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GUIDO CAVALCANTI (1259-1300) - Libro pagg.

148-149

Vita
Nasce a Firenze da nobile e potente famiglia fiorentina. La data di nascita non è certa, ma
circa 1259. E’ guelfo bianco, e attivo politicamente.
Dopo le violente ribellioni tra guelfi bianchi e neri, Cavalcanti viene esiliato a Sarzana (tra
Liguria e Toscana) dove muore nel 1300 forse di malaria.

Poetica
Nel suo Canzoniere, composto da circa 50 canzoni, l’unica tematica è quella dell’amore,
ma non è più l’amore di Guinizzelli che procura elevazione spirituale, bensì un amore
tragico che porta alla distruzione dell’io. L’incontro con la donna e il suo saluto non sono
più miracolosi, bensì strumento di devastazione. L’amore è una disavventura,
un’esperienza tragica, una minaccia per la vita.
La tematica tragica dell’amore corrisponde ad una musicalità sfumata, ad una costruzione
armoniosa e circolare della canzone.
Cavalcanti riorganizza le forme della tradizione provenzale, creando un canone preciso
dello Stilnovismo, dove prevale l’interesse filosofico di scavare nella profondità, piuttosto
che la varietà e l’invenzione. La sua è una ricerca letteraria, con un linguaggio compatto e
quasi tecnico, che richiede un lettore e un pubblico molto preparato sia filosoficamente che
scientificamente. Il pubblico di Cavalcanti appartiene alla nuova borghesia aristocratica
universitaria.
I testi di Cavalcanti sono caratterizzati dalla “teatralizzazione”, dove gli strumenti
dell’innamoramento (cuore, occhi, mente) diventano i personaggi la scrittura è teatro.

Cavalcanti: stilnovista o no?- Libro pagg. 154-156


Cavalcanti è considerato uno Stilnovista ma, a differenza degli Stilnovisti che
considerano l’amore positivamente come mezzo per elevarsi spiritualmente e la donna
come angelo, per lui invece l’amore è negativo e provoca la morte interiore, la
distruzione dell’uomo (angoscia e dolore), il quale diventa impotente.
Questa visione negativa dell’amore la si trova nella sua poesia “Voi che per li occhi mi
passaste ‘l core”, che descrive l’innamoramento, nel momento del colpo di fulmine:
manca lo scenario (luogo e tempo), manca la fisionomia degli amanti (privi di corpo),
che sono ridotti a immagini e metafore.
Vengono descritte le cause e gli effetti dell’amore: nasce dallo sguardo della donna,
attraversa gli occhi dell’uomo e arriva al cuore, distruggendolo. L’amore causa la
morte interiore (es: immagine personificata che lancia dardi contro il cuore).
Questa visione dell’amore deriva dalla sua formazione basata sull’AVERROISMO, cioè
una dottrina che nega l’immortalità dell’anima e si basa sul materialismo.
(Cavalcanti è ateo, non crede in Dio)
Questa poesia ha la forma metrica del sonetto, ha un linguaggio chiaro e un ritmo
regolare e piano.
Ruota intorno all’incontro con la donna amata. Vi è un richiamo a Guinizzelli: “voi che
…destaste la mente che dormia” (l’amore è una potenza che risveglia il cuore), ma a
differenza di Guinizzelli, questo amore porta solo cose negative e all’annullamento
dell’uomo. L’amore qui è visto come un’aggressione fisica e infatti vengono usati
termini militari della battaglia: “distrugge”, “disfatta” e “morto”.
Ci si chiede: ma allora Cavalcanti è Stilnovista o no?
Alcuni studiosi affermano che Cavalcanti sia distante dallo Stilnovismo per la sua
concezione pessimista dell’amore basata sull’AVERROISMO (l’amore è un’esperienza
dei sensi e non spirituale).
Altri studiosi invece sostengono che alcune poesie del suo canzoniere si ispirano
all’amore stilnovista, come sentimento positivo che eleva e nobilita l’uomo. Infatti
Cavalcanti riprende da Guinizzelli l’apertura filosofica, l’uso di un linguaggio biblico.
Ma il discorso di Cavalcanti è logico e razionale, senza eccessi sentimentali.
A differenza degli Stilnovisti Cavalcanti non parla solo di amore, anzi l’amore è
l’occasione per parlare di un malessere generale esistenziale. L’angoscia arriva da
qualcos’altro.
Cavalcanti, guelfo bianco, vive in un momento di incertezze, di lotte politiche e viene
esiliato. Ecco da dove arriva la sua angoscia. La sua poesia parla del suo dramma
personale. Quindi anche l’amore è doloroso.

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