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A Silvia

A Silvia è una lirica di Leopardi, composta nel 1828 a Pisa e fa parte dei canti
pisano-recanatesi che segnano per il poeta una fase di risorgimento interiore a cui
approda dopo un lungo silenzio poetico. Come per il resto dei canti di questa
nuova fase, anche qui utilizza la metrica della canzone libera allontanandosi così
da ogni forma metrica precedentemente utilizzata, poichè riteneva che il canto
della sua anima non potesse essere intrappolato in uno schema. Sono presenti
infatti 6 strofe, ognuna con un numero di versi variabile e con la diversa
disposizione di endecasillabi e settenari, inoltre utilizza la punteggiatura per
spezzare gli endecasillabi e renderli settenari e gli enjambement per collegare la
restante parte al di la della punteggiatura con il settenario successivo per dare vita
ad un nuovo endecasillabo, questo è visibile ai versi 7-8 della lirica. Compone
questa lirica ispirato dalla figura di Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa
Leopardi, morta prematuramente perchè "combattuta e vinta da chiuso morbo",
probabilmente la tubercolosi e diviene per il poeta recanatese l'emblema della
giovinezza e delle speranze ormai perdute. La ragazza e il poeta conducevano due
vite parallele che seppur diverse li hanno condotti verso uno stesso destino: quello
della morte, fisica per Silvia e spirituale per Leopardi.Dal primo al sesto verso il
poeta invoca Silvia e la invita al ricordo.Nel primo verso "Silvia" è in posizione
forte, il poeta sembra rivolgersi alla ragazza ma parla con se stesso. Viene
utilizzato il tempo imperfetto poiché è il tempo del ricordo.Seconda e terza strofa
sono dedicate alla rievocazione dell'adolescenza di Silvia, ma anche del poeta:
udire il "perpetuo canto" della fanciulla stimola la fantasia di Leopardi mentre
lei,gioiosa, si dedicava all'opre femminili (la perifrasi indica la tessitura) e sognava
il suo vago avvenir, il che ci rimanda alla poetica del vago e dell'indefinito
leopardiana. Nella quarta strofa la dolce atmosfera instaurata dal ricordo viene
spezzata da una dura riflessione sul contrasto tra le illusioni giovanili e il
successivo disinganno, si conclude con un duro attacco alla natura,colpevole di
ingannare i propri figli con vane illusioni di felicità, ed è qui che l'io lirico e la figura
di Silvia sono accostati. Leopardi si sente acerbo e sconsolato ricordando le tante
speranze che insieme nutrivano. La quinta e sesta strofa sono dedicate alla morte
di Silvia,a cui il poeta si riferisce con il vezzeggiativo "tenerella", che rimanda
anche giovane età della ragazza. Il poeta descrive Silvia con aggettivi vaghi e poco
definiti, l'immagine della fanciulla è evocata attraverso dei particolari sfuggenti
come le "negre chiome" o gli "sguardi schivi". Questo perchè vuole suscitare nel
lettore una piacevole sensazione secondo la poetica del vago. Rimembrando però
apparentemente la morte della ragazza, ricorda anche la morte delle proprie
speranze che lo hanno accompagnato nell'età giovanile e che sono crollate all'
apparir del vero.

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