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la mente addormentata, guardate la mia vita angosciosa, che Amore distrugge facendomi
sospirare (sospirando, gerundio con valore causativo). L’innamoramento viene descritto secondo
untopos ricorrente: l’immagine della donna, attraverso gli occhi, penetra nel cuore e vi apporta uno
sconvolgimento. Il termine “mente” indica qui il luogo della memoria e della fantasia (e non, come
a noi moderni potrebbe apparire, l’intelletto). Nella spiegazione della preposizione “per” seguiamo
De Robertis: attraverso gli occhi miei; per Contini, invece, gli occhi sarebbero quelli della donna
(voi che, servendovi degli sguardi, mi trafiggeste il cuore). Al v. 4, il pronome personale “la” è
pleonastico (la funzione di complemento oggetto è già svolta dal relativo “che”).
deboli, vanno via. Cavalcanti segue le dottrine della filosofia e della medicina averroistica, che
attribuisce all’azione degli “spiriti” le facoltà sensoriali dell’uomo (come ad esempio la vista) o i
moti dell’animo (come il tremore). La poesia di Cavalcanti però personifica gli spiriti e li trasforma
in attori di una vicenda drammatica, che ha come teatro l’interiorità dell’amante. L’aggettivo
“deboletti” è un diminutivo con connotazione affettiva, tipico dello stile cavalcantiano.
3
riman… dolore: rimane solo l’aspetto esteriore (figura) in (suo) potere (segnoria), e un po’ di
voce (voce alquanta) che esprime (parla)dolore. Di grande efficacia è qui l’uso transitivo
di parlare con riferimento a un complemento oggetto non connesso con il campo semantico della
lingua.
4
vertù: forza, potenza.
5
disfatto: distrutto.
6
presta: rapida.
7
al primo tratto: al primo tiro d’arco (tratto), cioè immediatamente.
che… riscosse: che l’anima, tremando, si risvegliò: il termine “anima” coincide qui in sostanza
8
con “mente”. L’ultima terzina ripropone, con pochissime variazioni, l’azione descritta nella prima
quartina (nella quale, appunto, la “mente” veniva “destata”).
9
veggendo…manco: vedendo il cuore ferito mortalmente nel lato sinistro (manco).
Livello metrico
Sonetto con rime incrociate nelle quartine e ripetute nelle terzine, secondo lo schema ABBA,
ABBA, CDE, CDE. Le rime A e D sono assonanti tra loro. Lo stesso avviene per le rime C ed E.
Livello tematico
Prima quartina: l’innamoramento mentale
La prima quartina descrive, con precisione filosofica e scientifica, il processo di innamoramento. Al
principio di tale processo è la donna, o meglio il suo phantasma (termine con cui i medievali
indicavano l’immagine mentale che si forma grazie alla visione, immagine che noi continuiamo a
ricordare anche quando l’oggetto non è più presente ai nostri occhi). Tale immagine, attraverso gli
occhi dell’amante, arriva fino al “cuore” e desta la “mente” dal suo sonno. Il termine “mente”
indica, in sostanza, l’immaginazione e la memoria (o, per usare la terminologia di Averroè, il
commentatore arabo di Aristotele cui Cavalcanti si rifà, la virtù immaginativa e la virtù memoriale):
quelle facoltà cioè che ci consentono di ricordare gli oggetti sensibili e di “vederli” anche quando
essi sono assenti. È importante notare che, nella terminologia cavalcantiana, “mente” non indica
affatto, come a noi moderni potrebbe apparire, l’intelletto, sede della conoscenza razionale; mentre
infatti l’intelletto è capace di raggiungere una conoscenza astratta e universale, che può fare a meno
delle immagini sensibili, la mente (sia che ricordi, sia che immagini) rimane sempre
necessariamente legata a dati sensibili: è per questo che in essa si colloca il phantasma.
Matrice filosofica aristotelica ha anche il verbo “destare”, che fa riferimento al passaggio
dell’amore dalla potenza all’atto per opera di una causa efficiente (il phantasma della donna). In
Gunizzelli il sentimento amoroso nasceva però, semplicemente, nel “cuore”. Cavalcanti parla
invece di “cuore” e “mente”, termini strettamente correlati. Avverte infatti Averroè, parlando delle
virtù immaginativa e memoriale, che “benché le camere del cervello siano il luogo in cui si
compiono le operazioni di queste virtù, tuttavia le loro radici si trovano nel cuore”. Che l’amore si
desti nel “cuore” come dice Guinizzelli, o si desti nella “mente” come dice Cavalcanti, non fa
dunque molta differenza. Tant’è vero che in Cavalcanti il destarsi della “mente” (v. 2) è proprio
conseguenza del risveglio che il phantasma della donna provoca nel “cuore”.
1
Corrado Calenda, Per altezza d’ingegno. Saggio su Guido Cavalcanti, Napoli 1976.