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PERSIO

la poesia satirica
In Grecia il genere satirico non esisteva, ma esistevano forme che ci assomigliavano presenti ad esempio
nelle commedie. La satira era una presa in giro con intento morale, aveva l’obbiettivo di correggere un male
costume nell’antica Grecia → castigare ridendo mores.
La commedia di mezzo e quella nuova (Plauto) non erano più politiche, a di erenza di quelle precedenti. Alla
ne del II sec il senatore di grande peso politico Lucilio, ispirandosi ad Ennio (colui che scrisse satire ma a
noi non pervenute), introdusse questo tipo di poesia con lo scopo di deridere abitudini, usanze e
comportamenti e con l’intento di denunciarli, poteva farlo grazie alla sua posizione. Prese spunto dalla
commedia greca arcaia, quella di Aristofane, e anche dalla poesia giambica (poesia di inventiva), utilizzata da
Orazio, che non poteva permettersi di denunciare gente di spessore, perchè non aveva un chissà quale
nome, nella sua satira venivano giudicati ii vizi, correggendo i difetti anche suoi perciò la sua satira era più
leggera rispetto ad altre. Costruisce una satira completamente nuova, scrisse dei libri di satira pura, di cui gli
ultimi scritti in esametri, riprendendo Orazio e i Latini.
Dopo Lucilio, Varrone scrisse satire menippee, cioè satira in forma di prosimetro, che risaliva al modello greco
di Menippeo. A Roma quindi esistono due tipi di satira, quella più importante in esametri che risale a Lucilio e
quella Menippea, che aveva autori meno grandi, quasi per niente praticata e quasi per niente pervenuta
(apokolokyntosis).

VITA
Fu un giovane scrittore e la sua vita fu molto breve dal 34 d.C. Al 62 d.C., all’insegna dello stoicismo, sua
grande passione, con pochi amici e sfortunati (Lucano e Tresea Peto si uccisero perché contro al senato).
Nasce a Volterra (in Etruria) da una famiglia altoborghese e facoltosa che a 12 anni lo sposta a Roma per
studiare. A 16 anni entra in una scuola loso ca stoica seguendo le lezioni di Anneo Cornuto. Ci è pervenuto
poco di lui. Nell’anno 62 d.C. morì, stesso anno del secessum di Seneca, anno in cui Nerone inasprisce la
sua politica autoritaria uccidendo il fratellastro, la madre e la moglie; anno in cui Lucano si distaccò dal
potere imperiale.

FONTI
Vita Persi di Valerio Probo, gramatico, studioso di linguistica, e i suoi libri diventarono libri di testo per le
scuole. Secoli dopo un maestro di scuola, sconosciuto a noi, nelle pagine conclusive del suo libro
Grammatica fece un elenco di parole che i suoi studenti sbagliavano sempre, che erano della parole volgari;
questo è uno dei piu grandi testi che dimostrano l’esistenza del latino volgare e che quello odierno deriva da
questo. Probo scrisse anche la biogra a di Persio che noi consideriamo attendibile essendo suo
contemporaneo.

OPERE
- Fabula praetexta, tragedia di argomento romano
- Carmen odeproico, un racconto di viaggio
- Breve elogio di Arria Maggiore, suocera di Trasea Peto suicidatasi nel 47 col marito, dopo la condanna
dell’imperatore Claudio
Quando morì, il suo maestro Anneo Cornuto bruciò queste opere, perché da lui considerate di scarso valore
letterario, e sopravvivono le satire. Ci è quindi pervenuto unicamente un libro con 6 satire, a cui lavorò per 10
anni e che lasciò incompiuto al momento della morte. Iniziarono a circolare in poco tempo ed ebbero un
successo immediato, si trattava di satire molto aggressive sul comportamento non corretto che anche i
cristiani condividevano. Sono comunque state riviste dal suo maestro che potrebbe averle modi cate.

LE SATIRE
1. Dichiarazione di poetica: degrado della letteratura contemporanea, polemica contro le
recitationes e la perdita della funzione pedagogica dell’arte: occorre una poesia che parli del vero
e denunci il vizio. Introduzione programmatica delle altre satire. Le recitationes erano di
argomento poetico e accompagnate musica di sottofondo durante i banchetti e per questo motivo
si preferivano poesie facili e con un linguaggio semplice.
2. Condanna alle empie pratiche religiose e delle superstizioni (visione stoica). L’unica regione è
l’omologheia, ovvero amare il principio divino che governa il mondo. Qui è presente una dedica a
Plozio Macrino.
3. Educazione: solo con l’educazione filosofia si ottiene una vera educazione perché ti insegna a
vivere, ad essere critico, ti da una forma mentis corretta. (tema molto trattato in epoca romana, da
Terenzio ne parla nelle sue commedie dell’educazione dei figli).
4. Critica ambitio (smania di potere politico, quella che secondo Lucano ha Cesare): solo chi
conosce se stesso e frena le passioni può governare gli altri, se si è dominati dalla hubris
(assenza del limite) non si può pretendere di governare gli altri.
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5. Libertas: dedicata al suo maestro. Ora che c’è il regime degli imperatorie la libertas non c’è più,
c’era prima con i senatori e non con gli imperatori. Questo era il pensiero di quel tempo sulla
libertas, ma secondo Persio è veramente libero chi è indipendente dai vizi che sono due: l’avaritia
e la luxuria.
6. Divitae: esaltazione dell’ideale classico di misura. Spiega quanto siano importanti le ricchezze,
ma è anche necessario utilizzarle in modo corretto, tenendo la giusta misura. Dedica a Cesio
Basso.

LO STILE
Non sono le tematiche che rendono importanti le sue satire, ma il modo in cui sonno scritte. La
principale caratteristica è la cosiddetta diàtriba per immagini, cioè l’elaborazione di quadri di
carattere narrativo, ricchi di figure, voci, situazioni esemplari: questa difficoltà era un pungolo al
pubblico, se mi vuoi leggere devi fare fatica e impegnarti. Persio ha un rapporto particolare con il
lettore → ha come nemico il lettor, non stabilisce alcun tipo di complicità e sembra anzi disprezzarli,
perché scrive cose che infastidiscono i lettori, perché colpiscono proprio le loro abitudini, compito di
Persio è quello di smascherare le false apparenze e di denunciare i vizi, come se lui non ne avesse.
Orazio si metteva invece sullo stesso piano del suo pubblico, perché composto dai suoi amici che
erano letterati, filosofi e uomini politici colti, Persio pensa di parlare a un’umanità sorda ai richiami
morali e profondamente corrotta.
La difficoltà non è dovuta al lessico perché usa le parole della toga → VERBA TOGAE (il vestito
comune dei romani), ovvero quelle che utilizzavano tutti i romani, a volte anche parolacce, parole ed
espressioni di tutti i giorni, espressioni colloquiali e plebee, talvolta oscene tratte dal sermo familiaris
et vulgaris, rifiutando il linguaggio magniloquente dell’epica e della tragedia.
Stile icastico → crea delle immagini a partire da dei concetti, il problema è che sono immagini molto
difficili: DIATRIBA PER IMMAGINI. Lo dice lo stesso Persio, lo scopo delle sue satire è radere
(raschiare le apparenze di virtù che celano i vizi), inchiodare (ciascuno alle proprie colpe e
responsabilità) e sradicare (la propensione al vizio dell’animo del lettore).

LINGUAGGIO
- Espressionismo: parole forzate e tese oltre il loro senso comune, rapporti fra parole sottoposti ad
una costante deformazione. Ne deriva una maggiore densità espressiva e una forte icasticità
- Acres Iuncturae: accostamenti dissonanti, inaspettati, urtanti, sgradevoli. All’oraziana callida
iunctura, viene opposto a tal fine un ideale stilistico di iunctura acris. Il poeta cerca legami inediti,
nuove ingegnose relazioni linguistiche le espressioni risultano spesso di ardua e difficile
decifrazione. In V, 24-25, ad esempio, Persio si rivolge a Cornuto con queste parole: pulsa
dinoscere cautus/ quid solidum crepet et pictae tectoria linguae → Cornuto è capace di
disconoscere quello che risuona solido e l’intonaco di una lingua dipenti (le cose le diceva a parole
per intonacare le sue bassezze, di una lingua che si dipinge brava e buona ma dietro c’è della
cattiveria). Brutali e significative le metafore usate: teneras mordaci radere vero\ auriculas (I
107-108); pallentis radere mores/ doctus et ingenuo culpam defigere ludo (V, 15-16); veteres avias
tibi de pulmone revello (v, 92): «radere le delicate orecchie con verità pungenti», «raschiare gli
squallidi costumi», «trafiggere la colpa», «strappare dal polmone le vecchie nonne»
- Campo semantico del corpo, del cibo, del sesso e crudezza realistica di vocabolario

PROLOGUS
Non sappiamo se sia un prologo o un epilogo. Il coriambo (= colui che zoppica, infatti verso la fine
manca un piede) è la forma metrica, verso greco. La satira prima è nata dalla lettura ad alta voce di
orazioni o di versi oppure orazioni a sostegno di una tesi → le suasorie, orazioni per persuadere,
oppure le controversie, che sono il contrario, di cui uno degli specialisti è il padre di Persio, mentre le
recitaziones erano letture pubbliche che avvenivano durante i banchetti ed erano accompagnate da
strumenti musicali. Il pubblico si aspettava sempre le stesse cose, applaudiva a temi abituali. Infatti,
se qualcuno portava contenuti innovativi, non veniva capito. È contro questo che Persio scaglia
questa satira.
Traduce il nome greco Ippocrene, celebre fonte sull'Elicona, che si diceva fosse scaturita per un
colpo dello zoccolo di Pegaso, cavallo alato balzato dal tronco di Medusa, quando Perseo le ebbe

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troncato la testa; insieme alla fonte Pirene, sull'acropoli di Corinto, che il poeta ricorda subito dopo,
era consacrata alle Muse; bere ad esse equivaleva a divenire poeti.
Monte della Focide, ad ovest dell'Elicona, con due cime principali, di cui l'una, Cirra, dedicata ad
Apollo, l'altra, Nisa, a Dioniso. Sognare sul Parnaso era ritenuto causa d'ispirazione poetica.
Le Muse Cfr. n. 2; anche questa sarebbe sgorgata per opera di Pegaso; pallida, probabilmente, è
detta perché l'attività poetica, condotta innanzi con assiduo lavoro a lume di lucerna, fa impallidire.
Era uso ornare d'edera i ritratti ed i busti dei poeti collocati nei musei e nelle biblioteche.
Il verso esprime la profonda fiducia di Persio nella propria poesia, sufficiente, essa sola, a conferirgli
quel titolo di poeta che altri invoca dall'ispirazione divina.
L'interpretazione dei versi 8-14 ha sollevato qualche difficoltà. In particolare è sembrato poco chiaro il
legame tra i gruppi di versi 8-11 e 12-14. Ritengono che il passo si possa interpretare nel modo
seguente: chi ha insegnato ai pappagalli e alle gazze a pronunziare suoni umani? Il desiderio di cibo.
Ma nessuno si prenderebbe la pena di dar loro cibo se poi quei corvi (che sono qui in luogo dei
pappagalli) e quelle gazze non fossero applauditi per denaro da spettatori prezzolati o incompetenti

Nec fonte labra prolui caballino Nè ho bagnato le labbra alla fonte del cavallo/
nec in bicipiti somniasse Parnaso nell’Ippocrene (non sono diventato poeta bevendo dalla
memini, ut repente sic poeta prodirem. fronte),
Heliconidasque pallidamque Pirenen Nè ricordo di aver dormito sul doppio Parnaso (dalle due
vette) (addormentarsi sul Parnaso, al risveglio faceva
diventare poeta: Ennio infatti spiega come dopo essersi
illis remitto quorum imagines lambunt addormentato su quel monte, ha sognato l’anima del
hederae sequaces; ipse semipaganus pavone, incarnazione dell’anima di Omero), così da venir
ad sacra uatum carmen adfero nostrum. fuori all’improvviso come poeta (non sono poeta per grazia
quis expediuit psittaco suum 'chaere' divina).
picamque docuit nostra uerba conari? E le Muse (eliconidi, del monte Elicona) e la pallida Pirene

magister artis ingenique largitor Lascio a quelli i cui ritratti toccano le edere rampicanti (si
uenter, negatas artifex sequi uoces. erigevano delle statue su alcuni pilastrini con edere che si
quod si dolosi spes refulserit nummi, attorcigliava, l’edera era di valore simile all’alloro) ; io
stesso semipagano (pagani, coloro che abitavano in questi
coruos poetas et poetridas picas
villaggi rustici e pensavano che, se non avessero
cantare credas Pegaseium nectar. celebrato gli dei, i loro racconti sarebbero andati in
miseria, per cui difficilmente avrebbero abbandonato la
loro religione per seguire il cristianesimo, oggi il termine ha
assunto un nuovo significato. Semi-paganus = mezzo
contadino, rozzo) reco il mio canto (letteralmente il nostro)
ai riti sacri dei vati (poeti antichi ed epici) (io presento la
mia poesia da contadino quale sono).
Chi ha insegnato al papagallo il suo chaere (il suo salve) e
alle gazze il tentar le nostre parole? (Si usava insegnare ai
pappagalli il greco e Persio si domanda come i pappagalli
abbiano fatto ad ottenere questa capacità)

Il maestro dell'arte e donatore generoso dell'ingegno (cioè


quello che gli ha insegnato questa capacità), il ventre (la
fame), esperto nell'imitare le voci non concesse (dalla
natura).
Ma se splenderà la speranza del denaro fraudolento/
ingannevole, potrai credere (congiuntivo potenziale) che i
corvi poeti e le gazze poetesse cantino (un canto dolce)
come il nettare di Pegaso. (Pegaso è la fonte della poesia,
quindi il suo miele è la poesia)

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