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DOLCE STIL NOVO

• Negli ultimi decenni del Duecento, tra 1280 e 1310, a Firenze si forma il
nucleo più importante del cosiddetto «Dolce stil novo», una nuova tendenza
poetica con cui la lirica amorosa raggiunge il suo culmine in Italia.

• I principali esponenti sono Guido Cavalcanti, Dante Alighieri, Lapo


Gianni, Dino Frescobaldi e Cino da Pistoia, tutti accomunati da un forte
sentimento di amicizia e dalla consapevolezza di operare un
rinnovamento poetico e dalla condivisione degli stessi ideali colti e
raffinati.

• Tuttavia la loro poesia prende le mosse da Guido Guinizzelli, operante a


Bologna qualche decennio prima, e che è da considerarsi come il
precursore dello Stilnovo.
Dante, Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io

Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io E monna Vanna e monna Lagia poi


fossimo presi per incantamento, con quella ch’è sul numer de le trenta
e messi in un vasel ch’ad ogni vento con noi ponesse il buono incantatore:
per mare andasse al voler vostro e mio,
e quivi ragionar sempre d’amore,
sì che fortuna od altro tempo rio e ciascuna di lor fosse contenta,
non ci potesse dare impedimento, sì come i’ credo che saremmo noi.
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio.
 Motivo dell’amicizia poetica espresso nelle quartine dedicato all’amico
Guido Cavalcanti, Dante esprime il desiderio di trovarsi, per un
incantesimo del mago Merlino, insieme a Guido e Lapo Gianni su una
nave; isolamento perfetto in una cerchia ristretta e raffinata.

 Motivo dell’amore espresso nelle terzine Dante desidera che fossero


presenti con loro anche alcune donne, per poi «ragionar d’amore»; il
parlare d’amore in poesia è ciò che li accomuna.
ORIGINE DELL’ESPRESSIONE

• La definizione di «Dolce stil novo» è stata coniata da Dante nel canto


XXIV del Purgatorio.

• Giunto nella cornice dei golosi, il poeta incontra Bonagiunta da Lucca,


rimatore siculo-toscano il quale ammette che Giacomo da Lentini,
Guittone e lui stesso sono stati superati dagli stilnovisti e dalle loro «nove
rime».
49 “Ma dì s’i’ veggio qui colui che fore “Ma dimmi se io vedo qui proprio colui che
trasse le nove rime, cominciando: inventò le nuove rime, con la canzone
Donne ch’avete intelletto d’amore”.
Donne ch’avete intelletto d’amore”.

52 E io a lui: “I’ mi son un che, quando Gli risposi: “Io sono uno che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo Amore mi ispira, scrivo, e cerco di
esprimermi in quel modo in cui lui detta
ch’e’ ditta dentro vo’ significando”. dentro di me”.

55 “O frate, issa vegg’io”, diss’elli, “il nodo Egli disse: “Fratello, adesso comprendo
che ’l Notaro e Guittone e me ritenne l’impedimento che trattenne il Notaio,
Guittone e me al di qua dal dolce e nuovo
di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo!” stile che ascolto! ”
 Distacco nei confronti della tradizione poetica precedente; Donne ch’avete
intelletto d’amore è la canzone con cui Dante, all’interno della Vita nova, dà
inizio alla poetica della lode.

 Sono citati i rappresentanti della scuola poetica siciliana (il Notaro Giacomo
da Lentini) e della poesia siculo-toscana (Guittone e lo stesso Bonagiunta).

 Dante evidenzia una novità sul piano tematico, la fedeltà all’ispirazione


interiore di Amore, e sul piano stilistico, cui fa riferimento il termine «dolce»,
per indicare uno stile più limpido e piano, che si oppone alle astrusità della
poesia di Guittone.
LA NOVITÀ TEMATICA

• Nella poesia dello Stilnovo, l’esperienza amorosa è


posta al centro della vicenda umana e poetica, per
cui non c’è posto per tematiche di tipo civile e
politico.
• Rispetto la precedente tradizione cortese, dove prevaleva il
servitium amoris e l’omaggio feudale alla donna, ora vi è la
spiritualizzazione dell’amore e della donna, esaltata come
un angelo sceso in terra e come dispensatrice di salvezza.

• La «donna-angelo» non è più una semplice metafora, ma una


vera e propria identificazione; la donna diviene mediatrice
tra l’uomo e Dio, il suo saluto è fonte di salvezza, in grado di
infondere virtù nel cuore dell’uomo e di elevarlo
spiritualmente fino a Dio.
• Altra novità tematica è una maggiore attenzione data
all’interiorità dell’amante, dal momento che la poesia
nasce da un ispirazione interiore; per descrivere i
turbamenti dovuti al sentimento amoroso è necessario
possedere una sapienza filosofica, che permette di
indagare la profondità dell’animo.
• Altra tematica fondamentale è l’identificazione di «amore» e «gentilezza»,
come espresso nella canzone-manifesto Al cor gentil rempaira sempre amore di
Guinizzelli «gentilezza» è da intendersi come «nobiltà», quindi l’amore è
segno di nobiltà e solo chi è nobile è in grado di amare.

• Gli stilnovisti approdano così a una nuova concezione di nobiltà, che non è più
quella di nascita, ma quella d’animo, e vanno a sostituire la corte reale (sfondo
della precedente lirica cortese) con una corte ideale, composta dalla cerchia
ristretta di tutti coloro in cui risiede la virtù. Questa nuova concezione di
nobiltà è espressione delle trasformazioni sociali dell’età comunale e
all’ascesa della borghesia, dove ci si distingueva non per nascita, ma per le
proprie doti individuali.
LA NOVITÀ STILISTICA

• Lo stile «dolce» si esprime attraverso una sintassi lineare e piana, un lessico


semplice e raffinato, la rinuncia all’uso di espedienti retorici troppo artificiosi,
la ricerca di una melodiosa naturalezza del verso, la scelta del fiorentino illustre.

• Lo stile dolce richiede in ogni caso un pubblico sensibile e colto, in grado di


comprendere e apprezzare la raffinatezza dei contenuti (riferimenti filosofici,
similitudini tratte dal mondo naturale, profondità dell’analisi interiore) e dei modi
stilnovistici.
Guido Guinizzelli, «Io voglio del ver la mia donna laudare»

1 Io voglio del ver la mia donna laudare Passa per via adorna, e sì gentile
ed asembrarli la rosa e lo giglio: 10 ch’abassa orgoglio a cui dona salute,
più che stella dïana splende e pare, e fa ’l de nostra fé se non la crede;
e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.
e no·lle pò apressare om che sia vile;
5 Verde river’ a lei rasembro e l’âre, ancor ve dirò c’ha maggior vertute:
tutti color di fior’, giano e vermiglio, null’ om pò mal pensar fin che la
oro ed azzurro e ricche gioi per dare: vede.
medesmo Amor per lei rafina meglio.
Guido Cavalcanti, «Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira»

1 Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira, Non si poria contar la sua piagenza,
che fa tremar di chiaritate l’âre 10 ch’a le’ s’inchin’ ogni gentil vertute,
e mena seco Amor, sì che parlare e la beltate per sua dea la mostra.
null’omo pote, ma ciascun sospira?
Non fu sì alta già la mente nostra
5 O Deo, che sembra quando li occhi gira, e non si pose ’n noi tanta salute,
dical’ Amor, ch’i’ nol savria contare: che propiamente n’aviàn canoscenza.
cotanto d’umiltà donna mi pare,
ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ ira.
• Tema centrale è l’ineffabilità della donna reso in
tutto il sonetto attraverso la negazione «non», lode
della donna «in negativo».

• La donna è vista come un essere sovraumano,


irraggiungibile motivo nuovo rispetto Guinizzelli.
• Prima quartina, apparizione della donna non più paragonata a elementi
naturali (Guinizzelli), ma descritta in maniera astratta, avvolta da un alone
mistico.

• L’interrogativa iniziale rimanda al Cantico dei cantici equipara la donna


alla Vergine; prepara il lettore all’arrivo di un evento miracoloso.

• Effetti dell’apparizione sulla natura tremore della luce

• Effetti dell’apparizione sugli uomini stupore (l’uomo diviene muto);


sospiri (amore come turbamento, motivo tipo in Cavalcanti).
Prima quartina, apparizione della donna non più paragonata a elementi
naturali (Guinizzelli), ma descritta in maniera astratta, avvolta da un alone
mistico.

• L’interrogativa iniziale rimanda al Cantico dei cantici equipara la


donna alla Vergine; prepara il lettore all’arrivo di un evento miracoloso.

• Effetti dell’apparizione sulla natura tremore della luce, «chiaritate»


indicatore cromatico del miracolo.

• Effetti dell’apparizione sugli uomini stupore (l’uomo diviene muto);


sospiri (amore come turbamento, motivo tipico in Cavalcanti).
Seconda quartina, lode della donna:

• Il poeta non è in grado di descriverla («nol savria


contare»);

• Donna portatrice d’umiltà (antitesi «umiltà» /


«ira»).
• Terzine, religioso stupore degli astanti.

1. Nella prima terzina è impossibile descrivere la bellezza della donna, in


quanto portatrice di virtù insistenza sul verbo «contare», «vertute»
rima con «salute» della strofa successiva;

2. Nella seconda terzina, il poeta afferma che la mente umana non è in


grado di concepire la bellezza della donna (tema dell’ineffabilità)
come in un’estasi religiosa, la donna supera ogni facoltà di linguaggio
umano l’uomo dichiara la sua impotenza.

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