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DALLO ‘’ZIBALDONE’’: ‘’Teoria del piacere’’, ‘’del vago e l’ indefinito” “la teoria della visione”
“la teoria del suono”
Sulla base della teoria del piacere si sviluppa tutta una poetica che identifica la poesia col ‘’vago ed indefinito’’. Sono
tutte basate sull’ ILLUSIONE DELL’ INFINITO che si attua in 2 passaggi:
1. Il piacere infinito a cui l’ uomo tende per natura è impossibile, poiché nessun piacere è illimitato per
estensione o durata
2. Tale aspirazione impossibile è compensata dall’ illusione dell’ infinito creata nell’ immaginazione da aspetti
vaghi ed indefiniti della realtà (VISIONI E SUONI)
3. Tali immagini in poesia sono bellissime, il bello dell’ arte consiste in tali sensazioni indefinite, e nascono
parole ‘’POETICISSIME’’ per le idee indefinite che suscitano
1)TEORIA DEL PIACERE GIA ANALIZZATA NELLA PARE TEORICA= TEORIA DEL VAGO E L’
INDEFINITO (2)
3) TEORIA DELLA VISIONE:
DAI CANTI: “L’ Infinito” “la sera del dì di festa” , “canto notturno di un pastore errante”, “A
Silvia”, “la quiete dopo la tempesta” “il sabato del villaggio” “ a se stesso” “la ginestra”
1)L’INFINITO
Composto a Recanati nel 1819, e pubblicato nel 1825, 1826 e infine nei Canti nel 1831. È anticipazione della “teoria
del piacere” da cui si sviluppa quella del “vago ed indefinito” secondo leopardi particolari sensazioni visive ed
uditive per il loro carattere vago ed indefinito, inducono l’ uomo a crearsi con l’ immaginazione quell’ infinito a cui
aspira, che è irraggiungibile. La realtà invece offre solo piaceri finiti e deludenti.
Qui è rappresentato un tipico momento in cui si abbandona la realtà per l’ immaginazione e ci si immerge nell’
INFINITO. Ebbene, l'Infinito di Leopardi racconta un processo interiore: di come gradualmente, partendo dalle
concrete esperienze sensoriali, il soggetto giunga a immaginare ciò che non ha limiti di spazio e di tempo, fino a uscire
da se stesso e a sprofondare («naufragar») in quella sensazione assoluta. Potremmo anche dire che esso racconta una
esperienza di perdita della coscienza, di annullamento di sé.
LA POESIA SI ARTICOLA IN DUE MOMENTI:
1. (VV 1-8) l’ avvio è dato da una sensazione visiva o dall’ impossibilità della visione, dovuta alla siepe che
ostacola alla vista inducendo a far subentrare l’ aspetto fantastico creando un infinito spaziale fatto di
“sovrumani silenzi” e “profondissima quiete”
2. (vv, 8-15) l’ immaginazione prende invece avvio sa una sensazione uditiva “il vento tra le piante” e la voce
del vento è paragonata all’ infinito silenzio dell’ immaginazione e suscita l’ idea del perdersi delle labili cose
umane nel silenzio dell’ oblio da qui scaturisce l’ idea di un infinito temporale (ETERNO) in contrasto col
passato ed il presente
Tra i due momenti c’ è un passaggio psicologico:
1. L’ io lirico avanti all’ infinito spaziale prova un senso di sgomento ‘’ per poco il cor non si spaura’’
2. L’ io si annega nell’ immensità dell’ infinito immaginato (spaziale e temporale) cosi da perdeere la sua
identità, provando una sensazione di naufragio dell’ io piacevole, “dolce”, poiche lo spargersi della coscienza
individuale da una sensazione di “piacere”
-tratta quindi sia della dimensione percettiva sia di quella psicologica
[si potrebbe cadere nel pensiero secondo cui ad essere rappresentata sia una dimensione sovrannaturale, ma l’
infinfinito non ha le caratteristiche del divino, di una entità spirituale e trascendente. È un infinito “materiale” ,
soggettivo poiche creato dall’ immaginazione e viene evocato da sensazioni fisiche. ]
STRUTTURE FORMALI:
Le due parti occupano rispettivamente sette versi e mezzo e sono separati da una pausa centrale segnata da un punto
femro. Ma comunque vi sono elementi che collegano le due parti in quanto si tratta sempre di un processo unico in cui
ogni immaginazione scaturisce dall’ altra. La congiungione è sintattica e consiste nella congiunzione ‘’e’’ all’ inizio
del secondo periodo.
L’ impressione di infinità spaziale è resa con l’ uso di vocale tonica “a” che danno sempre idea di vastità e da A
rinforzare l'idea di infinito concorrono anche i plurali («interminati spazi», «sovrumani silenzi», «morte stagioni») e
le serie di coordinazioni in
Il brivido di sgomento è reso con vocali dal suono cupo, “U” “spaura”.
Su 15 versi ci sono 10 ejambaman per creare un discorso unitario e continuum
Il gioco dei tempi: un'esperienza ricorrenteI versi iniziali sembrerebbero dare l'impressione che il tema della poesia
sia quello tradizionale del piacere della solitudine ricercata in luogo ameno e riparato. L'avvio sembra narrativo,
perché il «sempre caro mi fu» suggerisce l'idea di un legame antico, che rimanda al passato. Ma subito dopo subentra
e domina in assoluto il presente. L'esperienza descritta è dunque attuale o, piuttosto, si ripete ogni volta con la stessa
forza della prima.
v. 1= “ermo colle” è il monte Tabor, altura a sud di Recanati, nei pressi di casa sua, “solitario” è una delle parole dal
lessico dell vago ed indefinito
v. 7 = “io nel pensier mi fingo” il poeta immagina e si costruisce una situazione con gli strumenti della sua fantasia
sono tutte dedicate ad un quadro diverso: luna, vecchio, bambino, gregge, ma il motivo è uno: LA VITA
è MALE SEMPRE E COMUNQUE
LUNA ANTROPOMORFAAlla ricerca di una seppur muta solidarietà, il pastore umanizza la luna
rifacendosi implicitamente al mito che la identifica con la vergine cacciatrice Diana («Vergine luna», v. 39).
Nello sviluppo del componimento la luna è sempre definita con caratteri umani: oltre che «vergine», essa è
di volta in volta «intatta» ('immacolata'), «solinga, peregrina, silenziosa, muta, pensosa, giovinetta
immortal». La bianchezza è associata alla verginità della «giovinetta immortal», ma anche alla sua
lontananza e intangibilità. La luna non risponde, ma forse potrebbe farlo, a differenza del gregge, al quale il
pastore non chiede risposta («se tu parlar sapessi»).
4)A SILVIA:
composto a pisa nel 1828, pubblicato solo nell’ edizione fioretina dei Canti del 1831. Inaugura la nuova stagione della
poesia leopardiana dei “GRANDI IDILLI”
tale opera è la massima rappresentazione della CIFRA DELLA VAGHEZZA, infatti non è rappresentato un diretto
rapporto sentimentale tra due giovani o una vicenda d’ amore, ma la situazione è lasicata nel vago e dell’
indeterminato. Cio che unisce SILVIA ed il POETA a distanza è il parallelismo tra due condizioni: sono associati
dalla condizione giovanile, salle loro speranze e sogni e poi dalla loro delusione. Le prime due strofe di A
Silvia evocano uno dei due protagonisti del canto: Silvia, il ‘tu’ con cui dialoga l’io poetico, la fanciulla che risorge
dal passato tramite i ricordi di lei conservati dal poeta. La terza strofa introduce l’altro protagonista, l’io che in quel
tempo passato dedicava «la miglior parte» (v. 18) della sua vita agli studi: studi che il suono della voce di Silvia di
tanto in tanto interrompeva.
VAGHEZZA:
1. LA FIGURA FEMMINILE: è povera di indicazioni concrete, l’ immagne di silvia ha solo 2 particolari,
uno fisico, “gli occhi ridenti e fuggitivi” e uno psicologico “ atteggiamento lieto e pensoso”.
2. MONDO ESTERNO: il paesaggio primaverile è povero di indicazioni sensibili, concrete. Non ci sono
proprio descrizioni ma solo aggettivi sobri [“odoroso, sereno”] . è un mondo rarefatto, cosi da creare una
vaghezza tipica della poetica leopardiana, la tendenza del vado ed indefinito in cui secondo il poeta in cui
ssecondo il poeta consiste il bello ed il piacevole delle cose, dando l’ illusione di un infinito a cui l’ uomo
ispira.
LA REALTA “FILTRATA”:
Tale poesia prende spunto da un evento realmente vissuto, Per delineare il personaggio
di Silvia, Leopardi probabilmente si ispirò alla figura di Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta
di tisi giovanissima nel 1818. Ma, molto più che alla reale biografia di Teresa Fattorini, questo personaggio poetico
appartiene all’interiorità di Leopardi: la Silvia che prende forma in questo canto è anzitutto una grande figura del suo
immaginario . Ma per essere assunto in poesia tale avvenimento deve essere sottoposto a filtri che lo depurano dall’
urgenza materiale propria dell’ “arido vero”.
FILTRO FISICO il filtro fisico è la finestra della casa paterna da cui guarda il mondo esterno impedendo
a leopardi un contatto diretto con la realtà. L’ io lirico non è mai immerso nel mondo, leopardi percepisce il
mondo dal chiuso della propria stanza, dove studia e pensa, quindi dal chiuso del proprio mondo interiore. È
quindi un confine simbolico che mette in contatto il mondo interiore con quello esteriore, l’ immaginario ed il
reale.
Funzione: analoga a quella della siepe nell’ “infinito”, infatti sono citate insieme nella parte dello
“Zibaldone” in cui leopardi teorizza l’ esperienza dell’ infinito attraverso l’ indefinito.
FILTRO DELL’ IMMAGINAZIONE il canto delle figlie del cocchiere non è percepito con i sensi ma
trasfigurato attraverso l’ immaginazione. Cosi nel rapporto con il reale si determina una “doppia visione” .
leopardi dice: “ egli vedrà con gli occhi una torre, una campagna; udrà con gli orecchi il suono di una
campana, e nel tempo stesso con l’ immaginazione vedra un’ altra torre, campagna e udrà un altro suono” e
nel secondo genre (immaginazione) sta tutto il bello ed il piacevole delle cose.
FILTRO DELLA MEMORIA il ricordo per leopardi ha la stessa funzione dell’ imamginazione nel
rendere indefinite e poetiche le cose. Nel caso di “A SILVIA” la memoria richiama un particolare del passato,
il canto della fanciulla, trasfigurandolo. Ma il particolare del mondo esterno era gia stato trasfigurato a quel
tempo dall’ immaginazione , salla “doppia visione”. Quindi non si ha solo la memoria, ma la MEMORIA DI
UN ILLUSIONE. è proprio nello spazio del passato e della morte che Leopardi dà corpo nel modo più aereo
e splendido ai fantasmi della felicità. fn questo senso, A Silvia segna una svolta nella poetica di Leopardi,
che stabilisce ora un legame privilegiato non più con l’immaginazione, ma con la memoria di ciò che è
perduto per sempre. Lo Zibaldone ne dà conferma: il 14 dicembre 1828, otto mesi dopo la composizione di A
Silvia, Leopardi vi scrive: «La rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico, non per altro, se
non perché il presente, qual ch’egli sia, non può esser poetico; e il poetico, in uno o in altro modo, si trova
sempre consistere nel lontano, nell’indefinito, nel vago».
FILTRO LETTERARIO le immaginazioni suscitate dalla suggestione indefinita del canto della fanciulla
sono anche memorie poetiche . in tal caso sulla figura di Silvia che canta mentre è intenta al telaio si
sovrappone il ricordo virgiliano del CANTO DI CIRCE, che giunge ai troiani,mentre veleggiano avanti alle
coste italiche. In piu la sovrapposizione di questi due ricordi è confermata dal fatto che Leopardi ha semrpre
mostrato grande ammirazione per virgilio e per la poetica antica.
FILTRO FILOSOFICO l’ illusione recuperata dalla memoria non puo piu essere vissuta ingenuamente
come da giovani, poiche è subentrata la presa di coscienza filosofica del “vero”, approdo ad una visione
pessimistica del mondo. L’ illusione risorge comunque, ma in questo caso è accompagnata dalla
conspevolezza del vero, e della “vanità del tutto”. Per questo la realtà è presentata smaterializata, povera di
determinazioni concrete. Ma la poesia nasce dall’ esigenza di affermare il BISOGNO DI FELICITà,
nonostante le conquiste filosofiche. A SILVIA si chiude infatti con l’ imamgine della fredda morte, ma per
tutto il compontimento il poeta evoca le immagini della vita e della gioia come PROTESTA CONTRO LA
FORZA MALIGNA DELLA NATURA CHE LE HA LEGATO ALL’ UOMO. La sesta e ultima strofa
stabilisce, infine, un parallelismo tra la morte di Silvia e quella, di poco posteriore, della speranza del poeta: i
sogni infantili di lei e di lui non si sarebbero mai avverati e, anzi, sarebbero svaniti una volta per tutte.
STRUTTURE FORMALI:
A LIVELLO MORFOLOGICO risalta l’ opposizione dei tempi verbali, l’ imperfetto ed il presente.
L’ IMPERFETTO è il tempo che indica continuità nel passato, quindi segna l’ immersione nella durata
indefinita dei sogni, è il tempo della memoria e dell’ illusione. La continuità è poi interrotta nel momento in
cui il poeta non ricorda piu ma trae un amaro bilancio della sua protesta contro la natura che nega la felicità
all’ uomo. Qui si passa al PRESENTE, il tempo del vero e della consapevolezza, e della delusione. Questo
mostra come la memoria addolcisce la durezza del vero.
IL LESSICO risponde invece alla poetica dell’ indefinito con parole vaghe che leopardi considera “poetiche”
LIBERTA’ METRICA C’ è liberta assoluta nella struttura metrica, dall’ alternarsi libero di endecasillabi e
settenari. Tale libertà asseconda la tendenza alla vaghezza e all’ indefinitezza delle imamgini. Le pause danno poi
fluidità musicale poiche molti endecasillabi non hanno pause interne. L’ estrema scorrevolezza musicale corrisponde
al ‘’vago ed indefinito”. Mentre nei versi riflessivi e di protesta si assiste a piu pause
La poesia si fonda sull’ opposizione tra illusione-consapevolezza del vero, vagheggiamento della vita e
della gioia-contemplazione del dolore e del nulla. Queste opposizioni vivono all’ interno di una poesia
fortemente unitaria, e le due parti non sono inseparabili per la validità della poesia. Sono inserparabili
perche lo stacco di temi e tonalità fra le due parti danno rilievo e vigore al movimento dinamico del
discorso poetico
STRUTTURA STILISTICA:
Riflette le opposizioni appena citate
La prima parte ha movimenti sintattici e ritmici limpidi e scorrevoli
La seconda parte è piu tesa e drammatica, si alternano frasi brevissime a movimenti piu ampi con interrogazioni ed
esclamazioni.
PARTE RIFLESSIVA:
La parte riflessiva è posta dopo il quadro idillico senza pero segnare un brusco stacco . è una riflessione che mira a
negare la possibilità del piacere. La conclusione filosofica è affidata ad un colloquio con il garzoncello, facendo un
invito a non spingere lo sguardo oltre i confini dell’ illusione giovanile, quindi non polemizza sul vero ma lo
dissimula. Quindi non c’ è un distacco tra le due parti ma una continuità
Anche sul piano stilistico avviene questa unità attraverso la scorrevolezza musicale e il gioco dele rime,
anche il lessico dell’ ultima strofa rimanda al linguaggio dell’ imamginar, e non a quello del vero
6) A SE STESSO
Composto nel 1835 a firenze. L’ occasione esterna è la fine della passione nutrita dal poeta per l’affascinante Fanny
Targioni Tozzetti. la scoperta della vera realtà della donna amata, che negava l’ immagine costruitasi dal poeta. Fu
pubblicata nell’ edizione dei canti del 1835. Appartiene ai 5 canti del ciclo di aspasia.
Vi è in tale poesia la negazione definitiva dell’ illusione, c’ è la scomparsa dell’ inganno, l’ amore. segna il distacco
definitivo dalla fase giovanile delle illusini. Non c’ è piu un atteggiamento contemplativo di fronte al “vero” tipico
delle operette morali, compare il contegno agonistico ed eroico che si esprime nel disprezzo verso se stesso che ha
ceduto ancora ai “cari inganni”, sia verso la natura e la forza malefica del fato che domina l’ universo avendo come
fine il male
Per comprendere a pieno il significato di A se stesso è necessaria una lettura in chiave narrativa dei Canti, ossia una
lettura che tenga conto delle poesie che nella raccolta la precedono, Il pensiero dominante e Amore e Morte: mentre in
quelle era celebrata la potenza del sentimento amoroso, in questa si registrano gli effetti devastanti della fine di
quell’ultima illusione, di quell’«inganno estremo» (v. 2).
Una lapide per l’insensatezza di tutte le coseIl titolo annuncia un soliloquio che, per il suo contenuto mortuario,
prende la forma di un’iscrizione tombale. Il soggetto si chiude in se stesso e invita il proprio cuore ad abbandonare la
vita, la speranza, i palpiti, a constatare l’insensatezza di tutte le cose e a disprezzare se stesso e il resto del mondo.
STRUTTURA STILISTICA:
Il collasso del desiderio e della vita si traduce in un collasso della forma poetica: all’opposto della retorica
elaboratissima delle canzoni, le frasi che compongono questo testo sono tronche, spezzettate, danno spesso
l’impressione di essere incomplete e di rimanere sospese, e si susseguono tumultuosamente, come fremiti di disgusto e
di collera.
IL lessico è spoglio, gli aggettivi sono rari, consta solo di verbi e sostantivi. Crea quindi una distanza con il linguaggio
degli idilli, con un fitto ricorrere di immagini e parole vaghe ed indefinite e con scorrevolezza musicale dei versi. Non
è un inaridimento dell’ aspirazione ma di una poesia nuova
7)LA GINESTRA
Composta a napoli presso torre del greco, in una villa alle falde del Vesuvio, pubblicata da antonio ranieri nei canti del
1845.
È una svolta, e testamento spirituale di leopardi. Chiude il suo percorso poetico. Il componimento ripropone la dura
polemica antiottimistica e antireligiosa. Ma qui leopardi non nega la possibilità di un progresso civile, ma cerca di
costruire una sua idea di progresso sulla base del suo pessimismo. La consapevolezza della reale condizione umana,
indicando la natura come nemica, puo indurre gli uomini ad unirsi per combatterla. Invitando gli uomini alla
solidarietà [spiraglio di luce = amicizia e solidarietà ]
LA GINESTRA: è un fiore del deserto giallo che anche in inverno mostra la sua bellezza. Il fiore infatti riesce a
sopravvivere anche alle falde del vesuvio , il quale era una minaccia continua per l’ umanità, “la distruzione” . il
terreno lungo il vesuvio è arido e fatto di lava solidificata, ma la ginestra riesce a fiorire dinuovo.- “l’ uomo non
deve quindi arrendersi ma come la ginestra deve rinascere dalle ceneri”
STROFE:
1. Viene descritto il deserto. Il paesaggio è rappresentato ponendo attenzione alla potenza distruttiva della
natura, con immagine di desolazione ed abbandono, immagine di morte.
Le connotazioni positive della ginestra sono: abbellisce i deserti, è gentile in opposizione alla
spietatezza del vulcano. valore simbolico: rappresenta la pietà verso la sofferenza degli esseri
perseguitati dalla natura. Per leopardi la pietà si esprime soprattutto attraverso la poesia, unico
conforto all infelicità. Attraverso questo fiore mostra la sua pietà verso le vittime della natura.
È la vita che restiste ad ogni costo al deserto, e alla potenza della natura
2. POLEMICA ANTIRELIGIOSA contro il ritorno religioso del suo presente. Leopardi è un materialista, e
per lui attraverso il religioso significa abbandonare la via seguita dal peniero moderno, tornando all’
oscurantismo del medioevo. Il poeta attribusce il trionfo della visione religiosa alla vigliaccheria, l’ eta attuale
non ha il coraggio di guardare in volto al “vero” , la sorte infelice. Lui a tale vigliaccheria contrappone la sua
figura eroica e solitaria.
3. Il poeta definisce la vera nobiltà spitiruale consiste nel guardare coraggiosamente in faccia il destino
comune e nel dire il vero sulla condizione del genere umano, mostrandosi forti nel soffrire e solidali con altri
uomini
.costruzione di una sua IDEA DI PROGRESSO: Parte dall’ idea del suo pessimismo e la
consapevolezza della tragica condizione umana. Se gli uomini capissero che causa delle proprie
sofferenze è la natura, sarebbero spinti a coalizzarsi contro essa, creando legami sociali “la social
catena” . questo progresso non garantisce la felicità ma una società piu giusta e civile . l’ uomo sara
infelice per natura, ma non ci sarà piu l’ infelicità addizionale che nasce dai conflitti tra uomini
IL COMPITO DELL’ INTELLETTUALE Nella creazione di tale società deve rendeeere palesi
al vulgo questi concetti e diffondere la consapevolezza del “vero”” indicando il nemico contro cui
combattere e spingendo alla fraternità fra uomini.
4. SQUARCIO PAESISTICO è lo stesso paesaggio della prima strofa (vesuvio) la distesa di lava
pietrificata, qui si affaccia anche la figura del poeta. A differenza degli idilli in cui il poeta era separato dalla
realta attraverso vari espedienti [ex la finestra], inducendo a servirsi di imamginazione , cadendo in una realtà
interiore. In questo caso, non ci sono separi, ma l’ io è immerso nella realtà esterna, e la affronta eroicamente,
mostrando la vera condizione dell’ uomo.
Da qui si esalta l’ ultimo leopardi che vuole fare poesia non piu attraverso l’ “immaginazione”
ma attraverso il “vero”
5. Riprende motivo della prima: LA POTENZA DISTRUTTIVA DELLA NATURA che è indifferente alla
condizione umana distruggendolo e schiacciandolo[ex il vesuvio che distrugge ercolano e pompei nel 1. D.C ]
6. MOTIVO DEL TEMPO contrasto fra tempo umano insignificante e immobilità del tempo eterno della
natura. Il tempo umano scorre vario, trasformando le cose, la natura maligna incombe immutata e ferma nella
sua minaccia [il vulcano]