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Il tema dell infinito nella poesia di Leopardi.

Il motivo dell infinito, in Leopardi, come processo mentale che si muove su due
elementi fondamentali:

quello spaziale (interminabili spazi)


quello temporale (l eterno e le morte stagioni..)

un tema ricorrente e il rapporto tra finito ed infinito, come dimensione dell


immaginazione legato, nel poeta, al piacere e al sentimento.

Il poeta infatti ama naufragar nell infinito e nell eterno come processo immaginativo e
consolatorio che, pur se dominato dalla ragione, esprime un processo conoscitivo
(Sapegno) che comporta una eliminazione dei dati reali e concreti (l eclusione
determinata dalla siepe; lo stormire delle piante determinato dal vento;) per
abbracciare l infinito come superamento dei limiti posti all uomo .

Mentre per molti poeti romantici il tema dell infinito e dell eterno rappresenta, infatti,
una fuga nel sogno e nell irrazionale per Leopardi contemplazione del piacere che la
ragione domina e che quanto pi reali sono i limiti posti dalla ragione tanto pi il pensiero
si annienta nell infinito (il suono reale e familiare del vento sembra evocare l eternit) e
vaga nell immensit e nell eternit.

Leopardi, come i critici hanno messo in evidenza, esprime un sogno fatto in presenza
della ragione e la forza evocativa della immaginazione che consente di spaziare nell
eterno, e di rifugiarsi nell infinito e nella potenza evocatrice del ricordo (la rimembranza)
per ricreare la felicit, pone anche dei limiti (la siepe) che fanno da confine tra finito ed
infinito.

Quando si parla dell infinito leopardiano si tende ad identificarlo con l infinito recanatese
che esprime la dimensione emotiva ed affettiva del poeta.
Tuttavia esistono vari infiniti.

C quello visto dalla sommit del Monte Tabor (che oggi chiamato Colle dell
Infinito) che consente di dominare un panorama vastissimo che si estende dal Mar
Adriatico ai Monti Appennini che lega il tema dell infinito a quello del piacere e della
felicit colti nella dimensione del fantasticare il naufragar m dolce in questo mare.

Ma c anche quello visto dal versante opposto di Recanati che si apre su un infinito
suggestivo ed ampio fatto di colline digradanti verso il mare, della riviera del Monte
Conero, del mare, e arriva fino all orizzonte che - nei giorni pi limpidi lascia scorgere
alle coste della JUGOSLAVIA.

E da questo versante, che nel maggio odoroso, si aprono le vie dorate e gli orti e
quinci il mar da lungi e quindi il monte ossia quell infinito spaziale che matafora del
futuro, carico di promesse e speranze, dei giovani Silvia e Giacomo.

Ed ancora qui che Leopardi ne Le ricordanze ricorda i giorni inenarrabili della sua prima
giovinezza e che pensieri immensi, che dolci sogni mi ispir la vista di quel lontano mar,
quei monti azzurri, che di qua scopro, e che varcare un giorno io mi pensava, arcani
mondi, arcana felicit fingendo al viver mio!

Anche Nerina, come Silvia figura della morte precoce e del disinganno dell et adulta
rievocata sullo sfondo di questi odorosi colli ed avanza a passo di danza verso il futuro,
in un immagine raggiante di giovinezza Ivi danzando; in fronte la gioia , splendea negli
occhi quel confidente immaginar, quel lume di giovent, quando spegneali il fato..

Ma l infinito leopardiano si estende anche al di fuori del natio borgo selvaggio ed infatti
gli altri due testi che possiamo considerare una sorta di pessimismo ragionato, sublimato
in immagini: Canto notturno di un pastore errante dell Asia e La ginestra, o il fiore del
deserto esprimono, anche se in modo diverso, il senso dell infinito.

Nel primo la luna che nei pleniluni sereni viene a rischiarare l infinit profondit della
notte, e che sorge sempre identica a se stessa non pi chiamata mia e diletta
perch affettuosamente partecipe delle vicende del poeta, amica e confidente, compagna
che - secondo alcuni critici - diventa una sorta di sostituto simbolico della presenza
femminile, ma anzi sembra interrompere il profondo infinito seren con la sua presenza
immobile e silenziosa. E una luna silenziosa, indifferente che non risponde alle
domande del pastore, una luna che ha perso ogni accento lirico e diviene oggetto
metafisico, e il poeta si chiede che fa l aria infinita e quel profondo infinito seren ? e l
infinito andar del tempo sembra sottolineare l immensa solitudine umana ed la prova
della marginalit dell uomo nell universo, della falsit delle sue pretese di immortalit,
frutto di ignorante superbia.

Nella Ginestra il cielo stellato che fa da sfondo quello napoletano di Torre del Greco e
diventa metafora della bellezza dei sogni del poeta, della vastit delle sue attese, dell
altezza morale delle sue aspirazioni, i paesaggi infiniti sono descritti attraverso la
commozione del sentimento e del ricordo ma l immensa solitudine del Canto notturno
la stessa desolazione del deserto vesuviano della Ginestra, paesaggi infiniti prosciugati
dalla commozione del sentimento e dalla potenza lirica della rimembranza

L infinito spaziale e l infinito temporale di Leopardi sembrano coincidere con l


immensit del dolore e del sentimento del poeta e trovano nell immaginazione una loro
dimensione espressiva.

l tema principale del componimento


lintuizione dellinfinito. Il poeta sostiene che
determinate esperienze sensoriali, vaghe ed
indefinite, stimolano limmaginazione umana,
che crea linfinito
Composto a Recanati nel 1819, durante la prima stagione lirica della poetica
leopardiana, Linfinito il componimento pi esemplare tra i Piccoli Idilli.
Tuttavia si discosta dai primi cinque Idilli, poich non riflette il dolore personale del
poeta, il quale interpreta in chiave nuova questo genere poetico.
Scritto per la prima volta da un autore greco, lidillio una bellissima descrizione della
natura, presenta quadretti campestri e paesaggi.
Questa tipologia di idillio si definisce oggettivo, a differenza dellidillio leopardiano,
definito soggettivo.
Esso, infatti, ha i colori e le sfumature dellanima di Leopardi.
Sempre caro mi fu questo colle solitario, e questa siepe, che impedisce la vista di una
gran parte dellorizzonte.
Ma sedendo e contemplando, io immagino nel mio pensiero spazi infiniti al di l della
siepe, sovrumani silenzi e profondissima quiete; nella contemplazione dei quali il cuore
prova un senso di sgomento.
E quando odo stormire il vento fra queste piante, paragono quel silenzio infinito a questo
rumore del vento: e nasce nella mia mente il pensiero delleterno, delle epoche passate,
del presente che ancora in corso e della sua voce.
Cos in questa meditazione sullinfinito nello spazio e nel tempo, il mio pensiero si
smarrisce: e il lasciarmi annegare dolce nel mare dellinfinito.

Luomo anela linfinito, ma esso irraggiungibile, poich la realt offre solo un piacere
finito, deludente, "figlio daffanno".
Lidillio leopardiano descrive esattamente una di queste esperienze, nelle quali luomo
sfugge allo spirito critico della ragione e annega nel mare dellinfinito.
La poesia si suddivide in due parti: nella prima, Leopardi seduto sul monte Tabor,
dietro una siepe, che non gli permette di vedere lampiezza dellorizzonte.
Anche se costituisce un limite, la siepe sempre stata cara al poeta, cos come quel colle
solitario, perch stimola limmaginazione, che conduce allintuizione dellinfinito
spaziale.
Giacomo Leopardi si abbandona alla dolcezza del nulla ed immagina spazi senza limiti e
"sovrumani silenzi" in una "profondissima quiete", che provoca una sensazione di
vertigine.
Luomo davanti allimmensit del tutto non nulla, sente la sua pochezza e prova un
senso di sgomento.
Nella seconda parte, il poeta viene riportato alla realt dalla primavera, che si manifesta
con il soffio con lo "stormir" del vento tra le piante.
"e mi sovvien leterno": questa sensazione uditiva apre una meditazione sullinfinito
temporale, che in contrasto con "le morte stagioni, e la presente e viva" e con il suono
delle effimere azioni degli uomini, destinate a svanire nel nulla.
In questa "immensit", la ragione tace ed proprio il silenzio dello spirito critico, che
permette di raggiungere linfinito.
Leopardi annega in questo mare ed bello, "dolce", uno sfogo della libert. La struttura
dellidillio rigorosa e basata su precise simmetrie. I momenti, che corrispondono
allesperienza dellinfinito spaziale e temporale, sono racchiusi esattamente in sette versi
e mezzo ciascuno. Il passaggio tra di essi rappresentato da una pausa (verso 8), segnata
da un punto fermo. Comunque tra le due parti del componimento c continuit,
descritto un processo unico, le due immaginazioni scaturiscono luna dallaltra, senza
nessun contrasto.

Composto a Recanati nel 1819, durante la prima stagione lirica della poetica
leopardiana, Linfinito il componimento pi esemplare tra i Piccoli Idilli.
Tuttavia si discosta dai primi cinque Idilli, poich non riflette il dolore personale del
poeta, il quale interpreta in chiave nuova questo genere poetico.
Scritto per la prima volta da un autore greco, lidillio una bellissima descrizione della
natura, presenta quadretti campestri e paesaggi.
Questa tipologia di idillio si definisce oggettivo, a differenza dellidillio leopardiano,
definito soggettivo.
Esso, infatti, ha i colori e le sfumature dellanima di Leopardi.
Sempre caro mi fu questo colle solitario, e questa siepe, che impedisce la vista di una
gran parte dellorizzonte.
Ma sedendo e contemplando, io immagino nel mio pensiero spazi infiniti al di l della
siepe, sovrumani silenzi e profondissima quiete; nella contemplazione dei quali il cuore
prova un senso di sgomento.
E quando odo stormire il vento fra queste piante, paragono quel silenzio infinito a questo
rumore del vento: e nasce nella mia mente il pensiero delleterno, delle epoche passate,
del presente che ancora in corso e della sua voce.
Cos in questa meditazione sullinfinito nello spazio e nel tempo, il mio pensiero si
smarrisce: e il lasciarmi annegare dolce nel mare dellinfinito.
Il tema principale del componimento lintuizione dellinfinito.
Il poeta sostiene che determinate esperienze sensoriali, vaghe ed indefinite, stimolano
limmaginazione umana, che crea linfinito.
Luomo anela linfinito, ma esso irraggiungibile, poich la realt offre solo un piacere
finito, deludente, "figlio daffanno".
Lidillio leopardiano descrive esattamente una di queste esperienze, nelle quali luomo
sfugge allo spirito critico della ragione e annega nel mare dellinfinito.
La poesia si suddivide in due parti: nella prima, Leopardi seduto sul monte Tabor,
dietro una siepe, che non gli permette di vedere lampiezza dellorizzonte.
Anche se costituisce un limite, la siepe sempre stata cara al poeta, cos come quel colle
solitario, perch stimola limmaginazione, che conduce allintuizione dellinfinito
spaziale.
Giacomo Leopardi si abbandona alla dolcezza del nulla ed immagina spazi senza limiti e
"sovrumani silenzi" in una "profondissima quiete", che provoca una sensazione di
vertigine.
Luomo davanti allimmensit del tutto non nulla, sente la sua pochezza e prova un
senso di sgomento.
Nella seconda parte, il poeta viene riportato alla realt dalla primavera, che si manifesta
con il soffio con lo "stormir" del vento tra le piante.
"e mi sovvien leterno": questa sensazione uditiva apre una meditazione sullinfinito
temporale, che in contrasto con "le morte stagioni, e la presente e viva" e con il suono
delle effimere azioni degli uomini, destinate a svanire nel nulla.
In questa "immensit", la ragione tace ed proprio il silenzio dello spirito critico, che
permette di raggiungere linfinito.
Leopardi annega in questo mare ed bello, "dolce", uno sfogo della libert. La struttura
dellidillio rigorosa e basata su precise simmetrie. I momenti, che corrispondono
allesperienza dellinfinito spaziale e temporale, sono racchiusi esattamente in sette versi
e mezzo ciascuno. Il passaggio tra di essi rappresentato da una pausa (verso 8), segnata
da un punto fermo. Comunque tra le due parti del componimento c continuit,
descritto un processo unico, le due immaginazioni scaturiscono luna dallaltra, senza
nessun contrasto.
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di l da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Cos tra questa
Immensit s'annega il pensier mio:
E il naufragar m' dolce in questo mare.

Mi fu sempre caro questo colle solitario


e questa siepe,
che ostacola la vista dellorizzonte.
Ma sedendo e guardando,
immagino spazi infiniti
e silenzi sovrumani, e una tranquillit estrema
dei quali per poco il cuore non si spaventa.
E quando sento il vento soffiare tra queste piante,
io vado comparando
quellinfinito silenzio a questa voce
e mi ritorna in mente linfinito,
e le stagioni passate, e quella attuale
e il suon di lei. Cos la mia mente annega
in questa immensit:
e il naufragar in questo mare mi d piacere.

Questa poesia di Giacomo Leopardi fa parte dei piccoli Idilli, scritti tra il 1819 e il 1821, rispetto
ai grandi Idilli sono scritti un decennio in anticipo e sono di dimensione pi ristretta.
Il titolo della raccolta deriva dal greco quadretto, ovvero rappresentazione in breve di un
paesaggio.
In questa poesia largomento principale linfinito, che anche il titolo dellopera. Questo
soggetto tipico della corrente letteraria del romanticismo, tema sviluppato soprattutto in
Germania.
Limmagine rappresentata quella del poeta che sale sul monte Tabor, vicino alla sua casa a
Recanati, e ad un certo punto una siepe gli ostacola la vista. A differenza degli altri lautore
decide di fermarsi e di immaginare.
Qui pensa a quello che potrebbe esserci dietro, e vede interminati spazi, sovrumani silenzi e
profondissima quiete.
La poesia pu essere divisi in due parti: la prima dove lo scrittore rappresenta linfinito, e la
seconda dove viene riportato alla realt grazie alla primavera e al suo vento, che viene
paragonato nuovamente allinfinito, contro il passare delle stagioni che rappresentano le
svanevoli azioni delluomo che hanno sempre una fine.
lautore trova piacevole questa condizione di smarrimento in rapporto alla vastit delluniverso
e del tempo infinito, lautore trova piacevole questo

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