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Lezione 1

28/09/2021

Prova d’esame:

 Prova scritta da consegnare 5 giorni prima dell’orale. È l’analisi di un testo di Sereni, sia che abbiamo letto e
sia che no (ci potrebbero essere degli azzardi)  spiegare un testo a un coetaneo che è più avanti di noi nel
percorso di studi. NON è una prova saggistica. Valutato in 30esimi e fa media con l’orale.
Frasi brevi. Tra la ripetizione e l’ambiguità prima scegliere la ripetizione. Se è necessario, ripetere il soggetto.
Meglio la chiarezza che l’eleganza. Le poesie non sono in corsivo ma sono in tondo allineato a sinistra.
 Orale: commento, parafrasi e interpretazione di un testo che viene aperto all’istante. Che viene affrontato a
lezione o no.

ANALISI DEL TESTO


LETTERARIO
CONTEMPORANEO
Sereni

LA STRUTTURA DELLA RACCOLTA DI POESIE

-In qualsiasi romanzo abbiamo un eroe che ha un obiettivo da raggiungere  struttura narrativa si basa tra la
distanza tra l’eroe e l’obiettivo.

Anche un libro di poesia funziona nello stesso modo: pongono al centro della loro raccolta un personaggio, un eroe
che compie dei passi di avvicinamento fino al raggiungimento dell’obiettivo.

Motivo per cui tendiamo a leggere testo per testo e rispettiamo la progressione  qualsiasi testo poetico lo
interpretiamo anche in base alla posizione in cui si trova, inserito all’interno della raccolta acquisisce il significato
sulla base di altre considerazioni (cosa succede nei testi precedenti e che seguono…).
La raccolta di poesia funziona per echi: i testi si riconnettono tra loro  chi assembla una raccolta di poesie fa in
modo che questi echi ritornino, anche se il lettore non se ne accorge.

-Nel momento in cui ci mettiamo a studiare Montale e Sereni dobbiamo metterci a recuperare l’altezza che usavano
perché altrimenti perdiamo il messaggio che volevano dare nel testo.
Sono elementi che andiamo a cercare perché sappiamo che Sereni voleva metterli perché lui si rivolgeva a un lettore
molto più colto di noi  Sereni ha in mente un lettore esperto.

-Sereni è l’autore che raccoglie l’identità Montaliana  autore più significativo degli anni ’60.

-Un testo poetico è un enigma che noi dobbiamo andare a risolvere con tutta una serie di indizi.

COSA SUCCEDE ALL’INTERNO DEL TESTO


-Ci veniva raccontato che la poesia fosse antitetica a qualsiasi situazione concreta MA chi scrive una poesia sta per
forza pensando ad una scena (personaggi, ambiente, oggetti, azioni che si consumano) e questa è la prima cosa da

1
capire.
Questo atteggiamento deriva da 2 comportamenti:

 il petrarschismo che lavora su atmosfere rarefatte  poesia non ha niente a che fare con la realtà
 poi nel ‘900 arriva l’ermetismo dove scrivono testi che volutamente lavorano sull’astrazione  influenzano
molti poeti lasciando un retaggio molto forte in base al quale la poesia non si deve sporcare con la realtà di
tutti i giorni, è qualcosa di vago e indefinito.

MA nonostante questo noi dobbiamo chiederci cosa succede nel testo!

-Una poesia può essere:

 Una poesia può essere una fotografia o un film, un’istantanea in cui si rappresenta qualcosa.
 Scorrimento del tempo tra il primo e il secondo tempo  questo aumenta un coefficiente di adesione alla
realtà all’interno del singolo testo e poi all’interno della raccolta.

-Una volta che abbiamo capito che succede dobbiamo capire il significato più profondo ed è lì che andiamo a
ragionare per indizi (se un effetto c’è sicuramente è voluto)  andare a formulare un’ipotesi di interpretazione.
Es. rime, metrica, suoni…

-Una volta capiti il luogo e il significato tramite gli indizi capiamo che la letteratura consente la copresenza di verità
contrastanti (≠ dal saggio che ha solo una verità).
All’interno della poesia che agisce per sintesi (≠romanzo che agisce per analisi), deve affidarsi alla metrica ecc per
avere un significato. MA il vero problema è che le stesse parole e le stesse immagini possono avere diversi significati.

SERENI (ha scritto 4 raccolte)


1. Frontiera 1941 (testi dal 1934 al 1940)
2. Dario d’Algeria 1947 (testi dal 1940 al 1947)
3. Strumenti Umani 1965 (testi dal 1947 al 1964-65)
4. Stella Vulnerabile 1983

1. FRONTIERA
-Nasce a Luino 1913, quindi ha 9 anni nel 1922  fa le scuole elementali, liceo e università sotto il regime fascista,
quindi, c’è una consapevolezza politica sotto.
-Lui ha detto che essere nati sotto il fascismo significa non immaginare un mondo diverso da quello fascista  per
questo motivo prova un senso di vergogna anche se aveva un senso di umano distacco da questo.
-Era uno dei giovani più colti che cerca di esprimere un senso di distacco rispetto al proprio tempo e rispetto alla
barbarie fascista MA NON prende mai posizioni nette, NON dichiarerà mai di essere contro al fascismo

-L’altro aspetto è Luino, a un passo dalla Svizzera: lui è a metà strada dall’Europa NON fascista e il regime  da un
lato c’è contesto socioculturale non modificabile con il quale non si ha armonia e dall’altro lato una prospettiva
dell’oltre che non si può raggiungere ma eppure è lì.

Questa ricerca dell’oltre è qualcosa che lo distingue insieme a una disarmonia e distacco con il suo tempo
contemporaneo.

2
-Più tardi Fonda una rivista che si chiamerà “Corrente” che diventerà un ritrovo di giovani antifascisti.
-La svolta si ha il 2 giugno 1940  si dice che il fascismo è finito.

-L’hanno dopo, nel 1941, pubblica “Frontiera” che è un incrocio con “Retaggi Ermetici” MA il suo è un ermetismo
molto più addomesticabile, è come una poesia dell’oggetto: oggetti che hanno una loro plasticità e hanno una loro
interpretazione  lui inizia ad avere una vocazione per la poesia realistica.

L’altro aspetto che è in “Frontiera” è uno sguardo all’Europa.


Es. in “Concerto in giardino”. C’è una funzione civile NON di denuncia MA per resistere alla barbarie dei tempi (che
qui è il fascismo)  descrive la realtà ma poi cerca di porre degli argini.

-Sereni è antifascista in modo istintivo, NON in modo netto, prova profondo disagio (aspetto indicato dal titolo della
raccolta “Frontiera”. Riprende un po’ Montale nel voler arrivare dall’altra parte per arrivare alla verità).
Sono tutte poesia che cercano di vedere cosa c’è al di là pur sapendo che questo al di là NON sarà mai abitabile.

-Quindi “Frontiera” ha:

 Antifascismo istintivo.
 Poetica dell’oggetto.
 Tensione verso l’oltre.

2. DIARIO D’ALGERIA, 1947


-Resistenza nel 1943 è la grande occasione per lui per rimettere in ordine la sua vita ideologica, in qualche modo per
rimettere le cose a posto MA l’8 settembre Sereni non c’è perché viene catturato degli inglesi e portato in Algeria.
-Qui nasce la grande e tragica ferita di Sereni perché sente che la sua generazione è passata dalla parte giusta, dando
un contributo per sconfiggere il nazifascismo MA lui non c’era  senso di esclusione dalla storia che sfocia in una
depressione.

Quindi è vittima perché è prigioniero ma anche triste perché non può essere con gli altri. Quando torna sente che la
parola ce l’hanno solo quelli della sua generazione che hanno partecipato alla resistenza.

Senso di inferiorità e di colpa per non esserci stato, come se fosse sua la colpa.

-Nel 1947 scrive “Diario in Algeria” MA dopo il 1947 per 18 anni non pubblica più (in realtà scrive in questi anni “Gli
strumenti umani).

-Quando torna va ad insegnare e poi entra nell’ufficio stampa della Pirelli (1952-1958) ( incontro tra letteratura e
industria). Gli altri suoi compagni intellettuali lavorano per l’Olivetti, completamente un’altra cosa per la democrazia
dell’industria.

Anche qui Sereni si trova con i cattivi. Lui si occupa tra l’altro di mostrare il profilo migliore dell’azienda  c’è un
fondo di finzione  Sereni soffre perché sente che è lì a servire il padrone  Sereni anche qua si sente triste.

3. STRUMENTI UMANI

-In uno scritto autobiografico lui ci dice di avere un “silenzio creativo” quindi si sente impotente perché un poeta è
tale nella misura in cui pubblica un libro e così riprende tutte le altre volte che si sente impotente.
-MA in realtà lui pubblica testi nelle riviste  da un lato c’è rappresentazione del poeta impotente MA dall’altro c’è
la sua presenza come scrittore.

-L’identikit dell’intellettuale era:


3
 Aver fatto la resistenza
 Aver scritto le memorie sulla resistenza
 Aver pubblicato un saggio sul Politecnico
 Aver pubblicato per Einaudi (antifascista)
 Essere iscritto al PC

Sereni invece è uno sfigato e già capiamo che sarà depresso a vita, poverino  questo lo lascia un pochino
all’esterno.

-Nel 1965 l’attesa del libro di Sereni è un’attesa condivisa da tutti che hanno già letto i suoi testi, quindi quando esce
“Strumenti Umani” è un libro di un poeta inserito (più di quanto lui dica), ed è un libro in cui ci si aspetta che si faccia
un po’ il punto della situazione.
Fa una sintesi della borghesia europea degli ultimi anni.

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-Dopo la Pirelli va a lavorare dalla Mondadori (cura una serie di collane, è all’origine delle meridiane…) MA
comunque NON è soddisfatto, si erge come un intellettuale del compromesso: si fa andare bene le cose.
Accetta le regole del gioco e cerca NON di far saltare il sistema ma di modificarlo  stessa cosa cerca di fare con il
lettore: cerca di infastidirlo e di farlo uscire più consapevole.

C’è molto questa poetica della mediazione che è il cuore degli “Strumenti Umani”: non rivoluzionario MA in qualche
modo pone opposizione al mondo circostante…

Lezione 2
28/09/2021

-Sereni inizia a scrivere la raccolta nel 1945. I primi testi sono sempre frutto della decisione di scrivere un testo
singolo, mentre dal secondo in poi abbiamo una maggiore consapevolezza  scrive i suoi testi consapevole di dove
metterli, per portare avanti la sua progressione.

-All’interno degli Strumenti Umani c’è la traiettoria dell’incontro l’uno con gli altri.
Lui inizia l’opera con un senso di estraneità e di inferiorità perché non ha partecipato alla resistenza, quindi alla vita
attiva, non è andato avanti verso il bene. Questo senso di estraneità deve essere recuperato  all’interno di
“Strumenti Umani” lui vuole costruire un personaggio (1° persona singolare all’interno della raccolta) che testo dopo
testo si avvicina al centro abitato, alla parte sociale e attiva ( impegno sociale, politico, ideologico, incontro con
l’altro).

All’inizio io lirico è solo, autoreferenziale e non pienamente adulto, introiettato su se stesso, con forti istinti
regressivi (ritorno ai luoghi di infanzia e a Luino) e poi man mano si distacca, acquista età adulta e procede su vari
piani (amicizia, amore, sesso e politica), la consapevolezza sociale e politica è sempre più visibile e dichiarata.

-Tutto questo però non si capisce se non si ricorre direttamente all’autore: era una persona schiva, sempre l’ultimo a
firmare (≠ Pasolini: attivo politicamente)  atteggiamento di timidezza e NON partecipazione.

-Dialettica verso l’incontro con gli altri si gioca su diversi piani:

4
 Solipsismo (autoreferenzialità) VS personaggio che parla con gli altri, un uomo sociale; I romanzi del primo
‘900 hanno personaggi che analizzano se stessi e nel ’45, con una generazione nuova che deve costruire un
mondo nuovo, è visto male, perché si ritiravano dall’impegno sociale e civile. I loro problemi sono piccoli
rispetto a quelli della generazione del ’45, cercano di distaccarsi dal ripiegamento dell’io e da questi romanzi
del primo ‘900 che hanno letto.
 Ritorno a Luino: regressione all’infanzia, a un luogo protetto, nell’immaginario collettivo è il luogo della
felicità perfetta, perché nell’infanzia non si cerca il significato della vita, il mondo è costruito per te VS
Milano e la città generale che poi man mano si allarga a un contesto Europeo.

Oltre al moto temporale di crescita, c’è un moto spaziale da Luino al centro abitato  da poche persone e
affetti a tante persone.

 Infanzia VS età adulta: moto temporale di crescita.

Queste 3 strade si intrecciano a loro volta con altri percorsi quali:


 Amore: NON c’è la donna amata ma c’è un passaggio da un amore infantile (amore super felice e completo)
a un amore più adulto e corporale, amore che accetta incongruenze e contraddizioni, amore può dare felicità
ma non può essere risolutivo di tutti i problemi.
 Amicizia che diventa un mito che è capace di risolvere, come un io protettore  amici visti come dio salvifico
che salva miracolosamente l’io lirico dai problemi.

-Crescita tra un’illusione di una vita perfetta, priva di dolori a un’accettazione dell’accettazione delle imperfezioni
sociali e dell’individuo.
C’era un’idea di perfezione sociale nel 45/’48 dalla quale però lui cerca di smarcarsi.

Testo “Via Scarlatti” (originariamente ultimo di “Diario d’Algeria”)

1 Con non altri che te


2 è il colloquio.

3 Non lunga tra due golfi di clamore


4 va, tutte case, la via;
5 ma l’apre d’un tratto uno squarcio
6 ove irrompono sparuti
7 monelli e forse il sole a primavera.
8 Adesso dentro lei par sempre sera.
9 Oltre anche più s’abbuia,
10 è cenere e fumo la via.
11 Ma i volti i volti non so dire:
12 ombra più ombra di fatica e d’ira.
13 A quella pena irride
14 uno scatto di tacchi adolescenti,
15 l’improvviso sgolarsi d’un duetto
16 d’opera a un accorso capannello.

17 E qui t’aspetto.

-3 strofe di lunghezza diversa

5
-Struttura fortemente in endecasillabi sporcata da novenari, ottenari e settenari. Anche 1 e 2 insieme può essere un
endecasillabo.
-Poesia dedicata a Via Scarlatti, è una sua descrizione MA la prima e la terza strofa incastrano questa descrizione nel
corpo centrale.

Corpo centrale di descrizione:

3 La via sta tra due piazze (golfi). L’informazione referenziale va interpretata: perché dice “golfi di clamore”?
È una via circondata da luoghi di vita  io lirico che deve essere proiettato verso la città e il mondo sociale 
sensazione di calore umano che però NON sta lì, non ci sta ancora arrivando, il soggetto NON è all’interno della
piazza. O è decentrato o è troppo centrato.
Intorno c’è rumore (clamore)  il lettore percepisce un suono. Accezione positiva MA allo stesso tempo il rumore è
sempre qualcosa che stride e ci aggredisce però allo stesso tempo il rumore non c’è quando non c’è vita  vita
associata a qualcosa di sgradevole.
Elemento marino: sembra che i due golfi circondino un ruscello molto piccolo che non può che sfociare all’interno
dei golfi  bisogna per forza uscire.

Non lunga: apre il verso e subito il lettore capisce che si basa sul titolo, ovvero su via Scarlatti. È un’espressione
negativa  senso di privazione. Insieme a tutta case forma degli aspetti un po’ negativi della via in contrapposizione
con le piazze.

4 “Tutta case” indica che è una via costituita di palazzi. Tutta case rimanda all’aspetto del privato VS la piazza.

5,6,7 senso di forte discontinuità rispetto alla descrizione prima (via che sembrava non partecipare pienamente alla
vita), arrivano dei bambini e forse il sole a primavera.
“D’un tratto”, “irrompono” e “ma” (a inizio verso) segnano la forte discontinuità veloce, contrasta la solitudine
esistenziale e fa sistema con il clamore iniziale.
Si unisce perché li chiama “monelli” (= bambino non rispettoso), quindi NON silenzioso MA rumoroso e in più il
nostro cervello non ha abbandonato il rumore.

Il linguaggio poetico rispetto a quello in prosa è un linguaggio che lavora di sintesi, quindi deve sfruttare al massimo
l’allusività delle parole e deve far provare le sensazioni, ovvero il riverbero che noi abbiamo ( noi non facciamo
scomparire il rumore che ancora abbiamo in testa, associamo istintivamente qualcosa che non è affatto immediato).
La poesia ha un significato amplificato, le parole agiscono anche quando non ci sono.

I bambini portano vita, il clamore entra nella via grazie a loro.


Il “forse” ci fa capire che NON c’è un narratore onnisciente, non sa tutto, l’io lirico manifesta incertezza.

Il punto fermo a fine verso mette una sensazione di frammentazione.

8 In un periodo concluso c’è un endecasillabo completo.


Potrebbe esserci un cambio cronologico, del tempo è trascorso rispetto ai primi versi. I primi versi possono essere
riferiti a un momento precedente:

a) prima pomeriggio e adesso e sera.


b) prima era una fotografia referenziale e da questo momento in poi si passa da un quadro generale a un
quadro rispetto a com’è adesso.

Le due ipotesi si accavallano. In ogni caso nella poesia passa il tempo.

6
Con questo “adesso” sta creando un personaggio, c’è qualcuno in quel momento in Via Scarlatti,  dà una
collocazione spazio-temporale al soggetto lirico, un personaggio che pensa e agisce (sta guardando la via).
Però non sappiamo se veramente sia sera perché c’è il “pare” e “sempre” che è VS “adesso”. Quindi è sera o no?

9 “oltre” è un valore temporale, anche perché prima c’erano altre parole di temporalità (adesso, sempre…) però noi
lo usiamo in senso spaziale TRANNE nel caso dell’oltretomba  si sta creando un’atmosfera funerea.
Nel lettore si crea un’immagine di crepuscolo  la via diventa meno ospitale.

10 “cenere” riprende l’atmosfera funerea che va a cozzare con il tempo che passa.
La via è associata a cenere e fumo che probabilmente sono solo referenziali (riscaldamento e fuochi di vario tipo) MA
l’effetto finale è un effetto di sporcizia, buio, chiusura, piccolo VS gli squarci.

Altro punto fermo.

11 il “ma” non è giustificato come prima. Lui lo utilizza in senso polisemico (più significati): o avversativo o più
genericamente per cambiare discorso come adesso (locuzione più della prosa).

Ripetizione dei “volti”:

 elemento di incertezza, sta cercando di ripetere per fissare meglio  io lirico che manifesta un’incertezza e
una carenza rispetto a descrivere il mondo (come prima per pare e le altre cose). Nel ripetere due volte la
parola gli sfugge ancora di più. Insufficienza della parola, non riesce ad andare fino in fondo.
 I volti diventano anonimi, sfigurati e senso di lontananza.
 Questa ripetizione abbassa il registro stilistico, sta mimando un elemento del parlato di chi mette pathos 
leggendo il verso diventiamo noi stessi l’io lirico che si interroga.

12 Ripetizione dell’ombra rispetto al buio.

Probabilmente lui non è in mezzo alla strada ma c’è una percezione che lui sia lontano, è a distanza (ricordo o
finestra). Lo si capisce anche dai primi versi.
O forse via come metafora della vita, tendiamo a vederla tanto più se c’è l’atmosfera di morte. *

Lezione 3
29/09/2021

CONTESTO STORICO A LIVELLO DI POETI E STILI

-Sulla base dei primi versi di una poesia si capisce tutto quello che vuole dire il poeta, a livello:

 Contenutistico: esistenza o meno di un personaggio, sancito l’obiettivo.


 Stilistico: Sereni è un autore molto fedele alle sue parole d’ordine
 Poetica dell’oggetto.
 Struttura narrativa con personaggi veri.
 Basso tasso di atmosfere rarefatte (≠ pochi anni prima)  all’insegna del realismo e di una certa
concretezza che si rivede anche a livello terminologico  tono colloquiale e discorso estremamente
comunicativo.

-Nel ’45 abbiamo da un lato la grammatica dominante dell’ermetismo ( poesia oscura e rarefatta) e dall’altro una
corrente più periferica all’insegna del realismo e dell’impegno sociale e politico.
-Svolta nel ‘55/56 Sanguiniti pubblica Laborintus e diventerà l’esponente maggiore della neoavanguardia con
l’obiettivo di fare esplodere il linguaggio.
Nel ’63, dopo che è scoppiato il boom economico e il capitalismo è avanzato tanto che per alcuni controlla tutta la

7
sfera dell’esistenza delle persone  ci si pone il problema di una non libertà dell’individuo costretto a seguire una
vita imposta e il capitalismo controlla le persone anche attraverso il linguaggio.

Un tempo c’era il padrone che controllava, adesso ci sono le multinazionali MA c’è un’altra forma di controllo: il
linguaggio che viene imposto. Per l’avanguardia il linguaggio trasmette sempre un’ideologia e dei valori e in questo
momento si parla il linguaggio del capotale e l’unico modo per liberare l’individuo è far esplodere il linguaggio  si
cambiano le parole, gli accenti, si usa un linguaggio maccheronico per sottrarsi a questo tipo di controllo.

Questo mostra una fortissima esigenza di rinnovamento.

-Nasce Officina con Pasolini e Pagliarani e c’è un recupero di una tradizione MA NON aulica, cercando di riprendere
una poesia vera.

-Nel 1957 Paolini pubblica le “Ceneri di Gramsci” e cerca una poesia che racconti veramente.

Momento di rottura rispetto al passato ermetico e alla visione aulica.

-1960 Pagliarani pubblica “La ragazza Carla” ci troviamo nel prototipo della società moderna (società di Milano,
condizioni sociali lavorative che hanno ricadute sulla sfera privata).

-Mentre Montale scrive una poesia aulica e Saba scrive una poesia che è quasi un’annotazione, c’è un’altra corrente
con poeti che noi oggi consideriamo più rilevanti (Caproni, Luzzi, Sereni…).

Luzzi nel 1935 pubblica la Barca: prototipo dell’ermetismo, non c’è elemento neanche spaziale che viene identificato,
non c’è una base razionale MA è un continuo flusso di pensieri.
Mentre invece nel ’63 pubblica “Nel Magma” e da lì in poi diventa un poeta NON impegnato e comincia a parlare
della contemporaneità e a raccontare storie.
Si pone un problema: è possibile per un poeta NON compiere una scelta ideologica? Lui non si schiera a favore di
qualcuno MA comunque capisce che a un certo punto bisogna cambiare registro da un punto contenutistico (dai
sentimenti agli oggetti) e da un punto stilistico (dalla rarefazione alla realtà).

Questo vale per Luzzi ma anche per Caproni.

Sereni anche lui si chiede come essere al passo con i tempi, quindi:

 Seguire il cammino di Luzzi e Caproni che si aprono alla contemporaneità e cedono alla prosa. Non si
possono più scrivere poesie come faceva Montale nel ’56.
 Come continuare a mantenere il grande stile: la poesia deve mantenere il grado di complessità che aveva
(DIFFERENZA TRA SERENI E GLI ALTRI).

Vuole aprirsi alla prosa MA vuole essere fedele a Montale. Quindi cosa fa?
 A livello contenutistico c’è un richiamo termini che si intaccano.
 A livello di metrica c’è una struttura endecasillabica iniziale  il lettore tende a riconoscere un ritmo e trova
una musicalità (ha un grande senso del ritmo e del suono).

Ha un classicismo moderno = NON rompere i rapporti con la tradizione MA allo stesso tempo inserire
8
all’interno del testo tutta una serie di spie che fanno capire come il classicismo non è più pienamente
possibile.
Cerca di continuare a mantenere un linguaggio tipicamente poetico anche in una società mooolto più
moderna (che con il boom economico pensa solo ai frigoriferi), è la cultura stessa che perde di prestigio (è
molto più importante l’economia che le scienze umanistiche)  si cerca di salvare la poesia ma nello stesso
tempo adeguarsi al lettore moderno.

* Continuazione analisi della poesia “Via Scarlatti”

1 Con non altri che te


2 è il colloquio.

3 Non lunga tra due golfi di clamore


4 va, tutte case, la via;
5 ma l’apre d’un tratto uno squarcio
6 ove irrompono sparuti
7 monelli e forse il sole a primavera.
8 Adesso dentro lei par sempre sera.
9 Oltre anche più s’abbuia,
10 è cenere e fumo la via.
11 Ma i volti i volti non so dire:
12 ombra più ombra di fatica e d’ira.
13 A quella pena irride
14 uno scatto di tacchi adolescenti,
15 l’improvviso sgolarsi d’un duetto
16 d’opera a un accorso capannello.

17 E qui t’aspetto.

-Il poeta comunque ha una partecipazione a distanza da ciò che sta succedendo.

12 continua il senso di indefinito a cui viene associata la frustrazione del lavoro quotidiano, la fatica della giornata.
Ci troviamo con la stanchezza ma anche l’ira chi vorrebbe ribellarsi a una sorte di povertà e di fatica, è proprio una
pena.

13, 14
Quella pena viene derisa e superata, così come i monelli irrompono, allo stesso modo c’è una discontinuità con lo
scatto di tacchi adolescenti  elemento in comune della giovinezza (infanzia e adolescenza), prima portava vita e
adesso diventa un momento della forza della vita che si fa avanti VS la morte in vita delle ombre.

“Scatto di tacchi” adolescenti può essere una:


 Corsa per il senso di velocità dello scatto.
 Ballo, prevalentemente per il canto che viene dopo e per la ripresa del verso di Ungaretti che dice “picchi di
tacchi” per dire i giovani che ballano sul traghetto che li porta in Italia (è quasi certa la citazione).
C’è un gioco sonoro evidente che tende a dare il senso del ritmo.

9
15,16 c’è una coppia che canta a un gruppo di gente che sta lì a guardarli.

-Fine corpo centrale-

-Si può dire che la via sembra essere un luogo di non piena vita ma certamente in 2 occasioni (monelli e adolescenti)
ci sono delle rotture che arrivano improvvise e danno vita  dialettica morte della vita e arrivo della vita improvviso
associato a due costanti:
1. Giovinezza è vita che contrasta la morte dell’adultità (lo riprende durante tutta la raccolta).
2. Elemento acustico, il suono domina  la vita rompe il silenzio perché porta voci.
Elemento acustico c’è anche alla fine con lo “scatto di tacchi” che è tambureggiante e con il canto  mentre
l’ermetismo era silenzioso con atmosfere rarefatte, questa via è chiassosa perché nasce un canto d’amore.

L’arrivo della vita è associato all’arrivo dell’altro.

Altro elemento di discontinuità c’è con “l’adesso” a riga 8: io lirico sancisce uno spazio temporale che irrompe sulla
scena.

Versi 1,2 e 17
-Via Scarlatti è a Milano ed era la casa del padre di Sereni.
-Chi è questo “tu” a cui si riferisce?
 Il “te” può essere il padre MA il testo inizia ad avere un’altra curvatura perché sembra essere una lotta per la
ricerca della casa, ma comunque non può essere.
 Dalla scuola siciliana in poi il tu è donna  la nostra aspettativa istintivamente è quella MA non troviamo
fino in fondo conferme perché mancano le parole chiavi dell’amore (la bellezza, la salvezza della donna,
l’elemento erotico…). C’è comunque un’attesa d’amore anche se non arriva.
 Quel “tu” sia il lettore stesso. Probabilmente riprende da Montale che si riferisce al lettore  poesia della
modernità si riferisce al lettore perché con lui bisogna fare un patto: è come se dicesse “sto cercando un
colloquio con te lettore, con la società civile, con quelli che stanno fuori dalla poesia”.

-“Qui” metaforico ma si riferisce anche a Via Scarlatti  Sereni e l’io lirico stanno dicendo che in Via Scarlatti è qui
che bisogna stare  bisogna stare nella piazza (= mondo reale) e non nel mondo della poesia.

Lezione 4
4/10/2021

POSTA IN GIOCO DETERMINATA DA VIA SCARLATTI

-Il testo di Via Scarlatti stabilisce un patto di lettura con il lettore: c’è un io che vive una situazione tendenzialmente
di solitudine che stabilisce un’esigenza di dialogo con l’altro = tu generico, il lettore stesso che vive nella società del
65. Io all’interno di un recinto che cerca di uscire.
-C’è un’ambientazione milanese, una via di famiglia legata al padre  Milano è il campo di battaglia.

-Posta in palio principale che si trova in Via Scarlatti: io Vittorio uscirà vittorioso se riuscirà a instaurare un dialogo.

-Altre poste in palio: ingresso età adulta, abbandono Luino, ingresso vita civile e sociale perché l’intellettuale di quel
periodo è per sua natura un’intellettuale impegnato (Sereni si sente già manchevole).

FORTINI
-Quello sociale è un motivo di scontro con Franco Fortini (intellettuale marxista). Prima scrive “10 inverni” e poi
“verifica dei poteri” (= la bibbia dei giovani del ’68).
Fortini amico di Sereni scrive dei versi chiamandolo “esile mito” dicendogli di strappare il foglio per uscire dal decoro
10
e affrontare il rischio dello scontro, “la sacrosanta rissa”  Fortini Sì scontro e violenza, Sereni NO.
Fortini non aveva paura di risultare antipatico.
Sereni NON hai mai l’atteggiamento di scontro ma sente che dovrebbe averlo perché gli viene richiesto dal suo ruolo
 posta in gioco del dialogo: prendere atto delle contraddizioni del sistema e denunciarle, lottarle, dire chi sono i
colpevoli.

-C’era una dialettica del tipo: da un lato chi governa il mondo e dall’altro chi è schiacciato. L’intellettuale deve avere
un atteggiamento di denuncia.
-Fortini dice che il capitale già sa dove saranno gli scontri, dove la massa si ribellerà  per questo gli intellettuali
devono essere sorprendenti (“astuti come colombe”) e NON previdenti  alzare il livello dello scontro.
-Quindi lui scrive in sestine, teorizza l’ingresso in industria  ogni suo scritto è politicizzato VS Sereni che cerca
costantemente ad innalzare il livello di civiltà, con un linguaggio decoroso, sostenuto ma dialogico, con una sua
complessità, ci obbliga a ponderare la parola  vuole aumentare il tasso di civiltà all’interno della nostra società e
ritiene che la poesia serve ad essere più intelligenti, quindi il suo è un incontro dialogico e non di scontro.

Sereni e Fortini si scontrano costantemente in lettere e altro. Due intelligenze che puntano a un mondo migliore ma
uno con violenza verbale e l’altro con l’arma del raziocinio e del dialogo.

-Sereni è erede dell’illuminismo lombardo con atteggiamento che grazie alla ragione fa pensare VS Fortini che ha un
atteggiamento rivoluzionario, quindi NO mediazione (che INVECE usa sempre Sereni)

Testo “Comunicazione interrotta”, “Il tempo provvisorio” e “Repubblica” (prima unite)

Comunicazione interrotta (*)

1 Il telefono
2 tace da giorni e giorni. 
3 Ma l’altro nel quartiere più lontano
4 ha chiamato a perdifiato, a vuoto
5 per intere settimane. 
6 Lascialo dunque per sempre tacere
7 ridicola conchiglia appesa al muro
8 e altrove scafi sussultino fuggiaschi, 
9 sovrani rompano esuli il flutto amaro: 
10 che via si tolgano almeno loro.

-Inizialmente questi 3 testi costituivano un’unica poesia (che ci è stata tramandata da vari testimoni).
Titoli precedenti, di tutto il testo unitario:
 46/47
 1946/1947
 Un anno di libertà: sia dalla guerra in generale, sia dal suo ritorno dall’Algeria.

-Inizia un connubio tra pubblico e privato nelle poesie di Sereni.


-Nel 1945 l’atteggiamento degli intellettuali era un atteggiamento di grande fiducia perché il partito comunista era
convinto che il fatto di sconfiggere la Repubblica di Salò avrebbe portato a una base egualitaria tra le classi. Il fatto
che ci riescono nel ’45 vuol dire che ci credono molto.
-Nel ’48 si arriva alle prime elezioni politiche dove c’era: Democrazia Cristiana (con cattolici e moderati che vincono)
e dall’altra parte il fonte popolare con Partito Socialista e Partito comunista che si uniscono in un cartello elettorale.

11
-Quando arrivano i primi dati il 18 aprile 1948 però le previsioni sono altre perché vincono i democristiani  prima
battuta di arresto e fiducia iniziale un po’ più contenuta.

-Nel 1956 una serie di paesi tra cui l’Ungheria entrano nell’URSS MA L’Ungheria fa della piccole modifiche. Questo
all’URSS NON va bene e manda dei carrarmati (strage d’Ungheria). Italia comunista guardava l’Unione Sovietica con
ammirazione  lacerazione all’interno del partito comunista tra chi brinda all’invasione dell’URSS e chi continua ad
avere dei dubbi.
Inoltre Crushov inoltre svela i crimini umani di Stalin.

Tutto questo fa sì che molti intellettuali restituiscono la tessera.

-Quindi quando Sereni inizia a scrivere lo fa all’inizio di un cammino che sembra positivo ma poi come abbiamo visto
non lo sarà anche per le vicende dell’URSS.

-Sereni scrive in un momento positivo MA questo elemento di fiducia viene meno in realtà.

Analisi del testo

1,2 c’è qualcuno che aspetta una chiamata ma al verso 3,4,5 c’è invece un telefono che sta chiamando  ci sono due
telefoni e quanto siano collegati non si sa.
Versi 1-5: qualcuno cerca qualcun altro ma senza fortuna.

6 “lascialo” imperativo rivolto all’altro telefono o rivolto a lui stesso o a un tu generico.


7 “conchiglia” la metafora unisce l’elemento della comunicazione, incontro con l’altro con l’elemento del mare.

Questi versi segnano una sconfitta per


l’esigenza di dialogo, basta, lascia perdere.

8 abbiamo delle barche che sussultano e


sbattono per le onde e fuggono via.
9 “sovrani” può essere due cose:
 L’aggettivo di scafi, inteso come
maestosi  barche che vanno veloci
e vanno sopra le onde.
Sovrani inteso come qualcosa che
sovrasta le onde.
 Sostantivo, come se fossero dei re.

-Nella prima versione c’era scritto “sovrani


solcano esuli il flutto amaro”.
Sereni lo scrive subito nel ’46, quando c’è
referendum monarchia/repubblica: vince
Repubblica e i monarchi se ne vanno  sono
quelli che scappano, quindi è sovrani come re
e NON come aggettivo.

12
-L’odio verso i Savoia è senza freni però loro rompono il flutto amaro, almeno loro escono da una situazione di stallo
e interruzione e tu (io lirico) li invidi.

-Si può dire che quindi nella prima parte c’è una comunicazione interrotta personale e poi nella seconda c’è uno
sguardo ai Savoia che è vero che stanno scappando ma almeno sono riusciti a fuggire e lui li invidia, si pongono in
una situazione di moto mentre tu sei qui bloccato all’interno del cerchio che è quello del tempo provvisorio.

-Ricerca di dialogo ha anche una visibilità spaziale con il cerchio: sovrano rompono il cerchio e vanno verso l’altro e
hanno un istinto di vita VS tu (io lirico) è bloccato all’interno del cerchio immobile  loro vanno verso l’altro mentre
io lirico è bloccato.

-Il lettore del ’46 che è inserito nel linguaggio dell’epoca capisce tutto il discorso dei sovrani che scappano  Sereni
asciuga il testo dell’eccesso politico e si deve anche un po’ censurare (non può scrivere che invidia i savoia). Lo lascia
sul piano poetico e ambiguo, adatto per la poesia.

-Il primo passo che viene compiuto verso un dialogo è un tentativo disastroso perché la comunicazione non funziona,
getta l’io lirico all’interno del tempo provvisorio (seconda poesia).

-Nell’ultima poesia dell’intera raccolta “La Spiaggia” si chiude con un ricevitore  perfetta circolarità con la prima
poesia (Via Scarlatti non doveva esserci). Inoltre qua c’è un riferimento marino con la conchiglia e la spiaggia.
Ultima parola della raccolta che
è “parleranno” ci fa capire che
c’è un ingranaggio: situazione
marina in cui c’è qualcuno che
chiama l’altro e stessa atmosfera
viene vista nell’ultima lirica.
In entrambi i casi c’è anche un
telefono e un’atmosfera di mare.

Lezione 5

05/10/2021

Testo iniziale di “Comunicazione


interrotta”

-Il primo atto di comunicazione


interrotta è all’insegna della
sconfitta, questa comunicazione
è inceppata (comunicazione a
distanza che peggiora la
situazione).
-Questa comunicazione si
intreccia con l’aspetto politico
che viene dopo, dei sovrani del
‘46/47.

I due temi NON stanno
veramente insieme se li
13
guardiamo come un lettore normale MA è certo che affiancandoli uno all’altro vediamo sia la dimensione privata che
una rabbia sociale, che si intrecceranno man mano nella raccolta.

-La seconda parte del testo rimane più invariato rispetto alla versione dopo nuova.

-Il primo dato che emerge è lo statuto del “tu” che già era presente in Via Scarlatti con un tu generico riferito al
lettore.
Si pensava anche che quel tu fosse Sereni stesso, sulla base di tutto il macrotesto della raccolta.
MA in realtà qui in “Un anno di libertà” abbiamo lo statuto del “tu” critico riferito a se stesso.

-In questo testo, quando la raccolta ancora NON è pensata, l’autorappresentazione di se e la messa in scena dell’io
lirico è la rappresentazione di un io completamente chiuso in se stesso. Inoltre non riesce neanche a trovare un
dialogo, quindi può solo avere un soliloquio con se stesso  NON c’è spazio per i personaggi.

-L’incipit è interessante dopo due punti di vista per una motivazione stilistica:
 Quasi pascoliano, dà l’idea di un discorso iniziato e spezzato. Inoltre è un verso fratto e rovesciato (?).
 C’è una sensazione di silenzio iniziale.
 Dà un senso di discorso continuato perché inizia con la minuscola.
 La posizione a destra rende la parola estremamente visibile.
 Tutta la poesia di Sereni punta molto sugli enjambemant, non solo questo ma anche altri durante tutto il
corso del testo  continuo elemento di frattura e spezzentamento come una macchina che non parte.
Quando si arriva al nucleo del discorso lo inserisce all’interno di un unico verso in modo da renderlo
perfettamente visibile (in questo caso il centro del discorso è a verso 16 e 17)

16, 17
Si nota questi termini che voglio spezzare completamente e in più sono ripresi da Ungaretti.

-Tutto il testo va verso la prosa, è molto presente il discorso diretto e c’è una sintassi molto semplice. Diversamente
da una grammatica ermetica non abbiamo frasi nominali (senza verbo) che renderebbero l’atmosfera rarefatta 
Sereni è un poeta più reale.
Inoltre NON abbiamo molte inversioni di frasi.

Testo diverso un po’ provocatorio


Sintassi semplice

Sintassi rispecchia una sintassi che potrebbe essere usata nella prosa

-Metrica NON regolare che riprende una base in endecasillabi ma non lo segue molto.

-Nello stesso tempo però nella versione definitiva (*) notiamo che c’è un’operazione di soppressione, tipica di Sereni
che toglie versi. Agisce su due piani:
 Sfuma di più l’elemento politico.
 Soppresse indicazioni che rendono più trasparente il testo, quindi sente l’esigenza di innalzare il livello e
renderlo meno prosastico. Cerca una giusta via di mezzo tra prosa e poesia, per una poesia contemporanea
che cerca di essere al passo con i tempi. Man mano che si va avanti nella raccolta l’elemento della prosa
prende piede.

Così ridotta diventa un testo esistenziale.

14
Il tempo provvisorio

1 Qui il tarlo nei legni


2 una sete che oscena si rinnova
3 e dove fu amore la lebbra
4 delle mura smozzicate
5 delle case dissestate:
6 un dirotto orizzonte di città.
7 Perché non vengono i saldatori
8 perché ritardano gli aggiustatori?
9 Ma non è disservizio cittadino
10è morto tempo da spalare al più presto.
11 E tu, quanti anni per capirlo:
12 troppi per esserne certo.

-Manca “tu il tempo provvisorio non lo sopporti” che rendeva il tutto più chiaro, era la chiave di svolta.
-“legni” è una metonimia delle barche precedenti.

-Prima c’erano le barche che fuggivano e che invidiava, qui c’è un’altra cosa  crea uno spazio tra un qui e un
altrove (qui VS altrove).
Lì le barche servono ai sovrani per andare a cercare la vita, mentre qui il suo legno, la sua barca per fuggire dal
tempo provvisorio è tarlato  viene sottolineato l’elemento di distacco di lui che non ce la fa.

2
Ha una sete di vita “oscena” in contrapposizione alla posizione si stallo esistenziale  situazione che si rinnova
3
“e” è una falsa congiunzione perché è più un’avversativa rispetto al secondo verso (ma molto utilizzato anche per
creare un discorso, quindi anche l’e).
4,5
Sereni unisce un linguaggio primario e un linguaggio allegorico.

15
Da un lato è un modo per dire che qualcosa che una volta c’era si è distrutto però dall’altro siamo nel dopoguerra
quindi davvero il paese è in ginocchio.

Da questo momento in poi si uniscono il piano concreto e realistico insieme a una rappresentazione simbolica: Italia
del dopoguerra e il piano più metaforico/allegorico

6
Davvero c’è qualcuno che guarda il paesaggio ma questo può anche essere il paesaggio dell’anima (sporca).

7,8
Finisce la parte descrittiva e inizia un dialogo.
Saldatori e aggiustatori sono quelli della città MA anche perché non si riescono a curare i guasti dell’anima.
9
Avversativa netta e vera, quasi leopardiana (quarto verso de “L’Infinito”) in cui l’allegoria viene sciolta e si parla solo
del piano esistenziale, NON c’è più troppa realtà.
10
Tempo della vita in cui non si vive la città per le lotte sociali, l’amore adulto, i gesti forti, le battaglie in piazza, la
violenza.
In questo periodo è un uomo giovane (33/34) che vive la giovinezza in modo colpevole, se la porta dietro  diventa
tempo fermo, tempo provvisorio della NON azione.
Di certo è il tempo della Non vita che NON dev’essere definitiva, dev’essere spalata e tolta al più presto.
In questo caso è il tempo provvisorio il vero oppositore della storia, quindi bisogna toglierlo al più presto  ci do il
senso della battaglia e di come gli Strumenti Umani sia una raccolta dinamica, succederà qualcosa per forza.
11,12
Interpretazioni:
 È stato un tempo talmente lungo da diventare direttamente l’identità del soggetto: da troppo tempo è
all’interno del tempo provvisorio che deve spalare.
 C’è un elemento positivo che rinvia al futuro “capire”, se si capisce il proprio limite si riesce anche a
superarlo  il fatto che si riesce ad esternare il tempo provvisorio lo fa diventare il nemico da superare.

C’è una chiusa di denuncia verso se stesso che però apre al futuro, il testo rinvia a quello che dovrà compiere
l’io lirico.

Repubblica

1 Svetta ancora allo svolto la vecchia pianta


2 e improvvisa brulica al vento.
3 Lampi di caldo, presagi,
4 parvenze forse s’incarnano nell’intima bruma.
5 Ma nessuno
6 ne sa niente.
7 giugno ‘46

7
Si riferisce al referendum monarchia/repubblica

-Ci sono una serie di elementi sulla natura (Leopardi, Petrarca, Montale)
-Allitterazioni per la v e la s (svelta, svolto, vecchia, improvvisa e vento) al v 1,2.
Nasali ripetute al v 5,6,7.

16

Sembra una cantilena non riuscita, un gioco di suoni.

-Il testo si apre con una matrice politica e sembra essere in contrasto con il nesso tra comunicazione interrotta e
tempo provvisorio: i temi sono che non si riesce a comunicare e deve interrompere il tempo morto e poi c’è
repubblica che stacca subito su un contesto politico.
Dire subito repubblica è un atto politico molto forte perché si colloca forte VS la fine del tempo provvisorio.

L’aspettativa del lettore è come se ci fosse la risposta, come se il tempo morto fosse davvero finito.

-Questa forma di aspettativa viene smentita subito perché un testo politico che dovrebbe essere serio diventa quasi
un divertimento  l’io lirico deve aderire alla repubblica come se fosse un giullare, come se raccontasse una
filastrocca perché lui non avrebbe mai scritto una cosa così apertamente smaccata, con tutti i suoni perfetti da
poesia  NON testimonia l’aderenza dell’io lirico a questa cosa per il gioco di parole

Inoltre c’è fortissimo il v 5 in cui c’è una dimensione di morte, una chiusa fratta che indica subito morte.

1
Le piante torneranno spesso all’interno della raccolta e sono associate alla vita, il rapporto che l’io ha con le piante è
un rapporto di vitalità.
La vecchia pianta dell’impegno sociale e civile è ancora presente e si agita al vento.

3,4
Andatura quasi ermetica che sembra disvelare il senso, la pianta sembra essere qualcosa che nella sua enigmaticità
può indicare un senso altro.
Discorso positivo, carico di futuro che è infranto dal “forse” che fa crollare e implodere questo senso di speranza e la
ridimensione.

5
Si capisce ancora di più il senso della morte che c’è all’interno del testo.

Testo composto da 3 parti:

1. V 1,2 Istituzione di un impegno sociale con andamento più allegro e accenti che si susseguono creando uno
scioglilingua contento e allegro.
2. V 3,4 abbassamento di speranza iniziale dato dal forse, tono meno allegro, compaiono le rotative in
posizione interconsonantica che danno un senso di rumore di fondo
3. V v5,6 nasali con negazioni


Livelli che viaggiano tutti verso il basso

-Il lungo percorso dal dopoguerra fino all’arrivo della Reduplica è un anno piegato verso la disperazione, il senso di
sconfitta e l’isolamento. Verso uno scatto esistenziale e politico che vanno di pari passo.

17
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-Si chiude una prima parte della prima sezione con “Via Scarlatti” che fa da proemio e poi un trittico con
comunicazione interrotta, tempo provvisorio e non aderenza alla realtà politica.

-Se volessimo ragionare in termini di testo continuo:

 Via Scarlatti istituisce il patto del testo, il proemio.


 Trittico è la rappresentazione del personaggio che sta vivendo una situazione di tempo interrotto.


La storia NON è ancora iniziata, inizia dopo.

-Dopo questa parte ci sono una serie di poesie dedicate a Luino e poi Milano.
Quindi:

1. Proemio
2. Rappresentazione del personaggio
3. Luino: rappresenta il tempo fermo e interiore.
4. Milano: rappresenta il tempo storico dell’azione.

Viaggio all’alba

1 Quanti anni che mesi che stagioni


2 nel giro di una notte:
3 una notte di passi e di rintocchi.
4 Ma come tarda la luce a ferirmi.
5 Voldomino, volto di Dio.
6 Un volto brullo ho scelto per specchiarmi
7 nel risveglio del mondo.
8 Ma dimmi una sola parola
9 e serena sarà l’anima mia.

-Sembra una preghiera, sia per Dio che per gli ultimi 2 versi.
-Immediatamente dopo Repubblica c’è un atteggiamento di fede che si rifà al tempo storico.

-C’è un cortocircuito tra un tempo di stasi e un tempo di azione.


C’è un viaggio di ritorno nel luogo natale e nel giro di una a Luino il tempo si potesse fermare.
-C’è il rumore dei passi ma anche i ritocchi delle campane  sottotesto di chiesa sempre presente.

4
Tempo che non vuole arrivare, sensazione di stasi

-Speranza non più delegata all’impegno dell’io ma è una preghiera

18
Lezione 6
06/10/2021

25 e 26 lezioni a distanza che registra


Facciamo direttamente anticipare la lezione dell’8 a giovedì prima a distanza, così abbiamo già finito.

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Analisi del testo

-Incrocio e appaiarsi di 2 temporalità:

 Temporalità immobile
 Tempo storico e lineare

-Affiancato alla dimensione atemporale si intreccia una dimensione atipica, quasi divina ripresa da “Dio” e gli ultimi
versi.

-Sovrapposizione tra ipotesto religioso (Dio…) e la atemporalità, finiscono ad essere una dimensione dell’altra.
Atemporalità che si contrappone a una temporalità storia e lineare  c’è conflitto.

-Rapporto con la fede di Sereni: lui è laico ma nello stesso tempo NON è mai fiero avversario della chiesa (≠ Saba che
si scaglia contro la parte reazionaria della chiesa).
Non è neanche come Montale che usa la Bibbia come il grande codice per rendere la donna angelo (come fa nelle
“Occasioni” o nella “Bufera” dove Clizia è un personaggio cristologico).
Abbiamo diversi rimandi nell’ultima sezione alle chiese e alle campane MA il rimando è solo per l’ambiente e non
religioso.

-Il Viaggio all’alba ha un antefatto dove ricorda


l’evento con Vasco Pratolini:

-Antefatto puramente descrittivo

19
-Questo è un viaggio in cui si ritorna a Luino = il luogo natale  viaggio all’utero materno.
Da un lato viene indicato con un nome di un luogo (Voldomino) e dall’altro è associato a elementi di atemporalità.

-Luino sembra quasi un regresso, un tornare indietro VS i testi precedenti dove voleva andare avanti verso il futuro.

-Atmosfere rarefatte e monocolori VS atmosfere di Via Scarlatti e Comunicazione interrotta.


C’è una notte eterna e gli unici rumori sono passi cadenzati.

-Tutto questo è delegato al volto di Dio anche nei versi.

-C’è una struttura principalmente endecasillabica tranne v 2 e 7 che sono settenari e v 5 e 8 che sono novenari  i
versi della tradizione (endacasillabo e settenario) sono predominanti e lasciano un po’ fuori i novenari che
rappresentano un’eccezione.
Questa eccezione sono i versi in cui c’è una presenza di Dio particolarmente smaccata.

-Testo che nella fotografia è un polimetro (= privo di regole) MA tuttavia ha una struttura di sillabe abbastanza
tradizionale e probabilmente lo è anche per le assonanze e le rime.

-Ci sono due cose a cui fare attenzione quando si fa un’analisi metrica:

 Trovare la regola dominante e l’eccezione che porta a una spia, un significato particolare.
 Inoltre per Sereni si usa un classicismo moderno o paradossale = tentare di essere legati alla tradizione il più
possibile senza però cadere nel falso, manieristico, eccessivo o qualcosa di bugiardo e stucchevole.

Quindi si può dire che rispetta il verso tradizionale ma manda in frantumi che rime, il sistema metrico MA salva i
versi della tradizione (5 e 8).

-Tutto il classicismo moderno è una “statua col volto camuso”, spezzato  abbiamo la tradizione che però non riesce
ad essere legata in modo coeso perché c’è sempre qualcosa che la rompe.

-Parlando di un testo di ritorno e poi nei versi dopo ritorna il ritorno sempre presente  c’è una dinamica in questa
parte dedicata a Luino volta a mettere in scena un ritorno a Luino regressivo.

6
verso in cui lui si rispecchia in Dio però è quasi un elemento di fastidio il fatto che il volto di Dio sia brullo.

8
Ovviamente ci si aspetta che si parli di dio perché l’interpretazione non può ignorare l’elemento di preghiera.
Però Sereni è laico, quindi c’è qualcosa che NON torna.
Un po’ l’istinto della preghiera è qualcosa che comunque riguarda tutti, la preghiera può essere di tutti. Soprattutto

20
quello che è di tutti è la richiesta di senso che da un punto di vista filosofico coincide con Dio e tutta la letteratura
moderna non fa altro che confrontarsi con la perdita della totalità (Dio) e non facciamo altro per ricreare forme per
ritrovare quella totalità e senso perduto, si ricerca un senso di armonia.

Quindi è una preghiera che è generale  anche tutta la poesia acquisisce un senso religioso richiedendo la serenità
dell’anima che tarda ad arrivare (v5).

MA questo Dio in fondo può essere l’amico che stanno chiamando, Piero Chiara che dorme e non risponde  la
salvezza può venire da un gesto da un uomo terreno fatto in carne ed ossa. In tutti Gli Strumenti Umani l’amicizia è
l’unica dinamica che può portare alla salvezza (poesia “Gli Amici” pag 51).
Qui gli amici NON rispondono, iniziano a rispondere quando l’io Vittorio si getta nella città di Milano.

Ritorno

1 Sul lago le vele facevano un bianco e compatto poema


2 ma pari più non gli era il mio respiro
3 e non era più un lago ma un attonito
4 specchio di me una lacuna del cuore.

-Respiro associato a uno stato dell’anima e il lago diventa uno stato d’anima lacunoso del poema. Contrapposizione
tra bianco poema e laguna del cuore.

-Altra interpretazione: è da vedere secondo aspetti temporali, quindi niente è più come prima, come quando abitava
lì. Lo si capisce anche dal v1 con facevano (imperfetto = tempo della continuità) e il ma a v2. Si può giocare la
questione su due diversi piani temporali.

-C’è un passato più sereno e un passato più lacunoso dove il ma è a dividere le due fasi.

-C’è un’avversativa ma quello che crea più avversione è il “più” che trasforma il tempo della continuità
dell’imperfetto con un tempo evenenziale, diventa qualcosa che è diverso adesso rispetto a prima.
secondo e terzo verso creano uno spacco rispetto al primo verso dialettica pieno/vuoto

-Metrica: un doppio novenario, poi 3 endecasillabi  prima tradizione e classicità mentre i versi che indicano la
mancanza sono rappresentati dagli endecasillabi.
Il primo verso è in discontinuità con i versi 2,3,4.

-Immaginiamo il Lago Maggiore calmo, con vele bianche  paesaggio rasserenante e non più volto brullo

2
Questo lago che è l’immagine sublime dell’armonia come un poema stava lì MA il suo respiro non era in sintonia con
il lago.
C’è la fonte di Montale negli “Ossi di Seppia nella terza sezione dedicata a Mediterraneo, in cui Montale racconta la
storia dell’io lirico che vive in sintonia con il mare nell’infanzia fino a quando questo rapporto si spezza e non c’è più
corrispondenza tar il suo respiro e quello del mare. È un poemetto composto di 9 testi e la rottura e nel quinto testo,
quindi dal primo al quarto viene raccontata la sintonia.

(foto)

21
Il mio cuore non era altro che un battito più piccolo di quello del mare, di Dio.
Improvvisamente la sintonia si spezza quando finisce l’infanzia e in quel momento il ritmo del cuore dell’io non
coincide più con quello del mare  la totalità è perduta, l’armonia è infranta.

-In Sereni anche il suo respiro non è quello del lago, qualcosa lo rispecchia ma in maniera triste, non più all’insegna
della gioia  si ricrea il gioco tra pienezza e mancanza.

1
Parola “poema”:
La forza della poesia è quella di superare la parola stessa, quindi il bianco poema può rimandare al vuoto.

In Mediterraneo di Montale c’è un elemento metapoetico: che tipo di poesia si può scrivere nel momento in cui si
lascia la totalità quindi il lago per Sereni o il mare per Montale? Deve diventare una poesia di ricerca di senso,
collocazione dell’io, ricerca di Dio e NON più una poesia armonica  lo stile sarà quindi disgregato.

Anche qui è la stessa cosa: c’è una non corrispondenza tra lago e io lirico che non può far altro che raccontare
quanto non sia in sintonia con la totalità.
Sereni è consapevole del proprio mezzo e dei tempi che corrono ed è uno di quei poeti che torna con riflessioni
metaletterarie (“I versi” pag 108 in cui la poesia si scrive quasi di contrabbando). In questa poesia “I Versi” si capisce
che lui ha un passato in cui si credeva che la poesia salvasse il mondo (soprattutto in guerra) MA nel momento in cui
si entra nell’età è adulta e il lago diventa lacuna allora quella poesia per l’arte non è più possibile.

Riflessione costante che c’è anche nella poesia dedicata a Saba in cui Sereni dichiara che lui è il suo padre poetico:
semplice, poeta dell’oggetto concreto, poeta rimasto impermeabile alla sollecitazione ermetica.

Anche in “un ritorno” non fa altro che fare una riflessione implicita sulla poesia. Raccontare una non corrispondenza
tra l’io con il passato.

-Non può essere solo un’interpretazione sul fatto che lui è triste di tornare a Luino dopo la grande città perché:

 Luino non viene mai veramente citato e chiama solo il lago effettivamente (come la grammatica ci impone).
 Non è una poesia letta con i toni della fine, quindi del ’65. Quella parte di adultità adesso non è stata ancora
trovata, siamo ancora in realtà immersi a Luino.

-Il bianco si configura come il colore della verità, della luce rivelata e sembra essere fortemente associato a Luino e si
riprende fortemente nel testo dopo “Nella neve”.

Nella neve

1 Edere? stelle imperfette? cuori obliqui?


2 Dove portavano, quali messaggi
3 accennavano, lievi?
4 Non tanto banali quei segni.
5 E fosse pure una zampettìo di galline -
6 se chiaro cantava l'invito
7 di una bava celeste nel giorno fioco.
8 Ma già pioveva sulla neve,
9 duro si rifaceva il caro enigma.
10 Per una traccia certa e confortevole
11 sbandavo, tradivo ancora una volta.

22
(foto di analisi)

-Zampettio della neve al v5 richiama alla mente “Nella serra” di Montale, quel montale più maturo che ricerca segni
divini per trovare il senso.

-C’è un momento in cui le cose non sono solo cose ma sono manifestazione fenomenologiche di un mondo un po’
più pieno  quei segni nella neve non erano banali se cantavano un invito della bava celeste (divina).

8 si rompe tutto.
Inizia la fine lui cercava di rimanere attaccato alla neve tradendo l’età adulta.

-Capiamo la costante del bianco legato a Luino, associata all’infanzia  io lirico come primo atto ha tentato il ritorno
regressivo al luogo natale, quindi a Luino, che è la totalità ma c’è anche l’impossibilità di raggiungerla questa totalità.

Lezione 7
11/10/2021

-Cromatismo monocromatico del bianco presente da Un Ritorno in poi  senso di pienezza e paradiso perduto che
si sta cercando di riconquistare.
-C’è questa voglia di riconquistare attraverso spie spaziali: “Viaggio” all’alba, un ritorno e poi in Viaggio di andata e
ritorno  il luogo della natura non è abitato ma ci si vuole ritornare, bisogna riconquistarlo.
-La quantità di natura che c’è nei testi del ritorno a Luino è molto visibile e crea dei cortocircuiti molto evidenti:
 Opposizione rispetto alla città di macerie e alla posizione politica
 Opposizione con poesia lirica italiana, fusione panica con la natura e rappresentazione simbolica della natura
è qualcosa che attraversa tutta la tradizione lirica italiana (esempi massimi di Pascoli e D’Annunzio con mito
del nido e poesie come il temporale, lavandare, arano…) si parla della divinità natura che ripaga il l’uomo
della linearità del tempo. Infatti la natura si oppone al tempo lineare perché la natura è eterna e c’è una
tradizione che ha costituito la natura capace di redimere l’uomo della sua finitezza.
In Sereni però i conti non tornano perché la dimensione della natura non è mai abitabile per Sereni.

-In Nella neve ci sono tutta una serie di segni enigmatici come non tanto banali, segni che Montale in Ossi di Seppia
chiamava (?)

23
10
Tradisco il mio compito di diventare adulto per una traccia in natura che ho trovato MA in realtà appartengono solo
all’infanzia e la natura adesso non è abitabile  rapporto con la natura che si interrompe e non decolla.

Dinamica classica della natura che viene descritta come un senso di pienezza dell’essere ma dall’altro lato viene
sempre negata da un qualunque segno e più banalmente dall’irruzione del tempo, sembrano che siano in lotta il
tempo ciclico della natura e il tempo umano che quando compare rompe l’illusione del tempo assoluto.
Es. anime del paradiso non sentono né un prima né un dopo perché hanno l’eternità e un tempo assoluto, unica
cantica dove c’è un tempo è il purgatorio perché c’è la fine della pena  Luino rappresenta il paradiso dantesco MA
questo paradiso che ancora esiste nell’immaginario è un paradiso negato, c’è un rapporto non risolto con il paradiso.

Paura
(testo)
-Anche qui abbiamo dinamiche già incontrato come il viaggio, treno e spostamento. Rombo del treno è rumoroso,
non ha nulla di armonico e rimane impresso nel cervello del lettore. C’è un viaggio nel lago Maggiore.

3
C’è uno squarcio. “uccello” come l’upupa di Montale che ferma il tempo e fa arrivare già la primavera, così questo
verso di uccello è un altro squarcio, segno dell’aldilà e una potenziale epifania.

4
C’è un elemento di riconquista ma “anche ora” inserisce una dimensione temporale lineare che non cancella la
sensazione di benessere ma la sporca, la temporalità lineare non è completamente abolita.
C’è un momento di benessere ma ci fa venire in mente il fatto che è già sfuggito questo momento.

5e6
Da una parte si dice che l’aria invade ancora e dall’altra si stabilisce che la richiesta di vita insiste ancora, il desiderio
di assoluto insiste ancora.

-Titolo: crea regole del gioco limitamenti, che sanno di angoscia  anche un testo come questo che testimonia un
incontro di serenità, in realtà non riesce a sciogliere l’angoscia e la paura del testo  ci ritroviamo ancora una volta
con il paradiso perduto e negato.
(analisi in foto)
Viaggio di andata e ritorno

1 Andrò a ritroso della nostra corsa


2 di poco fa
3 che tanto bella mai ti sorprese la luna.
4 Mi resta una città prossima al sonno
5 di prima primavera.
6 O fuoco che ora tu sei
7 dileguante, o ceneri confuse
8 di campagna che annotta e si sfa,
9 o strido che sgretola l'aria
10 e insieme divide il mio cuore.

-Abbandoniamo il mondo di prima per andare a ritroso, dall’infanzia e Luino verso qualcos’altro.

4e5
Dove sta andando?
24
Sonno non ha un’accezione positiva, appartiene all’area semantica di non vita.
Città può essere che gli resta Luino che si sta per addormentare o altrimenti il fatto che gli resta solo Milano che
rispetto a Torino NON ha quella pienezza e armonia, divinità e mito della natura che abbiamo visto prima.

6
Nostalgia per tutto quello he si è perso.

10
Si chiude la parte su Luino sulla divisione del cuore, quindi sul senso non conquistato.

-Dopo aver tentato di abitare Luino è costretto a tornare e gli rimane una città prossima al sonno e del fuoco (=il
mondo che rinasceva ogni giorno quando eravamo bambini) resta solo la cenere  il confronto con la città
circostante (con Via Scarlatti) non si può più rimandare, si deve immergere nella città.

L’equivoco
1 Di là da un garrulo schermo di bambini
2 pareva a un tempo piangere e sorridermi.
3 Ma che mai voleva col suo sguardo
4 la bionda e luttuosa passeggera?
5 C’era tra noi il mio sguardo di rimando
6 e, appena sensibile, una voce:
7 amore – cantava – e risorta bellezza…
8 Cosí, divagando, la voce asseriva
9 e si smarriva su quelle
10 amare e dolci allèe di primavera.
11 Fu il lento barlume che a volte
12 vedemmo lambire il confine dei visi
13 e, nato appena, in povertà sfiorire.

1e2
Non c’è un soggetto per pareva quindi lo prendiamo da versi dopo, quindi è la donna che pareva a un tempo
piangere e sorridermi. Questo capita se noi accettiamo le regole della grammatica.
“Garrulo schermo di bambini”: bambini chiassosi in maniera felice che creano uno schermo (parola che rimanda alla
rappresentazione di Schopenhauer e menzionata anche da Montale).

3
La passeggera lo sta guardando e anche lui guarda lei e in mezzo a loro ci sono dei bambini.

Lezione 8
12/10/2021

6-7
Chi è che sta parlando?
“Una” articolo indeterminativo che rimanda ad altro.
“Tra noi uno sguardo di rimando…. E una voce” sono insieme, “c’era tra noi” agisce all’interno del lettore in maniera
molto forte.
Corsivo è una strana forma di discorso diretto e quella è una canzone dell’epoca  c’è una voce che fa da sottofondo
a questo che è il primo incontro tra loro due (importanza del tema dell’incontro che si ricerca in tutta la raccolta).
Concetto di voce: Luino e comunicazione interrotta sono all’insegna del silenzio mentre qua si ripete molto spesso la
voce  ci troviamo di fronte a un cambio di rotta, un dialogo che sta per sbocciare.

25
11-13
“Barlume” = improvvisa illuminazione, squarcio di luce. Si fa a sistema con quelle improvvise epifanie che possono
realizzarsi all’interno di questo mondo e riprende “Il Balcone” di Montale.
Si riferisce all’evento appena trascorso.
I loro visi improvvisamente si illuminano ma immediatamente “sfiorisce” (riprende Montale)  immagine di
qualcosa che non sboccia e non trionfa che fa parte di una cultura primo novecentesca di cui Sereni si sta
progressivamente sbarazzando. Da un lato assume queste parole e questa rappresentazione della vita all’insegna
della dialettica rappresentazione di ciò che appare all’esterno e qualcosa che non si riesce mai a raggiungere (senso
di lontananza rispetto al senso). Dall’altro lato si distacca progressivamente da questa grammatica e narrazione che
assume più all’inizio, ma poi vediamo a partire soprattutto dalla terza sezione che lo abbandona per fare un ingresso
nel mondo della storia, con l’impegno civile che prende il sopravvento.

Gli strumenti umani sono da leggere nella narrazione da cultura metafisica a una cultura più impegnata, sociale,
civile e contingente.

-Titolo “L’equivoco”: uno sguardo mi colpisce e ho la sensazione di conoscere quella persona e di volerla salutare MA
NON è lei una potenzialità di incontro che si spegne perché quella persona non è lei

-La voce, i bambini e lo sguardo di rimando sono in mezzo a loro.


-Chiusa molto drammatica “muto restavo e afono”: senso di
morte
“indifferente” come nel tempo provvisorio, ovvero non vivo, in
uno stato larvale.

In entrambi i casi c’è comunque un avvertimento che una vita


può irrompere, l’altro arriverà, la vita è qui e il ritorno a Luino
ormai è lontano.

-La passeggera riprende “La passante” di Baudelaire:


Io lirico gira per Parigi, la città della modernità delle luci ed è anche la città distrutta  città che si apre a nuovi ritmi
che non sono più quelli del corpo umano, sono i ritmi imposti dalla macchina, dalle esigenze della modernità.
Per lui il problema della modernità NON è risolto: porta benessere e agio MA porta anche a una depersonalizzazione
(fabbriche, quartieri dormitori…)  svuotamento dell’identità dell’individuo dell’800, io che è divorato dalla
modernità e questo è un problema per Baudelaire. Un io che vive una situazione di morte in vita, crisalide che non
diventerà mai farfalla.
Questa situazione però può avere improvvisi risvegli e la città e il luogo di questi shock (come li chiama lui), non sono
altro che incontri improvvisi che risvegliano l’essere: le luci della città o incontri perturbanti spesso con donne che
hanno una forte carica erotica (Baudelaire è il primo a sdoganare la prostituta che prima era solo l’altra faccia della
donna angelo e invece adesso è un polo positivo per il maschio che improvvisamente si accende vedendo l’eros che è
vita (dinamica presa da Sbarbaro in Italia che descrive la figura del sonnambulo che insegue delle donne che
accendono il risveglio sessuale, che da un lato è piacere e dall’altro è motivo di vergogna)).

26
Sereni dialoga con questi testi e quando utilizza “passeggera” che sostituisce “passante”, ricerca il colpo d’occhio 
è davvero un testo che si apre allo shock, è un’iniezione di vita in tutto e per tutto.

-Molto probabilmente si trovano in un mezzo di trasporto o su un treno  termine passeggera rimanda ai mezzi di
trasporto tipici della modernità  dobbiamo collocare il testo in un ambiente cittadino.

-L’equivoco è la prima lirica che si apre all’incontro con l’altro che viene visto in maniera positiva anche se il risultato
finale è tragico, un non incontro MA nel breve barlume l’io si è sentito decisamente più vivo.

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TITOLO DELLA SEZIONE “UNO SGUARDO DI RIMANDO”
-Uno sguardo di rimando: titolo che subito fa capire l’incontro con l’altro.
-Sereni risposte a questo sguardo (parola molto più debole di incontro).

-Uno immagina delle vicende e le prolunga sulla vita dell’altro  questa è una forma immaginata del dialogo e lo
sguardo di rimando è una forma di risposta.
Lui NON è un guardone ma è incuriosito dalla vita degli altri, vorrebbe parteciparci. Lui crea vite che lo rendono
anche più vivo.

-Aspetto che diventa più vivo in “Alle sei del mattino” ma anche più avanti  costruisce la poetica dell’incontro, sia
reale che fasullo e la posta in palio è costruire un io lirico che abbia una propensione verso l’altro da sé. Non importa
che questo incontro ci sia o no, l’importante è costruire un soggetto diverso, non per forza legato alla tematica
amorosa ma molto più legato al contesto sociale e alla amicizia.

-Fin quando lui è solo e non si sta impegnando nel sociale si denuncia da solo. Quando poi inizia a prendere un’altra
strada (anni ’60) e inizia a diventare severo e a rivendicare che nessuno più pensa alla resistenza, all’olocausto e su
questo risvolto sui si sente appagato, è pronto già da subito per raccontare sul concetto di memoria.

27
Ancora sulla strada di Zenna
1 Perché quelle piante turbate m'inteneriscono?
2 Forse perché ridicono che il verde si rinnova
3 a ogni primavera, ma non rifiorisce la gioia?
4 Ma non è questa volta un mio lamento
5 e non è primavera, è un'estate,
6 l'estate dei miei anni.
7 Sotto i miei occhi portata dalla corsa
8 la costa va formandosi immutata
9 da sempre e non la muta il mio rumore
10 né, più fondo, quel repentino vento che la turba
11 e alla prossima svolta, forse finirà.
12 E io potrò per ciò che muta disperarmi
13 portare attorno il capo bruciante di dolore.
14 Ma l'opaca trafila delle cose
15 che là dietro indovino: la carrucola nel pozzo,
16 la spola della teleferica nei boschi,
17 i minimi atti, i poveri
18 strumenti umani avvinti alla catena
19 della necessità, la lenza
20 buttata a vuoto nei secoli,
21 le scarse vite, che all'occhio di chi torna
22 e trova che nulla nulla è veramente mutato
23 si ripetono identiche,
24 quelle agitate braccia che presto ricadranno,
25 quelle inutilmente fresche mani
26 che si tendono a me e il privilegio
27 del moto mi rinfacciano.
28 Dunque pietà per le turbate piante
29 evocate per poco nella spirale del vento
30 che presto da me arretreranno via via
31 salutando salutando.
32 Ed ecco già mutato il mio rumore
33 s'impunta un attimo e poi si sfrena
34 fuori da sonni enormi
35 e un altro paesaggio gira e passa.

-Titolo è un rimando a una poesia di Sereni che era stata pubblicata in “Frontiera” nel 1941.
-Concetto di ritorno costante che troviamo già dal titolo e dalle scelte verbali con il prefisso della ripetizione 
contrasto già incontrato tra un tempo circolare, immobile che in Luino è il tempo della pienezza dell’io e invece un
tempo lineare.
Luino = polo positivo VS città = dispersione e perdita.
Tutto questo ritorna ma con una valutazione parzialmente opposta: dopo “L’Equivoco”, tornare sulla strada di Zenna
vuol dire tornare sul luogo dell’immobilità che però non dà più appagamento come prima

1-3
Verde già incontrato in “Repubblica” e lo rincontreremo in “Giardini”. Colore della primavera e giovinezza…
Verde che si rinnova a ogni primavera.

4-6
Il poeta quella primavera dei suoi anni (giovinezza) non la conoscerà più perché c’è l’estate dei suoi 47 anni, la sua
giovinezza andata  contrasto tra chi è condannato al tempo lineare e Luino il luogo del tempo circolare.
28
Stavolta la separazione è completamente andata, non recuperabile e si percepisce anche spazialmente: il luogo è
fermo e la sua macchina che sfreccia via, quindi è lui che si sta allontanando dalle piante turbate  non è più un
andata e ritorno MA è solo una separazione con lui che se ne sta andando.

Questo non è visto come un lamento ma come un dato di fatto e più tardi questo diventerà un punto di forza di
Sereni: lui si accorge che il tempo è andato avanti, si accorge che ci si è allontanati dagli ideali della resistenza e con
oggettività lui analizza cos’è rimasto veramente.

Contrapposizione tra Luino immobile e io lirico in movimento temporale (cresce negli anni) e spaziale (lui è in
macchina e si sta allontanando da Zenna).

Elemento che si ritrova alla fine della raccolta quando lui ritorna e si accorge che molte persone sono rimaste a Luino
ferme.

7
Aggiunta a mostrare questo senso di NON mutamento di Luino.

9
Torna il rumore che non è più capace di scalfire.
Un luogo che non interagisce con le sollecitazioni della realtà e contemporaneità rischia di diventare un NON luogo,
completamente tagliato fuori  NON più positivo come prima.

10
Vento elemento che torna stesso e spesso associato a un’associazione metapoetica: qualcosa che viene cantato dai
poeti simbolisti. La poesia simbolista che cantava dei buoni sentimenti, che era un vento di vita non riesce a scalfire
Luino.

11
Luino rimarrà la pietra morta che era già prima.

12
Non può non disperarsi per il tempo che muta perché comunque ha 47 anni e si sta preoccupando. Capisce che
Luino non è più quella mamma, quel polo di compensazione e quella fuga per il tempo che fugge (che allo stesso
tempo è anche il tempo positivo della maturazione)  convivono le due dimensioni positiva e negativa del tempo
che fugge MA Luino in ogni caso adesso ne è completamente tagliata fuori.

14
Contrapposizione tempo lineare e tempo immobile di Luino.

Nella descrizione agisce su due piani:


 Piano realistico descrittivo: Luino che è avvinta ai soliti gesti di semplicità contadina, una città di vite povere
e di poveri oggetti
 Riflessione metapoetica: sta cambiando la poetica. Cita “La carrucola nel pozzo” di Montale  cambierà
tipologia, il barlume sarà diverso dai barlumi descritti prima.
La stessa “catena” (che rimanda a Boutreau  Montale e filosofia di Schopenhauer dei primi ‘900).

Si lascia indietro tutto questo.

Pubblica questa poesia sull’Europa del ’60 (giornale): momento in cui Sereni ha in mente la raccolta

18
“Strumenti umani” è Ambiguo perché è:
 Associato sia a qualcosa di povero dei cittadini di Luino.
 Rappresenta alla fine quei valori con cui le persone cercano di superare la vita di tutti i giorni (poesia,
amicizia, rapporto con infanzia, padre e rapporto con l’altro).
29

Non si può considerare questo il manifesto della raccolta anche se ha una riflessione metapoetica * perché
alla fine sono molte le poesie in cui esprime il suo pensiero e il suo stile di scrittura

21
chi resta in paese rimprovera a chi se n’è andato di aver tradito, di aver tagliato con le tradizioni.
Il moto è diventato privilegio ≠ prima che essere immutabili era privilegio (come le anime del paradiso)

28
Lui ha pietà adesso, cambia la protezione dell’io lirico tra l’inizio e la fine, lui cambia

32
è il cambio di marcia che se ne va.
Chi se ne sta andando è l’io lirico che è proiettato verso la città e la nostalgia di Luino lascia il passo al desiderio di
vivere in prima persona.

Lezione 9
13/10/2021

-Si cambia di valutazione perché il tempo ciclico non è più positivo come all’inizio, si prova pietà per quel tempo
immobile di Luino, un senso di superiorità rispetto a quel cittadino immobile a Luino.
-Al posto di scegliere la formula del ritorno (associato al ritorno a casa) si sceglie la formula dell’ancora (associato al
concetto di ripetizione)  ritornare sugli stessi posti ma ormai con un sentimento mutato  da qui in poi sarà
molto presente la dialettica tra soggetto che muta e posti che non cambiano (nel “Piatto piange” si parla proprio di
sperpero del tempo di coloro che sono stati chiusi a giocare  Luino rischia di diventare una gabbia ≠ prima che era
un polo positivo.).
-Si dice così MA alla fine all’interno della raccolta l’opposizione NON è mai così netta, alle volte il ricordo di Luino è
positivo.

(Testo di “Strada di Zenna”)

-*Altro aspetto che esce è la riflessione metapoetica a partire dal titolo che rimanda a “Strada di Zenna” pubblicato
in Frontiera nel 1941 si presuppone un lettore che già conosce frontiera e sa cogliere un rimando ipertestuale, è
una poesia che porta avanti un’altra poesia.
Sereni sta facendo un percorso su se stesso riprendendo un percorso che aveva lasciato nel 1941 e lo porta avanti
mostrando al lettore una certa maturità.

-Qui NON c’è un soggetto in movimento che c’era prima = significa che c’è tempo all’interno della narrazione. In
questo caso c’è un io lirico (noi) tutto rivolto al futuro.
-C’è una divisione in strofe che tende più ordinare il testo e aumenta il tasso di artificio letterario e di poeticità,
mentre la strofa unica è un lungo serpentone.
-Si trovano su una spiaggia in cui c’è vento (= secondo la tradizione simbolista associato alla vita) piuttosto
minaccioso e turbinante. Ci troviamo nel pieno di un acquazzone di fine estate.
-In questo testo è interamente occupato dalla natura.
-C’è un io osservante che aspetta verso il futuro e nello stesso ci sono elementi antropici legati all’uomo ma non sono
l’uomo (le stuoie tintinnanti, le sirene dei porti…).
-Riassumendo:
 Abbiamo uno scarto rispetto al formato ermetico (con io lirico, comprensibile).
 Io rivolto al futuro associato a una rivelazione.
 Struttura narrativa, descrittiva e realistica (≠ poesia ermetica che agisce su analogia per pensiero dell’io
lirico).

30

Già alla fine degli anni ’30 Sereni era alla ricerca della poetica dell’oggetto, anche all’interno dello scenario
statico e paesaggistico compaiono elementi abbastanza prosastici.
Mentre in “Ancora sulla strada di Zenna” l’io lirico non va verso il mondo dell’oltre ma si muove in macchina
ed è molto più realistico.
Inoltre, la natura NON ha più una funzione consolatoria ≠ prima.

(tabella comparativa sulle due poesie nelle slide)

-Riesce comunque questa a cambiare la prospettiva ermetica del tempo perché alla base c’è la poesia “Arsenio” di
Montale  “Ancora sulla strada di Zenna” vuol dire comunque ritornare su degli aspetti Montaliani (la carrucola…).



Alla fine di tutto l’aspetto metapoetico sta nel fatto che nella seconda Sereni cerca di collocare se stesso all’interno di
una geografia poetica e già all’inizio degli anni’60 vuole:
 Allontanarsi da una poesia ermetica.
 Rivendica di aver iniziato il distacco dell’ermetismo già molto prima (con “Sulla strada di Zenna”)
 Si affianca a Montale che poi arriverà a superare successivamente.

Le ceneri

1 Che aspetto io qui girandomi per casa,


2 che s'alzi un qualche vento
3 di novità a muovermi la penna
4 e m'apra una speranza?

5 1Nasce invece una pena senza pianto


6 né oggetto, 2che 5 una luce
7 4 per sé 6 di verità da sé 3 presume
8 - e appena è un bianco giorno e mite di fine inverno.

9 Che spero io più smarrito tra le cose.


10 Troppe ceneri sparge attorno a sé la noia,
11 la gioia quando c'è basta a sé sola.

-Prima strofa:
riflessione metapoetica in cui lui analizza il fatto di avere un “silenzio creativo” (come lo chiama lui) = senso di
impotenza creativa, lunghi 18 anni in cui lui ha la sensazione di non riuscire a portare a termine la raccolta, a lui
sembra di non scrivere e ha urgenza di pubblicare perché gli altri glielo chiedono.
Nel momento in cui non si scrive si incamerano esperienze, momenti di vita e novità.
Manca anche una terzina finale per completare il testo  dà un senso di impotenza.

Altra interpretazione sul concetto di bruciare: Le ceneri non sembrano stare bene con la prima ipotesi, bisogna
collocarle da qualche parte, cosa c’entrano con il silenzio creativo?

-Seconda strofa:
“Pena senza pianto e senza oggetto” che avvalora il senso di impotenza, un soffrire senza un motivo.
C’è un senso di regressione per il senso del bianco.
31
5-7
Questa pena tende a imporsi come una pena mortifera, di morte.

9-11
La noia si avvicina alla pena senza pianto della seconda strofa, di certo di avvicina.
La gioia ritorna nel vocabolario Sereniano e diventa poi successivamente quasi sinonimo di rivoluzione  ci sono
momenti di serenità che rompono e distruggono la noia che quando c’è sparge le ceneri.

-Ci troviamo a marzo + ceneri = Mercoledì delle Ceneri di quaresima  testo scritto nella settimana della Quaresima
(foto)
Se noi accettiamo l’interpretazione dell’inizio della quaresima, quindi le ceneri legate alla Pasqua e legate alla
rinascita, il testo assume tutto un significato diverso. Prima l’abbiamo letto all’insegna del blocco, dell’impotenza
creativa, della noia, della pena ( sembra non dare spazio alla speranza e il titolo le ceneri poi non si capisce) MA
ADESSO con questa nuova interpretazione quaresimale vediamo un soggetto che sì ha questa pena ma all’interno di
un momento di un qualcosa che sta per rinascere.

-Inoltre riprende un testo di Elliot che si chiama “Ash-Wednesday” e basta l’incipit per vedere il rimando di Sereni
iniziale  Sereni crea un circuito metapoetico:

 Testo enigmatico che può essere sciolto dal titolo, quindi ricorda la quaresima, il testo di Elliot che rimanda a
auna sua scelta di poetica dell’oggetto e così via.
 Tensione verso una poesia che è poesia dell’attesa, poesia che aspetta qualcosa che può succedere.

In ogni caso comunque sembra più vera la prima.

Le sei del mattino

1 Tutto, si sa, la morte dissigilla.


E infatti, tornavo,
malchiusa era la porta
appena accostato il battente.
5 E spento infatti ero da poco,
disfatto in poche ore.
Ma quello vidi che certo
non vedono i defunti:
la casa visitata dalla mia fresca morte,
10 solo un poco smarrita
calda ancora di me che piú non ero,
spezzata la sbarra
inane il chiavistello
e grande un’aria e popolosa attorno
15 a me piccino nella morte,
i corsi l’uno dopo l’altro desti
di Milano dentro tutto quel vento.

-Testo che segna forte discontinuità rispetto al cammino compiuto fino a questo momento: qui abbiamo una
sensazione che qualcosa è accaduto.

-Immagine di qualcuno che torna a casa alle sei del mattino, trova la porta aperta e incontra un qualcuno. Non si
capisce fino in fondo se lui incontra il suo cadavere o un’entità molto più generica che è la morte stessa.
Il fatto che sia fresca la morte sembra che lui veda se stesso morto.
-Ci sono elementi che ci spingono verso un’interpretazione positiva:
32
 v1 Disigilla: apre, toglie il sigillo = qualcosa che deve verificare che quell’involucro non venga aperto e invece
improvvisamente esce. È riferito al 64° verso del 33° canto del paradiso e il lettore di quell’epoca coglie la
citazione. Il fatto che il termine si trova alla fine del canto, alla fine del percorso rende un senso di
disvelamento sia dato dal termine che ci dà l’idea di apertura e ancora di più questa apertura è un’apertura
verso il paradiso, il senso, verso lo stare meglio.
Il verso è un perfetto endecasillabo  ha un’armonia.
 Termine “malchiusa” che va a negare la chiusura affermata. Inoltre si riferisce ai “malchiusi eldoradi” della
poesia “Corno Inglese” di Montale che rimanda a un paradiso ulteriore.

Situazione in cui il tempo provvisorio che aveva messo sotto scacco l’io Vittorio all’inizio della sezione
finalmente conosce uno scarto, un inizio di positività  dalla situazione di morte alla situazione di vita
(ripresa anche dal titolo “Le sei del mattino” fa sistema con un senso di rinascita).

-La contrapposizione morte/vita c’è anche a verso 9 e 11 con calda fresca morte (?)
v 14, 15 grande e piccino

13
Adesso il chiavistello sembra consentire l’uscita dell’io verso Milano che viene descritta come grande, popolosa,
legata al concetto di aria VS me singolo chiuso dentro casa e
Io lirico/piccino/morte VS città grande, popolosa, desta e colpita dal vento (= facilmente sinonimo di vita).

-Durante quel lungo cammino iniziato con Via Scarlatti poi continuato con il percorso di Luino, l’equivoco ecc,
vediamo che c’è stato un completo mutamento di senso. All’inizio Milano era la città da fuggire o era la città quasi
irraggiungibile (come in Via Scarlatti che NON partecipa alla città) ≠ adesso in cui compare come una città
raggiungibile  io lirico vede se stesso morto all’interno di una situazione di carcere domestico MA allo stesso
tempo è vivo perché il filo da sbrogliare è arrivato, il chiavistello si sta aprendo.
Lui vede sia se stesso morto MA anche Milano che rappresenta la vita.

-C’è una scena che si consuma: vediamo che c’è un soggetto che si muove, una casa borghese, una porta aperta 
sancire l’esistenza di un tempo lineare, di un io che agisce e che può arrivare verso la città ≠ prima in cui io era in una
situazione bloccata di un tempo provvisorio.

-Non c’è un colloquio MA c’è un incontro con la morte ≠ passato in cui l’incontro non c’era mai.

Prima sezione chiude la fase dell’illusione giovanile e apre la sfida con la città, la contemporaneità e l’adultità.

-Concetto di morte: di solito i morti sono sempre definiti come gente che arriva dal passato e NON consentono i
recupero con il tempo passato che ormai è andato. In realtà i morti per Sereni tornano sempre a rimproverare il
soggetto di non essere all’altezza della situazione, all’interno della sfida che i tempi richiedono.

Se accettiamo questa intertestualità dobbiamo ammettere che anche in questo caso il morto rimprovera all’io
Vittorio di non buttarsi in Milano, in mezzo al popolo.

Lezione 10
18/10/2021
33
Una visita in fabbrica
-È il testo che costituisce l’intera seconda sezione e viene pubblicata sul quarto numero del Menabò. Il senso del
Menabò è comprensibile attraverso la figura di Vittorini, uno dei principali autori del neorealismo italiano nonché
autore del Politecnico.
Nel 1947 tra Vittorini e Togliatti ci fu una rottura clamorosa per cui Vittorini dirà di mantenere l’autonomia della
letteratura, cioè non essere etero diretti. Soprattutto, era in ballo in che modo uno scrittore può essere uno scrittore
comunista e nello stesso tempo conciliare tutto questo con l’autonomia dell’arte.

-Vittorini da questo momento in poi non ha lasciato grandi opere ma diventa il massimo organizzatore culturale,
organizza iniziative con l’obiettivo di svecchiare la cultura italiana che sembra una cultura attardata rispetto ad altre
letterature (complesso di inferiorità rispetto a Francia, Inghilterra, Germania).
In più gli italiani sentono di dover recuperare 20 anni di fermo.

Vittorini si batte per tutto questo e diventa un febbrile organizzatore.

-Fonda la collana “I gettoni” per Einaudi con l’obiettivo di uscire lui stesso dal neorealismo, c’è bisogno di un
romanzo moderno che sappia raccontare le contraddizioni di quell’epoca.
Quella collana editoriale è modellata a sua immagine e somiglianza.

-Vittorini nel 1959 chiama Calvino per fondare una nuova rivista che sia al passo dei tempi.
Calvino prima pubblicò un articolo dicendo che Vittorini inseguiva ciò che gli serviva e non quello che gli piaceva,
utilizza i libri per costruire un suo discorso sulla società attraverso la cultura, “spostava i libri come le pedine sulla
scacchiera”.

-Nel quarto numero del Menabò Vittorini inventa la definizione di “Industria e letteratura”.
Lo inventa ma in qualche modo era già nell’aria la cosa nei romanzi di quell’epoca con denunce alla vita di fabbrica.
Ci sono tutta una serie di testi che ruotano attorno al concetto di industria.

Vittorini fiuta qualcosa che è nell’aria e gli dà un’etichetta. Chiama alla raccolta una serie di autori e tra questi anche
il nostro Vittorio Sereni (che all’epoca taceva dal 1947 e non ha mai dato l’idea di essere uno scrittore impegnato).

-Vittorini pensava che se l’industria e quei ritmi erano talmente determinanti allora le influenze non si vedono solo
negli operai ma in tutti quanti  l’industria è il centro della città che scandisce ei ritmi e le nevrosi delle persone.

Bisogna cercare testi che rappresentino le contraddizioni dell’industria (aveva in mente un romanzo di Mastronardi
“Il calzolaio di Vigevano”), raccogliere tracce della civiltà industriale.

-L’industria non è solo un tema ma è la manifestazione più grande del capitalismo.

BOOM ECONOMICO (1959-1963)


-Da una popolazione di contadini a un numero di occupazione altissimo
(foto)
(foto con citazione di Castronuovo)

Tutti, quindi, corrono verso le merci e la società sta cambiando  tutto questo implica una grande migrazione.

34
-è una società che sta cambiando velocemente e soprattutto gli intellettuali vanno in affanno perché cercano di
interpretare i cambiamenti sociali  c’è bisogno di nuovi modi per rappresentare la società e Sereni risponde
all’appello.

-Anche Bianciardi scrive un’idea di società ne “La vita Agra”


(foto)
Lui si oppone alla corsa contro l’aumento che crea solo nevrosi.

La visita in fabbrica 1952-1958


-Sereni la scrive nel 1961. La pubblica nel Menabò e dopo negli Strumenti Umani.

(foto slide 16) Descrive la vicenda di un intellettuale che fa una visita in fabbrica e scopre di essere tremendamente
impreparato  si trova ad essere inutile.

-Gli anni sono quelli in cui lavora nell’Ufficio Stampa della Pirelli, cura i rapporti con l’esterno e la rivista dell’azienda
 mettere la propria intelligenza al servizio del padrone per fare in modo che lui mostri il suo profilo migliore.

I
Lietamente nell’aria di settembre più sibilo che grido
lontanissima una sirena di fabbrica.
Non dunque tutte spente erano le sirene?
Volevano i padroni un tempo tutto muto
sui quartieri di pena:
ne hanno ora vanto della pubblica quiete.
Col silenzio che in breve va chiudendo questa calma mattina
prorompe in te tumultuando
quel fuoco di un dovere sul gioco interrotto,
la sirena che udivi da ragazzo
tra due ore di scuola. Riecheggia nell’ora di oggi
quel rigoglio ruggente dei pionieri:
sul secolo giovane,
ingordo di futuro dentro il suono in ascesa
la guglia del loro ardimento…
ma è voce degli altri, operaia, nella fase calante
stravolta in un rancore che minaccia abbuiandosi,
di sordo malumore che s’inquieta ogni giorno
e ogni giorno è quietato – fino a quando?
O voce ora abolita, già divisa, o anima bilingue
tra vibrante avvenire e tempo dissipato
o spenta musica già torreggiante e triste.
Ma questa di ora, petulante e beffarda
è una sirena artigiana, d’officina con speranze:
stenta paghe e lavoro nei dintorni.
Nell’aria amara e vuota una larva del suono
delle sirene spente, non una voce più
ma in corti fremiti in onde sempre più lente
un aroma di mescole un sentore di sangue e fatica.

II

35
La potenza di che inviti si cerchia
che lusinghe: di piste di campi di gioco
di molli prati di stillanti aiuole
e persino fiorirvi, cuore estivo, può superba la rosa.
Sfiora torrette, ora, passerelle
la visita da poco cominciata: s’imbuca in un fragore
come di sottoterra, che pure ha regola e centro
e qualcuno t’illustra. Che cos’è
un ciclo di lavorazione? Un cottimo
cos’è? Quel fragore. E le macchine, le trafile e calandre,
questi nomi per me presto di solo suono nel buio della mente,
rumore che si somma a rumore e presto spavento per me
straniero al grande moto e da questo agganciato.
Eccoli al loro posto quelli che sciamavano là fuori
qualche momento fa: che sai di loro
che ne sappiamo tu e io, ignari dell’arte loro …
Chiusi in un ordine, compassati e svelti,
relegati a un filo di benessere
senza perdere un colpo – e su tutto implacabile
e ipnotico il ballo dei pezzi dall’una all’altra sala.

III

Dove più dice i suoi anni la fabbrica,


di vite trascorse qui la brezza
è loquace per te?
Quello che precipitò
nel pozzo d’infortunio e di oblio:
quella che tra scali e depositi in sé accolse
e in sé crebbe il germe d’amore
e tra scali e depositi lo sperse:
l’altro che prematuro dileguò
nel fuoco dell’oppressore.
Lavorarono qui, qui penarono
(E oggi il tuo pianto sulla fossa comune).

IV

«Non ce l’ho – dice – coi padroni. Loro almeno


sanno quello che vogliono. Non è questo,
non è più questo il punto». E raffrontando e
rammemorando:
«… la sacca era chiusa per sempre
e nessun moto di staffette, solo un coro
di rondini a distesa sulla scelta tra cattura
e morte…»
Ma qui, non è peggio? Accerchiati da gran tempo
e ancora per anni e poi anni ben sapendo che non
più duramente (non occorre) si stringerà la morsa.
C’è vita, sembra, e animazione dentro
quest’altra sacca, uomini in grembiuli neri
che si passano plichi
36
uniformati al passo delle teleferiche
di trasporto giù in fabbrica.
Salta su
il più buono e il più inerme, cita:
E di me splendea la miglior parte
tra spesso e proteste degli altri – ma va là – scatenati.

La parte migliore? Non esiste. O è un senso


di sé sempre in regresso sul lavoro
o spento in esso, lieto dell’altrui pane
che solo a mente sveglia sa d’amaro.
Ecco. E si fa strada sul filo
cui si affida il tuo cuore, ti rigetta
alla città selvosa:
– Chiamo da fuori porta.
Dimmi subito che mi pensi e ami.
Ti richiamo sul tardi –.
Ma beffarda e febbrile tuttavia
ad altro esorta la sirena artigiana.
Insiste che conta più della speranza l’ira
e più dell’ira la chiarezza,
fila per noi proverbi di pazienza
dell’occhiuta pazienza di addentrarsi
a fondo, sempre più a fondo
sin quando il nodo spezzerà di squallore e rigurgito
un grido troppo tempo in noi represso
dal fondo di questi asettici inferni.

-Ritmo completamente diverso (non più la calma del lago) e vengono citati termini NON poetici ma molto tecnici.
-C’è la rabbia di vedere quante cose può fare il potere che sta condannando al ghetto le persone per ottenere la
quiete pubblica degli operai, per far sì che non si ribellino.

-Quarta strofa c’è lui che riporta un dialogo con la voce operaia.
Parlando del passato quando si ricorda il periodo fascista confrontato a questo dell’industria. Si chiede se in fabbrica
non sia peggio, all’epoca almeno c’era l’adrenalina di combattere.

In quella situazione di morte in vita arriva un operaio buono e inerme che sintetizza la sua situazione con un verso
leopardiano (poeta per eccellenza)  da un lato Sereni riconosce alla poesia un compito di descrizione, una
possibilità mimetico-esistenziale MA nello stesso tempo chi lo dice è il più buono (prima il più fesso) che suscita la
reazione degli operai che dicono “ma va là”.

-Viene descritta la situazione di scacco esistenziale, NON speranza e disperazione di classe operaia.
Un misto tra alienazione (= non riconoscersi in quello che si sta facendo) e nevrosi.

-Questo testo è anche ricco di un’interstualità dantesca che viene dall’Inferno (= luogo dei dannati per eccellenza).

-Strofa quinta

37
C’è un elemento di fiducia legato però al macrotesto: come si colloca una visita in fabbrica.
Si colloca nella seconda sezione dopo Le sei del mattino che è una forma di dialogo e anche all’interno di questo
testo c’è un io lirico che ha visto l’inferno, ha parlato con gli operai ( forma di dialogo) e anche qualcosa che
riguarda la sfera privata quando dice che chiama ( richiesta di affetto).


C’è un cambio di rotta: sancisce che davvero Sereni sta tornando nella città selvosa, nei viali di Milano delle Sei del
mattino, non portano soltanto benessere e l’ebrezza della città MA anche contraddizioni, la rissa…
Si rappresenta come un poeta (io lirico) che sta iniziando ad accettare davvero la sfida.

-Metrica: quella del primo verso è un tipo di struttura che si ripete all’interno del testo  Sereni sta cercando di
salvare l’elemento poetico, è un testo che punta sugli endecasillabi.
La poesia resiste nel momento in cui si allunga con la prosa: allunga il verso ma ci mette dentro dei endecasillabi,
settenari…
-Testo del Menabò è molto più cupo e lapidario

Gli immediati dintorni


-Posizione di Sereni: non puoi andare contro l’industria perché sembra che sei contro la progressione ma non puoi
neanche essere filo industriale.
In più lavora per la Pirelli (industria cattiva) amici che lavorano in Olivetti ( quando va a lavorare alla Mondadori è
felice, si è tolto un peso).
-La sua posizione è quella dell’osservatore critico, sta attento alla parte delle vittime ma non si schiera
completamente.
è colui che conserva gli ideali della resistenza, ricorda l’olocausto quando tutti se la dimentica.

Il grande amico
-Testo pubblicato nel 1958 su “Palatina”  per il lettore
colto

-Ripetizioni che danno compattezza e tendono a dare un


aspetto superiore rispetto all’io lirico.

Quinta strofa: descrizione dell’amico come il soldato


Presago

È il primo grande testo dedicato all’amicizia.


L’amico di cui scrive Sereni ha delle capacità “superiori”,
per questo viene definito ‘grande’ amico. Essere grande
vuol dire anche essere adulto, lo protegge, lo sovrasta, è
qualcuno che si eleva.
Siamo portati a credere che ci sia un elemento di desiderio,
di necessità o di rimpianto di questa figura paterna,
superiore, ‘divina’, un grande amico che lo protegga. A
questa strofa segue la seconda strofa che si apre con
un’avversativa che spezza: gli anni passati con lui sono
passati e lui è entrato nell’età adulta. Sembra quasi uno che
sta ricordando l’infanzia e dell’amico più grande che vedeva
già come persona adulta. L’occhio che antivede è un
rimando all’occhio divino, capace di scorgere tutto quanto

38
e che ora invece è calmo. Quest’occhio, che è del soldato presago (che è il grande amico), vede prima. Si è creata una
dorsale tra grande amico, occhio che antivede, soldato presago, con una differenza: il grande amico sembrava
smarrito, ma grazie al ricordo, il grande amico vive ancora. Il grande amico è un’immagine non terrena, non
concreta, anche frutto dell’immaginazione ma sempre pronta a venire in sostegno.

Lezione 11
19/10/2021
Martinenghi e Toracca

-È una traduzione di un romanzo francese di Alain Fournier, Le Grand Meaulnes, libro di culto di un’intera
generazione. È un romanzo di formazione che parla delle vicende di un gruppo di adolescenti e del rapporto del
protagonista con questo grande amico.
è un libro che tutti i ventenni colti hanno letto (1933 traduzione italiana) e lui stesso partecipa a questa lettura 
Sereni ha in mente un lettore che colga subito il rimando a Fournier e abbia letto il romanzo.

In più la moglie fece la tesi su Fournier e Sereni l’aiutò.

All’interno del romanzo c’è una scena in cui i ragazzi decidono di non andare a scuola e falsificare le firme, decidono
di andare nei campi per l’avventura di una battaglia. Però il protagonista non riesce a partecipare alla battaglia 
quella finta guerra progettata invece non avrà luogo.

Capiamo un po’ di più della poesia da v10. La battaglia non c’è stata come se l’io lirico fosse arrivato tardi  Sereni
che non ha fatto in tempo a partecipare alla Resistenza.

-Il grande amico è sia leggendario, sia appartiene al passato (come amico immaginario che ci protegge)  amicizia
diventa dispositivo di protezione in cui l’io Vittorio si circonda per affrontare la guerra e la città ( è uno scolaro del
soldato, anche lui si sta attrezzando).

-v17 -19
Sono all’insegna di una rinnovata fiducia: non c’è stata la battaglia ma potrà seguire il grande amico.

-Finale: segue il soldato  adesione all’età adulta MA anche fedeltà all’infanzia    tentativo di conciliare ciò
che non si può unire, come se l’io Vittorio volesse portare all’età adulta quella gioia e illusione che è tipica
dell’infanzia.
Questo ci fa capire delle traiettorie intraprese per tutta la raccolta:
1. traiettoria dell’infanzia: infanzia ha un elemento di fragilità e minore corruzione e nei suoi confronti
2. Cerca di trattenere una zona di non razionalità: in Appuntamento a ora insolita incontra improvvisamente la
gioia e dice che sarà questo a cui pensa se pensa alla Rivoluzione.
3. Grande amico è una forma di dialogo (sebbene sognata o infantile), proprio in sé l’amicizia è il grande
dispositivo di dialogo.
Lo scrisse anche in “Al distributore” dove ci sono momenti in cui questi incontri diventano reali e sono
all’insegna della gioia e della contentezza. (slide 17)
39
La sonnambula

«Niente come l’inverno


di mezza montagna
dice che l’inverno finirà
niente come il gallo alpestre
5 nella voragine del canto
distanzia la città, propaga
di qui a laggiù un visibilio di valli.
Nel sonno dei corpi ti sento
avvicinarti al mio sonno:
10 nel tunnel smanioso prendi me,
ragazza viziata che tu salvi
sul punto di farsi viziosa,
da ogni mio gesto per te, anche il più basso,
cogli su me queste rose di rupe.
15 Ci aspetta una città con la sua primavera.
Non sai che città,
che primavera ti preparo… »

-è vero che la nostra aspettativa sia quella che sia lui a parlare MA parla la sonnambula (si riconosce dalle virgolette)
 La forma di dialogo diventa esplicita
-La ragazza viziata sul punto di farsi viziosa viene salvata da lui.
-C’è un’immagine francamente onirica, c’è una traiettoria legata al sonno e tutto questo non ce lo inventiamo ma è
evidente. Sereni crea già questa aspettativa legato a una dimensione di dormiveglia.
-Atmosfera di sogno e di sonno però contrastata da un discorso troppo diretto, potrebbe essere una scena del tutto
realistica in cui in un letto la donna si avvicina all’uomo con fare seduttivo.
Accade in un momento di mezzo sonno o risveglio (come per le “sei del mattino”  rimandi intertestuali che
sollecitano e attivano nuove possibilità di lettura).

-Apertura negativa che tuttavia è legato alla negazione tra stagione e morte e l’inverno è qualcosa con cui ci siamo
confrontati nella prima parte (“la neve” e anche in Frontiera e “inverno a Luino)  legato alla funzione di Luino vista
nella prima sezione e quella forza di regressione che abbiamo visto prima qui viene dichiarata ormai finita.
Però subito dopo con il gallo alpestre non si capisce perché dice che la città è lontana.
Però nel momento in cui capiamo che parla la sonnambula capiamo tutto e che quindi non è più tutto legato a Luino
 inverno sta a significare la primavera e quindi il risveglio dei corpi e il gallo fa capire che sono in montagna solo
loro due, lontani dalla città  isolamento sì ma voluto e scelto, un isolamento adulto di due amanti che si vogliono
nascondere.

Gioco di suoni molto legati alla nasale e fricativa.

Fino a v7 il lettore non lo sa che sta parlando lei e sembra anche un tono simile a quello dell’io lirico precedente.

8
Lui inizia ad avvicinarsi a lei  si fa più adulto.
“prendi me” può significare:
 Scopano ma come un atto puro, salvifico (ma probabilmente no).
 Atto protettivo, fatto da un amico casto che evita che la ragazza si salvi da un atto non buono. Quasi
affettivo.

40
In entrambe le letture lei è la ragazza viziata che si salva da un gesto eccessivo, estremo, un atto sessuale non
sentimentale e dall’altro lato c’è colui che si sta rifugiando o sta proponendo un atto corporale all’insegna dell’amore
assoluto e casto. Io lirico vede l’amore come una visione simbolica di totale purezza.

La ragazza risulta più adulta, disposta ad accettare l’amore in tutte le sue componenti VS chi si sta rifugiando in una
visione dell’amore molto più idealizzata  vizio VS amore idealizzato.

Si ripetono termini che alludono all’apparato femminile.

15 in poi
Primavera come rinascita.
“Questa volta sei riuscito a sottrarti ma vedrai la prossima volta cosa ti faccio” tra il minaccioso e l’ironico.

Provocazione di adultità, di chi deve uscire da Luino ma anche dai sentimenti idealizzati per prendere atto che anche
i sentimenti più bassi dell’unione dei corpi ci devono essere.

-Il fatto che non ci sia risposta è perché probabilmente siamo in una fase di costruzione, siamo arrivati al contatto
anche fisico ma manca ancora.

-Per Sereni l’amore non salva, è solo una delle componenti della vita umana. Ne parla solo nell’aspetto fisico e
corporale. L’elemento vero di salvezza e superiorità viene dato dall’amicizia, come dispositivo leggendario.

-Questo testo va letto insieme a un incubo che è dopo.

Un incubo

1 Certo si piacciono, certo


2 l’uno dell’altra ha gioia, a giudicare
3 dal cigolio del letto che si fa
4 ritmo d’un brutto sogno oppure
5 sussulto in dormiveglia, quasi vero.
6 Ma non è che si burlino di te,
7 hanno ben altro in corpo. Questo è certo.
8 Dunque dov’è l’offesa? Ma non è
9 offesa, è strazio. E poi, sappilo, nulla
10 più turba dell’altrui piacersi
11 ilare e atroce
12 infinitamente dolce se non trova
13 limite in altri – e tanto meno in te
14 che ne muori. 

Ritorna atmosfera di sonno, ipnotica, di dormiveglia che c’era già nella sonnambula.
-Ci sono sempre giochi di ripetizioni e uno stile parlato.
-Lui si trova in una stanza e nella stanza a fianco c’è una coppia che si dà “gioia” (= parola chiave che ritroviamo
anche in
-Abbiamo un marcato manifesto di una dimensione erotica fortemente corporale.
-Nella sonnambula abbiamo una dimensione ambigua e in più sonnambula (= donna confusa di quello che sta
facendo e che dice) mentre qui lui è certamente più cosciente.

-Il cigolio del letto è vero ma per lui è un’altra cosa ovvero strazio  il suo strazio è vero e avviene dal cigolio che
sembra un sogno talmente brutto da sembrare vero.
Descrive una situazione in cui chiaramente è escluso, è marginale eppure la vive in prima persona e ne prova tutta la
veridicità del fatto, sta sentendo cosa vuol dire l’amore adulto.
41

Quel lasciarsi andare nella sonnambula veniva rifiutato e adesso lo percepisce chiaramente e lo abita ma non li prova
perché non è il protagonista della storia (come lo scolare attardato). Però in qualche modo capisce cos’è quel forte
amare che ha rifiutato nella sonnambula.

-Ma come cambio di pensiero e non avversativa: non è vero che si burlano di te perché non stanno pensando a te,
non sei tu nel loro orizzonte.

-Ripetizione del certo che ha la funzione di evidenziare la loro distanza.

-Dov’è l’offesa dunque? Lui parla quasi con se stesso con un ma molto colloquiante.
Si tratta di un’offesa dall’essere distante dall’amore adulto.

-Quei due solo soli e non pensano per niente agli altri (come quello che diceva la sonnambula).
è un’unione ilare tra di loro e dolce perché non trova limite negli altri, in lui che sta morendo del loro piacere.

-Così come lo scolaro attardato seguiva il grande amico, adesso l’io lirico è escluso dall’amore adulto ma in qualche
modo lo abita perché lo desidera e il desiderare qualcosa è quasi essere pronti per farla.

-Arrivati al centro della raccolta viene inserito il tema dei corpi nella loro dimensione più adulta e più reale  forma
di ingresso nell’età adulta. Una volta entrato non racconterà più dei suoi fatti, racconta di averli raggiunti.

-C’è un crescendo nel concetto di risata che parte dal grande amico, dalla sonnambula e termina qua con l’amore
ilare  disposto sempre di più al concetto di amore adulto

Lezione 12
20/10/2021

-Abbiamo visto 2 temi:


 Amicizia: grande tema, fiducia in una superiorità che non può essere messa in discussione.
 Rapporto di coppia corporale di dimensione erotica  ingresso nella vita adulta che avviene sia con la
dimensione dello scolaro attardato sia con l’accettazione del gesto più basso (sonnambula).

-Il lettore della raccolta arriva alla terza sezione dopo una visita in fabbrica (= il testo più impegnato a livello sociale
 altra porta di ingresso verso l’adultità).

-Apertura con l’altro avviene attraverso:


 Da Luino a Milano
 Impegno sociale
 Da impegno lirico amoroso a impegno più amoroso

La scoperta dell’odio

Qui stava il torto, qui l'inveterato errore:


credere che d'altro non vi fosse acquisto che d'amore.
Oh le frotte di maschere giulive
oh le comitive musicanti nei quartieri gentili...
Alla notte altre musiche rimanda
la terrazza più alta e di nuovo fiorita
si dilunga la strada fuori porta?

42
Ma venga, a ora tarda, venga un'ora
di vero fuoco un'ora tra me e voi,
ma scoppi infine la sacrosanta rissa,
maschere, e i vostri fini giochi
di deturpato amore: nell'esatto
modo mio di non dovuto
amore e dissipato, gente, vi brucerò.

-Già il titolo è all’insegna di una crescita verso il mondo adulto, dove c’è lo scontro.
-Tono è arrabbiato e violento. Da v8 si parte con tutte declinazioni di battaglie.
Io lirico decide il suo percorso verso la battaglia sociale.

2
Pezzo preso dalla “meglio gioventù” di Pasolini: non è vero che l’amore è l’unico strumento esistenziale.

3
Si riferisce alla borghesia ben pensante in generale che non vuole lo scontro e lo riprende da un testo di Frontiera. È
una borghesia che non vuole combattere.
Le maschere giulive della gioia e della giovinezza non ci sono più.

4
“quartieri gentili” VS quartieri poveri che abbiamo visto in una giornata in fabbrica.

8
è un chiudere con una precedente impostazione. Ed è anche una riflessione metapoetica: chiudere con il
simbolismo, con la struttura ermetica e accettare la sfida con la società.
Voi è riferito sia alle maschere ma è riferito anche ai lettori (la media-alta borghesia italiana).

11
“i giochi di deturpato amore” sembra quasi che la borghesia, le persone false siano colpevoli di aver usato i concetti
di amore per fini egoistici.

-Sereni sta ancora una volta intrecciando lo scontro sociale con uno scontro di tipo esistenziale e affettivo. La
salvezza sociale e affettiva dell’amore, amicizia e gioia non possono che andare insieme.
Sembra nel testo che dissipare l’amore e compiere disuguaglianze sociali finisca per coincidere. Compiere
disuguaglianze sociali è un atto di disamore verso tutti.

-Sereni è il primo ad essere un intellettuale borghese e anche con un comportamento moderato (lavorava per la
Pirelli e non combatteva molto) MA la parola lotta e rivoluzione era all’ordine del giorno e lui inevitabilmente ci
pensa. Nell’immaginario collettivo la rivoluzione era normale, è una prospettiva di scontro che fa inevitabilmente
parte del suo immaginario.

Quei bambini giocano

un giorno perdoneranno
se presto ci togliamo di mezzo.
Perdoneranno. Un giorno.
Ma la distorsione del tempo
il corso della vita deviato su false piste
l’emorragia dei giorni
dal varco del corrotto intendimento:
questo no, non lo perdoneranno.
Non si perdona a una donna un amore bugiardo,
l’ameno paesaggio d’acque e foglie
43
che si squarcia svelando
radici putrefatte, melma nera.
<<D’amore non esistono peccati,
s’infuriava un poeta ai tardi anni,
esistono soltanto peccati contro l’amore >>.
E questi no, non li perdoneranno.

-Tema dell’infanzia che vendiamo essere un momento che deve essere tutelato. È un tema declinato sulla
contrapposizione e dialettica padre/figli, generazioni adulti e infanzia.

4
Bisogna leggere questo testo con il tempo provvisorio, il tempo dissipato, il tempo passato a non fare niente per
migliorare. Quel tempo lo hanno buttato invece di darlo a loro, magari anche sbagliando.

7
“varco” parola tipicamente montaliana, passaggio che permette lo squarcio della rappresentazione (Schopenhauer).
Non lo perdoneranno perché è un obiettivo fallimentare di ricerca della verità e ricerca di se stessi.

9
Riferimento alla poesia dopo “Saba”. Saba scrisse “Trieste è una donna” dove descrisse il ritorno di sua moglie che se
n’era andata via perché l’aveva tradito.

10
Riferimento a se stesso che molto spesso ha descritto il paesaggio del lago.

14
Parola di Saba. Quando si ama non si compie mai peccato (anche il più basso gesto è carico d’amore, che sia
corporale, verbale…), gli unici peccati sono quelli contro l’amore, quelli del tempo dissipato, del tempo passato a non
fare niente e a non ricercare il dialogo. Vivere il tempo provvisorio è compiere un peccato contro il dialogo, l’amore,
l’amicizia…
Questi peccati non ci possono perdonare i nostri figli, perché sono quelli che distruggono le nostre radici.

Saba
Berretto pipa bastone, gli spenti
oggetti d’un ricordo.
Ma io li vidi animati indosso a uno
ramingo in un’Italia di macerie e di polvere.
Sempre di sé parlava ma come lui nessuno
ho conosciuto che di sé parlando
e ad altri vita chiedendo nel parlare
altrettanta e tanta più ne desse
a chi stava ad ascoltarlo.
E un giorno, un giorno o due dopo il 18 aprile,
lo vidi errare da una piazza all’altra
dall’uno all’altro caffè di Milano
inseguito dalla radio.
«Porca – vociferando – porca.» Lo guardava
stupefatta la gente.
Lo diceva all’Italia. Di schianto, come a una donna
che ignara o no a morte ci ha ferito.

44
-C’è un’autorappresentazione di sé che avviene a più livelli che va indagata sia con il confronto con Saba sia su dove
si colloca la lirica. C’è un posizionamento di poetica: la poesia viene messa subito dopo un’altra poesia dove si cita
Saba.

-Saba è diverse cose:


 Poeta degli oggetti  antidoto maggiore contro l’ermetismo. Rimane estraneo alle sollecitazioni della poesia
simbolista. Lui decide di giocare la carta di una poesia che parla del mondo reale, che non teme l’utilizzo del
sostantivo “cose”. Ha il coraggio di nominare gli oggetti.
 È anche un poeta che ha una dimensione narrativa. Costruisce le sue raccolte secondo una dimensione
narrativa in cui la vicenda è tutta terrena, in cui un io lirico si muove all’interno degli oggetti, incontra altre
persone e svolge azioni  per Sereni è la chiave di svolta.

Sereni rifiuta l’ironia, la narrazione esplicita e l’eccessiva trasparenza di Gozzano (di cui cui ha fatto la tesi),
perché serve l’ambiguità nella poesia per suscitare diverse interpretazioni nel lettore. Lo supera e si
allontana e trova in Saba la possibilità di non essere aulici, eccessivamente lirici e simbolisti MA nello stesso
tempo di essere seri.

Sceglie Saba per fare capire a che punto del suo percorso è: rifiuta l’ironia di Gozzano, la metafisica di
Montale sebbene mantenga una sfera sovraumana (amicizia, gioia…) e trova la sua strada in Saba che è il
poeta che cerca e rischia costantemente la strada della semplicità. Siamo semplici quando vogliamo
comunicare  Saba è il poeta del dialogo per eccellenza.

-Questo suo posizionamento avviene nel centro della raccolta, nella terza sezione dove l’obiettivo del dialogo sta
prendendo il sopravvento (se fosse stata messa nella prima sezione non avrebbe avuto senso).
-è una poesia che va letta insieme ad altre poesie metapoetiche come “i versi” (pag. 108). Da v10 si capisce come la
poesia possa cercare altro rispetto all’arte e la pura bellezza (cosa scontata adesso). Sereni si sta dicendo che lui non
scrive per l’arte ma scrive per raccontare il mondo contemporaneo, non scrive per la bellezza ma per la
rappresentazione.
Nelle sue riflessioni metapoetiche Sereni mette un’aggressione per chi scrive per l’arte: ermetismo e il suo passato
stesso come in Frontiera (vuole chiudere con se stesso del passato).

-In La poesia è una passione? (pag. 118) sta ricordando quando era in guerra e qualcuno ha tirato fuori un testo di
D’Annunzio e quei versi distanti erano l’unica cosa che restava, quindi erano un momento positivo.
La poesia serve sempre quindi non è una passione ma uno strumento umano per andare avanti.
I versi di D’Annunzio però non ci servono più.

-Queste riflessioni metapoetiche descrivono un’autorappresentazione di se stesso in cui Sereni si colloca come un
poeta narrativo e dialogico.

-Legato a questo c’è l’elemento politico dove Saba viene ricordato come uomo politico. Saba viene usato come
megafono.

4
“ramingo” colui che cammina da una piazza all’altra di Milano.

-La parola chiave è “parlare”  qui c’è un colloquio ed è ricordato, si sta ricordando un dialogo continuo e
imperterrito che c’è con Saba, colui che non perde tempo e non pecca ma straparla mettendo in gioco uno scambio
di vita e amore costante.

10
Ripetizione per dare ritmo e dare l’immagine di qualcuno che ritorna sempre nei suoi passi.
18 aprile 1948: c’era stata la resistenza vista come qualcosa che avrebbe portato a una liberazione tra classi, quindi
molti sostengono il partito comunista se non che nel 1948 le elezioni vengono vinte dalla democrazia cristiana e la
45
gente è un po’ sconvolta  porca detto dopo è in questo senso, perché non è contento e descrive la delusione
politica.
Usa l’immagine di un tradimento della donna (come in quei bambini che giocano), come l’Italia che ha tradito tutti.

C’è compenetrazione tra elemento dell’affetto e aspetto sociale, binomio che da questo momento in poi guiderà la
raccolta.

Lezione 13
25/10/2021
-Elemento della poesia:
 Riflessione metapoetica.
 Posizionamento a favore del dialogo: a partire dal verso 3 abbiamo una riflessione tuta interna alla raccolta,
un chiaro posizionamento a favore del dialogo  questo è il testo che deve sbloccare la lunga tensione che
abbiamo visto verso il dialogo che finalmente qua trova una forma quando sentiamo la voce di Saba.
 Elemento politico che ritorna in appuntamento a ora insolita dopo. Viene pubblicata nel 1960 quindi fa un
posizionamento politico nel rievocare Saba per l’esito delle elezioni del 1948. Il 1960 è anche un anno
particolare per il fascismo: a Genova (medaglia d’oro della resistenza), il movimento sociale italiano decide di
organizzare il congresso nazionale a Genova  proteste molto violente e diventano talmente forti e violente
che portano alle dimissioni del governo Tambroni che in qualche modo era responsabile per aver autorizzato
il congresso.
Quindi nel 1960 l’Antifascismo cominciava a dare alcuni segni di cedimento, l’indicibilità di essere legati al
ventennio comincia a cadere.
Da un lato antifascismo dà segni di cedimento, dall’altro il boom economico propone una cultura delle merci
e infine tutto ciò che è legato all’olocausto comincia a riemergente. L’Italia repubblicana sembra voler
tagliare i ponti con il dopoguerra  grazie a questo statuto Sereni acquista uno statuto ufficiale perché
finisce quel periodo in cui si era divisi tra chi aveva fatto la guerra e chi no, tutti portano allo stesso punto di
partenza e in questo momento lui diventa il censore e colui che valuta il livello democratico della nostra
repubblica, valuta i parametri di aderenza e distacco dalla guerra e il fatto di non aver partecipato alla guerra
lo rende un testimone ancora più credibile.

-Sereni diventa un poeta molto più legato alla contemporaneità.


-Ripetizioni che aprono al colloquiale e dall’altro danno ritmo.

Appuntamento a ora insolita

La città-mi dico- dove l’ombra


quasi più deliziosa è della luce
come sfavilla tutta nuova al mattino…
“…asciuga il temporale di stanotte” – ride
la mia gioia tornata accanto a me
dopo un breve distacco.
“Asciuga al sole le sue contraddizioni”
– torvo, già sul punto di cedere, ribatto.
Ma la forma l’immagine il sembiante
-d’angelo avrei detto in altri tempi-
risorto accanto a me nella vetrina:
“caro- mi dileggia apertamente- caro,
con quella faccia di vacanza. E pensi
alla città socialista ?”.
46
Ha vinto. E già mi sciolgo: “Non
arriverò a vederla” le rispondo.
(Non saremo
più insieme dovrei dire.) “Ma è giusto,
fai bene a non badarmi se dico queste cose,
se le dico per odio di qualcuno
o rabbia per qualcosa. Ma credi all’altra
cosa che si fa strada in me di tanto in tanto
che in sé le altre include e le fa splendide,
rara come questa mattina di settembre…
giusto di te fra me e me parlavo:
della gioia.”
Mi prende sottobraccio.
“Non è vero che è rara, – mi correggo- c’è,
la si porta come una ferita
per le strade abbaglianti. E’
quest’ora di settembre in me repressa
per tutto un anno, è la volpe rubata che il ragazzo
celava sotto i panni e il fianco gli straziava,
un’arma che si reca con abuso, fuori
dal breve sogno di una vacanza.
Potrei
con questa uccidere, con la sola gioia…”

Ma dove sei, dove ti sei mai persa?

“E’ a questo che penso se qualcuno


mi parla di rivoluzione”
dico alla vetrina ritornata deserta.
-In questo caso la città non necessita più di essere raggiunta (≠ dalle dei del mattino o in altri casi)  la città diventa
l’ambientazione ovvia e scontata, le poesie non possono che raccontare azioni che si svolgono in città. La città è
Milano dalla quale parte Via Scarlatti.

- “La città sfavilla tutta nuova al mattino dove l’ombra è più deliziosa della luce” c’è un cortocircuito giocato sulla
contraddizione, perché l’ombra è più deliziosa della luce. Perché? Sembra l’ombra essere una difesa verso le
illuminazioni artificiali (che da Baudelaire in poi è indicato come uno degli shock)  incipit che sembra entrare in
contrasto elemento naturale e elemento artificiali.

-Ombra (ritrovato nel grande amico e in giardini) nel vocabolario di Sereni va associato a un elemento naturale
regressivo, un elemento di protezione. Legato al verde che è sempre legato alla ricchezza e alla vita.

4
Riconsegna alla luce naturale di nuovo una valenza positiva  viene descritto un paesaggio urbano ma comunque
ameno.
“Ride” aumenta il tasso di ilarità e benessere, anche se non sappiamo a chi è riferito.

-è solo e sta parlando con la sua gioia. La gioia si ha guardando una vetrina (si capisce dagli ultimi versi).

-Titolo: appuntamento non voluto con la gioia. A ora insolita perché è imprevisto e inoltre si svolge la mattina,
ovvero il momento in cui si va al lavoro. Descrive in maniera realistica e concreta un evento che non può essere
verosimile, quindi forse sta ancora dormendo e si tratta di un sogno (si ripensa all’alba delle 6 del mattino e della
sonnambula in cui si parlava del confine tra sogno e realtà).
Un appuntamento che si toglie fuori dall’ingranaggio della produttività perché non sta lavorando

47
7
“contraddizione” termine tipico del linguaggio marxista: il militante marxista deve avere il compito di far scoppiare le
contraddizioni nel sistema, ovvero far capire che il benessere è solo di pochi quindi non positivo.
Io lirico risponde con un linguaggio tipico del linguaggio marxista. La gioia ride ma l’io lirico è torbo.

8
Ribatto: questi due personaggi hanno due posizioni diverse:
Gioia rimanda alla natura e alla semplicità
Io lirico resiste a questa felicità ed è sempre sul punto di cedersi alla gioia ma sente l’esigenza di difendersi con
l’ideologia MA questo non tiene (si capisce a verso 9 con il ma) (?)

9
Si riferisce a se stesso di un tempo (anche all’inizio della raccolta).
“Angelo” vuol dire un linguaggio più poetico, lirico, meno realistico e anche un po’ troppo abusato  oggi lui non
cade più in quei procedimenti.
Rimanda alla donna angelo: emblema più evidente della nostra trascrizione lirica che vuole dire anche salvezza,
quindi poesia come risarcimento.
Immagine della vetrina a specchio è anche lo specchio in cui si riflette e si vede qualcosa di diverso  è lui che si
specchia.
Riferimento a Narciso che si vede nell’acqua e si vorrebbe baciare.
Riferimento a cigola la brugola del pozzo di Montale che si vede nell’acqua e scambia il suo volto per una donna
amata e vorrebbe baciarla ma il volto scompare perché è lui.

Nel caso di Narciso e ossi di seppia abbiamo uno specchio d’acqua che riconsegna un’immagine di cui ci si vuole
riappropriare, una donna angelo INVECE nel caso di Sereni io lirico non vuole appropriarsi dell’immagine che vede
nella vetrina, ma lo vede accanto a sé.
In più nel mito classico e in Montale abbiamo l’elemento naturale dell’acqua invece nel caso di Sereni c’è elemento
artificiale  salvezza non è più possibile.

-Fino al verso 21 gioia e impegno politico sono contrapposti e lui è proiettato verso l’impegno politico e il dialogo fin
da subito. L’io fino ad adesso vede o la gioia o l’impegno politico.
La poesia racconta un passaggio da questa contraddizione alternativa tra gioia e felicità e invece un finale in cui la
gioia coincide con la parola rivoluzione e quindi come l’impegno politico  impegno politico può esserci solo se
coincide con la gioia.
Io lirico si fa sempre più strutturato per assumere un impegno politico (usa termini marxisti) quindi la gioia diventa il
simbolo della creazione della sua individualità.
Con un’epifania che avviene in questo momento in un momento di vacanza mette a tacere il desiderio di felicità e
gioia legato a Luino.
La gioia sembra essere una pulsione di regressione al privato, all’appagare se stesso da cui l’io Vittorio sta cercando
di difendersi e questo si capisce soprattutto ai versi 13 in poi.

Io lirico sta combattendo al suo interno una battaglia tra il razionale e rigido impegno politico e dall’altra un istinto
irrazionale della gioia, si sente appagato (in un periodo in cui si combatteva per colmare la mancanza del lavoro),
sembra non pensare più a nulla in questo momento di vacanza.

In questa prima parte non riesce a conciliare le due cose, una esclude l’altro. È un monologo interiore tra
irrazionalista e razionalista, tra impegno politico e sfera privata, tra mancanza e senso di pienezza che si prova con la
gioia. La gioia lo provoca per questo (v13).

48
Sembra che la gioia reclami un suo diritto di cittadinanza, ci deve essere anche lei ma si scontra con il fatto che la
gioia non si addice ad un intellettuale a cui appartiene spesso un male di vivere.

15
Discorso marxista: l’impegno che può mettere non è determinante per una società come si vuole fino a quando lui
sarà vivo, quindi non la vedrà mai. Risposta media in cui non arriva a vedere la città marxista quindi nello stesso
tempo si avvicina un po’ alla gioia  intermedia tra le due.
Nello stesso tempo non vedrà mai la gioia.

Lascia aperta questa parte in modo da togliere un po’ dell’uno e un po’ dell’altro fino ad unirsi.

17
Quando arriverò a vedere la gioia non saremo più insieme (verso ambiguo). Nel momento in cui l’io lirico sembra
accedere o rinunciando alla gioia o alla società socialista non ne sceglie nessuno delle due ma decide di tenerle
insieme da qua in poi  spiegato da questo verso fratto che rappresenta un cambio di passo (fino al v27).

22
“Altra cosa”: parla della gioia, parte regressiva legata all’infanzia, alla felicità che include tutte le altre cose e le fa
splendere.
C’è uno sdoppiamento e una contraddizione: dice alla gioia di credere in se stessa  dice a quella parte di se rimossa
che è vero che ha cercato di metterla a tacere MA questa parte ancora esiste e improvvisamente sorge e illumina
tutto.
A questo punto la gioia ascolta VS prima parte in cui lo aggrediva, lo prendeva in giro e lo attaccava.

Lezione 14
26/10/2021

Da v27 fino alla fine (terza parte)

28
Si parla di gioia o di rivoluzione? Il referente è la gioia, sta parlando a lei che è una parte di sé e anche il soggetto è la
gioia, ovvero quella cosa strana della parte prima  capiamo il senso del discorso e abbiamo ben presente la
dinamica del testo: una parte rimossa di se stesso che improvvisamente prende parte e invade l’io.

Questi versi testimoniano come questo senso della gioia come parte più spensierata viene portata un po’ in maniera
clandestina, non può essere esibita la gioia, viene sempre nascosta  inizialmente come ferita, poi repressa, poi
immagine della volpe (immagine di Plutarco: ragazzo che nasconde la volpe sotto le vesti nonostante gli stia facendo
male) e poi arma

La gioia è sempre paragonata a strumenti violenti: primi due casi autodistruttivi e nell’ultima un’arma portata in
maniera clandestina. Non si dovrebbe avere perché c’è poco da stare allegri on quel periodo MA questo è l’istinto di
vita.
Lui non la nasconde solo in questa breve passeggiata dove lui è in vacanza.
49
Attraverso un calcolato sistema lessicale associa la gioia alla guerra, alla battaglia e inserisce all’interno del lettore
una semantica tpica degli eroi partigiani che si sono ribellati al nemico fascista. La gioia è affiancata a una situazione
che è capace di affronatre lo scontro e di aggredire l’altro  lui con questa gioia potrebbe davvero uccidere e fare la
rivoluzione.

38
La gioia sparisce, è stata solo un’epifania.

39
Si capisce il fulcro della poesia:
 Lui riesce a pensare alla rivoluzione soltanto nella misura in cui è anche declinata a livello personale.
 Riesce a pensare alla rivoluzione proprio perché ha un attaccamento alla vita e una gioia, la rivoluzione ha
senso solo se si riesce a saziare i bisogni primari dell’individuo ovvero un appagamento.

-Punto fondamentale della raccolta: comincia un recupero NON più regressivo di una parte di sé VS prima che
guardarsi dentro era sempre una parte da rimuovere o superare INVECE qui per la prima volta io lirico si configura
per la prima volta come uno scrittore impegnato che non rinuncia alla propria individualità, quindi a una sfera più
esistenziale.

Pensiero diverso da:

 Fortini rimuove la parte individualistica dell’individuo.


 Pasolini che in quelli stessi anni indaga le soddisfazioni personali e trova l’ancora di salvataggio nel
sottoproletariato che non è ancora arrivato a una coscienza civile e politica quindi non è ancora una classe
acquistabile dal neocapitalismo quindi libera. Inoltre è una classe che vive il proprio corpo quindi trova la
libertà nelle sessualità. Pasolini si sottrae allo scontro sociale con il sistema, alle organizzazioni di lotta.
Quando anche il sottoproletariato è preso si rivolge al terzo mondo.
In lui c’è una contraddizione mai risolta (lui non voleva neanche risolverla): salvare la vitalità dei singoli
individui ma dall’altro la singola individualità veniva tirata fuori da una serie di benefici che si potevano
avere.

Sereni invece concilia l’individualità personale, non è vero che gli aspetti si escludono ma anzi uno dà forza all’altro.

-Nel panorama della letteratura c’era anche Volponi che crede nella possibilità del capitalismo come ruolo sociale
positivo e lo vede soprattutto nel ruolo dell’industria che non necessariamente deve puntare solo al profitto ma che
si fa carico di una serie di impegni sociali nel territorio in cui si trova (lui lavorava in Olivetti).

-Per sereni la poesia deve stare all’interno della società per sopravvivere, deve partecipare agli elementi sociali, NON
fuga della realtà MA strumento per capire la realtà. Noi non possiamo non schierarci quindi anche lui si schiera
perché soltanto schierandosi si può vedere la realtà e lo fa in questa poesia facendo capire che si deve mettere
insieme la gioia con l’impegno sociale.

Corso Lodi
-Questa poesia può essere letto insieme al testo “Corso Lodi” (pag. 109) (1965). È un lavoro metaletterario: rifiuta i
discorsi esclusivamente ideologici. Prende in giro le molteplici autodefinizioni che spesso vengono date in
quell’epoca.

-Scontro tra marxismo più razionale da una parte e un marxismo più piegato alle esigenze delle persone.
-All’interno dell’ambientazione cittadina compaiono 2 elementi che ritroviamo:

50
 Il ponte
 La nebbia

Nel sonno
Prima strofa: ricorda i partigiani  riparte dagli ideali della resistenza.
-Sente i passi dei partigiani che arrivano verso di lui.
-Alla fine fa capire che lui si sente erede degli ideali della resistenza ormai dimenticati.

Seconda strofa: Italia del dopoguerra.


-Clima di dopoguerra in cui gli operai raschiano i muri per togliere i manifesti.
-Sono andate in frantumi le promesse dell’ideale partigiano.
-Allusione al tempo provvisorio (quando viene qualcuno ad aggiustare e a far ripartire il tempo?)  anche il tempo
dell’Italia in questo periodo è un tempo non più carico di vita.

Terza strofa: il resoconto tra la prima e la seconda strofa che dà sfogo a una sconfitta.
-Fa a sistema con la poesia su Saba e le elezioni del ’48 perse.
-Bruco: ci si inizia a vergognare di questa sconfitta da parte degli ideali partigiani.

Quarta strofa: una domenica italiana


-Si vede lo sperpero del tempo ≠ valori della resistenza.
-Il matto collegato a un ricordo autobiografico del “Matto di Beder” che ha scritto.
-Il tipo con il cagnaccio che mette in scena la più ovvia immaginazione politica (si lamenta sempre di tutto e della
politica attuale)  resistenza doveva far sì che lo stato fosse nostro e non di altri, tutti partecipi ma poco dopo si
ritorna di nuovo alla situazione di distacco con pensieri banali.


Profondo senso di noia in questa domenica.

Quinta strofa: riflessione politica su come una domenica diventa metafora dell’Italia
-Tutta l’Italia è così e continua la metafora della domenica annoiata.
-Riprende la quarta strofa con il cane e il matto.
-“Non lo amo, il mio tempo non lo amo”: completa sua rivelazione di estraneità rispetto al tempo contemporaneo.
-Lui ha i sensi di colpa e pensa a questa situazione dell’Italia tragica e assonnata ma in fondo fa il poeta (usignolo e
rose) quindi non agisce mai veramente (puntini di sospensione).

Sesta strofa: sconfitta più tragica.


-L’Italia è questa domenica di provincia noiosa oppure l’amore di una coppia dove stanno costruendo le nuove case
 forse viviamo in un tempo provvisorio oppure nella situazione di un amore separato come la coppia  la
separazione nell’amore è legata alla separazione degli ideali dell’esistenza (già visto nei bambini che giocano).

-Titolo: più volte abbiamo visto situazioni legate al sonno dove c’era sia l’ipotesi del ricorso sia l’ipotesi del  legato
a un momento di rivelazione e momenti epifanici. In questo caso noi abbiamo una situazione diversa: il sonno è
veramente il sonno sociale e civile. In tutto il testo ribalta dei miti positivi:
 Città: vitale, luogo dell’incontro che invece qui zona smorta e cancellazione dell’individualità.
 Sonno non più sogno ma addormentamento.

Contraddizione rispetto alla parte precedente  dobbiamo considerare gli strumenti umani anche come un diario di
crescita: compone il diario dell’io Vittorio e ci possono essere sia passi avanti che passi indietro (a volta anche positivi

51
per avere maggiore coscienza).
Questo tipo di botta e risposta non c’è soltanto in un singolo testo (come in appuntamento a ora insolita) ma anche
tra un testo e l’altro ( questo è il meccanismo della raccolta, NON sono solo elementi sparsi).

Lezione 15
27/10/2021

-Appuntamento a ora insolita è un punto di svolta: c’è dinamica verso aspetti sociali e tensione verso la disciplina di
sé per diventare quello che i tempi chiedono, ovvero l’intellettuale impegnato.
Questo è il primo testo che cerca di far convivere queste due prospettive, prima la regressione e cercare qualcosa su
di sé veniva vissuto con senso di colpa.

-Aumenta il tono di assertività e pulizia del timbro. Lo stile si fa più prosastico, disinvolto e sicuro.
Lo stile ha sempre una natura ideologica che ci fa posizionare all’interno di un contesto sociale e a partire dalla
quarta sezione lo stile perde dell’utilizzo dei verbi dubitativi, diventa molto più propositivo (≠ prima parte in cui l’io
che aveva una naturale tensione a guardarsi dentro ma lo reprimeva).

A partire dalla quarta sezione la dimensione privata e quella pubblica finiscono per intrecciarsi l’una con l’altra. La
dimensione privata che prima rappresentava una debolezza verso la battaglia pubblica smette di essere tale.
(riflessione sulla poesia contemporanea, slide 3)

-In una riflessione dice che da Leopardi a Pavese (con Lavorare stanca) la poesia è contemplazione delle proprie
passioni e si verge a un mondo ideale (≠ realtà) in cui ci si può analizzare  poesia di tipo solitario in cui l’io si
confronta con se stesso.

-MA a partire dagli anni ’30 si cambia rotta  Sereni sta parlando di se stesso, si sta collocando al di là di un certo
spartiacque tra poesia del soggetto e poesia dell’oggetto e lui è nella seconda, una poesia che vuole raccontare il
mondo.

-Con gli Strumenti Umani viene sottolineata la sete di stare con gli altri e non da soli.

L’alibi e il beneficio
Le portiere spalancate a vuoto sulla sera di nebbia
nessuno che salga o scenda se non
una folata di smog la voce dello strillone
– paradossale – il Tempo di Milano l’alibi
e il beneficio della nebbia cose occulte
camminano al coperto muovono verso di me
divergono da me passato come storia passato
come memoria: il venti il tredici il trentatre
anni come cifre tramviarie
o solo indizio ammiccante della radice perduta
una sera di nebbia agli incroci di ogni possibile sera
infatti è sera qualunque traversata da tram semivuoti
mi vedi avanzare come sai nei quartieri senza ricordo
mai visto un quartiere così ricco in ricordi
come questi sedicenti «senza» nei versi del giovane Erba
tra due fonde barriere dentro un grigio acre tunnel
con che pena il trasporto buca la nebbia stasera
alibi ma beneficio della nebbia globalità del possibile

52
che si nasconde ma per fiorire
in alberi e fontane questa polvere d’anni di Milano.

-La progressione trova compimento in questo testo

-Come se la rappresentazione dello spazio parlasse della rappresentazione dell’io, c’è un rapporto intimo tra gli spazi
e la memoria  la sfera privata non viene taciuta o cancellata.

-Milano viene ridotta ad alcuni quartieri (già trovati in Una visita in fabbrica). Qui sono “quartieri senza ricordo”.

-Da un punto di vista linguistico e sintattico manca la punteggiatura  le pause sintattiche e la ricostruzione spetta
tutta al lettore (≠ prima in cui ci lasciavamo trasportare dalla grammatica). Trasmette un’esternazione da soliloquio,
monologo o stream of consciusness  flusso continuo dell’io lirico che parla quasi a se stesso

1-3
“nebbia” associata alla città dell’industria  associazione negativa, un elemento che impedisce la giusta visione.
È una rappresentazione tipica di una moderna città industriale in cui ci sono tram che raggiungono a vuoto i quartieri
senza ricordo perché nessuno sale o scende  solitudine sociale.

Una realtà principalmente urbana legata all’industria e alla solitudine  senso di desertificazione.

4
“Paradossale”:
 Non c’è nessuno a cui vendere il giornale.
 Quasi ironico parlare del “Tempo” come giornale quando il tempo meteorologico è brutto  introduce il
tema centrale del tempo. C’è una rappresentazione spaziale per creare una dimensione temporale.

“Alibi e il beneficio”
la nebbia di Milano diventa alibi e beneficio  consente di non vedere e non vedendo il mondo circostante diventa
un beneficio perché apre alla globalità del possibile, nel momento in cui i contorni non sono netti il soggetto è
condannato a interpretare, ricostruire il disegno MA nello stesso tempo è anche un alibi per non agire e vivere nel
sonno.

In Frontiera abbiamo un testo che si chiama “Nebbia” (slide 5). Qui è qualcosa che blocca e viene squarciata a livello
uditivo e sonoro da qualcosa di sgradevole e sembra contrastarla solo una voce interna  qui solo negativa.

È una riflessione anche metapoetica come sempre: tutte le potenzialità della poesia sono nel trovare il punto di
equilibrio tra ciò che è troppo oscuro per essere capito e ciò che è troppo chiaro (altrimenti la poesia si schiaccia se è
troppo chiara). Calvino diceva che se la letteratura descrive in modo oggettivo la realtà è completamente inutile, non
serve. La letteratura consente di realizzare i “100 modi di intersezione nel mondo” (come diceva Calvino), ovvero la
globalità del possibile e Sereni sta facendo la stessa cosa con la poesia.

5
“cose occulte” Valore anche metaforico come i ricordi repressi in lui che non ha mai voluto affrontare.

6
“passato come storia passato come memoria”
Storia ufficiale dei grandi eventi e l’altra è la storia privata.

8
Anni dei tram:

53
 33 salita al potere di Hitler (ripreso il fascismo in Dall’Olanda e in altri testi in cui la memoria dell’olocausto si
sta affievolendo). È anche l’anno in cui si iscrive all’università e va a Milano  mette insieme storia ufficiale e
storia personale.
 13 anno in cui è nato Sereni.
 20 anni che aveva in cui si era iscritto all’università.

Questi anni sono il ricordo di questi anni della sua vita e probabilmente anche il ricordo di qualcosa che si è perduto
(“radici”: crescendo tradiamo le nostre radici), quasi come se i tram lo stessero provocando a ricordare le radici che
ha perso.

12
Versi di Erba (poeta e amico di Sereni). Entrambi vengono messi all’interno di un’antologia di Anceschi che fu “Linea
Lombarda” (con Sereni, Erba, Modesti, Rebora …). Anceschi volle riunire 6 poeti lombardi per vedere il cambio di
rotta rispetto all’ermetismo, la poesia del concreto del mondo moderno.
Sereni nel citare Erba cita un Compagno di viaggio, qualcuno che ha compiuto un passaggio insieme a lui.

Grazie a Erba cita i quartieri anonimi  riflessione tipica del ‘900, sembrano essere una denuncia per i nuovi
quartieri di pena che aveva citato Sereni.

MA adesso lì dove c’è la nebbia e i versi non sono chiari è possibile recuperare il passato sia storico e sociale che
privato.

-In “Tabula rasa?” di Erba (slide 7) la questione sociale di quartieri senza ricordo è meno accentuata si come è
presente qua. Però c’è un dato decisivo che è il senso di sconfitta totale (fine).

In Erba c’è una situazione completa di blocco ≠ Sereni in cui la stessa situazione diventa la globalità del possibile, la
possibilità di vedere le cose da più punti di vista (è un beneficio).

16
Finale recupera l’inizio e l’ambientazione più urbana con il trasporto che buca la nebbia creando un tunnel.

-Io Vittorio nell’alibi e nel beneficio sta ricostruendo la sua storia, è uno strutturarsi di qualcuno che vuole entrare nel
mondo sociale e civile con tutto se stesso e anche con la sfera più privata.

Penso alla mia vita privata se penso a me stesso come attivista nella società  prende forma il Sereni della
resistenza, lui che era lo scolaro attardato adesso negli anni ’60 sente che tocca a lui ricordare gli ideali.

Ancora sulla strada di Creva


-Nell’ultima sezione io lirico ritorna fisicamente nei luoghi di Luino: ancora sulla strada di Creva, Intervista suicida e Il
piatto piange.
-All’inizio Luino rimaneva immobile, ferma e materna ed era un elemento positivo. Adesso tutto ciò è letto in
un’accezione negativa.
-Luino manifesta le sue ferite: all’inizio era intatta nella neve, in un bianco puro mentre adesso si parla di amore
perduto, un suicido e i giocatori di poker  Luino molto meno bucolica, poetica e idilliaca. Appare più moderna con
tutte le sue contraddizioni.

-Anche in Frontiera c’è un testo che si chiama uguale: ripetizione nel tornare negli stessi luoghi trovando però delle
differenze.

-Lungo monologo della vecchia rivolto a un ricordo personale: sia un ricordo che si era uccisa per amore e sia del suo
rapporto che ha con l’amore, che le ha rovinato la vita.

54
-Alla fine io lirico dice che da quel momento in poi non parlò più con l’amore ma lo chiama anche nello stesso tempo
amore mio.

Lezione 15
2/11/2021

-Ancora strada di Creva + intervista a un suicida + il piatto piange = suite luinese dove Luino non è più come prima,
adesso è descritta all’insegna della contraddizione.
La regressione era verso un mondo che rimaneva intatto e l’obiettivo era ritornare indietro e recuperare la
compattezza perduta (da sempre nella tradizione Occidentale un topos costante come nel Purgatorio)  era un
ritorno all’uomo prima del peccato.
Adesso INVECE vediamo che in fondo Luino è rimasta ferma e bloccata, continua ad avere quei tratti che non sono
più di pienezza tipica dell’infanzia ma sono di staticità, Luino è rimasta ferma, NON è cresciuta, NON è andata avanti
 non più dispositivo positivo MA diventa metro di giudizio per capire quanto è cresciuto e maturato l’io Vittorio
(stesso meccanismo visto in ancora sulla strada di Zenna dove io lirico non si riconosceva più nelle sue origini anche
se lì c’era un elemento bucolico e onirico  senso di serenità, benessere e piacere).

-Io lirico che ritorna sulla strada di Creva e vede uscire dalla chiesa una signora. Le chiede indicazioni stradali ma lei
inizia un monologo delirante parlando delle sue esperienze passate d’amore e anche di una ragazza suicida.

-Io lirico è accompagnato perché dice “noi”.

-Testo incentrato sull’amore adulto e passionale, umano e terreno (NON stilnovista). Il monologo è nello stesso
tempo accompagnato dal concetto di morte (verde).

Dialettica amore/morte: l’amore diventa una passione talmente travolgente da sconfessare l’individuo e può
diventare ad essere distruttiva, “morire d’amore”, il corpo non ce la fa a reggere una passione che diventa una forma
di alterazione.
L’amore spinto entro certi limiti porta a distruzione e morte.

-Amore già visto all’interno della raccolta e man mano diventa più concreto.
L’amore di Clizia nelle Occasioni in cui lei è un angelo salvifico e NON può essere posseduta, non si può avere un
rapporto sessuale con lei perché tutto ciò corromperebbe l’immagine angelicata della donna e dell’io INVECE Sereni
sceglie un’altra strada, cambia rotta nel 1956: sceglie la carta dell’amore di tutti i giorni, l’amore delle liti, l’amore di
cui non si arriva alla perfezione ma il rapporto è un rapporto che migliora di giorno in giorno.

Da Millemiglia alla Sonnambula, ai bambini che giocano con frase di Saba fin quando non si arriva qua.
Abbiamo 2 prospettive d’amore:
 Io lirico
 Vecchia che ha creduto in un amore risolutivo, in un amore definitivo.

-Accanto a questo c’è l’idea del ritorno (titolo) ma anche legato all’immagine della nonna morta, la donna che gli
parla gli ricorda la nonna, è la rappresentazione di un passato che gli appartiene.

-Si crea una zona cromatica di buio MA in contrasto con altri colori, infatti l’estate di San martino è detta così per la
luce e il sole che c’è  crea un’atmosfera dove c’è:
 L’anziana signora che viene dal regno dei morti tra i vivi e ha improvvisamente una sua estate, un momento
di vita.
 Io lirico che è colto in momento di adultità, sta rivivendo un momento di gioia e rinascita.

55

Zona di morte da cui emerge comunque un baccello di vita.

-La vecchia appartiene alla classe borghese di Luino ed è curata in quanto cura il suo aspetto fisico.

-“Cattolica penombra” NON è un’aggressione al cattolicesimo, è un punto di vista che non gli interessa. È la
dimostrazione concreta e quotidiana della dimostrazione di morte che la vecchia mette in atto dopo la conclusione
fallimentare dell’amore.
La chiesa è l’unica prospettiva per passare le sue giornate, è rimasta chiusa a non sperimentare la vita in ricordo di
un amore in cui credeva (MA NON era l’amore dell’uomo, quello terrestre).

-La vecchia non sembra morta del tutto, sembra che sia proprio lei l’estate di San Martino e la traccia di vita.

-Accaldati di altro: allusione sessuale esplicita e corporale  cortocircuito tra la chiesa in penombra, la vecchia che
ha provato l’amore adulto e la passione che hanno appena provato i due.

La vecchia non sta parlando né alla coppia, né a se stessa, né all’io lirico MA sta parlando all’amore accaldato che lei
vede in loro e ha provato in passato.

-Lei ha pianto l’esistenza di una sofferenza così profonda, di una che è innamorata che soffre così tanto per amore
che la sofferenza la sopprime e la fa uccidere. Questa è la sconfessione dell’amore, è l’opposto MA quella ragazza e
la vecchia hanno creduto nell’immagine di questo amore stilnovista, che porta pace, che porta completezza (come la
Luino di prima) MA alla fine questo amore ha portato alla sofferenza, fino a dire che l’amore non esiste.
-“ombra…acque”: immagine dell’eden del 28° del Purgatorio MA questo tipo di amore NON esiste. Lo stesso amore
che ha cercato l’io Vittorio da giovane nella crescita.

-Canzoniere di Petrarca o Dante dove dopo la morte di Laura o Bea, loro entrano in una fase in cui l’unica prospettiva
era dio. Quando la donna angelo muore a quel punto diventa l’angelo che ritorna e ci porta in braccio a dio, c’è
bisogno di tutto ciò MA Sereni dice NO a tutto questo con il punto di vista di una donna.
Anche la vecchia vede la “cattolica penombra” MA da un lato Dante vede Dio, mentre invece lei vede solo la
sofferenza.

-“umiltà”: rappresenta la non azione e il non agire  lei è rimasta ferma e non fare niente perché ha creduto in
questo amore che non esisteva ≠ tutta la raccolta che è una tensione all’agire. Quindi rimane ferma nella chiesa
come luogo in cui si ferma tutto.

-La vecchia vede in loro ancora un’occulta morte (= amore lirico) come quando Bea e Laura sono morte MA da quel
giorno in quell’ora non si parla più di amore lirico anche se continua a credere all’amore perché la chiama amore mio
 si completa il passaggio da amore lirico a amore adulto, abbiamo una maturazione esistenziale dell’io Vittorio.
è un passaggio di consapevolezza che viene concesso da Creva che gli ha fatto vedere come sarebbe rimasto se fosse
stato lì.

Intervista a un suicida
-Era di ritorno a Luino in ritardo e becca un funerale del suicida.
-Io lirico prova una fitta di rimorso andando a questo funerale, quella fitta di chi non c’è stato di fronte al suicidio di
qualcuno che si conosce  inizia tutta una dinamica del senso di colpa.

-Lui arriva da fuori modificato MA il posto non è cambiato. La campagna ritorna più volte ed è associata all’emblema
del paese.
“selva” termine evidentemente dantesco.
-Frase che non finisce che sta a significare che Luino è discreta, non si fa vedere.
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-Il macello è subito segno di dolore perché è il posto dove è morto il cane del suicida  associato all’idea di morte
violenta.

-domanda su cos’è oltretomba (molto dantesca) che non può essere rivolta se non all’anima del suicida, lo chiede
alla fine alla sua anima (?)

-Ripresa dai versi del canto 27° del purgatorio: canto dei furiosi in cui le anime ei penitenti bruciano una selva di
fuoco. Dante e Virgilio devono superare la siepe di fuoco (unica volta in cui sperimenta una pena dei dannati) dopo la
quale entreranno nel paradiso. Dante dice che aveva talmente caldo come per il vetro liquido. È una delle ultime
prove che Dante deve fare per arrivare da Bea nel Paradiso.
L’anima del suicida diventa una siepe di fuoco.

-Abbiamo un dialogo (cercato fin dall’inizio) con il suicida che non ha voglia di vivere.

-C’è anche una riflessione metapoetica dove ci si distingue da una poetica dannunziana anche usando la parola
“anima” = ciò che non è corporeo e ciò che è più prezioso che la poesia dovrebbe far uscire fuori.

-L’anima dice che lui l’ha superato la siepe di fuoco ma al di là non c’è il paradiso terrestre  immagine del suicida
che supera il purgatorio ma in realtà la speranza che ci sia un riscatto definitivo, compiuto e totale non è della nostra
prospettiva di uomini  tutto il ‘900 si basa sul fatto che bisogna trovare una prospettiva e una visione del mondo in
cui NON c’è redenzione.
Viene ripreso il concetto di Purgatorio MA senza redenzione (≠ prima in cui si sperava e dopo un certo periodo si
passava al paradiso): c’è una condizione permanente di attesa di un miracolo che non avverrà mai (esattamente
quello che descrive il suicida).

-sorrideva:

-Unica cosa che rimane è il ricordo del cane che gli è stato ucciso come la vecchia che ricorda l’amore.

-Si è suicidato per un problema di soldi.

-La vita di un uomo di paese si risolve nella data di nascita e di morte e alla fine della vita di quest’uomo non rimane
nulla a meno che non ci sia un poeta che ne descrive la scena  l’unico modo per salvare la vita del suicida è
raccontare le sue sofferenze (NON per regalargli un paradiso).

Lezione 16
3/11/2021

Parafrasi (dove non si è capito) e cosa succede nel testo, spiegare cosa succede nella situazione.
Poi commento man mano che si fa avanti nel testo, poi riflessione conclusiva che si basa anche sul posizionamento
della poesia nella raccolta.
Mettere le note se si cita qualcuno.

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-Ritorna in maniera ossessiva la questione della morte  Luino è molto spesso associata a figure che non ci sono più.
-L’aspetto dialogico in maniera così ossessiva e con il discorso diretto è qualcosa di quasi teatrale, poco poetico MA
molto tipico di Sereni. La cosa che fa strano è che molto spesso sono dialoghi con persone morte.

Questo venire dal passato riformula il rapporto io lirico-Luino in maniera diversa rispetto all’inizio.
Adesso il ritorno a Luino è molto meno appagante e molto meno appacificato, continua ad essere un luogo immobile
MA è un luogo statico, non in grado di percorrere i ritmi della modernità.

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-Aspetti nuovi in questa poesia per rappresentare Luino:
 Suicida (ripreso da ancora sulla strada di Creva)
 Ammanco di denaro, ovvero un elemento di vita reale.
 Macello pubblico
 Morte del cane


Luino NON è un luogo fatato com’è descritto all’inizio.

- C’è un rimando dantesco molto forte, più colto rispetto alla media  sta dialogando con qualcuno che ha superato
il muro di fuoco e ha finito il cammino penitenziale come Stazio che ha raggiunto il Paradiso terrestre insieme a
Virgilio e a Dante.
Però questo suicida NON quaglia.

-Altra vena dantesca presa dal canto 15 del Purgatorio con Cacciaguida. Significati:
 Metaletteratura: risponde in maniera molto letterata per creare una frizione all’interno del mondo dove c’è
anche un mattatoio.
 Il suicida come tipico dei morti sereniani si rivolge con una situazione gerarchica dall’alto in basso e come un
padre deve comunicare un insegnamento al figlio. Nello stesso tempo io Vittorio si rivolge al suicida come un
padre a cui chiede le risposte sul senso della vita e sull’eterno MA la risposta non quaglia  NON si arriverà
mai a un senso della vita, non c’è un punto finale MA tutto il percorso sereniano è un continuo sviluppo, di
volta in volta ci si adegua ai cambiamenti sociali, ecc… (opposto di quello che faceva Montale che poneva
una posta in gioco del miracolo, della rivelazione e di una risposta definitiva NON logica).

Sereni è figlio di un illuminismo lombardo e di una cultura laica. Questo spinge a un continuo processo, non
ci si può fermare.

Il piatto piange

-Ripreso da un romanzo di Piero Chiara, amico di Sereni.


-Si parla di gioco d’azzardo. Piero Chiara racconta di questi giocatori che giocarono a poker in una bisca tutta la notte
a Luino fin quando il proprietario li cacciò via.
Sereni rimase talmente colpito dal fatto che gli chiese di inviare una relazione scritta sulla quale poi scrisse il piatto
piange  testo con alto tasso di metaletteratura che però qua non è dantesco, aulico, Ariosto (Millemiglia) MA qua
fa riferimento a un autore Mondadori, un autore che vende (anni 50’/160 momento di massima democraticità del
romanzo, tutti possono leggere e scrivere)  Sereni si posizione all’interno di una letteratura mainstream, ovvero
esattamente l’operazione che voleva fare Sereni con tutta la raccolta.

-Sereni scrive una poesia molto più comprensibile rispetto alla poesia lirica precedente, sta costruendo un lettore (≠
Montale con la Bufera che fa una scommessa scrivendo una poesia altissima), si sforza a tenere un registro alto della
poesia MA con un linguaggio che cerca di essere il più possibile un linguaggio per tutti. Per fare questo però deve
avvisare il lettore.
-La poesia permette la coesistenza di significati diversi e la parola poetica può significare un qualcosa di molto più
ampio  Sereni lascia queste zone di ambiguità che il lettore fa coincidere, un concetto può essere più cose (il
suicida diventa Luino, il padre…).

-Nel piatto piange si gioca questa carta: è estremamente realistico (è una cosa realmente accaduta) ma nello stesso
tempo crea delle vie di fuga.
-Con questa base realistica Sereni apre una incursione vera nel passato.

-Da una parte abbiamo il gioco che è legato all’essere tappati dentro, all’essere chiusi (sono nel sottoscala),
appartiene al dentro, ovvero fuori dalla vita che scorre VS natura = istinto di vita.

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C’è un ricordo (è uno dei pochi testi in cui c’è il passato remoto, un tempo fortemente narrativo) in cui da una parte
ci sono i giocatori sprangati e dall’altra parte una natura che con un andamento ciclico porta sempre a una
primavera.

-Elementi di analisi:

 Enjambement: creare abisso tra la fine del verso e l’inizio dell’altra.


 Allitterazione: in alcuni casi fissa il concetto (primavera), in altri casi dà un senso di parlato MA in questo caso
fa sistema con la vita dei giocatori che è una vita ripetitiva, non fanno altro che stare lì a fare sempre le
stesse cose.

-Questa situazione descritta rimanda alla differenza tra chi è partito (come lui che è andato a Milano), chi partecipa
alla vita attiva e chi invece è rimasto.
Chi è rimasto (come il suicida, la vecchia…) ha vissuto una vita di corsie e navate, ha vissuto la “ripetizione
dell’esistere” (v14).
tutto ciò riguarda Luino MA in fondo riguarda una condizione sociale più ampia: rischio costante di essere assorbiti
da un ingranaggio più grande tipico degli anni ’60, sono anni in cui la parola alienazione è all’ordine del giorno.

Luino diventa il dispositivo per un discorso molto più ampio ed esistenziale  la poesia diventa strumento di
conoscenza.
-v1-7: non è così vero che chi se n’è andato ce l’ha fatta, anche in città si può creare la staticità del tutto simile a
Luino. La partita sta nel non essere vittime del proprio tempo e creare distanza con il passato.
-Negli anni ’60 in problema era “come faccio a inserire la mia individualità nel mondo? Come faccio a non essere
schiavo del capitalismo? Devo avere uno spazio di redenzione, di soddisfazione personale che sia al di fuori della
produzione.”

-Ripetizione del suono q aumenta il senso di staticità.


-Il gioco diventa un riparo sia dalla noia dell’esistenza che dai rischi della vita  il gioco d’azzardo è un modo di
ripararsi dalla ripetizione dell’esistere MA in realtà è un modo per entrarci completamente dentro, c’era l’adrenalina
all’inizio ma di fatto fanno sempre la stessa cosa.
Sono al riparo da Via Scarlatti (=la vita), sono tutti nel tempo provvisorio.

V23
Si confronta con i morti. Nel presentare la loro esperienza si affacciano con il loro fallimento e chiedono all’io lirico di
misurare la sua esistenza con la loro.
Sei così sicuro che stai impiegando meglio il tuo tempo? Esci dal tempo provvisorio cazzo e fatto anche tu
aggiustatore!

Forse anche lui con la poesia ha tentato quella via di fuga che i giocatori hanno tentato con le bische.

Nel misurarsi su di loro (i morti) sente lo scatto per andare avanti.

-Ultimo verso: le carte sono spazzate via dalla voce di vento già visto nelle 6 del mattino dove il vento indicava la vita.

-I morti parlano e spingono nuovamente io Vittorio a nuove sfide per confrontarsi con il mondo contemporaneo e
uscire dal tempo provvisorio, che ormai lì è diventato la ripetizione dell’esistere.

Il muro
-Ci troviamo a Luino lungo il muro dei morti (=cimitero) che di9vide i vivi dai morti.
-C’è ancora una volta il vento che significa la vita.
-Da una parte ci sono i morti e dall’altra parte c’è una partita di calcetto. Mentre io lirico sta lì in mezzo tra vento,
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pioggia, muro dei morti e ragazzi, il vento porta un’anima che è quella del padre e c’è un dialogo in cui io lirico chiede
al padre qual è il senso della vita, il rapporto con l’eterno. Il suicida era stato molto brusco, il padre un po’ più dolce.

-Il tutto avviene in un modo onirico che aiuta a creare questa situazione metafisica.

-Lui si chiede se lì fosse la loro vita dove era giovane e forte.


-Inizia tutta una parte sulla poetica delle cose MA da un lato le cose resistono alla fine della vita di un uomo ma
dall’altro lato tradiscono il fatto che la persona non c’è più.
Però nello stesso tempo si tarlano, quindi anche le cose passano e vengono colpite dall’usure del tempo  così
anche Luino viene abbastanza colpita dalla staticità (?).

-Cortocircuito in cui si incontrano Luino e Milano che finalmente convergono.

-Il padre lo rimprovera di essere solo interessato all’aspetto metafisico di ricerca del senso e a essere preoccupato
sul tempo che passa e che non passa.
-I ragazzi continuano a giocare e a vestire i panni della sonnambula, continuano nonostante tutto.

-Alla fine la realtà è quella che sembra e non deve cercare nessun senso, se noi accettiamo il gusto semplice della
vita allora va bene anche il canto degli ubriachi.

-Questo lo dice il padre da morto, quindi è una creazione sereniana e dice che non c’è un finale, le cose non
finiscono, c’è solo un’evoluzione.

La spiaggia
-Il passato e la nostra storia e percorso umano non va mai perduto  i morti sono i nostri costanti punti di
riferimento.
-Il dialogo con chi abbiamo parlato in passato continua e questo significa il suo posizionamento del presente dipende
da una scelta del passato ovvero scartare Luino.
In più lui dopo scriverà un’altra raccolta dove citerà Fortini e Vittorini.

-Patto fondativo che va rispettato per i morti:


 Resistenza
 Schwa: nel momento in cui sente che l’antifascismo si sta diminuendo sente che deve ritornare a questi
valori.

-I morti non sono mai portatori di verità. Manifestano l’assenza e nello stesso tempo sono portatori di rimproveri e
allora per questo parleranno.

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