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La terza cibernetica...

Silvio Ceccato. Diresse il Centro di Cibernetica e di Attività Linguistiche dell'Università di


Milano dalla sua fondazione, nel 1957, fino al suo passaggio allo IULM.

Le tre cibernetiche
Robotica - macro e micro movimenti fisici
Bionica - gli apparati organici (udito, vista ecc)
Logonica (rapporti fra linguaggio e pensiero)

Regole fondamentali: i nostri pensieri sono costituiti da nostre operazioni. I significati - si


attribuiscono. Ovvero, non lo si trova, lo si da!

LE PRE-CONDIZIONI DELL'UMORISMO

C'è un contesto (situazione predisposta: andiamo al cinema a vedere Benigni. Andiamo al


circo a vedere i clown)
c'è un preannuncio che ci induce esplicitamente a quell'attesa e ad assumere
l'atteggiamento comico-umoristico "la sai l'ultima sui...?"-

SECONDA CONDIZIONE
Si devono sospendere temporaneamente due atteggiamenti (di contrasto al comico)
- socio-affettivo. Non si empatizza, non possiamo prendere l'altro come noi stessi. Va
sospeso il processo di identificazione con l'oggetto (o persona) che dovremmo trovare
comico. Se identifichiamo, subentra la com-passione (dire poveretto o altro)
- etico-moralistico: assumendo il quale si biasima e si stigmaticca come rimprovevole ciò di
cui gli altri invece ridono.

LE COSTANTI DELLA COMICITA'


Ricordiamoci: non esiste la comicità "innata", ma è una predisposizione della nostra mente
(atteggiamento).
I fattori della comicità (che possono variare come peso).

UN VALORE DI PARTENZA che viene deformato, equivocato, abbassato, negato o capovolto


nel suo contrario. Più alto è il valore, più è probabile l'effetto comico.

IL TEMPO
Il valore di partenza genera tensione. Il buon comico individua qual'è il momento di far
cadere questa tensione (il momento drammatico, ma nel senso inglese). Esempio del
suicidio...

LA DISTANZA dal traguardo attenzionale atteso: è il dove-come cade la tensione. Chi si


prepara a vedere un episodio comico o ascoltare una storiella è preparato all'effetto
"divertente". Il buon comico sa quando, come e da dove far arrivare questo effetto comico.

APROSDOKETON - termine greco con cui si definisce un elemento inatteso che viene
inserito nel discorso, con lo scopo di provocare un effetto a sorpresa.
AFORISMA (dal greco aphorismòs - definizione). Forma di scrittura breve. L'epigramma è in
forma poetica, l'aforisma in prosa.

Bartolomeo da San Concordio (1305) dice che "Il dire breve è migliore del lungo". Baudelaire
diceva "i poemi lunghi sono la risorsa di quegli imbecilli che non ne sanno scrivere di brevi".
Voltaire "vi scrivo una lettera lunga perché non ho il tempo di scrivervene una breve".

CONOSCI TE STESSO! (oracolo di Delphi)

Nella letteratura classica l'epigramma - dal greco ἐπί-γράφω (letteralmente: "scrivere su",
"scrivere sopra") - era un'iscrizione funeraria o commemorativa, destinata ad essere incisa
su materiali durevoli quali la pietra e il bronzo: da questa circostanza derivava il carattere
della brevità, conservatosi anche quando l'epigramma divenne un vero e proprio genere
letterario in età ellenistica e bizantina, trattando temi diversi. In epoca imperiale
l'epigramma assunse anche un carattere satirico [1].
Tra le prime attestazioni di epigrammi si ritrova l'epigrafe incisa sulla cosiddetta coppa di
Nestore (seconda metà dell'VIII secolo a.C.), nella quale un trimetro giambico precede due
esametri epici. A partire dal V secolo a.C. venne, però, quasi sempre adoperato il distico
elegiaco, che si compone di un esametro e di un pentametro.

Tra gli scrittori latini furono grandi epigrammisti Quinto Ennio, Gaio Lucilio, del quale alcuni
frammenti satirici richiamano per forma l'epigramma, Catullo che usò i distici elegiaci, ma,
soprattutto, Marziale che, con tono arguto, pungente e veloce utilizzò, come Catullo, il
metro distico o l'endecasillabo falecio [6].

Struttura dell'Epigramma
Premessa/premessa... Premessa/Deviazione (sorpresa)
Es. Marziale
Non sono un
indovino,
ma se al tuo
schiavo duole
l'uccello
e a te, Nevolo, il
culo,
è facile saper
quello che fai di
bello.

Es. Oreglio
Non piangere cara e cerca di capire
mi piace quando mi accarezzi il collo
adoro sentire i tuoi buffetti sulle guance
bellissimo quando mi copri gli occhi e mi chiedi chi sono
però cazzo, quando guido non mi devi rompere i coglioni!!!
Es. Aforisma
Un aforisma oppure aforismo (dal greco ἁφορισμός, definizione) è una breve frase che
condensa - similmente alle antiche locuzioni latine - un principio specifico o un più generale
sapere filosofico o morale
Es. Confucio
La felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una
caduta

Es. Oreglio
Tutti fanno testamento biologico. Cioè, se uno va in coma, le sue volontà come la donazione
degli organi o la facoltà dei cari di staccare la spina dopo dodici mesi sono nel testamento. Io
nel mio ho scritto "... e nel caso in cui sia ancora in coma dopo 12 mesi, spostatemi in un
ospedale nuovo, fate esplodre quello vecchio, accertandovi che i dottori siano ancora
all'interno. Aspettate altri dodici mesi e dovessi essere ancora in coma continuate così.
Vedrete che una cura la trovano".

i generi contigui
Per tutti, l’importante è il “valore” che viene bistrattato in forme più o meno ruvide
Il valore entra in gioco per il fatto che questi atteggiamenti sussidiari sono tutti valutativi, in
quanto esprimono sempre un giudizio diretto, implicito o esplicito, ma che è una
componente essenziale del relativo atteggiamento.

IRONIA
Nella frase o battuta ironica viene in primo piano in valore che è letteralmente capovolto
con l’uso frequente di paradossi. Percepiamo come ironico ciò che viene descritto
rovesciando il valore-significato, sia che si tratti un discorso riguardante cose-persone-
situazioni lontane, sia che l’oggetto dell’ironia sia sotto i nostri occhi. Es. “Con questa crisi,
non so come facciano ad arrivare a fine mese quei poveri parlamentari…"

SARCASMO
Anche nel sarcasmo il fattore preminente è il valore di partenza. E’ simile all’ironia, in quanto
contiene un giudizio negativo sul proprio oggetto ma le differenze ci sono. L’ironia può
rivolgersi a oggetti, animali, eventi, mentre il sarcasmo è rivolto soltanto a persone
preferibilmente compresenti all’attore del sarcasmo. In greco sarkasmòs deriva di la dice
lunga sul contenuto mentale del sarcasmo. L’ironia punzecchia, il sarcasmo morde con
ferocia. Nel sarcasmo c’è sempre una componente di indignazione del soggetto attore e di
denigrazione dell’oggetto vittima del medesimo. Nell’atteggiamento sarcastico, il
giudizio negativo è esplicito e ghignante: il sarcasmo è la cattiveria dell’intelligenza critica.
Esempio: Ugo Foscolo “Questi è Vincenzo Monti cavalieri, gran traduttore dei traduttori
d’Omero”.

SATIRA
Anche qui i valori di partenza svolgono una funzione basilare. La satira è vicina al sarcasmo
per la svalorizzazione per denigrazione. Nella satira l’oggetto è rappresentato come in uno
specchio deformante. C’è, come nel sarcasmo, cattiveria nel rappresentare, esaltare ed
enfatizzare pecche, carenze e difetti, ma ha bersagli più mirati. Infatti mette in berlina
soprattutto i ruoli publico-istituzionali. Oggetto privilegiato della satira sono vizi, difetti e
perversioni dei responsabili di cosa pubblica e di istituzioni, che vengono mostrati come
disonesti, inadeguati, incapaci. Il satirico è rappresentato solitamente come un fustigatore di
costumi attraverso il sorriso: RIDENDO CASTIGAT MORES (Plauto, Terenzio, Goldoni). Fate
attenzione a Mores… vuol dire costumi, ma ha la stessa radice di “morale”. La satira sorride,
ma non è un bel sorriso. Nella satira c’è una componente etica di base che attenua molto la
sua valenza umoristica e al fruitore comunica più amarezza che sorriso.
Esempio: quando si rappresenta una classe dirigente cominciando dal vertice come
insipiente, ignorante, corrotta, ci viene mostrato il lato “osceno” della società civile (ob-
scenum) ciò che è letteralmente “portato sulla scena” e non vorremo mai che lo fosse,
perché fa indirettamente il ritratto di tutti noi, ossia di coloro che da quella classe sono
rappresentati. Ritratto che include anche me.

GROTTESCO
L’”osceno” ha la sua parte anche nel grottesco. Il grottesco fa entrare in gioco l’altro
atteggiamento di contrasto al comico-umoristico (o per precisione la sua mancata
sospensione): il socio affettivo. La presenza del socio affettivo in ciò che dovrei trovare
comico diluisce l’oggetto della pietosa, e dunque sospinge la tensione attenzione
“drammatica” anziché verso il comico nella direzione del tragico.
Per questo, il grottesco viene spesso connotato come “tragicomico”. Pensate a certe figure
umane o anche di animali caricaturale da Leonardo o certe sculture (Gargoil): avvertiamo
quel misto di pietà, commiserazione e orrore perché l’abbassamento del valore (per
deformazione) che dovrebbe generare l’atteggiamento comico, è indocilmente commisto
con altri atteggiamenti e segnatamente con l’osceno e il socio-affettivo.
Victor Hugo sentiva molto ed era incline ad assumere l’atteggiamento del grottesco per 3 dei
suoi personaggi. Gwynplane, il protagonista de “L’homme qui rit”. Sorriso immutabile.
Triboulet (Le roi s’amuse) quando la figlia gli è rapita e violentata - mantiene il suo ruolo di
buffone “non poter, non dover altro che ridere"
Quasimodo (Notre Dame De Paris).
Anche nell’aneddotica e nella barzelletteria contemporanea d’altra parte - lo storpio, il
balbuziente, l’impotente - sono spesso bersaglio di battute che suscitano risa e risate tra gli
ascoltatori (tranne in coloro che da quei difetti siano eventualmente colpiti).

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