiziarie adottate nei processi agli untori
accusati di diffondere il contagio durante la peste del 1630.
Alessandro Verri : (1741-1816) pubblicò numerosi articoli tra i quali ricordiamo Rinunzia avanti
notaio degli autori del presente foglio periodico al Vocabolario della Crusca (1764) nel quale
esprime l'esigenza di sgravare la letteratura dal retaggio della pedante erudizione accademica.
Carlo Goldoni
Goldoni (1707-1793) rappresenta un nuovo tipo d'intellettuale: un autore che vive
esclusivamente dei proventi della professione intellettuale e che scrive x il mercato adattando le
proprie scelte artistiche ai gusti degli spettattori. Il teatro è infatti l'unico settore della cultura
italiana in cui esiste un vero e proprio mercato, vivace a Venezia dove Goldoni si forma e svolge
parte della sua attività.
Qui assimilazione degli ideali illuministi rimane circoscritta all'ambito teorico senza trasformarsi
in concreta azione riformista a livello politico e amministrativo. In tale contesto Goldoni fa
propri i principali aspetti della visione illuminista diffusa nei ceti medi borghesi: il pragmatismo,
il senso della socialità come valore, la polemica contro i vizi della nobilità, gli spunti egualitari.
Tuttavia egli non auspica un cambiamento radicale della società, un sovvertimento dell'ordine
costituito, bensì una proficua collaborazione tra i ceti che favorisca un progresso senza scosse,
ispirato ai principi della Ragione.
Nella seconda metà del Settecento il panorama teatrale italiano era dominato dalla Commedia
dell'Arte: gli attori impersonavano maschere tradizionali corrispondenti a tipi fissi
improvvisando le battute sulla base di un canovaccio che dava indicazioni sommarie
dell'intreccio. Nei confronti di questa forma teatrale divenuta ripetitiva e volgare, Goldoni
assume un atteggiamento polemico, coerente con il clima della cultura arcadica e razionalista che
aspira all'ordine al buon gusto e alla naturalezza contro le stravaganze del Barocco. Nella sua
riforma della commedia egli intende proporre opere che incontrino il favore del pubblico e che
riproducano la società contemporanea. I tipi fissi e le maschere tradizionali della commedia
dell'Arte sono sostituiti da caratteri individuali, che hanno la complessità psicologica delle
persone reali e sono posti in relazione con un preciso ambiente sociale; gli intrecci si fanno più
lineari rispettando la realtà concreta; gli attori sono chiamati a memorizzare e a recitare sulla
scena le battute del testo scritto. Tali cambiamenti trovano forti resistenze da parte degli attori
legati alla tecnica dell'improvvisazione da parte del pubblico abituato a un diverso tipo di
spettacolo e comicità e da parte degli impresari poco propensi ad affrontare imprese rischiose.
Al centro della commedia goldoniana si trova la società veneziana contemporanea che aveva
visto lo sviluppo di un solido ceto mercantile e borghese. Goldoni si fa interprete dei valori e
della visione della realtà di questa classe sociale, a cui egli stesso appartiene, esaltando nella
prima fase della sua produzione la figura del mercante economo, onesto e laborioso contro quella
del nobile dissipatore. A questa fase di intensa creatività durante la quale è attuata la riforma ne
segue una crisi provocata dalle critiche degli avversari e dai mutati gusti del pubblico, che
preferisce commedie avventurose d'ambientazione esotica. Goldoni asseconda in parte le nuove
esigenze di mercato scrivendo testi incentrate su personaggi nevrotici e asociali. Superata la crisi
Goldoni torna nella produzione della maturità a ritrarre la borghesia veneziana mettendo in luce
l'attaccamento all'interesse economico, la ristrettezza di vedute.
Nell'ultime fase della sua vita si dedica alla composizione di un'opera autobiografica in francese i
Mémoires in cui ripercorre le tappe della propria vocazione e della propria carriera teatrale. Si
tratta di una fonte preziosa x la conoscenza dell'ambiente teatrale e della poetica dell'autore. Di
analogo contenuto sono le cosidette Memorie italiane, l'insieme delle prefazioni premesse
dall'autore all'edizione delle sue Opere.
L'adesione alla realtà condiziona la lingua goldoniana, che riflette quella della conversazione
quotidiana. Una certa piattezza e convenzionalità, tipica dell'italiano parlato caratterizza le
commedie in lingua mentre maggiore vivacità e colore ha il dialetto utilizzato nelle opere
destinate al pubblico veneziano.
Giuseppe Parini
Parini (1729- 1799) rappresenta la tipica figura dell'intellettuale progressista, impegnato in prima
persona nella battaglia civile e teso a combattere, in nome della ragione, le storture che
affliggono le realtà contemporanea. Tale istanze si conciliano con un culto della dignità formale
e dei modelli classici, che fanno di Parini un esponente atipico dell'Illuminismo milanese e uno
dei precursori del Neoclassicismo.
Condivide i principi dell'Illuminismo ma ne respinge le posizioni più radicali come l'ateismo. Era
un convinto assertore di una letteratura che unisca l'utile al lusinghevol canto. Le sue prime opere
sono legate ai modi dell'Arcadia come Alcune posie di Ripano Eupilino dove dà vita a una nuova
poesia impegnata nella battaglia x il rinnovamento civile. Gli argomenti sono legati all'attualità
con l'introduzione di termini realistici. Parini ricerca un lessico energico e concreto capace di
suscitare immagini e sensazioni molto vivide contro l'astratta genericità del linguaggio arcadico.
Il poeta si sforza d'altro canto di restare fedele alla tradizione e a questo fine utilizza con
frequenza procedimeni espressivi che innalzano il tono e conferiscono dignità poetica alla
materia.
Il Giorno (Mattino e Mezzogiorno) : opera che rientra nel genere didascalico descrive
una giornata di un giovane aristocratico per voce di un precettore che insegna al
protagonista come trascorrere il tempo. Tutto il discorso è impostato in chiave ironica,
poichè i suoi ammestramenti e la sua esaltazione dei costumi di vita fanno emergere x
antifrasi l'immoralità e la vuota superficialità di quest'ultima. La raffigurazione della
nobiltà è il piano dominante dell'opera.
C'è un terzo gruppo di odi composte nel 1777 e nel 1783-1795 in cui il poeta rinuncia ad
intervenire sui concreti problemi civili e sociali x concentrarsi su temi universali, affrontati con
distaccata saggezza.
Vittorio Alfieri
Si forma in un contesto culturale dominato dall'Illuminismo e la sua personalità tormentata,
malinconica e ribelle, protesa verso un ideale di grandezza sublime a cui la realtà storica non
concede spazio. Alfieri (1749-1803) rappresenta l'esatto contrario dell'intellettuale impegnato
nelle riforme civili, incarnando la figura dello scrittore aristocratico e sprezzante della massa che
grazie alle reddite può dedicarsi all'attività letteraria concepita come vocazione religiosa.
Il momento più radicale della riflessione politica coincide con il trattato Della tirannide
caratterizzato da un'accesa polemica contro la monarchia: perchè tale sistema di governo sia
rovesciato Alfieri vagheggia il gesto eroico dell'uomo libero che provochi un'insurrezione
popolare. Nelle opere più tarde il Misogallo opera mista di prosa e di versi, la delusione x gli
esiti del processo spinge lo scrittore a rivalutare la monarchia e la nobiltà come mali minori
rispetto al nuovo assetto borghese. Nel trattato in tre libri Del principe e delle lettere afferma la
superiorità dell'attività letteraria sull'impegno civile. Il dispresso x le masse popolari e x la
borghesia emerge anche nelle Satire e nelle sei Commedie che evidenziano una concezione
dell'umanità rappresentata come meschina.
Alfieri trova la forma letteraria più congeniale nella tragedia. Il poeta muove da una posizione
polemica nei confronti della tragedia classica francese contrapponendo un meccanismo tragico
serrato e incalzante tutto incentrato su pochi personaggi principali e uno stile conciso spezzato,
antimusicale e rapido. Nella poetica alferiana agiscono molto istanze legate al classicismo: il
rispetto delle tre unità aristoteliche e l'attenta elaborazione stilistica. Il disprezzo x il pubblico
inducono il poeta a presentare le proprie tragedie solo in ambienti privati. Al centro delle prime
tragedie campeggiano eroi sovraumani, chiusi nella loro individualistica solitudine ma essi
cedono posto a personaggi deboli coscienti dell'inevitabile sconfitta come il protagonista del Saul
(1782). Si apre a una nuova tematica attenta alla sfera privata degli affetti intimi che trova la sua
massima espressione nella Mirra (1784-86) : il conflitto si trasferisce dell'esterno all'interno dei
personaggi, rappresentanti di un'umanità dolente, lacerata da sentimenti contrastanti in cui si
rivela la miseria universale del vivere.
La principale fonte x la conoscenza della sua persona è costituita dall'autobiografia Vita scritta
da esso. Natura autobiografica hanno anche le Rime composte lungo tutto l'arco dell'esistenza del
poeta. Il lessico rinvia al Canzoniere petrarchesco mentre il linguaggio punta all'intensificazione
espressiva.
Vincenzo Monti : (1754-1828) Nella sua produzione prevale il gusto arcaico e classicheggiante
anche dove il poeta riprende tematiche preromantiche (Al principe Sigismondo Chigi e I Pensieri
d'amore 1783) o esalta con entusiasmo le conquiste della scienza (Al signor di Montgolfier
1784). Propensione ai toni cupi e l'orrido affiora nella Bassvilliana (1793) un poemetto che
descrive gli orrori rivoluzionari in Francia. In seguito si farà cantore del cesarismo napoleonico
con opere che si collocano nel filone classicistico e collaborando con i nuovi dominatori austriaci
dopo la Restaurazione.
Il Romanticismo
Le poetiche romantiche si contrappongono al classicismo che aveva riaffermato la concezione
dell'arte come attività razionale basata sul rispetto di precise regole codificate dalla tradizione.
Per i classicisti comporre significa imitare i modelli del passato che hanno raggiunto la
perfezione attenendosi a criteri quali l'idealizzazione e la selezione della materia poetabile. Da
ciò deriva il principio della separazione degli stili, secondo cui realtà basse e quotidiane non
devono essere incluse in un'opera seria. Al contrario i romantici vedono l'arte come espressione
della soggettività libera dell'individuo. Di qui l'esaltazione del genio dote spirituale innata e
irrazionale e la predilezione x il sentimento l'originalità. I confini del poetico si allargano a
includere ciò che è basso e quotidiano sovvertendo il principio della separazione degli stili. Dal
culto dello spontaneo nasce poi l'interesse x la poesia primitiva e popolare e il senso della
relatività dei gusti contro il concetto classico del bello ideale ed assoluto: l'arte muta nel tempo e
la poesia deve corrispondere ai sentimenti di un popolo in un determinato momento della storia.
La lirica italiana è lontana dallo spirito di innovazione del Romanticismo europeo ma importante
è il filone costituito dalla poesia patriottica che utilizz metri rapidi, martellanti e si esprime in un
linguaggio oratorico di sicura ripresa sul popolo. Insieme a questo troviamo anche il filone della
poesia dialettale con i suoi rappresentanti Carlo Porta (1775-1821) e Giuseppe Gioacchino Belli
(1791-1863).
Alessandro Manzoni
Manzoni (1785-1873) è l'interprete delle più profonde istanze dell'Illuminismo combinate con le
nuove sollecitazioni del Romanticismo.
Le sue prime opere appaiono allineate al gusto classico ed esprimono una concezione atea e
nutrita di spirito libertario e democratico. La delusione del processo rivoluzionario è evidente nel
Carme in morte di Carlo Imbonati (1805) dedicato al compagno della madre. Incarna l'ideale del
giusto solitario che si ritrae dal caos della storia e si isola nalla propria virtù. Il trasferimento a
Parigi segna il distacco con il classicismo insieme alla conversione religiosa. Ricordiamo anche
la Lettera sul Romanticismo del 1823 in cui riversa tutte le sue credenze e afferma che la
letteratura deve proporsi << utile per iscopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo >>.
Inni sacri ----> scrive cinque inni sacri composti nel 1812-15 dove rifiuta i contenuti
classici per aderire al vero religioso della materia liturgica e fini di educazione morale. Si
tratta di una poesia corale che dà voce ai sentimenti religiosi di un vasto pubblico
adottando un linguaggio dai toni sostenuti e una metrica dal ritmo popolare.
Odi ------> tema centrale sono fatti contemporanei ad esempio i moti rivoluzionari del
marzo 1821 che porteranno alla scrittura del Cinque maggio incentrata sulla figura di
Napoleone e visti in prospettiva politica e religiosa.
Le tragedie -----> Il conte di Carmagnola (1820) e l'Adelchi (1822) hanno per oggetto il
vero storico e limitano l'invenzione alla caratterizzazione dei personaggi e dei dettagli
marginali. Recupera il coro che non fa parte dell'azione ma è un cantuccio che l'autore
riserva a sé per svolgere delle riflessioni di ordine generale.
I Promessi sposi ------> l'opera ebbe tre diverse redazioni: la prima Fermo e Lucia
(1821-23) pubblicata dopo la morte dell'autore presenta molte differenze rispetto la
seconda I Promessi sposi uscita nel 1827 e poi quella definitiva pubblicata nel 1840-42
sopratt dal punto di vista linguistico.
Giacomo Leopardi
Leopardi (1798-1837) rappresenta una figura atipica di intellettuale. La sua opera è caratterizzata
dalla preferenza alla lirica soggettiva. Per quanto riguarda la sua visione della realtà la si può
ritrovare nella sua opera lo Zibaldone una raccolra di riflessioni personali in cui la felictà si
identifica con uno stato di piacere dei sensi, infinito nella durata e nell'intensità che l'uomo
desidera istintivamente ma non può ragiungere mai. Da ciò nasce l'infelicità come senso di
insoddisfazione perpatua che solo l'ingenuità fanciullesca ignorante del vero potrebbe placare. La
Natura concepita all'inizio come madre benigna offre alle sue creature la capacità di immaginare
ed illudersi ma il progresso della ragione ha precluso agli uomini questo rimedio che permetteva
agli antichi di essere felici. La condizione negativa del presente è l'esito di un processo storico di
allontanamento da un'originaria pienezza vitale. Questa fase del pensiero è definita pessimismo
storico (1820-24) che evolve nel pessimismo cosmico dove la Natura ora è vista come
meccanismo cieco, indifferente alla sorte delle sue creature e l'infelicità è considerata una
condizione assoluta e universale che coinvolge tutti gli esseri.
Mentre il nucleo della poetica di Leopardi risiede nella teoria del piacere. Se l'immaginazione è
l'unica fonte di piacere ciò che la stimola offre un illusorio appagamento e a livello poetico essa è
stimolata da immagini e suoni vaghi indefiniti capaci di evocare sensazioni che ci hanno
affascinato da fanciulli. La poesia è il recupero della visione immaginosa della fanciullezza
attraverso la rimembranza.
La sua produzione poetica è raccolta nei Canti. Nel periodo 1818-1823 furono scritte le Canzoni
. La base del pensiero è costituita dal pessimismo storico ma già nel Bruto minore e nell'Ultimo
canto di Saffo (1821-22) si delinea l'idea dell'infelicità umana come condizione assoluta. Gli
Idilli in cui compaiono tematiche autobiografiche espresse con un linguaggio più colloquiale
coerente con la poetica del vago e indefinito. Predominano le scene naturali ma la realtà esterna è
rappresentata in funzione soggettiva ad evocare momenti essenziali della vita interiore del poeta.
Dopo il 1828 i grandi idilli riprendono gli stessi temi e atteggiamenti dei primi ma con una più
consapevolezza del vero, il linguaggio appare più pacato e la metrica si libera dagli schemi
tradizionali. La produzione successiva al 1830 è caratterizzata da un contatto più diretto del
poeta con la realtà e con le correnti del tempo. Questi componimenti segnano il superamento
della poetica del vago nella direzione di una poesia severa povera di immagini sensibili e fatta di
pensieri espressi con un linguaggio aspero e sintassi complessa. La Ginestra (1836) che in
polemica contro l'ottimismo cattolico propone un'idea di progresso fondata sul pessimismo cioè
dalla conoscenza di essere vittima della natura nemica deve scaturire un vincolo di solidarietà tra
gli uomini su cui fondare una società più giusta e civile.
Le Operette morali furono composte nel 1824 e sono prose di argomento filosofico che segnano
l'approdo al pessimismo cosmico. Il pensiero viene esposto attraverso invenzioni fantastiche e
tipologie discorsie diverse: alcuni dialoghi, favola, prose liriche o raccolte di aforismi.