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parafrasi
Alla sera di Ugo Foscolo: testo, parafrasi, commento e figure
retoriche di uno dei più celebri sonetti del poeta, composto nel 1803
2Testo e parafrasi
Testo
Parafrasi
3Analisi retorico-stilistica
Rispetto al sonetto «A Zacinto», «Alla sera» Approfondisci
di Foscolo è un sonetto più calmo e posato, All'amica risanata di Ugo
Foscolo: significato,
che risponde all’esigenza del poeta di
parafrasi e figure retoriche
profonda meditazione. L’incipit è quasi
silenzioso e vago con quel «Forse» che ben esprime il dubbio tipico
delle meditazioni. Subito l’anastrofe ai vv. 1-2: «Forse perché della
fatal quïete / Tu sei l’immago a me sí cara vieni, / O Sera!». «O Sera!»
è un’apostrofe, collocata al terzo verso, come pure nei sonetti «A
Zacinto» e «In morte del fratello Giovanni»; l’apostrofe indica che il
poeta si rivolge direttamente alla sera, personificandola. A dare il
senso di quiete notturna abbiamo le anafore ai vv. 3 e 5: «e
quando… e quando»; gli enjambements ai vv. 5-6, «inquïete /
tenebre», ai vv. 7-8, «secrete / vie», ai vv. 10-11, «fugge / questo reo
tempo», ai vv. 13-14, «dorme / quello spirto guerrier», conferiscono
al sonetto un’andatura nobile e inquieta.
«… e le secrete / Vie del mio cor soavemente tieni» (vv. 7-8) è una
metafora che Foscolo riprende probabilmente da Dante: «Io son
colui che tenni ambo le chiavi / del cor di Federigo, e che le volsi, /
serrando e diserrando, sì soavi / che dal secreto suo quasi ogn’uom
tolsi» (Inf. XIII, vv. 58-61); si nota, infatti, la presenza del verbo
«tenere» (tenni; tieni), il sostantivo «cor», l’aggettivo in funzione
avverbiale «soavi» in Dante, avverbio vero e proprio, «soavemente»,
in Foscolo, oltre che la parola «secreto»/«secrete», presente in
entrambi i passi. Pier delle Vigne, protagonista del passo dantesco,
fu consigliere dell’imperatore Federico II di Svevia; forse Foscolo
intende alludere che la sera è la sua più fidata e intima consigliera?
In effetti essa è il momento delle meditazioni più profonde e intime.
Ai vv. 9-10 i pensieri seguono metaforicamente le orme (le tracce,
quindi) che portano al nulla eterno, come se fossero segugi.
Importante la deissi «questo reo tempo», in cui il poeta sembra
rendere tangibile il passaggio non solo delle epoche, ma anche della
sua vita, oggettivando l’idea filosofica.
4Commento
Questo sonetto fu pubblicato nell’aprile del Approfondisci
1803 e composto con ogni probabilità nei sei Giacomo Leopardi: vita,
mesi che lo precedono, poiché non compare opere e pensiero
nell’edizione delle poesie del 1802. Per Foscolo è un periodo pieno
di angoscia e di amarezza, di gravi impegni militari e di disillusioni
amorose, che lo rendono desideroso di equilibrio e di pace: è
necessaria la quiete per poter meditare, riflettere, scrivere. La sera
doveva essere davvero uno di quei momenti eletti in cui fermare i
pensieri e penetrare il mistero dell’esistenza attraverso gli occhi
disincantati di un ateo materialista. Alla sera è una sorta di
itinerarium mentis ad nihil, ossia un «viaggio dell’intelletto verso il
nulla», viaggio intellettuale non diverso da quello di un poeta
posteriore, quel Giacomo Leopardi che nel pessimismo cosmico
parlava di contemplare «l’arido vero».
Concetti chiave
Il metro: il sonetto
Alla sera è un sonetto: si compone di quattordici versi endecasillabi
suddivisi in due quartine e due terzine, con schema rimico ABAB
ABAB CDC DCD.