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Questa lirica fu scritta nel 1819 e fa parte di una raccolta pubblicata fra il 1825 e il 1826 sotto il titolo Idilli.
Idillio in greco è un piccolo quadro, una visione gentile di vita campestre, un omaggio alla natura. Nessuno
dei canti leopardiani può meritare questo titolo più dell'Infinito che è l'intuizione poetica di un'anima tutta
presa dalla magia del silenzio e della serenità che emana dal contatto con la natura e si abbandona a questa
intuizione mistica con una specie di pauroso e dolce sbigottimento.
Leopardi quando scrisse questo breve idillio si trovava nei pressi del Monte Tabor a Recanati, dove era
solito andare e rimirare il cielo e l’infinito. Qui trova un'enorme siepe (bosco) che impedisce al poeta di
spaziare con lo sguardo fino all'orizzonte più lontano perché gliene nasconde una parte. Il poeta non sa
cosa ci sia dietro essa e questo ostacolo visivo lo spinge a creare un'immagine nella sua mente in cui ha
modo di vedere spazi senza limiti, silenzi assoluti e tantissima tranquillità.
E quando avverte il vento stormire tra le fronde delle piante, egli, confrontando quel lieve fruscio con
"quell'infinito silenzio", sente entrargli nell'anima un altro infinito: quello del tempo, dell'eternità, e il
sentimento delle età passate e di quella presente, facendogli provare un senso di immensità in cui si lascia
dolcemente naufragare, cioè si abbandona felice a questo senso di immensità dimentico di se stesso e di
ogni cosa, lontano dalla realtà quotidiana.
Secondo Leopardi il mondo reale ostacola la conoscenza dell'infinito, da questo pensiero deriva l'intera
versione che leopardi ha del mondo. La poesia di leopardi è angosciante e molto pessimista, d'altronde lui
guarda solo il lato negativo delle cose. Per lui l'uomo è destinato all'infelicità dalla nascita.
La luna è spesso scelta come rappresentante dell’indefinito perché con la sua luce illumina la realtà
circostante, ma i contorni restano sfumati e non ben delineati, per questo era concepita dagli antichi come
portatrice di illusioni benefiche. Il termine al verso 4 “pendevi” appartiene al lessico dell’indefinito, infatti
rende l’idea di qualcosa che sfugge a ogni significato preciso; inoltre Leopardi richiama gli stessi suoni di
espressione del verso precedente,“pien d’angoscia” , in modo da creare omofonia e musicalità.
Nell’idillio “l’Infinito” , l’elemento che suscita nel poeta il senso dell’indefinito dello spazio è la siepe, la
quale impedisce al poeta di vedere cosa si trova di fronte a lui, permettendogli così di immaginare
sterminati spazi, sovrumani silenzi e profondissima quiete, tanto da provare sensi di smarrimento e paura.
Intanto, udendo stormire le foglie mosse dal vento, il poeta pensa all’eternità, al tempo passato e quello
presente, che sente vivo nel fruscio delle foglie. Così, tra queste immensità di spazio e di tempo si prede il
suo pensiero, dicendo che “il naufragar gli è dolce in questo mare”. Poetica del vago e dell’indefinito si
sviluppa in questo componimento attraverso l’immaginazione, mentre nell’idillio “Alla luna” attraverso la
rimembranza.