Patrizia Fantozzi
V’è una nostalgia delle cose che non ebbero mai cominciamento.
Carmelo Bene
1
S. Mallarmé, Un colpo di dadi, a cura di G. Quiriconi, Vallecchi, Firenze 1978.
2
Secondo la grande equazione nietzscheana per cui: tragico = gioioso (e che in altri termini
suona: volere = creare), ci sembra di poter pensare al cinema di Bene in chiave “tragica” nella
misura in cui vi si potrebbe rilevare come una “positività” dell’irresponsabilità; una positività che
è solo di ciò che non smette di divenire. In definitiva, un inno alla gioia della molteplicità e del
plurale, nel grande naufragio della rappresentazione. È proprio questo essere del divenire come
“eterno ritorno” che ci interessa; eterno ritorno come «il ritorno che si distingue dall’andare» e
come «contemplazione che si distingue dall’azione», in definitiva, un gorgoglio (terribilmente
vitale) a ribollire sotto la scorza di ogni apparenza. Cfr. G. Deleuze, Nietzsche e la filosofia, tr.
it., Einaudi, Torino 2002, p. 38.
3
«Ciò che è vano può essere grandioso? Esiste una grandezza del non andare a segno, del
fallire il bersaglio, del mancare il colpo? E ancora. Esiste una grandezza del gesto clamoroso
di cui sfuggono le conseguenze? Esiste un’azione che non colga il suo scopo? Si può chiamare
azione il gesto che afferma la propria vanità?», M. Grande, La grandiosità del vano, in C. Bene,
Lorenzaccio, Nostra Signora s.r.l., Roma 1986, p. 87.
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Patrizia Fantozzi
4
Ibidem.
5
«Non ci si salva, non si diventa minori che attraverso la costituzione di una disgrazia o
di una difformità. È l’operazione della grazia stessa», G. Deleuze, Un manifesto di meno, in C.
Bene, G. Deleuze, Sovrapposizioni, Quodlibet, Macerata 2012, p. 92.
6
Cfr. C. Bene, A boccaperta, Linea d’Ombra, Milano 1993, pp. 83-89
7
C. Bene, Ebbene sì, Gilles Deleuze!, in C. Bene, G. Deleuze, Sovrapposizioni, cit., p. 117.
8
C. Bene, Sono apparso alla Madonna, Bompiani, Milano 2010, p.11.
9
Lo spazio della “vacanza” sul modello della pagina bianca mallarméana è propriamente
indicato da Lyotard in Discorso, figura come il luogo d’elezione del “poetico”. Spazio-ricettacolo,
anarchico per eccellenza (nel senso proprio di “senza-capo”, di movimenti e spostamenti privi di
ogni centro d’ordine; pulsante di pure forze genetiche, è spazio lontano da ogni “sorveglianza”:
da qui l’opera d’arte ci comunica essenzialmente il suo carattere aperto, “vivente”, di organismo
animato da forme e forze dinamogene interne e sorretto da un’economia combinatoria “aperta”.
10
«L’arte grazia l’anima condannata alla pena di morte, ma a condizione che essa non lo
dimentichi», I. Kant, Critica del giudizio, tr. it., Laterza, Roma-Bari 1963, p. 209.
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Carmelo Bene, laddove l’atto strazia l’azione
11
C. Bene, trascrizione da Carmelo Bene in Carmelo Bene, 4 momenti su tutto il nulla, serie
di quattro puntate registrate nel 2001 per il programma Rai 2 “Palcoscenico”.
12
G. Deleuze, Un manifesto di meno, in C. Bene, G. Deleuze, Sovrapposizioni, cit., p. 90.
13
S. Mallarmé, Un colpo di dadi, cit.
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Patrizia Fantozzi
14
M. Grande, La grandiosità del vano, cit., p. 91-92.
15
Ivi, p. 89.
16
J.-F. Lyotard, L’acinema, in “aut aut”, n. 338 (2008).
17
Ivi, p. 19.
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Carmelo Bene, laddove l’atto strazia l’azione
[…] Una ferita? E svolgi questa benda, svolgi, svolgi: bianco bian-
co men bianco un po’ di rosso rosso rosso più rosso (è qui la piaga?)
Svolgi svolgi men rosso meno rosso meno rosso Bianco bianco più
bianco e via la benda Niente19.
18
«Non rivendichiamo un cinéma brut, come l’art brut di Dubuffet. Non facciamo parte di
un’associazione per la salvaguardia dei provini e la riabilitazione del non montato. Per quanto…
Pensiamo che se il vacillamento viene eliminato, lo sia per la sua non conformità, che venga
rimosso al tempo stesso, per proteggere l’ordine dell’insieme (del piano e/o della sequenza e/o
del film) e per negare l’intensità che veicola. L’ordine dell’insieme ha per scopo solo la funzione
del cinema: che ci sia ordine nei movimenti, che i movimenti si facciano in ordine, che facciano
ordine. […] Questa oppressione consiste nell’applicazione del nichilismo ai movimenti. Nessun
movimento, indipendentemente dalla sua provenienza è dato all’occhio-orecchio dello spettatore
per quel che è: una semplice differenza sterile in un campo visivo-sonoro. Al contrario, ogni
movimento proposto rinvia ad altro. Si iscrive come un più o un meno sul libro dei conti che è
il film, ha valore perché in relazione ad altro, perché è dunque una risorsa potenziale e vantag-
giosa», ivi, pp. 18-19.
19
C. Bene, Sono apparso alla Madonna, cit. p. 150.
20
Id., A boccaperta, cit. p. 62
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E allora non resta forse che l’amore per giocare alla “piccola morte” per
chi non è neppure mai nato: «Non vi si muore mai dal morire»21; è quanto
sembra volerci dire disperatamente tra i fragori dei vetri esplosi e le fiam-
me delle macchine incendiate, il plurincidentato poeta di Capricci (1969).
Ancora a proposito di un’interessante equivalenza tra lo “sfinimento” del
corpo del personaggio beniano e lo stesso corpo del film, riportiamo qui
alcune considerazioni di Jacques Aumont:
Bene. Il cinema, oppure no, a cura di F. Baglivi, M. Coletti, Fondazione Centro Sperimentale di
Cinematografia, Roma 2012, p. 27. L’articolo originale è stato pubblicato sul trimestrale on line
“La Furia Umana”, n. 7 (2010) col titolo Pulsions et destins de pulsions, Brève introduction à
Carmelo Bene, http://www.lafuriaumana.it/index.php/archives/42-lfu-7
23
«Nostra Signora dei Turchi è un melodramma, ma non per la melodia che arriva alle
orecchie, per la melodia che arriva agli occhi […] Verdi ha creato un’arte drammatica per le
orecchie, non per gli occhi. Io faccio il contrario. Verdi creava azioni per le orecchie, io creo
musica per gli occhi», N. Simsolo, Entretiens: Carmelo Bene: Capricci, in “Cahiers du cinéma”,
n. 213 (1969), cit. in Carmelo Bene. Contro il cinema, a cura di E. Morreale, Minimum Fax,
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musicalità delle immagini, effetti ottici della phoné. Invece del rac-
conto, questo bricolage di suoni e immagini destinato a una citazione
di racconto, questa miriade di segni alla deriva dell’onda sonora che
detta il movimento. Tutto giocato in perfetto a-sincrono, nell’idio-
sincrasia tra “musicalità” e “musica”, che non sempre coincidono26.
26
C. Bene, ivi, p. 88.
27
C. Bene, E. Ghezzi, Discorso su due piedi (il calcio), Bompiani, Milano 2007, p. 39.
28
Cfr. J.-F. Lyotard, Economia libidinale, tr. it., PGreco, Milano 2012.
29
M. Grande, La grandiosità del vano, cit., p. 92.
30
Ivi, p. 98.
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Carmelo Bene, laddove l’atto strazia l’azione
31
Trascrizione del monologo da Nostra Signora dei Turchi.
32
J.-P. Manganaro, Homo illudens, in “La Furia Umana”, n. 7 (2010), http://www.lafuriau-
mana.it/index.php/archives/42-lfu-7
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33
G. Deleuze, L’immagine-tempo, tr. it., Ubulibri, Milano 1989, p. 193.
34
Ivi, p. 89.
35
C. Bene, Mal de’ fiori, Bompiani, Milano 2000.
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