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Composta a Pisa tra il 19 e il 20 aprile 1828, A Silvia segna il ritorno di Leopardi alla poesia dopoun lungo
silenzio. Il rinascere dell’ispirazione è cosi annunciato dal poeta in una lettera alla sorellaPaolina: «Dopo due
anni, bo fatto dei versi quest’Aprile; ma versi veramente all’antica, e con quel
Dei canti pisano-recanatesi, trae occasione dal ricordo reale di Teresa Fattorini, figlia del cocchieredi casa
Leopardi morta diciottenne di tubercolosi: induce a tale supposizione uno dei Ricordi d’in-fanzia e
d’adolescenza risalente al 1819:«Canto delle figlie del cocchiere e in particolare di Tere-sa mentre ch’io
leggeva».La figura della ragazza, trasfigurata poeticamente,diviene però l’allegoriadella giovinezza e
dell’effimera speranza che a essa sempre siaccompagna.
Metrica Canzone libera di sei strofe di settenari ed endecasillabi,libere sia nel numero dei versi che
nellerime (ma ogni strofa termina con un settenario rimato con un altro verso interno alla strofa medesima).
COMPRENSIONE
Lattesaed disinganno
La lirica presenta una struttura calibrata.fondata su precise corrispondenze interne. Dopo una breve strofa
introduttiva (vv. 1-6) in cui il poeta invoca Silvia e la invita al ricordo, la seconda e la terzastrofa tra loro
simmetriche,sono dedicate alla rievocazione delladolescenza di Silvia (vv.7-14)e delpoeta (vw.15-27:si noti
che la strofa è introdotta dal pronome-lo-) In una serena atmosfera primave.rile.i due giovani si dedicano
alle rispettive occupazioni, in fiduciosa attesa del «vago avvenif”(v.17)La quarta strofa al centro del
canto.interrompe il ricordo con un’amara riflessione sul contrasto tale attese giovanili e il disinganno che le
seguirà, e si conclude con un duro attacco alla natura,colpevole di ingannare i propri figli con vane illusioni
di felicità: qui Silvia e l’io-lirico sono accostati(-oapparia) prima per le comuni speranze nell’avvenire e subito
dopo per la comune condanna inflit.ta loro dalla natura.
La morte di Silvia
Le strofe quinta e sesta (che riprendono la seconda e la terza) rappresentano rispettivamente la mor.te di
Silvia (vw. 40-48) e il parallelo venir meno delle speranze del poeta (vv. 49-63),il quale consta.ta con strazio
la distanza che separa la vita reale dalle sue illusioni d’un tempo: come la morte ha interrotto le aspettative
di Silvia, cosi la vita ha negato quelle dell’io-lirico. Nei versi finali la fanciullamorta diviene allegoria della
speranza perduta: la mano che indica in lontananza una «tomba ignu.dav.emblema dell’unica certezza
concessa agli uomini, appartiene alla speranza personificata e, altempo stesso.a Silvia.
ANALISI E INTERPRETAZIONE
Illusione e delusione Il tema centrale del componimento è costituito dall’evocazione delle illu.sioni
giovanili,seguita dal loro inesorabile svanire di fronte al triste «vero». La struttura stessa della li-rica si basa
sullantitesi tra le radiose speranze dell’adolescenza (strofe seconda e terza) e il subentra.re di un’atroce
disillusione,che assume per Silvia la forma definitiva della morte fisica (quinta strofa)e per il poeta quella
della morte spirituale, ossia dello svanire di ogni speranza di felicità (sesta stro-fa).Attraverso la rievocazione
delle due vicende parallele, Leopardi svolge in forma lirica e allegoricauna sorta di dimostrazione filosofica,
che perviene al cosiddetto «pessimismo cosmico».
Silvia e la «rimembranza» La lirica si avvia nella forma di un’allocuzione diretta a Silvia, una fi-gura femminile
che, nata probabilmente sulla base di un ricordo reale, assume nel testo conno-tazioni vaghe e volutamente
indeterminate.
La poeticadel vago
La figura della fanciulla (il cui nome deriva dall’Aminta di Tasso) viene evocata attraverso particola-ri
sfuggenti (gli occhi «ridenti e fuggitivi»,v.4;le «negre chiome», v. 45) e sembra concentrarsi nelfascino del
suo «perpetuo canto»(v. 9); anche il contesto primaverile – corrispondente secondola tradizione letteraria
alla giovinezza, così come l’inverno («il verno»), richiamato al v. 40, corri-sponde alla vecchiaia – è
tratteggiato senza alcun ricorso a descrizioni precise o elementi con-creti.La trasfigurazione della realtà
risponde del resto al desiderio di Leopardi di suscitare nel letto-re sensazioni piacevoli attraverso immagini
indeterminate, secondo la «poetica del vago” teorizzatanello Zibaldone(→La poetica,p.35).
La dolcezzadel ricordare
A questo principio va ricondotto anche il tema della «rimembranza», cioè del ricordo: sul ricordo siapre la
lirica (-Silvia, rimembri ancora», v. 1)e attraverso il ricordo è filtrato l’intero discorso del
poeta.All’idealizzazione delle speranze giovanili, portatrici di piacere in quanto vaghe e indefinite, si
uniscequindi la dolcezza del ricordare, un atto di per sé dolce sebbene generi inevitabilmente dolore, peril
contrasto tra le speranze di allora e la durezza del presente (vv.32-34).
Dal particolareall’universale
Proprio attraverso la poetica del vago e grazie alla sua efficacia nel trasfigurare il reale, l’esiguo da-to
biografico (la figura di una ragazza morta giovane) diventa per il poeta occasione di una riflessio-ne (la
morte della ragazza è analoga alla disillusione del poeta: l’una e l’altra pongono fine alla giovi-nezza e alle
sue speranze) che a sua volta conduce a una conclusione di valore universale (il destinodell’uomo è
l’infelicità e la morte).
L’immagine di Silvia è emblematica della condizione umana anche perché incarna, al tempo stesso,la morte
e la vita: nel suo «maggio odoroso» Silvia ha la bellezza ingenua e ritrosa di un’adolescentepiena di gioia e di
fiducia nel futuro, ma già il sintagma «vita mortale», al v. 2, crea un’ombra luttuosasull’apparizione della
fanciulla (come anche le «negre chiome» del v. 45, evocate nel compiangere lamorte di Silvia), la quale
riappare alla fine distante e immobile come un fantasma.
Un tritticoallegorico
La sovrapposizione, nei versi conclusivi, del profilo di Silvia con quello della speranza, entrambe ‘com-pagne’
della giovinezza del poeta e ora entrambe morte, crea una sorta di trittico allegorico che perl’icasticità della
rappresentazione – ancor più evidente dopo i toni indeterminati della parte iniziale-ricorda certi monumenti
funebri di gusto neoclassico e poi romantico.
Due registri stilistici
La prima «canzone libera» Come è tipico dei canti pisano-recanatesi, anche in A Silvia si al-ternano due
diversi registri stilistici. Nelle parti descrittivo-evocative il poeta ricorre a una for-ma relativamente semplice,
con una sintassi lineare e in prevalenza basata sulla coordinazione.In queste zone del testo Leopardi adotta i
moduli espressivi della «poetica del vago», privile-giando termini polisemici ed evocativi («perpetuo»,
«vago», «odoroso» ecc.), talvolta arcaiciz-zanti («rimembri», «veroni» ecc.).
A queste sequenze si alterna tuttavia, nelle parti più propriamente riflessivo-argomentative dedica-te allo
svelamento del «vero» (come la quarta strofa e il finale (vv. 52-63), uno stile caratterizzato dauna sintassi
più mossa ed enfatica, con numerose esclamative e interrogative, un ritmo spezzato daricorrenti
enjambement e una prevalenza dei settenari rispetto agli endecasillabi. La centralità deltema del tempo è
marcata dall’alternanza dei tempi verbali, con preferenza di imperfetto (il tempoindefinito della giovinezza e
dell’illusione) e presente (il tempo della disillusione esistenziale e del-la consapevolezza ‘filosofica’) e con un
passato remoto, incisivo proprio perché isolato («cadesti»,v. 61), che segna la fine irrevocabile di Silvia, della
giovinezza e delle speranze.
La«canzone libera»
Dal punto di vista metrico, A Silvia è il primo esempio di «canzone libera» o «leopardiana», in cui ilpoeta,pur
accettando la forma canonica alta della tradizione poetica italiana, si libera da ogni con-venzione letteraria
per costruire un testo in cui la lunghezza delle strofe – come anche la disposi-zione dei versi e delle rime
all’interno di ogni strofa – varia, e asseconda lo svolgersi del pensiero.