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Il nuovo classicismo'

Zurigo, gennaio 1920.


Stimatissimo signor Paul Bekker.
Ho letto con interesse e simpatia il vostro articolo: Impo.
tenza - o potenza 2; Vi sono profondamente grato per
pareccbie
cose che vi avete affermato. Sebbene il mio interesse e la mia
sim.
patia non vadano allo stesso modo a Pitzner ed egli non vi
aspira nemmeno pure non posso vincere del tutto il dubbio che
tra lui e quel ch'egli combatte esistano dei malintesi; non solo credo
che noi tutti che abbiamo intenzioni oneste aspiriamo al
meglio, alla perfezjone, per quanto possibile, nella musica una
qualità comune questa che dovrebbe far cessare ogni ostilità ma
credo pure che esistono certo delle differenze nei tentativi dei com
positori odierni e precisamente differenze di talento! non
però abissi che li dividano : io credo che essi tutti si somigliano più
di quanto sospettiamo o di quanto cerchiamo di convincerci. (Di
versa èla situazione per quel che riguarda I'«animus » dei singoli
compositori...).
In ogni tempo ci furono ci dovettero essere artisti che
Si aggrappavano all'ultima tradizione, e altri che cercavano di libe
rarsene. Mi sembra che questo stato crepuscolare sia permanente; au
rora e piena luce diurna sono considerazioni prospettiche di storici che
amano fare riassunti e arrivare presto a fatti importanti. Änche
1 Questa lettera fu inviata personalmente a Paul Bekker in occasione della
sua polemica con Hans Pitzner.
Il titolo originale di questo scritto è Junge
soni tenesse all'espressione jung, letteralmente: «Klassizitä.
E' noto quanto Bu
giovane >. Nella nostra tradu
zione non abbiamo creduto possibile accettare la versione letterale, in
lingua italiana, la locuzione c giovane classicismo » i sembra quanto, nella
Se consideriamo che l'aggettivo jung, in senso esteso, può priva di significato.
cente >, «nuovo >, che ein junges Paar significa « sposi novelli signífcare < re
>, che jüngste
Nachrichten corrisponde a c ultime notizie > e che das jüngste Gericht vuol dire
«il giudizio finale (cfr. in italiano: I Quattro
Novissimi), vorrem mo affermare
che la parola « nuovo > da noi adottata rende il significato voluto da Busoni me
glio che non la parola « giovane >. Ad ogni modo l'espressione <
può venir confusa con neoclassicismo, termine e movimento ben definitonuovO e> cata
non
logato. (L. D.)
2 Vedi Frankfurter Zeitung del 15-16 gennaio 1920.
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SCRITTI E PENSIERI SULLA MUSICA

Tapparire di esperimenti singoli che sfociano nella caricatura è un


Segno che sempre accompagna le evoluzioni: bizzarra scimmiotta
tura di atteggiamenti vistosi di coloro che valgono qualche cosa;
protervia oribellione, satira o stoltezza. Negli ultimi quindici ann1
abbiamo avuto una maggior frequenza di questi atteggiamenti; e cIo
fa tanto piùspecie dopo la sosta avuta tra l'ottanta e il novanta, fe
nomeno isolato nella storia dell'arte (che purtroppo coincise proprio
col periodo della mia giovinezza). Ma l'esagerazione diventa gene
rale il principiante debutta oggi con esagerazioni e ciò indica
la chiusura di un periodo; e il prossimo passo, che lo spirito d op
posizione deve incoraggiare e arrecare, è quello che porta al nuovo
classicismo.
Per «nuovo classicismo » intendo il dominio, il vagliO e lo
sfruttamento di tutte le conquiste di esperienze precedenti : il rac
chiuderle in forme solide e belle.
Questa arte sarà allo stesso tempo vecchia e nuova 1n un

primo momento. Noi ci dirigiamo verso di essa fortunatamente


Consci o inconsci, di nostra volontà o trascinati dalla corrente.
Per sorgere pura nella sua novit§, per essere agli occhi dello
Storico un fatto veramente importante, guest'arte però, deve fondarsi
Su parecchi presupposti che oggi non sono ancora del tutto ricono
sciuti. Sento come una delle più importanti di queste ver1ta ancora
misconosciute il concetto dell'unitàdella musica. Intendo dire I'idea
che musica è in sè e per se musica, e null'altro, e che esSa non st
divide in sottospecie diverse: se non quando titoli, situazioni, inter
pretazioni che sono trasportate in essa dall' esterno, la scompongono
apparentemente in vari generi. Non esiste una musica «di chiesa »
chiesa
in sè e per se; ma nient'altro che musica basata su un testo
stico, o eseguita in chiesa. Variate il testo e varierà, apparentemente,
anche la musica. Togliete il testo del tutto, e rimarrà illusoria
mente un brano sinfonico. Aggiungete parole a un brano per
quartetto d'archi e ne risulterà una scena d'opera. Suonate il primo
tempo dell' EroIca come accompagnamento a un film che si svolge
irri
nel Far-West e la musica vi apparirà cambiata sino ad essere
strumentale
conoscibile. Per questo non dovreste parlare di musica
sfuggito nel vostro articolo sulla
e del «vero sinfonista », come vi è
ho avuto la
sinfonia da camera; non mi permetto di criticarvi, ma
aste a
dolorosa impressione che, con questa terminologia, vi avvicin
Pfitzner più di quanto fosse nelle vostre intenzioni.
classicismo » il di
Conto anche come elemento del nuovo
impiego della melodia
stacco definitivo dal tematismo e il rinnovato
dominatrice di tutte
(non nel senso di motivo orecchiabile) quale
FERRUCCIO BUSONI

le voci, di tutti gli impulsi, supporto dell'tdea e genitrice dell'ae


nia, in breve: della polifonia sviluppata (non complicata) al mo
StMo.
Un terzo elemento non meno importante -è il

l'oggettività il ritrovarsí dell'autore di fronte all'opera


rinnega-
mento della sensualità e la rinuncia al soggettivismno (la via Vere
via di purificazione, un cammino duro, una prova dell':acqua euna
del
fuoco), la riconquista della serenità (serenitas) : non la smorfa d:
Beethoven e neppure il « riso liberatore » di Zarathustra, ma il sor
riso del saggio, della divinità: musica assoluta. Non profondità e
sentimento e metafisica; ma: musica solamente, distillata, mai na
Scosta sotto la maschera di figure e concetti che sono presi a presti.
to da altri campi. Sentire umano ma non vcende umane
anche questo sentire espresso nell'ambito dell'arte.
Ambito dell' arte non si riferisce solo alle proporzioni, ai limiti
della bellezza, alla conservazione del gusto, esso significa anzi tutto:
non assegnare a un'arte compiti estranei alla sua natura (per esem.
pio in musica: la descrizione).
Questo èquel che io penso. E puo tutto ciò per riferirci
a quanto èstato detto da principio può questa opinione venir
combattuta da persone oneste? Non porgo io piuttosto la mano a
una comprensione generale? E possibile che queste teorie vengano
considerate da un lato come dannose, pericolose, dall'altro come
retrograde, piene di compromessi? Io Ve le affido.
I| vostro
F. B.!

1Questa lettera fu pubblicata dapprima nella Frankfurter Zeitung del


7 febbraio 1920. poi riprodotta nel Numero Busoniano dell'Anbruch nel 1921.

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Dell'essenza della musica:

Poco a poco, a misura che procedevo nelle mie investigazioni


dovetti convincermi che la nostra concezione dell'essenza della mn
sica èrimasta ancora frammentaria e imprecisa : che soltanto pochi
riescono a sentirla, ancora meno a comprenderla e nessuno a definir
la. L'avere, nei miei precedenti studi, riconosciuto l'unitàdella mu
sica fu per me come un presentimento di quello che qui mi accingo
a formulare, presentimento avuto innanzi dai filosofi che dai musi
cisti verie propri, come da spiriti che nella loro chiaroveggenza con
sideravano poco I'aspetto materiale, meccanico (come lo praticano
i musicisti). Uno spirito cosi dotato mi dette recentemente il suo
aiuto mentre io mi sforzavo di trovare i termini giusti per esprimere
i1 mio concetto. Al frammento che riporto (tratto da un romanzo
di Anatole France) potrebbe servire di motto quello stesso del mio
Saggio di una nuova estetica della muSIca (1906): « Il contenuto
di un pezzo di musica fu ed è, prima e dopo aver risuonato, egual
mente completo eimmutabile ».
Nel romanzo del maestro francese, cosi si esprimeva un medico
parlando a un giovane autore drammatico che col cuore trepidante
sta aspettando la fine d'una première del suo lavoro: «Non dovete
credere che quanto deve accadere non sia già e sempre accaduto »:
e, senz'aspettare risposta, soggiungeva: «Se i fenomeni dell'uni
verso si manifestano successivamente alla nostra conoscenza, non
dobbiamo concludere da ciò che veramente essi si susseguano, e ancor
meno che essi abbiano luogo proprio al momen to in cui noi li
vediamo. L'universo ci appare incessantemente incompiuto; noi ab
biamo 1'illusione che esso si compia incessantemente. Perchè osser
viamo i fenomeniin successione, supponiamo che nella realtàsi com
piano in successione. Abbiamo l'illusione che quelli che non vediamo
più siano del passato e che quelli che ancora non vediamo appar
tengano al futuro. Però si puo comprendere che vi siano degli esseri
tali da poter scorgere quello che per noi èpassato e futuro. Ci pos
siamo anche immaginare esseri che osservano i fenomeni in ordine
inverso eche li vedono svolgersi dal futuro al passato. Pen siamo,

1Riprodotto integralmente, nella traduzione apparsa su Il pian of orte (Tori


no, Tip. G. Fedetto e C.°). anno V, n. 11, novembre 1924.

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SCRITTI E PENSIERI SULLA MUSICA
per
da esempio,
a
noi, e che creature chemuoversi
potessero usare dello spazio diversamente
della luce; essepotessero
si
con una velocità superiore a quella
formerebbero della successione dei fenomeni un'idea
molto diversa dalla
leviamo 1o sguardo anostra. Noi stessi, in una notte serena, se sol-
tilla tremula contro la fissare la costellazione della Vergine che scin-
cima di un pioppo, vediamo ciò che è stato
eCi0 che è. E possiamo con
ugual
Che èe cio che sarà. Poichè se la ragione asserire che vediamo o
costellazione come la vediamo rap
Presentata i passato rispetto al pioppo, il pioppo rappresenta il ru
turo riguardo alla costellazione. Però la
di lontano il suo costellazione che ci mostra
aspetto sfavillante non com è oggidi, ma co
n era nella nostra giovinezza, anzi forse prima
ta della nostra nasC1
e il pioppo di cui le giovani foglie tremolano al vento
tino si trovano insieme in noi nello stesso momento del tempo e c
vesper
Sono egualmente presenti. Diciamo che è presente una
ia vediamo definitivamente. La diciamo del cosa quando
passato quando ne ser
blamo un'immagine poco distinta. Una cosa è presente per noi,
anche se è accaduta milioni d'anni fa, se ne abbiamo una
fortissima
impressi0ne; per noi essa non appartiene al passato, bensi al pre
sente. La successione con ia quale le cose precipitano nell'abisso del
I'universo ci èsconosciuta. Non con osciamo che il succedersi delle
nostre percezioni. Credere che non esista il futuro perchè non lo co
nosciamo èlo stesso che credere che non ècompleto un libro perchè
non l'abbiamo letto fino alla fine.
Per destino immutabile 1'universo è fatto come un triangolo
di cui siano dati un lato e due angoli. Le cose future sono predesti
nate. LDa questo momento esse sono compiute, come se esistessero.
Esistono in realt§. Cosi realmente che già in parte le conosciamo.
E se questa parte sparisce al paragone della loro infnità, sta però
in un apprezzabile rapporto con quella parte di fatti compiuti che
siamo in grado di comprendere. Possiamo persino asserire che per noi
l'avvenire non è molto più oscuro del passato. Sappiamo che si
succederanno generazioni le une alle altre che opereranno godendo
e soffrendo. Noi penetriamo con lo sguardo al di là dlla durata
della razza umana. Vediamo poco a poco mutarsi la forma delle
stelle che parevano inalterabili : sappiamo che domani e per molto
tempo ancora ogni mattina sorgerà il sole. Vediamo la nuova luna
del prossimo mese. Non la vediamo altrettanto distinta quanto il
novilunio di questa notte, perchè non sappiamo in qual cielo grigio
o roseo ci mostrerà il suo ultimo pallido arco. Se lo sapessimo in
ogni particolare, questo o quel novilunio ci sarebbero entrambi pre
senti. La cognizione di fatti certi èI'unica ragione che ci spinge a
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ERRUCCIO BUSONI

Crederli rcali. E se sono reali, sono già avverati. Dunque è da cre.


dere, caro mio, che il vostro lavoro è di già rappresentato, sia da
mille anni, sia da mezz'ora, il che fa precisamente lo stesso. Pen.
sate cosi, e vi sentirete tranquillo ».
Mentre traducevo questo brano, mi venne in mente che in
pure aveva altra volta scritto nello stesso senso : poichè noi, miseri
umani, per eguali aspirazioni giungiamo alle stesse conclusioni. In
se stesse inesaurienti einesauribili, ma contenenti quel fondo di ve.
rità che ora cercherò di chiarire.
Adefinire l'essenza della musica può bastare una frase aua.
lungue. Diciamo pure: La musica è l'arte dei suoninel movimen
to del tempo ». Oppure: «La musica consiste nell'unione del ritmo.
della melodia e dell' armonia », E simili. Una volta mi avvenne
di leggere : « La musica consiste di armonia e di melodia: quella
per la mano sinistra, questa per la mano destra ». Anche certe escla
mazioni poetiche piene di buone intenzioni (come « La musica à
una messaggera celeste » con le sue molte variazioni) non esprimono
nulla, ma si avvicinano alla sostanza del nostro argomento più che
una definizione strettamente musicale.
In queste ultime si fa uso volentieri di espressioni che hanno
acquistato un significato nella nostra Storia della musica, laddove
sono solamente l'enumerazione di alcune parti di un orologio che
abbiamo costruito per formarci un concetto del tempo che altrimenti
ci sfuggirebbe. Allo stesso modo esisteva da principio l'elettricità
prima che noi la scoprissimo: come tutto ciò che ancora non è sco
perto esisteva fin da principio e ancora oggi esiste, cosi anche è
pienamente compiuta l'atmosfera cosmica con tutte le forme, tutti
i motivi e tutte le combinazioni della musica del passato e del
l'avvenire.
Un compositore mi fa l'effetto di un giardiniere cui fu affi
dato un pezzo di terreno grande o piccolo da coltivare; a lui spetta
di cogliere ciò che fiorisce nel suo terreno, di comporre, se crede,
un mazzo; potrà anche farne un giardino, ead esso portare quanto
èpossibile ai suoi occhi di vedere (colla facoltà di discriminazione),
alle sue braccia di afferrare. Cosi un eletto, un genio, un Bach, un
Mozart potrà di tutti i fiori della terra scorgere, cogliere e presentare
una piccola parte: un infinitesimo della fioritura che copre il nostro
pianeta, e di cui uno sterminato piano, in parte troppo lontano, in
parte inesplorato, si nasconde all'uomo, sia pure egli un gigante e
deciso a raggiungerlo. Il paragone èancora debole e inadeguato,
poichè, se Flora riveste la terra, la musica, invisibile e non udita,
percorre e compenetra tutto l'universo.
I00
SCRITTIE PENSIERI SULLA MUSICA

Anche al più formidabile gigante, i limiti entro cui egli svolge


la sua attività debbono sembrare angusti. Per quanto spazio possa
abbraciare, al paragone dell'infinito dal quale egli attinge. inhnita
nente pICCola gli dovrà apparire quella distesa ; appunto come la
massima ascesa dalla terra non ci porta piùvicini al sole! Entro que
Sta cerchia assegnata a una creatura dalle circostanze della sua na
SCita, lo spirito individuale si sente piùattratto per naturale simpatia
verso dati luoghi e verso speciali studi, mentre la sua natura si tro
va in piùstretta dimestichezza con certe individualità. Il «creatore )
predilige questi momenti cosi apertamente che vi torna spesso e vo
lentieri, tanto che noi impariamo a riconoscerlo da esi appunto.
Allo stess0 modo da un incontro casuale (ma nel fondo predesti
nato) con poche donne ci formiamo un'idea dell'amore, e non com
prendiamo l'amore fuori da queste circostanze (T'amore è un at
trazione reciproca di creature e di cose attraverso all'infinito e al
Teternità). Cosi, attraverso pochi compositori venuti alla nostra co
noscenza, noi crediamo aver avuto la visione dell'essenza della mu
SIca. Ciò che ne vediamo in realtà non sono che maniere e peculia
rita; e inoltre il minore segue il maggiore, finchè uno più grande
nuovo passo. ue
SCOpre una parte non ancora svelata e muove un
mentre in fondo egli
Sto ( nuovo » è considerato come un genio,
sua nascita.
èdebitore della sua importanza al luogo eall'ora della
L'essenza della musica è sentita da pochi eletti, mentre alla
come se da poche
maggior parte o èsconosciuta o mal conosciuta. E
volessimo avere un'im
pietre da costruzione che mettiamo assieme,
tutti i paesi . Al
magine dell'architettura di tutti i tempi e di rimpiccioli
l'incontro, tali cognizioni sporadiche e frammentarie
la visione interna di
come se
sCono e confondono la vera immagine,
in ogni casO nel momento della
un veggente s1 potesse costruire
visione.
alta am
scoltiamo (colla più profonda venerazione e la più
(uno di quegli spiriti che
mirazione) una frase del divino Mozartall'essenza
momenti della musica), e
più s'avvicinarono in molti
limitazioni, per quanto ri
dovremo riconoscere in lui le seguenti
della musica :
guarda la rivelazione dell'essenza prima
1. Comprendiamo chiaramente
il « circolo » dal quale egli

togliere quanti tesori


un0 sterminato magazzino
1 Comne se si volesse da fretta si portano via molte
afferrare e trascinar via. Nella dell'occhio; e qui ancora
e provviste si possono utili a seconda dell'acume
cose inutili insieme con quelle e incerta durata della vita. E con uno scopo che
la fretta rappresenta la scarsa servono a chiarire il sensc di questa tesi in pro
moltiplico gli esempi: essi mi
gresso.
IOI
FERRUCCI0 BUSONI

attinge la sua musica, la sua estensione, le sue condizioni


di tempo edi luogo. particolari
2. La scelta simpatica del maestro, ciò che egli
che trascura, ciò che gli sta più a cuore. predilige, cio
3. La frequente ripetizione e il crescente vigore di cio ck
prefcrisce.
Per ciascuno di questi tre punti viene a rimpicciolirsi e a limi
tarsi in ciascun individuo ciò che la natura gli dette, qualungue
sia la ricchezza.
Di tutte le infinite forme che assume la musica, il Maestro ci
presenta una scelta limitata, e di questa ancora fa una seleziono
anche più ristretta, e vi ritorna spesso e volentieri incidentalmente
perchè la stima la più accetta e la più significativa. Questa è la sua
missione che non ha per scopo il lucro, ma è una vocazione
ed egli la deve compiere; al contrario è da considerarsi colpevole
colui che, non avendo la vocazione, vuol penetrare nel sacro recinto.
come pure non èlecito a chi è veramente eletto di varcare i suoi
limiti. Nessuno deve invidiare il genio; a lui tocca la parte più
ardua e più responsabile del compito, senza tuttavia ch'egli possa
mai abbreviare la distanza che ci separa dall'essenza della musica.
Non ècolla ricerca e la scoperta di nuovi mezzi o di partico
lari « trovate » che si potrà gradatamente diminuire la
distanza; ma
coll'instancabile assiduità nel compendiare quel tanto che già si ot
tenne, e quello che ancora si potrà raccogliere procurando di far
tacere I'io di fronte all'inesauribile formazione d'immagini che in
stancabilmente si espande. Come 1a massima parte del cielo rimane
eternamnente ignota all'astronomo, cosi non ci sarà mai possibile
di comprendere interamente l'essenza della musica : e perchè il vol
go nel dominio dei suoni ha tanto ardire da parlare e da
agire come
il più eccelso condottiero, cosi il cammino che ci porterebbe più
vicini alla mèta ci è sempre intralciato e spesso reso faticoso a per
correre per gravi errori commessi ed esaltati.
Che cosa è l'essenza della musica? Non è l'esecuzione di un
virtuoso, non èl'ouverture del Rienzi, non è la dottrina dell'armo
nia, non la canzone popolare delle nazioni distinte che in patria
ci èofferta dietro una palizzata a colori (poichè già è una menzo
gna in tal caso la divisione). Quand'anche ognuna di queste cose
contenesse un granellino del tutto, poichè la musica contiene tutti
gli elementi, anzi, appunto perchè si scinde in diversi generi, sarebbe
ancora divisa, come se si tagliuzzasse in tante minutissime striscie
la volta celeste. Che può l'individuo di fronte a tale inesauribile
abbondanza di materiale? A pochi spiriti eletti dobbiamo tributare
I02
FERRUCCIO BUSONI

loro è con
dal
cesso, almeno del
profondo cuore 1a nostra riconoscenza, perchè a
in parte, il gusto e il senso della forma, per il lungo
amore e il magistero dell'arte, di creare un modello in miniatura
proviene ad essi ogni bellezza e for
di quella sfera dalla quale mai I'essenza della musica
nella
Gli uomini non conosceranno discernes
almeno giungere a
purezza e compiutezza; ma potrebbero opponesse, innanzi tut.
quello che non le appartiene, se a ció non si
fede s1 oppone il dogma
to, « lo spirito di corporazione » come alla qualche
Talvolta, in rari casi, un individuo terreno intravvede anne.
subito gli sfugge di mano
cosa che non è di questa terra: ma
si spegne quan
na afferrato, avvizzisce quando lo vuol trap1an tare, mentalità:
nostra però
do lo vuol portare nella penombra della
poterlo riconoscere
della sua origine divina ancora tanto rimane da
più alto, di più nobile
e da farlo apparire come quello che vi èdi
di luminoso ne
di più luminoso fra tutto che di alto, di nobile,
circonda. poe.
dice il
Non la musica è la «messaggera del Cielo » come
spetta lalta mis
ta. Ma sono messaggeri del cielo quegli eletti cui
sione di recarci qualche raggio della luce eterna attraverso agli spa
zi infiniti. Sia Gloria ai Profeti.

(1924).

IO4
FERRUCCIO BUSONI

Seritti e pensieri
sulla musieaa cura di

LUIGI DALLA PICCOLA e GUIDO M. GATTI

RICORDI
A
A A.
le voci

.A

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