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Lo Stilnovo è un modo di poetare con temi amorosi, che assume in maniera tacita alcuni poeti in Toscana,

che hanno come caratteristica comune l’estrazione sociale: sono nobili.

L’esperienza poetica di Guido Cavalcanti è considerata esclusivamente stilnovista; e la sua importanza sta
nella qualità e nell’intensità della sua produzione.

Egli è il primo poeta del quale la biografia ha un senso: è nato intorno al 1250 ed è morto nel 1300. Dopo
essere stato esiliato riuscì a tornare a Firenze per un breve periodo, dove a causa di complicazioni morì.

I Cavalcanti sono guelfi bianchi, e Guido partecipa attivamente alla vita politica. In quanto direttamente
coinvolto negli scontri tra guelfi bianchi e guelfi neri egli rischia spesso la morte; e lo scontro con il capo dei
guelfi neri lo porta ad essere esiliato in Liguria. Questo periodo coinciderà con quello di massima
produzione poetica, soprattutto stilnovista.

Come per Guinizelli, anche per Cavalcanti l’amore nasce solo in un cuore gentile, ma quello che stupisce è il
fatto che l’amore per Cavalcanti è un fatto fisiologico. Dunque non è più un gioco come per i siciliani, ma è
una sorta di iter che porta l’uomo a soffrire e a soccombere all’amore della donna.

Questo perché Cavalcanti , noto anche come filosofo, credeva nella filosofia averroista che definiva l’amore
come una malattia che sorge. Averroè diceva che i sentimenti partono dal cuore, vanno alla mente e
ordinano agli occhi di vedere.

Cavalcanti aveva una sua idea su come sia fatto il cuore: intorno al nostro cuore ci sono a guardia degli
spiriti, che sono delle entità fluide.

Quando l’amore attraverso gli occhi di una donna ferisce il cuore di un uomo, tali spiriti iniziano a
volteggiare intorno al cuore per proteggere l’uomo dal fantasma della donna, impedendole di
impossessarsi del cuore dell’uomo. Si parla di “fantasma” Perché secondo Cavalcanti anche quando l’uomo
non vedrà più la donna continuerà ad amarla.

“Donna me prega” è una canzone di Cavalcanti piuttosto complicata da interpretare, in quanto bisogna
avere una conoscenza della fisiologia dell’amore senza la quale è impossibile comprendere l’amore stesso.

Cavalcanti ci insegna a guardare l’amore come un fatto fisiologico che ci lascia il segno una volta colpiti, e
che molto spesso non è corrisposto. L’amore se non corrisposto porta ad una consumazione fisica o
addirittura alla morte (estremizzazzione). L’amore nasce sempre attraverso gli occhi, e nel caso di
Cavalcanti essi permettono agli spiriti di uscire dal corpo della donna per penetrare nel cuore dell’uomo.

La bellezza straordinaria della donna porta l’uomo a vederla come una luce, la quale provoca una sorta di
tremore (chiaritate). Tale luce è definita come un qualcosa di inumano, una visione ultra terrena.

Non conta la fisicità della donna ma la sua visione angelica, che non può essere descritta da caratteristiche
fisiche. L’uomo resta senza parole e prova l’afasia; e la donna dopo aver generato questa sensazione di
afasia non può essere lodata e non riuscirà ad ambire all’amore dell’uomo, in quanto senza parole.

Questa donna è definita donna angelo, e porta positività nella vita nell’uomo: essa realizza in sé l’ideale
classico della bellezza come perfezione e armonia; e ciò porta l’uomo a rivolgersi verso il bene e non verso il
male.
L’incipit del “De amore” di Andrea Cappellano dice che l’amore è una passione innata che vive dentro di noi
e si manifesta attraverso gli occhi. La parola passione deriva dal greco pathòs, che significa soffrire.

Chi è questa che vèn, ch'ogn'om la mira è una lirica di Cavalcanti che rappresenta come l’amore abbia
effetto con gli stilnovisti.

[1] La domanda iniziale dimostra che l’uomo si trova in uno stato di confusione, in quanto gli spiriti si sono
già liberati dopo la vista della donna. Se l’amore sorge solo nei cuori gentili, è impossibile non notare la
bellezza della donna soprattutto da coloro che posseggono un cuore non gentile.

 v.1: Mirare deriva dal latino miror, guardare con meraviglia. In latino quando si usa questo termine si
indica una condizione che ci lascia interdetti.

 v.2: Nel secondo verso c’è un rotacismo, ossia una ripetizione della r: esso la situazione di non
controllo emotivo; ma ha anche una funzione onomatopeica, indicando il suono del tremolio.
Chiaritate deriva dal latino clarus, splendente e indica la luminosità della donna.

 v.3: Quando Cavalcanti dice che questa donna porta con se l’amore, fa sì che essa si rispecchi nella
figura classica di Venere, la quale è sempre seguita da un corteo d’amore.

 v.4: Nella fenomenologia d’amore medievale il sospiro è la lingua con la quale si esprime lo spirito, che
si esprime tramite questo soffio che non riesce a diventare parola.

[5] Nella cosmologia medievale il cerchio è la figura perfetta, dunque Dio è rappresentato all’interno del
cerchio stesso. La donna, quando ci guarda gira i suoi occhi, ci riporta all’idea del cerchio.

 v.7: La bellezza e la perfezione di una donna sono ulteriormente acuite dal fatto che i suoi abiti sono
fatti d’umiltà. (il verbo pare è legato all’apparizione e non al sembrare). Essendo vestita d’umiltà non
suscita ira ma è inconsapevole della sua stessa bellezza, equiparandosi alle altre.
[9] In questo ambito siamo in una poesia simile a quella dei trovatori e delle laudi

 v.8: La piagenza, ossia gli elementi del suo corpo, fanno si che ogni essere si inchini a lei.

 v.10: Questa donna è talmente bella che la dea Venere l’avrebbe indicata come esempio di bellezza.

Il poeta apre con l’afasia e chiude aggiungendo un altro elemento: il suo non saper dire del sesto verso,
poteva essere dovuto alla visione della donna. Ciò che all’inizio era istintivo adesso è una consapevolezza,
avendo ricevuto tutte le informazioni necessarie.

Il non riuscire a descrivere la donna, che è definita appunto come un qualcosa di ignoto, rende la donna
stessa partecipe dell’infinito, cosi come la morte.

Cavalcanti è dotato di una certa conoscenza e di una certa virtù, eppure non riesce ad arrivare a raccontare
il valore di questa donna. E come lui, ogni uomo che si innamora di lei.

 Questa poesia raccoglie dunque tutti i temi dello Stilnovo e questa semplicità non nasce dal nulla ma è
dovuta allo studio accurato del poeta, non nasce dal nulla.

Chi è costei è ripreso dal cantico dei cantici.

La donna è descritta terribile come un vessillo di guerra, per sottolineare come il poeta si senta sbigottito e
sorpreso dalla visione della donna quasi come se essa fosse un nemico di guerra.

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