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BIOGRAFIA
Umberto Poli (Saba è uno pseudonimo adottato a partire dal 1910) nasce a Trieste nel 1883. La separazione tra i
genitori, a causa di incompatibilità caratteriali e verificatosi prima della nascita del figlio, avrà un forte impatto
nella produzione del poeta. La madre, infatti, si impegnerà a svolgere il doppio ruolo genitoriale, da cui deriverà
un’educazione piuttosto rigida. Appena nato viene affidato a una balia, Peppa, che prova grande affetto per il
figlio. La separazione dalla balia, all’età di quattro anni, segna per Saba una sorta di cacciata da un paradiso pieno
di amore e affetto. Va a vivere con la madre e la zia Regina, elogiata poi nel Canzoniere.
Tra l’infanzia e l’adolescenza svolge la sua istruzione letteraria, poco vincolata a programmi scolastica. Sono
oggetti di dedizione Giuseppe Parini e Giacomo Leopardi. Agli anni dell’adolescenza risalgono i primi tentativi
poetici, riproposti sotto il titolo di Ammonizione. Nel 1903 si trasferisce a Pisa e nel 1905 a Firenze, dove frequenta
come uditorie le aule universitarie, tentando di entrare in contatto con i giovani rappresentanti la nuova cultura.
L’incontro, tuttavia, è poco gratificante e Saba sperimenterà per quasi tutta la sua vita la sensazione di essere un
incompreso della società letteraria.
Cade vittima di una forte crisi nervosa, che lo getta nello sconforto. Una volta svolto il servizio militare (che
considera un’immersione nel in quel popolo italiano di cui non si sentiva parte, essendo nato triestino) torna a
Trieste, dove si sposa nel 1905 con Carolina Wolfler. L’anno seguente nasce la loro unica figlia, Linuccia, cui Saba
dedicherà il suo primo libro in versi, Poesie. Nel 1912 pubblica Trieste e una donna (la prima edizione, in realtà,
prende il nome di Coi miei occhi, Il mio secondo libro di versi).
Durante la prima guerra mondiale Saba rimane impiegato nella retrovie, ma la guerra non avrà ripercussioni sulla
sua produzione. Escono nel 1920 Cose leggere e vaganti e nel 1921 Il Canzoniere, poi arricchito. Nel 1919 acquista una
libreria e il mestiere di libraio diventa per lui sicuro ancoraggio alla vita pratica e un rifugio confortevole durante gli
anni del fascismo. In merito a ciò scrive Storia di una libreria (pubblicata nel 1948).
Nel 1924 scrive Autobiografia e nel 1928 Preludio e fughe. Nello stesso anno l’intervista Solaria gli dedica un intero
numero. Nel 1929 avviene l’incontro decisivo con lo psicanalista Weiss: Saba ricorre alla psicoanalisi come ultima
possibilità di cura delle sue crisi nervose. Da allora in poi, userà la psicoanalisi come strumento di conoscenza
dell’uomo.
Nel 1938 lo Stato promulga le leggi razziali e Saba, di madre ebrea, ne è investito in pieno (tra l’altro, la
promulgazione delle leggi razziali avviene proprio a Trieste). È costretto a passare formalmente la proprietà della
sua libreria al suo commesso, ma si rifiuta di essere battezzato. Si trasferisce, dunque, a Parigi, poi a Roma ed
infine a Trieste. Dopo l’armistizio, il poeta è costretto a fuggire da Trieste e vive nascosto per un anno con i suoi
cari a Firenze (lo scrive nel Canzoniere).
Nel gennaio del 1945 Saba si trasferisce a Roma; escono in riviste brevi prose: Scorciatoie e una nuova edizione de
Il Canzoniere. Nel 1948 pubblica Storia e cronistoria del Canzoniere, in cui, sotto lo pseudonimo di Giuseppe
Carimandrei, analizza e commenta in terza persona le poesie del Canzoniere. Sono molto presenti autoelogi,
fornendo comunque al lettore uno strumento indispensabile per conoscere la genesi dei suoi versi.
Negli anni del dopoguerra vive a Trieste, con frequenti spostamenti anche a Milano e Roma. Nel 1953 scrive
Ernesto, lungo racconto in cui narra l’iniziazione omosessuale del protagonista, rimasto incompiuto e che il poeta
avrebbe voluto distruggere (ci sono molti indizi che il racconto sia autobiografico). Nello stesso anno riceve la
laurea honoris causa da parte dell’università di Roma. Muore a Gorizia, dopo un lunga malattia, nel 1957.
A mia moglie
Trieste
- Metrica libera, con endecasillabi e settenari (fanno pensare alla canzone libera leopardiana)
- Il linguaggio lirico ha caratteristiche che partono dalla poesia ellenistica (linguaggio selezionato e
raffinato); qui, invece, si notano ripetizioni (parte da Leopardi) il suo linguaggio è insieme aulico
(arcaismi) e quotidiano (fa sposare il linguaggio letterario e quello popolare; ricerca quelle parole che
sono insieme auliche e popolari linguaggio definibile come basico)
- È diviso in tre parti
Nella prima parte c’è il modulo della passeggiata, con funzione proemiale (è un proemio narrativo)
- Erta idea del movimento
- Città … città epifora o anadiplosi
- …in cui solo siedo enjambement funzionale allo stile narrativo (il suo unanimismo: vorrei vivere la vita di
tutti, vorrei essere come tutti gli uomini di tutti i giorni) funzione allusiva rispetto all’Infinito di Leopardi
- Muricciolo (termine presente anche in Manzoni) e cantuccio diminutivi affettivi; la sua poesia è affettiva,
perché lui ama il quotidiano, c’è epicità del quotidiano; è una passeggiata della memoria in un paesaggio
che conosce e ama
- Viene impiegata la strategia dell’Infinito, ma c’è una differenza sostanziale; l’infinito per Leopardi ha una
funzione allusiva, mentre qui serve all’Io lirico per amare il finito
- Sono varie le allusioni all’Infinito l’Io lirico leopardiano trova l’infinito della felicità, ma solo per un
attimo; l’infinito di Saba fa l’opposto
La seconda parte inizia con una personificazione della città
- Scontrosa grazia ossimoro che capovolge il luogo comune letterario
- Ci sono parole basiche amore, gelosia
- La sintassi è più complessa del lessico è ricca di inversioni (anastrofi) e iperbati (interposizioni
sintattiche) la sintassi può definirsi iconica (riesce a rendere tramite la sintassi l’immagine della salita)
- Aria ripetizione
L’ultima parte
- Pensosa e schiva allusione a A Silvia di Leopardi
- Cantuccio figura circolare che va verso il quotidiano (l’infinito va verso la quotidianità, diversamente da
quello di Leopardi, che va in lontananza)
- Nella sua poesia non ci sono elementi espressionisti (al contrario, invece, della poesia di Montale)
- C’è il tema del vitale, che spesso (per esempio, in Thomas Mann) si oppone a intellettuale (ciò che è
intellettuale rischia di essere immobile); per Saba, invece, questa opposizione non c’è (intellettuale in
senso autentico include anche il vitale)
Città vecchia
Anche in questo componimento troviamo una passeggiata; mostra il suo rapporto con la città natale (diverso da
quello evidenziato in Trieste)
- Detrito … infinito il detrito è quotidiano e l’infinito fa riferimento alla sfera della quotidianità; con il
detrito lui riesce a far comprendere come intende l’infinito
- Bega è un termine dialettale (veneto)
- Friggitore in rima con Signore le rime sono significative
- Per Saba è sacra la vita degli umili, l’impurezza sta nel denaro borghese (ottica capovolta)
- La religiosità e il sapere non sono quelli tradizionali il suo è un sapere erotico
- Spesso avverbio narrativo; si vuole dare l’idea di un tempo ciclico
- Vita=dolore chi vive e soffre conosce
- Tumultuante dà l’idea di movimento e vivacità
- I latinismi impiegati sono particolari, non sono i soliti tradizionali