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Mario Luzi nasce a Castello, vicino a Firenze, nel 1914. Nel 1932 si iscrive alla facoltà di Lettere
all’università di Firenze, dove stringe amicizia con alcuni giovani che costituiscono il nucleo
originario della rivista “Il Frontespizio”, voce del movimento ermetico. Entra, inoltre, in contatto
con i letterati della rivista “Solaria”, tra i quali si trova Montale.
L’esordio letterario di Mario Luzi risale proprio a quegli anni; nel 1935, infatti, pubblica la
sua prima raccolta poetica, La barca. Luzi inizia a insegnare in un istituto magistrale di Parma, ma
poco tempo dopo si trasferisce a Roma.
Vivrà ancora dalle parti di Firenze. Negli anni Ottanta Luzi riceve diversi premi e
riconoscimenti. Nel 2004 al suo novantesimo compleanno viene nominato senatore a vita dal
Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi; pubblica nello stesso anno la raccolta Dottrina
dell'estremo principiante. Nel 2005 muore a Firenze, dove viene seppelito nella Basilica di Santa
Croce.
La prima differenza che notiamo in questa poesia rispetto a quella di Cavalcanti (tralasciando
l’enorme differenza di stile) è il tema unico. Cavalcanti, come abbiamo detto, nel sonetto propone
diverse tematiche, mentre Luzi si limita a rivolgersi direttamente alla sua amata.
Egli chiede alla donna di non andarsene da lui, lasciandolo solo nella sua stanza, in una sorta di
“buio d’amore” (non lasciare l’eclisse di te nella mia stanza).
Il poeta si sente all’oscuro, insicuro senza la sua amata. Questa, perciò, è la tematica comune ai due
componimenti: la donna come portatrice di luce (chi ti cerca è il sole).
Non possiamo parlare di concezione stilnovistica nel testo di Luzi, ma certamente qualche retaggio
è rimasto. Come Cavalcanti, la donna (e, in generale, l’oggetto dell’amore) viene vista come una
creatura quasi divina, la sola che possa portare una luce paradisiaca che si spande ed effonde pace.
L’uomo di fronte alla donna è sì sbigottito (anche se questo aspetto non compare nella poesia di
Luzi), ma è gioioso: la luce della donna è simbolo del sole, cioè di Dio. La donna è un angelo che
rischiara la vista dell’amato.
Quando la donna se ne va, la sua luce svanisce e l’amante non può che implorarle di rimanere con
lui.
Su quest’aspetto, però, la differenza tra Cavalcanti e Luzi è la questione della “pace”: Cavalcanti
vive l’amore come un sentimento tormentato, in cui non si può parlare di “pace”, mentre Luzi (che
esprime la concezione moderna dell’amore) vive il sentimento come una situazione di grande gioia
e serenità, dovuta alla presenza della donna.