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L'invetriata

Fa parte della raccolta di poesie “Canti Orifici” e fu pubblicata nel 1914.

Temi: la contemplazione di un tramonto estivo, l'emozione, intensissima, del contatto con i colori della
sera e della notte, la ferita sempre aperta nel cuore dell'esistenza umana.
Schema metrico: versi liberi e sciolti e non ci sono rime.
vv. 1-3: il rosso caldo e acceso di un tramonto estivo riversa il suo chiarore nell'ombra della stanza
dove si trova il poeta; egli si sente inspiegabilmente ferito, nel suo cuore, dalla luce color del sangue che
invade la stanza (importante qui é l’aspetto visivo).
vv. 4-7: ormai è buio; l'accendersi improvviso di un lampione sconvolge le tenebre. Nascono, nello
spirito eccitato del poeta, inquieti interrogativi: chi è chi è che ha acceso la lampada? Il semplice
avvenimento sembra inspiegabile e si carica perciò di mistero. Il turbamento (e quindi l’odore di
putredine, la forza corrosiva delle domande senza risposta) si espande, contagiando la stanza in cui si
trova il poeta che sembra caricarsi dei bagliori del tramonto (una piaga rossa languente) (qui sono
importanti sia aspetto visivo che olfattivo).
Vv. 8-11: è il momento della notte; le stelle brillano come bottoni di madreperla, nel cielo buio, che pare
dolce e morbido come una scura stoffa di velluto. Campana sottolinea però la natura incerta di questa
bellezza: essa è destinata a svanire con il ritorno del giorno. Non svanirà però sempre una piaga rossa
languente (v. 11), ovvero la nota di malinconia e tristezza che si è destata nell'animo del poeta nell'ora
iniziale del tramonto: essa, ora, pervade sia il suo cuore sia il cuore della sera.

La poesia è originata dal parallelismo tra la ferita (piaga) del tramonto e la ferita che Campana sente nel
proprio animo. E il secondo parallelismo è quello tra il fuori-sereno ed il dentro-morte.
L’angoscia del poeta è data anche dalle ripetizioni che sono usate per favorireli'immedesimazione del
lettore.

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