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SATIRA

“Satura quidem tota nostra est”


- Quintiliano -

ETIMOLOGIA
Il termine viene ricondotto al “Satura Lanx”, un piatto di primizie molto variegato offerto agli dèi dopo
il raccolto. Di qui deriva l’idea di mescolanza e varietà che nella satira emerge sotto forma di
combinazione di danza, canti, battute scherzose eccetera.

SATIRA LETTERARIA COME GENERE


La satira come genere letterario viene impiegata per la prima volta da Lucilio, che vive nell’età degli
Scipioni. Egli privilegia l’attività letteraria piuttosto che quella politica.
La satira rappresenta una poesia caratterizzata da varietà di temi, carattere realistico, impulso
personale che l’autore imprime all’opera.
L’adesione al genere satirico, in Lucilio, corrisponde all’adesione più diretta alla realtà, ad una
possibilità di esprimere il proprio impulso personale, ed è proprio ciò che fa l’autore.
La satira di Lucilio è caratterizzata dallo “scherno” nei confronti di personalità in vista come i politici
(non è, comunque, una satira di opposizione politica. Sicuramente rappresenta una novità, ma non è
satira di opposizione al potere dominante), dal tema gastronomico, dalla critica letteraria.

SATIRA DI ORAZIO (2 libri)


Con la diatriba cinico-stoica, Orazio costruisce una satira moraleggiante che si avvicina più ad una
rappresentazione comica, con la trattazione delle abitudini della gente comune. La sua satira
moraleggiante è fatta di un dialogo con l’interlocutore, cui l’autore partecipa senza pretendere di
erigersi a “insegnante di morale”. La morale oraziana ha un principio fondamentale: accontentarsi di
ciò che si ha.
La sua è una morale bonaria fondata su αυτάρχεια e μετριότες. Il dialogo, in cui coinvolge se stesso, è
un dialogo cordiale con un interlocutore.
La morale oraziana nasce dalle filosofie ellenistiche, filtrate attraverso la diatriba cinico-stoica. In
secondo luogo, si riallaccia al buonsenso tradizionale. Sulla sua morale incide ovviamente anche
l’educazione ricevuta dalla famiglia. Questi 3 elementi insieme portano alla costruzione della morale
oraziana.
Mentre Lucilio attaccava personaggi in vista, Orazio prende di mira uomini comuni (parassiti, servi…).
Orazio scrive per sé e per un gruppo di amici, quindi, non poteva nemmeno concedersi la libertà di
attaccare uomini in vista. Ma non è questo il motivo che lo spinge a “preferire” persone più umili.
Orazio si rivolge ad un pubblico cólto.

SATIRA DI PERSIO e GIOVENALE


Persio appartiene all’età di Nerone (età Giulio - Claudia). Persio e Giovenale hanno caratteristiche
comuni perché fan parte della satira esametrica.
Le innovazioni della satira riguardano i destinatari dell’opera. Persio e Giovenale, infatti, si indirizzano
ad un singolo destinatario ma il loro messaggio è rivolto ad una molteplicità di lettori e ascoltatori.
La forma del discorso cambia: prima c’era un dialogo bonario che ironizzava su vizi e difetti degli
uomini; ora, invece, il poeta satirico si pone sul piedistallo, su un piano distaccato, il discorso assume
la forma arcigna del moralista che vuole mettere a nudo i vizi e i difetti dell’umanità.
Giovenale non propone alcun modello da seguire. Persio, richiamandosi allo stoicismo, propone un
modello, invece:
- Persio = pars destruens (corruzione della società) e construens (stoicismo)
- Giovenale = pars destruens (corruzione della società).
Un altro aspetto che sottolinea la novità della satira è il seguente: i toni sono quelli dell’invettiva, per
Giovenale. Persio individua anche una morale, quella stoica.
Si parla di un pubblico di lettori e ascoltatori in quanto bisogna ricordare che erano praticate anche le
recitationes pubblica, cosa che amplifica la ricerca dell’effetto, la ricerca stilistica.
Persio
(appartiene al filone della satira esametrica)

Nasce a Volterra nel 34 d.C. e muore nel 62.


Non è vittima del potere. Si trasferisce a Roma molto giovane. Anneo Cornuto è il maestro che lo
istruisce in maniera decisiva. La “conversione” alla filosofia lo porta a vivere una vita solitaria,
appartata.
Muore giovanissimo, a 28 anni. Anche l’età giovane incide profondamente sullo stile di Persio,
caratterizzato da “oscurità” e rigorismo moralistico.
Ricordiamo 6 satire precedute da 14 versi (“Choliambi”: è un trimetro giambico scazonto).

Argomenti delle satire:


1. critica alla poesia contemporanea e le degenerazioni di cui essa è espressione
2. attacco alla religiosità ipocrita
3. esortazione a seguire i precetti della morale stoica
4. invito a praticare il “gnòtis se autòn”
5. richiamo alla libertà morale, per cui il maestro diventa una figura importante
6. presa di mira del vizio dell’avarizia
Attraverso il discorso satirico mette in pratica una nuova tecnica: uso del linguaggio medico -
chirurgico. È frequente l’immagine del ventre, tema attorno al quale ruota il suo lessico. Ci sono alcuni
termini che derivano direttamente dal campo medico (radere e defigere, per esempio).
Un altro elemento che deriva dall’educazione stoica è la tensione morale che è contrapposta alle note
futili.
La “acri iunctura” di cui parla è paragonata alla “callida iunctura” oraziana. Il linguaggio di uno, infatti,
si distacca molto da quello dell’altro:
- Persio si servesi un linguaggio moralista che aggredisce e condanna l’umanità per i suoi difetti
- Orazio usa il linguaggio della conversazione.
Per questo il linguaggio di Persio è pieno di “elementi oscuri”, ricondotti alla tensione moralistica che lo
anima oppure (come sostengono molti), essendo morto giovane, non ha avuto la possibilità di
raggiungere la maturità stilistica di altri autori.

Testi:

“CHOLIAMBI” (trimetro giambico scazonto)


In questo brano Persio mette in evidenza la polemica contro la “poesia per imitazione”, giudicandola
vuota, altisonante e pura imitatrice dell’epica; egli condanna, inoltre, il gusto tragico dei poeti che
scrivono solo per bisogno di denaro, senza mostrare alcun talento proprio.

In questa satira Persio si dichiara, ironicamente, “poeta dilettante” (semipaganus) ma è consapevole di


poter dare un contributo autentico alla poesia, prendendo le distanze dalla poesia a lui contemporanea.

Troviamo, nel testo, un riferimento ad un sogno sul Parnaso e all’apparizione delle Muse: è il tema del
sogno. Attraverso tali immagini, Persio recupera il tema dell’iniziazione poetica da parte delle Muse
(viene, dunque, espresso il rifiuto per una poesia altisonante).

La condanna all’imitazione poetica e all’attività poetica “per denaro” è sottolineata dalla presenza, nel
testo, di animali come il pappagallo e la gazza, l’uno in grado d’imitare e l’altro di rubare.

Il termine positivo è ipse semipaganus.


Giovenale
(appartiene al filone della satira esametrica)

“Probitas laudatur et alget”


(“L’onestà è lodata ma muore di freddo”)

“Facit indignatio versum”


(“Lo sdegno è la molla ispiratrice della poesia”)

Assieme a Tacito rappresenta la coscienza critica dell’epoca.


Nasce tra il 50 e il 60 d.C. e muore nel 140 circa.
Abbiamo notizie di lui soprattutto grazie agli scritti di Marziale, il quale riferisce che egli viveva
l’umiliante condizione del cliens. La società in cui vive, piena di amore per il denaro e cose di questo
genere. Tutto questo si riflette, ovviamente, sulle opere che vengono scritte in quel periodo.
La sua satira è rivolta all’età di Domiziano.
I temi sono vari.
La sua satira nasce dall’indignazione per la società corrotta.

Egli scrive 16 satire di cui i contenuti sono i seguenti:


I. ha carattere di proemio e tratta della polemica nei confronti delle declamazioni, del disgusto
nei confronti della corruzione morale dilagante che lo porta a diventare poeta satirico
II. aggredisce l’ipocrisia di chi cerca di nascondere il vizio sotto l’apparenza della virtù;
condanna anche l’omosessualità
III. afferma che Roma è diventata una città poco sicura per gli onesti
IV. parla del consiglio di Domiziano a proposito di una “questione grave”: come cucinare un
grande rombo regalato all’imperatore
V. parla della situazione umiliante dei clienti che partecipano ad una cena dove un ricco punta
il dito proprio contro la condizione umiliante di essi
VI. tratta dell’immoralità e dei vizi delle donne
VII. deplora la decadenza della cultura e la misera condizione degli intellettuali
VIII. le vera dignità non sta nell’origine che si ha ma nelle virtù della persona stessa
IX. in forma dialogica vengono riferite le proteste di un omosessuale, mal ricompensato per le
sue prestazioni
X. attacco alle vuote passioni umane
XI. contrapposizione tra le diverse abitudini alimentari di ricchi e poveri
XII. tratta dei cacciatori di eredità
XIII. parla dei fraudolenti e degli imbroglioni
XIV. parla dell’educazione dei figli
XV. parla di un episodio di cannibalismo verificatosi in Egitto, determinato dal fanatismo
XVI. è frammentaria e tocca i temi della vita militare.

Abbiamo detto che la Musa ispiratrice di Giovenale è lo sdegno morale nei confronti del dilagare della
corruzione. Tale sdegno si traduce in una furia aggressiva contro tutto e tutti, senza possibilità di
cambiamento. È per tale ragione che la sua satira consta solamente di una pars destruens: perché la
construens, quella positiva, lui non la concepisce nemmeno. Il suo è un tono tagliente e pessimistico
che prevale ovunque nelle sue opere.
Giovenale rinuncia alla ricerca moralistica, alla proposta moralistica di un modello da seguire: non
esistono, per lui, possibilità di miglioramento. Egli sostiene che la società e l’epoca “giusta” e “buona”
sono solo un’utopia.
Nella sua protesta, Giovenale appare come poeta dell’individualità. Lo si può definire come un
conservatore.
La sua polemica evidenzia l’atteggiamento di chi vede cambiare molto rapidamente la propria società e
ciò denota l’incapacità di adeguarsi ai tempi e ai nuovi costumi.

Lo stile di Giovenale viene definito satirico – sublime per i toni elevati dell’epica e della tragedia che
sono adeguati alla satira realistica di Giovenale (è realistica, ma anche deformante).
Lucano
Nasce nel 39 d.C. e muore nel 65. ed è il nipote di Seneca.
È definito l’“anti - Virgilio”.
Viene educato a Roma da Anneo Cornuto. Vive vicino agli ambienti di corte grazie al sostegno dello zio
Seneca e fa parte anche della corte neroniana.
La sua carriera subisce un’interruzione quando cade in disgrazia.
Si unisce ad altri per la congiura dei Pisoni. Sarà costretto a darsi la morte.

L’opera più importante da lui scritta si intitola “De Bellum Civile” e tratta della guerra tra Cesare e
Pompeo. Si divide in 10 libri, come l’“Eneide”. Il decimo libro si interrompe alla rivolta contro Cesare
avvenuta ad Alessandria d’Egitto.

Per gli avvenimenti, si ispira allo storico Livio, alle opere storiche di Asinio Pollione e Anneo Seneca il
Vecchio (Seneca il Retore).

CONTENUTI
- Proemio = è una vera e propria definizione di poetica
- Elogio di Nerone = nonostante cada come imperatore, lo aveva ospitato e tenuto in
considerazione quando era giovane
- I libro = cause della guerra; ritratto di Cesare e Pompeo; inizio del racconto vero e proprio
- II libro = tema delle guerre civili; incontro Bruto e Catone
- III e IV libro = morte Curione; episodi di magia nera; episodi macabri.

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